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Accordo sul Clima


typhoon

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e il trattato 20 20 20 è buonissimo e giusto

 

Giusto per chi Leviathan?

 

Per piacere rispondimi in maniera precisa. Giusto per l'Italia? Per l'industria? Per i lavoratori? Per l'ambiente in se? Ma cos'è l'ambiente in se?

Modificato da Rick86
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Giovedì è il giorno del giudizio per la politica europea sul clima e l’ambiente. Il giorno in cui i leader europei dovranno decidere se rispettare gli obiettivi del piano proposto dalla Commissione Barroso noto come 20-20-20 – venti percento in meno di emissioni entro il 2020 e venti percento in più di energie rinnovabili e del risparmio energetico– oppure no. Il braccio di ferro vede l’Italia capofila del fronte del no con il ministro Stefania Prestigiacomo e il premier Silvio Berlusconi che ieri hanno minacciato di porre il veto sul pacchetto clima dell’Unione europea per tutelare le industrie italiane dai costi derivanti dalle restrizioni ecologiche.

 

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, parlando a Poznan, in Polonia, davanti all'assemblea plenaria della 14° Conferenza mondiale Onu sul clima alla quale partecipano più di 12.000 delegati di circa 190 paesi, di cui un centinaio di ministri, ha avvertito: «Quello di cui abbiamo bisogno oggi è di una leadership e ci aspettiamo che questa leadership arrivi dall'Unione Europea».

 

Dunque a Poznan si guarda al vertice dei 27 leader europei riuniti giovedì e venerdì a Bruxelles con grande attesta. Alla presidenza di turno francese di Nicolas Sarkozy l’arduo compito di trovare una soluzione che eviti l’ostruzionismo e non deluda le attese.

 

La bozza di compromesso elaborata dalla presidenza francese sul pacchetto clima, presentata nel pomeriggio, parla di un'introduzione graduale dei diritti di emissione di CO2 a pagamento come regola generale. Più inquini più paghi, insomma, con alcune eccezioni per settori industriali più esposti alla concorrenza internazionale, come prevedeva il progetto iniziale della Commissione Ue. Secondo questa proposta di phasing in,l'industria avrebbe l'80% dei diritti di emissione gratuiti al 2013, per arrivare al 30% della liceità di inquinamento nel 2020.

 

Da segnalare che la resistenza italiana alle ipotesi più avanzate è persino peggiore di quella dei paesi dell’Est. La Polonia ad esempio si è alleata alla Germania e intende presentare al Consiglio europeo sul clima a Bruxelles con la proposta di istituire un Fondo di solidarietà energetico del valore di 40-50 miliardi di euro, che entrerebbe nelle voci del Bilancio 2014-2020. Una proposta anticipata dall'agenzia di stampa polacca Pap, che riporta fonti vicine ai negoziatori di Varsavia. Il fondo servirebbe al finanziamento di investimenti mirati al risparmio e alla sicurezza energetica, quindi in buona parte a progetti per le rinnovabili.

 

Il Consiglio europeo composto dai ministri dei 27 governi europei aveva inizialmente proposto di destinare il 10% dei proventi dalle vendita all'asta di permessi di emissione di Co2 ai Paesi più poveri dell'Ue, calcolando le cifre sulla base del Pil. Ma questa proposta non piace ai Paesi che maggiormente sono responsabili delle emissioni di Co2 come Germania e Gran Bretagna. E anche la Polonia si è accodata. Quindi, a poche ore dall’inizio del vertice Ue, l’esecutivo europeo ha proposto una nuova mediazione. Nel nuovo testo si parla di impegni su base volontaria, come chiedeva l’Italia.

Il Consiglio «prende nota» della volontà degli Stati membri «di usare almeno il 50%» degli introiti della cosiddetta “Borsa di C02” «per azioni che riducano le emissioni di gas, mitigare e adattarsi al cambiamento climatico, per misure che evitino la deforestazione, per sviluppare energie rinnovabili, l'efficienza energetica così come altre tecnologie che contribuiscano alla transizione verso un'economia sostenibile e sicura a bassa emissione di carbonio, anche attraverso l'efficienza degli edifici, il trasferimento di tecnologie, la ricerca e lo sviluppo». Ma: c’è un ma.«Nel contesto di un accordo internazionale sul cambio climatico a Copenaghen, e per chi desidera fare questo, parte di questo introito sarà usato - si legge nel nuovo testo - per rendere possibili e per finanziarie azioni di adattamento e mitigamento del cambio climatico nei paesi in via di sviluppo che ratificheranno questo accordo, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Ulteriori passi saranno presi nel Vertice Ue della primavera 2009».

 

Resterebbe invece ferma, la presidenza francese, sul no a più ampi margini di quote gratuite per i settori a rischio di delocalizzazione come in Italia quelli della ceramica, del cemento e della carta, ciooè i settori considerati più energivori.

 

Ma certo il rimando al 2009 per le penalizzazioni è destinato a lasciare delusi chi come Ban Ki Moon sperava in una leadership europea forte almeno sulla difesa dell’ambiente. O come l’economista Jeremy Rifkin, arrivato proprio in questi giorni in Italia per perorare la causa del pacchetto clima europeo con tanto di appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani.

 

Accontenterebbe invece Berlusconi che ribadendo la minaccia del veto sul pacchetto clima ammette di sperare in uno slittamento delle decisioni alla primavera del 2009 alla prossima conferenza sul clima a Copenaghen.

http://www.unita.it/index.php?section=news...idNotizia=74118

 

è iusto rick86 per l'ambiente prima di tutto...

Siamo gli unici contrari in europa...

non mi sembra nemmeno una cosa cosi difficile

 

Abbiamo fino al 2013 mi pare per arrivare al 20% dell'energia rinnovabile

Nel 2006 l'Italia ha prodotto circa 49,4 TWh di elettricità da fonti rinnovabili, pari al 14,5% del totale di energia elettrica richiesta, con il 10,7% proveniente da fonte idroelettrica e la restante parte data dalla somma di geotermico, eolico e combustione di biomassa o rifiuti

wikipedia.it

 

io non considererei la termovalizzazione energia rinnovabile, ma tornando in argomento,dovremmo aumentare in 4 anni la produzione elettrica nazionale rinnovabile del 5.5 % non è impossibile

 

Aumentare l'efficienza energetica sarà l'unica cosa difficile, in quanto l'efficienza energetiva è data dal rapporto PIL italiano/energia usata in italia.

E qua non si è mai investito, l'unica cosa fatto in 10 anni è il bando, da parte di Pecoraro Scanio delle lampadine di vecchio tipo (con sostituzione con quelle a risparmio energetico).

E poco si è fatto nella passata legislatura per le caldaie a condensazione (in questa legislatura non ci farà proprio niente, se in quella prima si è fatto poco)

Dovremmo puntare su una deroga a questo punto e non un NO a tutto che ci fà apparire anche egoisti alla comunità europea e al mondo intero.

 

Il terzo punto è una conseguenza logica ai primi due.

 

Tra l'altro più che ai trasporti civili (macchine e motorini) si dovrebbe puntare alla sostituzione del parco macchine pubblico (gli autobus di 20 anni fa che sono la maggioranza degli autobus in circolazione e puntare sul ferroviario).

 

Non so se avete visto annozero in italia, costruire opere pubbliche in italia costa (probabilmente si è restaurata una situazione pre-Tangentopoli con tangenti ai partiti per costruire) il che è un freno allo sviluppo del paese perchè tutto viene a costare molto di più (fino a 7 volte il preventivo iniziale)

Modificato da Leviathan
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quello ke mi sta sulle scatole con questi tetti ambientali e protocolli di kyoto è ke ad una certa data prestabilita i paesi aderenti devono abbattere le emissioni inquinanti e trovare energie alternative..invece ogni volta questa data la spostano perchè nessuno ha fatto niente o il cambiamento è minimo

 

x fare una bella cosa si poteva cominciare a creare e vendere solo auto a gpl,metano,elettriche e biocarburanti (i nuovi impianti son sicuri e hanno prestazioni pari a diesel e benzina)..cosi facendo pian piano il parco macchine italiano veniva sostituito gradualmente fino a sostituire i carburanti inquinanti

 

tra l'altro eni ha scoperto il modo di fare biocarburanti dalle alghe...hanno uno stabilimento vicino al mare, in cui fanno nascere delle alghe, da queste ricavano una poltiglia, la lavorano ed esce il biocarburante (mi pareva fosse biodiesel)...il vantaggio è che lo stabilimento può creare tantissimo biocarburante in poco spazio rispetto ai campi di girasole che occuperebbero troppo posto e influirebbero negativamente sulle derratte alimentari

Modificato da Gabu86
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è iusto rick86 per l'ambiente prima di tutto...

 

Per l'ambiente? lo conosci di persona?

In realtà del nostro taglio delle emissioni all'ambiente non farà nè caldo nè freddo e, in questo momento di crisi, l'economia, invece, potrebbe risentirne.

Come Kyoto si tratta di un altra iniziativa limitativa/sanzionatoria che poco ha a che fare con la protezione ambientale.

Abbiamo fino al 2013 mi pare per arrivare al 20% dell'energia rinnovabile

 

Se il governo mette il veto, per fortuna, no.

 

tra l'altro eni ha scoperto il modo di fare biocarburanti dalle alghe...hanno uno stabilimento vicino al mare, in cui fanno nascere delle alghe, da queste ricavano una poltiglia, la lavorano ed esce il biocarburante (mi pareva fosse biodiesel)...il vantaggio è che lo stabilimento può creare tantissimo biocarburante in poco spazio rispetto ai campi di girasole che occuperebbero troppo posto e influirebbero negativamente sulle derratte alimentari

 

Il biocarburante inquina lo stesso e non può esser prodotto nelle quantità richieste, nè usando le alghe nè usando le piante.

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Più che firmare il 20 20 20 sarebbe opportuno firmarne solo una parte e modificare gli altri due aspetti con differenti tipologie di strade per raggungere gli stessi, se non maggiori, obbiettivi.

 

Il punto che terrei per buono nella proposta è solo il terzo, ovvero quello che obbliga gli stati che ne aderiscono a ricorrere almeno per il 20% a fonti energetiche alternative.

Il resto del trattato dovrebbe essere modificato seguendo le linee guida di rick e dominus, che hanno fatto un analisi corretta e approfondita di come un accordo come quello suggerito, possa solo essere dannosso per tutti.

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io non considererei la termovalizzazione energia rinnovabile, ma tornando in argomento,dovremmo aumentare in 4 anni la produzione elettrica nazionale rinnovabile del 5.5 % non è impossibile

 

Vedi Lev, il problema è che il grosso è, come dici te, frutto di fonti rinnovabili classiche (idroelettrico ma non solo, in Toscana abbiamo anche una centrale a moto ondoso). Ma queste fonti ormai sono state completamente sfruttate (a meno di non costruire un nuovo fiume e relativa diga...).

L'unico margine di miglioramento possibile è con le fonti rinnovabili di nuova generazione (solare, eolico, ecc..). Li siamo al 2% e, quindi, quel 5,5% che dici te, e che a dirlo così pare una sciocchezza, vuol dire invece quasi triplicare la quota di energia fornita da eolico, solare, ecc...

 

Il problema? Il costo di tali fonti di energia (molto superiore a pari quantità di energia prodotta rispetto ai metodi tradizionali, nucleare incluso), lo spazio (hai idea dello spazio che occupi una centrale eolica, e del suo impatto ambientale?) e l'intermittenza della produzione di energia da parte di una fonte che, in ultima analisi, dipende dal tempo, che nessuno controlla.

 

Per carità, nulla di impossibile, col tempo ci arriveremo, ma terribilmente costoso e con la crisi attuale non mi pare sia stata proprio una gran furbata.

 

L'ideale, lo ripeto, sarebbe un mix di nucleare (che fornisce sempre e comunque una potenza prodotta costante) e rinnovabili (sia per incrementare l'energia prodotta sia per poterla fornire in caso di picco.

Entrambe le fonti sono ad emissioni zero in atmosfera

Modificato da Rick86
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Dopo svariati casini con un'altra prof (di ragioneria), alla fine farò la mia tesi di laurea sul trattato di Kyoto.

 

Ringrazio fin da ora quindi chiunque riesca a trovarmi qualche dato numerico, qualche studio, sui costi che i paesi firmatari dovranno sostenere per adeguarsi ai limiti imposti, una quantificazione economica (se esiste) dei danni che Kyoto dovrebbe evitare e, sopratutto, uno studio che analizzi quanto le nostre economie ci perderanno visto che ne gli USA ne Cina ed India saranno soggette al trattato.

 

In ogni caso se conoscete qualsiasi cosa di interessante, postatemelo.

 

Grazie, Rick

Modificato da Rick86
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  • 4 settimane dopo...

ROMA - Undici su 12. Undici degli ultimi 12 anni rientrano nella dozzina degli anni più caldi dal 1800 ad oggi. Mentre in Italia qualche giorno di nevicate trasformava la meteorologia in politica, il Worldwatch Institute, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, stava stampando lo State of the world 2009, interamente dedicato al caos climatico e alla sua cura. Il rapporto, che viene reso noto in queste ore a Washington, fa il punto sulla situazione evidenziando le novità.

 

Primo: le emissioni. L'Ipcc, la task force di scienziati Onu, è stata accusata per anni dalla lobby del petrolio di esagerare i toni dell'allarme. Ma dal primo rapporto al quarto (1990 - 2007) le sue previsioni sono risultate fin troppo caute: il cambiamento climatico ha battuto ogni stima. Anche l'ultimo dato, quello relativo al 2007, mostra la continua progressione delle emissioni serra che derivano dall'uso di combustibili fossili e dalla deforestazione. Si è passati dai 22,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica del 1990 ai 31 miliardi del 2007: più 37 per cento. A cui vanno aggiunti i 6,5 miliardi di tonnellate che derivano dalla deforestazione. Così la concentrazione di CO2 in atmosfera non cresce più al ritmo di 1,5 parti per milione per anno ma è arrivata a 2,2 parti in più per anno.

 

Secondo: i mari. La perdita dei ghiacci della Groenlandia e della penisola antartica non è stata inserita nelle valutazioni dell'Ipcc perché i margini di incertezza sulla velocità del processo sono stati considerati troppo alti. Aggiungendo questo elemento, si ottiene un quadro molto più allarmante di quello fornito dagli scienziati Onu: l'aumento di livello degli oceani nell'arco del secolo in corso potrebbe superare di tre volte il tetto massimo Ipcc (0,59 metri) disegnando uno scenario in cui la risalita delle acque si misura in metri anziché in centimetri.

 

Terzo: i grilletti climatici. Si chiamano tipping points e sono i punti di non ritorno, i momenti in cui il processo di cambiamento compie un salto brusco e irreversibile nella scala temporale che interessa l'umanità. Uno di questi tipping points riguarda la corrente del Golfo, il grande tapis roulant energetico che riscalda la parte nord occidentale dell'Europa. L'afflusso massiccio di acqua dolce derivante dalla perdita dei ghiacci artici potrebbe bloccare o rallentare questa corrente causando un'ondata fredda sulla Gran Bretagna e sulla Scandinavia (è il fenomeno descritto con hollywodiana esagerazione nel film "L'alba del giorno dopo"). L'acidificazione degli oceani, che minaccia molte delle forme di vita marine, costituisce un altro tipping point.

 

Quarto: la cura. Per evitare che il caos climatico raggiunga il punto in cui i danni diventano seri bisognerebbe bloccare la crescita della temperatura a 1,4 gradi di aumento rispetto al livello pre industriale.

 

In realtà è praticamente certo che questo obiettivo sia oggi irraggiungibile. Ma ci si potrebbe avvicinare evitando i guai peggiori. Come? La ricetta è contenuta nella seconda parte del rapporto, quella dedicata agli edifici bioclimatici, all'aumento dell'efficienza energetica, allo sviluppo delle energie rinnovabili. Nel 2007 le rinnovabili (compreso l'idroelettrico) hanno fornito il 18 per cento dell'elettricità su scala mondiale.

 

Si può fare di meglio. Secondo uno studio del German Aerospace Center, nel 2030 le rinnovabili potrebbero fornire almeno il 40 per cento dell'elettricità consumata in 13 delle 20 economie più importanti del mondo. Inoltre costruendo case più intelligenti si ottengono guadagni energetici che vanno dal 50 all'80 per cento e la Gran Bretagna ha già deciso che tutte le case costruite dopo il 2016 e tutti gli edifici commerciali costruiti dopo il 2019 dovranno essere a emissioni zero.

 

Obiettivi troppo radicali? I 35 metri l'anno di ritirata dei ghiacci himalayani che alimentano il Gange (il fiume da cui dipende la vita di centinaia di milioni di esseri umani rischia di trasformarsi in un torrente) e la pressione crescente dei deserti asiatici stanno convincendo India e Cina ad adottare politiche energetiche più caute. Negli Usa, già alla vigilia dell'ingresso di Obama alla Casa Bianca, 27 stati hanno adottato piani per combattere i mutamenti climatici. Nel 2006 è stata lanciata una campagna per piantare 2 miliardi di alberi in 150 paesi.

 

La battaglia sull'energia pulita è in corso. Nel dicembre prossimo, alla conferenza Onu sul clima di Copenaghen, si vedrà se la specie umana deciderà di scegliere il clima in cui vivere o se affiderà il suo futuro al caso.

 

 

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/a...-the-world.html

 

Tra vent'anni mettete maschere e pinne è andata ad ammirare le inutili super-infrastrutture italiane.

Quando il Campanile di venezia sarò tre metri sotto il livello del mare potreste ammirare con la maschera da sub il mose che si alza e si abbassa con i suoi pannelli distanziati di 30 centrimenti :rotfl: :rotfl: tra di essi

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http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=10926

 

CLIMA/ Maggi (glaciologo): “I ghiacciai tornati agli anni ’70? Troppo presto per dirlo”

 

...

Quanto è realistica la paura che si avverte a livello globale per lo scioglimento dei ghiacci?

 

Offro un paio di numeri, giusto per intenderci. Se prendessimo tutta la Groenlandia e la fondessimo il livello del mare si alzerebbe dai 5 ai 7 metri. Se si facesse la stessa cosa con l’Antartide il livello del mare si alzerebbe di 70 metri. Fortunatamente non ci sono tracce di pericolo che questi si possano fondere.

 

La situazione non è quindi per nulla disastrosa. Ma non significa che non ci siano problemi. Occorre tenere sotto controllo alcune zone sensibili del pianeta quando si registrano innalzamenti assai inferiori a quelli di cui sopra. Un innalzamento del livello delle acque di 40 centimetri può provocare gravi disagi in diffuse zone della Terra. E non sto banalmente parlando di Venezia, ma di certi luoghi molto più a rischio, come l’Olanda o il Bangladesh i quali hanno una grossa fetta del proprio territorio addirittura sotto il livello del mare. Ma anche qui occorre sdrammatizzare in un senso e non fantasticare nell’altro. Ovviamente non sappiamo cosa accadrà tra cento anni. Le nostre previsioni sono in grado di offrirci una certa affidabilità solo per i prossimi sei giorni dal momento in cui vengono applicati i modelli. Se i modelli sono invece applicati a periodi di tempo equivalenti a secoli è ovvio che si tratta soltanto di ipotesi. Questa incapacità di fare previsioni riguarda, come abbiamo visto, i mercati internazionali e l’economia i quali si basano su cifre apparentemente molto più certe. Figuriamoci i calcoli relativi all’atmosfera terrestre. Per cui occorre e risulta molto più utile affidarsi alla statistica e a un sano realismo.

Modificato da lender
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Ospite intruder

Il Clima ha dei cicli. ai tempi di Giulio Cesare, a Roma, tutti gli anni il Tevere gelava. Per contro, intorno all'anno Mille faceva molto più caldo di oggi, la vite era coltivata fino in Norvegia (l'Inghilterra ne era il maggiore produttore europeo), e i vichingi poterono andare in America (sicuramente molto più a fondo di quanto i parrucconi alla Piero Angela sono disposti ad ammettere) con delle barchette che oggi non sarebbero in grado di fare la traversata fra Dover e Calais. Dall'inizio del 400 a metà dell'800 abbiamo la cosiddetta Piccola Era Glaciale, per ovvie ragioni. Le cronache inca, l'unico popolo dell'America meridionale precolombiana ad aver lasciato qualcosa di simile alla scrittura, registrano analoghe variazioni nell'emisfero australe.

 

Appare dunque evidente che ci sono oscillazioni climatiche anche notevoli assolutamente naturali, provocaet forse dalle macchie solari o dalle eruzioni vulcaniche (nel 1816 l'erezione del Tambora, in Indonesia, provocò alcuni inverni disastrosi e una carestia mondiale). C'è più energia in un piccolo temporale che in una bomba atomica. Noi umani crediamo veramente di poter dominare la Natura? O è la Natura che ha dei cicli suoi a noi ancora sconosciuti?

 

Fermo restando che dobbiamo smettere di inquinare, ne va dei nostri polmoni.

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Il Clima ha dei cicli. ai tempi di Giulio Cesare, a Roma, tutti gli anni il Tevere gelava. Per contro, intorno all'anno Mille faceva molto più caldo di oggi, la vite era coltivata fino in Norvegia (l'Inghilterra ne era il maggiore produttore europeo), e i vichingi poterono andare in America (sicuramente molto più a fondo di quanto i parrucconi alla Piero Angela sono disposti ad ammettere) con delle barchette che oggi non sarebbero in grado di fare la traversata fra Dover e Calais. Dall'inizio del 400 a metà dell'800 abbiamo la cosiddetta Piccola Era Glaciale, per ovvie ragioni. Le cronache inca, l'unico popolo dell'America meridionale precolombiana ad aver lasciato qualcosa di simile alla scrittura, registrano analoghe variazioni nell'emisfero australe.

 

Appare dunque evidente che ci sono oscillazioni climatiche anche notevoli assolutamente naturali, provocaet forse dalle macchie solari o dalle eruzioni vulcaniche (nel 1816 l'erezione del Tambora, in Indonesia, provocò alcuni inverni disastrosi e una carestia mondiale). C'è più energia in un piccolo temporale che in una bomba atomica. Noi umani crediamo veramente di poter dominare la Natura? O è la Natura che ha dei cicli suoi a noi ancora sconosciuti?

 

Fermo restando che dobbiamo smettere di inquinare, ne va dei nostri polmoni.

 

 

Quoto al 100%.

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Da http://www.ibdeditorials.com/IBDArticles.a...15533893763712:

 

The Warm Turns

Climate Change: The Earth has been warming ever since the end of the Little Ice Age. But guess what: Researchers say mankind is to blame for that, too.

 

As we've noted, 2008 has been a year of records for cold and snowfall and may indeed be the coldest year of the 21st century thus far. In the U.S., the National Oceanic and Atmospheric Administration registered 63 local snowfall records and 115 lowest-ever temperatures for the month of October.

Global thermometers stopped rising after 1998, and have plummeted in the last two years by more than 0.5 degrees Celsius. The 2007-2008 temperature drop was not predicted by global climate models. But it was predictable by a decline in sunspot activity since 2000.

When the sun is active, it's not uncommon to see sunspot numbers of 100 or more in a single month. Every 11 years, activity slows, and numbers briefly drop near zero. Normally sunspots return very quickly, as a new cycle begins. But this year, the start of a new cycle, the sun has been eerily quiet.

The first seven months averaged a sunspot count of only three and in August there were no sunspots at all — zero — something that has not occurred since 1913.

According to the publication Daily Tech, in the past 1,000 years, three previous such events — what are called the Dalton, Maunder and Sporer Minimums — have all led to rapid cooling. One was large enough to be called the Little Ice Age (1500-1750).

The Little Ice Age has been a problem for global warmers because it serves as a reminder of how the earth warms and cools naturally over time. It had to be ignored in the calculations that produced the infamous and since-discredited hockey stick graph that showed a sharp rise in warming alleged to be caused by man.

The answer to this dilemma has supposedly been found by two Stanford researchers, Richard Nevle and Dennis Bird, who announced their "findings" at the annual meeting of the American Geophysical Union in San Francisco. According to them, man not only is causing contemporary warming. He also caused the cooling that preceded it.

According to Bird and Nevle, before Columbus ruined paradise, native Americans had deforested a significant portion of the continent and converted the land to agricultural purposes. Less CO2 was then absorbed from the atmosphere, and the earth was toasty.

Then a bunch of nasty old white guys arrived and depopulated the native populations through war and the diseases they brought with them. This led to the large-scale abandonment of agricultural lands. The subsequent reforestation of the continent caused temperatures to drop enough to bring on the Little Ice Age.

Implicit in this research is that the world would be fine if man wasn't in the way. We either make the world too cold or too hot, a view held by many in high places.

In a speech at Harvard last November, Harvard physicist John Holden, President-elect Obama's choice to be his science adviser as director of the White House Office of Science and Technology, presented a "top 10" list of warming solutions.

Topping the list was "limiting population," as if man was a plague upon the earth. This is a major tenet of green dogma that bemoans the fact that the pestilence called mankind comes with cars, factories and overconsumption of fossil fuels and other resources.

R. Timothy Patterson, professor of geology and director of the Ottawa-Carleton Geoscience Centre of Canada's Carleton University, says: "I and the first-class scientists I work with are consistently finding excellent correlations between the regular fluctuations of the sun and earthly climate. This is not surprising. The sun and the stars are the ultimate source of energy on this planet."

Indeed, a look at a graph of solar irradiance from the National Oceanic and Atmospheric Administration shows little solar activity during the Little Ice Age and significant activity during recent times.

Don't blame Dick and Jane — blame sunspots.

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Ospite intruder
Da http://www.ibdeditorials.com/IBDArticles.a...15533893763712:

 

The Warm Turns

Climate Change: The Earth has been warming ever since the end of the Little Ice Age. But guess what: Researchers say mankind is to blame for that, too.

 

 

Non so chi abbia scritto questo cumulo di immonde cazzate, ma vale la pena di contestarle, esattametne come si contestano quelle, altrettanto becere, dei cosiddetti "ecologisti". La Piccola Era glaciale iniziò nei primi anni del Quindicesimo Secolo, almeno centocinquantanni prima che le Americhe venissero popolate dagli europei a un livello che comportava lo stravolgimento dell'ecosistema.

 

La costa orientale degli Stati Uniti, all'inizio del Diciassettesimo Secolo, era una ininterrotta foresta. Non foresta primaria, cioè originaria dalla notte dei tempi, come pretendono gli ecologisti: quelli che oggi va di moda chiamare nativi, la sfruttavano da secoli con culture a rotazione praticate col metodo dell'incendio, quando il terreno non fruttava più per le coltivazioni locali (mais, zucca e fagioli più che altro), non conoscendo la tecnica della messa a maggese (benché nota invece ad altre popolazioni amerindie), si abbandonava il terreno e la foresta se lo riprendeva. Negli Stati che oggi fanno parte del New England, le condizioni climatiche con inverni lunghi e molto duri ed estati brevi e piovose, non permettevano l'uso di questi sistemi, e quindi i nativi colà dislocati vivevano di caccia-raccolta, lasciando la foresta intatta. Se vi capita di andare nel Maine, nel Vermont, nel New Hampshire, nella parte dello Stato di New York attraversata dai monti Catoctin (quelli dei racconti di Lovecraft), potrete ancora vedere la foresta originaria americana, perché non è mai stata toccata per ragioni climatiche, i coloni preferirono spostarsi negli Stati più accoglienti del Midwest, soprattutto Ohio e Illinois.

 

Infine la popolazione: SIAMO TROPPI, punto e basta.

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Non so chi abbia scritto questo cumulo di immonde cazzate, ma vale la pena di contestarle, esattametne come si contestano quelle, altrettanto becere, dei cosiddetti "ecologisti". La Piccola Era glaciale iniziò nei primi anni del Quindicesimo Secolo, almeno centocinquantanni prima che le Americhe venissero popolate dagli europei a un livello che comportava lo stravolgimento dell'ecosistema.

...

Infine la popolazione: SIAMO TROPPI, punto e basta.

 

Ben venga il confronto, anche perché non vorrei avere interpretato male l'articolo, tu hai una conoscenza assolutamente migliore dell'inglese; quello che però mi pare di cogliere da questo articolo è che si contesta proprio una ricerca che attribuirebbe la "piccola era glaciale" alle attività umane, per minimizzare il ruolo dell'attività solare e quindi ribadire la responsabilità umana dei cambiamenti climatici già da quel periodo.

Non avevo intenzione poi di aprire un nuovo fronte sulla questione "popolazione".

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Ospite intruder

In realtà sostiene l'esatto contrario, e cioè che la foresta era distrutta dai nativi per le coltivazioni, che i coloni sterminando i nativi portarono all'avanzamento della foresta e quindi al raffreddamento del clima, e per dimostrarlo, fa il gioco delle tre carte, spostando arbitrariamente l'inizio del periodo freddo al 1500, cento anni dopo circa di quanto ufficialmente accettato (ok, ufficialmente per modo di dire, non c'è molto accordo sul problema, i carotaggi praticati nel pack groenlandese dimostrano che gli inverni cominciarono a farsi più rigidi dalla metà del Tredicesimo Secolo, la baruffa è su quando quegli inverni diventarono MOLTO rigidi, ma secondo le cronache dell'epoca, già nel 1300 le estati erano anomale in tutta l'Europa settentrionale, venti anni dopo una carestia spaventosa colpì l'intero continente... qualcosa di strano stava succedendo, non c'è troppa chiarezza circa le cause, ma stava succedendo). È comunque assodato che alla metà del Sedicesimo secolo, quando la colonizzazione massiccia del continente non era ancora cominciata, e l'unica popolazione a essere stata sterminata era quella della Mesoamerica, i ghiacci erano già in espansione.

 

P.S.: il link che hai postato non si apre.

 

 

EDIT: sul sito della Stanford, ho trovato il testo originale di questo "studio", http://news-service.stanford.edu/news/2009...eaf-010709.html, e mi piace notare che termina con queste parole: Nevle and Bird don't attribute all of the cooling during the Little Ice Age to reforestation in the Americas.

Modificato da intruder
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In realtà sostiene l'esatto contrario, e cioè che la foresta era distrutta dai nativi per le coltivazioni, che i coloni sterminando i nativi portarono all'avanzamento della foresta e quindi al raffreddamento del clima, e per dimostrarlo, fa il gioco delle tre carte, spostando arbitrariamente l'inizio del periodo freddo al 1500, cento anni dopo circa di quanto ufficialmente accettato (ok, ufficialmente per modo di dire, non c'è molto accordo sul problema, i carotaggi praticati nel pack groenlandese dimostrano che gli inverni cominciarono a farsi più rigidi dalla metà del Tredicesimo Secolo, la baruffa è su quando quegli inverni diventarono MOLTO rigidi, ma secondo le cronache dell'epoca, già nel 1300 le estati erano anomale in tutta l'Europa settentrionale, venti anni dopo una carestia spaventosa colpì l'intero continente... qualcosa di strano stava succedendo, non c'è troppa chiarezza circa le cause, ma stava succedendo). È comunque assodato che alla metà del Sedicesimo secolo, quando la colonizzazione massiccia del continente non era ancora cominciata, e l'unica popolazione a essere stata sterminata era quella della Mesoamerica, i ghiacci erano già in espansione.

 

P.S.: il link che hai postato non si apre.

EDIT: sul sito della Stanford, ho trovato il testo originale di questo "studio", http://news-service.stanford.edu/news/2009...eaf-010709.html, e mi piace notare che termina con queste parole: Nevle and Bird don't attribute all of the cooling during the Little Ice Age to reforestation in the Americas.

 

 

A questo punto, per maggiore chiarezza (spero) di chi sta seguendo questa discussione, pubblico l'intero articolo "incriminato" (che non è lo studio originale, ma suppongo sia una sintesi autorizzata, visto che arriva dalla stessa università dei ricercatori in questione) e rispetto al quale condivido le critiche di Intruder:

 

Stanford Report, December 17, 2008

Reforestation helped trigger Little Ice Age, researchers say

BY LOUIS BERGERON

 

The power of viruses is well documented in human history. Swarms of little viral Davids have repeatedly laid low the great Goliaths of human civilization, most famously in the devastating pandemics that swept the New World during European conquest and settlement.

In recent years, there has been growing evidence for the hypothesis that the effect of the pandemics in the Americas wasn't confined to killing indigenous peoples. Global climate appears to have been altered as well.

Stanford University researchers have conducted a comprehensive analysis of data detailing the amount of charcoal contained in soils and lake sediments at the sites of both pre-Columbian population centers in the Americas and in sparsely populated surrounding regions. They concluded that reforestation of agricultural lands—abandoned as the population collapsed—pulled so much carbon out of the atmosphere that it helped trigger a period of global cooling, at its most intense from approximately 1500 to 1750, known as the Little Ice Age.

"We estimate that the amount of carbon sequestered in the growing forests was about 10 to 50 percent of the total carbon that would have needed to come out of the atmosphere and oceans at that time to account for the observed changes in carbon dioxide concentrations," said Richard Nevle, visiting scholar in the Department of Geological and Environmental Sciences at Stanford. Nevle and Dennis Bird, professor in geological and environmental sciences, presented their study at the annual meeting of the American Geophysical Union on Dec. 17, 2008.

Nevle and Bird synthesized published data from charcoal records from 15 sediment cores extracted from lakes, soil samples from 17 population centers and 18 sites from the surrounding areas in Central and South America. They examined samples dating back 5,000 years.

What they found was a record of slowly increasing charcoal deposits, indicating increasing burning of forestland to convert it to cropland, as agricultural practices spread among the human population—until around 500 years ago: At that point, there was a precipitous drop in the amount of charcoal in the samples, coinciding with the precipitous drop in the human population in the Americas.

To verify their results, they checked their fire histories based on the charcoal data against records of carbon dioxide concentrations and carbon isotope ratios that were available.

"We looked at ice cores and tropical sponge records, which give us reliable proxies for the carbon isotope composition of atmospheric carbon dioxide. And it jumped out at us right away," Nevle said. "We saw a conspicuous increase in the isotope ratio of heavy carbon to light carbon. That gave us a sense that maybe we were looking at the right thing, because that is exactly what you would expect from reforestation."

During photosynthesis, plants prefer carbon dioxide containing the lighter isotope of carbon. Thus a massive reforestation event would not only decrease the amount of carbon dioxide in the atmosphere, but would also leave carbon dioxide in the atmosphere that was enriched in the heavy carbon isotope.

Other theories have been proposed to account for the cooling at the time of the Little Ice Age, as well as the anomalies in the concentration and carbon isotope ratios of atmospheric carbon dioxide associated with that period.

Variations in the amount of sunlight striking the Earth, caused by a drop in sunspot activity, could also be a factor in cooling down the globe, as could a flurry of volcanic activity in the late 16th century.

But the timing of these events doesn't fit with the observed onset of the carbon dioxide drop. These events don't begin until at least a century after carbon dioxide in the atmosphere began to decline and the ratio of heavy to light carbon isotopes in atmospheric carbon dioxide begins to increase.

Nevle and Bird don't attribute all of the cooling during the Little Ice Age to reforestation in the Americas.

"There are other causes at play," Nevle said. "But reforestation is certainly a first-order contributor."

Modificato da lender
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Ospite intruder

Come ti ho già scritto privatamente, mi chiedo come un'università seria come Stanford permetta a due cialtroni simili di scrivere queste idiozie. Forse i soldini di qualche multinazionale moooolto interessata... mah!

 

Le cause dell'LIA (Little Ice Age) sono dibattute da diversi anni, da quando cioè ci si è resi conto del problema, così come sono dibattute le cause dei cinque-sei secoli precedenti di MWP (Medieval Warm Period). Fra le cause si citano il ciclo solare, eruzioni vulcaniche, il solito impatto di un asteroide, e, da qualche anno, anche una modifica della corrente del Golfo a causa dell'acqua dolce proveniente dallo scioglimento dei ghiacci perenni durante il periodo caldo. Ora questi due vengono a dirci che il merito è dell'Uomo Bianco... il cappello con le orecchie da somaro usa ancora?

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Intervengo in questo topic, perché ho trovato, al link seguente, http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=319277 ,

 

l'articolo che vi posto e che ritengo interessante:

 

 

giovedì 08 gennaio 2009

 

Io fisico controcorrente vi spiego il bluff del riscaldamento globale

 

di Franco Battaglia

 

 

Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s'usa dire, come sparare sulla croce rossa; e, a dire il vero, non ne avrei tanta voglia. Anche perché, diciamolo con l'onestà scientifica di sempre, i freddi globali - e sottolineo globali - di questi giorni non sconfessano la balla più di quanto l'afa di luglio non confessi che esso balla non è. E anche perché il pianeta sta effettivamente attraversando una fase di riscaldamento globale: ciò che balla è - colossale, gigantesca balla - è che l'uomo abbia un qualche ruolo sul riscaldamento e, men che meno, sul clima. E anche perché, infine, è da 10 anni che ne scriviamo.

 

Faccio parte di un organismo internazionale, l'N-Ipcc (la N sta per «non-governativo») che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, ma è giunto a conclusioni opposte, e ha pubblicato il rapporto «La Natura, non l'Uomo, governa il clima» (tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall'editore 21mo Secolo). Il rapporto è stato inviato - assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo - al Senato americano, per far ascoltare ai membri di quell'alto consesso, la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, una volta per tutte, perché col riscaldamento globale l'uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione e che tutti insieme fanno una schiacciante prova.

 

1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto «periodo caldo olocenico» di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel «periodo caldo medievale» di 1000 anni fa.

 

2) L'attuale riscaldamento è cominciato nel 1700, quando erano l'industrializzazione assente e mezzo miliardo la popolazione mondiale, e ha continuato fino al 1940 quando erano l'industrializzazione quasi assente e la popolazione 1/3 della odierna.

 

3) La temperatura del pianeta è diminuita dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso era popolare un'isteria per il freddo paragonabile a quella odierna per il caldo; peccato, però, che furono, quelli, anni di boom industriale, demografico e di emissioni di gas-serra.

 

4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; ma dal 1998 le emissioni di gas-serra sono ininterrottamente aumentate.

 

5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governatori del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell'equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure (ripeto: misure, non chiacchiere) satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.

 

Come si vede, quindi, l'attuale riscaldamento è occorso nei tempi e nei luoghi sbagliati rispetto alla congettura che lo vorrebbe d'origine antropica. L'ultimo indizio, poi, non è un indizio: nato come «prova regina» della teoria antropogenica del global warming esso si è evoluto in prova regina della sua inconsistenza. La parola chiave è «sensitività climatica», cioè l'aumento della temperatura conseguente a un raddoppio della concentrazione atmosferica di gas-serra; orbene, la sensitività climatica è di mezzo grado, il che significa che alla fine del 2100 potremmo aspettarci un contributo antropico alla temperatura della Terra di, forse, 0,2 gradi; contributo ben nascosto dalle molto più ampie variazioni naturali.

 

Mi piacerebbe che nessuno parlasse più di riscaldamento globale, anche perché comincio ad annoiarmi; ma più che un auspicio è, la mia, una pia illusione: quella del riscaldamento globale antropogenico è una fiorente industria, ben oliata dal denaro delle nostre tasse - una quantità fantasmagorica di denaro pubblico - diretto verso progetti tanto grandiosi quanto inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la burla della realizzazione di parchi eolici, la truffa della realizzazione degli impianti fotovoltaici. Il tutto con la benedizione del Parlamento europeo; il quale, promuovendo la politica energetica suicida del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sembra ansioso di dare il via ai lavori di scavo per la nostra fossa. Che qualcuno lo fermi.

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