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Diritto di voto agli immigrati


Ospite galland

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Riporto integralmente il sguente articolo pubblicato sul settimanale "Internazionle":

 

Scoop: gli stranieri

possono votare

In Italia si discute sulla necessità di dare il voto agli immigrati alle elezioni locali. Ma i politici ignorano che per i cittadini europei questo diritto esiste già

JOHN FOOT

 

Maurizio Gasparri è il presidente del gruppo parlamentare del Popolo delle libertà (Pdl) al senato. Dopo la schiacciante vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni del 2008, è apparso spesso in tv per dire la sua su diverse questioni. Sarebbe normale pensare che sia ben informato sulle leggi dello stato, sulla costituzione e sulle varie norme che regolano la società italiana. Ma a giudicare dal suo contributo a un recente dibattito sembra proprio che non sia così. Le dichiarazioni di Gasparri sul diritto di voto agli immigrati dimostrano che, almeno per quanto riguarda questa materia, non conosce la legge italiana.

Il dibattito è stato aperto da Walter Veltroni. Il leader del Partito democratico (Pd) ha mandato una lettera al presidente della camera dei deputati Gianfranco Fini in cui chiedeva che venisse consentito agli immigrati di votare nelle elezioni locali. Veltroni ha parlato di "diritto di voto agli immigrati nelle elezioni amministrative': Fini ha risposto di essere favorevole. Sono intervenuti anche altri politici. Quelli della Lega, per esempio, sono contrari.

Quindi è arrivato Gasparri. Riporto lèdelmente quello che ha dichiarato il 4 settembre: "Il voto agli immigrati è un tema in discussione da molto tempo. ma ritengo che in questa legislatura non ci siano numeri e condizioni per questa svolta che sarebbe un errore -. Poi il senatore ha aggiunto: "Dare il voto a chi non è cittadino, anche solo per le elezioni amministrative, non sarebbe una scelta giusta".

La cosa sorprendente di questo dibattito è che gli "immigrati" che non sono cittadini italiani possono già votare nelle elezioni amministrative e in quelle europee. E lo fanno ormai da anni. Prendiamo me, per esempio. Io sono inglese (e quindi comunitario), risiedo in Italia da più di dieci anni, non sono cittadino italiano, ma ho votato alle comunali di Milano, nel 2006, e alle europee del 2004. Questo diritto spetta a tutti i cittadini comunitari che risiedono legalmente in Italia: basta fare una domanda per essere inseriti nelle liste elettorali.

Di questo diritto, che esiste dal 1996, godono i cittadini dei seguenti paesi: Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

Più uguali degli altri

Avete notato una cosa? Della lista fa parte anche la Romania. Tutti i rumeni legalmente residenti in Italia (parecchie migliaia di persone) potranno votare alle prossime amministrative di maggio. Queste persone sono sicuramente immigrate, non hanno la cittadinanza italiana, possono votare e - in molti casi - hanno già votato perle elezioni europee e amministrative in Italia.

Quindi, Walter Veltroni, Gianfranco Fini e soprattutto Maurizio Gasparri stanno parlando di qualcosa che, almeno in parte, in Italia esiste già. O non sanno che è un diritto già sancito - il che sarebbe piuttosto grave - oppure fingono di non saperlo, equesto sarebbe anche peggio. In Italia gli immigrati possono votare, ma non tutti. Per parafrasare Orwell: tutti gli immigrati sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

Negli anni cinquanta e sessanta milioni di italiani si trasferirono dalle campagne - soprattutto quelle del sud - alle città del nord. Dal 1939 al 1961 questa urbanizzazione fu regolamentata da una legge fascista, che legava il diritto di residenza al lavoro. Pur essendo italiani, spesso gli immigrati urbanizzati non godevano dei diritti sociali e politici fondamentali, e venivano definiti clandestini. Potevano essere espulsi dalle città (se non dall'Italia) e rispediti nei loro paesi d'origine. Solo dopo il 1961 questi immigrati furono messi allo stesso livello dei non immigrati, e poterono votare e usufruire dei servizi sociali. Nelle elezioni successive tutti i partiti cercarono di conquistare il loro voto. I migranti italiani furono reclutati dai partiti e presentati come candidati nei loro nuovi luoghi di residenza. Il voto agli immigrati è fondamentale per capire la storia politica italiana degli anni sessanta e settanta.

Oggi in Italia ci sono centinaia di migliaia di immigrati che possono già votare per le elezioni amministrative e per quelle europee. Ma molti non sanno di avere questo diritto, ed è stato fatto molto poco per informarli. Non c'è da sorprendersi dato che, a quanto sembra, perfino i maggiori politici italiani - di destra o di sinistra - non conoscono o fingono di non conoscere questa norma.

La prima cosa che dovrebbero fare Gasparri, Roberto Maroni (che come ministro dell'interno è tenuto a conoscere la legge) e Veltroni sarebbe semplicemente dire a questi milioni di immigrati che possono votare e fargli sapere che devono iscriversi nelle liste elettorali.

Sarebbe un primo passo ragionevole, molto meglio dell'inutile e surreale dibattito su un diritto che - per molti - esiste già.

 

John Foot

insegna storia contemporanea al dipartimento di italiano dell'University college di Londra.

 

 

INTERNAZIONALE 761, 12/18 settembre 2008

 

 

Il mio commento all'articolo del Prof Foot è abbastanza semplice: mi conforta che qualcun culturalmente molti gradini più in alto di me paragoni i passati flussi migratori interni (sud-nord) a quelli attuali, cosa che vado, modestamente sostenendo da molti anni. Mi sconforta che i nostri governanti e politici così poco sappiano delle leggi da loro elaborate, seppure in see d'Unione Europea e costituisce una ragione in più di sfiducia per maggioranza ed opposizione.

 

Concludo con una osservazione: qualche tempo fa lessi che il lavoro, esluso quelloin nero, reso dagli extracomunitari corrisponde al 6% del PIL (quindi col sommerso arriveremo al 10 o poco meno, rispettando le proporzioni che il sommerso ha in altri settori) questo significa he anche queste persone sono parte della crescita civile della Nazione e non semplicemente criminali e sbandati, perchè allora non possono far udire la loro voce in forma civile?

 

Ed infine: in Siclia si trova la Piana degli Albanesi, mentre nella penisola pugliese si trova l'Albania Salentina, territorio ove la lingua shipetara viene parlata da centinaia d'anni, mentre nella città di Venezia almeno tre toponimi sono chiaramente derivati dallo stesso idioma parimenti uno dei piatti della cucina lagunare ha origine nel paese delle aquile (notizie desunte da: Carla Coco "Venezia quotidiana" Laterza, Roma/Bari, 2005) in altre parole crediamo che il fenomeno dei flussi migratori sia iniziato solo da una ventina d'anni?

Modificato da galland
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Due precisazioni.

 

I cittadini comunitari residenti in Italia possono votare alle elezioni europee ed a quelle comunali e di quartiere (quindi non a tutte le amministrative: non possono votare alle elezioni regionali ed a quelle provinciali).

 

Dal sito ufficiale del Comune di Palermo, http://www.comune.palermo.it/index.htm , dal link dei "Servizi Demografici", http://www.comune.palermo.it/Comune/serviz...io _Elettorato_ , riporto:

 

"Iscrizione alle liste elettorali dei cittadini dell'Unione Europea

 

I cittadini di uno Stato membro dell'Unione Europea, residenti nel territorio comunale, possono esercitare in Italia il diritto di voto per l'elezione del Parlamento Europeo (votando per i rappresentanti dell’Italia ovvero, in alternativa, richiedendo al proprio Consolato di votare per i rappresentanti dello Stato di appartenenza) e per le elezioni comunali (Sindaco, Consiglio Comunale e Consiglio di Circoscrizione). A tal fine debbono presentare al Sindaco una domanda di iscrizione nelle apposite liste elettorali aggiunte; è possibile chiedere l'iscrizione anche ad una sola lista elettorale aggiunta, cioè chiedere di esercitare il diritto di voto alle sole elezioni europee oppure alle sole elezioni comunali. Per l’esercizio di questo diritto è necessario dimostrare il godimento dei diritti politici sia con riferimento all’ordinamento del paese d’origine, sia con riferimento alla normativa vigente in Italia.

La domanda di iscrizione alla lista aggiunta per le elezioni europee può essere presentata fino al novantesimo giorno anteriore alla data fissata per la votazione; la domanda di iscrizione alla lista aggiunta per le elezioni comunali può essere presentata fino al quarantesimo giorno anteriore alla data fissata per la votazione. La domanda può anche essere inviata a mezzo posta, purché pervenga nei termini anzidetti. L’inserimento nelle liste elettorali di cui sopra perdura fino a richiesta di cancellazione da parte dell’interessato oppure cancellazione d’ufficio per trasferimento della residenza in altro luogo ovvero per perdita della capacità elettorale o per decesso. L'iscrizione è gratuita."

 

 

__________

 

 

 

Piana degli Albanesi è uno dei cinque comuni della Provincia di Palermo, in cui si trovano delle comunità di lingua albanese: http://www.palermoweb.com/Pianadeglialbanesi/ .

 

Gli altri sono: Santa Cristina Gela, Mezzojuso, Palazzo Adriano e Contessa Entellina.

 

Sulle comunità albanesi presenti in Italia, vedere il seguente link:

 

http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm

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Concludo con una osservazione: qualche tempo fa lessi che il lavoro, esluso quelloin nero, reso dagli extracomunitari corrisponde al 6% del PIL (quindi col sommerso arriveremo al 10 o poco meno, rispettando le proporzioni che il sommerso ha in altri settori) questo significa he anche queste persone sono parte della crescita civile della Nazione e non semplicemente criminali e sbandati, perchè allora non possono far udire la loro voce in forma civile?

...

 

Premesso che sono piuttosto ignorante in leggi e diritto, faccio questa considerazione sul problema del voto agli immigrati:

la questione è sempre più importante e dovrà essere affrontata, possibilmente senza pregiudizi xenofobi, ma neppure con un eccesso di buonismo; per questo motivo sarebbe opportuno prevedere il diritto di voto agli immigrati che da tempo (quanti anni non saprei) risiedono in Italia, previa però una verifica della loro effettiva volontà e capacità di integrazione con la nostra cultura. In poche parole, giusto dare una voce ai migranti in considerazione del loro crescente ruolo, ma attenzione che il voto non sia poi utilizzato in modo strumentale dalle frange estremiste, in particolare legate all'integralismo islamico, che lo utilizzerebbero per legalizzare i loro fini criminali. Il solo numero di anni di residenza nel nostro paese, 5, 10 o 20 che possano essere, di per se non garantisce nulla rispetto all'effettivo desiderio di integrazione.

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Il solo numero di anni di residenza nel nostro paese, 5, 10 o 20 che possano essere, di per se non garantisce nulla rispetto all'effettivo desiderio di integrazione.

 

Questo può essere anche vero, però è vero altresì che un cittadino straniero che vive e lavora da oltre un decennio nel nostro paese, producendo ricchezza e pagando le tasse, ha il diritto di poter partecipare alla scelta di rappresentati politici che supportino i suoi interessi.

Purtroppo l'integrazione non può essere misurata.

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Questo può essere anche vero, però è vero altresì che un cittadino straniero che vive e lavora da oltre un decennio nel nostro paese, producendo ricchezza e pagando le tasse, ha il diritto di poter partecipare alla scelta di rappresentati politici che supportino i suoi interessi.

Purtroppo l'integrazione non può essere misurata.

 

Non so se sto facendo casino con le due cose (cittadinanza e diritto di voto), ma penso che si potrebbe misurare in un esame di ammissione alla cittadinanza italiana, in cui mettere dei paletti sulla conoscenza di base della nostra lingua, della costituzione e della nostra storia. D'accordo, la conoscenza di per sé non implica l'accettazione, ma sarebbe un passo avanti.

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Questo può essere anche vero, però è vero altresì che un cittadino straniero che vive e lavora da oltre un decennio nel nostro paese, producendo ricchezza e pagando le tasse, ha il diritto di poter partecipare alla scelta di rappresentati politici che supportino i suoi interessi.

Purtroppo l'integrazione non può essere misurata.

Dominus, in questo caso, lo straniero può già, con le leggi vigenti, acquistare la cittadinanza che, ovviamente, include il diritto di voto, anzi, è molto ma molto di più!

 

Dal link: http://www.ital-uil.it/areadiritti/cittadi...za_italiana.htm

 

riporto:

 

" ......

 

Acquisto della cittadinanza per naturalizzazione

L'acquisto della cittadinanza italiana per naturalizzazione è una concessione da parte dell'autorità governativa. Lo Stato italiano, con un atto discrezionale, può concedere la nazionalità sulla base di una valutazione complessiva sul grado di inserimento sociale, sulla sua pericolosità sociale (precedenti penali, etc) e sulla condizione di autosufficienza economica, al cittadino straniero che possiede uno dei seguenti requisiti :

 

al cittadino straniero regolarmente soggiornante da almeno 10 anni;

 

al cittadino comunitario regolarmente soggiornante da almeno 4 anni in Italia;

 

per coloro i quali in possesso dello status di apolide o rifugiato siano regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 5 anni.

 

........ ".

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Mi trovo fondamentalmente allineato con Lender. Un esame di ammissione alla cittadinanza italiana (che per me dovrebbe comprendere anche un colloquio, anche se esagero), non sarebbe un metro oggettivo per "misurare" l'integrazione, ma sarebbe già qualcosa.

 

Sinceramente, io non li vedo come aventi diritto al voto dei ROM che, per seguire la tradizione di tenere un cavallo, lo fanno affacciare al balcone al terzo piano dell'alloggio popolare che glia altri veri cittadini italiani gli hanno pagato e che, per non passare da "frocio" agli occhi degli altri ROM, non lavora, fa soldi in altri modi e cornifica la moglie. Una persona che segue tradizioni del genere non si può considerare cittadino italiano, e secondo me non ha diritto al voto. Wingrove, tu sai di cosa parlo, vero?

 

Al contrario, mi duole il cuore quando vedo, per esempio, una coppia di giovani immigrati che convive felicemente e lavora onestamente, integrandosi perfettamente con la comunità italiana pur mantenendo vive le proprie usanze, ma che non può avere voce in capitolo di rappresentanza politica perchè non gli è riconosciuta la cittadinanza.

Modificato da Tuccio14
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  • 2 anni dopo...

Premesso che sono piuttosto ignorante in leggi e diritto, faccio questa considerazione sul problema del voto agli immigrati:

la questione è sempre più importante e dovrà essere affrontata, possibilmente senza pregiudizi xenofobi, ma neppure con un eccesso di buonismo; per questo motivo sarebbe opportuno prevedere il diritto di voto agli immigrati che da tempo (quanti anni non saprei) risiedono in Italia, previa però una verifica della loro effettiva volontà e capacità di integrazione con la nostra cultura. In poche parole, giusto dare una voce ai migranti in considerazione del loro crescente ruolo, ma attenzione che il voto non sia poi utilizzato in modo strumentale dalle frange estremiste, in particolare legate all'integralismo islamico, che lo utilizzerebbero per legalizzare i loro fini criminali. Il solo numero di anni di residenza nel nostro paese, 5, 10 o 20 che possano essere, di per se non garantisce nulla rispetto all'effettivo desiderio di integrazione.

NOn si può dare il diritto di voto a qualcuno e poi dirgli per chi deve votare... gli immigrati In Italia sono perlopiù cristiani, gli albanesi atei come me sono tanti,

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