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Razionalizzazione forze di polizia Italiane


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Vi riposto un articolo trovato su Analisi Difesa, apparso in precedenza sull'Agenzia "Il Velino", in data 5 Agosto scorso.

Speriamo che porti a qualcosa di concreto.

 

Secondo quanto riportato dall’agenzia “Il Velino” il 5 agosto scorso al ministero dell’Interno si lavora su un nuovo progetto sicurezza che coordinando meglio le forze di polizia possa produrre risultati concreti in poco tempo.

Questo il testo dell’articolo dell’agenzia.

Nel nostro Paese non mancano gli addetti all’ordine e alla sicurezza: abbiamo un “poliziotto” ogni 180 abitanti, in Gran Bretagna e in Germania il rapporto è di uno a 300, in Francia di uno ogni 210. Una sproporzione che grava sui contribuenti italiani per i costi elevatissimi. Nella Penisola operano ben cinque forze di polizia, per un totale, secondo i sindacati di settore, di 340 mila unità: 44 mila della polizia penitenziaria, 116 mila carabinieri, 110 mila della polizia di Stato, 66 mila della guardia di finanza, settemila forestali. E circa 3.500 fra dirigenti, funzionari e agenti dei servizi segreti. A questi si sono aggiunti altri tremila “poliziotti soldati”.

Nelle grandi città, come pure in quelle piccole, la gente sente sempre meno la presenza dello Stato. Eppure sulla carta non sarebbe proprio così. La questura di Milano, dopo Roma, è quella che conta il maggior numero di poliziotti. Attualmente sono circa 3.800, rispetto all’organico ne mancano 400. Solo il 10 per cento del personale è utilizzato ogni giorno su strada, mentre le volanti per turno sono mediamente 14. Ai poliziotti dipendenti dal questore sono da aggiungere quelli dei reparti mobili, della polizia postale, del nucleo prevenzione crimine, della polizia ferroviaria, della scientifica e della polizia di frontiera che però sono tutti coordinati direttamente da Roma. In tutto circa 6.500 agenti. Ai quali si aggiungono i carabinieri, che sono quasi altrettanti e i circa 2.500 uomini delle Fiamme Gialle. Praticamente un addetto alle forze di polizia ogni 200 abitanti. Milano, come l’Italia, sotto il profilo della sicurezza dovrebbe quindi essere una delle città più protette. Ma non è così. Gli sprechi di risorse umane sono innumerevoli a partire dalla scorte. Il loro numero rappresenta, come per le intercettazioni telefoniche disposte dai magistrati, un record mondiale. Sono quasi 645 le persone che godono della protezione di 1.150 poliziotti, 790 carabinieri, 220 finanzieri e 100 agenti della polizia penitenziaria. Un piccolo esercito, coordinato dall’Ufficio centrale presso il Viminale, che costa decine di milioni di euro e che soltanto da qualche tempo viene monitorato per essere ridimensionato, ma si trova ad agire fra mille pressioni e tantissime richieste. Nel nostro Paese, altra eccezione, esistono perfino le scorte aeree, basti pensare che per molti vertici istituzionali sono previsti gli spostamenti con aerei di Stato: con quelli del CAI o dell’Aeronautica, a volte in competizione fra loro. E così qualche migliaio di uomini preparatissimi e quasi sempre molto giovani e addestrati che provengono dal Ros e dai reparti scelti della polizia e delle Fiamme Gialle vengono sottratti a compiti operativi.

Gli sprechi non finiscono certo nelle scorte. Per il controllo del territorio nazionale sono impegnati quotidianamente soltanto 17 mila carabinieri, distribuiti in 4.760 stazioni. La polizia ne mette in campo 15 mila, concentrati nelle grandi città, alle dipendenze di circa cinquecento commissariati. Ma alcune migliaia di uomini del comparto sicurezza sono assorbiti dai centralini telefonici delle varie forze di polizia: almeno tre, si tratti di un piccolo o di un grande centro. Gli ultimi esperimenti per l’integrazione vanno avanti con molta fatica, anche perché le tre forze usano a volte sistemi tecnologici differenti. Le sale operative sono al massimo interconnesse, come a Milano, in modo che tutti possano conoscere cosa fanno gli altri, ma la fusione è di là da venire, nonostante i calcoli indichino che si risparmierebbero almeno mille uomini.

Infine, c’è un settore che subisce, come pochi altri, continui ridimensionamenti di mezzi e personale: è quello della polizia stradale. Il nostro paese vanta più di un record per la gravità degli incidenti e per una mortalità sempre più alta. Nonostante gli accorati appelli del capo della polizia Antonio Manganelli, i ruoli e i mezzi della “stradale” sono ai minimi storici. Negli anni sessanta, a fronte di un parco macchine che non arrivava a 10 milioni, c’erano 8.500 poliziotti. Nel 2008 sono meno di 12 mila a fronte di una pianta organica che ne prevede 13.500 e inferiori di numero all’anno 2001 quando i poliziotti erano 12.600. Oggi con un parco macchine di oltre 45 milioni di vetture le pattuglie sono in tutto 1.400 - divise in quattro turni - e devono controllare l’intera rete autostradale e le strade statali. Per questo se ne vedono sempre di meno sulle strade, anche su quelle interessate da moltissimo traffico. (vum)

 

http://www.analisidifesa.it

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