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Novità in Afghanistan


Thunderalex

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Maggiore flessibilità, anche in teatri di guerra, per i nostri soldati in Afghanistan. Va in questa direzione il governo di centrodestra, che ha annunciato di volere ridurre in maniera significativa i tempi di risposta a eventuali richieste da parte degli alleati per impiegare i nostri militari al di fuori della regione di Kabul e di quella occidentale.

Lo hanno detto il 26 maggio a Bruxelles i ministri degli Esteri e della Difesa, Franco Frattini e Ignazio La Russa. Attualmente i militari italiani possono uscire dalla regione di Kabul e da quella occidentale solo su richiesta degli alleati in casi di emergenza, sui quali il governo ha 72 ore di tempo per pronunciarsi. :blink:

 

Secondo il ministro della Difesa, le 72 ore sono "un secolo". "Noi abbiamo intenzione di modificare i tempi di decisione in modo da dispiegare, in pochissime ore cioè sei, le nostre forze temporaneamente in zone dove è utile a fine logistico oltre che militare", ha spiegato La Russa a margine del Consiglio degli affari generali a Bruxelles.

 

Passare da 72 a 6 ore per una risposta, potrebbe significare una maggiore operatività anche in teatri di guerra veri e propri, come il sud del Paese. "Dove si sposteranno (i militari italiani) e per quanti giorni, questo nessuno lo può dire", ha detto Frattini, precisando che non si tratta necessariamente di andare a sud. Il titolare della Farnesina ha comunque aggiunto di non attendersi "molte più richieste (da parte degli alleati) di quelle che ci sono state fatte negli ultime due anni".

 

Frattini parla di una modifica operativa da fine giugno del relativo "caveat", una delle limitazioni nazionali poste alle regole di ingaggio della missione. Ma l'entourage di La Russa e fonti della Difesa sottolineano invece che per ridurre i tempi di riposta del governo non è necessario modificare alcun caveat.

 

A Bruxelles La Russa ha parlato inoltre di una riduzione "a settembre di 250-300 soldati", precisando che in sostituzione dei soldati ritirati potrebbero giungere altre 10-25 persone con compiti diversi. Per Frattini, la riduzione delle truppe è una misura già prevista in vista del minor impegno dovuto alla futura assunzione di responsabilità della sicurezza da parte degli afghani nell'area di Kabul, dove l'Italia ha attualmente il comando.

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Partecipanti più attivi

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Speriamo che le dotazioni cambino se si vuole davvero andare nel sud e che vengano distaccate solo le unità di FS.

Quoto in toto, e aggiungerei speriamo che Tremonti non alzi il macete... :rotfl:

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credo e spero che la riduzione riguardi uomini del genio che ormai non servono piu...

al sud manderei permanentemente le fs;e a turno ,ogni 2 mesi,alternarsi prima mandiamo noi un Bg e si riposa uno canadese,poi il nostro si riposa e viene uno olandese...e cosi via.

magari doterei il Bg di freccia forse centauro.

Modificato da davidecosenza
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credo e spero che la riduzione riguardi uomini del genio che ormai non servono piu...

Gli uomini del genio??? Ma stai fuori? TI ricordo che uno degli ultimi soldati morti in A-stan è morto per l'esplosione di un ordigno, e ti ricordo anche che all'ordine del giorno vengono ritrovati depositi di rpg, mine antiuomo, ecc da far brillare...

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Inoltre non dimentichiamo il compito primario di ricostruzione della provincia di Herat.

In ogni caso non credo che ad oggi i nostri soldati siano pronti per un impegno massiccio nel sud del paese, al massimo si possono mandare il nono e il GOI, magari affiancati dai Ranger del Cervino con supporti leggeri, da utilizzare in maniera joint con gli alleati.

La truppe regolari, e specialmente gli alpini, non è proprio il caso di mandarle in quel carnaio perchè non hanno le dotazioni e l'addestramento per combattimenti del genere e potremmo avere indietro un pò troppe bare con bandiere sopra.

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Certo ma avevo letto che alcuni,non tutti, sopratutto del cimic potevano essere ritirate perche avevano finito il loro compito di cooperazione.

Comunque non ho mai detto di mandare gli alpini che non sarebbero i piu adatti per combattere al sud,li' manderei i bersaglieri o i para'.

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Io penso che ad un maggiore impegno operativo debba seguire un rafforzamento dei mezzi inviando in teatro strumenti più efficaci. In questo caso l'ideale sono i mangusta ( presenti ) , le blindo centauro , ruotati come i puma ma con potenza di fuoco e deterrenza maggiore , e elicotteri da trasporto medi/pesanti ( ch 47 ). Credo che ciò dovrebbe avvenire non solo per dimostrare le capacità , tuttavia rilevanti , del nostro paese ma anche per assicurare ai nostri ragazzi una maggiore protezione , sicurezza e capacità di intervento .

Modificato da Naifer
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Io penso che a livello qualitativo ci siamo. Non mi sembrano un gran che utili gli Ariete in un teatro come quello afghano, e i centauro hanno poca mobilità fuori strada. Rinuncio volentieri anche ai Pzh2000 (non sono una priorità). L'unica cosa in più che farebbe comodo sono gli AMX, fatti apposta per questo tipo di guerra (in barba a tutti voi che non vorreste un M-346K :P ).

 

I Dardo, quelli si che sono perfetti: ti danno ottima mobilità, un bel supporto di fuoco col cannoncino da 25mm (molto più utile del 120mm dell'Ariete nel 90% delle situazioni) e buona protezione dagli IED per le truppe trasportate.

 

Stesso dicasi per i Mangusta, sono ovvi i motivi.

 

Parisi è stato saggio quando ha scelto gli assetti da inviare di rinforzo, ma, causa comunisti, i numeri erano e sono insufficienti.

 

SONO POCHI. Non mi servono Ariete e Pzh2000, ma raddoppiatemi il numero dei Mangusta e triplicatemi quello dei Dardo (rispettivamente da 6 e 8 a 12 e 24).

Vogliamo combattere al sud? Bene. Un battaglione di Bersaglieri su Dardo e le FS, con Mangusta e AMX a supporto. Questi sono assetti utili. La Friuli ( con il 66esimo aviotrasportato) la lasciamo ad Herat a ricostruire e i suoi elicotteri serviranno per le FS.

 

Per quel che riguarda Kabul, ritiriamo il secondo Alpini e restiamo con 400 soldati, sopratutto quelli del Cervino nelle montagne a nord che stanno facendo un ottimo lavoro.

Modificato da Rick86
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State parlando tutti come se fosse imminente e sicuro un rischieramento nel sud del A-stan. Il ministro non ha parlato di questo, almeno a mio avviso.

Questo non vuol dire assolutamente che non sono a favore di un maggior impiego dei nostri militari e di un rafforzamento del contingente, anzi credo che sia giusto che anche noi diamo una mano laddove serve ,cioè nel sud, ovviamente con mezzi più adeguati e in maggiori quantità.

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Ospite galland

Rendo trascrizione integrale dell’articolo pubblicato da “La Repubblica” di martedì 27 maggio 2008 a lato delle notizie sulla nostra missione in Afghanistan, la qualificazione di chi lo ha redatto rende pleonastico ogni mio ulteriore commento:

 

LA MISSIONE DIVENTA MOLTO PIU’ RISCHIOSA

Fabio Mini

 

Le posizioni dei nostri ministri degli Esteri e della Difesa sull’impiego italiano in Afghanistan sono sostanzialmente identiche. Nel politichese di un tempo avrebbe voluto dire che sono distanti anni luce, ma non sembra questo il caso anche se il ministro Frattini vuole allineare le nostre forze ai maggiori alleati rendendo la missione più aggressiva. Mentre il ministro La Russa vuole salvaguardare una parvenza di autonomia rendendola più efficiente.

Entrambe lasciano intendere che finora le nostre truppe non hanno fatto abbastanza ed invocano la flessibilità cercando di dimostrare che essa non comporta né cambiamenti né maggiori rischi. Sbagliato. Tradotta in termini militari la flessibilità a cui fanno riferimento comporta invece più rischi, una gamma di operazioni più ampia, forze più mobili, più versatili e più integrabili in contesti multinazionali. In soldoni, più carri armati, missili, elicotteri, aerei, intelligence, , più combattenti e barelle.

Il ministro La Russa ritiene di poter ottenere maggiore flessibilità incidendo sul fattore tempo. Secondo lui essere più flessibili significa non avere 76 ore di tempo per rispondere alle richieste Nato ma soltanto sei. Operativamente sei ore sono una eternità identica alle 76. In realtà non servono più di sei minuti per dare una risposta politica ad una risposta militare della Nato. E se l’intervento è necessario ed urgente, il caveat non si applica. Dal punto di vista operativo il caveat temporale (massimo e non minimo) serve perciò da alibi per l’indecisione. Dal punto di vista politico serviva ad un governo diviso e traballante a prevenire e vagliare le richieste, a decantare e a frenare le pulsioni omicide o le frustrazioni di gente che non faceva differenza nell’ammazzare dei civili o dei terroristi.

Quel tempo era una prova di profonda sfiducia nelle regole, nella politica e nella strategia dei maggiori alleati che, mescolando la missione di assistenza con la guerra di “Enduring Freedom”, le avevano rese inefficaci e inutilmente vessatorie nei riguardi del popolo afgano. Nulla è cambiato nell’atteggiamento, nelle strategie o nei risultati dei nostri alleati perché questa sfiducia possa essere rimossa. Semmai, proprio perché tira un vento di allineamento acritico, il tempo di decantazione e riflessione è più necessario che mai.

Il ministro Frattini insiste sull’aspetto geografico della flessibilità: bisogna rimuovere i limiti ai nostri interventi in aree diverse da quelle assegnate. Anche questo è un caveat teorico che non ha mai impedito ai nostri di fare il loro dovere. È un caveat che tutte le nazioni hanno e che i cosidetti alleati maggiori impongono in maniera feroce. Cattiveria, miopia? No, è una questione di comando e di controllo. Laflessibilità geografica e l’allineamento di Frattini possono includere operazioni che destabilizzano gli equilibri locali che altri hanno faticosamente costruito, e comunque comportano l’impiego delle nostre truppe in settori distanti, diversi, sotto comando altrui, in situazioni provocate o subite da altri. Significa dare uomini per operazioni non chiare e per scopi diversi dalla lotta al terrorismo o dalla ricostruzione. La flessibilità geografica comporta quindi una preparazione diversa, mezzi diversi, regole d’ingaggio diverse, responsabilità e rischi diversi. Significa fare quello che vogliono gli altri alle dipendenze degli altri.

Non è esattamente una evoluzione. È vero che la guerra è guerra, ma allora bisogna ribattezzare la missione e prendere atto che la rimozione dei caveat non ci consegna più libertà, efficienza e conoscenza, ma solo più subalternità e maggiore corresponsabilità negli errori o nelle velleità altrui.

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Rendo trascrizione integrale dell’articolo pubblicato da “La Repubblica” di martedì 27 maggio 2008 a lato delle notizie sulla nostra missione in Afghanistan, la qualificazione di chi lo ha redatto rende pleonastico ogni mio ulteriore commento:

 

pleonastico: atto o comportamento, non necessario, superfluo: una precisazione pleonastica

 

Galland, sei troppo erudito :adorazione: Abbi pietà per i poveretti come me che hanno una cultura umanistica ridotta al lumicino, potresti inserire direttamente tu il significato dei termini meno noti che usi :rolleyes: ?

Modificato da lender
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Certo non ci rimarremo permanentemente ma se gli alleati ce lo chiederanno,e lo faranno,di andare per un po al sud per far rifiatare le truppe di qualche altro paese sicuramente lo faremo e mi sembra giusto.

Sono d'accordo con Rick sulla compagnia di bersagliei piu' fs ada mandare quando richiesto al sud.

Per i rinforzi vedrei bene i freccia anche per provarli in teatri operativi.

Modificato da davidecosenza
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Caro Galland, vedi cosa succede quando un generale non raggiunge, in servizio, gli incarichi di vertice che pensava di meritare e in pensione, la dirigenza di qualche industria del settore difesa!!! Si mette a fare politica in un paese, il nostro, che non si è mai distinto per grandi militari-politici (non siamo certo la Francia di Napoleone e di de Gaulle!)!

Modificato da picpus
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In effetti quell'articolo di Mini (che, tra parentesi, ha idee tutte sue su come andrebbero organizzate le FF.AA., in sintesi preferisce il numero alla tecnologia) dice alcune cose che non condivido e altre che mi vedono invece d'accordo.

 

Sulle 72/6 ore ha ragione, a livello operativo cambia poco ma a livello politico c'è una bella differenza. Mi spiego: sul campo i nostri caveat già da tempo, su precise disposizioni del Ministro Parisi, sono stati interpretati in maniera elastica (chi ha orecchie per intendere, intenda), ma a livello politico, per via dei comunisti, non si è potuto far nulla.

Quindi pur avendo una discreta libertà d'azione il nostro paese era rimasto associato a quelli che non combattono ma semplicemente ricostruiscono, cioè tra quei paesi che adottano un comportamento potenzialmente distruttivo per gli equilibri della NATO (basti pensare alle sacrosante lamentele dei canadesi).

 

Sulla flessibilità geografica: non si tratta di cambiare la nostra area di operazioni che, notate bene, è e resterà Herat e la regione ovest, dove abbiamo la Friuli. Qui mi pare che Mini parta da una considerazione giusta (la flessibilità geografica) per arrivare a conclusioni piuttosto faziose. Si tratta semplicemente di garantire la sufficiente flessibilità per:

- andare ad aiutare una unità alleata in difficoltà senza dover impazzire aspettando l'OK di Roma

- al limite garantire una piccola unità di manovra (FS o, al più, un singolo battaglione, mentre ad Herat ci sarà un'intera Brigata) per dare il cambio e/o aiutare i canadesi e gli inglesi. Ma il centro di gravità è e resta Herat.

la rimozione dei caveat non ci consegna più libertà, efficienza e conoscenza, ma solo più subalternità e maggiore corresponsabilità negli errori o nelle velleità altrui.

 

Per tutto quello che ho scritto sopra mi pare sbagliata questa conclusione. La libertà e le ottime cose che stiamo facendo ad Herat non cambieranno di una virgola. In più si aggiunge la possibilità di aiutare alleati in difficoltà.

Per quel che riguarda la catena di comando, beh è una semplice questione di numero di soldati in campo. Con un piccolo battaglione (o battle group) non puoi di certo ambire al comando del settore sud, ma mi pare che l'Italia sia ancora alleata con gli USA. Semplicemente esattamente come ad Herat ci sono 400 americani sotto comando italiano (più altri di enduring freedom), alsud ci potrebbero essere un ugual numero di militari italiani sotto comando americano.

 

Che c'è di strano?

Modificato da Rick86
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Ospite galland
Caro Galland, vedi cosa succede quando un generale non raggiunge, in servizio, gli incarichi di vertice che pensava di meritare e in pensione, la dirigenza di qualche industria del settore difesa!!! Si mette a fare politica in un paese, il nostro, che non si è mai distinto per grandi militari-politici (non siamo certo la Francia di Napoleone e di de Gaulle!)!

Non so se Mini abbia raggiunto il palmares che desiderava come ufficiale, quando l'ho conosciuto non gli ho rivolto domande in tal senso.

Dato poi il livello pietoso dei politici italiani magari una persona del livello di cultura di Mini non mi dispiacerebbe affatto!

Mi piace confrontarmi con intelligenza, con chiunque! Tu sei persona di buona cultura e conoscenze, e si vede da ciò che scrivi, appunto mi confronto con piacere!

A volte mi piace usare parole difficili ma, come dissi alla mia maestra alle medie "io vengo a scuola per imparare a parlare un ottimo italiano, mica come i carrettieri!" (venni messo in punizione).

NB ho la terza media! Per il resto mi sono fatto da solo!

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.........ha idee tutte sue su come andrebbero organizzate le FF.AA., in sintesi preferisce il numero alla tecnologia........

Non per niente è stato addetto della Difesa a Pechino ed è un esperto di questioni militari cinesi!

 

Date uno sguardo alla sua biografia al link seguente (con l'avvertenza, che la biografia linkata, si arresta alla data in cui assunse il comando della KFOR): http://www.nato.int/kfor/structur/whoswho/cv/bio_mini.htm

 

 

 

Non so se Mini abbia raggiunto il palmares che desiderava come ufficiale, quando l'ho conosciuto non gli ho rivolto domande in tal senso.

Dato poi il livello pietoso dei politici italiani magari una persona del livello di cultura di Mini non mi dispiacerebbe affatto!

Mi piace confrontarmi con intelligenza, con chiunque! Tu sei persona di buona cultura e conoscenze, e si vede da ciò che scrivi, appunto mi confronto con piacere!

A volte mi piace usare parole difficili ma, come dissi alla mia maestra alle medie "io vengo a scuola per imparare a parlare un ottimo italiano, mica come i carrettieri!" (venni messo in punizione).

NB ho la terza media! Per il resto mi sono fatto da solo!

Grazie dei complimenti: io ho la maturità scientifica e studi universitari giuridici, non completati.

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Ospite galland

Comunque vorrei segnalare nella pubblicistica di Mini, o da lui curata:

"Guerra senza Limiti" LEG

Liddel Hart "Paride o il futuro della guerra" LEG

"La guerra dopo la guerra" Einaudi

 

Personalmente ritengo che Mini dica delle verità, nella convinzione che la critica di talune evidenze possa essere più utile del conformismo pedissequo.

Le sue critiche fanno centro molto più di quelle di certi contestatori di sinistra...

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Ospite galland

Corrisponde alla persona, in un passato più remoto ha scritto "Dalla propaganda alla comuncazione" ed è un aspetto che ha sempre curato molto. Se trovi il titolo postalo, diversi articoli sulla Cina sono sui numeri di Limes.

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