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CRISI FINANZIARIA 2008 - Topic Ufficiale -


Leviathan

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Ospite intruder

L'amministratore delegato di General Motors, Rick Wagoner, lascia il timone della società su richiesta della Casa Bianca: come precondizione per la concessione di nuovi aiuti in favore del colosso di Detroit, l'amministrazione Obama ha chiesto e ottenuto la testa di Wagoner, che dice addio dopo otto anni come amministratore delegato e un'intera carriera (dal 1977, anno in cui è uscito dalla Harvard Business School) spesa in Gm. L'annuncio ufficiale dell'addio dovrebbe arrivare oggi dopo che l'amministrazione avrà alzato il velo sul piano di salvataggio di Detroit, che dovrebbe prevedere la concessione di nuovi aiuti ma in cambio di più drastiche misure di ristrutturazione: "Per uscire dalla tempesta occorrono i sacrifici di tutti, manager, fornitori, dipendenti, azionisti. Ma i costruttori non hanno ancora fatto abbastanza". In cambio degli aiuti Gm e Chrysler devono compiere "serie ristrutturazioni.

 

Quello che vogliamo far capire è che vogliamo un'industria automobilistica di successo. Ma deve essere realisticamente disegnata per affrontare la tempesta in atto e uscirne più competitiva di quanto non lo sia ora". L'uscita di Wagoner non viene confermata da Gm ma un rappresentante della Casa Bianca afferma, a condizione dell'anonimato, che l'amministrazione ha chiesto la testa di Wagoner e che l'amministratrore delegato ha accettato di dimettersi per spianare la strada alla concessione di nuovi aiuti. Costringendo Wagoner a dire addio a Gm il governo americano compie uno degli inverteventi più pesanti nel settore privato da quando è scoppiata la crisi economica. A Wagoner sarebbe stata comunicata la necessità di una sua uscita venerdì scorso dal top advisor della task force designata per la ristrutturazione di Detroit Steven Rattner. Obama svelerà oggi il piano per il salvataggio e la ristrutturazione dell'industria automobilistica che, così com'é, non è "più sostenibile". La task force dovrebbe raccomandare la concessione di nuovi aiuti a breve termine per Gm e Chrysler, imponendo però condizioni stringenti per ottenere concessioni da sindacati e titolari di bond e fissando nel 30 aprile la nuova scadenza per il raggiungimento di questi accordi. Un'ipotesi bancarotta non sarebbe esclusa come ultima spiaggia oppure la nomina di un chief restructuring officer: agitare lo spettro di un possibile fallimento potrebbe consentire - valutano gli analisti - alle due case automobilistiche di spuntare migliori concessioni. Nell'ambito del progetto che illustrerà Obama - secondo quanto riportato dalla stampa americana - Gm e Chrysler dovrebbero essere trattate diversamente. La task force vedrebbe positivamente la proposta allenaza fra Chrysler e Fiat e, proprio per questo, "é improbabile - sostiene il Wall Street Journal - che prema per l'uscita dell'amministratore delegato Robert Nardelli.

 

Il piano Gm, invece, verrebbe reputato non adeguato. Al momento non è ancora chiaro chi sostituirà Wagoner, il cui addio dovrebbe essere immediato. Un annuncio ufficiale è atteso dopo che Obama avrà svelato i suoi progetti. Al momento il chief financial officer Fritz Henderson sembrerebbe - riporta il Financial Times - il candidato più papabile. Ma vista la forte esposizione economica del governo nei confronti di Gm non é escluso che l'amministrazione possa scegliere una persona esterna, come fatto per Aig. Wagoner è stato nominato amministratore delegato di Gm nel giugno del 2000: da allora il titolo ha perso circa il 98% del suo valore passando da circa 60 dollari a poco più di 1,2 dollari. Solo negli ultimi quattro anni Gm ha accumulato perdite per 82 miliardi di dollari e all'inizio di quest'anno ha perso il titolo di prima casa automobilistica al mondo per vendite, superata da Toyota. La notizia dell'addio di Wagoner arriva a poche ore dalla caduta di un'altro big dell'industria automobilistica: sull'altra sponda dell'Atlantico Peugeot annuncia l'uscita dell'amministratore delegato Christian Streiff: "Date le straordinarie difficoltà a cui l'industria automobilistica si trova a far fronte, il board ha deciso all'unanimità che un cambio della leadership era necessario", spiega il presidente del cda Thierry Peugeot. Gli addii di Wagoner e Streiff seguono il cambio della guardia annunciato in casa Toyota dove, dopo una lunga parentesi di 14 anni, la famiglia Toyoda torna al timone dell'azienda con Aiko Toyoda che assumerà l'incarico di ad da giugno. Gm chiede al governo ulteriori 16,6 miliardi oltre ai 13,4 già incassati. In cambio dei nuovi fondi pubblici Gm propone una drastica cura dimagrante: -47.000 posti di lavoro, la chiusura di diversi impianti, e la vendita di diversi marchi fra i quali Saturn e Hummer. Chrysler chiede al governo 5 miliardi di dollari: nel piano di ristrutturazione presentato la più piccola delle tre sorelle di Detroit dipinge due scenari: uno basato sulla potenziale partnership con Fiat (al Lingotto andrebbe il 35% di Detroit in cambio di tecnologia) e l'altro come società 'stand alone'.

 

 

 

http://ansa.it/opencms/export/site/visuali..._930453959.html

 

 

Proprio come si farebbe in Italia...

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Partecipanti più attivi

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invece da noi Tronchetti e Bernabè sono sempre i favoriti.

 

L'aria negli USA è cambiata una volta figurati se la casa bianca poteva decidere chi poteva fare l'AD in società private.

Immagino che qualcuno sulla Stampa stia gridando al comunismo

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Se un'azienda va male penso che la colpa principalmente ricada verso chi fa le "politiche aziendali", se la macchina XYZ non vende non penso sia colpa del povero cristo che monta i fari ma di chi ha approvato il progetto. Trovo giusto quindi che le prime teste a cadere siano quelle dirigenziali. Purtroppo spesso accade il contrario.

Modificato da typhoon
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Però i soldi per la cassa integrazione dovuta ad una mal gestione dell'azienda ce li deve mettere lo stato mica gli azionisti, azionisti che spesse volte sono loro stessi alti manager dell'azienda stessa...

 

Poi scusa se lo stato deve mettere soldi pubblici per salvare un azienda trovo giusto che pretenda che chi ha contribuito con la mal gestione a farla andare in crisi se ne vada.

Modificato da typhoon
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Ospite intruder

General Motors e Chrysler hanno bisogno di "un nuovo inizio . E questo potrebbe significare il ricorso al codice della bancarotta come meccanismo per assicurare una ristrutturazione più forte". Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, sottolineando di riferirsi a un'ipotesi di bancarotta assistita dal governo, e non un "processo in cui la società viene scomposta in singole, parti, venduta e non esiste piu".

 

 

Obama ha definito l'ipotesi di bancarotta per Gm Chrysler ''un meccanismo per aiutarle a ristrutturarsi rapidamente e riemergere piu' forti'' di prima. Il presidente degli Stati Uniti ha tenuto a spiegare nei dettagli come funzionano questi meccanismi, che spesso agli occhi del pubblico sono sinonimo di un fallimento annunciato.

 

''Quello di cui sto parlando - ha detto Obama - e' di utilizzare la nostra struttura legale come uno strumento che, con l'appoggio del governo americano, possa aiutare General Motors e Chrysler a risolvere la questione dei vecchi debiti che gravano su di loro in modo che possano poi rialzarsi e incamminarsi verso il successo''.

 

Obama ha ricordato che con l'amministrazione controllata ''i lavoratori possono continuare a produrre auto che vengono poi vendute'', e che non si tratta affatto ''di un processo di liquidazione di una compagnia, che smettera' di esistere'', e neppure dell'ipotesi di ''avere una compagnia bloccata in tribunale per anni, incapace di uscirne''.

 

 

 

http://ansa.it/opencms/export/site/visuali..._930507780.html

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Sarebbe un disastro per Fiat se fanno fallire la Chrysler. Andrebbe persa la possibilità per Fiat (ovviamente se l'azienda sarà in grado di reggersi in piedi) di arrivare al 55% del controllo e, sopratutto, fare un importante passo avanti in quell'ampliamento dimensionale vitale se si vuole che il gruppo di Torino resti indipendente e competitivo sul mercato mondiale nel futuro.

Modificato da Rick86
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Ospite intruder
allora sono spacciati...

 

 

Doveva fallire nell'84, ma Reagan la salvò per non dover riaprire l'appalto dell'Abrahms (il minculpop, in Italia, raccontò che era stata la grande abilità del presidente Chrysler, l'italo americano Lee Iacocca, a salvare capra e cavoli). Mi sa che siamo alla resa dei conti, alla fine.

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Beh praticamente con l'accordo diverrebbe una sussidiaria fiat, e le piccole macchine europee, con i migliori motori diesel senza dimenticare il nuovo multiair, possono avere un grande spazio nella nuova america "verde" di obama, specie se possono vantare un marchio americano.

Bisogna vedere se sussistono le condizioni per entrare in Chrisler senza vedersela fallire il giorno dopo.

 

P.S. Intruder credo che ti sbagli, infatti la divisione difesa della Chrisler, produttrice dell'Abrams, era già stata acquistata dalla GD nel 1982 se non erro.

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Ospite intruder
Beh praticamente con l'accordo diverrebbe una sussidiaria fiat, e le piccole macchine europee, con i migliori motori diesel senza dimenticare il nuovo multiair, possono avere un grande spazio nella nuova america "verde" di obama, specie se possono vantare un marchio americano.

Bisogna vedere se sussistono le condizioni per entrare in Chrisler senza vedersela fallire il giorno dopo.

 

P.S. Intruder credo che ti sbagli, infatti la divisione difesa della Chrisler, produttrice dell'Abrams, era già stata acquistata dalla GD nel 1982 se non erro.

 

 

Oddio, ricordo fu salvata per intervento diretto di Reagan, e so che aveva a che fare con materiale difesa.

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Ospite intruder
Ho controllato, effettivamente fu come dici tu ma fu Peanut Jimmy a salvarla nel 79.

Comunque l'accordo con Fiat pare fatto e Obama ha sbloccato 6 miliardi nei prossimi 30 giorni.

 

Io ricordavo Ronnie e l'84: A-L-Z-H-E-I-M-E-R!!!!!!

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FIAT RITMO ROSSA voglio la foto o non ci credo . ps nei paesi anglofoni la ritmo è stata ribattezzata strada : ritmo in inglese è il ciclo mestruale ( e qui ci sbizzarritevi con le battute )

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Ospite intruder
FIAT RITMO ROSSA voglio la foto o non ci credo . ps nei paesi anglofoni la ritmo è stata ribattezzata strada : ritmo in inglese è il ciclo mestruale ( e qui ci sbizzarritevi con le battute )

 

Dev'essere una bufala, in più di ventanni, non ho mai visto una Ritmo negli USA: qualche Duetto, delle 131, soprattutto SW, per il resto tutte sportive, Ferrari, Lamb, Maserati. Magari era una Rabbit.

Modificato da intruder
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negli ottanta le uniche auto italiane vendute negli usa erano le ferrari e le maserati , queste ultime ritirate perché avevano il difetto di incendiarsi da sole se parcheggiate al sole !!!

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Non sò in che numeri ma fu certamente commercializzata in america, daltronde non è che avesse molto appeal per quel mercato.Cosa curiosa è che, se non sbaglio, la nuova bravo si chiama ritmo in australia nonostante sia un paese anglofono(anche se adesso che ci penso gli australiani non parlano inglese :asd:)

 

EDIT

Comunque nessuna certezza, la notizia l'ha riferita il giornale e sa molto di bufala

Non importa nemmeno che nei libri non abbia parlato di quella che i suoi amici di allora definiscono la sua “funky red Fiat“: uno dei modelli, probabilmente una Strada, la versione americana della Ritmo, che la Fiat commercializzava negli States quando Obama era all'Occidental College di Los Angeles, prima del trasferimento alla Columbia.
Modificato da Dominus
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Ospite intruder
negli ottanta le uniche auto italiane vendute negli usa erano le ferrari e le maserati , queste ultime ritirate perché avevano il difetto di incendiarsi da sole se parcheggiate al sole !!!

 

No, vendevano anche le Alfa e le Fiat, ma la Ritmo proprio non me la ricordo. E sì, che brutta com'era, non sfugge all'occhio, anche se, confesso, può essere capitata di averla confusa con una Rabbit, come già scritto.

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Dal sito de Il giornale - link - ancora di gennaio pare confermata la Ritmo/strada :rotfl:

 

Scarpe, abiti, vino e aspirapolveri Alla Casa Bianca vince il Made in Italy

 

Tutto è iniziato con i pantaloni delle primarie. Belli, eleganti-ma-non-troppo, formali ma abbastanza sportivi da percorrere tutti gli Stati Uniti in lungo e in largo. E rigorosamente italiani. Piemontesi, per la precisione: una taglia 52 con orlo ristretto prodotta a Pianezza, sei chilometri da Torino, dalla Cover Manifattura. Obama li ha trovati e acquistati per la prima volta alla Festa del Cinema Americano di Deauville nell'estate 2007, e non se ne è più separato. Innamorato, pare, di un modello in particolare: il PT01, taglio militare, tinta kaki e bottoni in argento.

Da lì, tutto in discesa: per il quarantaquattresimo presidente degli Usa è stato facile scoprire come i prodotti italiani gli piacessero. Al punto da dire che «l'Italia è uno dei Paesi che amo di più», e non in una notte a caso, ma in quella del 4 novembre, quella della vittoria. E allora un po' del Bel Paese è sempre con lui: come per esempio il vestito blu di Canali, che si è fatto fare su misura da un rivenditore di Chicago e che ha sfoggiato in più occasioni. O come la sua sartoria preferita a New York. Per non parlare delle scarpe: Adriano Stefanelli, di Novara, l’uomo che ha creato le scarpe modello pantofola per il Papa, ha già inviato le sue creazioni al presidente. «In Italia vorrei tornare», ha detto il presidente. E non importa che non ci sia venuto la scorsa estate, nel suo tour europeo: c'è già stato, da giovane. E lo ha ricordato in uno dei suoi libri, «I sogni di mio padre»: «Avevo guardato la notte scendere sul Palatino, aspettando che spuntassero le prime stelle, ascoltando il vento e i suoi sussurri di mortalità», ha scritto. Non importa nemmeno che nei libri non abbia parlato di quella che i suoi amici di allora definiscono la sua “funky red Fiat“: uno dei modelli, probabilmente una Strada, la versione americana della Ritmo, che la Fiat commercializzava negli States quando Obama era all'Occidental College di Los Angeles, prima del trasferimento alla Columbia.

Ora, quando verrà, lo farà da presidente. E difficilmente verrà da solo: la first lady, infatti, è stata contagiata dall'attrazione per l'Italia del marito. E nonostante per il giorno dell'insediamento abbia scelto un abito di una stilista cubana - che ha fatto molto discutere i guru della moda - la neo quarantacinquenne Michelle ha già fatto shopping di scarpe dal design esclusivo nella boutique di Claudia Ciuti, a New York da 14 anni. Scarpe che però, sottolinea la designer toscana, continuano ad essere prodotte nel calzaturificio di famiglia, a Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa.

Ma il made in Italy che ha conquistato la nuova coppia presidenziale è soprattutto un altro: quello culinario. La vittoria, infatti, è stata festeggiata nel ristorante “La Spiaggia" dello chef Tony Mantuano, amico di Obama. E l'hanno festeggiata con strangozzi alla carbonara, ravioli di ricotta, baccalà alla vicentina e vini rigorosamente italiani. Bis per il veglione di San Silvestro: tutto veneto per la first lady, che ha preso risi e bisi (riso coi piselli) e bigoi in salsa (bigoli con un sugo di sardine), per concludere scegliendo di nuovo il baccalà. Immancabile il prosecco di Conegliano Valdobbiadene: sia per la cena, sia per i brindisi dei giorni scorsi, quando fra party e celebrazioni ne sono state usate 600 bottiglie.

E persino per riordinare dopo le grandi feste useranno un prodotto italiano, ovvero gli aspirapolveri della casa padovana Lindhaus. Che però alla Casa Bianca ci sono già dal 2001: i prodotti della piccola azienda padovana, infatti, nei test segreti approntati dall'amministrazione statunitense, si sono dimostrati i migliori per aspirare la polvere, ma anche le spore velenose dell'antrace. E sono anche a basso consumo energetico, caratteristica che Obama non mancherà di sicuro di apprezzare.

Che dire... se inizia a circolare la foto di Obama sulla “funky red Fiat“ con tutta la pubblicità che ne deriverà Marchionne farà bene a regalargli una bella Alfa mJTD quando rilanceranno il marchio nei prossimi anni :asd:

 

EDIT

Dominus mi ha battuto sul tempo, mannaggia mannaggia... :asd:

Modificato da enrr
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La Ritmo americana non è una bufala...al limite solo un bidone. :asd:

 

 

In effetti, quando si è cominciato a parlare del ritorno di Fiat negli USA la Ritmo è stata citata.

Se ne parla da un po' insomma...

Modificato da Flaggy
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Il presidente Obama aveva dato alla Chrysler 30 giorni per realizzare un'intesa con Fiat o con un altro partner per accedere al finanziamento chiesto al governo

Fiat-Chrysler: accordo fatto

E arrivano 6 miliardi di dollari

di VINCENZO BORGOMEO

 

Il presidente Obama gli aveva dato 30 giorni, ma alla Chrysler sono bastate 3 ore e poco dopo il discorso del numero uno della Casa Bianca è arrivato l'annuncio ufficiale: "Fiat e Chrysler hanno raggiunto un accordo sulla struttura di un'alleanza globale che ha il sostegno del Tesoro Usa". Queste le parole del Ceo di Chrysler, Bob Nardelli, che di fronte alla prospettiva di perdere sei miliardi di dollari si è mosso come un fulmine.

 

Per il colosso Usa non si tratta però di sottomissione. E subito da Detroit hanno fatto sapere che "Chrysler con l'alleanza con Fiat rafforza il suo modello di business e la capacità del gruppo Chrysler di creare e preservare posti di lavoro negli Usa". In ogni caso l'accordo Chrysler-Fiat è la prima grande vittoria per il presidente Obama che dopo aver chiesto (e ottenuto) la testa di Wagoner, Ad General Motors, e aver lanciato una coraggiosa politica di controllo sull'operato delle case automobilistiche (storica e memorabile l'affermazione "La crisi dell'auto negli Usa è un fallimento delle leadership da Washington a Detroit") ora vede una grande azienda Usa seguire, velocemente, le sue indicazioni.

 

Non mancano però, come ha spiegato lo stesso Nardelli, "notevoli ostacoli da superare". Il riferimento va al fatto che questo clamoroso annuncio avvenuto a velocità record è un accordo basato sulla revisione del precedente accordo non vincolante siglato fra Fiat e Chrysler. "Sebbene riconosciamo le difficoltà - spiega però l'Ad del colosso Usa - noi ci impegnamo a lavorare a stretto contatto con Fiat, il governo americano, il dipartimento del tesoro Usa e la task force, al fine di assicurare il sostegno degli azionisti necessari".

 

Nel comunicato ufficiale poi il presidente di Chrysler racconta che "Fiat rafforzerà la capacità di Chrysler di creare e conservare posti di lavoro negli Stati Uniti; darà ai consumatori americani più scelte per l'acquisto di veicoli avanzati che rispettino l'ambiente; fornirà ai concessionari più di quei prodotti di cui necessitano per operare con successo; aiuterà a stabilizzare la base dei fornitori; e permetterà a Chrysler di restituire più presto i prestiti governativi".

 

Nardelli in pratica precisa con chiarezza un aspetto fondamentale dell'intera vicenda: i 6 miliardi non sono un regalo ma un prestito. Un prestito, va detto, che non ha riguardato solo i soldi: Obama stavolta ci ha messo la sua faccia e la sua possente immagine. "Se comprate una vettura Chrysler o Gm - ha spiegato il presidente Usa - continuerete a ricevere i servizi come sempre. Le garanzie saranno al sicuro, infatti saranno più al sicuro che mai perchè a partire da oggi il governo americano sarà dietro le vostre garanzie". Più di così...

 

E la Fiat? Sergio Marchionne ringrazia "pubblicamente il Presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat per le parole di apprezzamento che ha avuto nei confronti del lavoro fatto negli ultimi cinque anni e per il suo incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza tra Chrysler e Fiat". "Siamo fermamente convinti - ha spiegato l'Ad Fiat - che le tecnologie ecologiche e le piattaforme per vetture medio-piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto tra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani". Per l'amministratore delegato della Fiat l'alleanza " riuscirà ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi ad un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione della società americana".

"I colloqui con la Task Force del Presidente Obama - conclude Marchionne - sono stati serrati ma leali. Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l'economia. Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo".

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