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GEORGIA - Topic Ufficiale


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Gli Stati Uniti dietro al conflitto in Georgia, per favorire uno dei candidati alle presidenziali americane. È la tesi sostenuta da Vladimir Putin di fronte alle telecamere della Cnn.

Nell'intervista alla rete americana, Putin ha anche espresso il suo disappunto perché l'amministrazione Usa non avrebbe «fatto molto per fermare il conflitto in Georgia, sin dall'inizio».

 

La Casa Bianca resginge al mittente le accuse, giudicandole «irrazionali».

 

Nell'intervista alla Cnn, Putin ha comunque assicurato che la Russia non bloccherà mai le forniture di idrocarburi come risposta alle pressioni europee per il conflitto in Georgia. «Noi non politicizziamo mai i rapporti economici. È vero che gli europei dipendono dalle nostre forniture, ma anche noi dipendiamo dagli acquirenti».

Modificato da Captor
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Russia: US still looking for WMDs in Iraq?

Russian Ambassador to the UN Vitaly Churkin

Russia has slammed what it calls the UN Security Council's hypocritical stance on the independence of Abkhazia and South Ossetia.

 

Russian Ambassador to the UN Vitaly Churkin has accused the world body of adopting a double standard approach in dealing with the issue.

 

He said members of the Council are ignorant about the essence of the Caucasus conflict, Russia Today reported on Friday.

 

The remarks were made after a Thursday's meeting of the Security Council during which the Western powers criticized Moscow's recognition of South Ossetia and Abkhazia.

 

"Russia violated the security zone patrolled by UN peacekeeping forces deployed by the UN Security Council," said Alejandro Daniel Wolff, US Representative to the UN. "In Abkhazia, Russia is violating not only the territorial integrity of Georgia, but also the integrity of this Council."

 

The US also said Russian troops should have never entered the territory of Georgia, a sovereign member of the international community.

 

Churkin, however, hit back by referring to the US invasion and occupation of Iraq.

 

"I would like to ask the distinguished representative of the United States about....Weapons of Mass Destruction. Have you found them in Iraq yet or are you still looking for them"? Churkin said.

 

Churkin, however, said the international community had failed to act in response to Georgia's invasion of South Ossetia earlier this month.

 

"The US and some European states promised (Georgian President) Mr Saakashvili NATO's protection and have started supplying him with new weapons. It obviously invites fresh provocations," the Russian envoy said.

 

He also said that Moscow had called for a ceasefire in the early hours of the conflict but no one had supported it.

 

SB/DT

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Georgia: Mosca vuole basi militari permanenti in Abkhazia e in Ossezia

29 Agosto 2008 Mosca alza la posta in Georgia.

 

Il Cremlino ha fatto sapere che intende stabilire alcune basi militari nelle regioni separatiste georgiane dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia.

 

A riferirlo sono stati i media russi. Il prossimo 2 settembre nella capitale osseta verrà siglato un accordo di cooperazione militare tra la Federazione russa e l'Ossezia del Sud.

 

L'obiettivo di Mosca è quello di installare almeno tre basi permanenti nelle due

 

fonte: http://www.loccidentale.it/articolo/georgi...ossezia.0056852

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Ospite iscandar

la stessa secondo adnkronos

 

Mosca, 29 ago. (Adnkronos/Dpa) - Mosca intende stabilire varie basi militari permanenti nelle regioni secessioniste georgiane di Abkhazia e Ossezia del sud. A darne notizia sono stati i mezzi di informazione russi: il prossimo 2 settembre nella capitale dell'Ossezia meridionale - ha reso noto Tarsan Kokoity, un deputato di Tskhinvali citato dall'Interfax - verra' firmato un accordo di cooperazione militare con la Russia. Mosca intende installare nelle due regioni in totale tre basi militari, riattivando gli impianti che risalgono ai tempi dell'Urss, afferma l'agenzia di Mosca citando circoli-diplomatico-militari russi.

ADNKronos

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La Russia ha sperimentato oggi un missile 'Topol' in grado di perforare una difesa antimissile. Ne hanno dato notizia le agenzie russe citando le forze strategiche nucleari.

 

Le forze strategiche nucleari e le forze spaziali hanno effettuato alle 14:36 ora di Mosca (le 12:36 italiane) dal cosmodromo di Plessetsk (nordovest della Russia) un test di routine di un missile balistico intercontinentale PC-12M Topol'', ha detto il portavoce delle forze strategiche Aleksandr Vovk, citato dall'agenzia Ria-Novosti.

 

Come per dire: continuatre a fare scudi. Noi ci attrezziamo a perforarli.

 

Speriamo che ora si sentano più tranquilli... :rolleyes:

Non è che gli USA restino con le mani in mano!!!

 

Dal link: http://www.dedalonews.it/it/index.php/08/2...so-del-trident/

 

riporto:

 

"Lockheed Martin: 124° lancio con successo del Trident

 

Lockheed Martin ha annunciato il 124° lancio consecutivo di Trident II D5 Fleet Ballistic Missile (FBM) coronato da successo. Il test si è svolto ieri con il lancio di due ordigni dal sottomarino "USS Louisiana" che era in immersione nell’Oceano Pacifico."

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Putin rincara la dose.

 

Il premier russo Vladimir Putin rincara la dose delle sue accuse a Washington per il ruolo nel conflitto georgiano e, alla vigilia del vertice europeo sull' Ossezia del sud, invita la Ue ad adottare una "posizione ragionevole".

 

"E' assai male armare una delle parti in un conflitto etnico e poi spingerla a risolvere il problema con la forza", ha ammonito, ipotizzando che gli Usa fossero al corrente dell'azione che si preparava e che, molto probabilmente, vi abbiano preso parte. "Comincio a sospettare che tutto questo è stato fatto intenzionalmente per organizzare una piccola guerra vittoriosa. E, in caso di fallimento, fare della Russia un nemico per unire gli elettori intorno ad un candidato alla presidenza; di certo si tratta del candidato del partito al potere, perché solo il partito al potere dispone di tali risorse", ha sostenuto.

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Ecco l'intervista di Vladimir Putin alla televisione tedesca ARD con le sue valutazioni sulla questione dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia e sulle loro conseguenze internazionali.

 

---

 

D. Egregio signor primo ministro, dopo l’escalation della situazione in Georgia nell’opinione pubblica occidentale, cioe’ non solo a livello dei circoli politici, ma anche della stampa, la gente ha l’idea che voi con la violenza abbiate creato una situazione per la quale la Russia è contro il mondo intero.

 

R. Lei cosa pensa? Chi ha iniziato la guerra?

 

D. L’ultimo dei motivi e’ stata l’aggressione della Georgia a Tskhinvali.

 

R. Grazie per la sua risposta. Questo e’ vero. E’ stato proprio cosi’. E di questo parleremo ancora piu’ tardi. Voglio semplicemente rilevare che non siamo stati noi a creare questa situazione.

E ora per quanto riguarda la questione dell’autorita’ della Russia. Io sono convinto che l’autorita’ di qualunque Paese, capace di proteggere la vita e la dignita’ dei suoi cittadini, di un Paese, capace di avere una politica estera indipendente, nel lungo e nel medio termine avra’ un’autorita che potra’ solo crescere. Al contrario, l’autorita’ di quei Paesi, che hanno assunto come regola quella di servire gli interessi esteri di altri Stati, senza tener conto dei propri interessi nazionali, indipendentemente da ogni loro giustificazione, calera’ nel tempo.

 

D. E pero’ lei non ha risposta alla domanda: perche’ voi siete andati incontro al rischio di isolare il vostro Paese?

 

R. Mi pareva di aver risposto. Ma se ha bisogno di ulteriori spiegazioni, gliele darò. Io ritengo che un Paese, in questo caso la Russia, che può difendere l’onore e la dignità dei suoi cittadini, proteggere le loro vite, ottemperare ai propri obblighi giuridici internazionali nell’ambito di un mandato internazionale, un Paese cosi’ non sarà isolato, checchè ne dicano, con una mentalita’ da “blocco”, i nostri partner in Europa o negli Stati Uniti. Il mondo non finisce in Europa e negli Stati Uniti. Anzi, voglio affermare ancora una volta che se ci sono Stati che possono trascurare gli interessi nazionali propri servendo quelli esteri di altri, l’autorità di simili Stati, per quali sforzi non facciano per giustificarsi, la loro autorità nel mondo calerà di continuo. In questo senso se gli Stati europei vogliono servire gli interessi internazionali degli Stati Uniti, secondo me, non ci guadagneranno niente. Adesso prendiamo i nostri obblighi giuridici internazionali. Come da accordi internazionali, i contingenti di pace russi hanno acconsentito all’obbligo di difendere la popolazione civile dell’Ossezia del Sud. E ora ricordiamoci del 1985. La Bosnia. Come sappiamo bene, il contingente di pace europeo, rappresentato da soldati olandesi, non ha ritenuto di reagire contro uno degli aggressori rendendo possibile in questo modo la rasatura al suolo di una intero Paese. Ci sono stati dei morti e hanno sofferto centinaia di persone. Il problema e la tragedia di Serebreniza sono ben noti. Lei per caso voleva che noi facessimo la stessa cosa? Che ce ne andassimo lasciando il campo all’esercito giorgiano perchè ammazzasse gli abitanti di Tskhinvali?

 

D. I suoi critici dicono che lo scopo della Russia in realtà non fosse la difesa della popolazione civile di Tskhinvali, ma il tentativo di rovesciare il presidente Saakashvili, contribuire ad una ulteriore destabilizzazione della Georgia e in questo modo ostacolare la sua entrata nella NATO. E’ così?

 

R. No, non e’ così. Questa e’ semplicemente una alterazione dei fatti. E’ una bugia. Se questo fosse stato il nostro scopo, evidentemente avremmo iniziato noi il conflitto. Invece, come ha detto anche lei, il conflitto l’ha iniziato la parte georgiana. Ora voglio ricordare alcuni fatti di storia recente. Dopo la decisione illegale del riconoscimento del Kosovo, tutti hanno atteso che la Russia riconoscesse l’indipendenza e la sovranità dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. E' vero, fu così, tutti hanno atteso questa decisione da parte della Russia. Noi ne avremmo avuto il diritto morale, ma noi non l’abbiamo fatto. Noi ci siamo comportati in modo più che contenuto, cosa che non vorrei nemmeno commentare, in effetti abbiamo “ingoiato” la questione. E cosa abbiamo ottenuto? Un escalation del conflitto, l’aggressione dei nostri soldati di pace, l’aggressione e l’uccisione della popolazione civile nell’Ossezia del Sud. Lei conosce i fatti, come sono avvenuti, cosa di cui si è già parlato. Il ministro degli Esteri della Francia è stato nell’Ossezia del Nord, e si è incontrato con i profughi. I testimoni oculari hanno raccontato che parti dell’esercito georgiano con i carri armati sono andati contro donne e bambini, hanno spinto la popolazione nelle case e poi gli hanno dato fuoco con la gente viva dentro. E i soldati georgiani quando sono entrati a Tskhinvali, tra l’altro, passando vicino alle case, vicino agli scantinati dove si nascondevano donne e bambini, ci buttavano dentro le granate. Che cos’e tutto questo se non genocidio? Ora, per ciò che riguarda il governo della Georgia. gente, che ha portato alla catastrofe il proprio Paese – e con le proprie azioni il governo della Georgia ha fatto saltare la propria integrità territoriale e statale, - certo che gente del genere, secondo me, non può governare Stati ne piccoli, ne grandi. Se queste fossero persone per bene, si sarebbero immediatamente dovute dimettere.

 

D. Questa non è la sua decisione, ma la decisione georgiana.

 

R. Certo. Ma noi conosciamo anche precedenti di altro tipo. Ricordiamoci come i soldati americani sono entrati in Iraq e come si sono comportati con Saddam Hussein per il fatto che lui avesse annientato alcuni Paesi sciiti. E qui nelle prime ore della battaglia sono stati eliminate dalla faccia della terra dieci paesini ossetini nell’Ossezia del Sud.

 

D. Signor primo ministro, lei crede in virtù di ciò che sia vostro diritto invadere il territorio di un Paese sovrano, cioè non rimanere nella zona del conflitto, ma bombardarlo? Io stesso oggi siedo accanto a lei grazie per un caso perchè in un quartiere abitativo di Gori, a 100 metri da me, sono scoppiati degli ordigni, una bomba lanciata da un vostro aereo. Non è questa una violazione del diritto internazionale, cioè proprio del fatto che voi di fatto occupate un piccolo Paese? Da dove vi viene questo diritto?

 

R. Certamente che noi abbiamo diritto…

 

D. Preciso ancora una volta, che la bomba è stata gettata su una abitazione civile.

 

R. Certmente, noi abbiamo agito in base al diritto internazinale. Le aggressioni alle nostre postazioni del contingente di pace, l’uccisione dei nostri soldati e dei nostri cittadini, tutto ciò senza ombra di dubbio, l’abbiamo considerate come una aggressione alla Russia. Nelle prime ore dell’azione bellica con i propri colpi l’esercito georgiano ha ucciso subito alcune decine di soldati del contingente di pace. Hanno circondato la nostra cittadella “del Sud” ( zona sud) (lì c’erano le cittadelle della “zona Sud” e della “zona Nord”), con carri armati e hanno iniziato a sparare con colpi diretti. Quando i nostri soldati hanno fatto il tentativo di tirare fuori l’apparecchiatura dai garage, sono stati sferrati i colpi con sistemi “Grad”. Dieci persone che sono entrate nell’angar sono morte sul posto, arsi vivi. Dopo di che l’aviazione georgiana ha inferto colpi in più luoghi nel territorio dell’Ossezia del Sud, non a Tskhinvali, ma nel bel mezzo dell’Ossezia del Sud. Noi siamo stati costretti a rispondere punto per punto al fuoco, punti che si trovavano nelle zone dei combattimenti e nella zona di sicurezza. Ma questi sono stati i punti dai quali operava l’esercito che ha colpito i soldati russi e i contingenti di pace.

 

D. Ma io ho già detto che sono state bombardate zone abitative. Forse lei non è in possesso di tutte le informazioni?

 

R. Io, forse, non ho tutte le informazioni. E’ possible che vi siano stati anche degli errori nel corso delle operazioni militari. Per l’appunto proprio ora in Afganistan l’aviazione americana ha inferto un colpo, si dice ai talebani e con un colpo solo ha fatto fuori quasi cento civili. Questa è la prima delle possibilità. Ma la seconda è piu’ verosimile, e cioè che i punti di comando del fuoco dell’aviazione e delle stazioni radio la parte georgiana li ha dislocati proprio nelle abitazioni civili per ridurre la possibilità che noi usassimo l’aviazione prendendo la popolazione e lei medesimo in ostaggio.

 

D. Il ministro degli Esteri della Francia, presidente di turno della UE, signor Kuchner ha recentemente manifestato la sua preoccupazione che il prossimo conflitto potrebbe riguardare l’Ucraina, e in particolare la Crimea e Sebastopoli, come anche la base della flotta russa. Rientrano la Crimea e Sebastopoli nei piani della Russia?

 

R. Lei ha detto, il prossimo scopo. Noi non abbiamo neanche qui scopo alcuno. Per cui penso che dire prossimo scopo non sia corretto. Questo come prima cosa.

 

D. Lei lo esclude?

 

R. Se Lei mi permette di risponderLe, sara’ soddisfatto. La Crimea non rappresenta una zona di contestazione. Lì non c’è mai stato un conflitto etnico, a differenza del conflitto tra Ossezia del Sud e Georgia. La Russia ha da tempo riconosciuto gli attuali confine dell’ Ucraina. Noi di fatto riguardo ai confini abbiamo terminato le nostre trattative. Si parla di demarcazione, ma questa è una faccenda tecnica. La domanda su scopi simili per la Russia, ritengo cha abbia carattere provocatorio. Lì, in Crimea, all’interno della società, hanno luogo processi complicati. Ci sono i problemi dei tatari di Crimea, della popolazione ucraina, della popolazione russa e in generale della popolazione slava. Ma questo è un problema interno dell’Ucraina. Noi abbiamo un accordo con l’Ucraina riguardo alla nostra flotta valido fino al 2017 e noi terremo fede a questo accordo.

 

D. Un altro ministro degli Esteri, questa volta della Gran Bretagna, il signor Millibend ultimamente ha espresso preoccupazione per l’inizio di una nuova “Guerra fredda”, ricomincia la corsa agli armamenti. Come giudica lei la situazione? Siamo noi adesso sulla soglia di un nuova “era glaciale”, di una nuova “Guerra fredda”, di una nuova corsa agli armamenti? Qual’e’ il suo punto di vista?

 

R. La Russia non promuove nessun inasprimento, o tensione con chicchessia. Noi desideriamo dei rapporti buoni, di buon vicinato e di partnership con tutti. Ma se permette dirò cosa penso di tutto ciò. C’era l’URSS e il Patto di Varsavia. E c’erano le truppe sovietiche in Germania, per la verità, bisogna essere onesti, quelle erano contingenti di occupazione, le truppe che sono rimaste in Germania dopo la seconda Guerra mondiale, con il fregio di truppe alleate. Queste forze di occupazione sono andate via. L’Unione Sovietica si e’ sciolta, il Patto di Varsavia non c’e’ piu’. Minaccie dall’Unione Sovietica non ce ne sono. Ma la NATO, le truppe americane sono rimaste in Europa. Come mai? Per richiamare e fare ordine nel proprio Paese, per richiamare all’ordine i propri alleati, per mantenerli nei limiti della disciplina del blocco ci vuole una minaccia esterna. L’Iran in questo senso non è abbastanza credibile. E si vorrebbe molto resuscitare l’idea del nemico russo. Ma in Europa non ha più paura nessuno.

 

D. Lunedi si terrà la riunione del Consiglio della UE a Bruxelles. Lì parleranno della Russia, delle sanzioni nei confronti della Russia, perlomeno queste questioni saranno all’ordine del giorno. Come vi ponete in confronto a tutto ciò? Vi è indifferente? Lei pensa comunque che l’Unione Europea parla in molte lingue?

 

R. Se dicessi che ci sputiamo sopra, che la cosa ci è indifferente, direi una bugia. Ovviamente la cosa non ci è indifferente. Ovviamente seguiremo con attenzione tutto ciò che succederà. Speriamo semplicemente che prenda il sopravvento il buon senso. Speriamo che non verrà data una valutazione politicizzata, ma una valutazione oggettiva di quanto è accaduto in Ossezia del Sud e in Abkhazia. Noi speriamo che l’azione del contingente di pace russo trovi sostegno, mentre le azioni della parte gieorgiana, che ha portato avanti questa azione criminale, venga messa a giudizio.

 

D. Ecco, in rapporto a questo vorrei chiederle. Come vi apprestate a risolvere il seguente dilemma? Da una parte la Russia è interessata a continuare la sua collaborazione con l’Unione Europea. E non può agire diversamente in virtù dei compiti economici che si è posta. Dall’altra la Russia vuole portare avanti il gioco con sue regole proprie, russe. Cioè da una parte c’è l’attenersi a valori europei e dall’altra quello di comportarsi con regole russe. Ma non è possible soddisfare contemporaneamente le due posizioni.

 

R. Sappia che noi non abbiamo intenzione di avere regole del gioco nostre. Noi desideriamo che tutti lavorino con regole comuni, che si chiamano diritto internazionale. Ma noi non vogliamo che qualcuno manipoli questi concetti. In una regione del mondo ci saranno regole del gioco di un certo tipo e in un altra, altre. Tanto per soddisfare i nostri interessi. Noi vogliamo che ci siano regole uniche, che soddisfino gli interessi di tutti i membri del dialogo internazionale.

 

D. In questo modo, lei vorrebbe dire che nelle distinte zone del mondo l’Unione Europea si comporta in modi diversi, che non corrispondono alle regole del gioco internazionale?

 

R. Eccome! Come hanno riconosciuto il Kosovo? Hanno dimenticato tutto sull’integrita’ dello Stato. Hanno dimenticato la risoluzione 1.244, che loro stessi avevano sanzionato e sostenuto. Liì questo si poteva fare, ma in Abkhazia e in Ossezia del Sud non si può! Perchè?

 

D. Cioè la Russia è l’unico arbitro del diritto internazionale? Tutti gli altri fanno manipolazioni. Ma non ne sono coscienti. Essi hanno altri interessi e non gli importa. L’ho capita bene?

 

R. Lei non mi ha capito bene. Voi siete stati d’accordo con l’indipendenza del Kosovo? Si o no?

 

D. Io personalmente…, io sono un giornalista

 

R. No, I Paesi occidentali.

 

D. Si

 

R. Fondamentalmente tutti l’hanno riconosciuto. Ma se avete riconosciuto lì, riconoscete allora l’indipendenza della Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Non c’è nessuna differenza. Non c’è alcuna differenza in queste due posizioni. E’ una differenza inventata. Lì c’era un conflitto etnico, e qui c’è un conflitto etnico. Lì c’erano azioni violente praticamente da ambo le parti, e anche qui probabilemente si possono trovare. Se si cercano, probailmente si trovano. E’ verosimile. Lì è stata presa la decisione che quei popoli non possono vivere insieme in uno Stato unico, e qui non vogliono vivere insieme in uno Stato unico. Non c’è nessuna differenza, lo capiscono tutti. Sono tutte chiacchiere. Per coprire decisioni illegali. E’ il diritto della forza. Il diritto del pugno forte. E con tutto ciò la Russia non può trovarsi d’accordo. Signor Roth, lei vive in Russia già da molto tempo. Lei parla molto bene il russo, quasi senza accento. Che lei personalmente mi abbia capito, non è una sorpresa. Ma io vorrei che mi capissero anche i nostri, i miei colleghi europei, quelli che si riuniranno il primo e penseranno a questo conflitto. Fu presa la risoluzione 1.244? Lo fu. Lì era scritto e sottolineato: l’integrità territoriale della Serbia. Hanno buttato nell’immondizia quella risoluzione, l’hanno dimenticata. Hanno tentato di svincolarsi. E non era possible svincolarsi L’hanno semplicemente dimenticata. Perchè? Alla Casa Bianca hanno comandato così e tutti hanno ubbidito. Se i Paesi europei continueranno così la propria politica, allora delle questioni europee ci toccherà parlare direttamente con Washington.

 

D. Vorrei farle una domanda, che riguarda lo sviluppo dei rapporti russo-germanici indipendentemente dalle valutazioni e proposte fatte qui. Ma, considerando i rapporti particolari tra i nostri due Paesi, può la Germania in questa situazione avere un ruolo di mediazione speciale?

 

R. Noi con la Germania abbiamo rapporti molto buoni, di grande fiducia, nel campo della politica e della sfera economica. Quando abbiamo parlato con il signor Sarkozy durante la sua visita a Mosca, gli abbiamo detto in faccia che noi non abbiamo intenzione di annetterci alcun territorio georgiano e che ovviamente andremo via da quei punti nei quali ci troviamo ora. Ma andremo nella zona di sicurezza, quella designata precedentemente negli accordi internazionali. E nemmeno lì abbiamo intenzione di rimanere in eterno. Noi riteniamo che quello sia territorio georgiano. Il nostro scopo è unicamente quello di provvedere alla sicurezza in quella regione, non permettere che di nuovo si collochino, segretamente, come è stato fatto questa volta, armi, strumenti, per impedire il ripetersi di nuove occasioni di conflitto armato. E dirò che la partecipazione lì di osservatori internazionali, osservatori dell’OSCE, della Comunita’ Europea verranno salutati positivamente. Bisogna solo accordarsi sui principi del lavoro comune.

 

D. E questo significa che voi comunque porterete via i vostri contingenti militari?

 

R. Certamente. Per noi la cosa importante è garantire la sicurezza in questa zona. Nella tappa successiva, aiutare l’Ossezia del Sud a salvaguardare i propri confini. E non avremo altri motivi per restare in questa zona di sicurezza. Nel corso di questo lavoro, saluteremo con piacere la collaborazione con le strutture europee e anche con l ‘OSCE.

 

D. Rispetto alla crisi di rapporti che ora, senza ombra di dubbio, è sorta (rapporti con gli USA e con l’Europa), quale contributo potete dare perchè questa crisi si concluda?

 

R. Intanto di tutto ciò, ne ho parlato ieri con i suoi colleghi della CNN. Mi pare che sostanzialmente la crisi sia stata provocata anche dai nostri amici americani durante la campagna elettorale, proprio per garantire un vantaggio a uno dei candidati, in questo caso quello del partito reggente.

 

D. Lei ha dei fatti?

 

R. Noi sappiamo che li, c’erano molti consiglieri americani. E’ molto male armare una delle parti, tra due che si trovano in conflitto etnico per poi spingerla a risolvere questi problemi etnici con le armi. A prima vista sembrerebbe piu’ semplice che condurre trattative per anni e cercare compromessi, ma è un modo molto pericoloso. Lo sviluppo dei fatti, l’ha dimostrato. Ma gli istruttori, i “maestri”, in senso largo, il personale insegna a lavorare con l’apparecchiatura bellica fornita nei poligoni e nei “centri di istruzione”, e dove si trovava invece? Nelle zone di scontro. E ciò fa pensare al fatto che il governo degli Stati Uniti sapeva dell’azione che si andava per compiere e anzi ha partecipato a tutto ciò, semplicemente perchè senza il comando dei ranghi superiori dei cittadini americani nella zona del conflitto non avevano il diritto di trovarsi. Nella zona di sicurezza si potevano trovare solo cittadini del luogo, si potevano trovare osservatori dell’OSCE e forze del contingente di pace. Ma lì noi abbiamo trovato tracce di cittadini americani, che non rientravano nè nella prima, nè nella seconda e nè nella terza categoria. E qui sorge la questione. Perchè i governanti americani hanno permesso che lì si trovassero dei propri cittadini, che non avevano il diritto di trovarsi in questa zona di sicurezza? E se loro lo hanno permesso allora a me viene il dubbio che tutto questo sia stato fatto appositamente per organizzare una piccolo guerra vittoriosa. E siccome non è riuscita, ora si deve fare della Russia un nemico e su questo terreno di cultura unire l’elettorato attorno a uno dei candidati alla presidenza. Ovviamente intorno al candidato del partito al potere. Ecco le mie riflessioni e le mie supposizioni. Sarà affar suo, essere o non essere d’accordo con quanto detto. Ma tutto ciò ha diritto di esistere, poichè noi abbiamo trovato tracce di cittadini americani nella zona del conflitto.

 

D. Un’ultima domanda. Non crede lei, che lei personalmente si trovi nella trappola di un regime autoritario? Nel sistema attuale lei riceve l’informazione dai vostri servizi segreti. Lei riceve informazioni da varie fonti, e anche dall’ambiente economico, ma a volte perfino i mezzi di informazione hanno paura di dire qualcosa di diverso, che contraddica ciò che lei vuole sentire. Non puo’ essere succeso che il sistema che lei ha creato, le chiude la possibilita’ di avere una visione piu’ larga, non le dia la possibilità di vedere per davvero ciò che succede oggi in Europa e in altri Paesi?

 

R. Egregio signor Roth. Lei ha caratterizzato il nostro assetto politico come un sistema autoritario. Lei, nel corso di questa nostra odierna discussione, ha ricordato diverse volte i valori comuni. Dov’è la lista di questi valori? Ci sono dei princìpi fondamentali. Diciamo, il diritto della persona alla vita. Ecco, per esempio in America c’è la pena di morte, da noi in Russia non c’è e in Europa non c’è. Significa questo che voi state per uscire dalla NATO perchè non c’è una perfetta coincidenza dei valori tra europei e americani? Adesso prendiamo questo conflitto, di cui stiamo parlando oggi con lei. Non Le è per caso noto quello che è successo in Georgia negli ultimi anni? La misteriosa morte del primo ministro Khvani. Il boicottaggio contro l’opposizione. La dispersione fisica delle manifestazione dell’opposizione.

La gestione delle elezioni nazionali in una situazione di emergenza. Dopo di che questa azione criminale nell’Ossezia del Sud con molte vittime umane. E questo, naturalmente è un Paese democratico, con cui bisogna avere un dialogo e che bisogna prendere nella NATO, e magari anche nella Comunita’ Europea. Ma se un altro Paese difende i propri interessi, semplicemente il diritto dei cittadini alla vita, cittadini che hanno subito un’aggressione, ci hanno ammazzatto subito 80 persone. 2.000 pacifiche persone come risultato sono state uccise. E noi non possiamo difendere le vite dei nostri cittadini, li’? E se noi difendiamo le nostre vite, ci portano via le salsicce? Che scelta abbiamo noi tra la vita e le salsicce? Noi scegliamo la vita, signor Roth. E ora, per cio’ che concerne un altro valore, la libertà di informazione. lei guardi un po’ come viene data l’informazione su questi fatti, sulla stampa degli Stati Uniti, che viene ritenuta il faro della democrazia. E’ iniziata la fucilazione di massa a Tskhinvali, erano già iniziate le operazioni di terra delle truppe georgiane, già c’erano molte vittime e nessuno ha detto una parola. La sua televisione ha taciuto e tutti canali americani hanno taciuto, come se non fosse successo niente, il silenzio. Ma come l’aggressore le ha beccate sul muso e gli hanno spaccato i denti, come ha abbandonato subito tutte le armi americane ed è fuggito senza neanche girarsi, tutti si sono ricordati del diritto internazionale e della Russia cattiva. Tutti hanno ritrovato la voce. Ed ora a proposito di salsicce e di economia. Noi desideriamo dei normali legami economici con i nostri partner. Noi siamo un partner molto affidabile. Noi non abbiamo mai ingannato nessuno. Quando noi abbiamo costruito il condotto nella Repubblica Federale di Germania all’inizio delgi anni ’60, li’ i nostri partner di oltreoceano hanno consigliato ai tedeschi di non concludere quel progetto. Lei queste cose le deve sapere.

Ma allora il governo della Germania prese la decisione giusta e con l’Unione Sovietica quel sistema fu costruito. Oggi quello è una delle fonti sicure di approvvigionamento di idrocarburi per l’economia tedesca. La Germania ne riceve annualmente 40 miliardi di metri cubi. Idem, l’anno scorso e quest’anno e garantiamo che riceverà tutto ciò. Ma adesso vediamo come stanno le cose più globalmente. Qual’è la struttura del nostro export nei Paesi europei, e anche nell’America del Nord? Per l’80% è merce che appartiene alla categoria della materia prima: petrolio, gas, prodotti chimici della raffinazione del petrolio, legname, metalli vari, concimi chimici. Questo è tutto, tutto ciò di cui ha estremamente bisogno l’economia mondiale ed europea. E’ merce estremamente richiesta sui mercati mondiali. Noi abbiamo possibilità anche nel campo della alta tecnologia, ma per ora esse sono limitate. E oltre a tutto ciò, perfino avendo un accordo con l’Unione Europea, diciamo, nel campo delle forniture del combustibile atomico, non ci danno uguale diritto di presenza in Europa sul mercato dei combustibili. Guarda caso, per la posizione di nostri amici francesi.

Loro lo sanno e noi con loro abbiamo discusso a lungo. Ma se qualcuno vuole distruggere questi legami, noi non possiamo farci niente. Noi questo non lo vogliamo. Noi speriamo vivamente che i nostri partner ottemperino in modo uguale ai loro obblighi come noi abbiamo ottemperato ai nostri e come siamo intenzionati a fare in futuro. Questo, per ciò che riguarda il nostro export. Ma per ciò riguarda il vostro export, cioè il nostro import, in Russia esiste un mercato grande e sicuro. Io adesso non ricordo le cifre, ma le forniture, diciamo, nel settore della metalmeccanica tedesca sul mercato russo crescono da un anno all’altro. E oggi sono molto grandi. Qualcuno vuole smettere di effettuare queste forniture? E noi le compreremo da altre parti. Chi ha bisogno di tutto questo, non capisco? Noi richiamiamo a una analisi obiettiva di quello che è successo. Noi speriamo che vincano il buon senso e la giustizia. Noi siamo vittima di una aggressione. Noi speriamo nel sostegno dei nostri partner europei.

 

D. La ringrazio cordialmente per questa intervista, signor primo ministro.

 

R. Grazie molte.

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aggiungi l'Ucraina,i missili a cuba e qualche altro stato ex sovietico e gli stati uniti si pentiranno di non essere intervenuti in georgia

 

 

Inviterei i commenti fuori luogo per evitare ulteriori interventi dei moderatori che potrebbero portare alla chiusura di un' interessante discussione.

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Dal link: http://www.loccidentale.it/articolo/la+cri...cidente.0056950

 

riporto un articolo (da me complessivamente condiviso, ma non in toto) che analizza a fondo e compiutamente, tutta la situazione:

 

 

Non solo benefici per la Russia

 

Crisi in Georgia: che può fare l'Occidente?

 

di Ettore Greco

 

1 Settembre 2008

 

 

Non è poco quel che la Russia ha fin qui ottenuto con l'intervento militare in Georgia. Ha dimostrato di essere pronta a usare la forza per salvaguardare quelli che considera i suoi interessi vitali. Ha dato una prova inequivocabile del suo potere politico e militare nel “vicino estero”. Ha messo a nudo la scarsa capacità di reazione dei paesi occidentali alle crisi che investono l’area. Ha non solo ricacciato indietro in poche ore le truppe georgiane in Ossezia del sud, ma, penetrando in profondità nel territorio della Georgia, ha dimostrato di poter facilmente tagliare in due il paese, interrompendo collegamenti vitali per la sua economia.

 

Ha così inferto anche un colpo formidabile al progetto occidentale di costruire una rete di gasdotti e oleodotti che colleghino l’Azerbajian e l’Asia centrale all’Europa, attraverso la Georgia,scavalcando la Russia. Infine, riconoscendo l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del sud ha, fra l’altro, messo una pietra tombale sull’ipotesi, a lungo caldeggiata dagli occidentali, di sostituire le truppe russe nelle repubbliche secessioniste con una vera missione internazionale di peacekeeping.

 

 

Il rovescio della medaglia

 

Ma c’è il rovescio della medaglia che sarebbe parimenti sbagliato sottovalutare: i costi politici ed economici che la Russia sta pagando o potrebbe pagare in futuro. Spaventando i vicini, Mosca ha rafforzato in alcuni di essi la determinazione a integrarsi nelle strutture euro-atlantiche (non è il caso solo della leadership georgiana, ma anche di quella ucraina). E dopo l’intervento russo le resistenze polacche all’installazione del temuto sistema antimissilistico americano si sono sciolte come neve al sole (l’Ucraina, dal canto suo, si è affrettata ad offrire agli occidentali l’accesso ai suoi radar per la difesa aerea). Anche il desiderio di alcune repubbliche centroasiatiche di acquisire una maggiore autonomia da Mosca potrebbe alla fine emergere rafforzato da questa crisi.

 

Non solo: il riconoscimento dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del sud potrebbe incoraggiare, nel più lungo termine, i movimenti indipendentisti non soltanto ai confini della Russia, ma anche al suo interno, nelle regioni caucasiche di confine, creando quell’effetto domino che è stato l’incubo di Mosca sin dai tempi di Eltsin. C’è poi quello che la Russia sperava di ottenere e non ha – almeno finora – ottenuto. Mikhail Saakashvili, l’odiato presidente georgiano, di cui i dirigenti russi hanno immediatamente chiesto la testa, rimane in sella, anche se il suo futuro politico appare precario. E il goffo tentativo del presidente russo Dmitry Medvedev di ricevere dalla Shangai Cooperation Organization (Sco) - l’organizzazione cui partecipano anche la Cina e quattro repubbliche centroasiatiche - un sostegno al riconoscimento di Abkhazia e Ossetia del sud, è stato un clamoroso fallimento. Né poteva essere diversamente: tutti gli altri membri della Sco, a cominciare dalla Cina, vedono come fumo negli occhi ogni mossa che possa avvalorare aspirazioni indipendentiste, avendo a che fare, chi più chi meno, con turbolenti minoranze interne. Ed è facile prevedere che, a differenza di quanto accaduto per il Kosovo, solo pochissimi Stati – seppure ce ne sarà qualcuno - si uniranno alla Russia nel riconoscimento delle due repubbliche caucasiche.

 

Anche i danni economici subiti dalla Russia non sono irrilevanti. Il rublo ha perso quota, più del 4% nei confronti del dollaro. Il mercato azionario ha avuto una brusca caduta (perdendo, fra l’altro, più del 6% immediatamente dopo l’annuncio che la Russia avrebbe riconosciuto le due repubbliche secessioniste). La fuga di capitali è stata ingente: solo nella prima settimana del conflitto, secondo dati della banca centrale russa, le riserve in valuta straniera si sono ridotte di oltre 16,4 miliardi di dollari, il calo maggiore dalla crisi del 1998. In generale i mercati russi sembrano aver reagito con notevole preoccupazione al conflitto con la Georgia, il che dovrebbe preoccupare il Cremlino.

 

Ma è probabile che i dirigenti russi abbiano messo in conto gran parte di questi costi e li abbiano considerati non solo accettabili, ma anche contenibili. Per limitarci solo a quelli economici, non è escluso che lo choc provocato dalla crisi si riassorba in poco tempo. D’altra parte, le industrie energetiche nazionali, nei cui consigli d’amministrazione siedono molti dirigenti politici russi, hanno continuato a fare affari d’oro e non è detto che, per le ragioni summenzionate, alla fine non si avvantaggino della crisi. Più in generale, è chiaro che il presidente del Consiglio russo, Vladimir Putin, che, tutto indica, continua a tenere saldamente nelle sue mani le redini della politica estera del paese, sembra dare priorità agli obiettivi geopolitici rispetto a quelli economici. O perlomeno non è affatto disposto a sacrificare i primi ai secondi. D’altra parte egli sembra convinto che il recupero di potere e influenza sul “vicino estero” sia una delle condizioni fondamentali per il rafforzamento economico della Russia. Che cioè una maggiore influenza politica in quell’area dia alla fine anche dei ritorni economici.

 

 

Lo spazio di manovra dell’Occidente

 

Ma quale strategia politica dovrebbero seguire i paesi occidentali in questa situazione? Per rispondere a questa domanda, bisogna chiedersi innanzitutto che cosa realisticamente possono fare, qual è, in concreto, il loro spazio di manovra. E la risposta, piaccia o meno, è che esso è molto limitato. Mosca ha vinto militarmente e nessuno vuole o è in grado di costringerla con la forza a fare marcia indietro. Almeno da questo punto di vista, è indiscutibilmente in una posizione di grande vantaggio. Ciò significa che è irrealistico chiedere che conceda ora quel che aveva costantemente e ostinatamente rifiutato prima del conflitto, come, per esempio, la sostituzione della sua missione di peacekeeping in Abkhazia con una di carattere realmente internazionale. Né si può sperare di ristabilire lo status quo ante, anche se è questo quel che hanno subito chiesto i paesi occidentali. Per la semplice ragione che nessun leader occidentale è pronto a contemplare l’uso della forza per – tanto per fare un esempio – restituire alla Georgia quel poco di territorio che controllava in Abkhazia prima della crisi. Né tanto meno per ripristinare la completa integrità territoriale della Georgia, di cui peraltro non fa esplicita menzione neppure l’accordo per il cessate il fuoco messo a punto dal presidente francese Nicolas Sarkozy e firmato dalle due parti.

 

Facendo leva sull’accordo, gli occidentali devono invece puntare a ottenere il ritiro, nel più breve tempo possibile, delle truppe russe che stazionano nel territorio georgiano al di fuori delle repubbliche secessioniste. Con ogni probabilità Mosca progetta di lasciare una presenza militare almeno nella “zona di sicurezza” – una fascia di territorio di una dozzina di chilometri a cavallo del confine tra Georgia e Ossezia del sud – ma è essenziale che i paesi occidentali insistano che il controllo di questa fascia di territorio ed eventualmente di quella al confine tra Georgia e Abkhazia siano invece affidate a una forza neutrale di interposizione, il che ridurrebbe, fra l’altro, il rischio di un riaccendersi degli scontri tra forze russe e georgiane.

 

Nel frattempo, anche in vista dell’accordo sulla creazione di questa forza di peacekeeping, è fondamentale che cominci ad operare nell’area la prevista missione di osservatori dell’Osce, a cui anche i russi hanno dato il loro consenso (alla sua realizzazione sta lavorando in particolare l’Unione europea). Rimane il fatto che al momento truppe di Mosca continuano a stazionare in altre zone strategicamente anche più importanti della Georgia, come il porto di Poti. Il ritiro di queste forze russe deve rimanere per gli occidentali una condizione non negoziabile.

 

Altro obiettivo irrinunciabile e strettamente connesso al precedente è impedire il collasso dello Stato georgiano. Fra tutti i paralleli esagerati e fantasiosi con episodi della Guerra Fredda che si sono sentiti in questi giorni, quello con il ponte aereo che gli alleati attuarono nel 1948-1949 per sventare il tentativo di Stalin di strangolare Berlino è forse l’unico che ha un fondo di verità. Non c’è dubbio infatti che una parte almeno della leadership russa punta a provocare, attraverso la pressione politica e militare, una crisi verticale delle istituzioni georgiane che possa aprire la strada a un cambiamento di regime. È imperativo per gli occidentali sventare questo disegno, mobilitando le risorse e capacità necessarie per aiutare la Georgia a ricostruire le infrastrutture, tornare a far funzionare a pieno regime l’amministrazione e ricostituire le forze armate.

 

Questo sostegno non può però tradursi in una cambiale in bianco all’attuale leadership georgiana. Saakashvili vorrebbe una solidarietà incondizionata, ma non è nelle condizioni di pretenderla. Ed è essenziale, anche in vista di una soluzione pacifica e duratura della crisi, rifiutargliela. Il presidente georgiano porta infatti una grave responsabilità per lo scoppio del conflitto. E non solo per il disastroso errore di calcolo che lo ha portato a lanciare l’offensiva militare contro l’Ossezia del sud, ma anche per il modo avventuristico con cui ha gestito in questi anni i rapporti con le repubbliche secessioniste e con la Russia.

 

Ed è probabile che qualcuno prima o poi gli presenterà il conto, anche se il clima nazionalistico che inevitabilmente prevale nel paese tende oggi a favorirlo. Il punto è che, dati i precedenti, non ci si può più fidare di Saakashvili e del suo entourage. Che peraltro, anche dopo la pesante sconfitta militare, non danno segni di voler rinunciare alla loro retorica bellicosa. Il presidente georgiano non ha inoltre esitato in passato a usare la carta del nazionalismo antirusso per cercare di tacitare il dissenso interno, verso il quale ha sempre mostrato grande insofferenza. Per tutto ciò è essenziale che i paesi occidentali, facendo leva anche sugli aiuti, esercitino il massimo della pressione per indurre la leadership georgiana alla moderazione. Non è facile nell’immediato, essendo adesso la priorità rimettere in piedi la Georgia, ma è essenziale che non si lasci credere a Saakashvili che può contare sul sostegno occidentale a prescindere da ciò che dice e fa.

 

 

Punire la Russia?

 

Si discute anche di eventuali misure punitive da adottare contro la Russia. Ma anche qui le cose sono tutt’altro che semplici. La minaccia di bloccare l’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) sarebbe un’arma spuntata. E non tanto e non solo perché Putin ha dichiarato più volte che la Russia può fare tranquillamente a meno dell’Omc. Ma anche perché Mosca sa che in ogni caso la Georgia continuerà a porre il veto alla sua entrata nell’organizzazione. D’altro canto, la Commissione europea ha recentemente ribadito il suo sostegno alla membership russa ed è improbabile che i governi europei la smentiscano.

 

L’esclusione della Russia dal G8, prospettata fra gli altri dal candidato repubblicano alla presidenza Usa, John McCain, sarebbe indubbiamente uno schiaffo per il Mosca, che ha sempre mostrato di tener molto alla sua partecipazione ai massimi consessi internazionali. Ma una simile mossa equivarrebbe a una rottura aperta che potrebbe facilmente portare all’interruzione della cooperazione con la Russia su una serie di questioni internazionali che gli occidentali hanno molto a cuore, a cominciare dal programma nucleare iraniano. C’è poi chi ha suggerito che l’Occidente minacci di boicottare le Olimpiadi invernali, fortemente voluti da Putin, che i russi devono organizzare nel 2014 a Sochi, città che si trova a ridosso dell’area di crisi, ma, come insegna la storia di altri boicottaggi dei giochi olimpici, è improbabile che ciò avrebbe un qualche effetto.

 

Ci sono poi le sanzioni economiche, che hanno l’indubbio vantaggio della flessibilità, potendo essere modificate e graduate a seconda dell’evolvere della situazione. E l’Ue sta seriamente considerando di adottare un pacchetto di sanzioni minori. Ma le sanzioni economiche sono spesso un’arma a doppio taglio e ciò è particolarmente vero per i rapporti, soprattutto quelli commerciali, che legano l’Europa alla Russia. I paesi europei dipendono pesantemente dal petrolio e dal gas russo e per questo, a meno di un ulteriore aggravamento della crisi nel Caucaso, difficilmente adotteranno sanzioni realmente incisive che possano spingere i russi a misure di rappresaglia. È possibile che l’Ue sospenda i negoziati con la Russia per il nuovo accordo di partenariato – senza cancellare quello in vigore - ma resta il fatto che gli europei sono molto più interessati dei russi ad un rinnovo dell’accordo, perché sperano di vincolare Mosca al rispetto di alcune regole in materia di energia e di commercio.

 

 

Il nodo del rapporto Nato-Russia

 

Non meno spinoso è il capitolo dei rapporti Nato-Russia. Anche qui né i paesi occidentali né la Russia sembrano per ora intenzionati a una rottura definitiva. La cooperazione militare è stata interrotta, così come la concertazione all’interno del Consiglio Nato-Russia. Non è questa d’altronde la prima crisi nei rapporti Nato-Russia, anche se è di gran lunga la più seria. In ogni caso, è importante che il Consiglio Nato-Russia non sia stato sciolto. Resta così la speranza che in futuro, se ne matureranno le condizioni, possa essere riattivato.

 

C’è infine la questione dei rapporti Nato-Georgia. La tesi, secondo cui se al vertice della Nato di Bucarest dello scorso aprile si fosse concesso di più alla Georgia – per esempio il Membership Action Plan (Map), il programma di cooperazione che è l’anticamera dell’adesione - si sarebbe potuto evitare il conflitto armato di quest’estate, è almeno altrettanto peregrina di quella secondo cui lo si sarebbe scongiurato, se si fosse escluso o rimandato ogni impegno a un futura integrazione di Tbilisi nell’alleanza. In realtà la dinamica conflittuale che ha portato allo scontro militare tra Georgia e Russia era in atto da molto tempo ed è davvero difficile trovare un legame diretto con quanto è stato deciso a Bucharest.

 

Non si deve fare ora l’errore di immaginare che, affrettando l’entrata della Georgia della Nato, si possa acquisire un qualche reale vantaggio nella situazione attuale. Ci sono altri modi per dare sostegno politico e assistenza militare alla Georgia. Ferma restando la promessa fatta a Bucarest che la Georgia diventerà prima o poi membro della Nato, l’alleanza dovrebbe ribadire il principio che vi possono essere accettati solo i paesi che soddisfino alcuni criteri fondamentali. Ed è un fatto che la Georgia, nella situazione di estrema precarietà in cui si trova, è ben lungi dal soddisfarli. Anche la concessione del Map, di cui si discuterà a dicembre, sarebbe una mossa prematura.Bisognerebbe semmai cercare di distogliere la leadership georgiana dall’idea fissa della membership nella Nato, quasi che l’appartenenza all’alleanza possa risolvere di colpo gli enormi problemi con cui deve misurarsi.

 

In conclusione una strategia punitiva nei confronti della Russia sembra al momento non solo scarsamente praticabile, ma nel complesso poco conveniente. Anche perché Mosca non sembra volere la rottura. Ma è essenziale che venga garantita alla Georgia non solo il sostegno politico, ma anche il necessario sostegno militare. D’altra parte l’atteggiamento occidentale non potrebbe non cambiare se la Russia continuasse a non rispettare l’accordo di cessate il fuoco o intraprendesse nuove iniziative aggressive in Georgia o in altre parti della suo ex-impero.

 

 

© Affari Internazionali

 

Ettore Greco è direttore dell’Istituto Affari Internazionali.

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Group: Georgia admits to dropping cluster bombs

 

GENEVA (AP) -- A prominent human rights group says Georgia has admitted dropping cluster bombs in its military offensive to assert control over the restive province of South Ossetia.

 

Human Rights Watch says it has received an official letter from Georgia's Defense Ministry that acknowledges use of the M85 cluster munition near the Roki tunnel that connects South Ossetia with Russia.

 

The M85 is the same weapon that was used extensively by Israel in its 2006 war with Hezbollah in Lebanon.

 

HRW arms division researcher Bonnie Docherty told reporters in Geneva on Monday that Russia undoubtedly used cluster munition in several places during the conflict. However, Russia has denied using the weapon.

 

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Ecco altra bella notizia, qualcuno è ancora convinto di bontà democratica di Saakashvili?

 

Bugger.

Modificato da Bugger
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Group: Georgia admits to dropping cluster bombs

 

GENEVA (AP) -- A prominent human rights group says Georgia has admitted dropping cluster bombs in its military offensive to assert control over the restive province of South Ossetia.

 

Human Rights Watch says it has received an official letter from Georgia's Defense Ministry that acknowledges use of the M85 cluster munition near the Roki tunnel that connects South Ossetia with Russia.

 

The M85 is the same weapon that was used extensively by Israel in its 2006 war with Hezbollah in Lebanon.

 

HRW arms division researcher Bonnie Docherty told reporters in Geneva on Monday that Russia undoubtedly used cluster munition in several places during the conflict. However, Russia has denied using the weapon.

 

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Ecco altra bella notizia, qualcuno è ancora convinto di bontà democratica di Saakashvili?

 

Bugger.

 

oddio che scoperta! Fortuna che la Russia ha segnato il trattato anti-cluster e non le userà mai più <_ ....opss>

Siamo seri, non facciamo polemiche inutili: le cluster le usano tutti e le continueranno ad usare tutti tranne i polli che per le solite ipocrisie hanno aderito al bando, ovvero essenzialmente i paesi europei.

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:adorazione::adorazione::adorazione:

 

FORTUNA CHE C'HA PENSATO SILVIO A METTERE TUTTO A POSTO: GRAZIE SILVIOOOOO

 

Calcio, Kaladze: "E' stato Berlusconi a fermare la guerra"

MILANO - Kakhaber Kaladze ne e' convinto: "E' stato Silvio Berlusconi a fermare la guerra in Georgia e per questo voglio dirgli il mio grazie". Il difensore georgiano del Milan ha commentato cosi' il ruolo avuto dal presidente del Consiglio italiano nelle trattative di pace, in particolare per il suo rapporto con il presidente russo Vladimir Putin: "Berlusconi e' da sempre molto vicino al primo ministro russo - ha aggiunto Kaladze - sono molto amici ed e' stato proprio il suo intervento a fermare il conflitto tra Georgia e Russia. So che il premier italiano ha trascorso oltre cinque ore al telefono con Putin per cercare di mediare questa delicatissima situazione. Anche in questa occasione - conclude Kaladze - si e' dimostrato persona sensibile e abile nei rapporti diplomatici". (Agr)

 

Grandissimo Silvio....ti vogliamo presidente della NU!!!!

Modificato da paperinik
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Buonasera tutti,

ecco uscito un maestrale articolo di Ezio Bonsignore, pubblicato si sito Pagine Di Difesa. Metto qui sotto alcuni pezzi.

 

Pagine di Difesa: Il conflitto Russia-Georgia: fatti, origini e conseguenze

...

Quanti oggi - a cominciare dal Comandante in Capo - si stracciano le vesti, lamentando 'la sacra integrità territoriale degli stati sovrani', dovrebbero invece ricordare che siamo stati proprio noi, nel perseguimento di interessi più o meno confessabili, ad aprire questo pericoloso Vaso di Pandora, soffiando sulle fiamme del separatismo etnico-religioso e inventandoci anche il ‘diritto’ a un intervento militare esterno per appoggiarlo. Ai primi di quest’anno la Russia ci aveva messi in guardia circa le pesanti conseguenze di un riconoscimento ufficiale del Kosovo. Ma l’Occidente, gonfio della maramaldesca arroganza che nell’era Bush è venuta a sostituire la diplomazia e la politica estera, ha ritenuto di poter ignorare questi avvertimenti e di agire a suo piacere. E adesso, che dobbiamo ingoiare una buona cucchiaiata della nostra stessa medicina, la troviamo amara.

 

In realtà, dei desideri e delle speranze delle genti del Kosovo, dell’Ossetia del Sud e dell’Abkazia non gliene frega niente a nessuno, al di là del fornire un utile pretesto. Gli eventi cui stiamo assistendo non sono uno scambio di dispetti e di ripicche - tu mi pesti un piede in Kosovo? E allora, io ti mollo un calcio in Ossetia – ma costituiscono invece un importante episodio nel conflitto geopolitico globale – la Grande Scacchiera di Zbigniew Brezwinski - per il controllo dell’Asia Centrale e delle sue risorse energetiche.

...

E’ la spiacevole percezione di una Russia ritornata capace di fare il muso duro quando serve, e non certo la preoccupazione per l’integrità territoriale della ‘povera piccola Georgia democratica’, che ha scatenato le rabbiose, isteriche reazioni di Washington e - spiace doverlo constatare - anche di non poche capitali europee. Non è ad esempio un caso che una delle voci più feroci, tra quante si sono levate a pretendere che la Russia venga ‘punita’ per la sua inaudita pretesa di insegnare le buone maniere a una marionetta dell’America, sia stata proprio quella di Zbigniew Brezwinski, che pure in questi ultimi anni aveva spesso criticato molto duramente l’irresponsabile avventurismo militarista dell’amministrazione Bush. Questa volta sono in ballo degli interessi davvero grossi.

...

L’ipotesi di gran lunga più logica e ragionevole è che gli Stati Uniti abbiano deliberatamente spinto Sakashivili a invadere militarmente l’Ossetia del Sud (perchè di questo si è trattato, sarà bene ricordarlo mentre imperversa la retorica ipocrita dell’aggressione russa). Perchè? Forse nella beata illusione di poter mettere a posto le cose, senza troppi rischi di manovra di accerchiamento e progressivo smembramento della ex-Unione Sovietica. Forse per provocare una crisi che dovrebbe portare la Nato a rovesciare la sua prudente e sin troppo giustificata decisione di Bucarest, spalancando subito le porte dell’Alleanza per Georgia e Ucraina. O forse spostandosi su un piano più sinistro, per attirare la Russia nella trappola di una mossa avventata e arrivare a quella resa dei conti finale che costituisce il sogno dei neocon.

...

A meno che l’idea non sia appunto questa: posto che si vuole arrivare a un conflitto con la Russia, trovare lo squilibrato che la scateni ‘obbligandoci’ a intervenire. Ma se si dovesse davvero arrivare a questo, ricordiamoci almeno di quando, come e soprattuttto ad opera di chi è cominciato il pasticcio.

 

Saluti,

Debugger.

Modificato da -{-Legolas-}-
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Eccovi i link agli articoli (testo + video) relativi al Vertice Europeo, che si è riunito per deliberare le misure da adottare, in relazione all'aggressione della Russia alla Georgia:

 

 

http://www.euronews.net/it/article/01/09/2...ks-with-moscow/

 

 

http://www.euronews.net/it/article/01/09/2...rn-partnership/

 

 

ed il link all'articolo sulla "Catena umana georgiana contro Mosca":

 

 

http://www.euronews.net/it/article/01/09/2...-russia-crisis/

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LA CRISI IN CAUCASO

Riparte il dialogo. Linea morbida dell'Ue: "Mosca sbaglia ma parliamo"

 

Sì ad una condanna ferma, ma senza rinunciare al dialogo con la Russia. È questa la linea stabilita dall'Unione Europea sulla crisi del Caucaso, emersa dal summit straordinario dei capi di stato e di governo dei 27, che si è svolto ieri a Bruxelles.

 

L'Ue, in sostanza, non dà alcuna sanzione a Mosca, ma lancia un appello alla Russia affinché «non si isoli dall'Europa» e «attui il piano» in sei punti elaborato da Sarkozy nelle recenti visite a Mosca e Tbilisi.

 

Il vertice - Nell'incontro, che si è aperto con l'intervento del presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering davanti ai capi di Stato e di governo dei 27, e che è stato preceduto da un colloquio bilaterale fra Berlusconi e Angela Merkel, i leader hanno affrontato tre punti principali: gli aiuti alla Georgia, la ricerca di una soluzione politica al conflitto, e una riflessione sui rapporti tra Ue e Russia, che una bozza di conclusioni sul tavolo, definisce giunti «ad un bivio». Ora sta al Cremlino agire per non isolarsi in Europa e dimostrare chiaramente la sua volontà di procedere sulla strada della cooperazione.

 

Le posizioni - La difficoltà principale del summit di ieri è stata cercare di mettere tutti d'accordo sulla linea da tenere. Se l'Italia, rappresentata da Berlusconi e Frattini, cerca di non arrivare allo scontro con la Russia («bisogna evitare che Mosca guardi all'oriente piuttosto che all'occidente» spiegava ieri mattina Berlusconi), da parte della Francia i toni sono molto più duri. «Il ritorno delle sfere d'influenza non è accettabile, Yalta è finita», ha detto Sarkozy, nella conferenza stampa a conclusione del vertice, aggiungendo che la riunione «non è stata un vertice diretto contro la Russia ma il suo comportamento nelle ultime settimane ha portato preoccupazione non solo in Europa».

 

Unione Europea - Sul capitolo delle relazioni tra Ue e Russia il consiglio straordinario a Bruxelles deciderà, secondo quanto si legge nella bozza finale, dopo aver verificato le reali intenzioni di Mosca nel consiglio europeo a Nizza il 14 novembre: «Saremo vigili», avverte il documento. Si valuta anche la possibilità di una missione per verificare l'attuazione da parte della Russia del piano di pace Sarkozy: «Una eventuale decisione in questo senso sarà presa nel consiglio del 15 settembre». La Ue è comunque pronta a collaborare affinchè si arrivi alla soluzione della crisi e per questo pensa di inviare circa 200 uomini in qualità di osservatori.

 

Mosca - No a sanzioni alla Russia. Il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov ha rivolto a sua volta un appello all'Unione europea contro l'imposizione di sanzioni. «Non penso che verso di noi si debba usare il linguaggio delle sanzioni - ha riferito il portavoce del ministro, Andrei Nesterenko - ci aspettiamo che l'Unione europea faccia una bilanciata e giusta valutazione su quello che è accaduto». Mosca chiede anche un embargo internazionale alla vendita di armi alla Georgia «fino a quando il paese non sarà sotto un governo normale», ha riferito l'agenzia stampa Interfax. «Se gli Stati Uniti e i suoi alleati non hanno imparato la lezione e daranno ulteriore sostegno al regime di Saakashvili, sarà un errore di proporzioni storiche».

 

Giancarla Rondinelli

 

02/09/2008

 

Il Tempo

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Group: Georgia admits to dropping cluster bombs

 

GENEVA (AP) -- A prominent human rights group says Georgia has admitted dropping cluster bombs in its military offensive to assert control over the restive province of South Ossetia.

 

Human Rights Watch says it has received an official letter from Georgia's Defense Ministry that acknowledges use of the M85 cluster munition near the Roki tunnel that connects South Ossetia with Russia.

 

The M85 is the same weapon that was used extensively by Israel in its 2006 war with Hezbollah in Lebanon.

 

HRW arms division researcher Bonnie Docherty told reporters in Geneva on Monday that Russia undoubtedly used cluster munition in several places during the conflict. However, Russia has denied using the weapon.

 

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Ecco altra bella notizia, qualcuno è ancora convinto di bontà democratica di Saakashvili?

 

Bugger.

Dal link: http://www.unimondo.org/article/view/159505/1/

 

riporto integralmente:

 

Georgia: l'Ue condanna Mosca, ma non per l'uso di cluster bombs

martedì, 02 settembre, 2008

 

34130-200x200.jpgRelitto di bomba cluster RBK-250 sganciata da un aereo russo a Ruisi (Ossezia del Sud). Foto: ©AP/Sergei Grits - da HRW/CMC

 

Una condanna risoluta al riconoscimento unilaterale russo dell’indipendenza di Ossezia del Sud ed Abkhazia e la sospensione di tutte le riunioni previste con la Russia, finché Mosca non applicherà integralmente il piano di pace proposto dal presidente francese Sarkozy il 12 agosto scorso, ma lasciando aperta la porta del dialogo con Mosca. È il compromesso raggiunto ieri a Bruxelles dal vertice straordinario dei 27 paesi dell’Ue, convocato d’urgenza dal presidente di turno della Ue, Nicolas Sarkozy, per prendere posizione sulla crisi russo-georgiana. "Il compromesso alla fine raggiunto nasconde solo in parte la distanza esistente tra le diverse posizioni dei paesi europei, arrivati al summit con idee divergenti sulla linea da tenere nei confronti del gigante russo. E rischia di tradursi in un nulla di fatto, o quantomeno in un’ulteriore rinvio di qualsiasi decisione" - commenta Giovanna Marin di Lettera 22.

 

I capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell’Unione europea hanno comunque sgombrato definitivamente il campo dalla possibilità di sanzioni contro la Russia ma, allo stesso tempo, "hanno posto il Cremlino di fronte ad un bivio politico che sperano si risolva nel segno della comunicazione e del non-isolamento da parte di Mosca" - riporta da Bruxelles, Rosita Zilli per Osservatorio Caucaso. "Un vertice in un certo senso interlocutorio quindi, di attesa e di studio delle prossime mosse della controparte russa ma che non tralascia nel frattempo di dare tangibili segni di sostegno alla Georgia. Infatti, mentre le uniche decisioni di rilevanza immediata hanno riguardato il rinforzo alla missione Osce in Ossezia del Sud e l’invio di una missione esplorativa in loco volta a precisare le modalità di un impegno rafforzato dell’Ue sul terreno, Bruxelles non ha perso occasione per ribadire il suo forte sostegno alla ricostruzione del Paese, Ossezia del Sud ed Abkhazia incluse. I 27 hanno inoltre annunciato che assumeranno 'molto presto l'iniziativa di riunire una conferenza internazionale dei donatori per assistere la ricostruzione in Georgia" - nota Rosita Zilli.

 

Nessuna condanna invece per l'utilizzo da parte della Russia di cluster bombs documentato e denunciato da Human Rights Watch e dalla 'Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine' (ICBL): le cluster bombs sarebbero state impiegate anche verso i convogli di profughi. Anche la la missione umanitaria di Libera ha accertato in "almeno 3 occasioni diverse l'utilizzo di bombe a frammentazione, addirittura nel centro della città di Gori". "Di fronte all'università di Gori vi sono i segni di uno degli ordigni che ha poi danneggiato l'area circostante. Identica cosa è successa nella piazza antistante il palazzo dell'amministrazione municipale. Infine un uomo ci ha mostrato il filmato di parte di un ordigno a frammentazione che ha sfondato il tetto di casa sua senza esplodere. L'ordigno è stato rimosso ma lui ha conservato il video" - riporta Michele Curto di Libera.

 

Intanto a Gori tutti i nuovi sfollati hanno raccontato all'Unhcr storie di intimidazioni e di percosse da parte dei miliziani nei villaggi della zona cuscinetto a nord di Gori. "Altre persone sono tornate a Gori perché non si sentivano al sicuro nei loro villaggi: hanno trovato le loro case danneggiate e saccheggiate ed il loro bestiame macellato. Hanno anche riferito di temere la presenza di mine" -riporta l'Unhcr. La missione di monitoraggio dell’Unhcr nei villaggi a nord di Gori, che ha avuto luogo mercoledì scorso, ha confermato che molte delle persone che sono tornate ai loro villaggi sono traumatizzate e spaventate. Nei giorni scorsi l’Unhcr ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto in Ossezia del Sud di fare del loro meglio affinché "venga contenuto ogni nuovo focolaio di violenza", che potrebbe costringere nuovamente i civili a fuggire e aveva espresso "preoccupazione" riguardo alle notizie di nuovi movimenti forzati di popolazione causati da milizie armate impegnate in razzie a nord della città georgiana di Gori, vicino alla linea di confine con la regione autonomista dell’Ossezia del Sud. [GB]

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Dal sito "Pagine di Difesa", http://www.paginedidifesa.it/index.html , eccovi il link all'articolo di Andrea Tani, "La crisi Russia-Georgia, chi ci perde e chi ci guadagna":

 

http://www.paginedidifesa.it/2008/tani_080902.html

 

Dell'articolo, riporto la parte che riguarda vantaggi e svantaggi conseguiti dalle parti in conflitto e dagli altri protagonisti della scena geostrategica mondiale:

 

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Per semplicità di ragionamento e per azzardare una certa chiarificazione proviamo a focalizzare i vantaggi e gli svantaggi che la crisi ha comportato per i singoli player. In ordine di entrata in scena.

 

Georgia. A parte i danni materiali, tutto sommato esce dalla vicenda meglio di come c’era entrata, come una vittima, un simbolo di resistenza a un bieco autoritarismo di un grosso vicino prepotente (nonostante che a sparare abbiano cominciato proprio i suoi soldati, piccolo dimenticato particolare). E’una specie di Guernica che ha perso definitivamente due province, Abkazia e Ossezia del Sud, ma tanto non le aveva più, nei fatti. Non entrerà nella Nato a breve - sarebbe una provocazione e una grave imprudenza che Evere non è disposta a correre, anche se ha promesso assistenza e aiuti – ma l’UE le sta tendendo una mano più che tangibile, accelerando le procedure di avvicinamento e di europeizzazione istituzionale sulle quali Mosca non può obiettare nulla. Tutto sommato Bruxelles va bene anche in borghese, oltre a valere qualunque Messa, naturalmente. Gli Stati Uniti, poi, si sono impegnati oltre ogni immaginazione, arrivando a far entrare in un contatto tattico abbastanza azzardato le loro navi da guerra con la Flotta russa del Mar Nero pur di dimostrare il proprio commitment. Un’ulteriore iniziativa russa per destabilizzare Tiblisi incontrerebbe una reazione americana e Atlantica che Mosca non è in grado di affrontare, soprattutto nello stato di prostrazione militare convenzionale nel quale si trova e dal quale potrebbe uscire solo fra molti anni, quando i programmi di equipaggiamento che si stanno configurando con le risorse petrolifere di questi anni produrranno il relativo hardware.

 

Russia. Esce dalla vicenda peggio di come ci è entrata. Ha mostrato eccessivamente i propri muscoli, peraltro un po’ anchilosati. Si è vendicata un po’ a sproposito del Cossovo (vicenda abbastanza diversa, caro Ezio), finendo paradossalmente per assolvere gli occidentali per la suddetta vicenda. Ha lanciato un grossolano avvertimento a Kiev in un momento di difficoltà per il fronte antirusso in Ucraina, con il risultato di ricompattarlo immediatamente. Ha rinsaldato un fronte interno già solido di suo, rafforzando una leadership che non ha alcun bisogno di supporti del genere. Ha lanciato un ammonimento subliminale all’Europa circa i rischi che essa potrebbe correre qualora si opponesse troppo alla revanche granrussa, generando una reazione infastidita, un allarme annibalesco (quello delle porte di Roma) e una immediata ricerca di altre fonti di fornitura energetica che alla lunga darà i suoi frutti, oltre alla firma dell’accordo sugli Abm fra Polonia e Usa senza neanche il paravento dei fantomatici missili iraniani. Last but not least, ha messo in luce inefficienze non marginali del suo dispositivo militare. Quattro suoi aerei da combattimento sono stati abbattuti dai missili infrarosso spallabili georgiani di fornitura ucraina, fra i quali un bombardiere bisonico Tu 22 pilotato – scrive Aviation Week - da un colonnello istruttore di 50 anni prelevato in tutta fretta da una scuola di volo dell’Aeronautica, piccolo banale segno di pezze organiche e organizzative messe in fretta e furia. I carri russi che si ritiravano dalla Georgia sono stati fotografati arrancare i passi caucasici sui propri cingoli anziché sui ruotati trasportatori come si usa in tutte le migliori famiglie di corazzati. Si può essere certi che l’accesso al high tech militare occidentale (soprattutto europeo) sul quale i generali e gli industriali russi facevano affidamento per modernizzare i propri mezzi, molto obsoleti soprattutto sul piano dell’elettronica e dei sensori, verrà drasticamente ridotto.

 

Stati Uniti. Un eccesso di information warfare e l’evidente sospetto che l’amministrazione sfrutterà l’evento per favorire McCain, fra i minus (ma lo sono veramente?). Le difficoltà nelle quali si dibatte la Russia, l’arresto della finlandizzazione dell’Europa (come si diceva una volta) e l’imbarazzo della Cina potenziale alleata di Mosca nella Sco (Shangai Cooperation Organization) fra i plus. Ai quali può essere anche aggiunto il trionfante segnale che l’evento ha inviato al complesso militar-industriale yankee: “Ragazzi, abbiamo di nuovo un Nemico!”. Basta con le jeep e i blindati rinforzati, le corazze in kevlar e gli anti IED come massima espressione dei requisiti tecnico-operativi per le forze armate. Si torna con legittimità e adeguati ritorni a portaerei nucleari, caccia lanciamissili, velivoli stealth di altissime prestazioni, sommergibili nucleari, poi missili da crociera, MBT, penetratori antibunker, elicotteri da combattimento, convertiplani, guerra elettronica ‘pesante’, Ucav, cripto, sonar, radar sofisticati, satelliti di ogni tipo, e tutto il resto degli armamenti complessi e supercostosi che hanno un significato e una giustificazione se l’avversario è uno Stato avanzato e potente e non un branco di cenciosi terroristi esaltati.

 

Altri (Nato, UE, stati ex sovietici e OC, non allineati, al Qaeda, Medio Orientali & Israele, etc.). Anche qui le conseguenze non sembrano in genere favorevoli agli interessi e alla posizione di Mosca. Gli euroatlantici si sono stretti a coorte, anche se con qualche distinguo non si sa quanto di angusta bottega. Israele gioisce al pensiero di armamenti pesanti di nuovo forniti da Mosca ai siriani anche per una nuova presunta assertività russa (“altri trenta anni di Golan sotto la Stella di Davide non ce li toglie nessuno; poi si vedrà”). L’Iraq va per i fatti suoi, ma è sempre di meno sulle pagine dei giornali e questo è un bene per gli iracheni e per il Central Command. L’Iran probabilmente vedrà intensificarsi il tiepido l’appoggio russo e quindi allontanarsi quella trattativa ‘best and final’ con gli Usa che sola può ridargli ossigeno e credibilità internazionale. La Cina è nell’imbarazzo di cui sopra: se i fatti di agosto portassero a una vera alleanza di ferro fra Mosca e Pechino, una NAT-izzazione della Sco , per i russi si tratterebbe di un risultato tale da ribaltare tutte le negatività alle quali abbiamo fatto cenno. Ma non sembra probabile, anche se qualche avvicinamento strumentale si potrebbe verificare. Il riconoscimento della indipendenza di Abkazia e Ossezia da parte di Mosca infrange il principio dell’intangibilità di configurazione degli Stati sovrani riconosciuti all’Onu, già incrinato dagli occidentali in Cossovo pur con una semicopertura del Palazzo di Vetro del tutto assente in questo caso. Per una Pechino alle prese con le minoranze etniche e religiose che sappiamo, tutto ciò è anatema.

 

Questo sommario schizzo è ben lungi dall’esaurire neppure per sommi capi le complesse vicende legate all’8 agosto (quelle del petrolio, ad esempio, che sono talmente intricate da essere di ardua comprensione persino per gli addetti ai lavori). Tuttavia esso sembrerebbe indicare un bilancio di massima che non va nelle direzione degli interessi e delle aspirazioni del Cremlino. Paiono viceversa rafforzati gli stati antirussi dell’Europa Orientale, i filo-occidentali ucraini, la Nato, tutto sommato la UE, gli Stati Uniti (versante repubblicano e quindi muscolar-primatista), la Cina arbitro olimpico (il parallelo-calambour è orrendo ma inevitabile), i petrolieri non russi e non centroasiatici, i produttori di armamenti sofisticati.

 

Non sembra essere questa la conclusione che compare sulla grande stampa internazionale sull’argomento, ma potrebbe essere un altro degli effetti di quella ‘information warfare’ a largo spettro alla quale abbiamo fatto cenno, che oggi vede Mosca - un tempo artefice suprema di propaganda - in una posizione di retroguardia rispetto ai grandi gruppi occidentali, che vengono peraltro intonati dai maestri d’oltre-Altantico. E questo potrebbe essere un ulteriore segno delle difficoltà russe, nella vicenda di cui ci siamo occupati e in generale in tutte le altre del palinsesto strategico internazionale."

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in relazione all'aggressione georgiana alle forze CSI posto un intervista al presidente della nuova repubblica indipendente di arbhazia

 

Bagapsh: «La Russia è tornata forte un bene per la mia Abkhazia»

 

La chiamano la «Perla del Mar Nero». Da tutta l’Unione Sovietica venivano a Sukhumi a vedere come i monti del Caucaso giungessero a toccare il mare, e come palme, agrumi e oleandri crescessero fiorenti. Gli abkhazi dicono: «Se vivessimo in un altro posto non soffriremmo così: guardate il nostro mare e le nostre montagne, e capirete perche la Georgia vuole la nostra terra». Sergei Bagapsh è il presidente di questa repubblica che dal ’92 vuole essere indipendente dalla Georgia. Premier dal ’97 al ’99, Bagapsh è stato eletto presidente nel 2005. Con il malcontento del Cremlino, che gli preferiva l’oppositore.

 

Presidente, il suo omologo osseto, Kokoity, ha dichiarato che il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo non ha giocato alcun ruolo nel riconoscimento russo del suo Paese. Qual è la sua opinione?

 

«Non sono d’accordo. Se non avessero riconosciuto il Kosovo, non si sarebbe neppure cominciato a parlare dell’Abkhazia indipendente. Va anche detto però, che se pure non avessero riconosciuto l’indipendenza di Pristina, noi non ci saremmo fermati. Il riconoscimento del Kosovo è stato un importantissimo evento: fino a pochi mesi fa c’era un polo soltanto al mondo. La struttura delle votazioni nella società internazionale erano sono state organizzate perché le grosse potenze per decidere, dovessero prima essere d’accordo: ma negli ultimi anni non era più così. Gli Usa decidevano per tutti: così è stato in Jugoslavia, così in Iraq. D’ora in poi torneranno a esserci due poli nel mondo, e forse anche un terzo: la Cina. E la società internazionale dovrà trovare la forma per dialogare e arrivare a una conclusione comune».

 

Avete mai fatto un tentativo serio per vivere assieme alla Georgia in pace? A livello costituzionale per esempio?

 

«Certo, glielo abbiamo proposto a lungo. La guerra del ’92 è iniziata proprio quando noi deputati dovevamo discutere la variante di Federazione con Tbilisi: ma allora il no di Gamsakhurdia era stato categorico. E quando si smette di dialogare, cominciano a parlare le armi. Finita la guerra, abbiamo riproposto la variante della Confederazione: lo stesso no. I georgiani vogliono essere un paese mono-nazionale. Ci dicevano che noi abkhazi non esistevamo: che cosa fare con gente che nega la tua stessa esistenza?»

 

Dalle tv russe Saakashvili è dipinto come un pazzo, e tutti, per le strade di Sukhumi e Tsinkhvali, ne sembrano convinti. Qual è la sua opinione?

 

«Se si lascia fare Saakashvili finirà esattamente come con Hitler e il nazismo. Il suo cognome è georgiano, ma la sua personalità è americana. È cresciuto in occidente, non ha niente di caucasico: pensa e agisce come un americano. Come si può fare della gente che sta qui, nel Caucaso, che beve la nostra birra, e che ha le nostre tradizioni, degli americani? Parlate di democrazia... ma quale democrazia? Tutta l’opposizione georgiana è in prigione. Mia moglie è georgiana, io stesso ho vissuto a lungo a Tbilisi, conosco bene i georgiani. Sono un grande popolo. Ma spesso ci si sbaglia sulla propria leadership».

 

Come giudica la posizione degli stranieri sulla crisi osseta?

 

«Male. È difficile sedere a Washington e dettare quello che si deve fare qui. Quando poi sento dire che il grande orso russo se la prende con la piccola, debole e indifesa repubblica del Caucaso. Per anni noi abbiamo detto alla Turchia, alla Germania, agli Stati Uniti... Non armate la Georgia! Perchè la Georgia le armi non le userà contro la Russia - non può nemmeno pensare di farlo - le userà contro gli osseti, e contro di noi. Questo è successo, e quei Paesi hanno la responsabilità morale per quello che è successo. La Georgia ha sfidato Mosca dicendo di avere dietro l’America. Che sciocchezze! Alla Russia non puoi parlare così, soprattutto adesso che é tornata grande e forte».

 

La Russia ha sostenuto per anni l’embargo contro di voi, assieme alla Georgia. Come si spiega questo cambio di politica da parte di Mosca?

 

«La stessa Russia è molto cambiata con l’arrivo di Putin. Le sue priorità sono cambiate. Per Eltsin una cosa valeva l’altra, ma con Putin ha cominciato a prevalere l’interesse russo. Come è naturale che sia. Putin è un leader forte, acuto, coraggioso: ha capito che la Russia ha un interesse geostrategico e che è necessario perseguirlo. Perche abbandonare l’Abkhazia? Perchè lasciare che ai confini della Russia arrivi la Nato? Il mio è un Paese leale alla Russia, e bisogna guardare alle prospettive future. E la Russia ha cambiato idea: abbiamo cominciato a ricevere passaporti russi. Io dicevo a Shevardnadze: riconoscete i nostri passaporti così che potremo andare all’estero: in Abkhazia è cresciuta un’intera generazione tra le rovine delle bombe. No, la risposta era solo no. Allora avevo previsto che in dieci anni, il 90% della popolazione avrebbe avuto il passaporto russo. E così è stato».

 

Nel 2014 a Soci, a appena un centinaio di chilometri da qui, si terranno le Olimpiadi invernali tanto volute da Putin. Come pensa che influiranno sulla vostra economia?

 

«Le Olimpiadi avranno importantissime conseguenze sull’Abkhazia. Intanto dal punto di vista degli investimenti: presto ne arriveranno molti, coinvolgendo soprattutto il settore alberghiero, ma anche lo sfruttamento delle materie prime. Già abbiamo cominciato a parlare con la Lukoil per lo sfruttamento del nostro petrolio. La Georgia è in trattative con sette aziende americane, eppure in periodo sovietico si diceva che il 70% del petrolio regionale fosse in Abkhazia, e solo il 30% in Georgia. Finora con gli investimenti era difficile perchè appena arrivava un’azienda straniera, subito la Georgia strepitava. E loro si tiravano indietro. Li capivo, come fare investimenti quando poi arriva Saakashvili e si porta via tutto? Ricordiamo comunque da dove siamo partiti: qui dopo la guerra non era rimasto nulla. Stiamo rimettendo a posto strade e infrastrutture. Durante l’embargo era impossibile, i bambini morivano perché non si trovavano le medicine. Questo finché Putin non é andato al potere. Allora ero premier, e quando abbiamo raggiunto per la prima volta un budget da cinque milioni, ci siamo detti "È fatta, siamo fuori dalla crisi". Oggi facciamo due miliardi, l’anno prossimo cinque o sei».

 

L’annessione alla Russia è una variante possibile?

 

«Certo, è una variante, e anche un’ottima variante. I prossimi passi devono farli i russi, ma che sia la giusta strategia noi ne siamo convinti».

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Ecco come l'esercito della "piccola innocente e pacifica" Georgia "aggredita senza motivo" dalla "cattiva" Russia sparava sulle case di Tskhinvali l'8 agosto 2008 dopo essere entrato nella citta' per "stabilire l'ordine" in Ossezia del Sud:

http://ru.youtube.com/watch?v=Qe_-ubW98m0

No, io direi:

"Ecco come dei soldati indisciplinati della piccola e illusa Georgia devastata e bombardata senza motivo dalla prepotente aviazione di Putin sparano sulle case di Tskhinvali l'8 agosto 2008 dopo aver ricevuto l'ordine di entrare in città perchè a Saakashvili andava così ed il diritto internazionale riconosce come territorio georgiano l'Ossezia del Sud."

 

So che i commenti vanno nella sezione "Discussioni a tema", ma io non voglio che la gente mi metta in bocca parole che non ho detto. Se volete, spostate pure lì il commento, provvederò io a mettere il link al quale si riferisce.

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Siberia, abbiamo lasciato aperto questo topic esclusivamente per le notizie, perché altrimenti (purtroppo) si sarebbero riaccesi i soliti battibecchi. Quindi ti devo chiedere cortesemente di evitare commenti/considerazioni e limitarti a riportare (eventuali) notizie.

 

Negli altri topic di Blog&news (o almeno in quelli più tranquilli!) naturalmente si può continuare a commentare le notizie. Purtroppo qui tocca evitare, altrimenti c'è sempre qualcuno che si sente offeso dal post altrui, e ogni due giorni siamo da capo... (edit: mi riferisco alla confusione di parecchie pagine fa, non agli ultimi post, impeccabili).

Modificato da Captor
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