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Scontri a "La Sapienza"


VittorioVeneto

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Niente di buono in vista, sia per gli scontri, sia per l'ulteriore testimonianza del fatto che alla Sapienza non esiste più la libertà di dibattito; sono entrambi condizioni che dovrebbero essere estranee ad un'università, dove il confronto ci deve essere e deve essere con le idee, non con le spranghe.

Modificato da lender
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Questa mattina ho sentito alla radio che il rettore della Sapienza è stato tenuto sotto sequestro per 20 minuti dagli studenti dei collettivi di sinistra; mi sembra che ormai l'ateneo sia nelle mani di questo gruppetto di facinorosi, che pretendono di imporre la loro "democrazia".

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i cinegiornali di regime hanno detto balle su la sapienza dove pareva uno scontro da stadio dove non si può parlare più...

 

invece studenti di sinistra stavano attaccando cartelloni e sono scesi neofascisti armati di spranghe e li sono saltati addosso

tutto questo per la storia del papa mah...

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Ospite galland

Sono un inguaribile ottimista, anzi a dirla chiaramente un inguaribile fesso…

Premetto, per chiarezza, d’aver fatto politica: prima in un gruppo di estrema destra e successivamente in un’organizzazione di sinistra. Corrispondeva, in sostanza, alla mia volontà di capire il mondo e di volerlo cambiare. Se avessi voluto reggere un fucile tenendolo dalla baionetta, per dirla come Napoleone, avrei fatto uno sforzo più sensato. Oggi a quarantasei anni sento lo stesso entusiasmo di conoscere che avevo a quattordici, con un valore in più: quello di dare la mia modesta conoscenza agli altri.

Un paio d’anni fa formulai, con chiarezza, una modesta proposta. Quella di promuovere un incontro fra quanti a destra o sinistra, alla base od al vertice avevano fatto politica dal 68 in poi; non per formulare astratti bilanci, non per un come eravamo ma, piuttosto, per chiudere una stagione di contrapposizioni ed odio e soprattutto gettare un ponte verso le nuove generazioni e non permettere il ritorno del peggio di un periodo che vide, è importante sottolinearlo, gioia di aprirsi al mondo, volontà di cambiare, entusiasmo di conoscere. Dato che, per dirla come Hugo, mi considero un atomo rivolsi la mia proposta a personalità qualificate di destra e di sinistra… nulla.

Quello che vedo oggi corrisponde, purtroppo, a quanto era prevedibile. Violenza e squadrismo tornano a rinascere. Tutto quello che in una società rimane irrisolto e, permettetemi l’espressione, non digerito ritorna prima o poi.

Alla rozzezza becera di un gruppo come Forza Nuova (da mettersi le mani nei capelli che studenti universitari possano consentire con simili idee) corrisponde la rozzezza stanca dei collettivi di sinistra che continuano con i logori riti dell’antifascismo.

Quanto detto non perché abbia una sorta d’agnosticismo politico. Ritengo dovere morale lottare senza attenuazioni contro qualsiasi minaccia alla libertà, da qualsiasi parte provenga.

C’è sempre tempo di fermare un meccanismo, di confrontarsi, di capire, c’è sempre tempo a non ripercorrere gli errori del passato, basta avere buona volontà di farlo.

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Concordo con la pacata ed equilbrata analisi di Galland, sarebbe ora di accantonare le ideologie del passato.

 

@ Lev; non ho afferrato il senso del tuo post; se alla Sapienza il fatto di non poter esprimere delle posizioni in disaccordo con il pensiero dei collettivi di sinistra è una balla di regime, perchè non è stato permesso il convegno sulle foibe e perchè non ha potuto parlare il Papa? Al di là di chi ha iniziato la rissa (e le testimonianze sino ad ora sono discordi), resta il problema grave della mancanza di libertà di parola all'interno dell'ateneo; che, per chiarezza, non può certo essere ripristinata a suon di sprangate, ma che dovrebbe essere garantita dalle autorità.

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Per il convegno sulle foibe, tra i relatori, c'è il nome di Roberto Fiore (che il rettore diceva di non aver mai sentito e di non conoscerlo). Con una ricerchina su google, si trova che è neo fascista di Forza Nuova e che è stato condannato per associazione sovversiva e banda armata ma essendosi rifugiato in UK il reato è stato prescritto e lui si è salvato.

Non dico questo perchè è di destra, quando faranno un convegno anti fascista con relatore un brigatista o un comunista delinquente, condannerò anche quello.

 

Ovviamente hanno sbagliato pure i collettivi di sinistra a manifestare il loro disappunto in quel modo.

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Per il convegno sulle foibe, tra i relatori, c'è il nome di Roberto Fiore (che il rettore diceva di non aver mai sentito e di non conoscerlo). Con una ricerchina su google, si trova che è neo fascista di Forza Nuova e che è stato condannato per associazione sovversiva e banda armata ma essendosi rifugiato in UK il reato è stato prescritto e lui si è salvato.

Non dico questo perchè è di destra, quando faranno un convegno anti fascista con relatore un brigatista o un comunista delinquente, condannerò anche quello.

 

Ovviamente hanno sbagliato pure i collettivi di sinistra a manifestare il loro disappunto in quel modo.

 

Premesso che non ho alcuna simpatia per Forza Nuova, non ti sembra che comunque si poteva comunque sentirlo parlare e poi eventualmente esprimere il disaccordo nell'ambito del convegno, o come misura estrema, depennarlo dalla lista dei relatori, ma fare comunque il convegno?

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Poi magari andrà a finire come il caso del "Pigneto"!!!

 

Come mai qualche sempre ben informato (si fa per dire!) compagno che circola nel forum, non ne parla? Non gli conviene, ovviamente!!!

 

 

Dal link: http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/c...to-pigneto.html

 

riporto:

 

"Il ricercato: "Sono di sinistra, basta schifo nel quartiere

Politica e razze non c'entrano. Mi sono fatto giustizia"

"Al Pigneto sono stato io

Non chiamatemi razzista"

di CARLO BONINI

 

L'uomo del raid del Pigneto, "l'italiano sulla cinquantina" cui la polizia cerca da cinque giorni di dare un volto, il più vecchio tra i mazzieri, il "Capo", arriva all'appuntamento ai tavolini di un bar che è notte. Ha i capelli brizzolati, gli occhi lucidi come di chi è in preda a una febbre. Allunga la mano in una stretta decisa che gli fa dondolare il ciondolo d'oro al polso.

 

"Eccome qua, io sarei il nazista che stanno a cercà da tutti i pizzi. Guarda qua. Guarda quanto sò nazista...". La mano sinistra solleva la manica destra del giubbetto di cotone verde che indossa, scoprendo la pelle. L'avambraccio è un unico, grande tatuaggio di Ernesto Che Guevara.

 

"Hai capito? Nazista a me? Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera". L'uomo ha 48 anni. Delle figlie ancora piccole. Una storia difficile di galera e di imputazioni per rapina. E, naturalmente, un nome. "Quello lo saprai molto presto. Il giorno che mi presento al magistrato, perché quel giorno il mio nome non sarà più un segreto. Mi presento, parola mia. La faccio finita cò 'sta storia. Ma ci voglio andare con le gambe mie a presentarmi. Nun me vojo fà beve (arrestare ndr.) a casa. Perciò, se proprio serve un nome a casaccio, scrivi Ernesto... ".

 

Indica la foto sulla prima pagina dell'edizione di Repubblica del 27 maggio. Quella scattata durante il raid con il telefono cellulare da uno dei testimoni dell'aggressione. "Ecco. Io sono questo qua. Questo cerchiato con il marsupio e la maglietta rossa, che si vede di spalle. La maglietta è una Lacoste. Adesso ti racconto davvero come è andata. Ti racconto la verità prima che mi si bevono. Perché la verità, come diceva il Che, è rivoluzionaria. La politica non c'entra un caz*o. Destra e sinistra si devono rassegnare. Devono fare pace con il cervello loro. Non c'entrano un caz*o le razze. Non c'entra - com'è che se dice? - la xenofobia. C'entra il rispetto. Io sono un figlio del Pigneto. Tutti sanno chi sono e perché ho fatto quello che ho fatto. Tutti. E per questo si sono stati tutti zitti con le guardie che mi stanno cercando. Perché mi vogliono bene. Perché mi rispettano. Perché hanno capito. Io ho sbagliato. E non devo e non voglio essere un esempio per nessuno. Ma per una volta in vita mia, ho sbagliato a fin di bene. E allora è giusto che il Pigneto veda scritta la verità. Se lo merita. E quella la posso raccontare solo io".

 

La "verità" di "Ernesto" ha un incipit. Giovedì 22 maggio. Quarantotto ore prima del raid. "A metà mattina, a una donna di cui non faccio il nome e a cui voglio bene come a me stesso, rubano il portafoglio in via Macerata. Non faceva che piangere. Un amico mio - un immigrato, pensa un po' - mi dice che se lo voglio ritrovare devo andare nel negozio di quell'infame bugiardo dell'indiano. In via Macerata. Perché il ladro sta lì. E' un marocchino, un tunisino, mi dice l'amico mio. Venerdì, verso mezzoggiorno, ci vado. Trovo questa merda di marocchino, o da dove caz*o viene, questo Mustafà, seduto davanti al negozio con una birra in mano. Una faccia brutta, cattiva, con una cicatrice. Mi fa cenno di entrare e nel negozio mi trovo lui, l'indiano bugiardo e un vecchio, un italiano. Il marocchino mi dice: "Tu passare oggi pomeriggio e trovare portafoglio". Io dico va bene e, te lo giuro, non mi incazzo, né strillo. Dico solo: "Dei soldi non me frega niente. Ma dei documenti sì". Ripasso il pomeriggio e quello mi dice: "Scusa. Non fatto in tempo. Torna domani". Io ripasso sabato mattina e quel Mustafà là, ridendo, sempre con quella caz*o di birra in mano, mi fa segno che i documenti l'ha buttati dentro una buca delle lettere. Allora non ci ho visto più. Mi è partita la brocca. Ho cominciato a strillare, dentro e fuori del negozio. In mezzo alla strada. E ho detto: "Se vedemo alle cinque. E se non salta fuori il portafoglio sfascio tutto"".

 

Alle 17 di sabato, dunque, arriva "Ernesto". Ma non da solo. "Eh no. Fermati. Fermati qui. Io arrivo da solo. Perché io voglio andare a gonfiare il marocchino da solo. Io quando devo fare a cazzotti non mi porto dietro nessuno. Il problema è che quando arrivo all'angolo con via Macerata non ti trovo una quindicina di ragazzi del quartiere? Tutti incazzati e bardati. Te l'ho detto. Mi vogliono bene. Avevano saputo della tarantella ed erano due giorni che sentivano questa storia di questo portafoglio. Evidentemente volevano starci pure loro e si sono presentati. Non l'ho mica chiamati o invitati".

 

"Ernesto" fa un cenno al cameriere. Chiede un whiskey di malto scozzese. Un "Oban". Strizza l'occhio. "Lo vedi questo? E' cresciuto con me al Pigneto". "Che stavo a dì? Ah sì, i pischelli. Io davvero non riesco a capire come si sono inventati la storia della svastica. Ma quale svastica? Io questi pischelli non li conosco personalmente, ma mi dicono che sono tutto tranne che fascisti. E, comunque svastiche non ce n'erano. Quei pischelli, per quanto ne so, si fanno il culo dalla mattina alla sera. E hanno solo un problema. Si sono rotti il caz*o di vedere la madre, la sorella o la nonna piangere la sera, perché qualche vigliacco gli ha sputato o gli ha fischiato dietro il culo. Te lo ripeto, io non l'ho chiamati. Io ce li ho trovati. E poi, scusa tanto sa, ma hai mai visto tu un raid nazista senza una scritta su un muro? Qualcuno si è chiesto perché, se era un raid, nessuno ha toccato per esempio i sette senegalesi che vendevano i cd taroccati in via Macerata? Lo vuoi sapere perché? Perché i senegalesi non avevano fatto niente. Perché sono amici. Perché portano rispetto e quando stava per cominciare il casino al negozio dell'indiano, gli ho detto di mettersi da una parte".

 

Forse "Ernesto" vuole solo coprire quei ragazzi. Forse la sua storia comincia a pattinare. "Aspetta. Io ti ripeto che i nomi di quei pischelli non li conosco e, comunque, se anche li conoscessi non li farei mai. Ma la dimostrazione che dico la verità sai qual è? E' che loro erano tutti coperti. Con i caschi, con i cappucci. E io invece ero l'unico a volto scoperto. Perché, come t'ho detto, io se devo andare a fare a cazzotti ci vado a mani nude, da solo e a viso scoperto. Te ne dico un'altra. La dimostrazione che sto dicendo la verità è che quando l'indiano di via Macerata mi vede e se la dà, dopo che gli ho sfasciato le vetrine, i pischelli si mettono a correre verso via Ascoli Piceno. Per me è finita lì. E non capisco quelli che vogliono fare. Allora li raggiungo a piedi e quando all'angolo tra via del Pigneto e via Ascoli Piceno vedo che stanno a fà un macello con i bengalesi, che si sono messi a sfasciare le macchine della gente del quartiere, cominciò a gridare. Grido: "A pezzi de merda che state a fa'? Annatevene da lì, a rincojoniti!". Per questo, come ho letto sui giornali, dicono che hanno sentito "il Capo" dare ordini in italiano. Ma quali ordini? Io li stavo a mannà a fanc*lo perché mi era presa paura. Avevo capito che casino stava montando".

 

Cosa aveva capito "Ernesto"? L'uomo butta giù il fondo di "Oban" rimasto nel bicchiere. Accende una Marlboro rossa. "Avevo capito che, senza volerlo, avevo slegato la bestia. Avevo capito che il veleno mio era il veleno di tutti. Sai perché penso che i pischelli sono andati dai bengalesi in via Ascoli Piceno? Perché quell'alimentari là, quello dove è andato a chiedere scusa Alemanno, due anni fa l'avevano chiuso per spaccio. Perché sotto il sacco dei ceci che dice di vendere, il bengalese ci teneva la droga. So che è andato assolto perché ha detto che la roba la nascondeva un marocchino. Sta di fatto che lì davanti è sempre un circo. Stanno sempre aperti. Anche alle cinque de mattina. Mi spieghi che caz*o si vendono?".

 

"Ernesto" chiede un altro wiskey. "La storia potrebbe finire qua. Ma non finisce qua". L'uomo, ora, ha voglia di raccontare chi è e come è cresciuto. "Perché tutto si deve sapere. Tutto. Perché poi, quando ti si bevono, i giornali scrivono un mucchio di cazzate". E' il quarto di cinque figli, "Ernesto". Suo padre è un carabiniere. Lo perde a 8 anni e finisce in collegio, perché a casa, al Pigneto, non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Quando esce dall'istituto, comincia a rubare. "Per fame. Ho sempre rubato solo per fame. E mai al Pigneto". A 24 anni perde anche la madre. Comincia a entrare e uscire di galera. Regina Coeli, Sollicciano, "dove a Pacciani, j'ho fatto 'na faccia tanto. Sto schifoso... ". "Sempre accusato di reati contro lo Stato... ". Contro lo Stato? "Sì, rapine in banca. Perché, le banche non sono dello Stato?". Ride, per la prima volta. Poi si fa di nuovo cupo.

 

"Il Pigneto era bellissimo. Da ragazzino giocavo a ruzzichella dove adesso ci stà quello schifo di isola pedonale. Dove adesso vomitano e pisciano fino alle cinque de mattina, ci stava il cocomeraro e quello che vendeva le cozze col limone. Posso sopportare che mentre vado al mercato a comprare il pesce per mia figlia che è una ragazzina, lei deve vedere uno che se tira fuori l'uccello e sui banchi del mercato ci piscia? Eh? Lo posso sopportare?". Il colore della pelle, dice, non c'entra. "Io ho litigato con tutti quelli che non portano rispetto alla gente del Pigneto. Bianchi e neri. Io ho fatto casino qualche settimana fa al pub di via Fanfulla, perché quattro stronzetti italiani non mi facevano rientrare a casa con le bambine e quando ho chiesto di spostare una macchina in doppia fila, mi hanno imbruttito dicendo: "Perché, se no che succede?". "Succede che te gonfio", ho detto. E si sono spostati. Ho litigato con degli algerini sotto casa, che mi stavano fregando il motorino. Ne ho appicciati al muro un paio e da allora sai come mi chiamano? "Grande mujaheddin. Grande talibano". Beh, l'altra sera m'hanno riportato le chiavi della macchina che mi ero dimenticato sul cofano. Hai capito, sì? Io non ce l'ho con nessuno. Io voglio bene ai neri e ai bianchi che rispettano gli altri. Che rispettano il Pigneto, che insieme alla mia famiglia è l'unica cosa che ho. Io sono cresciuto al bar Necci, hai presente? Sai, no? Quello del film di Pasolini "Accattone". Vai a chiedere di me lì. Vedi che ti dicono. Vai a chiede di me allo stagnaro di via Ascoli, o al bar di fronte. Vedi che dicono. Io ci sono poche persone che non rispetto. I bugiardi, i laidi, gli ipocriti, le pecore. E ti racconto ancora una cosa che mi devi promettere di scrivere".

 

"Ernesto" tira fuori l'ultima sigaretta del pacchetto di Marlboro, che poi accartoccia come carta velina. "Pifano. Daniele Pifano, hai presente? Collettivo di via dei Volsci. Autonomia, anni '70 e compagnia cantante. Beh, stai a sentire. Viene a vivere al Pigneto e due anni fa becca un fascistello che gli rompe il caz*o. Ti dico: questo qua lo umilia e gli distrugge la bici davanti a tutti. Io mi metto in mezzo e da allora, quando vedono Pifano, si scansano. E lui che fa? Sabato, dieci minuti dopo il casino, si mette con i centri sociali nell'isola pedonale a strillare che sono arrivati i nazisti al Pigneto. Ma come si fa? Ma che uomo sei? Ma che dignità c'hai a giocare sulla pelle del Pigneto e del sottoscritto? L'altro giorno ho provato a chiamare anche Luxuria, quella di Rifondazione. Gli ho detto: "Dovemo parlà". E lui: "Sì ma al telefono perché sono a Cosenza per una riunione". Allora io dico. Tu starai pure a Cosenza, ma al Pigneto, che è dove vivi pure tu, chi ci pensa?".

Chi ci pensa? "Ernesto" ride. "A pagare i wiskey ci pensi tu, perché io stò in bianco e devo pure pensare a trovare un avvocato bravo. Poi, quando sarà finita tutta questa storia, offrirò io. Ora vado. Mi raccomando. La verità. Io non sono un esempio per nessuno. Ma stavolta, davanti alle mie figlie, voglio che sia diverso. Non come le altre volte che m'hanno visto andare in Centrale o carcerato. Stavolta l'ho fatto per loro. E per il Pigneto. In fondo, non ho ammazzato nessuno. E tutto 'sto casino, non l'ho armato io"

 

(29 maggio 2008)"

Modificato da picpus
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Ospite galland

Riporto la lettera pubblicata su “La Repubblica” nella pagina odierna di “ lettere e commenti”

 

“Quell’uomo del Pigneto con i suoi pugni in tasca”

Luigi Amicone Direttore di “Tempi”

Caro direttore lo scoop di Bonini sull’assalto al Pigneto è strepitoso e questa storia raccontata da Repubblica ha un valore che non avrebbe avuto in nessun altro giornale, perché antepone una verità scomodissima a uno schema che, per quanto trito, è consueto a sinistra (ma anche a destra, in maniera capovolta naturalmente, quando diventa il becero “dagli all’immigrato”).

E poi non c’è nessuna morale. C’è un tipo umano di borgata romana, che chissà come ha fatto a sopravvivere a quella “mutazione antropologica” raccontata da Pasolini. C’è un onore un senso del popolo e della giustizia (anche se primordiale, sbagliata nelle forme) che dovrebbe essere il contenuto di quel “senso civico” e di “cittadinanza” che tante volte si racconta in giro, si descrive negli editoriali, si vorrebbe insegnare ai giovani e si spettacolarizza nei grandi eventi istituzionali. E che in realtà oggi dice niente alla gente, perché è pura omiletica, retorica, falsa coscienza.

E Dario Chianelli che pure ha sbagliato ci insegna qualcosa. C’è un onore e un senso di giustizia in quel pezzo impeccabile di Bonini che dovrebbe farci trasalire un po’ tutti. E fare anche un po’ vergognare, sia a destra che a sinistra, chi fa ogni giorno dell’Italia , detto pasolinianamente, quel pratone della Casilina dove all’umanità stuprata quotidianamente si risponde con un ghigno di falso scandalo o una manifestazione no global. E poi si tira avanti, impotenti e distratti, perché per i devastati prati e strade d’Italia oggi non c’è in giro nessuno. Tranne tanta povera gente con la paura nel cuore. E Chianelli, con i suoi pugni in tasca.

 

Il fatto, aggiungo io, è che qui si fa moneta di tutto e nel gran calderone dell’Italia che non sa bene dove andare tutto è occasione di mobilitazione e polemica, tutto, proprio tutto fuorché – attenzione – proprio quello che dovrebbe costituire motivo di battaglia.

Ricordo la storia agghiacciante dei braccianti polacchi ridotti in schiavitù nelle puglie e costretti al bracciantato. O alle ragazze, in esposizione zoologica sulle strade statali. Tutta questa umanità, tutti queste persone non hanno voce e non hanno speranza…

Ma ai comunisti fa tanto comodo litigare coi fascisti e ai fasciti... viceversa.

Rimpiango che manchi qualcuno intransigente, testardo, idealista che difenda e lotti per i diritti come fecero i vari Mazzini, Garibaldi, Malatesta, Di Vittorio...

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Il fatto, aggiungo io, è che qui si fa moneta di tutto e nel gran calderone dell’Italia che non sa bene dove andare tutto è occasione di mobilitazione e polemica, tutto, proprio tutto fuorché – attenzione – proprio quello che dovrebbe costituire motivo di battaglia.

Ricordo la storia agghiacciante dei braccianti polacchi ridotti in schiavitù nelle puglie e costretti al bracciantato. O alle ragazze, in esposizione zoologica sulle strade statali. Tutta questa umanità, tutti queste persone non hanno voce e non hanno speranza…

Ma ai comunisti fa tanto comodo litigare coi fascisti e ai fasciti... viceversa.

Rimpiango che manchi qualcuno intransigente, testardo, idealista che difenda e lotti per i diritti come fecero i vari Mazzini, Garibaldi, Malatesta, Di Vittorio...

 

Di nuovo in sintonia, Galland, anche se al tuo elenco mi permetterei di aggiungere Don Bosco, il beato Faa di Bruno, Don Gnocchi (quest'ultimo più recente) ;)

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Come mai qualche sempre ben informato (si fa per dire!) compagno che circola nel forum, non ne parla? Non gli conviene, ovviamente!!!

 

 

del compagno lo dai a tua sorella

 

e se parliamo dei tuoi amici con le svastiche?

e di quelli amici degli amici?

 

criminali con la decima mas attaccano simpatizzanti di sinistra che attaccano cartelloni?

di chi è la colpa?

della sinistra ovviamente

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.......del compagno lo dai a tua sorella...........

Ma che, "compagno" per te è parola d'offesa?!?! :rotfl::rotfl::rotfl:

 

Ah, ah, ah, io ti volevo fare un complimento, però hai ragione, stai sicuro che anch'io la penso così!!!

 

Attento però: qualcun altro nel forum potrebbe offendersi, se consideri i "compagni" brutti, sporchi e cattivi!!! :rotfl::rotfl::rotfl:

Modificato da picpus
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compagno nella tue cotorte e scarse conoscenza lo usi in tono offensivo verso chiunque consideri comunista (E VEDENDO LE TUE SIMPATIE POLITICHE PENSO INCLUDA quasi chiunque dalla mestrà d'asilo al gatto dei vicini al rubinetto di casa ecc...)

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compagno nella tue cotorte e scarse conoscenza lo usi in tono offensivo verso chiunque consideri comunista (E VEDENDO LE TUE SIMPATIE POLITICHE PENSO INCLUDA quasi chiunque dalla mestrà d'asilo al gatto dei vicini al rubinetto di casa ecc...)

Le mie conoscenze saranno contorte, ma tu non sai lontanamente dove sta di casa la lingua italiana!

 

Ciò vale per ogni tuo post ma, di norma, sorvolo: questa volta non posso!

 

Allora, in due sole striminzite righe:

 

no nella ma nelle

 

no cotorte ma contorte

 

no conoscenza ma conoscenze

 

no mestrà ma maestra

 

 

P.S. E ora datemi pure avvertimenti, sospensioni, bannature varie e tutto ciò che volete!!!

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Ospite galland

La discussione ha raggiunto altezze abissali!

Complimenti!

Ho fatto richiesta di bombole d'ossigeno, onde evitare i rischi connessi all'anossia!

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Avviso importante.

 

Non c'è più la serenità di un tempo in queste discussioni politiche... mi riferisco al "compagno" appioppato qualche post precedente a qualcuno.

 

Da questo momento, chiunque si rivolga nei confronti degli altri utenti con epiteti che hanno anche solamente la parvenza di un velato insulto ironico, anche solo a chi fa dell'ironia sugli altri utenti per le brache che porta, motivato o meno che sia il proprio ragionamento, si prende 5 giorni di riga d'ufficio.

 

Ultimo avviso.

 

Buona continuazione.

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Ospite dottoressa

...sul rettore rinchiuso per 20 minuti.....non è per le idee politiche ma per l'esasperazione degli studenti, non avete idea dello schifo che c'è. clientelismo raccomandazioni nepotismo, vanno avanti i soliti e i bravi e studiosi sempre fregati, io nè sono uscita da anni, ma ne ho un pessimo ricordo, veramente ti esasperano, e sul perchè il rettore è stato contestato andrei a fondo a vedere i veri motivi......anche se non condivido nessuna forma di violenza, CMQ non sò le altre Università ma la Sapienza non la consiglierei a nessuno......uno dei miei pochi professori bravi e seri (fortunatamente ci sono) mi consiglio di andare all'estero a specializzarmi perchè non avendo un papà importante in Italia non avrei fatto carriera.......

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