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In ricordo di Mario Rigoni Stern


Ospite galland

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Mario Rigoni Stern è morto l’altro ieri sera ad Asiago, nel vicentino, dove era nato nel 1921 e dove era tornato a vivere subito dopo la guerra. Rispettando la volontà dello scrittore, la notizia della scomparsa è stata diffusa dai familiari soltanto ieri a funerali avvenuti.

Fino all’ultimo a difeso le sue montagne e la memoria della guerra e della campagna di Russia, di cui aveva parlato nel suo libro più celebre.

“La parola detta viene molto prima della parola scritta. Ha un ritmo che si sposa con l’andatura dell’uomo, che è un animale nomade imprigionato nella modernità.”

“cinquant’anni fa si sentiva la gente cantare. Cantava il falegname, il contadino, l’operaio, quello che va in bicicletta, il panettiere. Oggi hanno smesso. La gente non canta e non racconta più.”

“Di questi tempi c’è troppo rumore, stiamo perdendo il senso delle parole, la loro forza terapeutica. Eppure l’uomo ha bisogno delle parole, sennò non le manderebbe a memoria. Primo Levi si salvò recitando la Commedia. Serbare il Verbo in petto gli impedì di diventare un numero e il segreto della parola fece la differenza tra i vivi e i morti.”

“Spegnete la televisione, prendete un libro.”

“Son tornato vivo da una guerra. Ho avuto una gran buona moglie e bravi figli. Ho scritto libri. Ho fatto legna. Me basta e vanza. ‘Desso posso morir in pase.”

Ciao, Mario.

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“Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò le sue settantadue bombarde.”

Questo è l’incipit de “Il sergente nella neve”. Mario era uomo ancora capace, nell’inferno della guerra, di volgere lo sguardo al cielo ed alle costellazioni. Di portare vita là dove era passata la morte.

Per questo nel suo ricordo, qui nel forum ed altrove, si sono unite le parole di persone spesso non concordi tra loro. In vita e in morte Mario è stato uomo di concordia e d’amore, è per questo che riceve unanime considerazione ed affetto. La sua morte non mi diminuisce, non solo per le opere che ci lascia ma per la mia ferma convinzione che il morire non sia che un mutare di stato, come l’evaporare dell’acqua. Mario continua, dunque il suo cammino morale nell’aldilà, verso le stelle che contemplava dalle trincee sul Don.

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per chi fosse interessato Marco Paolini ha messo su uno spettacolo sulle vicende di Rigoni Stern intitolato ' Il sergente'

 

un assaggio il sergente

 

Purtroppo filter il link da te segnalato non va! :(

 

Tratto dalla bellissima opera Il Sergente Nella Neve

La rappresentazione del Validissimo Marco Paolini! :adorazione:

Il Sergente nella neve

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Un grandissimo scrittore, avete tutti giustamente citato "Il sergente nella neve" ma un suo lbro davvero commovente e bellissimo è "Ritorno sul Don" chi non l'avesse letto lo faccia è davvero meraviglioso.

LA sua descrizione dei luoghi della ritirata del Corpo d'Armata Alpino anni dopo la fine della guerra quando tornò a visitarli è emozionante.

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  • 2 settimane dopo...

Anch'io ho l'incipit stampato nella mente...“Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato"....la prima volta l'ho letto a 13 aa per le vacanze estive e lo avevo divorato. Poi nel tempo l'ho riletto più e più volte sempre con entusiasmo e con ammirazione per quanto possa sopportare l'essere umano quando e alla disperazione... ma non molla.

Senz'altro un grande uomo che ha tradotto in parole semplici e comprensibili a tutti una grande tragedia umana.

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...un doveroso saluto militare ad un grande Uomo e scrittore, ad un Alpino.

purtoppo mi rendo conto che insieme con lui va sempre più scomparendo la generazione di quelli che hanno vissuto sulla pelle e portato addosso per la vita le cicatrici di quella che è stata l'incredibile e meravigliosa tragedia della Guerra.

forse a volte ci dimentichiamo del vero significato delle parole, ed abusiamo dei termini: pace, guerra, invasione, razza, religione

persone così ci aiutavano a non dimenticare "che questo è stato" come diceva Primo Levi.

Siamo tutti un pò orfani oggi.

 

Vincenzo.

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