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Che ci tocca leggere!


Ospite galland

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Ospite galland

In un vecchio post veniva riportata da una altro sito la seguente castroneria:

 

“A proposito di piloti suicidi, l'idea per i kamikaze i giapponesi l'ebbero da un certo Doolittle, che si gettò con il suo aereo dentro il fumaiolo di una corazzata giapponese, affondandola.

Ma non era un fanatico, essendo americano era solo un patriota.”

 

Nessuno, se non sbaglio, faceva rilevare che una riga più sotto si poteva leggere la seguente “perla”

 

“Un'altra notizia stupefacente e' che le V1 dovevano essere pilotate da un suicida (l'idea era quella del "criminale" ipnotizzato, ma probabilmente era solo un trucco per venderla), ma Adolf Hitler ebbe un attacco di collera tremendo e lo vietò assolutamente dicendo che un soldato deve sempre avere la prospettiva di poterne uscire vivo, se ha fortuna. E quello era matto, ci dicono....”

 

No comment, uguale ratio per tante notizie tecniche storiche, ecc. circolanti su Internet.

Bene ha detto il Prof. Alberto Santoni che ciò che è scritto su un libro ha un autore e se ne può controllare la provenienza, e casomai poterlo infirmare. Ma tutte le notizie immesse su Internet, non hanno un autore, né una fonte controllabile.

Navigando in un sito aereonautico, ad esempio, ho letto la straordinaria notizia che il CRDA Cant. Z1007bis aveva quale armamento… 2 (diconsi DUE) siluri… a parte il fatto che questo velivolo vide l’impiego quale bombardiere in quota e che nella specialità del siluramento erano impegnati i Savoia Marchetti SM.79 e 84, già la presenza di un solo ordigno menomava seriamente velocità e manovrabilità degli apparecchi; due poi, meglio lasciar perdere! Per mia nozione solo il quadrimotore Piaggio P.108 venne previsto con l’armamento di due siluri radioguidati. Neppure i più potenti velivoli alleati ritengo abbiano portato in combattimento tale carico bellico (Su ciò, chiedo conforto ai qualificatissimi colleghi del forum…).

 

Lasciando i dispiaceri del web, vediamo quelli della carta stampata.

 

Confesso che gli argomenti navali sono per me terra incognita, o quasi. Ho quindi acquistato “Oltremare Sud” di Juan Salinas e Carlos De Napoli Tropea Editore con l’intenzione di conoscere un evento terminale della II guerra Mondiale e nel contempo conoscere qualcosa dei sommergibili tedeschi. La spesa di 22 Euro ha avuto, quale unica utilità, di mettere di buon umore i frequentatori della libreria Ares di Roma.

Ecco l’infilata di perle che mi è toccato leggere:

pag. 16/17 “Himmler doveva dichiarare che essendo Hitler ammalato e impossibilitato a reggere il destino del suo popolo, prendeva in mano lui le redini del governo [...] ordinava la cessazione dell’attività dei cosiddetti licantropi[...] uomini lupo, guerriglieri nazisti che dovevano compiere incursioni contro la retroguardia delle truppe d’occupazione.”

 

Pag.28 “Il Fuhrer aveva istituito per lui [Rudel] un’onorificenza speciale, la Croce di ferro con foglie di quercia, oro, diamanti e spade. La medaglia era la ricompensa per le sue 2530 missioni alla guida dei fragili caccia Stuka […]

 

Pag. 29 “Prima della guerra, tra il 1933 e il 1938, Rudel aveva pilotato il trimotore Junker 52 utilizzato dal fuhrer, che aveva in lui una fiducia quasi cieca. [...] Hanna Reitsch, prima pilota delle forze aeree e veterana di cento battaglie, era famosa come e più di Rudel, con il vantaggio di pilotare l’ultimo gioiello della Luftwaffe: i nuovi Messerschmitt (Me-262) […] era stata anche ai comandi del Fieseler (Fi-103 RI), una versione con pilota della bomba volante V-1, voluta da Skorzeny […] eccellente paracadutista e capo di spie, famoso per aver liberato Benito Mussolini dal carcere alleato in Abruzzo, a quasi duemila metri di altitudine, si era distinto per audacia per altre azioni sorprendenti, molte delle quali alla guida di commando che operavano dietro le linee nemiche, parlavano inglese e indossavano uniformi statunitensi.”

 

Pag.32 “Kaltenbrunner deve aver farfugliato qualcosa, o forse il suo fiero volto costellato di cicatrici tradì le emozioni provate […]

 

Pag. 34 Il gran maresciallo Hermann Göring – che negli ultimi tempi si era dedicato con costanza al cibo e all’alcol per uccidere le proprie angosce […]

 

Pag. 35 Da quel giorno [il 21 aprile 1945], la permanenza di Hitler nel Fuhrerbunker è un atto di fede, il cui “testo sacro” non è altro che la testimonianza dei suoi fanatici seguaci, che giurano di essere stati con lui fino al momento della morte. [...] Il Volkssturm, un corpo che comprendeva veterani della Prima guerra mondiale e adolescenti, istituito nell’ottobre del 1944 al solo scopo di “resistere” – starre Verteidigung era l’unica difesa di Berlino. Vi facevano parte anche stranieri veterani della campagna di Russia – francesi, spagnoli, lettoni, rumeni eccetera. Nessuna unità importante della Wehrmacht era acquartierata nella capitale del Reich.”

 

Ed a pagina 35 mi sono rifiutato di procedere nella lettura…

 

Quale credito potevo dare al resto del libro se su episodi verificabilissimi erano fatti errori palmari, marchiani?

Ora dico nessuno è tenuto ad avere conoscenze accademiche ma, santo cielo, incollanare una simile fila di castronerie (Ed altre certamente mi sono sfuggite) e trovare un editore che le traduca… peraltro in pessimo italiano.

Quanti hanno un ben fornito scaffale vedranno che i volumi Longanesi (editi nei decenni 60’ 70’) di tema aereonautico recavano la revisione tecnica di Corrado Ricci.

Tanto per dire come vanno le cose al mondo ho acquistato (Ho un certo interesse per le scienze politiche) un volume del dittatore albanese Enver Hoxa, edito a Tirana nei primi anni 80, scritto in un ottimo italiano.

Il che rappresenta un buon motivo per tener buon in conto le vecchie pubblicazioni, indica lo stato miserando di certe case editrici e… fornisce un minimo credito al deposto regime di Tirana!

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  • 5 mesi dopo...
Ospite intruder
In un vecchio post veniva riportata da una altro sito la seguente castroneria:

 

“A proposito di piloti suicidi, l'idea per i kamikaze i giapponesi l'ebbero da un certo Doolittle, che si gettò con il suo aereo dentro il fumaiolo di una corazzata giapponese, affondandola.

Ma non era un fanatico, essendo americano era solo un patriota.”

 

...

 

Gal, questa roba è da incorniciare. Dove l'hai trovata? Qualche risata ogni tanto non guasta.

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Ospite Folgore

In un vecchio post veniva riportata da una altro sito la seguente castroneria:

 

“A proposito di piloti suicidi, l'idea per i kamikaze i giapponesi l'ebbero da un certo Doolittle, che si gettò con il suo aereo dentro il fumaiolo di una corazzata giapponese, affondandola.

Ma non era un fanatico, essendo americano era solo un patriota.”

 

Nessuno, se non sbaglio, faceva rilevare che una riga più sotto si poteva leggere la seguente “perla”

 

“Un'altra notizia stupefacente e' che le V1 dovevano essere pilotate da un suicida (l'idea era quella del "criminale" ipnotizzato, ma probabilmente era solo un trucco per venderla), ma Adolf Hitler ebbe un attacco di collera tremendo e lo vietò assolutamente dicendo che un soldato deve sempre avere la prospettiva di poterne uscire vivo, se ha fortuna. E quello era matto, ci dicono....”

 

No comment, uguale ratio per tante notizie tecniche storiche, ecc. circolanti su Internet.

Bene ha detto il Prof. Alberto Santoni che ciò che è scritto su un libro ha un autore e se ne può controllare la provenienza, e casomai poterlo infirmare. Ma tutte le notizie immesse su Internet, non hanno un autore, né una fonte controllabile.

Navigando in un sito aereonautico, ad esempio, ho letto la straordinaria notizia che il CRDA Cant. Z1007bis aveva quale armamento… 2 (diconsi DUE) siluri… a parte il fatto che questo velivolo vide l’impiego quale bombardiere in quota e che nella specialità del siluramento erano impegnati i Savoia Marchetti SM.79 e 84, già la presenza di un solo ordigno menomava seriamente velocità e manovrabilità degli apparecchi; due poi, meglio lasciar perdere! Per mia nozione solo il quadrimotore Piaggio P.108 venne previsto con l’armamento di due siluri radioguidati. Neppure i più potenti velivoli alleati ritengo abbiano portato in combattimento tale carico bellico (Su ciò, chiedo conforto ai qualificatissimi colleghi del forum…).

 

 

L' Heinkel 111 poteva portare una coppia di siluri LfB5... poteva portare di tutto, 2 bombe da 1000 Kg, una da 1800Kg o da 2000 Kg...

 

Ma si divertono a fare leggere alla gente ste stronza*e...

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Ospite galland
Gal, questa roba è da incorniciare. Dove l'hai trovata? Qualche risata ogni tanto non guasta.

 

La castroneria proviene da Luogocomune. Specializzato in tali bestialità.

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  • 1 mese dopo...
“Un'altra notizia stupefacente e' che le V1 dovevano essere pilotate da un suicida (l'idea era quella del "criminale" ipnotizzato, ma probabilmente era solo un trucco per venderla), ma Adolf Hitler ebbe un attacco di collera tremendo e lo vietò assolutamente dicendo che un soldato deve sempre avere la prospettiva di poterne uscire vivo, se ha fortuna. E quello era matto, ci dicono....”

Ma questa è vera, c'era persino il prototipo della V-1 pilotabile, che era la Fi.103R. La R sta per progetto REICHENBERG, che intendeva ovviare all'imprecisione delle bombe volanti dotandole di piloti che si sarebbero buttati con il paracadute all'ultimo momento, dopo aver bloccato i comandi in direzione dell'obiettivo. Il progetto fu fermato da Hitler (che vedeva malissimo i "kamikaze" del Rammkommando Elbe) e dalla mancanza di benzina, ma almeno 70 piloti si stavano addestrando per il progetto Reichenberg.

http://lashendenairwarfremuseum.giving.off...ive.com/66.aspx

 

Skorzeny […] eccellente paracadutista e capo di spie, famoso per aver liberato Benito Mussolini dal carcere alleato in Abruzzo, a quasi duemila metri di altitudine, si era distinto per audacia per altre azioni sorprendenti, molte delle quali alla guida di commando che operavano dietro le linee nemiche, parlavano inglese e indossavano uniformi statunitensi.”

È vera anche questa.

Modificato da Kometone
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Ospite intruder
Ma questa è vera, c'era persino il prototipo della V-1 pilotabile, che era la Fi.103R. La R sta per progetto REICHENBERG, che intendeva ovviare all'imprecisione delle bombe volanti dotandole di piloti che si sarebbero buttati con il paracadute all'ultimo momento, dopo aver bloccato i comandi in direzione dell'obiettivo. Il progetto fu fermato da Hitler (che vedeva malissimo i "kamikaze" del Rammkommando Elbe) e dalla mancanza di benzina, ma almeno 70 piloti si stavano addestrando per il progetto Reichenberg.

http://lashendenairwarfremuseum.giving.off...ive.com/66.aspx

È vera anche questa.

 

 

I kamikaze non si buttavano all'ultimo col paracadute.

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Ho scritto la teoria. In pratica non avrebbero avuto più del 10% di possibilità di spravvivenza perchè come fai a lanciarti quando sopra il tettuccio hai un pulsoreattore? O hai un seggliolino eiettabile come l'He.162 o nada... e dubito che la V-1 abbia avuto un seggliolino eiettabile.

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Ospite intruder

In pratica i kamikaze sapevano che non sarebbero tornati, per la versione pilotata della V1 la salvezza del pilota era prevista. E forse proprio perché si resero conto che non era fattibile il lancio del pilota in quelle condizioni, il progetto fu abbandonato.

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Esisterebbe la notissima Squadriglia Leonidas che effettuò attacchi suicidi contro i ponti sul fiume Oder, non escluderei che la KG200 e Reichenberg fossero collegati (e a quanto pare lo erano). Il progetto fu abbandonato perchè suscitò poco entusiasmo nelle alte sfere della Luftwaffe, Goering se ne sbatteva, Hitler era contrario perchè il suicidio era contro il carattere tedesco, a quanto pare l'unico interessato era Himmler che propose di usare i criminali condannati a morte convincendoli con frasi del tipo "se ti butti contro quel ponte libereremo tua moglie ed i tuoi figli dalla progionia..."

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Rammento anche di missioni suicide tedesche che dovevano essere compiute da idrovolanti, contro i ponti.

In quel caso era previsto che l'idrovolante ammarasse e poi flottasse fin sotto il ponte, in prossimità delle strutture portanti. L'equipaggio doveva evacuare l'aereo prima, tranne una persona che avrebbe dovuto far esplodere il tutto al momento giusto. Mi pare anche di ricordare che qualcuna di queste missioni fu tentata, ma senza successo (gli idro furono abbattuti prima).

Se qualcuno trova info su questi episodi, le posti pure.

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Ospite intruder
Esisterebbe la notissima Squadriglia Leonidas che effettuò attacchi suicidi contro i ponti sul fiume Oder, non escluderei che la KG200 e Reichenberg fossero collegati (e a quanto pare lo erano). Il progetto fu abbandonato perchè suscitò poco entusiasmo nelle alte sfere della Luftwaffe, Goering se ne sbatteva, Hitler era contrario perchè il suicidio era contro il carattere tedesco, a quanto pare l'unico interessato era Himmler che propose di usare i criminali condannati a morte convincendoli con frasi del tipo "se ti butti contro quel ponte libereremo tua moglie ed i tuoi figli dalla progionia..."

 

 

Tutto questo per dire cosa?

 

 

Quanto alla Leonidas, questo è quello che ho trovato:

 

During the Battle for Berlin the Luftwaffe flew "Self-sacrifice missions" (Selbstopfereinsatz) against Soviet held bridges over the Oder River. These 'total missions' were flown by pilots of the Leonidas Squadron under the command of Lieutenant Colonel Heiner Lange from 17 April until 20 April 1945, using any aircraft that were available. The Luftwaffe claimed that the squadron destroyed seventeen bridges. However, the military historian Antony Beevor, writing about the incident, thinks that this was exaggerated and that only the railway bridge at Küstrin was definitely destroyed. Beevor comments that "thirty-five pilots and aircraft was a high price to pay for such a limited and temporary success". The missions were called off when the Soviet ground forces reached the vicinity of the squadron's airbase at Jüterbog and were in a position to overrun it.

Modificato da intruder
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Ho trovato questo articolo molto interessante! ;)

THE GERMAN KAMIKAZES

German Leaders Failed to Recognize a

New Counteramphibious Tactic

german_kamikazi_title.gif

 

One of the most hushed up secrets of the war, back before the surrender of Japan, was the damage and inconvenience caused by the suicide-bent Kamikaze pilots of the Japanese Air Force. Troops who sailed to the invasion of Okinawa remember the Baka bomb, the winged aerial torpedo with its human pilot. But not until the end of the war, when intelligence officers began nosing around in the former Nazi domain, was it disclosed that a small group of fanatical Nazis had also organized a suicide corps for the purpose of breaking up the seaborne invasion of the continent with a German version of the Japanese Baka.

In fact, there is much evidence to indicate that the Nazi suicidists were laying their plans long before their Japanese allies conceived the idea for this unconventional tactic. Only bureaucratic inefficiency, and disinterest in official circles as high as Hitler himself, forstalled the appearance of Nazi Kamikazes in the air over Normandy on D-day.

The inception of this strange project goes back to the year 1943, when the fortunes of war were beginning to turn against the hitherto victorious German Army. At that time, many people in Germany were beginning to see that the Fatherland would ultimately go down to defeat, unless some miraculous event produced a severe set-back to the Allied cause. Among these thinking Germans was a small group of idealists who were determined to do something about it. These people, who at first numbered no more than 30 or 40 persons, came together from all walks of life. Some of them were from the Army, others were civilians, and one of the leaders was a well-known German woman flyer.

It was the common belief of these people that the war was lost unless a most decisive blow could be struck against the Allies. They believed that this could only be accomplished by the complete disruption of the eventual Allied assault upon the continent, thus convincing the Allied leaders that Germany was secure and impregnable within her "fortress Europe."

AN IDEA IS BORN

 

From this line of reasoning, the idea of a suicide corps was born. It was thought that a weapon could be devised in the form of a flying bomb which, when piloted to its target, could sink a large warship or troop transport. Enough of these, the idealists believed, could completely wreck any seaborne invasion with an expenditure of less than 1,000 volunteer pilots. The members of this strange group were ready to volunteer. They asked only that they be given a weapon which would be certain to achieve its end, and they felt there were persons among their membership who had the skill to design such a weapon.

By October 1943, under the leadership of the woman flyer, a doctor of the Institute of Medical Aeronautics at Rechlin, and a first lieutenant of the Luftwaffe, organizational plans had advanced to a point where it was necessary to obtain official recognition and cooperation in conducting the project further. Because of her unique position in German aviation circles, this duty fell to the aviatrix.

The woman first presented the idea to the Luftwaffe High Command, and met with immediate rebuff. The German Air Force was not interested in an idea they considered to be the unstable reasoning of a group of psychopaths. After much delay, the Luftwaffe was by-passed, and the aviatrix went directly to Field Marshall Milch, at that time the head of the German Air Ministry. Again no progress was made.

After more weeks had passed, the woman determined to exploit her position and reputation in German aviation circles, and succeeded in gaining a hearing before the German Academy of Aeronautics. This Academy had the power to assemble the necessary scientists, technicians, and air tactical authorities, and eventually a meeting was called by the Director of the German Aeronautical Research Council. After a lengthy conference, the committee of authorities decided that the idea was indeed operationally sound.

With this authoritative evidence in hand, the next step before the group of idealists was to obtain official support and leadership for the suicide plan. Application was made for an interview with Hitler, and in February 1944, the woman leader of the project was summoned to Berchtesgaden for a 3-hour discussion with the Fuehrer.

INTERVIEW WITH HITLER

Hitler did not approve. He objected to the philosophy of suicide entailed in the plan, and pointed out that there was no precedent in German history like it. Therefore, he said, the whole idea was not in keeping with the character of the German people. The woman countered this with the argument that never before in German history had the fate of the country been in such a precarious position. This, apparently, was the wrong thing to say, for Hitler replied emphatically that the position was not precarious, and that if it ever became so, then he, Hitler, would personally give the orders for such desperate measures to be taken.

The interview was anything but successful, but before she left, the aviatrix did obtain Hitler's permission to continue with the development and planning so that the organization would be ready to operate if ever the Fuehrer felt the time had come to take such desperate steps. His parting remark was to the effect that he did not want to be bothered with the idea again until the time for action was ripe.

Meanwhile the group of suicide volunteers had grown to about 70 or 80 members. As yet no concerted recruiting effort had been made, and such volunteers as were accepted were a very select group. Once accepted, a candidate for membership in the suicide corps was required to take a pledge to the effect that "I hereby volunteer as a pilot of the manned glider-bomb. I am convinced that this action will end with my death."

On the basis of Hitler's permission to continue with the development of the program, the matter was laid before the Chief of the General Staff of the German Air Force. He half-heartedly assigned the official direction of the project to the commander of a Luftwaffe bomber wing that was engaged in all sorts of special operations and clandestine activities. At first it appeared that the plan was finally on the road to fruition, but it soon became evident that the new commander accepted the assignment mostly because he saw in it the means of receiving the glory and credit which would be brought by the self-sacrifice of the volunteers under him.

 

THE WEAPON

 

But at the same time, the German Air Ministry was ordered to perfect the technical preparations which would be necessary to put the plan into effect. The Messerschmitt 328, originally designed as a fighter or fighter bomber, was selected as the flying weapon to be used by the volunteers. Production of the plane was ordered, but proceeded so slowly that the volunteers began to suspect that some sort of official sabotage was afoot. As a result, the suicide group began to look around for another weapon—one which was easy to produce and would be available on short order. The V-1 "buzz bomb," rebuilt to carry a pilot, was decided upon. In less than 3 weeks, four types of this piloted missile were ready for testing.

Contrary to the wishes of the volunteer group, the Luftwaffe testing division insisted upon using their own pilots for the test flights. The two Luftwaffe men were soon seriously injured, and it was then that the woman pilot was called in and permitted to do the test flying. It was not an easy proposition. In order to train the suicide pilots, a two-seater "buzz bomb" had been built. Of course, it was necessary to land this model, if trainees were to be kept alive for the D-day mission. But since it was necessary to glide to a landing without power, and since the missile was not of conventional aircraft or glider design, the approach to the runway was necessarily steep, and landing had to be made at speeds approaching 155 miles per hour.

But as the technical development of the weapon went on with fair success, the rest of the program began to go astray through the bungling of the Luftwaffe officers put in charge of the volunteers. Although the suicide group at first believed the Luftwaffe wing commander—the one who had been appointed their official leader—was fully behind their plan, it soon became evident that he had little sincere interest in the project. What was worse, he appointed a staff of other Luftwaffe officers to responsible planning and operational positions. These officers apparently had no conception of the original mission of the volunteers—to destroy the eventual Allied invasion fleet. Instead, they were continually fostering half-baked ideas, such as suicide attacks upon Soviet ammunition trains on the Eastern Front. Although the volunteers were willing to give their lives to deliver a smashing blow to the Allies, they were reluctant to die on some comparatively non-essential mission. Meanwhile the training program had also bogged down. Much time was spent in physical education and pistol shooting, but little attention was paid to establishing a sound flight training program. The Luftwaffe Lieutenant, one of the original volunteers and who had been the spark plug behind the whole idea, found himself helpless because of his low rank. Although he tried repeatedly to make improvements, he could do nothing but take orders.

Again the woman flyer was called upon to use her influence to try and revive the rapidly failing program. This time she went to Himmler, in hopes that he might be able to do some good for the cause of the suicide volunteers. Himmler was not much help. He was not opposed to the suicide idea, but he was of the opinion that the membership of the corps should be made up of criminals and the incurably diseased. He offered to take over the program if one of his officers was permitted to assume the leadership of the entire plan. It was evident that under Himmler the plan would not receive any better treatment than it was getting under its present supervision, so his offer was turned down.

D-DAY ARRIVES

 

About this time, the Allies took a hand in things by staging their invasion in Normandy. Neither the suicide weapon, nor adequately trained suicide pilots were available, greatly because of the mishandling the whole program had received from its selfish or uninterested directors. The disappointment of the volunteer group was profound. Within 6 or 7 days after D-day, they realized that the invasion was a success, and that the moment for which they had been preparing had passed.

But, several days after the invasion had started, and all other efforts to halt it had failed, Herman Goering suddenly remembered that somewhere in his Luftwaffe there was a group of pilots who had volunteered for a suicide mission. In due course, Goering reached the commander of the bomber wing under whom the volunteers had originally been placed. The commander, a colonel, immediately declared that the group was ready for action. The volunteers were astounded. They knew that no planes or "buzz bombs" were available, and that only a few of the men had any more than the briefest of preflight training. Nonetheless, the commander and his technical assistants, without consulting the volunteers, set to work on plans to use a Focke Wulf 190, carrying a 4,000-pound bomb, to crash into selected targets. Now no one in the German Air Force had ever flown this plane with such a large bomb load, and it was highly doubtful that the plane would be able to get off the ground without crashing. Consequently, regular test pilots declined the honor of testing this experimental makeshift. Undaunted, the commander announced that his suicide pilots—none of whom had ever flown an FW 190, if any other plane—would within the next few days conduct the test flights themselves. If they were killed, he said, their names and loyal sacrifice would be recorded in German history with the same honor they would have received if they had crashed their plane onto the deck of an enemy ship. Any enthusiasm that had remained among the volunteers disappeared completely at this point.

Fortunately for these men, Hitler heard about the plans for using the FW 190, and ordered the project abandoned. The bomber commander was removed, eventually, and his successor set about trying to salvage some of the finer ideas of the original project. But by then it was too late. The Allies were established in force on the continent, the hour to strike had passed, and so the group of suicide volunteers was disbanded.

"And so," to quote the woman flyer, "did an idea that was born of fervent and holy idealism, only to be misused and mismanaged at every turn by people who never understood how men could offer their lives simply for an idea in which they believed."

CONCLUSION

 

Were it not for the grievous damage done to our fleet units a year later by the Japanese Kamikaze corps, this German project might be passed off as just another unconventional tactical venture which the German leaders were smart enough to recognize as nothing but foolishness. But in the light of our later experience with the Japanese, it is possible to draw the conclusion that the Nazi command failed to realize they were being offered an impressive counterweapon to seaborne invasion. It is useless, in retrospect, to attempt a reconstruction of what might have happened off Normandy on D-day, if the Nazi command had recognized the potentialities of these volunteers and their piloted bomb. Although it is unlikely that the suicidists could have thus defeated the invasion, the introduction of such an unconventional tactic, if exploited on the scale later used by the Japanese, would certainly have offered another serious threat to an already difficult amphibious operation.

 

german_kamikazi_v1_jet.jpg

This is the Nazi version of the Japanese "Baka" bomb. It is driven by a typical V-1 jet engine. Carrying a load of explosive in the nose of this craft, Nazi suicide pilots planned to wreak destruction among our D-day fleet with this weapon. Although the weapon was developed, the plan went astray through official indifference and bungling among the higher echelons of the Nazi command.

 

Tratto dal sito:www.lonesentry.com

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Non mi leggo il malloppone in inglese (sono troppo stordito per farlo) ma dalle immagini direi che sono quelle del progetto Reichenberg.

Per quel che mi riguarda i tedeschi ebbero qualche gruppo dedito alle missioni assegnatigli a costo della vita, ovviamente non era delle dimensioni del fenomeno giapponese, ma per me se un pilota parte con in mente l'idea di buttarsi contro il ponte quello è un pilota suicida.

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