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CRISI FINANZIARIA 2008 - Topic Ufficiale -


Leviathan

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Partecipanti più attivi

Partecipanti più attivi

Appunto. Se le loro esportazioni calano ulteriormente non saranno più in grado di alimentare la spesa pubblica. Le banche cinesi sono morte e vengono tenute in vite con cospiqui finanziamenti governativi. Se poi le masse di contadini che migrano nelle città per trovare lavoro e sfuggire dalla fame cominciassero a ribellarsi...addio Cina!

Questo è vero fino ad un certo punto, abbiamo già ampiamente discusso nello questo topic, che attività di export di Cina avvale circa 10% del PIL totale. A stessi livelli sono i valori di Russia. La scomparsa totale del export riporterà indietro la Cina e Russia di circa 3-5 anni, come livello PIL. Niente di drammatico, insomma. Certo che dovranno liberarsene dai dollari nei commercio tra i paesi fuori area anglofona, che sta già accadendo tra Cina e Russia.

 

Quando ai riguarda le banche, mi sembra che ad avere i problemi sono le banche occidentali in prima fila.

 

Per quanto al riguardo le sommosse popolari, state tranquilli, quella e la gente tosta, contadini in prima o seconda generazione, che tornerebbe a piantare il riso, cavoli e pattati, senza grandi storie.

 

Saluti,

Debugger.

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A stessi livelli sono i valori di Russia. La scomparsa totale del export riporterà indietro la Cina e Russia di circa 3-5 anni, come livello PIL.

 

Indietro di 5 anni con il PIL per paesi che crescono del 6-10% all'anno è un dato tra il 20 e il 30% del PIL stesso, questo mi sembra ti sia sfuggito...

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Indietro di 5 anni con il PIL per paesi che crescono del 6-10% all'anno è un dato tra il 20 e il 30% del PIL stesso, questo mi sembra ti sia sfuggito...

In caso di scomparsa totale - si, il PIL scenderà di 30%. Ma i paesi occidentali in questo caso saranno al freddo e senza pantaloni. Non mi sembra una prospettiva migliore.

 

Debugger.

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Sono d'accordo con tremonti su affidare il controllo delle banche (tremonti bond) ai prefetti anzichè a bankitalia, visto che è dimostrato che banchitalia non è proprio quell'arbitro imparziale che dovrebbe essere

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L'allarme della Cina

sui titoli Usa

dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI

 

PECHINO - "Abbiamo prestato capitali enormi agli Stati Uniti, sinceramente siamo preoccupati". Con questa uscita esplosiva ieri il premier cinese Wen Jiabao ha insinuato il sospetto sulla solvibilità di lungo termine del Tesoro americano e sui rischi connessi all'esplosione del deficit pubblico Usa. I mercati hanno reagito immediatamente, i Treasury Bonds hanno perso quota di fronte all'eventualità di una "sfiducia" da parte del più grande creditore sovrano degli Stati Uniti.

 

continua su

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/e...pitali-usa.html

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Per la russia l'unico modo per non restare in mutande è il ricatto energetico.

 

Dal corriere della sera

Nel frattempo le difficoltà economiche hanno scalzato gli oligarchi russi dai primi posti delle classifiche internazionali dei super-ricchi. E corre voce che alcuni di loro potrebbero iniziare a fomentare un ribaltone politico. Sondaggi riservati dicono che sono molto scontenti di come il duo Putin-Medvedev sta gestendo la crisi. Solo la paura di far la fine dell'ex patron della Yukos Khodorkovskij (sottoposto a un secondo processo che potrebbe costargli altri 21 anni di carcere) li trattiene dall'uscire allo scoperto. Per ora le manifestazioni popolari contro il governo sono poca cosa. A Mosca le autorità avevano schierato quattromila agenti antisommossa nel centro, sulla via Tverskaja, dove era stata preannunciata una marcia non autorizzata. Invece i militanti dei gruppi che fanno capo all'ex campione di scacchi Kasparov e allo scrittore nazional bolscevico Limonov sono spuntati in periferia, sul Prospekt Mira. Hanno acceso delle fiaccole, hanno tirato fuori il ritratto del presidente e poi via. Una ventina sono stati fermati assieme ad alcuni giornalisti che seguivano il corteo. Come si è visto per l'ennesima volta, il Cremlino non vuole correre rischi, visto che la situazione diventa sempre peggiore. A fine anno i disoccupati dovrebbero raddoppiare: saranno il 10 per cento della forza-lavoro. Il solo gruppo Severstal (che in Italia controlla le acciaierie Lucchini) licenzierà diecimila dipendenti su 44 mila.

 

Fatte le dovute proporzioni, la crisi ha colpito anche i grandi. Gazprom, che aveva superato tutti in quanto a capitalizzazione, ha perso il 74 per cento in un anno ed è finita all'11esimo posto. La crescita tumultuosa dell'economia, legata al petrolio e al gas, si è fermata. La Borsa ha perso in 12 mesi il 67 per cento. Mosca non è più la prima città al mondo per numero di miliardari (è finita dietro New York e Londra) e i suoi oligarchi hanno perso quattrini a palate: 250 miliardi di euro solo per i primi 32 nella classifica della rivista Forbes. Oleg Deripaska, ex numero uno, sta contrattando faticosamente la ristrutturazione dei suoi debiti. Resiste Roman Abramovich, patron del Chelsea. Da 23 miliardi e mezzo il suo patrimonio è sceso a otto miliardi e mezzo, ma non si preoccupa: ha appena acquistato una casa per la fidanzata Dasha, alla quale aveva già regalato una galleria d'arte a Mosca. Le ha fatto una villetta a Saint Barth, nelle Indie occidentali francesi dove si ritrova tutto il jet-set. Quattromila metri coperti per appena 50 milioni di euro.

Modificato da Venon84
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...

Quando ai riguarda le banche, mi sembra che ad avere i problemi sono le banche occidentali in prima fila.

...

Saluti,

Debugger.

 

Guarda che non lo dico io che le banche cinesi sono in coma vegetativo ma un professore di harvard che in Cina ci passa molto tempo e studia la situazione sul campo. Senza il Pcc che inietta soldi nel sistema bancario per tenerlo in vita, in Cina non esisterebbero più banche perchè sarebbero tutte fallite. Ma certamente il regime non va a dirlo in giro per paua chele multinazionali smettano di investire in Cia.

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Mi, posti link, per favore.

Debugger.

 

Non è scritto su internet ma in un libro del Professor Khanna, laureato a Princeton, professore alla Harvard Businnes School, consulente per imprenditori e governo in Cina e India.

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Buonasera tutti,

oggi FED ha annunciato che comprera 300 miliardi $ di BOT a lunga scadenza e 750 miliardi $ di obbligazioni di Freddy e Mae nelle prossime 6 mesi.

Ecco l'articolo:

 

CNN: Fed buying $300B in Treasurys

NEW YORK (CNNMoney.com) -- The Federal Reserve announced Wednesday it would buy $300 billion of long-term Treasurys over the next six months in order to try and get credit flowing more freely again.

 

The Fed also announced plans to buy an additional $750 billion in mortgage-backed securities, a move designed to lower mortgage rates.

...

The Fed's decision to buy Treasurys and more mortgages has the potential of leading to inflation down the road by significantly increasing the money supply. The Fed is essentially printing money to buy these bonds and securities, rather than drawing on tax dollars.

 

Some Fed watchers expressed concern about the Fed taking this step.

 

"Maybe this is the only way out. Maybe it is just that bad. But there is a real chance that the patient could die from the medicine, not the disease," said Kevin Giddis, managing director of fixed income at Morgan Keegan.

...

The U.S. dollar was one immediate victim of the Fed's decision. The greenback hit a two-month low versus the euro and lost ground against other currencies as well. A weaker dollar could lead to Americans paying higher prices for imported goods, including oil.

 

Questo è l'inizio di capitolo finale nella drama. L'ultima bolla, quella di BOT americani, sta per scopiare.

 

Saluti,

Debugger.

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una notizia flash di repubblica riporta

UE : stupefatti da decisione francese su Renault

 

Appena appare un qualcosa in più di una semplice riga lo posto

 

(AGI) - Bruxelles, 20 mar. - La decisione di portare un messaggio di "unita' e fiducia" al G20, ma anche le accuse di protezionismo lanciate alla Francia per il caso-Renault. La conclusione del Consiglio europeo di Bruxelles e' stata avvelenata dalla polemica per l'annuncio della casa automobilistica di voler trasferire una parte della sua produzione slovena in Francia per crearvi 400 posti di lavoro.

Cosi', nelle conferenze stampa finali il caso ha finito per offuscare le decisioni prese al summit, come quella di raddoppiare a 50 miliardi il plafond per i Paesi dell'est in difficolta' o il contributo ulteriore di 75 miliardi di euro al Fondo monetario per gli interventi d'emergenza anti- crisi.

L'annuncio della decisione della casa automobilistica e' stato infatti accompagnato dalla soddisfazione del sottosegretario all'Industria, Luc Chatel, il quale lo ha incautamente definito un successo del piano francese di incentivi all'auto. Di qui il sospetto di una misura protezionistica che sarebbe in contraddizione con gli impegni assunti dal governo francese per ottenere il via libera dell'Antitrust Ue al prestito agevolato da 6,5 miliardi a Renault e Peugeot-Citroen. L'allarme arriva in un momento delicatissimo, a meno di due settimane dal G20 di Londra che dovra' lanciare un appello proprio contro le tentazioni protezionistiche per rispondere alla crisi. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha assicurato che nell'impianto Renault in Slovenia "nessuno perdera' il posto di lavoro" per il trasferimento di parte della produzione nello stabilimento di Flins. Il titolare dell'Eliseo ha spiegato che le decisione e' dettata dalla ripresa della domanda registrata, in seguito al piano auto adottato dalla Francia d'intesa con l'Europa, soprattutto per vetture di piccola cilindrata come Clio e Twingo. Questo, ha assicurato il titolare dell'Eliseo, "ci consente di salvare dei posti di lavoro a Flins senza perderne nessuno da un'altra parte e non credo che questo possa essere visto come un furto di posti di lavoro". Il primo ministro sloveno, Borut Pahor, ha evitato di polemizzare chiedendo informazioni a Sarkozy. "Dobbiamo essere molto prudenti di fronte a possibili misure protezioniste", ha avvertito. Cauto il presidente della Commissione europea, Jose' Manuel Barroso: "Fino ad ora non abbiamo trovato riscontro su alcuna misura che violi le regole sul mercato interno", ha spiegato in conferenza stampa. Ma il commissario Ue alla Concorrenza Neelie Kroes, ha fatto sapere di aver chiesto chiarimenti.

Durante le riunioni del Consiglio Europeo, proprio quello dell'occupazione e' stato uno dei temi chiave. "Il rapido aumento della disoccupazione e' causa di grave preoccupazione" ed e' necessario individuare "orientamenti concreti" in vista del vertice straordinario di Praga del 7 maggio, si legge nel documento finale. Ma i Ventisette hanno discusso anche delle regole della finanza e di banche, sottolineando che gli aiuti alle banche madri non devono comportare restrizioni per il credito alle loro controllate nell'Est Europa. Il Consiglio europeo di giugno "approvera' i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il settore finanziario dell'Ue".

Proprio questo argomento ha visto l'Italia giocare un ruolo da protagonista, con il ministro Giulio Tremonti che ha definito "un successo in se' quello di avere introdotto un tema prima inesistente, quello del legal standard". "Il ripristino della fiducia e il corretto funzionamento del mercato - continua il documento conclusivo - e' una precondizione indispensabile per uscire dall'attuale crisi finanziaria ed economica". Quanto ai Paesi in difficolta', l'Ue raddoppiera' a 50 miliardi il plafond del meccanismo europeo di sostegno finanziario alle bilance dei pagamenti per gli Stati membri fuori dall'Eurozona.

Un altro intervento in termini di "liquidita'" e' il contributo di ulteriori 100 miliardi di dollari (75 miliardi di euro) in prestiti al Fmi per aiutare i Paesi piu' colpiti dalla recessione. L'Europa premera' sul G20 perche' si raddoppi questo fondo, portandolo a 500 miliardi di dollari. E' stato inoltre raggiunto un accordo per finanziare con 5 miliardi 39 grandi infrastrutture nel settore energetico e progetti per la banda larga. Per l'Italia 400 milioni per cinque progetti.

Quanto al clima, l'Ue riafferma di voler assumere un ruolo guida per arrivare a un accordo globale. Nella giornata finale del summit e' arrivata anche la decisione di lanciare il partenariato orientale con sei repubbliche ex sovietiche, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina.

Dopo un acceso dibattito e' passato anche lo stanziamento di 600 milioni di euro di qui al 2013 per sostenere questi Paesi e promuovere rapporti piu' stretti sulle forniture eneregetiche.

Le resistenze erano dovute al timore di non irritare la Russia, che considera questi Paesi ancora sotto la sua sfera di influenza, e soprattutto alla contrarieta' dell'Italia e degli altri Paesi mediterranei ad alterare il rapporto degli aiuti per i vicini dell'Est che dal 2006 rappresenta un terzo rispetto ai due terzi per il sud. "E' una grande vittoria non solo per questi Paesi ma per l'Ue stessa", ha commentato il prsidente di turno, il ministro degli Esteri ceco, Karel Schwarzenberg. Piu' vago l'impegno dei Ventisette sui visti, il cui regime dovrebbe essere allentato. L'Ue negoziera' nuovi accordi di associazione in cambio di riforme democratiche e di libero mercato. Il piano prevede 600 milioni di euro di aiuti, 350 dei quali saranno nuovi fondi destinati a rafforzare le istituzioni, i controlli alle frontiere e l'assistenza per le piccole e medie imprese. Il 7 maggio a Praga (ma potrebbe esserci uno spostamento a Bruxelles) si terra' il vertice inaugurale del partenariato. La presidenza ceca ha lasciato in sospeso la decisione se invitare anche il presidente della Bielorussia, viste le sue scarse credenziali democratiche.

http://www.agi.it/economia/notizie/2009032...t11382-art.html

 

ecco la notizia.

Ecco un'altra notizia dal blog di Grillo

La crisi è piena di buone notizie. Una tra le migliori è la fine dei giornali. Il 30/40% della pubblicità li ha abbandonati da inizio anno. I lettori sono sempre più rari. I dati ufficiosi stimano tra il 10 e il 20% in meno le copie vendute nell'ultimo anno per molte testate. Rimane la carità del Governo e molti editori sono con il cappello in mano nelle sale d'aspetto a Palazzo Chigi. Per vivere grazie alle nostre tasse.

La discesa dei titoli dei gruppi editoriali è da infarto per chi li possiede. Nei primi due mesi e mezzo del 2009 Rizzoli Corriere della Sera ha perso il 43%, Mondadori il 33% e il Gruppo L'Espresso il 42%. In soli due mesi e mezzo! Indovinate quanto possono perdere in 12 mesi. Se si confrontano i valori minimi e massimi delle azioni nel 2008/2009 si può arrivare a prefissi telefonici. Il valore del Gruppo L'Espresso è sceso da 3,026 euro a 0,599, quello di RCS da 2,980 a 0,499, Mondadori da 5,790 a 2,305.

Entro il 2009 molti giornali ci lasceranno per sempre. Il problema occupazionale esploderà per i professionisti della balla stampata. Battista, Mauro, Mieli, Giordano, Feltri, Belpietro, Romano, Scalfari, Merlo, Giannini. Cosa faranno? Che futuro li aspetta? Potrebbero verificare la loro popolarità con un blog. Tanti accessi, altrettanta pubblicità on line e soldi. Negli Stati Uniti con 100.000 accessi unici al mese puoi vivere. Rendono fino a 75.000 dollari all'anno. Metti la tua credibilità e competenza in Rete e chi ti paga, anche se indirettamente, è il lettore. Scalfari guadagnerebbe 10 dollari al mese e Giordano dovrebbe pagare lui.

I giornalisti attuali diventeranno dei disadattati. Un conto è raccontare balle dietro alla scrivania di un ufficio, altro è confrontarsi con la Rete. L'editore, l'impresario degli azionisti alla Tronchetti e alla Geronzi, diventerà una figura romantica. Di un'altra epoca. Negli Stati Uniti, che precedono spesso l'economia mondiale, la pubblicità sui giornali è in calo dal 2004, è una curva che precipita verso lo zero assoluto. Le copie in circolazione dei giornali sono diminuite dal 1990 in modo lineare. Il San Francisco Chronicle -40%, il Los Angeles Times -36.3%, il Whashington Post -22,3%, il Chicago Tribune -29,3%. il Boston Globe - 37,6%.

Uno degli obiettivi del V2 day era la fine dei finanziamenti ai giornali.Il referendum è stato respinto da Carnevale, ma finiranno prima i giornali dei finanziamenti. Non è un'eccellente notizia?

Modificato da Leviathan
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L'Unione Europea smentisce e smaschera le falsità de "La Repubblica" (e non commento, dato che potrebbe essere considerata una violazione del regolamento farlo, su quello che qualcuno, qui sul forum, considera essere l'indirizzo politico del quotidiano in argomento):

 

http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+...amp;pdfIndex=90

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La Repubblica continua anche oggi a fare una campagna diffamatoria sui conti pubblici a rischio e sulla possibilità di default dello stato.

 

Siccome sono cose campate per aria, non capisco chi se ne giovi. Forse non se ne rendono conto ma a gridare al lupo al lupo c'è il rischio che gli investitori prendano la cosa sul serio quando è tutta una bufala.

 

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C'è una bellissima intervista di D'Alema sulla guerra in Kosovo. Intervista che, devo dire, mi ha fatto rivalutare molto il baffetto.

LINK

Modificato da Rick86
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La Repubblica continua anche oggi a fare una campagna diffamatoria sui conti pubblici a rischio e sulla possibilità di default dello stato.

 

Siccome sono cose campate per aria, non capisco chi se ne giovi.

 

Chi sta facendo il catastrofista per mendicare voti per le europee, mr franceschini.

 

guerra in Kosovo.

 

Quale guerra? Difesa attiva intendi :asd:

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Siccome sono cose campate per aria, non capisco chi se ne giovi. Forse non se ne rendono conto ma a gridare al lupo al lupo c'è il rischio che gli investitori prendano la cosa sul serio quando è tutta una bufala.

 

La JpMorgan lo dice...

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Allora l'Italia non soffre come gli altri per questa crisi, rimane il fatto che precedentemente eravamo messi peggio di altri, però con i tassi di interessi crollati e il sistema bancario sostanzialmente sano avremo grossi vantaggi sugli interessi del debito pubblico.

Ora la situazione non è rosea per i problemi strutturali del paese, ma possiamo dire che di emergenza crisi non ce n'è.

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DIRITTI UMANI E GIOCHI DEL MEDITERRANEO

Se l'Occidente è più debole

 

di Angelo Panebianco

 

Quando la crisi economica sarà superata il mondo ci apparirà assai cambiato. Si modificheranno gli equilibri di potenza fra aree geografiche e fra Stati. E i mutamenti nella distribuzione del potere avranno ripercussioni su tanti aspetti della vita degli abitanti del pianeta. L'esito più probabile è un ridimensionamento, sia pure relativo, del peso politico del mondo occidentale nelle vicende internazionali, una riduzione della sua capacità di imporre i propri valori, le proprie concezioni, le proprie istituzioni. Una vittima illustre sarà probabilmente quel «regime dei diritti umani» affermatosi, sia pure in modo lento, tortuoso e imperfetto, dopo il 1945, nell'epoca della Pax Americana: un'epoca in cui il primato politico americano traeva, pur con una elaborazione originale, nutrimento e forza dalle influenze di una più antica cultura europea. In anni recenti, dominati da diffusi risentimenti nei confronti degli Stati Uniti, si è spesso dimenticato quanto stretto fosse quel collegamento. Ma tanto la nascita delle Nazioni Unite quando la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (gli eventi che hanno dato impulso a tutte le successive iniziative per la promozione dei diritti dell'uomo) non furono frutti del caso ma della visione e della volontà degli Stati Uniti.

 

Roosevelt progettò l'Onu ispirandosi a quella Società delle Nazioni voluta alla fine della prima guerra mondiale da un altro Presidente americano: Woodrow Wilson, portabandiera di un internazionalismo democratico nutrito di utopia che non nascondeva il suo debito verso la migliore cultura liberale europea. A sua volta, la Dichiarazione universale del '48 sarebbe stata impensabile se non fosse stata preceduta e ispirata da documenti che hanno fatto la storia dell'Occidente moderno, dalla Dichiarazione di indipendenza americana alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino della Rivoluzione francese. Il giusnaturalismo cristiano, il costituzionalismo liberale, le rivoluzioni democratiche occidentali sono le vere fonti di quell'insieme, nutritissimo, di norme e istituzioni che dopo il '45, al riparo della potenza americana, si è sviluppato al fine di offrire qualche protezione alle persone contro la tirannia. Cosa resterebbe di quelle norme e di quelle istituzioni nel momento in cui il primato americano venisse meno e, più in generale, ciò che siamo soliti chiamare Occidente vedesse drasticamente ridimensionata la propria capacità di influenza? L'indebolimento relativo del mondo occidentale, sul piano economico, era già in atto da tempo. Negli ultimi anni si è tanto discusso dello spostamento verso l'Asia del potere economico mondiale. L'incertezza riguardava solo i tempi. La crisi potrebbe accelerare il processo. Gli indizi non mancano. Da un lato, la comunità euro- atlantica vive un momento assai difficile, esemplificato dalle divergenze fra l'Amministrazione americana e i principali governi europei su diagnosi e terapie per affrontare la crisi economica.

 

Al G20 di Aprile, probabilmente, un qualche compromesso verrà trovato (per tenere buoni i mercati) ma la divisione c'è e l'America non dispone di risorse di leadership tali da poter imporre agli europei le proprie soluzioni. Per giunta, gli europei stessi sono divisi: alcuni cercano, all'interno di una formale unità di intenti (come ha osservato André Glucksmann sul Corriere di ieri), di trovare da soli la via alla salvezza. Dall'altro lato, sembra chiaro che se la crisi verrà superata moltissimo si dovrà al cosiddetto G2, alla capacità di Stati Uniti e Cina di coordinare fra loro le misure anticrisi. Superata la crisi, potremmo trovarci con un'America almeno in parte politicamente ridimensionata, un'Europa ulteriormente indebolita e forse anche più divisa, e una grande potenza autoritaria ormai detentrice della co-partnership nel governo degli affari mondiali. Che accadrebbe ai diritti umani? Con una Cina autoritaria che uscisse rafforzata dalla crisi o anche con una Russia semi-autoritaria che consolidasse ulteriormente la sua capacità di ricatto energetico nei confronti dell'Europa, crescerebbe il tasso di ipocrisia a cui dovremo adattarci: Tibet, quale Tibet? Omicidi di Stato in Russia? Ma quando mai? Peraltro, abbiamo già prove abbondanti di cosa succede alle istituzioni dei diritti umani quando l'egemonia occidentale si indebolisce. È un po' ciò che accade a una democrazia quando al suo interno agisce un partito totalitario: esso usa le libertà democratiche per scavare la fossa alla democrazia.

 

Le istituzioni dei diritti umani cambiano segno se l'Occidente ripiega. Accadde alla Conferenza Onu contro il razzismo di Durban del 2001, trasformata in una manifestazione di razzismo antisemita da tirannie islamiche e africane. Sarebbe successo di nuovo nella prossima Conferenza sul razzismo di Ginevra se la reazione americana prima e italiana poi non avessero spinto anche i più riluttanti fra i Paesi europei a imporre cambiamenti radicali del testo che la Conferenza sarà chiamata ad approvare. Per inciso, c'è un altro caso, che ci riguarda da vicino, in cui l'azione dei nemici dei diritti umani si manifesta: quei Giochi del Mediterraneo che si terranno a Pescara fra un paio di mesi e dai quali i fautori arabi della distruzione di Israele ne hanno ottenuto l'esclusione. Il ministro degli esteri Frattini, che ha avuto grandi meriti nell'azione per impedire una Durban 2, sostiene, con rammarico, che non è più possibile fermare la macchina dei giochi. Forse non è più possibile ma sarebbe stato necessario muoversi per tempo. Una luce assai sinistra illuminerà quei giochi dal primo giorno all'ultimo. Contro la convinzione di chi pensa che la storia proceda in modo inesorabile, non c'è ragione per credere che i diritti umani siano destinati ad affermarsi sempre più. Ci sono invece ragioni per credere il contrario. Figli della cultura occidentale, i diritti umani, come la democrazia politica, sono legati al destino dell'Occidente, ne seguono e ne seguiranno la parabola.

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