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Intercettazioni, ecco una nuova legge porcata


typhoon

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Lo dicevo io che in questi prossimi 5 anni ci sarà tanto da lollare ... e non ditemi che è una norma che serve a salvaguardare la privacy, che a me sicuramente nessuno mi intercetta ... tutto è spiegato nell'ultimo paragrafo del seguente articolo ....

 

Antonio Di Pietro: «Con quella legge lì, Mani Pulite sarebbe nata e subito morta. Perché Mario Chiesa lo abbiamo arrestato in flagranza, sì, ma solo perché era sotto intercettazione. E così tutti gli altri dopo di lui».

 

La Repubblica: Divieto assoluto di intercettazioni, cinque anni a chi le esegue e a chi le pubblica. Onorevole Di Pietro, il premier Berlusconi ci riprova. Ma stavolta i numeri della maggioranza sono dalla sua.

Antonio Di Pietro: «È un progetto criminogeno, che noi di Idv tenteremo di contrastare, dentro e fuori il Parlamento. Se necessario anche facendo ricorso al referendum. Perché non è degno di uno stato di diritto che di fronte a un problema reale, il crimine, vengano eliminati gli strumenti a disposizione per combatterlo».

 

La Repubblica: La stretta farebbe salve le inchieste su criminalità organizzata e terrorismo. Ma non i reati per corruzione e concussione. Insomma, i reati dei colletti bianchi. Cosa vuol dire?

Antonio Di Pietro: «Intanto, vuol dire che il governo rinuncia a perseguire anche la grande criminalità. Perché per scoprire che un gruppo di persone delinque in modo organizzato, che una serie di reati specifici fanno parte di un disegno criminoso, occorrono prima indagini, intercettazioni, appunto. Nel momento in cui impediscono di farle, escludono la possibilità di risalire all´organizzazione».

 

La Repubblica: Ha la sensazione che si tratta di una legge ad personam?

Antonio Di Pietro: «È il solito modello berlusconiano. Mano dura nei confronti dei più deboli e occhio di riguardo verso gli amici. Piuttosto la definireri una legge ad personas. In favore di quelle che fanno parte della casta. Ecco cos´è, una norma salva casta».

 

La Repubblica: Carcere per i giornalisti, pesanti multe per gli editori. Ha l´impressione che nel mirino ci sia l´informazione?

Antonio Di Pietro: «Altro che impressione, è proprio così. Con l´intento evidente di impedire all´opinione pubblica di conoscere quel che di illecito accade dentro il palazzo del potere».

 

La Repubblica: Ammetterà che in questi anni non sono mancati gli eccessi. Dialoghi privati intercettati e poi immotivatamente pubblicati.

Antonio Di Pietro: «Distinguiamo tra intercettazioni lecite e quelle illegalmente acquisite. Queste ultime, tipo Telecom o Pio Pompa per intenderci, non vanno pubblicate. Ma per quelle lecite, va solo evitato che la pubblicazione avvenga prima del deposito degli atti. Il resto deve essere rimesso alla deontologia del giornalista, che non può essere definito tale se scrive dei baci mandati via sms da Anna Falchi a Ricucci. Non per questo, però, l´opinione pubblica deve restare all´oscuro del traccheggio tra i furbetti del quartierino e il governatore della Banca d´Italia».

 

Pensate di farcela a parlare di questa nuova proposta di legge e non di Di Pietro?

 

Ecco cmq il perchè di tale legge:

 

http://it.youtube.com/watch?v=u3r2Vy2iofY

 

Non dimentichiamo che per questi fatti ha un procedimento giudiziario in corso ...

Modificato da typhoon
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Partecipanti più attivi

Partecipanti più attivi

la fara franca in ben due processi se passera la norma salva-ogni-criminale

 

Se passa sosterro al campagna del partito dove sono tesserato che segnala il referendum abrogativo...

il peggior governo esistito nel mondo dalla comparsa dei dinosauri questo

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la fara franca in ben due processi se passera la norma salva-ogni-criminale

 

Se passa sosterro al campagna del partito dove sono tesserato che segnala il referendum abrogativo...

il peggior governo esistito nel mondo dalla comparsa dei dinosauri questo

 

 

In che partito sei tesserato????

Italia dei valori!!!

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Typhoon, mi pareva strano che riuscissero a governare bene.

 

La vera natura del PdL inizia a saltare fuori.

 

Intendiamoci, secondo me le intercettazioni dovrebbero rimanere segrete e non pubblicabili (salvo quelle utilizzate durante il processo), ma questa legge ne vuol vietare l'uso da parte della polizia e delle forze dell'ordine. E' una vergogna.

 

Come dovrebbe essere una legge fatta bene secondo me:

- Libertà da parte della polizia di utilizzare le intercettazioni ambientali su autorizzazione del giudice

- Divieto di rendere pubbliche tali intercettazioni salvo quelle utilizzate in un eventuale processo (pubbliche per forza di cose)

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.........Come dovrebbe essere una legge fatta bene secondo me:

- Libertà da parte della polizia di utilizzare le intercettazioni ambientali su autorizzazione del giudice

- Divieto di rendere pubbliche tali intercettazioni salvo quelle utilizzate in un eventuale processo (pubbliche per forza di cose)

Cioè la legge attuale, o mi sbaglio?! Molto rispettata, no?!

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in italia la legge sulle intercettazione salvo rarissimi casi è sempre stata rispettata in quanto le intercettazioni telefoniche sono rese pubbliche quando vengono depositate alle parti.

 

questa legge

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Dal link http://www.fainotizia.it/2008/03/20/interc...intervento-del-

 

riporto il parere di un esperto giuridico (sarebbe bene che per certi argomenti che richiedono una certa competenza specifica, ci si astenesse dal pronunciarsi quando non se ne capisce un fico secco e si è costretti a seguire pedissequamente le opinioni di un ex-inquisitore del Sant'Uffizio!!!).

 

Preciso che ignoro del tutto le opinioni politiche dell'autore dell'approfondimento che riporto, nonché del sito che ospita lo studio in argomento.

 

 

Intercettazioni e divulgazione delle intercettazioni: regole del diritto e abusi della prassi - L'intervento del professor Mario Patrono al convegno delle Camere penali di Roma.

 

 

Intercettazioni e divulgazione delle intercettazioni: regole del diritto e abusi della prassi.

 

 

Intervento di Mario Patrono al Convegno dell’Unione delle Camere Penali Italiane sul tema: Rinnovare la Magistratura nelle istituzioni, nella società.

 

Roma 14 -15 marzo 2008.

 

 

Esaminerò due problemi: uno è quello relativo alla disciplina delle intercettazioni e della prassi relativa; il secondo riguarda la divulgazione del loro contenuto a mezzo stampa, prima dell’effettivo utilizzo nel processo. Avverto, inoltre, che la necessaria denuncia di uno stato di cose che sotto vari profili si presenta deplorevole, non può che essere preliminare a riforme legislative, peraltro non sempre facili da configurare; e deve essere anche corredata, nei limiti del possibile, dall’indicazione dei rimedi, esperibili qui e ora.

Si tratta, come si vede, di due problemi che mettono in gioco un profilo importante del rapporto tra magistratura e politica, e che in aggiunta vanno al cuore di quel diritto inviolabile alla difesa nel processo penale che è garantito dagli articoli 24 e 111 della Costituzione, riguardando spesso le intercettazioni gli stessi colloqui tra il difensore e la persona indagata, e comunque quei problemi chiamano in causa la libertà di cui godono i cittadini all’interno della nostra democrazia.

 

La disciplina del codice di rito con riguardo alle intercettazioni delle comunicazioni (artt. 266 e seguenti, nonché art. 103 c.p.p.) è ispirata ad un sano garantismo che si definisce intorno ad alcuni punti essenziali:

 

1. le intercettazioni sono possibili solo per alcuni (gravi) reati specificamente indicati;

2. l’intercettazione è autorizzata dal Gip solo per 15 giorni prorogabili per altri 15;

3. soltanto eccezionalmente, e soltanto in caso di urgenza, essa può essere iniziata dal P. M., salvo immediata convalida del Gip; nel caso di mancata convalida l’intercettazione deve però essere interrotta e le sue risultanze non sono utilizzabili;

4. i risultati dell’intercettazione debbono essere depositati nella segreteria del P. M., con possibilità per le parti di prenderne lettura;

5. la definitiva stesura del testo delle conversazioni è oggetto di perizia, con tutte le garanzia relative.

 

Inoltre le intercettazioni debbono, in linea di massima, avvenire attraverso gli impianti installati presso la Procura della Repubblica (art. 268 c. p. p.). Esiste poi un registro cronologico, nel quale il P. M. annota i decreti che dispongono, autorizzano, convalidano, prorogano le intercettazioni: e ciò al fine di evitare elusione delle garanzie (autorizzazioni date ora per allora, a sanatoria - ad esempio - di una pratica illegale dell’autorità di polizia). Le intercettazioni sono, in linea di massima, e salvo deroghe (art. 270), utilizzabili solo nel procedimento per il quale sono state autorizzate. Sono escluse intercettazioni di comunicazioni coperte dal segreto professionale.

Questo chiaro garantismo proviene dalla sentenza della Corte cost. n. 34/1973 e dalla legge n. 98/1974. Difficilmente, dunque, può essere contestato, in astratto, il disegno del codice. La Corte costituzionale, del resto, ha costantemente ribadito l’importanza di tutte le garanzie previste dalla normativa in vigore. Con riguardo alla garanzia che risiede nel doversi effettuare le registrazioni presso gli impianti della Procura, si veda, ad esempio, l’ord. 259/2001 e l’ord. 209/2004; sui limiti di utilizzabilità delle intercettazioni avvenute in altro procedimento, conviene richiamare la sent. 63/2001; sulla distruzione delle intercettazioni non pertinenti, si pronuncia la sent. 463/2001. Ricorderei anche la recente sent. 390/2007 sulle intercettazioni nelle quali sono coinvolti parlamentari. Ed anche la Cassazione ha più volte ribadito il principio che vuole motivati gli atti che dispongono intercettazioni fuori dai locali della Procura, a pena di inutilizzabilità delle relative risultanze (Cass. pen., sez. IV, 12 maggio 1999, in Cass. pen. 2000, 1323).

La problematica reale è, tuttavia, ben più complessa del disegno codicistico. L’ambiente è dato da un insieme di intercettazioni effettuate fuori dal quadro normativo sopra delineato e, dunque, non destinate ad una utilizzazione nel giudizio, bensì mirate ad acquisire notizia di reati, da perseguire poi separatamente e da provare attraverso strumenti conformi alle disposizioni di legge. Questo viola chiaramente le garanzie dell’articolo 15 della Costituzione, nella misura in cui tale disposizione protegge la libertà e la segretezza delle comunicazioni fra privati non solamente in funzione del processo penale e delle prove in esso deducibili, ma le protegge anche nell’ottica di garantire a ciascuno una sfera di <<inviolata personalità>>, per usare la felice terminologia di quel Brandeis, allora giovane studioso del diritto costituzionale e più tardi prestigioso giudice e Chief Justice della Corte suprema federale degli Stati Uniti, terminologia ben riecheggiata nella sentenza della Corte cost. n. 366/1991 (la quale discorre infatti di <<spazio vitale che circonda la persona e senza il quale questa non può esistere e svilupparsi in armonia con i postulati della dignità umana>>). Del resto, si tratta di una deformazione favorita dalle leggi dell’emergenza introdotte a cavallo fra gli ultimi anni ’70 ed i primi anni ’80 (ricordo il d. l. n. 625/1979 convertito nella legge n. 15/1980). Ma, oltre questo ambiente di diffusa illegalità, è la stessa logica del fenomeno che conduce a conseguenze che vanno oltre il disegno normativo.

La Corte cost., nella sent. 390/2007, distingue chiaramente, sia pure ai fini della garanzia di cui all’articolo 68 della Costituzione, intercettazioni indirette e intercettazioni casuali. Possono essere intercettate le linee di comunicazione di persone che abitualmente collaborano con altra persona, ovvero le linee di persone considerate (in ipotesi) come compartecipi nel medesimo reato. Costoro possono comunicare (anzi, presuntivamente comunicheranno) più volte con la persona inizialmente considerata: e, dunque, le comunicazioni della medesima persona, dopo il provvedimento che propriamente la concerne, possono essere nuovamente intercettate, attraverso il controllo delle comunicazioni di persone che interagiscono con la prima. Il termine, quindi, di 15 giorni, prorogabili una sola volta, per altri 15, risulta argine irrisorio di fronte al fenomeno delle intercettazioni indirette, che nuovamente coinvolgono la medesima persona quante volte comunichi con i suoi abituali interlocutori.

Esistono poi le intercettazioni casuali, le quali coinvolgono persone all’inizio insospettate, ma coinvolte nelle conversazioni con le persone sospettate. La comunicazione, d’altra parte, per definizione, coinvolge almeno due persone.

Nasce da ciò una catena quasi interminabile di intercettazioni, all’interno della quale i limiti di tempo e di oggetto finiscono con l’essere aggirati largamente.

Quali sono i giusti rimedi che possono costituire un limite ragionevole a questa prassi?

Certo, è intanto una garanzia da tenere ferma l’effettuazione delle intercettazioni nei locali della Procura. Ma anche tale garanzia risulta di fatto vanificata, visto che la pletora degli interventi intercettativi supera le capacità di assorbimento delle strutture destinate ad adempiervi. È innegabile, però, che la scelta di appaltare il servizio ad entità private, invece che percorrere la strada alternativa di ampliare gli impianti della Procura, è, probabilmente, non economica, oltre che meno garantista; ed è vero che, ove sia ineliminabile procedere mediante servizi esterni, ciò dovrà essere effettuato con gara pubblica, secondo le regole sovranazionali che presiedono alla libera prestazione dei servizi all’interno dell’Unione europea, secondo i principi essenziali della materia dettati negli articoli 49-55 del Trattato. Certo, la materia è delicata, dato che l’impresa affidataria deve offrire sufficienti garanzie di affidabilità in termini anche di indipendenza e di non collusione; ma, quanto meno, potrebbe redigersi un albo e fra le imprese iscritte all’albo promuovere una gara, a cui andranno invitate anche le imprese straniere che operano presso i Tribunali degli altri Paesi dell’Unione.

Secondo una giurisprudenza costante della Corte costituzionale, il principio di buon andamento (art. 97 Cost.) non è riferibile alle funzioni giurisdizionali; però esso deve ritenersi certamente riferibile all’organizzazione della giustizia (posso citare la sent. 86/1982; la sent. 18/1989; la sent. 400/1996; l’ord. 434/2001). D’altra parte, non può esservi dubbio che le questioni che attengono all’affidamento dei servizi di intercettazione rientrano nell’area della organizzazione della giustizia. Da questo punto di vista deve anzi concludersi nel senso che l’intero espletamento del servizio giudiziario, anche al di là dal giudizio di responsabilità per danno erariale, non dovrebbe sfuggire (come invece accade) al controllo di gestione della Corte dei conti, idoneo a segnalare anomalie, sprechi, disservizi, senza naturalmente sostituirsi agli organi competenti nelle decisioni finali, ma fornendo anche elementi per la valutazione, sotto il profilo organizzativo, del rendimento del magistrato e specialmente di chi ricopre incarichi direttivi.

 

 

Il secondo aspetto del problema è quello della divulgazione, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, dei contenuti delle intercettazioni, prima che esse siano utilizzate nel giudizio. Divulgazione dannosa per l’interessato, anche tenuto conto del fatto che una larga parte delle conversazioni intercettate, pur potendo contenere frasi sconvenienti o non entusiasmanti, è tuttavia insignificante ai fini della prova penale e, dunque, è destinata alla distruzione.

La normativa codicistica sul segreto interno (con riguardo alle parti del processo) ed esterno delle indagini preliminari (art. 114 e 329 c. p. p.) ripercorre le strade del vecchio codice di procedura, per cui tale segreto sarebbe preordinato esclusivamente al buon andamento delle indagini e, dunque, resta nella <<signoria>> del Pubblico Ministero.

Questa impostazione, peraltro, deve essere integrata e corretta alla luce dei princîpi generali fissati dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per come essa è interpretata dalla Corte di Strasburgo: la quale, pur riconoscendo la necessaria pubblicità del dibattimento ed il necessario controllo della pubblica opinione sul processo penale, ha ritenuto contraria all’art. 8 della Convenzione la divulgazione anche ad opera del Pubblico ministero dei contenuti delle intercettazioni non attinenti ai fatti oggetto dell’accusa penale (si veda, Corte europea dei Diritti dell'Uomo, 17 luglio 2003, in Dir. inf. ed informat. 2003, 1063).

Dunque è illecita, per violazione del diritto alla riservatezza, la divulgazione dei contenuti delle intercettazioni da chiunque sia messa in opera, fuori dalle sedi dibattimentali e fuori da una loro stretta funzionalizzazione al buon andamento delle indagini e al controllo dell’opinione pubblica sul processo. La Corte costituzionale, del resto, nelle recenti sentenze n. 348 e 349 del 2007, ha riconosciuto l’immediata operatività della Convenzione europea nell’ordinamento interno e ha inoltre riconosciuto il rilievo che assume, nella relativa interpretazione, la giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo. Ciò era stato anche affermato nella giurisprudenza della Cassazione.

Dire, peraltro, che è illecita la divulgazione delle notizie attinenti alle comunicazioni intercettate fuori dalle sedi consentite è poca cosa di fronte alla pervasiva ampiezza del fenomeno in questione. Quando le intercettazioni avvengono attraverso strumenti collocati al di fuori delle sedi istituzionali e ad opera di un insieme di società private e quando, in via indiretta o casuale, esse coprono un’area così vasta di persone, non è più facile stabilire chi debba rispondere anche solo del danno che si collega alla lesione del diritto alla riservatezza. Pur ammesso che, per affermare la responsabilità di un ente pubblico, non occorre individuare la persona, il funzionario, l’incaricato di pubblico servizio autore del fatto dannoso, quando l’attività sia comunque da riferire all’ente pubblico, non è però facile stabilire, nella situazione che abbiamo descritto, se la <<fuga di notizie>> sia imputabile all’amministrazione della giustizia, ovvero alla società privata cui il servizio è stato appaltato. Ancor meno, in questo oggettivo stato di confusione, è pensabile un accertamento di penali responsabilità.

Che fare? Giunge opportuna, in questo contesto, la proposta di Zeno Zencovich, di prevedere sanzioni economiche, anche solo amministrative, per i mezzi di comunicazione di massa che pubblicano le notizie attinenti ai processi penali (nel caso: quelle relative ai contenuti delle conversazioni intercettate), sanzioni di importo superiore ai probabili guadagni collegati alla vendita del giornale o del servizio. Il fenomeno della divulgazione delle notizie attinenti ai processi è, in larga parte, un fenomeno speculativo, reso più facile dal deplorevole disordine in cui si svolge questo tipo di indagini (secondo quanto si è già detto); abbattere in radice la speranza di lucro che muove questo non edificante meccanismo significherebbe deflazionarlo drasticamente.

Deve inoltre prendersi in considerazione la circostanza per la quale ogni attività di intercettazione operata al di fuori del rigido schema codicistico, comportando l’illiceità della intercettazione medesima, refluisce immediatamente anche in una violazione della normativa vigente in materia di tutela della Privacy: tutela che è asseverata – come è noto – anche attraverso disposizioni penali e disposizioni civilistiche in materia di risarcimento da danno ingiusto operato nei confronti dei cittadini oggetto della richiamata attività di intercettazione.

Questa evenienza ha dunque conseguenze di duplice ordine: per un verso espone l’autore delle intercettazioni illecite ad una azione penale da attivare obbligatoriamente ed immediatamente nei suoi confronti; per altro verso espone l’amministrazione della giustizia a risarcire il danno, rivalendosi a sua volta sull’agente che lo ha cagionato presuntivamente con colpa grave.

Del resto, a questo proposito, è già possibile segnalare interventi delle competenti procure regionali della Corte dei Conti che in più occasioni si sono attivate per individuare l’autore materiale del danno causato in conseguenza di illecite intercettazioni.

Già fin d’ora è comunque possibile utilizzare la menzionata giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo attraverso azioni di danno nei confronti del mezzo di comunicazione di massa, azioni che si rivelano assai più penalizzanti, nella realtà delle cose, di quanto non lo siano eventuali azioni penali contro il singolo giornalista, il quale esprime pur sempre una sua professionalità degna di rispetto.

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Non mi pare proprio sia andata così

 

 

sai che vuol dire? che sono pubbliche prima dell'inizio delle UDIENZE e funziona cosi

 

lasciero perdere discorsi che tentano l'impossibile: ovvero far credere che la norma nuova sia un tocca sana per la società e le comunicazioni devono essere pubblicabili liberamente dopo il rinvio a giudizio senza bavagli (che già ne ha tantissimi) di ciò che rimane della informazione da sud America che abbiamo

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Da repubblica castrista delle banane è non tener conto di ciò:

 

"...Questa impostazione, peraltro, deve essere integrata e corretta alla luce dei princîpi generali fissati dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per come essa è interpretata dalla Corte di Strasburgo: la quale, pur riconoscendo la necessaria pubblicità del dibattimento ed il necessario controllo della pubblica opinione sul processo penale, ha ritenuto contraria all’art. 8 della Convenzione la divulgazione anche ad opera del Pubblico ministero dei contenuti delle intercettazioni non attinenti ai fatti oggetto dell’accusa penale (si veda, Corte europea dei Diritti dell'Uomo, 17 luglio 2003, in Dir. inf. ed informat. 2003, 1063).

Dunque è illecita, per violazione del diritto alla riservatezza, la divulgazione dei contenuti delle intercettazioni da chiunque sia messa in opera, fuori dalle sedi dibattimentali e fuori da una loro stretta funzionalizzazione al buon andamento delle indagini e al controllo dell’opinione pubblica sul processo. La Corte costituzionale, del resto, nelle recenti sentenze n. 348 e 349 del 2007, ha riconosciuto l’immediata operatività della Convenzione europea nell’ordinamento interno e ha inoltre riconosciuto il rilievo che assume, nella relativa interpretazione, la giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo. Ciò era stato anche affermato nella giurisprudenza della Cassazione...".

 

Comunque, non pretendo che tutti comprendano certi concetti!!!

Modificato da picpus
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Che vuoi che ci sia da capire, quà si vuole semplicemente abrogare un mezzo di indagine della magistratura e delle forze dell'ordine ... il resto è solo "mirror climbing" ... un conto è evitare l'abuso delle intercettazioni, un'altro è abrogarle.

 

Riguardati il video nel primo post, la ragione di esistere di questa proposta di legge stà solo nell'evitare che certer azioni "criminogene" vengano a galla ...

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Però rimane il fatto che l'uso che ne è stato fatto negli ultimi anni è stato a dir poco scandaloso, molto spesso mi è parso volto a demolire l'accusato e a provocarne la condanna de facto da parte dell'opinione pubblica, che già tradizionalmente conosce molto meglio le istanze dell'accusa (e di conseguenza le condivide) rispetto a quelle della difesa, prima ancora che il processo giunga alla fase dibattimentale, e questo pone, al di là della privacy lesa, interrogativi sulla deonotologia di una parte della magistratura.

In ogni caso questo provvedimento del governo è troppo restrittivo, in quanto mancano molti reati basilari, come omicidio, sequestro di persona, corruzione ecc, ma sono sicuro verrà migliorato in sede di commissioni e durante il dibattito parlamentare, infatti più che limitare i reati ci vorrebbero pene più severe e sicure per chi diffonde non solo le intercettazioni, ma anche tutto quanto coperto da segreto istruttorio, e limiti precisi su cosa possa essere pubblicato.

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infatti più che limitare i reati ci vorrebbero pene più severe e sicure per chi diffonde non solo le intercettazioni, ma anche tutto quanto coperto da segreto istruttorio, e limiti precisi su cosa possa essere pubblicato.

 

Assolutamente d'accordo!

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il segreto istruttorio è stato abolito negli anni 80 e sostituito dal segreto investigativo che predispone come si fa ora e come è giusto che si faccia che venga reso pubblico al momento del rinvio a giudizio.

 

sennò crederemo che ricucci fiorani e co...erano bravi ragazzi, che rai e mediaset non si mettono d'accordo per dare le notizie, che guttadauro parla dei voti richiesti da cuffaro in Sicilia

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Mi piace soprattutto la parte relativa al fatto che l'intercettazione può essere utilizzata a fini probatori solo per il procedimento per il quale sono state autorizzate.

Ammettiamo che venga intercettato un immigrato perchè sospettato di organizzare l'immigrazione clandestina di extracomunitari, e si scoprisse che sta preparando un attentato stile torri gemelle, quell'intercettazione non potrà essere usata in alcun modo per fermarlo.

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Mi piace soprattutto la parte relativa al fatto che l'intercettazione può essere utilizzata a fini probatori solo per il procedimento per il quale sono state autorizzate.

Ammettiamo che venga intercettato un immigrato perchè sospettato di organizzare l'immigrazione clandestina di extracomunitari, e si scoprisse che sta preparando un attentato stile torri gemelle, quell'intercettazione non potrà essere usata in alcun modo per fermarlo.

ERRORE: non potrà essere usata in un processo per condannarlo solo in base a quella intercettazione, ma le autorità di polizia e/o i servizi di sicurezza (nella fattispecie) potranno benissimo avviare delle indagini e porre in essere tutte le misure idonee ad evitare che vengano commessi reati di qualsiasi genere!!!

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"Buongiorno a tutti.

Allora, sia nel blog di Beppe un certo Daniele mi chiede della legge sulle intercettazioni che è stata annunciata da Berlusconi al convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure - mi chiede e mi domanda se potrebbe essere incostituzionale o oggetto di un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea - sia sul mio blog, voglioscendere.it, Cle e Carla C. mi chiedono anch'esse di parlare di questa legge. E allora parliamone perchè è il tema del giorno e credo che rimarrà il tema della settimana e forse del mese. Siamo alla prima legge vergogna che riguarda i processi di Berlusconi e che ha qualche speranza di passare, dopo quella per ora tramontata sul patteggiamento allargato che avrebbe spostato in là i processi al Cavaliere. Intanto vediamo quello che vuole fare Berlusconi, secondo quanto lui ha annunciato di voler fare. Lui ha detto: "divieto assoluto di intercettazioni, salvo per i reati di mafia, di camorra, di 'ndrangheta, di criminalità organizzata e di terrorismo". Per chi le fa, cioè per i giudici che le dispongono al di fuori di questi reati - ammesso che ce ne siano ancora, ovviamente - e per gli agenti che poi le realizzano assieme ai gestori telefonici che prestano il loro supporto: cinque anni di galera. Questa la pena massima prevista. Per i giornalisti che le pubblicano, cinque anni di galera anche a loro. Si corona così il sogno del Cavaliere di arrestare tutti coloro che lo dovrebbero controllare e che lo controllano ancora, cioè magistrati e giornalisti. Invece di arrestare le persone che vengono intercettate e hanno commesso dei reati, si decide di arrestare coloro che le hanno scoperte e coloro che lo hanno fatto sapere. Che già non è male, devo dire. In più prevede, dice lui, "una forte penalizzazione economica per gli editori che pubblicano questi articoli contenenti intercettazioni". Quindi, in teoria, dovrebbe essere condannata anche la sua famiglia, visto che i suoi giornali hanno abbondantemente pubblicato intercettazioni - sempre quelle degli altri di solito, mai le sue. L'annuncio era già scritto nel programma della Casa delle Libertà, era già stato detto in campagna elettorale. Il problema è che Berlusconi ha questa grande fortuna: viene sempre sottovalutato. Si dice: "sì, lui dice così. Poi in realtà non è vero...". No, in realtà è vero. E infatti, ciò che sembrava impossibile, il divieto di intercettazioni per tutti i reati che non siano di mafia e terrorismo - stando a quello che lui dice, sempre che non sia stato frainteso o non parlasse a titolo personale - sarà oggetto della prossima legge in materia di giustizia. E così sono serviti tutti quegli allocchi, magistrati, associazione magistrati, partito democratico, che pensavano di poter dialogare con un soggetto del genere. Per fortuna che a mettersi di traverso contro il dialogo è sempre Berlusconi poi, alla fine. è interessante il fatto che lui annunci tutto questo proprio mentre a Napoli e dintorni lui va predicando che con lui ritorna lo Stato, arriva il pugno di ferro, arriva la tolleranza zero, arriva la certezza della pena. Arriva il castigamatti, insomma, e bisogna rigare diritto. E annuncia una legge che va esattamente in controtendenza. Non è una legge "ad personam", nel senso che non serve solo a lui. è una legge "ad personas" nel senso che serve a tutta la classe dirigente. è un altro cunicolo enorme scavato sotto le carceri e sotto i tribunali per farci passare naturalmente le solite pantegane grandi così, ma da quello stesso cunicolo passeranno anche topolini medi e piccoli, che sono poi quelli che vanno ad accrescere l'emergenza sicurezza, la percezione di insicurezza. Ragion per cui poi bisogna ritornare indietro e fare altri pacchetti sicurezza. è un continuo. è il pendolo che una settimana dopo le norme per la sicurezza, torna indietro e si mette a salvare i colletti bianchi, ma anche, come vedremo fra un attimo, le principali categorie criminali che rendono rinomato nel mondo il nostro Paese. Facciamo degli esempi. Per l'omicidio, ad esempio, non è più possibile intercettare, se ha un senso quello che ha detto Berlusconi. Perchè l'omicidio non è nè mafia, nè 'ndrangheta, nè camorra, o meglio, ci sono anche omicidi che non fanno parte di quelle organizzazioni. Per l'omicidio semplice - cioè io ammazzo un tizio non essendo un camorrista, un mafioso, un 'ndranghetista e nemmeno un terrorista - non mi possono intercettare. Di solito, per scoprire chi è stato ad uccidere una persona si mettono sotto intercettazione tutti quelli che fanno parte della sua cerchia: parenti, amici, conoscenti, colleghi di lavoro per cercare qualche attinenza tra la morte di quella persona e le conoscenze che ha. Non si potrà più fare. Quindi, molti più omicidi impuniti. Okay?

Rapine in banca. Mettiamo che per fortuna una telecamera abbia ripreso di sguincio uno dei rapinatori e che gli inquirenti illuminando bene le immagini riescano a intuire chi potrebbe essere fra le loro vecchie conoscenze, spulciando tra le foto segnaletiche. Bene, per trovare la prova che è veramente lui gli mettono il telefono sotto controllo, vedono se parla di bottino. Se ne parla con altri complici, arrestano anche i complici e si riesce a sgominare la banda. Non si potrà più fare. La rapina, se non è fatta da mafiosi, camorristi o terroristi, sarà impossibile, o quasi, da punire...

Mettiamo il classico caso del sequestro di persona a scopo di estorsione. Un gruppo di sbandati sempre più spesso capita, ormai non c'è più la grande "anonima sequestri", ci sono gruppi di sbandati che si organizzano. Sequestri lampo. Prendiamo l'imprenditore. Ci facciamo dare il riscatto. Lo liberiamo. Di solito si mette sotto controllo il telefono della famiglia, i telefoni delle famiglie amiche, in modo che quando il sequestratore telefona per chiedere il riscatto si risale telefonicamente a lui e spesso lo si acciuffa. Con questo sistema sono stati sgominati moltissimi sequestri e restituiti alle famiglie tantissimi ostaggi. Perfetto. Non si potrà più fare. A meno che il sequestro non sia opera di mafia, camorra o 'ndrangheta, però come sappiamo fanno i soldi in maniera diversa e molto più facile.

Prendiamo il molestatore che telefona, con telefonate oscene, alla ragazza. Tipico caso: la ragazza fa denuncia, mettono il telefono sotto controllo, risalgono al molestatore e il molestatore viene preso. Non si può più fare. Perchè? Perchè, o il molestatore è un mafioso, un camorrista, un 'ndranghetista o un terrorista, cosa che di solito non è, oppure niente da fare.

Mettiamo una donna picchiata e violentata magari dall'ex marito o dall'ex fidanzato, o cose di questo genere. Trova il coraggio di denunciare. Mettono sotto intercettazione il presunto aggressore per vedere se è proprio vero ciò che dice la donna. Non lo si potrà più fare.

Prendiamo la ricerca dei latitanti. Tutti quelli che sfuggono alla giustizia. Non lo so... dal mago di Vanna Marchi che scappa in Brasile, a quelli che fanno le rapina, a quelli che fanno gli omicidi, ecc. Ecco, se non sono mafiosi o terroristi, non si potrà più usare lo strumento delle intercettazioni per andare a vedere dove sono scappati e riacchiapparli.

Finora non ho citato i reati finanziari naturalmente. Ci sono ancora le estorsioni. Pensate a quanta gente denuncia l'estorsore, quello che gli va a chiedere qualcosa, che li minaccia. Se non è un mafioso, non si potrà più controllare il telefono delle persone che ricevono queste richieste estorsive. Per non parlare delle truffe. Pensate a quante intercettazioni su Vanna Marchi ci hanno aiutato a scoprire le minacce che lei e la figlia facevano a quelle povere credulone che pagavano continuamente temendo chissà quali conseguenze negative, fino alla morte. Quelle telefonate non si potranno più, non dico utilizzare, non si potranno più intercettare e quindi ovviamente avremo molti più truffatori e molti più truffati perchè poi alle vittime non ci pensa nessuno.

Non ho parlato ancora dei reati finanziari che sono in realtà la vera ragione per cui non si vuole più che si utilizzi da parte della magistratura lo strumento delle intercettazioni. E questo è ovvio. Dato che i reati finanziari sono i più nascosti e i più difficili da vedere, non solo non si sa chi li ha commessi, ma non si sa nemmeno chi li abbia commessi. Mentre l'omicidio, la truffa, il furto, quelli si vedono perchè c'è una vittima dichiarata che li va a denunciare. La corruzione, chi la viene a sapere? Se non parla quello che ha pagato e non parla quello che ha preso i soldi, la corruzione non si sa. E poi il falso il bilancio, chi lo può notare che un bilancio è falso? Quindi sono i reati che hanno più bisogno di intercettazioni. Bisogna scoprire anche che sono stati commessi, oltre a dover scoprire chi li ha commessi. Anche per questi, silenzio di tomba. Non sapremo mai nulla.

Naturalmente, che cosa succede? Succede che tutti quelli che li commettono potranno commetterli liberamente. Quando passerà la legge, saranno molte di più le persone che li commetteranno perchè a quel punto il rischio di essere scoperti e puniti è zero e quindi noi perderemo ancora più soldi con i reati finanziari di quelli che stiamo perdendo.

Io vorrei fare solo alcuni esempi di processi dei quali non avremmo saputo nulla. Processi che non si sarebbero mai aperti, quindi tutti imputati che non sarebbero imputati se fosse passata questa legge.

Il caso, per esempio, delle scalate bancarie. C'erano dei furbetti del quartierino che, contro la legge, cercavano di appropriarsi di due banche: Banca Nazionale del Lavoro, le cooperative rosse e l'Unipol di Consorte; Antonveneta, la Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani; Rizzoli Corriere della Sera, cioè il più grosso gruppo editoriale indipendente non controllato dai partiti, che doveva finire nella mani di Ricucci il quale poi, secondo alcuni, l'avrebbe girato ai soliti amici di Berlusconi. Bene, queste tre scalate furono bloccate da Clementina Forleo e dalla procura di Milano, grazie a intercettazioni. Con questa nuova legge, niente intercettazioni, scalate a buon fine. Compreso il loro protettore massimo, cioè Antonio Fazio, che continuerebbe a essere governatore della Banca d'Italia non sospettato di niente. Sebbene, come abbiamo visto dalle telefonate, fosse colui che faceva il regista e il giocatore di queste partite, nelle quali avrebbe dovuto rimanere terzo distaccato e arbitro.

Nessuno saprebbe le cose perchè nella legge si prevede anche che nessuno le pubblichi. Quindi, dato che il processo non è ancora partito, noi non sapremmo ancora praticamente nulla di Fazio. E quindi Fazio sarebbe doppiamente al suo posto, sia perchè non sarebbe stato scoperto, sia perchè, anche se l'avessero scoperto, nessuno avrebbe poi potuto raccontarlo.

Pensate ai riscontri che sono stati trovati sulle denunce di Stefania Ariosto sui giudici corrotti a Roma, con tutte le intercettazioni dell'enturage del giudice Squillante, dell'avvocato Pacifico, ecc.

Niente. La truffa di Milano di Poggi Longostrevi che faceva le ricette facili a spese della Regione, con i rimborsi gonfiati ecc. 150 medici condannati grazie alle intercettazioni. Niente. Non avremo più nulla di tutto questo. A Torino, l'amministratore delle Molinette arrestato grazie alle intercettazioni perchè pigliava le tangenti in ufficio su ogni fornitura, Luigi Odasso, anche lui sarebbe ancora al suo posto. Pensiamo al Lazio, grazie alle intercettazioni hanno trovato i riscontri alle denunce di Lady ASL, quella che ha raccontato il grande scandalo della sanità, che poi è responsabile del grande buco della sanità del Lazio, che per fortuna si è tamponato grazie all'intervento della magistratura, non avremmo saputo quasi niente.

Pensate al caso di spionaggio. I casi di spionaggio illegale che abbiamo avuto in questi anni. Lo staff di Storace che fa spiare Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo alla vigilia delle elezioni regionali del 2005.

Il SISMI di Pollari e Pompa, che fa i dossieraggi sui giornalisti, i magistrati, i politici ritenuti pericolosi per Berlusconi. Il SISMI che, secondo l'accusa della Procura di Milano, collabora al sequestro di un cittadino egiziano, Abu Omar, a cui noi avevamo dato ospitalità per motivi politici e poi l'abbiamo fatto rapire dalla CIA e mandare in Egitto a torturare.

Nulla si saprebbe senza le intercettazioni, nemmeno ovviamente di quel caso patetico del giornalista Farina, alias Betulla, che lavorava a depistare le indagini sul sequestro.

Pensate ai dossieraggi della Telecom. I dossieraggi della security della Telecom. Migliaia e migliaia di dossier accumulati illegalmente da Tavaroli e i suoi uomini, tutto grazie alle intercettazioni. Non sapremmo nulla.

Pensate a ministri, sottosegretari. Abbiamo il ministro Fitto, che è stato preso grazie a intercettazioni in un processo per le tangenti della famiglia Angelucci per le cliniche nella Puglia.

Abbiamo il sottosegretario Martinat che è sotto processo a Torino per gli appalti truccati del TAV e della Olimpiade Invernale del 2006.

Pensate al ministro Matteoli che addirittura è sotto processo per le fughe di notizie per abusi edilizi all'Isola d'Elba.

Tutte persone che non sarebbero ovviamente sotto processo. Come ovviamente non sapremmo niente del ruolo avuto, secondo la procura di Genova, dal capo della Polizia dell'epoca, Gianni de Gennaro, nei possibili depistaggi delle indagini sul G8. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui farmaci appena scoperta da Guariniello a Torino. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui rifiuti appena scoperta, coi 25 arresti dai magistrati di Napoli, per quanto riguarda la Campania.

Non sapremmo nulla quello che ha fatto Mastella, la sua famiglia e il suo partito, smascherati dall'inchiesta di Santa Maria Capoa Vetere, poi passata a Milano. Non sapremmo nulla delle ruberie sui fondi pubblici in Calabria, che De Magistris ha scoperto e infatti gli sono costate una dura punizione dal Consiglio Superiore della Magistratura, mentre alcuni colleghi gli stanno smontando le indagini. Ecco, da questo punto di vista Clementina Forleo e De Magistris con una legge come questa già in vigore da qualche anno sarebbero a posto, in una botte di ferro. Perchè se la legge avesse loro impedito di scoprire gli scandali di bancopoli e della Calabria, loro non avrebbero pagato le conseguenze quindi, almeno dal loro punto di vista, questa legge li avrebbe lasciati lavorare in pace, proprio perchè avrebbe impedito loro di lavorare e di scoprire alcunchè.

Allora, quali sono i motivi con i quali ci viene indorata la pillola. Ci viene presentata questa legge come assolutamente urgente e necessaria. Oggi si sono mossi anche insigni tromboni per dare copertura questa legge vergognosa. La prima è che bisogna tutelare la privacy. Naturalmente la privacy è già tutelata da una legge, persino eccessiva, che è la Legge sulla Privacy che però ha una clausola assolutamente ovvia. Cioè che la privacy può essere tutelata, salvo esigenze di giustizia. Quando ci sono esigenze di scoprire reati e tutelare le vittime di quei reati, la privacy viene meno. Ciascuno di noi rinuncia a un pezzo della sua privatezza per consegnare allo Stato la possibilità di difenderci quando poi viene attaccata, non la nostra privatezza, ma la nostra vita, la nostra incolumità, il nostro patrimonio, i nostri interessi. La privacy non c'entra nulla. E del resto, quando si chiede: "ma quando mai è stata violata la privacy dalle intercettazioni o dalla pubblicazione delle intercettazioni?" rispondono sempre: "la povera Anna Falchi che si è ritrovata un sms sui giornali che diceva "ti amo". A chi? A Ricucci. Che era che cosa? Suo marito. Pensate che violazione della privacy far sapere che c'è una moglie che dice "ti amo" a suo marito. Deve essere stato un danno irreversibile. Per il resto sono tutte balle.

Dicono che ci sono troppe intercettazioni. E qui non si sa rispetto a cosa. C'è un numero ideale, un numero perfetto di intercettazioni? Quale sarebbe? Il numero delle intercettazioni dipende dal numero dei reati che si commettono. In Italia ci sono quattro regioni nelle mani della mafia? Perfetto, avremo un po' più di intercettazioni rispetto alla Finlandia o alla Danimarca.

E poi non è vero che abbiamo troppe intercettazioni rispetto agli altri paesi, perchè negli altri paesi non si sa quante siano le intercettazioni. L'unico paese di cui con certezza si sa quante intercettazioni si facciano è l'Italia. Per quale motivo? Perchè in Italia le può fare soltanto la magistratura e risultano tutte, dalla prima all'ultima, con tanto di autorizzazione di un giudice terzo. Mentre all'estero le fanno i servizi segreti, le forze di polizia, senza nessun controllo. Pensate, in Inghilterra le fa perfino il servizio ambulanze. Ci sono 156 enti, compresi gli enti locali, che possono fare le intercettazioni. In America le fa la SEC, che è l'equivalente della nostra CONSOB, solo che quella funziona e che controlla appunto le attività di borsa.

Quindi in Italia non è vero che ce ne sono di più, le controlliamo tutte. Mentre all'estero ci sono, ma non incontrollate, quindi non si sa quante sono.

L'argomento che fa più presa è che costano troppo. Costano troppo, ci dicono. E allora io vi do i dati. Due anni fa, l'ultimo anno dei quali abbiamo le statistiche, le procure italiane, che sono 165, hanno speso per intercettazioni 240 milioni di euro. Secondo altri calcoli il coso sarebbe pure inferiore. Ma prendiamo per buono il più grosso, cioè 240 milioni di euro. Che erano 40 in meno rispetto all'anno prima. Sono quattro euro per ogni cittadino. Quattro euro e qualcosa per ogni cittadino. La domanda è: "siete disposti da dare quattro euro all'anno, cioè quattro caffè all'anno, per sentirvi più sicuri e protetti contro reati di ogni genere?". Penso che la risposta, se la domanda viene posta correttamente ai cittadini, sia sì. Potremmo risparmiare? Certo, potremmo averle gratis le intercettazioni. Sapete perchè le paghiamo? Le paghiamo perchè lo Stato, quando da la concessione alla Telecom, alla Vodafone e agli altri gestori telefonici potrebbero mettere una clausoletta nella quale c'è scritto: "voi siete concessionari pubblici dello Stato italiano. Perfetto. Avete un obbligo. Quando un magistrato vi chiede di tenere sotto controllo un telefono, voi lo fate gratis. Invece lo Stato italiano paga i gestori telefonici che sono suoi concessionari. Per cui li potrebbe tenere per le palle e fargli fare quello che vuole. Quando un magistrato chiede a una banca: "fammi quell'accertamento bancario", la banca mica si fa pagare. Eppure la banca è un ente privato. Questi sono concessionari pubblici e lo Stato italiano paga loro ogni intercettazione. E in più, ad ogni indagine che deve fare, affitta un macchinario che non è proprio, da un'azienda privata. Basterebbe comprarli una volta, i macchinari per fare le intercettazioni e i costi verrebbero praticamente azzerati.

Quindi, vi stanno raccontando balle anche quando vi dicono che questa legge è per risparmiare sui soldi. No, questa legge è per risparmiare sui processi. A chi? A Berlusconi e alla classe dirigente. C'è un piccolo problema. Berlusconi naturalmente ha un processo in corso a Napoli, d'udienza preliminare, insieme al suo amico Saccà, direttore di Rai Fiction sospeso, perchè? Perchè al telefono gli prometteva aiuti per una sua attività privata, a Saccà, in cambio dell'assunzione da parte di Saccà di alcune ragazzine, di alcune ragazzine che interessavano in parte a Berlusconi, e in parte a un misterioso senatore dell'Unione che un anno fa, in cambio del piazzamento della ragazzina a Rai Fiction, a spese nostre, avrebbe fatto cadere il governo Prodi. Pare, come ha scritto Repubblica ieri, che ci siano altre telefonate ancora più sfiziose su questo vero e proprio uso criminoso della televisione pagata con i soldi pubblici.

E allora? Bisogna impedire che vengano fuori, con una legge che salverà migliaia di criminali, per salvare uno o due imputati.

Passate parola."

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Pierpaolo Brega Massone, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.

 

Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.

 

Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).

 

Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).

1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci:45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

 

2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.

 

3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato,anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse –sono pubblici concessionari- a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito – pur essendo soggetti privati – svolgono gratuitamente.

 

4) I giudici – si dice – devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.

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Lev, per correttezza di informazione sarebbe opportuno che citassi la fonte da dove hai preso il post inserito:

 

http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1935449

 

10 giugno 2008, in Marco Travaglio

La legge Arsenio Lupin

Ora d'aria

l'Unità 10 giugno 2008

 

Pierpaolo Brega Massone, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.

 

Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.

 

Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).

 

Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).

1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci:45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

 

2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.

 

3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato,anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse –sono pubblici concessionari- a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito – pur essendo soggetti privati – svolgono gratuitamente.

 

4) I giudici – si dice – devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.

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