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SERVE DAVVERO IL NUCLEARE IN ITALIA?


Leviathan

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purtroppo ormai in Italia qualsiasi argomento che meriti una discussione viene affrontato prevalentemente da posizioni di pregiudizio, semplice scontro tra tifoserie che svalutano l'avversario in quanto tale e non per ciò che propone/sostiene e quindi si finisce per non stimolare alcun serio dibattito. Prima o poi sento che farei meglio a emigrare :(

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Sono purtroppo d'accordo con te...ed è molto avvilente! E' incredibile: si colma le lacune dell'ignoranza con i pregiudizi...

Riportare la lista dei titoli che compaiono su un giornale come giustificazione per non leggerne un articolo (scritto da una persona che se scrivesse stronzate non potrebbe più fare il suo lavoro!) credo ne sia la massima espressione e il più perfetto esempio!

 

Un articolo sul nucleare che compare su un giornale pacifista per molti non merita di essere letto se non di sfuggita...

ma allora, quanti appassionati di armi, aerei, carri armati e che altro ne so, sono, se non proprio pacifisti, contro la guerra? solo su questo forum ne ho trovati diversi...e allora? non per questo sono meno preparati dei guerrafondai e i loro interventi in merito a questioni militari non sono degni di essere letti!

 

assurdo...

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Io capisco che sia importante valutare le fonti e cercarne la massima imparzialità ma vi invito tutti a considerare che questo Angelo Baracca non è un coglio*e!

 

E' un professore universitario in fisica, ha scritto numerosi libri e trattati specifici sugli armamenti e l'energia nucleare è stato per diversi anni in carica come consigliere alla regione Toscana proprio in settori ambientali...Credo che ne sappia abbastanza più di molti di noi! Almeno dovrebbe avere il merito di mettere in dubbio alcune "certezze", no?

 

E' stupefacente come a molti di voi basti aver letto qualche articolo su una rivista o visto qualche speciale in tv per avere le idee chiare...

Mi chiedo: con questa presunzione di consapevolezza come si riempiono poi buchi dell'inevitabile ignoranza? evidentemente con le idee politiche!

 

E' facile: basta non leggere ciò che è di sinistra o pacifista se si è di destra o ciò che è di destra e conservatore se si è di sinistra...Un ottimo modo! Si dimezza, come minimo, le fonti per comprendere i problemi!

 

Se Baracca si limitasse a presentare i dati potrebbe anche essere un articolo da prendere in considerazione ma...

 

Nell'introduzione troviamo questo : "Cercherò di procedere con ordine: una mia analisi più organica ed esaustiva è pubblicata sulla rivista di Medicina Democratica. 1]." andiamo a vedere a fine pagina il punto 1 e vediamo il titolo della analisi organica esaustiva:....

"1] A. baracca, “No alla barbarie nucleare. Cercando di decifrare il libro dei sogni (o degli incubi) dei faraonici programmi nucleari”, Medicina Democratica, n. 176, novembre-dicembre 2007: ma uscito di recente, ancora in libreria"

 

L'articolo (quelo di cui stiamo discutendo) è tutto impostato alla finalita di demolire il nucleare, se invece avese elencato pro e contro sabbe stato diverso, ma presentare solo i dati che fanno comodo è chiaro indice di faziosita.

Modificato da Einherjar
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ah quindi io ragiono solo tra ideologie?

tu non hai capito proprio niente

 

Il tuo messaggio è accodato al mio , siccome dubito che ti ci vogliano 9 minuti per scrivere 2 righe, immagino che tacci me con quel tuo "tu non hai capito niente" , ora non so come ti viene in mente di attaccarmi visto che io mai ho rivolto a te questa frase "ah quindi io ragiono solo tra ideologie?"

Modificato da Einherjar
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non sono berlusconiano e non voto pdl... tenta ancora sarai più fortunato.

 

ritornando On- Topic. qui non si sta facendo una gogna contro chi pensa che il nucleare o gli inceneritori siano dannosi, ma sul modo in cui alcune parti dell'articolo sono state scritte, sul sito su cui è stato postato (spulciando usciranno anche le scie chimiche) e su come noi utenti del forum abbiamo già discusso, nell'altra discussione, gli argomenti dell'articolo, verificando che spesso i dati reali vengono stravolti per far valere una determinata liena di pensiero.

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occia hai ragione viva silvio viva gli inceneritori viva finivest mani pulite era un golpe e abbasso l'articolo 18

 

guardate... ora si che ragiono con la mia testa

 

Eccoci lo sapevo. A me pare che state a far dei discorsi. Se qualcuno ha delle idee alternative al nucleare le esponga...perchè un problema energetico a questo punto penso sia palese dal momento che siamo dipendenti da una fonte energetica il cui prezzo è molto alto (e non è ancora finita...), le cui riserve sono in aree "calde" o in luoghi sempre più irrangiubili e soprattutto con riserve in calo rispetto alle necessità.

 

A parte il solerte «Siamo pronti» di Enel ed Eni, sembra proprio improbabile che essi pensino veramente di avviare la costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale. Né sembra pensabile che qualunque governo possa imporglielo: tutta l’industria energetica italiana è stata zelantemente privatizzata, e quindi fa quello che crede meglio fare [a torto o a ragione].

 

Dunque secondo voi l'ENEL ed ENI sarebbero veramente privatizzate? Allora qualcuno mi spiega perchè ai suoi vertici ci sono sempre manager che vengono dalla politica o perchè non esiste concorrenza in Italia di fatto in materia di energia? Qualcuno qui ha una fornitura di energia elettrica diversa da ENEL?

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Rivoglio il nucleare in italia se questo porta benefici. E li porterà.

Per fortuna tutta questa demagogia ai tempi dei carri trainati dai cavalli non c'era altrimenti saremmo fermi li a sentirci dire che è meglio arare un campo coi buoi (che non inquinano, non consumano) che con un trattore, dillo al contadino di allora...come dire che è meglio affidarsi all'intuito del medico che sviluppare la RMN ( Risonanza Magnetica Nucleare) perchè quella macchina produce scorie!...come dire, meglio passare le serate al lume di candela che cedere all'elettricità perchè per farla si devono costruire le dighe e fermare i fiumi...come dire ci stiamo azzopando da soli con una bizzarra vocazione al martirio di certa gente che contrariamente ai martiri veri pretende d'essere seguita nel sacrificio. Ecco ho detto la mia. :-))

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Allore vediamo di dare la mia opinione per ogni paragrafo:

 

"Parole in libertà "

...per chiarire subito alcuni aspetti elementari, che stanno a monte dei roboanti programmi nucleari e delle mitiche [vedremo che è proprio così] centrali di 4a generazione. Non è neppure lontanamente pensabile che almeno per la prossima decina di anni si possa avviare la costruzione di centrali nucleari sul suolo patrio, per il semplicissimo motivo che nei 20 anni passati abbiamo smantellato tutte le competenze che oggettivamente si erano accumulate in questo paese per gestire i, pur malaugurati, programmi nucleari..."

 

Scajola non parla di centrali di 4 generazione. Parla di centrali nucleari in generale. Che voglia costruire quelle di 4 generazione è un'affermazione dell'autore non supportata da nessuna base. Inoltre scajola afferma di volersi avvalere dell'aiuto di tecnici stranieri quindi il problema non sussiste. Ansaldo ha mantenuto le competenze necessarie per costruire e mantenere centrali nucleari, lavorando all'estero. Risultato: 3 balle i 5 righe.

 

...A parte il solerte «Siamo pronti» di Enel ed Eni, sembra proprio improbabile che essi pensino veramente di avviare la costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale. Né sembra pensabile che qualunque governo possa imporglielo: tutta l’industria energetica italiana è stata zelantemente privatizzata, e quindi fa quello che crede meglio fare [a torto o a ragione]. Infatti l’Enel acquista centrali nucleari all’estero, in Slovacchia, Bulgaria, Spagna: perfino quelle di fabbricazione sovietica, che tutti denunciano come pericolose, e ne progetta perfino l’allungamento della vita operativa 4] , evidentemente sono pericolose solo quando fa comodo

 

Enel e Eni non costruirebbero di certo CN di propria iniziativa senza l'autorizzazione e appalto dello stato, quindi il ragionameno non ha senso. Non è vero che tutte le aziende fornitrici di energia sono private(purtroppo). A2A che è in grande espansione è a capitale pubblico avendo una partecipazione del comune di Brescia e quello di Milano. Il discorso che l'Enel compra centrali all'estero non ha alcun senso nel contesto. Fa parte di strategie di mercato che poco hanno a che vedere con le parole di scajola.L'autore forse le ha inserite per fare scena e dimostrare che quelli dell'ENEL sono capitalisti cattivi???? risultato altre 3 balle.

 

"Siamo «costretti» ad importare energia elettrica? Le balle sulla Francia"

tutte le argomentazioni sulla necessità di produzione di energia elettronucleare in Italia sono assolutamente strumentali e fasulle. Purtroppo ha fatto breccia fra la gente il refrain che siamo costretti a importare energia elettrica, per di più dalla Francia, che la produce a costi bassissimi dal nucleare: ma è totalmente errato. In primo luogo perché la capacità elettrica installata in Italia eccede ampiamente la domanda [88.300 MW contro 55.600 MW, dati 2006]. È vero che la privatizzazione dell’industria elettrica ha portato ad un aumento delle tariffe, particolarmente alto in Italia, mentre il sistema elettrico francese è largamente pubblico e ha mantenuto tariffe minori [finché anche l’industria italiana era pubblica le tariffe erano simili a quelle della Francia].

 

Da wikipedia: ...abbiamo un "consumo nazionale netto" o "richiesta nazionale di energia elettrica", che nel 2006 è stato di 337.458 GWh, con un incremento del 2,12% rispetto all'anno precedente e del 2,37% medio negli ultimi venti anni. Tale valore comprende anche le perdite di rete, calcolate intorno ai 20.000 GWh circa. La parte rimanente (317.533 GWh) rappresenta il consumo di energia degli utenti finali.....

...Il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica viene coperto per il 73,0% attraverso centrali termoelettriche che bruciano principalmente combustibili fossili in gran parte importati dall'estero (piccole percentuali - inferiori al 2% - fanno riferimento a biomassa, rifiuti industriali o civili e combustibile nazionale). Un altro 14,5% viene ottenuto da fonti rinnovabili (idroelettrica, geotermica, eolica e fotovoltaica) per un totale di energia elettrica di produzione nazionale lorda di circa 314090 GWh annui (2006). La rimanente parte per coprire il fabbisogno nazionale é importata all'estero nella percentuale già citata del 12,5%...

...L'Italia è il secondo paese al mondo per importazione di energia elettrica [11], il primo se invece si considera il saldo con l'estero. L'Italia importa una quantità di potenza elettrica media che può andare da un minimo di meno di 4000 megawatt (fase notturna, mese di agosto) fino ad un massimo di circa 7500 megawatt (fase diurna, mesi invernali), per un totale di circa 40000 GWh all'anno. L'importazione non è sempre proporzionale alla richiesta, cosicché il fabbisogno energetico italiano viene sostenuto da corrente prodotta all'estero per un'aliquota che può oscillare tra meno del 10% in fase diurna fino a punte massime del 25% durante la notte. Tale importazione avviene da quasi tutti i paesi confinanti, anche se l'aliquota maggiore è quella proveniente dalla Svizzera e, a seguire, dalla Francia.

Parte di questa energia (in particolare gran parte di quella "francese") viene prodotta con centrali nucleari

...Inoltre, con la delibera n. 6 del 1992 (CIP6) il Comitato Interministeriale Prezzi(che con l'enel centra come il cacio sulla nutella aggiungerei io per chiarezza) ha stabilito una maggiorazione del 6% del prezzo finale dell'energia elettrica a carico del consumatore. I ricavi provenienti da questo sovrapprezzo vengono utilizzati in parte per promuovere la ricerca e gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili....

 

I dati povengono dal ministero dello sviluppo economico e dalla Terna. Risultato: il professore inanella una balla dietro l'altra.

 

Ora sono stanco e non ho voglia di proseguire. Magari se non vi basta questo continuo domani.

Modificato da Venon84
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Non esageriamo!!!!!

 

Hehe, vabbè diciamo che quella di emigrare è una possibilità che non escludo; più che altro mi piacerebbe vedere persone che fanno di tutto per formarsi un'idea personale, che vaglino le diverse opzioni con spirito critico e sopratutto con una sana autocritica. Abbandonarsi alla critica di ciò che non si condivide, o peggio, che non si rispetta è molto più facile che fare autocritica, ma l'autocritica è il primo passo per una comprensione della realtà non pregiudiziale.

 

Tanto per cambiare sono OT....comunque sul discorso nucleare c'è un topic avanzato in discussioni a tema, qui credo sia più opportuno commentare solo l'articolo in questione (certo che detto da me...da che pulpito :rolleyes: )

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L'articolo in questione fa parte della linea (rappresentata anche da una parte della comunità scientifica) che è CONTRO il nucleare.

La linea "contro" è più o meno argomentata, talvolta con dati reali, talvolta con interpretazioni di parte, talvolta con dati manipolati.

 

A fronte di questa linea CONTRO, c'è anche una linea PRO, che in questi anni va maggiorandosi, anch'essa rappresentata da una consistente parte della comunità scientifica.

 

Rubbia ad esempio, ad analizzarlo bene, non è CONTRO. Io ho visto un suo discorso dal vivo, e dice solo che il nucleare non basta a risolvere i problemi ecologici (mutamento climatico) nè è la soluzione definitiva al problema energetico.

 

Ora, io dico: è evidente che il nucleare ha dei costi. Costi di costruzione delle centrali, di gestione, di smaltimento delle scorie.

Però produce energia sì o no? Credo siamo tutti d'accordo sul fatto che produca energia.

 

Attualmente cosa usiamo per produrre energia? Centrali che bruciano carbone, petrolio e simili, centrali termoelettriche, per intenderci. Inutile prenderci in giro: le altre soluzioni al momento hanno un peso insignificante nel bilancio energetico.

Due sono i problemi del termoelettrico: Il combustibile sta finendo e la produzione inquina di brutto. Poi ci sono i costi in aumento.

 

 

Penso che fin qui siamo tutti d'accordo.

 

Penso poi che siamo tutti d'accordo nell'affermare che - se potessimo scegliere - vorremmo tutti il solare. E' pulito, è gratis (dal punto di visto del "combustibile), è eterno.

 

Il problema vero è: possiamo scegliere?

 

Cosa faremo quando il petrolio e gli altri combustibili fossili saranno finiti? Già oggi la domanda supera largamente l'offerta ed il risultato è l'aumento vertiginoso dei prezzi. Noi abbiamo bisogno di sempre maggiore energia, e l'energia è sempre meno.

 

Il nucleare potrebbe rivelarsi una scelta obbligata, fintanto che non troveremo il modo di sfruttare concretamente ed efficacemente l'energia solare.

E' questo il punto chiave di tutta la faccenda.

 

Chi vuole il nucleare oggi, in buona fede, guarda al nucleare come l'unica fonte di energia tecnologicamente abbordabile ed ecologicamente accettabile, disponibile in tempi più o meno brevi.

E' questa l'unica cosa che - purtroppo - va considerata. Non importa quanto verrà a costare, ma il nucleare produce energia ed è quella che a noi serve.

 

Carlo Rubbia sostiene che un quadrato di specchi solari di 200 km di lato potrebbe fornire energia a tutto il pianeta.

E' una idea bellissima.

Ce lo potremo costruire un quadrato del genere (o più quadrati più piccoli), visto che disponiamo di immense distese desertiche in Africa e in Medio Oriente, dove non si vede una nuvola nemmeno a pagarla oro?

Riusciremo a mettere d'accordo le nazioni, a racimolare e suddividere gli investimenti necessari, a costruire (e poi a proteggere) un simile impianto, a gestire la suddivisione dell'energia prodotta e a trasportarla lì dove serve?

 

Inutile illuderci: non ci riusciremo. Forse tra un secolo, ma non ora.

 

Siamo disponibili, in Italia, a prendere un pezzo di terra nel Sud, a cacciare la gente che ci abita, a spazzare via eventuali parchi e aree protette, e a costruire una mega-centrale solare che serva il Paese?

Non dovrebbe essere difficile trovare i soldi. In fin dei conti una roba del genere può costare meno di un ponte sullo stretto, e tutti i cittadini potrebbero investire - secondo le proprie capacità e volontà - nell'impianto per poi beneficiarne in misura proporzionata agli investimenti (diciamo più o meno come se uno si costruisse un impianto solare sul tetto di casa, solo che l'impianto è a distanza). Molte aziende e investitori potrebbero essere interessati (pago 20.000 mq di impianto e ho diritto a intascare la rendita di quei 20.000 mq).

 

Ma riusciamo a immaginare che putiferio scatenerebbe una simile scelta?

 

Di sicuro l'energia solare sarà la soluzione verso la quale dobbiamo lavorare, ma sarà un lavoro lungo e costoso. Fra 30 o 40 anni ne vedremo i frutti, ammesso che si parta adesso con una politica seria e non si continui con la parcellizzazione della produzione (costosissima) che vediamo oggi.

 

Recentemente ho visto un preventivo per un sistema solare di circa 20.000 mq con una produzione media di 1 MW.

Viene a costare qualcosa come 5 milioni di euro, e per i primi 15 anni la rendita è pari alle spese di gestione e restituzione del finanziamento, e questo solo grazie a incentivi statali (leggi spesa pubblica a fondo perduto) per altri milioni di euro.

 

E' chiaro che se non si cambia sistema, questo meccanismo sarà pure vantaggioso per un privato (dopo i primi 15 anni in cui va a pari ha a disposizione 5 anni di lauti guadagni, in gran parte generosamente forniti dallo Stato) ma è improponibile su larga scala perchè comporta una spesa pubblica proibitiva.

 

Finchè non avremo risolto questi problemi sull'energia solare (e non è detto che si riesca a risolverli) è chiaro che l'energia nucleare non è più questione di scelta.

Da un lato abbiamo i combustibili fossili che si vanno esaurendo, dall'altro abbiamo un'energia solare che non riusciamo a veicolare efficacemente... ma in mezzo abbiamo un problema energetico da risolvere e da risolvere in fretta, e l'energia nucleare rischia di diventare l'unica a disposizione, se non è già così.

 

Quindi, prima di parlare di opportunità della scelta, bisognerebbe innanzitutto rispondere alla domanda chiave: ce l'abbiamo la possibilità di scegliere?

Modificato da Gianni065
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Concordo.

 

si potrebbero però prendere anche provvedimenti per aumentare l'efficienza delle centrali, ad esempio:

le centrali termiche (a combustibili fossili, nucleari, geotermiche e le centrali termosolari) usano il combustibile, o il sole, per produrre vapore ad alta temperatura che facendo girare delle turbine produce elettricità, il calore del vapore poi viene "liberato" nell'atmosfera tramite uno scambiatore di calore; se invece di venire liberato nell'atmosfera venisse convogliato nelle case dei cittadini si potrebbe usare per riscaldarle (in inverno) oppure per raffreddarle tramite appositi condizionatori (questo in estate). Così facendo si potrebbe ridurre il bisogno generale di gas.

Modificato da Zargabaath
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infatti su TG leonardo Hanno fatto vedere dei lampioni che utilizzano i Led per illuminare, il risparmio è tra il 70% e l' 80% .

 

quanto al problema del solare in germania dove non c'è sole ... I pannelli fotovoltaici sono meno efficenti alle alte temperature che col cielo coperto per questo Rubbia propone in Italia gli specchi ustori.

 

 

circa la sparata di Galan la centrale di porto tolle spessa viene '' spenta '' perchè il fiume adiacente non ha portata sufficente per gli impianti di raffreddamento ergo non si può raffreddare un reattore che deve essere sempre raffreddato

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No no cama io no parlo di led, ma di lampioni con i pannelli solari, nel mio paese ci hanno fatto una via (corta però solo 20 lampioni :thumbdown: )

 

Se non sbaglio ho letto che presto i lampioni sulla tangenziale di milano saranno sostituiti con altri alimentati ad energia solare.

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quell 'infatti era riferito al fatto che i pannelli fotovoltaici dei lampioni vengono rubati e sono costosi meglio per me puntare sui led . sono stato poco chiaro scusate.

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Ospite galland

Ci sono tre temi, presenti contemporaneamente negli OT che, in realtà potrebbero essere uniti in unico topic; sono quello del nimby (su cui ho avuto modo di formulare alcune osservazioni), quello del nucleare ed infine quello del ponte sullo stretto di Messina. Tre temi che hanno in definitiva un unico filo conduttore: quale modello di sviluppo?

Io credo che per avere una giusta comprensione di questa esigenza bisogna allargare la prospettiva non su un periodo di anni o decenni, ma di interi cicli storici.

Nel suo saggio “La teocrazia americana” il saggista statunitense Kevin Phillips traccia il progresso tecnico ed economico di tre nazioni e lo collega ad altrettanti elementi naturali.

L’Olanda utilizzò l’energia eolica ed il governo dei flussi marini.

L’Inghilterra sfruttò le energie derivate dai combustibili fossili.

Gli USA, infine, gli idrocarburi.

Tutte e tre queste civiltà si sono postulate su di un piano di preminenza rispetto alle altre e tutte hanno finito per vedere il limite della loro crescita proprio dall’ elemento che le aveva portate ad emergere.

Gli USA, così intimamente collegati al consumo degli idrocarburi (tanto da incidere sulla cultura stessa di quella nazione), stanno vivendo il declino di questa particolare forma energetica da cui, per una ragione o per l’altra non riescono a staccarsi.

E da noi, in Italia? Fermo restando quanto postato altrove credo che l’aver rinunciato un ventennio fa all’energia nucleare non vada considerato un dramma.

Compio un parallelo storico di una certa audacia: il Trattato di Versailles vietò alla Germania qualsivoglia aereonautica militare non creò il gran limite che gli statisti dell’epoca immaginavano. Quando nel 1935 Hitler iniziò il riarmo la rinata arma aerea poté utilizzare moderni monoplani a carrello retrattile, saltando a piè pari gli obsoleti biplani a carrello fisso che la stessa Raf mandò definitivamente in pensione solo alla fine del 1940.

Alla stessa stregua la Cina, nel suo impetuoso sviluppo, utilizza direttamente la moderna telefonia mobile, senza aver pressoché conosciuto la rete fissa.

Con lo stesso spirito lungimirante l’Italia si dovrebbe rivolgere non solo alle energie di nuova generazione ma diversificarle al massimo.

Pertanto converrà frazionare le fonti energetiche anche in relazione ai loro usi.

Puntare ad un livello autarchico nella produzione domestica di calore. Abito un villino di duecento metri quadri, con seicento kg di legna ci scaldiamo ottimamente tramite un termo camino spendendo circa 1000 euro annui, lasciando al gas la cottura dei cibi e l’acqua calda sanitaria. Sui tetti dei villini d’Anguillara stanno apparendo i pannelli solari.

Tenendo peraltro presente che l’attuale sviluppo edilizio punta su costruzioni medio piccole e non più sui “palazzoni” degli anni tra il 50 e il 70, circostanza di positivo rilievo per l’allocazione di canne fumarie e pannelli fotovoltaici.

Esaminare la novità dell’idrogeno e, perché no? Creare un numero limitato di centrali nucleari, rigorosamente controllate e progettate per le necessità della grande industria. Come un fiume riceve acqua da molti affluenti la necessità energetica dovrebbe riceverne da una pluralità di fonti, ciascuna bilanciata e sempre con un occhio non solo al domani ma anche al dopodomani…

Ma a monte si dovrebbero razionalizzare i consumi al fine di ridurre al massimo sprechi e dispersioni. Non si raccoglie certo l’acqua con un secchio bucato...

D'accordo infine con Intruder che ha osservato che un fondato elemento di dubbiosia costituito dal fatto che oggi, in Italia non si riesce neppure a smaltire razionalmente ed in sicurezza i rifiuti...

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Ospite galland

Scaricata dal portale Google.

 

EST - Nucleare: centrali italiane in Albania? Nessun impedimento di legge

 

Roma, 29 maggio (Velino) - Il premier Sali Berisha conferma con un’intervista al Corriere della Sera la disponibilità dell’Albania ad ospitare centrali nucleari made in Italy. Berisha non nasconde che le trattative con il nostro Paese siano già in fase avanzata dopo l’interessamento di un gruppo energetico nazionale che nel mutato contesto politico italiano determinato dalla vittoria del centrodestra alle ultime politiche, potrebbero giungere presto a una definizione finale. Le dichiarazioni del premier albanese rilanciano la proposta dall’attuale ministro per l’Economia Giulio Tremionti che avanzò prima delle elezioni l’ipotesi di un’esternalizzazione della produzione nazionale di energia nucleare. Una proposta resa praticabile dal punto di vista del quadro normativo grazie all’articolo 42 della riforma Marzano del 2004 che consente “agli operatori nazionali di energia elettrica, eventualmente in compartecipazione con imprese di altri paesi, svolgere attività di realizzazione e di esercizio di impianti localizzati all'estero, anche al fine di importarne l'energia prodotta”. “Le informazioni che girano nei circoli internazionali segnalano una disponibilità nell'altra sponda dell'Adriatico a fare joint venture nucleari con l'Italia”, aveva dichiarato poco più di un mese fa Tremonti in un’intervista al Sole24ore lanciando quello che allora venne interpretato come uno slogan “delocalizzare il nucleare per localizzare il lavoro”.

 

Nonostante il paese abbia rinunciato al nucleare dal referendum del 1987 alcune aziende della filiera nucleare hanno continuato a operare nel settore come nel caso di Ansaldo Nucleare, che fa capo a Finmeccanica e che può contare su 200 esperti qualificati. Ansaldo, ha costruito e sta costruendo reattori ovunque nel mondo, anche in Cina, il paese con il programma atomico più imponente in questo momento. Coopera con Westinghouse e General electric sui nuovi reattori di terza generazione ed è capofila di alcuni progetti mondiali per lo studio della quarta generazione e nel “nuovo nucleare” a fissione di Carlo Rubbia. Altra realtà italiana attiva nel nucleare è la bresciana Ansaldo Camozzi che produce ed esporta in tutto il mondo generatori di vapore per i reattori ad acqua pressurizzata e macchinari nucleari soprattutto verso gli Stati Uniti. Poi ci sono la Techint e la milanese Edison, partecipata dalla francese Edf che è il numero uno europeo e forse mondiale nella gestione degli impianti atomici. Il ruolo forse più importante riguarda però l’Enel che, dopo la riforma Marzano dell’energia ha iniziato un’intensa attività all’estero nel settore nucleare. La task force nucleare dell’azienda elettrica italiana conta un centinaio di persone, con il compito di gestire le centrali acquisite all’estero dall’azienda italiana. Enel dispone, infatti, di quattro reattori in Slovacchia più due in costruzione e in Spagna è azionista principale (con Acciona) di Endesa che possiede nove reattori. Inoltre, è candidata nella gestione dell’impianto di Cernavoda in Romania, mentre in Francia collabora con Edf all'impianto nucleare di terza generazione Epr a Flamanville. Ed è in trattative con la russa Rosatom per costruire impianti nucleari nella stessa Russia e in Europa orientale.

 

A fronte di questo impegno dell’industria italiana, anche le istituzioni si sono mosse per stringere accordi di collaborazione nella ricerca internazionale, in particolare sul nucleare di IV generazione. Recentemente l’Italia ha partecipato alla riunione ministeriale della Global nuclear energy partnership (Gnep) di cui fanno parte 16 paesi. L’iniziativa (che vede come paesi capofila Usa, Francia, Russia, Cina e Giappone) mira a coinvolgere il maggior numero possibile di nazioni nella ricerca di risposte alla crescita globale della domanda di energia. E ha come obiettivo quello di sviluppare reattori in grado di risolvere i problemi legati all’accumulo e alla gestione di combustibile nucleare, comp reso il suo arricchimento e riprocessamento e i problemi di sicurezza internazionale che tali attività comportano. Oltre all’adesione al Gnep, l’ex ministro Pier Luigi Bersani, ha firmato qualche mese fa con gli Stati Uniti un accordo di cooperazione scientifico-tecnologico nella ricerca energetica, nucleare compreso, nel quale è previsto il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e private italiane.

 

(pli/asp) 29 maggio 2008 12:39

 

 

E poi ci si lamenta degli albanesi!!!! :rolleyes::rolleyes:

Modificato da galland
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