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L'insurrezione delle Filippine


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L’Insurrezione delle Filippine, che alcuni storici definiscono la Guerra Filippino-Americana, insanguinò l’arcipelago asiatico negli anni fra il 1898 e il 1902, con uno strascico fino al 1913.

 

Tutto iniziò il 7 Luglio 1892, quando Andrés Bonifacio, massone e impiegato postale di Manila, fondò il Katipunan (Kataas-taasang, Kagalang-galangang Katipunan ng mga Anak ng Bayan, Suprema e molto onorevole società dei figli della nazione, in tagalog) con lo scopo di portare le isole all’indipendenza dal dominio coloniale spagnolo e instaurarvi un governo di tipo liberalsocialista. Il Katipunan guadagnò rapidamente consensi, portando a una prima insurrezione contro gli spagnoli nel 1896. Leader politico carismatico ma al contempo estremamente sprovveduto e pessimo comandante militare, Bonifacio fu sconfitto dagli spagnoli nella battaglia di San Juan del Monte, oggi quartiere di Manila, e il suo posto preso, dopo un processo sommario e una altrettanto frettolosa esecuzione, da Emilio Aguinaldo.

 

Personaggio ambiguo e di non facile decifrazione, Aguinaldo era un tipico rappresentante della élite borghese cinese (il 10 per cento della popolazione dell’arcipelago è originario del sud della Cina). Collaborò con gli americani e infine coi giapponesi, e si salvò dal capestro, a fine guerra, solo perché riconosciuto insano di mente. La sua presa di potere ha, in effetti, i connotati del colpo di stato, il modo sbrigativo e privo di scrupoli con cui si liberò di Bonifacio contiene il tòpos del caudillo sudamericano, la sua crudeltà (secondo alcune fonti, peraltro mai confermate, fece impalare Bonifacio) è da signore della guerra, e i suoi metodi spregiudicati e tipicamente stalinisti (accusò l’avversario di essersi impossessato di fondi, in realtà temeva che una repubblica indipendente guidata dal socialisteggiante impiegato postale avrebbe privato la borghesia, di cui era espressione, di importanti privilegi).

 

Nell’Agosto 1897, il governatore generale della corona, Fernando Primo de Rivera, intavolò una trattativa segreta con Aguinaldo, il quale accosentì ad abbandonare la lotta armata e ad andare in esilio a Hong Kong intascando la modica somma di 800 mila dollari (dell’epoca!). Aguinaldo lasciò le Filippine nel Dicembre successivo e tramite la stampa della colonia britannica condannò pubblicamente la rivoluzione filippina ed esortò, quanti ancora combattevano a deporre le armi. Appello inascoltato, ma la rivolta senza il suo capo militare migliore (le doti militari di Aguinaldo erano indubbie, la sua caratura morale è un’altra discussione) languì.

 

Il 15 Febbraio 1898 l’incrociatore americano Maine esplose misteriosamente mentre era all’ancora all’Avana, nella allora colonia spagnola di Cuba. L’incidente, mai completamente chiarito (nel 1950 si stabilì che aveva cause naturali, ma che non possono escludere un sabotaggio), portò alla guerra Ispano-Americana, e Aguinaldo fece ritorno nelle Filippine con la squadra dell’ammiraglio Thomas Dewey, salpata proprio da Hong Kong il 25 Aprile. Secondo quanto da lui dichiarato, Aguinaldo combatté con le truppe americane sbarcate a Manila, mentre secondo altre fonti se ne rimase al sicuro nelle navi americane alla fonda in rada.

 

Il 12 Giugno Aguinaldo dichiarò l’indipendenza delle Filippine, secondo alcune fonti sempre da bordo di una nave americana in rada a Manila, città che fu conquistata dalle truppe americane il 13 Agosto successivo, dopo che il governatore generale Fermin Jaudenes si era accordato con l’ammiraglio Dewey e con il generale Wesley Merritt. Agli irregolari filippini non fu permesso di entrare in città nel timore che si abbandonassero a violenze contro gli spagnoli. Nonostante gli accordi di pace di Parigi, siglati il 10 Dicembre 1898, concedessero le Filippine agli USA in cambio di un’indennità di 20 milioni di dollari, Aguinaldo proclamò la Repubblica delle Filippine e fu eletto primo e unico presidente di essa in maniera assai discutibile (votò meno dell’uno per cento della popolazione delle isole, e i Moro, e altre etnie musulmane del sud, rifiutarono in blocco la Repubblica ritenuta ostile in quanto Aguinaldo era cattolico fervente).

 

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Andrés Bonifacio

 

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Emilio Aguinaldo mentre sale a bordo della USS Vicksburg

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La notte del 4 Febbraio 1899 un civile filippino fu ucciso da una sentinella americana in circostanze mai completamente chiarite. Le proteste della popolazione furono represse duramente dalle truppe americane guidate dal generale Arthur Mac Arthur (padre di Douglas, il vincitore del Giappone), che uccisero 2000 persone. Aguinaldo fuggì sulle montagne a nord di Manila e lasciò il compito di contrastare gli americani al suo migliore generale, Antonio Luna. Fece anche stilare una sorta di dichiarazione di guerra che fu affissa dappertutto e recitava più o meno: Ordino e comando 1) che gli americani siano trattati come nemici, nei limiti previsti dalle leggi di guerra 2) che gli americani catturati siano trattati come prigionieri di guerra 3) che il congresso ordini e accordi la sospensioni delle garanzie costituzionali 4) che copia di questa sia consegnata al console americano.

 

Il 2 Giugno 1899 il Congresso filippino dichiarò guerra agli Stati Uniti, ma questi ultimi non la riconobbero mai come tale, così come non avevano mai riconosciuto Emilio Aguinaldo presidente, ritenendone l’operato illegittimo e frutto di elezioni non rispettose della volontà popolare. Aguinaldo in effetti non era particolarmente amato, benché una retorica nazionalista sorta negli anni Cinquanta quando gli USA si rifiutarono di far pressione sul Giappone perché pagasse i danni di guerra, lo hanno presentato come una sorta di Garibaldi locale. Si sapeva dei soldi intascati per andare a Hong Kong e del suo rimanersene nascosto sulle navi americane per tutta la durata dei combattimenti, nonché la sua fuga al primo sparare delle armi americane. Forse Emilio Aguinaldo era stato un tempo un valoroso combattente, ora non lo era più. E montava la popolarità del generale Luna, che contrastò efficacemente le truppe americane pur essendo inferiore di uomini e potenza di fuoco.

E Aguinaldo assassinò anche Luna, tre giorni dopo la dichiarazione di guerra. Lo attirò in una località remota, lontano dai suoi soldati, e lo fece uccidere dai suoi sicari (secondo alcune fonti fu impalato pure lui, dopo il taglio dei genitali che gli furono conficcati in bocca). Aguinaldo pur condannando pubblicamente il delitto non fece mai nulla per arrestarne i responsabili, anche perché questi avrebbero sicuramente rivelato il loro mandante.

 

Gli americani sembrano esser stati presi in contropiede dall’insurrezione filippina, tuttavia i loro comandanti sul posto reagirono ad essa energicamente. Alla fine di Febbraio 1899 Manila era tornata completamente sotto il loro controllo, e gli insorti sbandati o costretti a ritirarsi sulle montagne. Il 23 Aprile gli americani batterono duramente i filippini, guidati dal pur valido generale Gregorio del Pilar, nella battaglia di Quingua. In Giugno, come abbiamo visto, fu ucciso il generale Luna, capace e popolare comandante, ma fu in seguito alla pesante disfatta patita al ponte di Zapote il 13 Giugno successivo, che i filippini capirono di non poter affrontare le truppe americane in campo aperto anche quando superiori di numero (a Zapote, erano il doppio degli americani), e quindi si convertirono alla guerriglia, decisione che la perdita anche di Gregorio del Pilar, caduto nella battaglia del passo di Tirad (2 Dicembre 1899), fu avvertita come l’unica percorribile anche da Aguinaldo, contrario a usare questa tecnica che, riteneva, avrebbe portato solo sofferenze inutili ai civili. Secondo i suoi critici invece, era convinto che avrebbe causato danno ai suoi amici latifondisti della borghesia cino filippina e alla chiesa cattolica, proprietaria parimenti di vasti appezzamenti di terreno a mezzadria.

 

Infatti gli americani per combattere la guerriglia ricorsero a tecniche già conosciute e collaudate: deportazione dei contadini dalle aree infette e loro concentrazione all’interno di villaggi fortificati dove poteva esserne controllata l’attività, distruzione dei raccolti, delle mandrie, dei sistemi di irrigazione, sempre mantenendo costante la pressione militare sulla guerriglia: a fronte di un corpo di guerriglieri valutabile fra gli 80 e i 100 mila uomini, male armati e peggio equipaggiati, l’Esercito americano schierò fino a 74 mila uomini con armamento pesante (al quale sono da aggiungere i distaccamenti dello US Marine Corps che scendevano dalle navi quando necessario, non essendone all’epoca previsto l’impiego estensivo che se ne fa oggi), oltre a un corpo di ausiliari filippini reclutati fra le etnie non cinesi e musulmane e gli strati più poveri della popolazione che arrivò a comprendere oltre 250 mila uomini.

 

In aggiunta a questo, gli americani ricorsero a rastrellamenti continui e capillari delle aree dove veniva segnalata attività insurrezionale, interrogando spesso pesantemente i sospetti. La tortura dell’acqua, per fare un esempio, benché ufficialmente condannata dai comandanti americani come il generale Elwell Otis e il citato Mac Arthur, veniva comunemente praticata dai Philippine Constabulary, una sorta di milizia di polizia armata e addestrata dagli americani, assieme a una primo, rudimentale uso della corrente elettrica per infliggere elettroshocks. A questo, i filippini risposero trucidando diversi prigionieri americani, si parla di soldati ritrovati bruciati vivi, crocifissi, impalati, sepolti al collo dentro formicai e fatti spolpare vivi dalle voraci formiche tropicali, mutilati di occhi, lingua, genitali e sale sparso sulle ferite (vi sono stati anche casi di prigionieri americani trattati correttamente, comunque, a due di essi fu chiesto di fare da padrini di battesimo di un comandante guerrigliero locale ai quali entrambi poi regalò un orologio). Atrocità chiama atrocità, gli americani iniziarono ad abbattere i filippini che si arrendevano con un colpo alla nuca (spesso dopo avergli tagliato i genitali e averglieli infilati in bocca), diversi scout presero l’abitudine di scotennare gli avversari e portare gli scalpi appesi alla cintura, ci furono fucilazioni di massa, alcuni villaggi vennero incendiati senza permettere agli abitanti di prendere il minimo dalle capanne, in almeno un caso un bambino fu infilzato nella baionetta da un volontario del First Nebraska (all’epoca i reparti americani erano formati su base regionale), senza contare che le navi da battaglia della Marina spesso bombardavano indiscriminatamente dal largo le aree dove veniva segnalata attività insurrezionale.

 

Una serie di rovesci militari, nel 1900, portò il presidente Mac Kinley a valutare l’opzione del ritiro delle truppe dalle Filippine, anche per la pressione esercitata dalla American Anti-Imperialist League, guidata da Mark Twain e Andrew Carnegie, che si opponeva con forza all’annessione dell’arcipelago, e non smetteva di ripetere che gli Stati Uniti mai e poi mai dovevano divenire una potenza coloniale, ma solo garantire l’autodeterminazione al popolo filippino. Altri, come il Senatore della South Carolina Benjamin Tillman, si opponevano con vigore all’annessione dell’arcipelago nel timore che esso avrebbe rovesciato una valanga di non-bianchi negli USA. Queste, e altre posizioni di contrasto alla guerra, avevano dalla loro l’opinione pubblica per nulla soddisfatta dall’andamento delle operazioni militari, e in un anno di elezioni il Presidente in carica non poteva non tenerne conto.

 

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Volontari americani del First Nebraska in azione nei pressi di Manila, ca. 1899

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Sul campo, e al di là delle sconfitte dovute a reparti poco addestrati e peggio comandati, le cose non andavano poi così male. La popolazione civile filippina era allo stremo, e l’eterogenea armada di Aguinaldo stava perdendo il collante che la teneva assieme. L’indignazione per il comportamento delle truppe americane, non poteva far dimenticare che la società proposta da Aguinaldo e dai suoi, era una variante moderna del feudalesimo, una Repubblica cioè, retta dagli ilustrados e dai principales, un’oligarchia formata da capi locali, latifondisti e uomini d’affari. I brevi contatti pacifici con le truppe americane, avevano fatto scoprire al popolo filippino l’esistenza di una società più egalitaria di quella propugnata dagli ilustrados e dai principales. La variopinta frammentazione etnica, tribale e religiosa dell’arcipelago aveva fatto il resto. Morti Luna e del Pilar, Aguinaldo, con un passato pesantemente compromesso e un presente altrettanto discutibile, si trovò privato degli uomini migliori per tenere unito il suo esercito, che cominciò così a sfaldarsi, avendo scoperto, quegli umili contadini, di non voler morire per una nuova servitù della gleba. Le diserzioni aumentarono, mente le truppe americane e gli ausiliari filippini incalzavano sempre più da vicino Aguinaldo, che venne infine catturato dalle truppe del generale Frederick Funston il 23 Marzo 1901 dopo che gli scout ne avevano scoperto il covo nei pressi di Palanan, un villaggio nella valle del fiume Cagayan, nella parte nord orientale di Luzon.

 

Esistono varie versioni della sua cattura, una di queste pretende che Aguinaldo trattò la sua resa agli americani, e per salvare la faccia inscenò una cattura nel corso della quale furono uccise le sue guardie del corpo, secondo un’altra versione fu scoperto da scout filippini di religione islamica che lo odiavano in quanto cattolico fervente, secondo una terza versione, gli scout erano di etnia Ibanag, oppositori storici sia dei cinesi che dei Tagalog alla base delle formazioni militari di Aguinaldo, pur essendo cattolici come loro, una quarta propugna che furono gli abilissimi scout americani che avevano tracciato Geronimo non molti anni prima a mettergli il sale sulla coda (e in effetti le truppe migliori nella controguerriglia si rivelarono quelle che avevano già combattuto contro i pellerossa negli anni precedenti), anche se agli storici appare più semplice e probabile che Aguinaldo sia stato denunciato dalla popolazione civile stremata dai continui rastrellamenti americani, terrorizzata dai bombardamenti navali, affamata dal blocco costiero e dalla distruzione delle risaie nonché dall’abbattimento degli animali domestici.

Il 1 Aprile 1901, nel palazzo di Malacañang, a Manila, Aguinaldo giurò fedeltà alla Costituzione e alle leggi degli Stati Uniti, e annunciò pubblicamente la fine della rivoluzione filippina, invitando i suoi seguaci ancora liberi a deporre alle armi e a consegnarsi agli americani. “In questi mesi passati sulle montagne”, disse, davanti ai giornalisti, “ho capito che l’unica cosa che porta la guerra è distruzione e sofferenza per il popolo, sofferenza e distruzione che devono cessare quindi per il bene tutto del popolo filippino”.

 

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Ausiliari filippini

 

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Fifth Oregon Volunteers, zona di Manila, ca. 1900

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La cattura di Aguinaldo pur infliggendo un severo colpo alla guerriglia filippina, non portò alla cessazione delle ostilità. Il generale Miguel Malvar assunse il comando delle operazioni e affrontò gli americani in campo aperto attaccando diversi centri abitati nella regione di Batangas. Nell’isola di Samar, il generale Vincente Lukban continuò la guerra con altrettanta determinazione, la stessa che misero gli americani, nello stroncarla, agli ordini di un energico veterano delle guerre indiane, il generale James Franklin Bell. Egli, guidando personalmente sul campo i suoi uomini, ingaggiò una feroce lotta senza quartiere contro i guerriglieri filippini, incalzandoli senza sosta, privandoli dell’appoggio popolare con la terra bruciata, il blocco navale delle coste che impediva ogni commercio e perfino la pesca, e i continui, incessanti rastrellamenti affidati agli ausiliari filippini scelti nelle etnie antagoniste di quelle della zona di operazioni.

 

Malvar si arrese a una pattuglia americana il 13 Aprile 1902, assieme agli ultimi tremila uomini che gli erano rimasti (tutti gli altri erano stati uccisi o avevano disertato o erano stati catturati, quasi sempre su segnalazione della popolazione civile esausta per la guerra).

 

Fu il colpo di grazia all’insurrezione. Dopo Malvar numerosi altri capi guerriglieri si arresero coi loro uomini dietro promessa, fatta da Bell, che ci sarebbe stata un’amnistia per tutti, o scomparvero nel nulla, come il citato Lukban. Il 2 Luglio 1902 il Segretario della Guerra poté dichiarare terminata l’insurrezione, e due giorni dopo, Theodore Roosevelt, successo nella carica presidenziale a MacKinley, assassinato un anno prima, proclamò l’amnistia per tutti coloro che avevano preso parte alle ostilità.

 

Secondo alcuni storici di corrente radicale, i combattimenti continuarono fino al 1913 e citano al proposito migliaia di scontri e rese di reparti ribelli. In realtà molti reparti di guerriglieri dopo la resa o la cattura dei loro capi principali sbandarono e si diedero al brigantaggio. Un reparto agli ordini di un certo colonnello Simeon Ola, implorò gli americani di essere preso prigioniero per venire sfamato, il 25 Settembre 1903. Rimasti isolati nella impervia regione di Bicol, si erano nutriti per mesi con radici e bacche e della rara selvaggina edibile che potevano prendere con le trappole e i lacci, avendo esaurito le munizioni delle armi da fuoco, e, alla vista dei soldati americani si erano gettati letteralmente ai loro piedi.

 

Diverso il caso di Macario Sakay, che si proclamò generalissimo nel sud dell’isola di Luzon, e tentò di fondare la Repubblica Katalugan, basata cioè sui principi originari Katipunan, chiamando a sé diversi sostenitori fra i contadini impoveriti dalla guerra e attratti dal suo sogno socialisteggiante. Dopo alcuni anni di guerriglia nella zona, fu catturato e impiccato dagli americani nel 1907, e il suo movimento sbandato.

 

Per qualche anno proliferarono anche alcuni gruppi religiosi, formati pure questi da poveri contadini e sorretti da fervore messianico: i pulajanes, i colorum, i Dios-Dios, e altri, che affrontavano le Maxims dei soldati americani a mani nude, spesso sotto effetto di droghe e comunque convinti che le immagini della Madonna e gli agimat e gli anting-anting (amuleti religiosi tribali) che portavano con sé, li avrebbero protetti dalle pallottole. Erano guidati da leaders carismatici, uno dei quali, Dionisio Seguela, detto Papa Isio, sarebbe diventato famoso anche negli USA. Catturato da una pattuglia americana che era convinto di poter convertire con la sola forza del suo sguardo, morì in carcere nel 1911.

 

Una a una queste bande furono spazzate dalle truppe americane o dai Philippine Constabulary cui gli americani lasciavano sempre più i compiti militari meno impegnativi. Le ultime azioni da parte di una banda di fanatici religiosi, sono segnalate nel Marzo 1913, e quella data viene considerata comunque la cessazione dell’insurrezione delle Filippine.

 

La guerra ufficiale, quella finita il 4 Luglio 1902, provocò la morte di 4196 soldati americani, 1020 dei quali per effettiva azione nemica, gli altri per malattia, principalmente febbre gialla, tifo tropicale e colera. 2930 uomini furono feriti, mentre i Philippine Constabulary lamentarono oltre 2000 caduti in azione e almeno 10 mila feriti. I ribelli uccisi furono almeno 16000 (secondo alcune fonti, peraltro scarsamente attendibili, si arriva a 150000). I civili morti per colpa della guerra, furono almeno 250000 (un milione, secondo fonti radicali, contando anche una violenta epidemia di colera che imperversò nell’arcipelago per tutta la durata delle ostilità, dovuta anche all’impoverimento delle condizioni di vita seguita ai continui rastrellamenti e al blocco navale americano). E questo senza tener conto della ribellione dei Moro del sud, del quale parleremo un’altra volta.

 

L’insurrezione delle Filippine è ricordata nel monumento al Corpo dei Marines e da due decorazioni, la Philippine Campaign Medal e la Philippine Congressional Medal.

 

 

 

 

 

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Guerriglieri filippini consegnano le armi dopo essersi arresi agli americani

 

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Philippine Campaign Medal, nastrino

 

PhilCongMedal.gif

Philippine Congressional Medal

 

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US Marine Corps War Memorial

 

 

 

BIBLIOGRAFIA: Brian McAllister. The Philippine War 1899-1902. University Press of Kansas 2000

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Ospite intruder

Permettetemi di chiudere con una chicca, la poesia scritta da Rudyard Kipling pare proprio per celebrare le truppe americane che combattevano nelle Filippine.

 

The White Man's Burden

 

Take up the White Man's burden--

Send forth the best ye breed--

Go bind your sons to exile

To serve your captives' need;

To wait in heavy harness,

On fluttered folk and wild--

Your new-caught, sullen peoples,

Half-devil and half-child.

 

Take up the White Man's burden--

In patience to abide,

To veil the threat of terror

And check the show of pride;

By open speech and simple,

An hundred times made plain

To seek another's profit,

And work another's gain.

 

Take up the White Man's burden--

The savage wars of peace--

Fill full the mouth of Famine

And bid the sickness cease;

And when your goal is nearest

The end for others sought,

Watch sloth and heathen Folly

Bring all your hopes to naught.

 

Take up the White Man's burden--

No tawdry rule of kings,

But toil of serf and sweeper--

The tale of common things.

The ports ye shall not enter,

The roads ye shall not tread,

Go make them with your living,

And mark them with your dead.

 

Take up the White Man's burden--

And reap his old reward:

The blame of those ye better,

The hate of those ye guard--

The cry of hosts ye humour

(Ah, slowly!) toward the light

"Why brought he us from bondage,

Our loved Egyptian night?"

 

Take up the White Man's burden--

Ye dare not stoop to less--

Nor call too loud on Freedom

To cloak your weariness;

By all ye cry or whisper,

By all ye leave or do,

The silent, sullen peoples

Shall weigh your gods and you.

 

Take up the White Man's burden--

Have done with childish days--

The lightly proferred laurel,

The easy, ungrudged praise.

Comes now, to search your manhood

Through all the thankless years

Cold, edged with dear-bought wisdom,

The judgment of your peers.

 

200px-Kiplingcropped.jpg

 

Joseph Rudyard Kipling

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Ospite intruder
si ma l'ultima immagine riguarda iwo jima se non sbaglio non centra molto con le filippine...? o_O

 

 

L'ultima immagine è l'US Marine Corps War Memorial. Il gruppo scultoreo ripropone la foto posticcia dell'alzabandiera sul monte Suribachi, Iwo Jima, alla cui base, purtroppo non visibile nella foto perché non sono riuscito a trovarne una di qualità decente, sono incise nel marmo le campagne cui hanno preso parte i Marines, dalla Guerra di Indipendenza in poi. Una di queste è l'Insurrezione delle Filippine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bastava cercare, grrrr :furioso:

usmc_memorial-736226.jpg

 

 

20070727iwojima.jpg

 

407px-USMC_War_Memorial_02.jpg

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  • 3 settimane dopo...
Ospite Pappy Boyington

Avevo promesso che non sarei più tornato su questo forum, ma lo devo fare per ringraziare l'autore di questo 3d (e dell'altro sui moros) perché mi a permesso di fare un figurone citando le notizie inserite... vale la pena di dare ogni tanto unocchiata da queste parti dopo tutto.

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