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Trattato di Lisbona


Tuccio14

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Anche secondo me l'idea dell'Europa a due velocità è ormai l'unica strada praticabile. Però spero che la base comune, il minimo di integrazione che il trattato di Lisbona può dare (un vero e proprio compromesso al ribasso) sia condiviso da tutti e 27 i paesi dell'UE.

Una cosa è certa: più in la di Lisbona, all'unaminità, non si può andare.

Speriamo in Sarkozy

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Partecipanti più attivi

Molti dicono che una Europa a 2 velocità potrebbe bloccare l'integrazione, in pratica alla fine si creerebbero 2 europe una federazione Europea ovest ed una federazione Europea est, ma anche così può andare bene, i vantaggi economici ci sarebbero lo stesso e comunque si conterebbe sempre molto sul panorama mondiale (sia per l'Est che per l'Ovest).

Speriamo che i nostri politici combinno qualcosa di buono.

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ANSA

 

Lo schiaffo di Dublino rianima confronto in Italia

 

ROMA - Lo schiaffo di Dublino regge banco anche oggi nei commenti politici italiani, mentre governo e Parlamento si preparano a predisporre soluzioni che impediscano il naufragio del Trattato Europeo. Venerdì prossimo i presidenti di Camera e Senato voleranno a Lisbona per un vertice con i loro pari grado della Ue. L'incontro è stato programmato da tempo su iniziativa del ministro degli Esteri portoghese José Matos da Gama e all'ordine del giorno c'é proprio il Trattato. E' quindi inevitabile che l'accento cada sul fallimento del referendum irlandese. Renato Schifani e Gianfranco Fini hanno già indicato ieri, in perfetta coerenza con le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la via maestra per uscire dall'enpasse: far proseguire l'approvazione del Trattato anche negli altri paesi (finora ci sono 18 sì su 27 componenti) per dimostrare che c'é una schiacciante maggioranza a favore dell'Unione. E' evidente tuttavia che a Lisbona i presidenti dei parlamenti europei potranno dare solo un contributo per rammendare lo strappo di Dublino verso una Ue politicamente più coesa. Nello stesso giorno si riunirà infatti a Bruxelles il Consiglio Europeo al quale competerà la decisione di non interrompere il percorso di approvazione del Trattato.

 

E in questa attesa, il leader dell'opposizione Walter Veltroni chiede al governo italiano di prendere una posizione precisa a favore di una veloce ratifica del Trattato. Il dibattito interno, infatti, continua a registrare il tripudio della Lega Nord per lo stop degli irlandesi. Sembrerebbe che il dissenso del Carroccio dalla linea di Palazzo Chigi si stia estendendo fino a mettere in dubbio perfino in casa Pdl la validità dell'obiettivo Ue come finora è stato prospettato. Così Marcello Pera in un'intervista alla "Stampa" ha letto nel veto di Dublino la protesta dei cattolici "traditi" da un'Europa che ha rinunciato a difendere i valori cristiani contro l'Islam.

 

Francesco Cossiga prende atto anche lui che "il Trattato è morto. Serve ora creare un'Europa dei popoli, non dei burocrati". Qualche dubbio si è insinuato oggi anche nella maggioranza: Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl parla di "battuta d'arresto che fa riflettere sui modi di costruzione dell'Europa". Il titolare dell'economia Mario Tremonti ammette che si tratta di "un messaggio che trasmette segnali di paura e di incertezza", mentre per Franco Frattini "approcci elitari e scorciatoie dirigistiche alimenterebbero solo nuove frustrazioni". Gianfranco Rotondi parla di un segnale da non sottovalutare. Dopo il trauma europeo di ieri, perciò, la politica e la diplomazia si sono già messe al lavoro per trovare una soluzione condivisa: dal "giorno nero" per Bruxelles potrebbero scaturire risposte positive ad interrogativi finora sopiti sul distacco tra Ue e popoli d'Europa. Chi non ha dubbi di sorta sono proprio i leghisti che a Milano hanno organizzato un brindisi di benvenuto al referendum irlandese dinanzi alla sede della Commissione Europea.

 

Per Massimo Donadi (Idv), è chiaro che il partito di Bossi, "non essendo riuscito a realizzare la secessione dall'Italia, sta tentando una strisciante secessione dall'Europa". E' un'analisi per nulla condivisa dal senatore del Pdl Giuseppe Pisanu che invita il Parlamento italiano di De Gasperi e Spinelli a ratificare immediatamente il Trattato per smentire "il voto rispettabile ma ingrato di 800.000 irlandesi".

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La Lega tende al tragicomico, non capisco le fondamenta delle loro gesta. Comprendo pienamente gli euroscettici e condivido anche qualcuna delle loro tesi, ma il Carroccio sta tenendo una linea politica simile a quella di No TAV, No Dal Molin e No F-35.

 

Pur di andare contro qualcosa e far leva sul malcontento (incomprensibile in questo caso) dei loro elettori ora si inventano l'Europa islamista. Bisognerebbe cacciare a calci in culo dalla nostra Patria e dell'Europa tutta sti separatisti ignoranti, loro e i loro 300000 ca22o di fucili. :furioso:

 

Scusate ma quando ci vuole ci vuole. <_<

 

Reuters

 

Commento dell'osservatore del Vaticano (ASI)

 

Da sottolineare l'intervento di Cossiga, che ogni tanto qualcosa di buono lo dice pure. Il resto dell'intervista completa lascia un po' a desiderare, in particolar modo quando si parla del ruolo dell'Italia...

 

«Io nella precedente legislatura ho presentato un disegno di legge costituzionale. Ora dobbiamo scegliere. Decidiamo se prendere la strada dell'Europa veramente unita e questo significa per esempio la difesa comune, un esercito sotto un unico comando, come era l'esercito imperiale tedesco. Ma io, prima ancora, vorrei sapere quanti italiani conoscono cosa c'è scritto nel trattato di Lisbona e mi chiedo quanti parlamentari italiani l'abbiano letto, senza offendere nessuno. La gente non sa cosa è l'Europa. Ciò che mi spaventa è l'indifferenza degli italiani. Dall'odio può nascere amore, dall'indifferenza nulla».

Che il popolo debba avere una consapevolezza maggiore del passo che si compierà lo dice anche l'ex presidente Ciampi o il ministro Franco Frattini, per fare due nomi.

«Guardi, io sono nato in una famiglia antifascista dove si era per forza contro l'antisemitismo e europeisti. Ma questa Europa se noi la facciamo esaminare ai giuristi, cosa sia veramente non si sa, non si capisce»...

 

...«O si segue la via britannica (e le assicuro che gli inglesi hanno tirato un sospiro di sollievo dopo il voto irlandese) e si accetta l'idea che l'Europa è una zona di libero scambio con un moneta unica, tenendo però bene a mente che non tutti i Paesi dell'Unione europea fanno parte dell'eurozona. Oppure prendiamo la forma della confederazione o della federazione, dove i poteri reali derivano dal popolo, dove c'è una compartecipazione tra i governi di stati e i governi d'emanazione diretta del Parlamento: si fa una commisione con persone, che in pratica sono alti funzionari o politici "trombati". Ma un governo che risponda all'assemblea politica».

 

Da "Il Giornale"

 

Premesso che l’obiettivo comune è quello di continuare il percorso delle ratifiche (Irlanda a parte, sono otto i Paesi che devono ancora farlo per via parlamentare, e tra questi l’Italia), le opzioni sul tavolo sono almeno quattro: far svolgere un nuovo referendum in Irlanda; abbandonare il Trattato di Lisbona, tornando così allo status quo rappresentato da quello di Nizza; rinegoziare il Trattato di Lisbona; puntare alla cosiddetta «Ue a due velocità»...

 

...Il ritorno al Trattato di Nizza piace poco perché costringerebbe l’Unione a rifare i conti con vecchi e seri problemi sulla politica estera, l’allargamento, il funzionamento delle istituzioni e il processo decisionale: un passo indietro, insomma.

Modificato da tuccio14
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La Stampa

 

Frattini suona la eurocarica

 

Conto alla rovescia verse il vertice europeo. Si cerca il piano B e un coniglio nel cappello per farsi ascoltare dai cittadini. Il capo della Farnesina rintuzza l'euroscetticismo della Lega

Riassume Franco Frattini che ci sono tre cose da non fare se si vuole rimettere l'Europa in carreggiata dopo il "no" irlandese al Trattato di Lisbona. «Non è possibile una pausa di riflessione, non si può rinegoziare il testo, non si può sospendere il processo di ratifica». E, allora, come se ne esce? Qui il terreno diventa più insidioso, anche se i Ventisette prendono finalmente atto della distanza che separa le necessità dei cittadini dalle complicate formule di integrazione studiate a Bruxelles. Bisogna ascoltare i consigli del governo irlandese, analizzare le cause del voto, e «capire che il passato è andato bene, ma il futuro fa paura», insiste il nostro ministro degli esteri. Il quale, insieme coi colleghi dell'Ue, chiede ai capi di stato e governo di prendere subito decisioni concrete su prezzi alimentari, bolletta energetica, e immigrazione. «Facciamo vedere che sappiamo fare anche queste cose», è l'invito. Giovedì c'è il vertice: quale migliore occasione?

 

L'Eliseo attacca. Tre giorni dopo il terremoto celtico, archiviato il fine settimana del silenzio post collasso, sono tornate le dichiarazioni. All'avanguardia c'è il solito Nicholas Sarkozy, iperattivo nel preparare la presidenza francese dell'Ue che scatta con luglio. Ieri era a Praga, dove ha annunciato che si recherà in Irlanda per cercare di appianare la situazione, e ha incassato le rassicurazioni del premier ceco Marek Topolanek a proposito del presunto euroscetticismo ceco. A Lussemburgo i ministri degli Esteri sono invece misurati in una sessione di autocoscienza, costruttiva sebbene per forza di cose non risolutiva, con qualche incertezza inglese e parecchio imbarazzo irlandese. «Non c'é una soluzione rapida ed è troppo presto per prevedere un secondo referendum», ha detto il capo della diplomazia di Dublino, Michael Martin.

 

Frattini sfida la Lega. L'Italia ha riconfermato il suo impegno europeista, inviando un chiaro messaggio ai leghisti che hanno esultato per il "no" e chiesto di stracciare il Trattato. «Quello che è accaduto impone un riesame profondo di come l'Europa si fa capire e dimostra attenzione per i cittadini, ma è politicamente impossibile fermare il processo di ratifica» ha spiegato Frattini, per nulla preoccupato della tenuta del centrodestra sul fronte comunitario. «Se chiediamo una politica di rimpatrio dei clandestini, senza l'appoggio dell'Ue lo facciamo peggio - ha aggiunto -. Come pure ci rimettiamo se puntiamo sui bilaterali per l'energia. La globalizzazione si affronta con più Europa, non con meno». Parole indirizzate agli euroscettici di area governativa, Castelli e Calderoli in testa.

 

Dall'Europa agli europei. I ministri degli Esteri concordano sul fatto che occorra parlare meno di istituzioni e più «della vita quotidiana dei cittadini». In parallelo negano l'opzione di un'Unione a più velocità, chiedono compattezza, vogliono andare avanti con le otto ratifiche che mancano. «Urgono proposte concrete sulla sostanza e sollecitazioni irlandesi sulla procedura istituzionale», sottolinea Frattini. Il capo della diplomazia austriaca Ursula Plassnik esorta a non «mettere l'angolo l'Irlanda», rigettando qualsiasi soluzione a 26 o a 25. Il Trattato di Lisbona «è ancora vivo e l'Unione europea non è in crisi» giura il capo della diplomazia slovena Dimitri Rupel. «Ne abbiamo bisogno per poter lavorare e per poterci allargare allargarsi», ha rilanciato a Varsavia la cancelliera Angela Merkel. Detto e da fare. Giovedì e venerdì i leader dei ventisette devono tracciare il "piano B" e calare qualche asso, una svolta fiscale per il caro benzina, mosse per aiutare a coniugare il pranzo con la cena. Nessuno dice di più. I tecnici sono al lavoro per salvare la faccia alla politica e non solo.

 

Bruxelles non si scusa. Mentre parte il conto alla rovescia per la notte delle stelle europee, continuano ad addensarsi nubi sulla Commissione Ue. Il presidente Josè Manuel Barroso ha annullato la tradizionale conferenza stampa pre-vertice, segno dei tempi. Ieri il ministro dell'agricoltura francese Michel Barnier ha accusato l'esecutivo di essere stato insensibile di fronte al grido di allarme di allevatori, pescatori e camionisti. A Bruxelles, però, non è di casa il mea culpa. La vicepresidente dell'eurogoverno, Margot Wallstrom, ha espresso la convinzione che il referendum non s'è perso per scarsa informazione sul progetto europeo. «Abbiamo fatto il possibile», ha detto, difendendo l'indifendibile. Sono le cose che fanno male all'Europa.

 

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Il Tempo

 

Il Giornale

 

RaiNews24

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Proseguo in questo topic con le questioni UE (di aprirne altri non mi sembrava il caso).

 

Bruxelles decide restrizioni contro il potente istituto di credito, accusato di appoggiare

le attività illecite del regime. Banditi anche alcuni diplomatici e funzionari governativi

Ue, nuove sanzioni contro l'Iran

bloccate le attività della banca Melli

E un collaboratore di Ahmadinejad denuncia: "Lo volevano uccidere a Roma"

 

BRUXELLES - Stretta della Ue sull'Iran. Oggi infatti l'Unione ha approvato oggi un nuovo pacchetto di sanzioni contro Teheran, che continua a non cedere sul suo programma di arricchimento dell'uranio (come gli chiede l'Onu). E dunque, da domani, saranno bloccate tutte le attività delle filiali europee - a Parigi, Londra, Amburgo - della grande banca iraniana Melli, e sarà estesa la lista dei diplomatici e consulenti che non potranno più viaggiare nei paesi comunitari. "Saranno alti funzionari ma nessun leader politico - spiegano fonti di Bruxelles - perchè vogliamo assicurarci che il dialogo con la politica continui".

 

Nel mirino, però, c'è soprattutto la banca Melli. Attraverso la quale, secondo gli esperti, passano sia tuttto il finziamento iraniano per Hezbollah, sia i canali finanziari con cui il presidente Mahmoud Ahmadinejad si procura tecnologia proibita. Ma secondo fonti di intelligence attraverso la Melli passano anche molte delle attività finanziarie dell'industria italiana in Iran, dal settore energetico alla vendita di macchinari per i progetti di ingegneria civile.

 

Le nuove misure - si apprende da fonti europee - sono frutto di un "forte impulso diplomatico", rientrano nel quadro legale stabilito dall'ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu ed entraranno in vigore domani mattina, cioè quando saranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Ue. A spingere l'Unione a un atteggiamento più severo verso Teheran, è la decisione di non cooperare al programma proposto dal gruppo di contatto 5+1 (membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania), opposto dall'Iran dieci giorni fa.

 

Sempre oggi, uno stretto collaboratore di Ahmadinejad ha denunciato un complotto per uccidere il presidente iraniano durante la sua visita a Roma, il 3 giugno scorso, per il vertice della Fao. Ali Zabihi, consigliere del presidente per le Risorse umane, citato dal sito di notizie Tabnak, ha affermato che un progetto era stato pianificato anche per "sequestrare il presidente" durante la sua visita a Bagdad, nel marzo scorso; e un altro, appunto, per "assassinarlo durante il vertice della Fao" all'inizio di questo mese a Roma. "Entrambi i complotti sono stati vanificati per il volere di Dio", ha dichiarato Zabihi. Aggiungendo che il mandante era il presidente americano George W. Bush.

 

(23 giugno 2008)

 

Link La Repubblica

 

La reazione iraniana (AGI)

 

Secondo l'Iran "sanzioni illegali"

Modificato da tuccio14
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riprendendo la discussione sull'Unione europea, io direi a questo punto di proseguire con le rattifiche e poi con le 2 velocità.

finite quelle e comunque vadano le votazioni , ci si dovrebbe sedere, tutti e 27, a un tavolo per presentare un altro trattato vincolante sulle questioni di infrastrutture federali (niente più no-tav ecc), difesa (con la progressiva creazione di forze armate unitarie) e, d conseguenza, politica estera. (più ovviamente, moneta unica; nel caso in cui si voglia aggiungere un non€ )

 

chi si vuole aggregare lo fa, gli altri restano fuori.

 

io credo che, a questo punto, l'UE federale (o USE, che a qualcuno piace di più) sarà davvero in grado farsi sentire sul piano mondiale, in virtù del suo PIL, il 1° nel mondo.

i paesi che, invece, non firmeranno questo nuovo trattato saranno considerati "stati affiliati" con agevolazioni fiscali e commerciali come già avviene, tuttavia avranno dall'UE solo quello che gli spetta in virtù della loro partecipazione.

 

agli stati che si aggregano agli USE verrà progressivamente tolta la sovranità in materia di difesa, politica estera e politica di sviluppo economica a grandi vedute, assumendo i ruoli degli stati degli USA.

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La sovranità non si perde....si trasferisce e si condivide con gli altri paesi (ovviamente per le materie di interesse federale, tutte le altre rimarranno prerogativa degli stati), nessuno stato diventerà mai colonia di Bruxelles e dato che ogni stato avrà i suoi rappresentanti la sovranità non si perderà.

Modificato da Zargabaath
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Corriere.it

 

Sti polacchi stanno spadroneggiando un po' troppo per i miei gusti... Mia personalissima opinione, i fatti parlano chiaro.

 

TURCHIA: ELISEO, FRANCIA MANTIENE RIGOROSO NO AD ADESIONE UE

 

Parigi, 1 lug. - (Adnkronos/Aki) - Il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha cambiato idea sull'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, alla quale resta nettamente contrario. E' quanto affermano fonti dell'Eliseo, nel giorno dell'avvio della presidenza francese dell'Ue. Le fonti spiegano che anche con il suo arrivo alla massima carica dello Stato in Francia, il presidente resta "nettamente contraria all'adesione della Turchia", mentre e' favorevole a "un accordo di associazione molto stretto". Ankara ha ricevuto lo status di paese candidato nel 2005. Da allora l'Ue ha aperto trattative su alcuni dei circa 30 capitoli negoziali. "Tutti i capitoli compatibili - spiegano all'Eliseo - con l'associazione saranno aperti, quelli che sono invece compatibili solo con una piena adesione (che sono cinque) non lo saranno". Su questo la Francia e' determinata, "porremo il veto all'apertura di negoziati su questi capitoli". Le fonti ricordano che "anche la Germania e' sulla posizione della Francia, del resto l'attualita' della Turchia non fa che allontanare le prospettive di adesione turca all'Unione Europea".

 

ASCA

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  • 5 settimane dopo...

FINI: «Una bella pagina parlamentare». Ma il Carroccio non si unisce agli applausi

Trattato Ue, la Camera dà il via libera

Superate le resistenze della Lega, il sì arriva all'unanimità. Napolitano: «E' un titolo d'onore»

 

ROMA - L'Italia ha ratificato il trattato di Lisbona sulla nuova Costituzione europea. Il voto è arrivato all'unanimità nell'aula della Camera. Nelle settimane scorse la Lega, da sempre euroscettica, aveva preso le distanze dal documento, creando qualche imbarazzo nella maggioranza. Sempre il Carroccio aveva salutato con favore, a suon di brindisi con birra Guinness, la bocciatura del trattato da parte del popolo irlandese, che sulla questione era stato chiamato ad esprimersi con un referendum. Proprio l'esito della votazione in Irlanda aveva indotto la Lega a chiedere che anche in Italia la questione fosse sottoposta a referendum. Il partito di Bossi aveva inoltre minacciato di non votare la ratifica.

 

«BELLA PAGINA PARLAMENTARE» - Oggi invece la ratifica c'è stata ed è stata accolta con un applauso da quasi tutti i deputati presenti, leghisti esclusi. In aula, al momento del voto, era presente anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I voti a favore sono stati 551, nessuno contrario.Il presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, ha detto che «con il voto unanime della Camera, che si aggiunge a quello altrettanto unanime del Senato, oggi c'è l'espressione di una bella pagina dell'antica tradizione parlamentare del nostro Paese che è cofondatore dell'Unione europea».

 

BERLUSCONI, «RISULTATO IMPORTANTE» - Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso a nome del Governo grande soddisfazione per il voto all'unanimità della Camera. «Si tratta - ha detto Berlusconi - di un risultato particolarmente importante che ha visto tutto il Parlamento e il Governo uniti a sostegno di un progetto di grande rilevanza. È il contributo dell'Italia al rilancio dell'Europa che sta attraversando una fase di difficoltá. L'auspicio è che il voto di oggi possa servire anche agli altri Paesi che ancora devono completare l'iter parlamentare».

 

«UN TITOLO D'ONORE» - Ma la soddisfazione maggiore è forse quella del Quirinale. «L'approvazione unanime della legge di ratifica del Trattato di Lisbona - ha detto in una nota il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - rappresenta un titolo d'onore per il Parlamento italiano e un fattore di rinnovato prestigio per il ruolo europeo del nostro paese». «Sono lieto - ha aggiunto - che governo, maggioranza e opposizione abbiano saputo dar prova di una comunanza di vedute e di prospettive su un terreno cruciale per l'avvenire del paese».

 

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Credete veramente che un giorno la Lega la smetterà di mettersi di traverso alla storia? Lecito, ma ridicolo.

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TURCHIA: ELISEO, FRANCIA MANTIENE RIGOROSO NO AD ADESIONE UE

 

Parigi, 1 lug. - (Adnkronos/Aki) - Il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha cambiato idea sull'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, alla quale resta nettamente contrario. E' quanto affermano fonti dell'Eliseo, nel giorno dell'avvio della presidenza francese dell'Ue. Le fonti spiegano che anche con il suo arrivo alla massima carica dello Stato in Francia, il presidente resta "nettamente contraria all'adesione della Turchia", mentre e' favorevole a "un accordo di associazione molto stretto". Ankara ha ricevuto lo status di paese candidato nel 2005. Da allora l'Ue ha aperto trattative su alcuni dei circa 30 capitoli negoziali. "Tutti i capitoli compatibili - spiegano all'Eliseo - con l'associazione saranno aperti, quelli che sono invece compatibili solo con una piena adesione (che sono cinque) non lo saranno". Su questo la Francia e' determinata, "porremo il veto all'apertura di negoziati su questi capitoli". Le fonti ricordano che "anche la Germania e' sulla posizione della Francia, del resto l'attualita' della Turchia non fa che allontanare le prospettive di adesione turca all'Unione Europea".

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Uno dei pochi punti, se non l'unico, della politica di Nicolas Sarkozy, che non mi trova d'accordo: il no "secco" all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea!

 

Sono un grande ammiratore dello stato turco che, grazie alla rivoluzione laica di Ataturk, è, da tempo, un modello di come dovrebbero evolvere i paesi musulmani, per poter convivere in pace con la nostra civiltà cristiana; prima deduzione che discende logicamente da quanto appena affermato, se si vuol contrastare l'integralismo islamico, bisogna sostenere con tutte le forze il modello di stato turco!

 

I turchi hanno dimostrato con i fatti, nel corso del secolo scorso, quanti e quali sforzi abbiano posto in essere per avvicinarsi alla civiltà europea, differenziandosi dalle più retrive e malsane correnti integraliste musulmane e tale politica continuano a portare avanti in un momento storico come quello attuale, in cui, invece, facile sarebbe un ritorno al passato.

 

Ancora, non bisogna dimenticare l'apporto, determinante, dato dalla Turchia con le sue Forze Armate (di qualità e di quantità!) alla difesa del Mondo occidentale nei confronti della barbarie comunista, in tutto il periodo della guerra fredda.

 

Infine aggiungo, ed anche ciò mi dispiace, ritengo che la posizione di Sarkozy dipenda molto dall'influente lobby armena presente in Francia ed, in particolar modo, proprio nel partito di Sarkozy, l'UMP: il segretario generale del partito è, infatti, Patrick Devedjian, eccovi un link:

 

http://pagesperso-orange.fr/devedjian/f_homme.html .

 

Infine, se non erro, lo stesso Sarkozy, da parte materna, ha del sangue greco nelle sue vene!!! E con questo ho detto tutto!!!

Modificato da picpus
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C'è anche da dire che un eventuale ingresso della Turchia creerebbe molti problemi:

- innanzitutto stravolgerebbe gli equilibri politici interni all'Unione, visto che sarebbe un quinto "grande" (in aggiunta a UK, FR, GER e ITA) ma non pienamente sviluppato ne prevedibile

- per le differenze, la povertà e i problemi di tutta quella parte del paese ad est di Ankara (Mar Nero escluso)

- poi per la questione immigrazione, con la libera circolazione del trattato di Schengen di 90 milioni di turchi

 

Occhio, non è che con ciò stia dicendo che sia sbagliato l'ingresso dei turchi nell'Unione, ma che ci sono tutta una serie di pro e contro da valutare con attenzione. Personalmente non ho una posizione netta

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C'è anche da dire che un eventuale ingresso della Turchia creerebbe molti problemi:

- innanzitutto stravolgerebbe gli equilibri politici interni all'Unione, visto che sarebbe un quinto "grande" (in aggiunta a UK, FR, GER e ITA) ma non pienamente sviluppato ne prevedibile

- per le differenze, la povertà e i problemi di tutta quella parte del paese ad est di Ankara (Mar Nero escluso)

- poi per la questione immigrazione, con la libera circolazione del trattato di Schengen di 90 milioni di turchi

 

Occhio, non è che con ciò stia dicendo che sia sbagliato l'ingresso dei turchi nell'Unione, ma che ci sono tutta una serie di pro e contro da valutare con attenzione. Personalmente non ho una posizione netta

In linea di massima, approvo le tue osservazioni; ti faccio notare che, pur essendo "d'istinto" favorevole all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea (per tutte le considerazioni esposte nel mio precedente post), ho criticato solo il no "secco" di Sarkozy: vorrei che si affrontasse il problema, senza pregiudizi di alcun tipo e mi sembra che non sia esattamente tale la posizione francese! Ora basta, non mi fare parlare più, sono stato fin troppo critico con la mia Francia!!! :rotfl:

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  • 2 settimane dopo...

Politica!!! Non potete fare con loro e non potete fare a meno di loro. Ho molte cose da dire ma il mio italiano non è abbastanza. Così ricapitolerò presto:

- Sì, la Turchia cambierà l'equilibrio. Ma il cambiamento sarà per l'Italia e la Spagna. Non per i più piccoli paesi nordici

 

- Sì, il reddito della Turchia è basso. Ma è triplicato dal 2001!!! Se ammettiamo l'entrata in 2016, il reddito raggiungerà i campioni europei

 

- L'immigrazione dei Turchi non sarà problema. Sta diminuendo mentre la Turchia ottiene più ricca. Ma gli Africani saranno problema. Poiché non stanno diventando più ricche

 

 

Politics!!! You can not do with them and you can not do without them. I have a lot of things to say but my italian is not enough. So I will summarize shortly:

 

- Yes, Turkey will change the equilibrium. But the change will be in favor of Italia and Spain . Not in favor of smaller northern countries

 

-Yes, income of Turkey is low. But it is tripled since 2001!!! If we assume entrance in 2016, income will reach european standards

 

-Immigration of Turks will not be problem. It is decreasing while Turkey gets wealthier.But africans will be problem. Because they are not becoming wealthier

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Infine, se non erro, lo stesso Sarkozy, da parte materna, ha del sangue greco nelle sue vene!!! E con questo ho detto tutto!!!

 

Sua madre è della famiglia Mallah, «una delle più antiche famiglie ebraiche di Salonicco».

Non credo che questo ne faccia un Greco ma un filo-sionista e quindi non pregiudizievolmente un antiturco.

 

Io credo che il presidente Francese creda che prima di buttarci un una nuova "avventura" come quella di integrare i Turchi un Europa, questa Europa bisogni ancora unirla invece di pensare sempre ad allargarla.

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Io credo che il presidente Francese creda che prima di buttarci un una nuova "avventura" come quella di integrare i Turchi un Europa, questa Europa bisogni ancora unirla invece di pensare sempre ad allargarla.

Quoto. Anch'io non sono d'accordo con il no secco di Nicolino, ma ad un esame dell'integrazione senza pregiudizi.

 

Questo prescinde dal fatto, però, che prima di integrare nuovi membri dobbiamo pensare ad integrarci tra di noi, e il Trattato di Lisbona era un buon passo in avanti, decisivo direi... L'integrazione dei turchi in UE avverrà sicuramente, prima o poi, e quando avverrà sarà secondo me un evento positivo: è il ponte con il MO, PIL e PIL pro capite abbastanza elevati, FFAA di prim'ordine, senza parlare di quanto possa far crescere culturalmente i popoli europei il confronto con una nazione di matrice islamica ma laicizzata che ha fatto tesoro degli insegnamenti del grande Ataturk. Grazie alla volontà di farne un paese moderno e laico in stile occidentale, il lungimirante Ataturk infatti ha posto le basi per rendere la Turchia uno dei futuri "big" d'Europa.

Modificato da tuccio14
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Quoto. Anch'io non sono d'accordo con il no secco di Nicolino, ma ad un esame dell'integrazione senza pregiudizi.

 

Questo prescinde dal fatto, però, che prima di integrare nuovi membri dobbiamo pensare ad integrarci tra di noi, e il Trattato di Lisbona era un buon passo in avanti, decisivo direi... L'integrazione dei turchi in UE avverrà sicuramente, prima o poi, e quando avverrà sarà secondo me un evento positivo: è il ponte con il MO, PIL e PIL pro capite abbastanza elevati, FFAA di prim'ordine, senza parlare di quanto possa far crescere culturalmente i popoli europei il confronto con una nazione di matrice islamica ma laicizzata che ha fatto tesoro degli insegnamenti del grande Ataturk. Grazie alla volontà di farne un paese moderno e laico in stile occidentale, il lungimirante Ataturk infatti ha posto le basi per rendere la Turchia uno dei futuri "big" d'Europa.

D'accordo su tutto!!! :adorazione::okok:

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  • 1 anno dopo...
il trattato non è semplicissimo da capire ma noto grandi critiche sopratutto negli ambienti di destra.

Faticando, dato la complessità, a farne un opinione voi che ne pensate?

 

All'inizio ero aperto a questo trattato, ma credo che ora l'Irlanda possa davvero salvare l'europa, magari distruggendola.

 

Purtroppo il trattato è la continuazione del progetto maastricht, non della prima unione europea, e andrebbe solo a creare un altro super-stato a regolare le nostre vite con ancora più leggi e burocrazia.

 

Spero che la bocciatura possa essere un bel segno, specie da un paese che ha capito molto bene negli ultimi trent'anni come abbassare regolamentazioni e tassazione per creare sviluppo e che non credo sopporterà ulteriori legacci legali.

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Qualcuno dall'iralnda e dagli USAaveva fatto trapelare informazioni "non esatte" nei giorni scorsi, forse bisognerebbe indagare,perchè la cosa nel 2009 è alquanto strana. qualcuno ha ceffato, o i sondagggi (strano, nell'era dellam atematica) o i dati ufficiali fino ad ora comunicati

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  • 2 mesi dopo...

La lettura di un bel libro di Carlo Jean (non sempre condivido le sue opinioni, ma le idee sono ottime) mi ha aiutato a metter giù, per punti, 7 buone ragioni per cui è un bene che la Turchia aderisca all'Unione Europea.

Eccole, in ordine di importanza:

 

- L’ingresso della Turchia nell’UE muterebbe sostanzialmente la geopolitica e quindi le esigenze strategiche dell’Unione, portandola a diretto contatto con il Medio Oriente, il golfo e il Caucaso, cioè con regioni altamente instabili. Ciò obbligherebbe l’UE, volente o nolente, a giocare un ruolo di primo piano nello scenario mondiale, assumendosene le relative responsabilità. In caso contrario esiste il concreto rischio che l’Unione decida di rinchiudersi in se stessa, come una grande Svizzera, disinteressandosi di quello che accade nel mondo, e scivolando così lentamente verso l’irrilevanza. L’ingresso della Turchia costituirebbe un eccellente vaccino, sotto quest’aspetto, impedendo una “elvetizzazione” dell’Unione e obbligando i nostri politici (pelomeno perché costretti) a seguire una politica estera più “attiva”.

 

- Per le conseguenze negative derivanti da una sua esclusione dall’UE. La Turchia è attualmente uno stato in bilico tra il secolarismo kemalista (difeso dalla borghesia e dalle forze armate) e il populismo islamico diffuso soprattutto tra le masse povere. E’ evidente come esista il rischio che quest’ultima tendenza prevalga se non ancoriamo saldamente la Turchia all’Europa: gli obblighi derivanti dall’UE sarebbero garanzia che la laicità del paese non verrebbe toccata. Il rischio, fondato, è che la Turchia da avamposto dell’Europa verso il medio-oriente si trasformi in avamposto dell’Islam verso Europa.

 

- Per una questione demografica. L’Europa sta invecchiando, ciò sia rallenta la nostra economia sia ci costringe ad importare ogni anno migliaia di immigrati in Europa, a fronte di una difficile integrazione e della formazione di comunità chiuse ed impermeabili alla nosta cultura (penso soprattutto alla comunità cinese). La Turchia, al contrario, è una nazione giovane che darebbe ossigeno all’Europa

- Per motivazioni strettamente economiche, essendo la Turchia un paese a sviluppo incompleto, soprattutto nelle sue aree più orientali. I vantaggi economico-industriali per le aziende europee sarebbero immensi.

 

- Per una questione militare, e non solo per la qualità e la quantità dell’esercito turco, quanto per la mentalità dei turchi, più simile a quella inglese che a quella dei piccoli paesi dell’Europa occidentale.

 

- Infine a livello di peso politico la Turchia andrebbe sicuramente ad occupare un posto di primo piano nell’UE, ma non ne altererebbe in maniera eccessiva gli equilibri. Semplicemente da 4 grandi (UK, Francia, Germania ed Italia) passeremmo a 5, includendo anche la Turchia.

 

- Non sono razzista, personalmente non do importanza al colore della pelle o alla religione di chi chiede di entrare nell’UE. Mi basta che sia un paese democratico collocato in Europa (e la Turchia lo è, per storia e, almeno in parte, per geografia). Pensare di voler rendere l’UE un club puramente cristiano sarebbe disastroso, perché lo renderebbe invevitabilmente in contrapposizione con l’Islam, rendendo molto più probabile che si verifichi quello scontro di civiltà teorizzato da Huntington.

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La lettura di un bel libro di Carlo Jean (non sempre condivido le sue opinioni, ma le idee sono ottime) mi ha aiutato a metter giù, per punti, 7 buone ragioni per cui è un bene che la Turchia aderisca all'Unione Europea.

Eccole, in ordine di importanza:

 

- L’ingresso della Turchia nell’UE muterebbe sostanzialmente la geopolitica e quindi le esigenze strategiche dell’Unione, portandola a diretto contatto con il Medio Oriente, il golfo e il Caucaso, cioè con regioni altamente instabili. Ciò obbligherebbe l’UE, volente o nolente, a giocare un ruolo di primo piano nello scenario mondiale, assumendosene le relative responsabilità. In caso contrario esiste il concreto rischio che l’Unione decida di rinchiudersi in se stessa, come una grande Svizzera, disinteressandosi di quello che accade nel mondo, e scivolando così lentamente verso l’irrilevanza. L’ingresso della Turchia costituirebbe un eccellente vaccino, sotto quest’aspetto, impedendo una “elvetizzazione” dell’Unione e obbligando i nostri politici (pelomeno perché costretti) a seguire una politica estera più “attiva”.

 

- Per le conseguenze negative derivanti da una sua esclusione dall’UE. La Turchia è attualmente uno stato in bilico tra il secolarismo kemalista (difeso dalla borghesia e dalle forze armate) e il populismo islamico diffuso soprattutto tra le masse povere. E’ evidente come esista il rischio che quest’ultima tendenza prevalga se non ancoriamo saldamente la Turchia all’Europa: gli obblighi derivanti dall’UE sarebbero garanzia che la laicità del paese non verrebbe toccata. Il rischio, fondato, è che la Turchia da avamposto dell’Europa verso il medio-oriente si trasformi in avamposto dell’Islam verso Europa.

 

- Per una questione demografica. L’Europa sta invecchiando, ciò sia rallenta la nostra economia sia ci costringe ad importare ogni anno migliaia di immigrati in Europa, a fronte di una difficile integrazione e della formazione di comunità chiuse ed impermeabili alla nosta cultura (penso soprattutto alla comunità cinese). La Turchia, al contrario, è una nazione giovane che darebbe ossigeno all’Europa

- Per motivazioni strettamente economiche, essendo la Turchia un paese a sviluppo incompleto, soprattutto nelle sue aree più orientali. I vantaggi economico-industriali per le aziende europee sarebbero immensi.

 

- Per una questione militare, e non solo per la qualità e la quantità dell’esercito turco, quanto per la mentalità dei turchi, più simile a quella inglese che a quella dei piccoli paesi dell’Europa occidentale.

 

- Infine a livello di peso politico la Turchia andrebbe sicuramente ad occupare un posto di primo piano nell’UE, ma non ne altererebbe in maniera eccessiva gli equilibri. Semplicemente da 4 grandi (UK, Francia, Germania ed Italia) passeremmo a 5, includendo anche la Turchia.

 

- Non sono razzista, personalmente non do importanza al colore della pelle o alla religione di chi chiede di entrare nell’UE. Mi basta che sia un paese democratico collocato in Europa (e la Turchia lo è, per storia e, almeno in parte, per geografia). Pensare di voler rendere l’UE un club puramente cristiano sarebbe disastroso, perché lo renderebbe invevitabilmente in contrapposizione con l’Islam, rendendo molto più probabile che si verifichi quello scontro di civiltà teorizzato da Huntington.

Ottima analisi direi degna di plauso , per me hai ragione, sono favorevole con te in merito ed auspico un ingresso della Turchia nell'UE però apparte ciò dovremmo impegnarci noi UE da una parte e la Turchia dall'altro a fare importnti novità quali lotta all'analfabetizzazione della popolazione specie nei villaggi più remoti, potenziamento delle strutture sanitarie e delle infrastrutture di comunicazione , autostrade, porti , aeroporti e ferrovie questo darebbe lo slancio ideale o meglio getterebbe delle più solide fondamenta per l'ingresso della Turchia nell'ue e l'approdo delle aziende EUropee in quel paese

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Per Rick: noto, con piacere, che ti sei avvicinato alle mie posizioni filoturche!!! :adorazione::okok:

 

 

Ottima analisi direi degna di plauso , per me hai ragione, sono favorevole con te in merito ed auspico un ingresso della Turchia nell'UE però apparte ciò dovremmo impegnarci noi UE da una parte e la Turchia dall'altro a fare importnti novità quali lotta all'analfabetizzazione della popolazione specie nei villaggi più remoti, potenziamento delle strutture sanitarie e delle infrastrutture di comunicazione , autostrade, porti , aeroporti e ferrovie questo darebbe lo slancio ideale o meglio getterebbe delle più solide fondamenta per l'ingresso della Turchia nell'ue e l'approdo delle aziende EUropee in quel paese

Sono più sviluppate delle nostre!

 

Dai uno sguardo ai post ai seguenti link:

 

http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=143812 (post n° 149)

 

http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=143941 (post n° 155)

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Onestamente non cono concorde con la tua analisi: l'entrata della Turchia nell'UE sarebbe, a mio parere, il trampolino di lancio per tutta una serie di problematiche dalla difficile soluzione:

 

La Turchia è un paese islamico definito moderato; per quanto ne so anche il Pakistan era un paese islamico moderato eppure gran parte di terroristi e fanatici islamici vengono proprio da li. Gli obblighi di laicità imposti dall'UE sono chiari e precisi: tuttavia non ci sono di fatto strumenti validi per imporli e quindi ogni porta è aperta alla possibilità che si instaurino governi turchi integralisti e populisti senza che nessuno possa farci molto. Bisogna fare attenzione: oggi la Turchia non è più quella di Kemal "Atatürk" degli anni '30; la Turchia ha vissuto a partire dagli anni Settanta ad oggi un processo di forte espansione dell'islamismo a livello politico. Non è un caso, infatti, se in Turchia si costruisce un sempre maggiore numero di moschee dove vengono "reclutati" migliaia i Imam stipendiati dallo stato.

 

L'UE vuole che i paesi membri siano democratici e che siano espressione di un potere popolare: la Turchia, invece e per fortuna, è difesa nel suo secolarismo dal proprio esercito, fedele alla tradizione kemalista: se dovesse venire meno questo freno al fondamentalismo non ci sarebbe più nulla che potrebbe fermare il fanatismo islamico. Il problema è che sarebbe la stessa UE a volere che le sfere militari si facessero da parte nella decisione del popolo di dari un proprio governo.

 

L'UE garantisce la sovranità popolare: proprio in virtù di questo inderogabile principio è concreta la possibilità che la popolazione turca decida per l'elezione di uno dei numerosi partiti islamici presenti sul territorio; in questo modo un principio democratico finirebbe per garantire ai turchi estremisti di costituire un legittimo governo fondamentalista: oggi sembra che l'intento sia proprio quello di smantellare la struttura militare per reintrodurre il fondamentalismo islamico che Atatürk aveva sradicato in passato.

 

Il Progetto di Trattato costituzionale attribuisce agli Stati europei un peso politico proporzionale a quello demografico. Nel 2015 la Turchia, con 90 milioni di abitanti, sarebbe il paese più popolato dell’Unione Europea e quello che avrebbe il maggior numero di parlamentari. Attorno alla Turchia si coagulerebbero i musulmani, non solo turchi, di tutta Europa.*

 

Il peso politico della Turchia in Europa sarebbe enorme e potrebbe benissimo accrescere: la Turchia, a quanto ne so, concede fin troppo liberamente la cittadinanza a persone arabe: in questo modo la sua popolazione naturale potrebbe accrescere enormemente e conseguentemente il proprio peso politico; in Europa potrebbero entrare, inoltre, senza alcun controllo persone provvenienti da ogni parte del mondo arabo in modo lecito e legale.

 

La Turchia di fatto non rispetta e non protegge le minoranze presenti al suo interno e mantiene in vigore strumenti come la pena di morte: è vero per entrare deve abbandonare tale metodo, ma una volta entrata in UE potrebbe benissimo reintrodurla facendo valere il suo peso politico ed economico.

 

L'entrata in UE della Turchia significherebbe abbandonare ogni tentativo di risoluzione della questione di Cipro, lasciando in sostanza l'intera isola al dominio turco.

 

Personalmente credo che il vero avamposto europeo in Oriente non sia la Turchia, ma sia piuttosto Israele: la Turchia, al contrario, rappresenta l'avamposto islamico in Europa, in compagnia di Bosnia e Kosovo.

 

Infine lasciare che la Turchia entri in UE costituirebbe il precedente per lasciare entrare all'interno della comunità paesi come Libia, Algeria, Tunisia, Marocco ed Egitto: tutti paesi dove i diritti umani non sono proprio garantiti e dove movimenti populisti islamici si susseguono in continuazione portando sempre peggiori situazioni.

 

 

*Alexandre del Valle est géopolitologue, auteur de nombreux articles et ouvrages dont "Le Totalitarisme Islamiste" et "Le Dilemme Turc" parus aux éditions des Syrtes.

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Von Parrish, la Turchia è un paese democratico, il Pakistan no. In Turchia esiste una classe media importante, numerosa e filo-occidentale come in nessun altro paese musulmano a parte forse l'Iran (che non ha avuto però la fortuna di un Kemal Ataturk nella sua storia), di fanatici islamici turchi manco c'è l'ombra, tranne forse qualche presenza minimale (e fisiologica, esattamente come noi abbiamo le brigate rosse).

Pretendere di confrontare la Turchia con il Pakistan è come confrontare l'Italia con la Libia: certo anche noi abbiamo i nostri problemi, e la nostra non è una democrazia perfetta (sopratutto di questi tempi), ma sempre democrazia è, e associata ad una storia democratica lunga 150 anni, a parte la parentesi fascista. La Libia, esattamente come il Pakistan, non ha mai conosciuto qualcosa di simile.

Ma c'è di più, ti sfugge un'altra differenza fondamentale: la Turchia è l'unico stato musulmano (a parte sempre l'Iran) che non è nato a tavolino con confini e governo decisi da qualche funzionario di un Ministero degli esteri europeo: è un paese con una sua storia millenaria, dove il senso di appartenenza alla propria nazione è molto più sentito nella popolazione piuttosto che la fede islamica.

 

E' vero, l'esercito turco è intervenuto in svariate occasioni per salvaguardare la democrazia ma non ha mai sovvertito le istituzioni democratiche, non ha mai creato una dittatura militare come avevano fatto i Colonnelli in Grecia. E' sempre intervenuto per preservare la forma di governo democratica data alla Turchia da Ataturk e, con l'ingresso nell'UE, sarebbe l'UE stessa ad assumere in maniera indiretta questo compito.

 

Quanto alle tue altre critiche (numero di parlamentari turchi, cittadinanza e pena di morte) sono condivisibili ma tranquillamente risolvibili in fase di negoziati. E, no, il peso della Turchia non sarebbe sproporzionato dentro l'UE. Non lo sarebbe perchè non è la sola demografia a rendere un paese potente: l'economia, il know-how e le capacità industriali sono elementi importantissimi per stabilire il peso geopolitico di uno stato.

 

Infine lasciare che la Turchia entri in UE costituirebbe il precedente per lasciare entrare all'interno della comunità paesi come Libia, Algeria, Tunisia, Marocco ed Egitto: tutti paesi dove i diritti umani non sono proprio garantiti e dove movimenti populisti islamici si susseguono in continuazione portando sempre peggiori situazioni.

Questo è falso. Innanzitutto perchè stanno in Africa, poi perchè non sono democrazie e infine per quanto detto sopra. Sono gli argomenti che usano i leghisti per spaventare gli ingenui, ma sono assolutamente fuori dalla realtà.

La Turchia non è un avamposto islamico, e lo diventerà soltanto se lasciata a se stessa. Vale quanto detto prima, queste sono bufale: la Turchia è forse l'unico paese musulmano al mondo in cui nella maggioranza delle persone i terroristi vengono visti come tali, e non come martiri, e in cui la popolazione non è antiamericana.

Invece considero Israele l'unico paese geograficamente non europeo per cui vale la pena fare un'eccezione: ma deve essere lui a chiederlo :D

Modificato da Rick86
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