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La Russa alla Difesa


Thunderalex

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Purtroppo non si scappa, è l'economia che prospera che ti permette di aumentare le risorse per i vari MInisteri, se come si auspica l'economia con il governo Berlusconi andrà bene allora sicuramente la Difesa ne trarrà molti benefici!!!!

E' inutile battere i pugni se i soldi non ci sono, non andranno mai ha tagliare la Sanità, l'istruzione ecc. per la Difesa!!!!

 

La Sanità andrebbe rivista da capo a piedi! Ci sono sprechi assurdi, come nelle amministrazioni pubbliche, ma in Italia si preferisce tapparsi gli occhi invece di affrontare il problema alla radice.

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...se come si auspica l'economia con il governo Berlusconi andrà bene...

Infatti me lo auspico... Ma credo che i soldi saranno ovunque meno che nelle casse dello Stato...

 

Per il resto, non rimane che un bel staremo a vedere...

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Credo nemmeno lui. Meglio Martino, a questo punto.

 

Ma che scherzi???

 

Speriamo in La Russa,ma ovviamente ora come ora non credo si possano fare molte previsioni al riguardo.

Quello che posso dire è che credo che in AN ci siano molte persone che credono che la Difesa debba avere finanziamenti e attenzioni maggiori.

Il problema è il peso che hanno questi uomini all'interno del governo o del partito stesso.

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La Sanità andrebbe rivista da capo a piedi! Ci sono sprechi assurdi,

 

Siamo in tema di Difesa, ma se c'è una cosa che in Italia funziona quasi al massimo delle sue capacità è proprio la Sanità. Ora, non andiamo sempre a trovarci qualche difetto, perchè qualche spreco è vero, può esserci, ma stiamo parlando di una Pubblica Amministrazione e non si riuscirà mai ad eliminarli del tutto. Confrontata in Europa, e nel mondo, la Sanità Italiana gode di ottima considerazione.

 

Tornando in tema, credo che La Russa svolgerà un ottimo lavoro all'interno di questo nuovo Governo e credo anche che solo attraverso una seria politica economica si riuscirà ad aumentare il Bilancio Difesa in modo significativo. Il primo punto da cui partire, se qualcuno qui ha letto il Programma Economico presentato dal PDL è proprio la digitalizazzione della Pubblica Amministrazione, in modo quindi da eliminare la maggior parte degli sprechi prodotti.

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Siamo in tema di Difesa, ma se c'è una cosa che in Italia funziona quasi al massimo delle sue capacità è proprio la Sanità. Ora, non andiamo sempre a trovarci qualche difetto, perchè qualche spreco è vero, può esserci, ma stiamo parlando di una Pubblica Amministrazione e non si riuscirà mai ad eliminarli del tutto. Confrontata in Europa, e nel mondo, la Sanità Italiana gode di ottima considerazione.

 

Tornando in tema, credo che La Russa svolgerà un ottimo lavoro all'interno di questo nuovo Governo e credo anche che solo attraverso una seria politica economica si riuscirà ad aumentare il Bilancio Difesa in modo significativo. Il primo punto da cui partire, se qualcuno qui ha letto il Programma Economico presentato dal PDL è proprio la digitalizazzione della Pubblica Amministrazione, in modo quindi da eliminare la maggior parte degli sprechi prodotti.

Quoto, sopratutto la prima parte. ;)

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1° Parisi non ha frequentato l'Accademia, ma la Scuola Militare "Nunziatella" (cioé gli ultimi 3 anni del liceo).

 

2° Noto che nessuno ha mai sentito parlare del termine "malasanità", con il quale, di norma, vengono indicati i frequenti casi di decessi avvenuti in strutture sanitarie italiane a causa di inammissibili episodi di negligenza e, altresì, nessuno ha mai sentito parlare di ospedali in stato di assoluto e vergognoso degrado!!!

 

 

Date uno sguardo ai seguenti link:

 

http://www.malasanita.it/

 

http://video.libero.it/app/play?id=cfaf9d7...a29b5b683a72623

 

 

EDIT

 

Ecco, a proposito della eccelsa Sanità italiana, questa notizia di oggi

 

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/artic...olo411299.shtml

 

Notizie di questo genere, sono diffuse dagli organi d'infomazione, quasi ogni giorno!

Modificato da picpus
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Infatti, meglio la sanità privata o semiprivatizzata... Iu Es Ei! Iu Es Ei! :thumbdown:

 

Picpus, nessuno dice che la sanità italiana è perfetta, ma in molti Stati, compresi quelli occidentali, farsi togliere una puntina dal piede può arrivare a pesare nel bilancio mensile di una famiglia. Te lo assicuro. Preferisco avere remote possibilità di essere curato male che non avere la certezza di non essere curato affatto. Chiuso OT.

 

Comunque anche 3 anni di Liceo militare non sono proprio una passeggiata eh...

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Ospite intruder
la russa ha molta esperienza essendo stato un ufficiale dei bersaglieri.martino proprio no,non ha nessuna esperienza militare almeno parisi ha fatto l'accademia.

 

 

Quasi nessun Segretario alla Difesa americano ha fatto il militare, e degli ultimi presidenti, molto pochi, pure non mi pare che da quelle parti abbiano mai fatto troppe kazzate. Il peggiore è stato Rumsfeld che, guarda caso, era stato ufficiale dell'Air Force, seppure Riserva.

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Siamo in tema di Difesa, ma se c'è una cosa che in Italia funziona quasi al massimo delle sue capacità è proprio la Sanità. Ora, non andiamo sempre a trovarci qualche difetto, perchè qualche spreco è vero, può esserci, ma stiamo parlando di una Pubblica Amministrazione e non si riuscirà mai ad eliminarli del tutto. Confrontata in Europa, e nel mondo, la Sanità Italiana gode di ottima considerazione.

 

Magari la sanità funziona bene al nord, ma dal centro-sud a scendere la situazione non è a fatto buona, e negaro vuol dire avere i paraocchi, stessa cosa far finta di niente riguardo gli sprechi di denaro che avvengono in amministrazioni come province e comuni, soprattutto per appalti pubblici, ma non solo!

OT chiuso.

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la differenza tra sanità sud-nord e notevole.

1) l'illegalità al sud italia porta la mafia a gonfiarsi sulla sanità pubblica

2) in fondi al sud sono minori perchè sonor egionali (mi pare di ricordare)

 

Comunque non crediate a certe campagne (TGCOM e TG5 sopratutto) il SSN non è poi cosi male

 

Chiuso l'OT

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Speriamo in La Russa,ma ovviamente ora come ora non credo si possano fare molte previsioni al riguardo.

 

Io credo sia cosa fatta.

Tra l'altro scopro che Ignazio La Russa, indicato come candidato unico alla guida del dicastero di via XX Settembre, a differenza dei suoi predecessori, non solo ha svolto il servizio militare, ma lo ha fatto da volontario come ufficiale di complemento. Interpellato dai giornalisti a margine della votazione per l'elezione del presidente della Camera dei deputati, pur sottolineando di non voler parlare di incarichi di governo “perché - ha spiegato - nulla è stato ancora deciso”, non ha nascosto il proprio curriculum militare.

''Sono partito volontario - ha spiegato - in fanteria come allievo ufficiale. Ho seguito i primi cinque mesi ad Ascoli Piceno alla scuola Allievi Ufficiali dell'Esercito, per poi frequentare a Genova i successivi tre mesi. Come ufficiale ho svolto il mio servizio a Bergamo nel glorioso reggimento di Brescia, insignito di due medaglie d’oro al valor militare. Ero sottotenente comandante di un plotone controcarri dotato di missili filoguidati, che ormai non ci sono più, e anche del cannone da 106 millimetri senza rinculo''.

 

Se non altro saprà di cosa si parla quando dialogherà con le alte sfere militari.

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Un breve promemoria per il futuro ministro della Difesa

Giovanni Martinelli, 6 maggio 2008 PdD

 

Con le prime sedute dei due rami del Parlamento, la XVI legislatura è ormai iniziata e anche per la formazione del nuovo governo l’attesa sembrerebbe dover essere breve. Se a ciò si aggiunge che, pur in assenza dell’ufficialità, pare certo l’incarico di ministro della Difesa, ecco che diventa possibile stilare quello che potrebbe essere definito come una sorta di promemoria per il nuovo titolare di questo dicastero.

 

Corre l’obbligo di formulare subito un auspicio: che dopo aver letto i programmi presentati dai due principali schieramenti in cui poco o nulla si parlava in tema di sicurezza e difesa, nonché dopo una campagna elettorale in cui poco e male si è parlato dei suddetti temi, si possa invece tornare a ragionare su argomenti di una tale importanza con maggiore lucidità e sobrietà.

 

Molti sono i punti che il nuovo ministro dovrà affrontare. I più urgenti dovrebbero essere quelli relativi alla nostra partecipazione ad alcune importanti missioni all’estero. L’attenzione - in particolare - sembra appuntarsi sulla missione Unifil in Libano. Già in campagna elettorale - e ancora nei giorni scorsi - è stata ventilata l’ipotesi di una modifica delle regole d’ingaggio.

 

Occorre dire che l’intera questione è parsa essere trattata in modo approssimativo; in primo luogo perché, come notato da più parti, le regole d’ingaggio discendono da un mandato conferito dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, non modificabile dai singoli Paesi. In secondo perché, di conseguenza, modificare il mandato significherebbe snaturarne i compiti, di mera interposizione tra le parti. Se poi l’obbiettivo dovesse diventare quello di disarmare le milizie di Hezbollah, occorre dire che per quanto legittimo e condivisibile possa essere, d’altro canto comporterebbe rischi enormi e ci condurrebbe presumibilmente in una posizione isolata; a oggi, appare difficile pensare che qualche altro Paese possa seguirci su questa strada.

 

Il secondo ‘fronte’ di interesse è quell’Afghanistan in cui opera la missione Isaf. Nei giorni scorsi, il comando del Regional command west (Rc-w) a guida italiana è stato assunto per la prima volta da una brigata, nella fattispecie la Friuli. Una mossa che dovrebbe dare maggiore organicità agli sforzi nella regione, soprattutto alla luce della più che probabile redistribuzione dei reparti italiani presenti in quel Paese. Nei prossimi mesi, infatti, una parte dei militari dislocati nella capitale Kabul dovrebbe venire ridispiegata nel Rc-w, ciò allo scopo di incrementare le pedine di manovra a disposizione.

 

Ma il vero nodo sarà in realtà rappresentato da un’eventuale rimozione, anche parziale, dei caveat che impediscono ai nostri militari di essere impegnati in operazioni di contrasto ai Talebani. È presumibile che la Nato nei prossimi mesi tornerà a chiedere un maggiore e/o diverso impegno ai Paesi presenti in Afghanistan e, a quel punto, ben difficilmente l’Italia potrà continuare a rifiutarsi di farlo.

 

Ma se questi sembrano essere i problemi di più immediata attenzione, diversi altri dovranno essere comunque affrontati. Il più importante - e quasi cronico - è la preoccupante discrasia tra promesse, impegni, e ambizioni del nostro Paese in campo internazionale da una parte e la realtà in termini attenzione e risorse verso le forze armate dall’altra.

 

E qui qualche elemento di preoccupazione non manca. Il precedente esecutivo Berlusconi si è infatti distinto per grandi promesse, altrettanto grandi ambizioni e un impiego poco razionale dello strumento militare. Ciò a fronte di una drastica riduzione delle risorse e di una disattenzione crescente. Ricordiamo a questo proposito solo alcuni dati: dal 2002 al 2006 (in valori costanti rispetto al 2002) le risorse per la Difesa sono calate di circa il 20%. Tale dato, ulteriormente scomposto nei vari capitoli di spesa, indica come a fronte di un aumento di quelle per il personale del 21%, i fondi per esercizio e investimento siano calati rispettivamente di oltre il 53% e di quasi il 61%. Ne è risultato un bilancio della Difesa 2006 con un rapporto rispetto al Pil pari allo 0,84% e un’improbabile ripartizione delle spese che ha visto quelle per il personale assorbire oltre il 72% del totale, con esercizio e investimento a meno del 28%.

 

Nonostante i provvidenziali aumenti degli ultimi due anni - tali da evitare la estinzione delle forze armate - ancora lunga resta la strada da fare e soprattutto resta da sciogliere, accanto al nodo delle risorse in generale, quello del peso eccessivo delle spese per il personale. Com’é noto, il problema deriva in larga parte dalla ancora lontana esatta ripartizione tra le varie categorie. La soluzione più logica appare quella di procedere rapidamente a un riassorbimento del problema e, una volta conclusa la transizione completa al modello a 190mila uomini, valutare la sua reale rispondenza alle risorse che la politica vorrà assegnare alla Difesa. A ogni modo, un livello dell’1,2% del Pil entro la fine della legislatura è un obbiettivo possibile, ragionevole e soprattutto importante per ridare respiro alle forze armate.

 

Questioni che dovranno essere affrontate quanto prima, perché sulla scena internazionale stanno per concretizzarsi due avvenimenti che potrebbero cambiare gli scenari nei quali opera il nostro Paese. Da luglio prossimo la presidenza di turno dell’Ue sarà affidata alla Francia che, nell’ambito del più ampio progetto di rientro del proprio Paese nella struttura militare della Nato, ha già fatto capire come uno dei temi dominanti della sua azione sarà una netta accelerazione sulla strada della creazione di una più efficace politica di sicurezza e difesa comune dell’Ue stessa.

 

Per quanto possa apparire prematuro formulare previsioni sull’esito di tale processo, il nostro Paese dovrà comunque prestarvi attenzione visto che, alla luce delle differenze fra gli strumenti militari dei vari Paesi, appare più che probabile la scelta della formazione di un ‘gruppo di testa’ composto da coloro i quali dimostreranno di possedere capacità operative e decisionali adeguate. Il rischio è che il nostro Paese, al di là di certe dichiarazioni ufficiali, non si faccia trovare pronto all’appuntamento.

 

Per il secondo avvenimento bisognerà aspettare novembre, quando verrà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti. Sia pure con sfumature molto diverse, il tratto caratteristico dei tre contendenti ancora lizza appare essere quello di un abbandono della politica unilaterale dell’attuale presidenza in favore di una più multilaterale. Una notizia positiva, alla luce degli eccessi messi in evidenza dalla prima, ma al tempo stesso anche un possibile grattacapo in più per alcuni Paesi. Un maggiore multilateralismo significherà una maggiore assunzione di doveri e responsabilità in molte aree del mondo anche per chi, troppo spesso, ha dimostrato scarsa attenzione; infatti, se è vero che è opinione diffusa che gli Usa non possono, e non debbono, essere gli ‘sceriffi’ del pianeta, è altrettanto vero che troppo stesso altre organizzazioni o singoli Paesi (Italia in testa) non hanno certo brillato per capacità e tempestività d’intervento.

 

Senza dimenticare quanto avviene e avverrà nella Nato: missioni all’estero (Afghanistan ma non solo), allargamento a Est, difesa antimissile, revisione del concetto strategico e altre questioni ancora. Tutti argomenti importanti per un’alleanza che sta affrontando una fase di trasformazione e che, nonostante i suoi molti problemi, rimane un irrinunciabile punto di riferimento per il nostro Paese.

 

Un elenco ricco di sfide e di problemi da affrontare, per i quali saranno richiest, accanto all’immancabile competenza, anche capacità decisionale e quella giusta dose di passione. Di fronte alle continue sfide poste alla sicurezza del nostro Paese e a quella delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte nonché di fronte alla rapidità con la quale avvengono certi fenomeni - basti pensare alla globalizzazione - occorre ricordare come all’Italia manchi ancora una strategia chiara e sufficientemente condivisa in grado di affrontare al meglio tali scenari. Ancora troppe, in altri termini, sono le ambiguità che contraddistinguono la politica di sicurezza e di difesa del nostro Paese.

 

E già che ci siamo, e visto che siamo all’inizio di una legislatura sulla quale si appuntano molte speranze affinché si realizzano quelle riforme di cui ha bisogno il Paese, perchè non affrontare una buona volta anche il tema dell’attualità del nostro impianto costituzionale in tema di impiego delle Forze armate? Senza retorica e senza arroccamenti ideologici, è possibile discutere se esso sia in grado di rispondere alle attuali esigenze in termini di sicurezza, soprattutto di fronte agli avvenimenti degli ultimi anni? Perchè una maggiore chiarezza da un punto normativo e legislativo, non potrebbe che rendere più efficace, tempestivo e trasparente - anche agli occhi dell’opinione pubblica - l’impiego del nostro strumento militare, assicurando al tempo stesso maggiori garanzie ai militari, soprattutto quando impegnati nelle missioni all’estero.

 

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Estremamente interessante, sopratutto l'ultimo paragrafo non trovate?

Modificato da Rick86
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A differenza di Martino, La Russa è un uomo con le p***e. Speriamo che si faccia valere come il suo predecessore, Parisi, che a mio avviso avrebbero potuto mantenere.

 

Vi vorrei dare un informazione che se oggi, i carabinieri sono ancora militari, si deve a Martino che ha impedito il loro passaggio sotto il viminale.

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GOVERNO: BERLUSCONI ACCETTA L'INCARICO DA NAPOLITANO. PRONTA LA SQUADRA DEI MINISTRI

 

Altero Matteoli alle Infrastrutture, Ignazio La Russa alla Difesa, Andrea Ronchi alle Politiche comunitarie e Giorgia Meloni alle Politiche giovanili.

 

Silvio Berlusconi ha accettato l'incarico conferito dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di formare il governo presentando la lista dei ministri. Il giuramento del Governo Berlusconi si terrà domani, alle ore 17. Sono 21 i ministri del Berlusconi quater. Dodici con portafoglio e nove senza. Ecco, al completo, la squadra:

Sottosegretario alla presidenza sarà Gianni Letta. Ministri con portafoglio: Angelino Alfano (Giustizia), Roberto Maroni (Interni), Claudio Scajola (Sviluppo economico), Ignazio La Russa (Difesa), Giulio Tremonti (Economia), Franco Frattini (Esteri), Altero Matteoli (Infrastrutture), Stefania Prestigiacomo (Ambiente), Maurizio Sacconi (Welfare e Sanità), Sandro Bondi (Beni e attività Culturali), Maria Stella Gelmini (Istruzione), Luca Zaia (Politiche Agricole e Forestali). Ministri senza portafoglio: Elio Vito (Rapporti con il Parlamento), Umberto Bossi (Riforme federaliste), Roberto Calderoli (Semplificazione legislative), Andrea Ronchi (Politiche Comunitarie), Raffaele Fitto (Affari Regionali), Renato Brunetta (Funzione Pubblica), Gianfranco Rotondi (Attuazione del Programma), Giorgia Meloni (Politiche Giovanili), Mara Carfagna (Pari Opportunità).

 

Domani, dopo il giuramento al Colle, si terrà anche il primo Consiglio dei ministri del Berlusconi quater. Lo ha annunciato lo stesso premier in pectore. La riunione, ha spiegato, servirà a definire le deleghe dei ministri senza portafoglio.

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Estremamente interessante, sopratutto l'ultimo paragrafo non trovate?

Io veramente trovo molto interessante, oltre all'ultimo, anche i paragrafi dell'aumento dei fondi e delle politiche di difesa comunitarie europee e il cambiamento del quadro strategico NATO. Spero veramente che, essendo considerato il PdL un partito di destra anche in ambito europeo, possa aiutare l'Italia a non essere esclusa dai paesi che decidono, il cosiddetto "gruppo di testa".

 

I nostri soldati e i mezzi di cui disponiamo potrebbero permettercelo (io personalmente vedrei un gabinetto formato da UK, Francia, Germania, Italia e al massimo la Spagna), e credo che anche l'impegno congiunto con i cugini d'oltralpe in Somalia e Libano possa aiutarci a farne parte.

 

La mia unica paura è rappresentata dalla vocazione tutta berlusconiana a pendere più verso gli USA a discapito dell'UE, anche in ambito militare. Non vorrei che si traducesse in un maggior impegno in A-stan e un nulla di fatto in ambito europeo...

 

Comunque Rick, post azzeccatissimo il tuo. ;)

Modificato da tuccio14
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Io credo che gioco forza invece dovremmo cercare di essere un po' più filo europei, magari è proprio perchè guardiamo oltreoceano che non ci filano... Io non ho nulla contro gli americani, per l'amor di Dio, solo credo che venga prima l'UE che la NATO.

 

Facendo una specie di doppio gioco ci troviamo in mezzo a due grandi realtà senza far parte di nessuna delle due, in pratica non contando niente in entrambe. Se invece tutte le energie, o la maggior parte, venissero concentrate nel vecchio continente, potremmo arrivare a far parte di un'Europa decisionale a quattro invece che a tre, anche se io ne preferirei una a cinque. E questo risultato non si raggiunge di certo considerando Bruxelles una guastafeste, bensì seguendo le sue linee guida, le sue direttive.

 

Quello che ha in progetto Sarkozy è qualcosa che potrebbe dare una svolta alla politica di difesa unitaria, che potrebbe diventare qualcosa che tale si possa definire. Se si continua (anzi, se si ricomincia) ad appoggiare gli USA piuttosto che integrarci tra gli altri big d'Europa, otterremmo un risultato pessimo, ossia continueremmo a contare relativamente poco sia nella NATO che nell'UE, il tutto a svantaggio, tra l'altro, della nostra immagine all'estero e di un nostro futuro (ed improbabilissimo) ingresso nel CdS ONU, anche se tramite un rappresentante europeo unico.

 

Il maggior contraccolpo, però, potrebbe riscontrarlo la nostra industria della difesa, che in ambito di standardizzazione NATO se la vedrebbe sempre con la maggior penetrazione di mercato dell'industria USA, mentre in ambito UE si vedrebbe togliere dalle possibilità di export le FFAA di tutti quei paesi che seguiranno le direttive del consiglio UE, ovviamente studiate a pennello per Eurocopter e soci.

 

Io ci spero in un'UE degna di essere definita tale, anche perchè i tempi delle nazioni europee che fanno il buono e cattivo tempo nel mondo è finito. L'unica soluzione per non farci soffocare da Russia, USA, Cina e India è l'unione, e persino l'Euro ha dimostrato in tempi di caro petrolio quanto sia utile mettere insiame le forze non tanto per spadroneggiare, ma per sopravvivere.

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Quando si parla di Unione Europea e di Nato, spesso, per non dire sempre, ci si dimentica del ruolo crescente che in ambedue le organizzazioni, vanno assumendo i paesi dell'Est europeo, a cominciare dalla Polonia che, per chi eventualmente non lo sapesse, ha la stessa popolazione della Spagna (se quello demografico è il criterio per determinare l'importanza di una nazione); bene tutti, dico tutti, nessuno escluso, i paesi dell'Est europeo sono super-arci-iper-filoamericani e non senza ragione: a differenza di altri, non hanno dimenticato, anche perché si tratta di eventi relativamente vicini nel tempo, che devono, esclusivamente, all'azione degli U.S.A. (ed anche a quella di Giovanni Paolo II!) la raggiunta ricuperata libertà e indipendenza nazionale.

 

Ecco, il mio vuole essere solo un invito a tenere conto che esistono pure loro ed hanno delle opinioni e non sono nazioni di serie B!!!

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Nel mio intervento non volevo assolutamente presentare una situazione con paesi di serie A e di serie B, quella che ho indicato come "Europa decisionale" si intende come "testa di ponte e promotrice dello sviluppo e dell'integrazione".

 

E' ovvio, infatti, che in una futura politica comunitaria di difesa bisognerà dare il giusto peso a tutti, come in una tavola rotonda.

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