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Il drone di ultima generazione


Ospite Peppe

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Ospite Peppe
ROMA - Per la biomimetica, la scienza che si ispira alla natura per trovare nuove soluzioni tecnologiche, le idee possono venire anche dai fossili. Così, dopo i costumi da bagno copiati dalla pelle degli squali e il velcro copiato dai fiori, arriva il drone di ultima generazione, progettato osservando lo scheletro di un dinosauro. Un paleontologo e un ingegnere aeronautico sono tornati indietro fino a 115 milioni di anni fa per trovare in uno pterodattilo, il Tapejara Wellnhoferi, il modello per costruire un robot da ricognizione dalle possibilità rivoluzionarie.

 

Non soltanto ali. Lo "Pterodrone", così si chiamerà il nuovo apparecchio, al contrario degli attuali droni sarà in grado non soltanto di volare, ma anche di camminare e di spostarsi sull'acqua, proprio come l'animale al quale si ispira. Gli americani Sankar Chatterjee, della Texas Tech University, e Rick Lind, dell'Università della Florida hanno studiato la pelle, i vasi sanguigni, i muscoli, i tendini, la struttura scheletrica del Tapejara wellnhoferi, uno pterosauro che viveva nelle pianure brasiliane durante il primo Cretaceo, per ottenere un aeroveicolo senza pilota in grado di spingersi nell'esplorazione molto più in là di quanto facciano i droni attuali. "Agli aerei spia di prossima generazione - ha spiegato l'ingegner Lind - non basterà essere piccoli e silenziosi. Dovranno essere in grado di adattare la forma delle ali per entrare in spazi ristretti, dovranno buttarsi in picchiata tra edifici, sfrecciare in sottopassaggi, atterrare su terrazzi di appartamenti e navigare vicino alle coste".

Un dinosauro molto speciale. Ciò che rende il Tapejara wellnhoferi un modello perfetto per questi nuovi droni sono le sue eccezionali abilità di volatore. Grazie alle ricerche fatte dal paleontologo tedesco Peter Wellnhofer, al quale il Tapejara deve il nome, di questo pterodattilo si sa molto. Era un volatore sofisticato, capace di mantenere una stabilità notevole e una velocità di 30 chilometri all'ora. La membrana craniale, che sembrava una vela, e le ali del Tapejara erano usati come grandi organi sensoriali durante il volo, grazie alla presenza di numerosi apici nervosi e vasi sanguigni, che servivano come recettori per la temperatura, la pressione e la direzione del vento. Attraverso la vela craniale le informazioni aerodinamiche venivano trasmesse all'orecchio interno, fatto come un minuscolo giroscopio, che rielaborava le indicazioni e faceva muovere le ali per ottenere il massimo controllo e stabilità nel volo.

A terra il Tapejara si muoveva a quattro zampe, ma si alzava su due soltanto per correre fino a raggiungere la velocità di decollo. Era in grado anche di muoversi sull'acqua, dove, ancora una volta, la vela craniale aveva una funzione determinante, poiché serviva come un timone frontale per cambiare direzione. Le ali potevano essere piegate e orientate trasversalmente al corpo, così da funzionare come rande e prendere vento, dando la spinta necessaria per il volo a pelo d'acqua.

 

"Questi animali mettevano insieme il meglio del volo dei pipistrelli e degli uccelli - spiega Chatterjee - avevano la manovrabilità di un pipistrello, ma potevano planare come albatross. Nessuna caratteristica dei volatori dei nostri giorni è paragonabile alle possibilità e all'agilità di questi animali. Vissero per 160 milioni di anni, il che significa che non erano stupidi, sapevano come sopravvivere. I cieli erano oscurati da stormi di Tapejara ed erano i dominatori dei loro tempi".

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Un espediente tecnico inusuale. Lo "pterodrone" avrà, come l'animale a cui si ispira, una specie di timone nella parte anteriore dell'apparecchio, sul davanti quindi, invece che in coda come avviene di solito. "Una tale vela verticale sul davanti ha influenza destabilizzante - spiega Lind - per cui ci siamo chiesti come funzionasse la membrana a vela del Tapejara. Ci siamo accorti che la sua funzione principale era proprio mantenere il controllo nel volo grazie alla possibilità di raccogliere informazioni per mutare in continuazione un assetto stabile". Chatterjee e Lind hanno usato modelli di simulazione computerizzati e sono riusciti a capire in che modo, nonostante quella forma apparentemente poco aerodinamica, il Tapejara riuscisse a muoversi tanto bene. I loro risultati saranno presentati martedì 7 ottobre al meeting annuale della Geological Society of America a Houston.

 

 

Articoli ed approfondimenti:

 

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/s...html?ref=hpspr1

 

 

 

Che ne pensate?

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Sarà affascinante vederlo volare. Cosa volete di più... un tucano?

 

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Comunque oltre a cercare sniper e guerriglieri, potrebbe anche essere utile per la ricerca e soccorso, io mi chiedo perchè la Protezione Civile non impieghi gia gli UAV...

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  • 12 anni dopo...
  • 1 anno dopo...
  • 6 mesi dopo...

Questo in verità è piuttosto grosso e pesante, ha prestazioni relativamente elevate (come altri droni analoghi magari ben più pesanti tipo l'MQ-8 americano) e non ha motori elettrici privi di trasmissione come i quadricotteri.

Avendo un singolo motore a combustione, la complessità della meccanica impone la configurazione più semplice possibile (e aerodinamicamente più efficiente di quella di un quadricottero...) che è quella tradizionale.

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