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La badoglieide


Ospite galland

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Avendone fato cenno nel topic dedicato alla parata del 2 giugno, per chi non a conosce o per chi la conosce di sfuggita presento la"Badoglieide" così come è resa, in modo molto attento e preciso, nel sito "canzoni contro la guerra" da notare le "variazioni" repubblichine che non mutano la sostanza della canzone.

 

Queste strofe vennero composte da un gruppo di partigiani della Quarta Banda, tra cui Dante Livio Bianco e Nuto Revelli, alle Grange di Narbone (Cuneo) nell'aprile 1944.

 

La musica si compone di due temi di origine distinta. Le strofe in italiano sono adattate all'aria della canzone entrata nel repertorio goliardico "E non vedi che sono toscano". Il ritornello in piemontese appartiene alla tradizione locale.

 

Per il contenuto antisabaudo e antibadogliano queste strofe vennero cantate, con alcune modifiche, anche da reparti militari fascisti, a dimostrazione del carattere popolare della canzone che viene riadattata e piegata anche a contenuti ben diversi da quelli espressi dall'autore.

 

Il testo qui proposto è tratto del Canzoniere Partigiano.

 

Nuto Revelli.

''In una brevissima pausa del grosso rastrellamento dell'aprile 1944 (nella notte tra il 25 e il 26), in una baita d'una localita' vicino a Narbona, tra le valli Grana e Maira, otto o nove partigiani della quarta banda giustizia e liberta' (II settore), parlano, accennano ad un motivo, cantano (sono Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco, Nuto Revelli e altri). Sul motivo molto orecchiabile della canzone E non vedi che sono toscano, nasce la prima strofa, poi, in collaborazione collettiva, le altre e tutta la canzone. (Ricordi e testimonianza di Revelli.)''

(L. Mercuri C. Tuzzi ''Canti politici italiani 1793-1945'' Editori Riuniti, 1962)

 

''Il giorno 8 aprile il pretore di Ravenna ha emesso decreto penale di condanna contro il giovane cantante Antonio Ricci di Villanova di Bagnacavallo. Il fatto si collega al recital sulla Resistenza che il Ricci, assieme al dicitore Enzo Fabbri di Mezzano, allesti' verso la fine dello scorso anno in numerose località della Romagna. Nel settembre il recital andò in scena nella frazione di San Pietro in Campiano, ma suscitò le vivaci reazioni del maresciallo dei carabinieri allorché il Ricci cantò la notissima Badoglieide di cui esiste un regolare disco commerciale. Il Ricci e' stato condannato a pagare 10 mila lire.''

(articolo dell'Unita', sabato 9 aprile 1966)

 

Grazzano è il paese natale di Badoglio, in cui il generate si era ritirato a vita privata dopo le sue dimissioni. La musica è stata in seguito adottata più volte nelle canzoni di fabbrica; l'ultima strofa, in particolare, con i nomi cambiati, torna in tutte le versioni.

(note tratte da Voci di mezzo)

 

Sull'adozione de "La Badoglieide" anche da parte di alcuni repubblichini di Salò, si legge ne "I canti di Salò" di Giacomo De Marzi:

 

[...] Il contenuto del canto è fortemente antimonarchico e una satira feroce aggredisce l’operato di Pietro Badoglio in alcune sequenze suggestive ed eloquenti nella loro asciuttezza: «Ti ricordi la fuga ingloriosa/ Con il re verso terre sicure?/ Siete proprio due losche figure/ Meritate la fucilazion…». Queste rime, il cui livello di cultura e di gusto è molto alto, fecero convergere verso il canto anche l’attenzione dei fascisti “repubblicani” che lo adottarono con grande entusiasmo, dopo pochi e necessari lavacri: per esempio i versi «Ti ricordi la guerra di Francia/ Che l’Italia copriva d’infamia» vennero cambiati in «Che l’Italia portava in battaglia»; scomparve anche il nome di Enrico Adami Rossi, il generale che l’8 settembre consegnò con grande solerzia la città di Torino ai tedeschi; inoltre il riferimento «All’amor di Petacci» venne sostituito da quello «All’amor dei gerarchi»; infine, quando il canto partigiano parlò di «Fascisti e vecchi cialtroni», il canto “repubblicano” optò per «Monarchici e vecchi cialtroni», con la cancellazione anche di altri riferimenti men che rispettosi alla «Camicia che non è più nera». Queste piccole operazioni di lavanderia non tolsero al canto la sua efficacia di raccontare e di descrivere il curriculum vitae del “Maresciallo d’Italia” Pietro Badoglio; i fascisti “repubblicani”, quindi, s’impossessarono con grande velocità del sarcasmo nato dalla penna dei partigiani Nuto Revelli e Livio Bianco, delle comuni analogie, delle allusioni e della medesima dimensione etico-politica. Insomma siamo di fronte ad un canto – più “colto” che “popolare” – che con una certa naturalezza entrò a far parte dell’innodia della “repubblica” di Salò.

 

O Badoglio, o Pietro Badoglio

ingrassato dal Fascio Littorio,

col tuo degno compare Vittorio

ci hai già rotto abbastanza i c*****n.

T' l'as mai dit parei,

t' l'as mai fait parei,

t' l'as mai dit, t' l'as mai fait,

t' l'as mai dit parei,

t' l'as mai dilu: sì sì

t' l'as mai falu: no no

tutto questo salvarti non può.

 

Ti ricordi quand'eri fascista

e facevi il saluto romano

ed al Duce stringevi la mano?

sei davvero un gran bel porcaccion.

 

Ti ricordi l'impresa d'Etiopia

e il ducato di Addis Abeba?

meritavi di prendere l'ameba

ed invece facevi i milion.

 

Ti ricordi la guerra di Francia

che l'Italia copriva d'infamia?

ma tu intanto prendevi la mancia

e col Duce facevi ispezion.

 

Ti ricordi la guerra di Grecia

e i soldati mandati al macello,

e tu allora per farti più bello

rassegnavi le tue dimission?

 

A Grazzano giocavi alle bocce [1]

mentre in Russia crepavan gli alpini,

ma che importa ci sono i quattrini

e si aspetta la grande occasion.

 

L'occasione infine è arrivata,

è arrivata alla fine di luglio [2]

ed allor, per domare il subbuglio,

ti mettevi a fare il dittator.

 

Gli squadristi li hai richiamati,

gli antifascisti li hai messi in galera,

la camicia non era più nera

ma il fascismo restava il padron.

 

Era tuo quell'Adami Rossi [3]

che a Torino sparava ai borghesi;

se durava ancora due mesi

tutti quanti facevi ammazzar.

 

Mentre tu sull'amor di Petacci

t'affannavi a dar fiato alle trombe,

sull'Italia calavan le bombe

e Vittorio calava i calzon.

 

I calzoni li hai calati

anche tu nello stesso momento,

ti credevi di fare un portento

ed invece facevi pietà.

 

Ti ricordi la fuga ingloriosa [4]

con il re, verso terre sicure?

Siete proprio due sporche figure

meritate la fucilazion.

 

Noi crepiamo sui monti d'Italia

mentre voi ve ne state tranquilli,

ma non crederci tanto imbecilli

di lasciarci di nuovo fregar.

 

No, per quante moine facciate

state certi, più non vi vogliamo,

dillo pure a quel gran ciarlatano

che sul trono vorrebbe restar.

 

Se Benito ci ha rotto le tasche

tu, Badoglio, ci hai rotto i c******i;

pei fascisti e pei vecchi cialtroni

in Italia più posto non c'è.

T' l'as mail dit parei,

t' l'as mai fait parei,

t' l'as mai dit, t' l'as mai fait,

t' l'as mai dit parei,

t' l'as mai dilu: sì sì

t' l'as mai falu: no no

tutto questo salvarti non può.

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Avendone fato cenno nel topic dedicato alla parata del 2 giugno, per chi non a conosce o per chi la conosce di sfuggita presento la"Badoglieide" così come è resa, in modo molto attento e preciso, nel sito "canzoni contro la guerra" da notare le "variazioni" repubblichine che non mutano la sostanza della canzone.

 

Queste strofe vennero composte da un gruppo di partigiani della Quarta Banda, tra cui Dante Livio Bianco e Nuto Revelli, alle Grange di Narbone (Cuneo) nell'aprile 1944.

 

La musica si compone di due temi di origine distinta. Le strofe in italiano sono adattate all'aria della canzone entrata nel repertorio goliardico "E non vedi che sono toscano". Il ritornello in piemontese appartiene alla tradizione locale.

 

Per il contenuto antisabaudo e antibadogliano queste strofe vennero cantate, con alcune modifiche, anche da reparti militari fascisti, a dimostrazione del carattere popolare della canzone che viene riadattata e piegata anche a contenuti ben diversi da quelli espressi dall'autore.

 

Il testo qui proposto è tratto del Canzoniere Partigiano.

 

Nuto Revelli.

''In una brevissima pausa del grosso rastrellamento dell'aprile 1944 (nella notte tra il 25 e il 26), in una baita d'una localita' vicino a Narbona, tra le valli Grana e Maira, otto o nove partigiani della quarta banda giustizia e liberta' (II settore), parlano, accennano ad un motivo, cantano (sono Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco, Nuto Revelli e altri). Sul motivo molto orecchiabile della canzone E non vedi che sono toscano, nasce la prima strofa, poi, in collaborazione collettiva, le altre e tutta la canzone. (Ricordi e testimonianza di Revelli.)''

(L. Mercuri C. Tuzzi ''Canti politici italiani 1793-1945'' Editori Riuniti, 1962)

 

''Il giorno 8 aprile il pretore di Ravenna ha emesso decreto penale di condanna contro il giovane cantante Antonio Ricci di Villanova di Bagnacavallo. Il fatto si collega al recital sulla Resistenza che il Ricci, assieme al dicitore Enzo Fabbri di Mezzano, allesti' verso la fine dello scorso anno in numerose località della Romagna. Nel settembre il recital andò in scena nella frazione di San Pietro in Campiano, ma suscitò le vivaci reazioni del maresciallo dei carabinieri allorché il Ricci cantò la notissima Badoglieide di cui esiste un regolare disco commerciale. Il Ricci e' stato condannato a pagare 10 mila lire.''

(articolo dell'Unita', sabato 9 aprile 1966)

 

Grazzano è il paese natale di Badoglio, in cui il generate si era ritirato a vita privata dopo le sue dimissioni. La musica è stata in seguito adottata più volte nelle canzoni di fabbrica; l'ultima strofa, in particolare, con i nomi cambiati, torna in tutte le versioni.

(note tratte da Voci di mezzo)

 

Sull'adozione de "La Badoglieide" anche da parte di alcuni repubblichini di Salò, si legge ne "I canti di Salò" di Giacomo De Marzi:

 

[...] Il contenuto del canto è fortemente antimonarchico e una satira feroce aggredisce l’operato di Pietro Badoglio in alcune sequenze suggestive ed eloquenti nella loro asciuttezza: «Ti ricordi la fuga ingloriosa/ Con il re verso terre sicure?/ Siete proprio due losche figure/ Meritate la fucilazion…». Queste rime, il cui livello di cultura e di gusto è molto alto, fecero convergere verso il canto anche l’attenzione dei fascisti “repubblicani” che lo adottarono con grande entusiasmo, dopo pochi e necessari lavacri: per esempio i versi «Ti ricordi la guerra di Francia/ Che l’Italia copriva d’infamia» vennero cambiati in «Che l’Italia portava in battaglia»; scomparve anche il nome di Enrico Adami Rossi, il generale che l’8 settembre consegnò con grande solerzia la città di Torino ai tedeschi; inoltre il riferimento «All’amor di Petacci» venne sostituito da quello «All’amor dei gerarchi»; infine, quando il canto partigiano parlò di «Fascisti e vecchi cialtroni», il canto “repubblicano” optò per «Monarchici e vecchi cialtroni», con la cancellazione anche di altri riferimenti men che rispettosi alla «Camicia che non è più nera». Queste piccole operazioni di lavanderia non tolsero al canto la sua efficacia di raccontare e di descrivere il curriculum vitae del “Maresciallo d’Italia” Pietro Badoglio; i fascisti “repubblicani”, quindi, s’impossessarono con grande velocità del sarcasmo nato dalla penna dei partigiani Nuto Revelli e Livio Bianco, delle comuni analogie, delle allusioni e della medesima dimensione etico-politica. Insomma siamo di fronte ad un canto – più “colto” che “popolare” – che con una certa naturalezza entrò a far parte dell’innodia della “repubblica” di Salò.

 

O Badoglio, o Pietro Badoglio

ingrassato dal Fascio Littorio,

col tuo degno compare Vittorio

ci hai già rotto abbastanza i c*****n.

T' l'as mai dit parei,

t' l'as mai fait parei,

t' l'as mai dit, t' l'as mai fait,

t' l'as mai dit parei,

t' l'as mai dilu: sì sì

t' l'as mai falu: no no

tutto questo salvarti non può.

 

Ti ricordi quand'eri fascista

e facevi il saluto romano

ed al Duce stringevi la mano?

sei davvero un gran bel porcaccion.

 

Ti ricordi l'impresa d'Etiopia

e il ducato di Addis Abeba?

meritavi di prendere l'ameba

ed invece facevi i milion.

 

Ti ricordi la guerra di Francia

che l'Italia copriva d'infamia?

ma tu intanto prendevi la mancia

e col Duce facevi ispezion.

 

Ti ricordi la guerra di Grecia

e i soldati mandati al macello,

e tu allora per farti più bello

rassegnavi le tue dimission?

 

A Grazzano giocavi alle bocce [1]

mentre in Russia crepavan gli alpini,

ma che importa ci sono i quattrini

e si aspetta la grande occasion.

 

L'occasione infine è arrivata,

è arrivata alla fine di luglio [2]

ed allor, per domare il subbuglio,

ti mettevi a fare il dittator.

 

Gli squadristi li hai richiamati,

gli antifascisti li hai messi in galera,

la camicia non era più nera

ma il fascismo restava il padron.

 

Era tuo quell'Adami Rossi [3]

che a Torino sparava ai borghesi;

se durava ancora due mesi

tutti quanti facevi ammazzar.

 

Mentre tu sull'amor di Petacci

t'affannavi a dar fiato alle trombe,

sull'Italia calavan le bombe

e Vittorio calava i calzon.

 

I calzoni li hai calati

anche tu nello stesso momento,

ti credevi di fare un portento

ed invece facevi pietà.

 

Ti ricordi la fuga ingloriosa [4]

con il re, verso terre sicure?

Siete proprio due sporche figure

meritate la fucilazion.

 

Noi crepiamo sui monti d'Italia

mentre voi ve ne state tranquilli,

ma non crederci tanto imbecilli

di lasciarci di nuovo fregar.

 

No, per quante moine facciate

state certi, più non vi vogliamo,

dillo pure a quel gran ciarlatano

che sul trono vorrebbe restar.

 

Se Benito ci ha rotto le tasche

tu, Badoglio, ci hai rotto i c******i;

pei fascisti e pei vecchi cialtroni

in Italia più posto non c'è.

T' l'as mail dit parei,

t' l'as mai fait parei,

t' l'as mai dit, t' l'as mai fait,

t' l'as mai dit parei,

t' l'as mai dilu: sì sì

t' l'as mai falu: no no

tutto questo salvarti non può.

 

 

 

Ho sempre pensato che badoglieide fosse sinonimo di cialtronata (in effetti il Pietro nazionale cialtrone lo era, e anche parecchio), non conoscevo questa origine del termine. Ti ringrazio per averla postata, va nel mio taccuino personale di storia.

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