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Il metodo Padoa Schioppa funziona anche nella Sanità: i conti migliorano


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Il metodo Padoa Schioppa funziona anche nella Sanità: i conti migliorano

 

Le ultime virgole le stanno limando in queste ore. Ma ormai non sembrano esserci dubbi: il "metodo Padoa-Schioppa" applicato alla spesa sanitaria sta funzionando, eccome. Tanto che, assolutamente a sorpresa, per la prima volta nella storia del nostro Paese, lo scorso anno i conti di Asl e ospedali hanno retto l'onda d'urto degli sprechi e sono andati meglio del previsto. I bilanci 2007 del Servizio sanitario nazionale confermerebbero infatti le previsioni – un fatto già in sé storico – e anzi la spesa, non solo s'è fermata, ma addirittura ha rallentato.

Rispetto alle stime di settembre della previsionale, la spesa sanitaria si sarebbe fermata a 102,4 miliardi: 1,2 in meno del previsto. E ancora: la crescita è stata solo dello 0,8%, contro il 6,3% annuo del 2001-2006. Meno del Pil e dell'inflazione, con un rapporto sul Prodotto interno lordo del 6,7% (nel 2006 era stato del 6,9).

Che Asl e ospedali regalino un nuovo tesoretto ai conti pubblici? L'entusiasmo, tanto più in questo delicato crinale preelettorale, sarebbe fuori luogo. Una cosa è infatti essere riusciti a mettere al guinzaglio, almeno per una volta, uno dei principali fattori critici della spesa pubblica, in Italia come in tutto l'Occidente industrializzato. Altro è poter vantare un successo solido e duraturo in un settore in cui troppi fattori (invecchiamento della popolazione, maggiore domanda di cure, costi delle prestazioni, rinnovo delle tecnologie) richiedono un difficile mix di attenzione e di politiche mirate. Oltre che, naturalmente, un altissimo livello di guardia e di lotta a sprechi e imbrogli.

È evidente che i «Patti» stretti in questi anni da Padoa-Schioppa e Livia Turco con le Regioni – il famoso «chi rompe paga», inaugurato nel 2001 da Tremonti – hanno avuto un primo salutare effetto. Non essere tornati indietro dal far pagare le "penali" ai governatori in cronico disavanzo – le addizionali Irpef e Irap, a carico di contribuenti e imprese – ha messo le Regioni davanti all'obbligo di assumersi le proprie responsabilità. Il pericolo di dover pagare anche un prezzo politico davanti ai propri elettori e di non poter più chiedere ripiani a piè di lista dallo Stato-mamma, sembra funzionare. Almeno per adesso.

A maggior ragione, però, questo è il momento di non abbassare la guardia. Che, anzi, va tenuta sempre più alta. E non solo perché i discriminanti di salute e i livelli di offerta delle prestazioni ci dicono che la "questione Sud" si fa sempre più grave, come ha testimoniato il recentissimo rapporto dell'Università Cattolica di Roma. I fattori critici della spesa sanitaria sono sempre lì, i piani di rientro restano un'incognita.

Per questo la politica ha il dovere di fare per intero la sua parte. Di "metterci la faccia", tanto più sotto elezioni. Di dire chiaramente cosa vuol fare, e come, per garantire l'universalità del Ssn. Proprio quello che, invece, i programmi dei partiti non sembrano fare. O non abbastanza.

Purtroppo, invece, i segnali ufficiali che arrivano dai partiti e dalle coalizioni (quelle poche, in pratica finora solo il Pd) non danno affatto risposte concrete. Generiche promesse, quelle sì. Perché non basta dire che «i partiti faranno un passo indietro» dalla gestione di Asl, ospedali nomine e spartizioni del bottino di una torta che, spesa privata inclusa, supera i 130 miliardi l'anno: va detto con certezza come e quando e fino a che punto. Va detto senza sotterfugi come evitare a un'impresa di dover aspettare anni e anni il rimborso delle fatture. Va chiarito il meccanismo infido di un federalismo che non garantisce abbastanza e non assicura tutti e allo stesso modo. Va garantito che i piani di rientro delle Regioni in rosso non possono restare esercizi sulla carta, ma devono diventare sostanza, polpa vera del rilancio e del risanamento. Altrimenti, il passo del commissariamento diventa davvero realtà, non una semplice minaccia. E va chiarito senza inganni che dalle penalizzazioni promesse – e proprio ieri cancellate in Parlamento con un colpo di spugna dal "milleproroghe" – non si torna indietro.

I rischi di spese sanitarie fuori controllo sono infatti sempre in agguato. E le tentazioni crescono. Come avvenuto ancora una volta, e sempre col "milleproroghe", con i 250 milioni elargiti per l'ennesima volta al mitico (si fa per dire) Policlinico Umberto I di Roma: serviranno a chiudere il 90% di antichi debiti in sospeso con i suoi fornitori. E ben venga. Ma siamo sicuri che tra qualche anno l'Umberto I non sia ancora lì a batter cassa? E che, piuttosto, non servano altri e ben più consistenti rimedi che non i soliti colpetti di spugna?

 

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...ulesView=Libero

;)

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ROMA - Il Fisco continua la sua guerra contro i "furbetti". Dopo Montecarlo, paradiso dei contribuenti, tocca ora al Liechtenstein. Dal principato è giunto al ministero delle Finanze l'elenco degli italiani con conti a Vaduz. "Sono decine gli italiani che figurano nella lista", ha confermato il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. "Non solo nomi eccellenti; nella lista ci sono italiani di tutti i tipi".

 

Liste simili sono state indirizzate ad una decina di paesi europei. Uno scandalo fiscale le cui proporzioni di giorno in giorno diventano sempre più vaste. Tutto è nato dal lavoro di un impiegato infedele della Liechtenstein Group Lgt, la banca di proprietà della famiglia regnante, che tre anni fa ha scambiato con i servizi segreti tedeschi per 4,2 milioni di euro il dischetto per computer sul quale aveva caricato i dati relativi alle transazioni segrete di quasi 1.400 clienti.

 

Dalla Germania, l'informazione è stata diffusa agli altri stati che comparivano nell'elenco. Oltre all'Italia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia insieme all'Australia e alla Nuova Zelanda. Una fonte dell'agenzia fiscale britannica ha fatto sapere che anche Londra avrebbe pagato "una gola profonda" 100 mila sterline per ottenere la lista dei depositi di cittadini britannici, circa un centinaio.

 

Dal canto suo, Visco ha assicurato che il governo italiano - come quello francese - non ha pagato per le informazioni, precisando che "a differenza di altri Paesi, in Italia non ci sono fondi riservati agli informatori fiscali". La lista, secondo il ministero sarebbe stata concessa gratuitamente all'Agenzia delle Entrate italiane dalla direzione dell'anmmistrazione fiscale inglese.

 

La vicenda Liechtenstein covava sotto le cenere da tempo ma è diventata pubblica quando in un'inchiesta per evasione fiscale è rimasto coinvolto Klaus Zumwinkel, amministratore delegato di Deutsche Post.

In Germania già 163 persone hanno ammesso di aver commesso illeciti. Secondo la procura di Bochum i rei confessi hanno versato 27,8 milioni di euro di arretrati mentre 72 persone si sono autodenunciate per evitare il carcere.

 

VISCO: in italia l'agenzia delle entrate ancora non ha i poteri da servizi di inteligence, grave deficit

 

comunque la sanitàò italiana la stanno uccidendo da quando gli enti locali la controllano, e grazie ai finanziamenti agli ospedali privati

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Ma per favore.....

I conti migliorano? Ci mancherebbe, con tutto quello che gli italiani stanno versando in tasse!!!

 

Meno male che vanno a casa. Due anni ridicoli nella quale l'unico obiettivo era restare attaccati alla poltrona.

Hanno sbagliato e non meritano nulla. Adesso che ci sono nuove elezioni diventano agnellini.....

Che vergogna :(

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che bello postare dati ufficiali e ricevere aria fritta senza attinenza alla realtà

I dati ufficiali fanno male perchè non si possono smentire, quindi l'unico modo per rispondere è con l'aria fritta e con le frasi preconfezionate, Cartman secondo me si tiene i reply in un file da qualche parte nel PC e non fà altro che fare copia e incolla ... so tutti uguali e senza nessuna attinenza con quello che si sà parlando.

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+ che a Padoa-Schioppa direi che il merito è dovuto al fatto che finalmente il processo di aziendalizzazione del sistema sanitario è entrato a regime(almeno in alcune parti d'Italia) e quindi anche in ospedali e simili si fa attenzione all'economicità della gestione.Infatti oggi si tende ad avere come direttore di una struttura sanitaria non + un medico ma un economista. è innegabile che il pugno duro con quelle regioni furbette è d'obbligo. era ora che si incominciasse a cancellare la mentalità dello Stato erogatore (di ideologia marxista) che fa tutto per tutti e si introducessero quasi a regime il principio di sussidiarietà verticale.

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La verità è che l'inflazione sale sparata, i prezzi aumentano a dismisura, il tesoretto ghe n’è minga come si dice da noi a Milano.

Siamo il fanalino di coda dell' Unione Europea, cresciamo meno degli altri; almeno quando c'era Berlusconi l'italia era messa meglio di Francia e Germania e non è poco!!!

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Siamo il fanalino di coda dell' Unione Europea, cresciamo meno degli altri; almeno quando c'era Berlusconi l'italia era messa meglio di Francia e Germania e non è poco!!!

Penso che tu non abiti su questo pianeta, quando c'era quello che dici tu il PIL era a "crescita 0" PIL = 0% guardati qualche dato ufficiale che è meglio prima di fare certe sparate.

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Il pil sarà anche stato 0% ma ciò non toglie che la situazione economica generale era migliore rispetto a quella della Francia e della Germania!!!!!!

Vorrei ricordare che durante il governo Berlusconi sono accadute cose come l'11 settembre con le conseguenti guerre in Afghanistan e Iraq, per non parlare dei crac Parmalat e Cirio, e per finire la Fiat era al collasso. Mi pare che la situazione non era delle più rosee, il crollo dopo l'11 settembre non è stata una passeggiata oltre al cambio lira-euro sempre durante il governo Berlusconi.

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