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inaugurato ad arezzo il primo idrogenodotto


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É stato inaugurato mercoledì scorso il primo idrogenodotto sotterraneo per aree urbane del mondo: alla presenza del Presidente della Regione Toscana, nella zona industriale orafa di San Zeno, nei pressi di Arezzo sono stati aperti i rubinetti per aziende e case della zona che potranno utilizzare l’idrogeno prodotto in loco tramite il fotovoltaico. Un progetto co-finanziato da privati e dalle istituzioni politiche locali: Regione Toscana, Comune e Provincia di Arezzo, Gruppo Sapio, Exergy Fuel Cells e Cooperativa del Sole hanno siglato l’accordo quattro anni fa, investendo circa un milione di euro. Oggi hanno dimostrato che la capillare diffusione dell’idrogeno, sebbene abbia dei costi superiori ad altre energie rinnovabili (vedi l’eolico ed il fotovoltaico) viene ancora fortemente sostenuta da Jeremy Rifkin proprio perché può esser prodotta praticamente ovunque.

 

L’idrogenodotto si trova a un metro e venti centimetri di profondità e traporta idrogeno puro alle 42 aziende e all’HydroLab, il laboratorio dimostrativo dedicato alle energie rinnovabili, dove sono state collocate due celle a combustibile da 1Kw e con un impianto fotovoltaico per la produzione di idrogeno rinnovabile dall’acqua attraverso l’elettrolisi.

 

Tra poche settimane partirà anche la fornitura domestica che permetterà di tagliare i costi del trasporto su gomma e dello stoccaggio e soprattutto, renderà il comune aretino energeticamente indipendente: la produzione locale di energia e di calore sarà quindi sufficiente a sopportare i consumi sia industriali che domestici con l’ulteriore vantaggio di sganciare queste zone dal petrolio e dal gas. La crescita economica sostenibile dunque, è sganciabile dalle politiche delle lobby petrolifere.

 

Via | LaStampa.it

Fonte: www.ecoblog.it

 

 

Ad Arezzo il primo idrogenodotto al mondo in area urbana

Ad Arezzo l’idrogeno passa dalla carta al tubo. Non è più solo un’idea e nemmeno un progetto. Mercoledì 30 aprile verrà infatti inaugurato, dal presidente della Giunta Regionale della Toscana, Claudio Martini, il primo idrogenodotto al mondo in area urbana. Viene così realizzato il primo tassello di un mosaico che, se sviluppato, è in grado di garantire ad un territorio sicurezza ed autosufficienza energetica, producendo in loco idrogeno dal fotovoltaico e mettendo al «riparo» famiglie ed imprese non solo da black out tecnici ma soprattutto dai black out che ai bilanci, piccoli e grandi, sono in grado di determinare le impennate del prezzo del petrolio e, conseguentemente, di tutte le tradizionali forme di energia.

continua...

Fonte: www.lastampa.it

 

Arezzo prima città a idrogeno nelle case sostituirà il metano

S'inaugura la conduttura: energia "pulita" dal sole. E la Cina chiede il progetto Il gas viaggerà nelle tubature fino agli appartamenti e alle aziende

Domani il presidente della Regione Toscana Claudio Martini berrà un caffè all'idrogeno: moka tradizionale ma scaldata con combustibile pulito e made in Italy invece che con gas russo. Si festeggerà così, ad Arezzo, il battesimo del primo idrogenodotto al mondo che corre in mezzo alle case, tra il supermercato e la fermata dell'autobus, il giornalaio e il bar. Un tubo pieno di energia buona per tutti gli usi: servirà a produrre acqua calda ed elettricità, tepore invernale e fresco estivo. Usando una fonte nostrana e inesauribile come il sole.

continua...

Fonte: www.repubblica.it

 

 

Bellissima notizia, speriamo faccia da monito per altre città....

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Il problema è trovare un modo di produrre l'idrogeno senza dipendere dall'estero, infatti se l'idrogeno è made in italy è sempre grazie al gas russo e libico o al petrolio di qualche altro paese, che coprono l'80% del nostro fabbisogno energetico.

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un impianto fotovoltaico per la produzione di idrogeno rinnovabile dall’acqua attraverso l’elettrolisi.

 

Non energia eolica ma solare. No Dominus per una piccola produzione come quella di Arezzo è plausibilissimo che facciano tutto con l'energia solare. Anche perchè non hai bisogno di una produzione continuativa visto che puoi stoccarlo l'idrogeno.

Il problema è che un conto è produrre idrogeno in via sperimentale per un piccolo quartiere di una piccola città, un conto è fare lo stesso per Milano o Torino.

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Sono del aprere che con investimenti decenti, solare decentralizzato e produzione idrogeno da energia solare si possa, invece, raggiungere alte quote, abbastanza da rendere certe città indipendenti, o per lo meno eliminare il emtano per uso civile

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Per le città funziona anche il metodo del teleriscaldamento che permette a Brescia, bruciando rifiuti, di produrre buona parte del suo fabbisogno energetico a fini civili e, per di più, eliminando il problema delle discariche (perchè tutti producono rifiuti, ma nessuno vuole le discariche).

 

Sulla questione dell'idrogeno è da ricordare il recente lancio di un'apposita struttura deputata alla sua produzione anche in Veneto (dal gazzettino.it), con la prefigurazione anche di ineterssanti scenari circa la produzione di idorgeno dalla rigassificazione del carbone:

 

L’impianto realizzato dall’Enel sfrutterà i derivati della produzione del Petrolchimico e garantirà l’energia elettrica a circa 20mila famiglie

Ecco la prima centrale a idrogeno del mondo

Al via a Porto Marghera i lavori: sarà operativa dal 2009. Unindustria: «Qui anche un centro studi sul nucleare»

Mestre

 

«Oggi è uno di quei giorni in cui si può dire che abbiamo intuito come sarà il nostro futuro, che ci auguriamo non apocalittico, a una condizione però: che il "modello" di riferimento sia quello che stiamo costruendo in questi anni in Veneto». È raggiante Giancarlo Galan, nonostante il vento e la pioggia venuti a disturbare la cerimonia, mentre pigia il pulsantone rosso e parte la gettata di cemento, simbolico taglio del nastro ai lavori per la costruzione della prima centrale elettrica a idrogeno al mondo. Significa energia pulita, senza un grammo di emissioni pericolose nell'aria, né anidride carbonica, né polveri sottili. Nasce nell'impianto Enel di Fusina, dove si produce elettricità per due milioni persone, proprio di fronte al Petrolchimico: ennesimo esempio di tecnologia applicata al miglioramento dell'ambiente, in una zona come quella di Porto Marghera che in passato ha pagato prezzi altissimi in termini di inquinamento, adesso assunta a nuovo simbolo della ricerca e dell'innovazione, stavolta nel segno del "pulito".

 

«Alla fine l'unica cosa che produrrà come scarto sarà acqua distillata» ha spiegato Gennaro De Michele, responsabile ricerca dell'Enel, durante la posa della prima pietra, presenti, oltre al governatore del Veneto, l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, del presidente della Provincia Davide Zoggia e del presidente di Unindustria Venezia Antonio Favrin.

 

Per realizzare la struttura, che sarà in funzione dal 2009, Enel ha investito 47 milioni di euro: invece di usare il metano o il carbone (come per il resto della centrale Palladio di Fusina) per alimentare la turbina si è scelto di usare l'idrogeno che da queste parti abbonda, visto che deriva dalle produzioni del vicino Petrolchimico. Con una pipeline lunga quattro chilometri sarà fatto arrivare della nuova centrale da 12 megawatt (che diventano 16, perchè altri 4 verranno recuperati sfruttando il vapore prodotto dalla turbina), che sarà in grado di fornire energia a circa ventimila famiglie grazie ai 60 milioni di kilowattora annui prodotti. Non solo, a beneficiarne sarà anche l'aria: perchè il nuovo impianto consente di abbattere le emissioni di anidride carbonica di circa 17mila tonnellate l'anno: insomma si produce elettricità pulità e si inquina di meno.

 

«E nel caso la produzione di idrogeno arrivasse dalla gassificazione del carbone (progetto a cui sta lavorando Enel, ndr) la stessa riduzione di anidride carbonica salirebbe a 68 mila tonnellate - ha sottolineato Conti, spiegando come Enel abbia pianificato investimenti per 6,8 miliardi di euro per 4.270 megawatt di nuova capacità, mentre 600 milioni di euro sono destinati a progetti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Fonti tra le quali c'è anche il nucleare, dove l'Enel ha deciso di rientrare, pronta nel caso l'Italia decida di dire sì alle centrali: «Siamo l'unica azienda che ha accesso alle tecnologie nucleari di Francia, Russia e presto della Germania» ha detto Conti, che ieri ha ricevuto l'invito di Unindustria a fare di Porto Marghera il suo centro si sviluppo in questo settore: «Viste le conoscenze maturate negli anni ed al know how dell'area - ha detto Antonio Favrin, presidente di Unindustria Venezia - Porto Marghera può essere il punto di riferimento per lo sviluppo e la ricerca di nuove fonti di energia, come l'idrogeno e appunto il nucleare, in questa tecnologia può fare capo a noi. Se loro sono pronti a cominciare, noi siamo pronti ad accoglierli».

 

Galan ha invece messo l'accento sul futuro post-industriale di Porto Marghera e della terraferma veneziana, «che non è più l'utopia del presidente della Regione o del sindaco di Venezia», sottolineando l'importanza di due progetti innovativi appena avviati come il Vallone Moranzani e la città aeroportuale di Tessera. E se la nuova centrale a idrogeno va benissimo, resta però chiaro che il ciclo del cloro (dal quale ora dipende) un giorno dovrà finire: «Se di ricerca e innovazione vogliamo continuare a parlare, sono certo che in un prossimo futuro produrremo idrogeno dopo essere andati alla ricerca di qualcosa che si trova al di là del ciclo del cloro». Esattamente il progetto su cui lavora Enel.

 

E siccome il Veneto ha la leadership nazionale nella produzione di risorse energetiche rispettose dell'ambiente, ma non ne riceve nulla in cambio dallo Stato, Galan è pronto a chiedere il conto a chi andrà a governare dopo il 14 aprile: «Il Veneto è sempre stata una regione pronta a accogliere siti che non trovano spazio nel Paese - ha detto il governatore in conclusione del suo intervento - ma dov'è il vantaggio quando ospitiamo a esempio il terminal gasiero che altre undici regioni non hanno voluto? Voglio allora che i miei imprenditori, le mie famiglie paghino una lira in meno di quello che pagano gli abitanti di altre regioni».

 

Un'idea che trova sponda anche in Renato Chisso, assessore regionale alle Infrastrutture: «Un impianto che testimonia che si può riconvertire Porto Marghera senza lacrime e sangue. La sfida dell'idrogeno, è vinta ora ci aspettiamo segnali concreti per agevolare i veneti nelle bollette».

 

Marco Bampa

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Il problema è che non appena viene fatta una scoperta si grida alla rivoluzione energetica. Bisognerebbe solo mettere in pratica il concetto di diversificazione delle fonti, poi sì che si possono costruire tutti gli impianti ecologici che si vogliono, e magari, se proprio non ce la si fa, qualche centrale nucleare qua e la...

 

La questione, più che altro, riguarda la distribuzione delle energie ricavate con fonti alternative e il livello al quale partire o al massimo la sincronizzazione delle iniziative intraprese a vari livelli. Mi spiego meglio: di un eventuale ritorno al nucleare bisogna che se ne faccia carico lo Stato, dei pannelli solari le Provincie, o se (speriamo) non esisteranno più i Comuni o le Regioni, e così via...

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