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anniversario di Kyoto


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Domani il Protocollo di Kyoto compirà tre anni. Meglio: compirà tre anni la sua entrata in vigore. In questi giorni non si contano le iniziative a favore di questo accordo ambientale Onu che fu firmato nel '97 in Giappone per mettere un freno alle emissioni di anidride carbonica, il gas accusato di riscaldare il pianeta.

Ma quanto ci costerà il Protocollo di Kyoto? Le stime divergono, anche in modo rilevante, e l'Unione europea ha affermato che non fare nulla per difendere l'aria del pianeta costa molto di più (in termini di disastri climatici) che stringere un poco la cinghia. Nei fatti, anche se gli italiani non hanno cominciato a pagare i costi della riduzione delle emissioni, alcune società elettriche già chiedono nelle forniture industriali un sovraccosto fra i 50 centesimi e 1,4 euro per ogni mille chilowattora.

I costi divergenti

Le stime sono molto divergenti a cambiano di giorno in giorno perché cambiano anche le condizioni di contorno. A titolo di esempio, ieri una tonnellata di anidride carbonica veniva scambiata sui mercati internazionali a 19,29 euro. A parere dell'industria elettrica italiana, l'applicazione delle regole europee di Kyoto (stabilite dalla direttiva Emissions trading scheme) costa al settore elettrico sui 302 milioni di euro nel triennio 2005-2007, spese necessarie soprattutto per acquistare quote di anidride carbonica. Visto che molte imprese di altri settori possono vendere le loro quote alle società elettriche, il costo sostenuto dal sistema Italia si aggira sui 234,5 milioni. Per il periodo 2008-2012 il costo dovrebbe aggirarsi – sono le stime dell'Assoelettrica – fra i 3,6 e i 4,8 miliardi per il sistema Italia e per le aziende elettriche.

«Nel complesso, si parla di circa 7 miliardi di euro per l'acquisto delle quote di emissione sui mercati nazionali e soprattutto internazionali», aggiunge Corrado Clini, direttore del ministero dell'Ambiente e superesperto internazionale. L'Unione europea parla di un costo per ciascun cittadino di 60-70 centesimi l'anno.

I costi del non fare

Ma costa anche non intervenire. Le stime di Bruxelles dicono che se non si facesse nulla ogni cittadino dovrebbe pagare ogni anno una spesa extra sui 4 euro, rappresentata dalla suddivisione pro-capite di disastri come lo stravolgimento delle colture (con un clima tunisino nel Mezzogiorno d'Italia, per esempio) o in teoria la scomparsa di Venezia e delle pianure adriatiche.

Il Kyoto Club, associazione delle imprese impegnate nella difesa del clima (ne è presidente Massimo Orlandi, a capo di Sorgenia), avverte che già oggi il ritardo nell'applicazione del Protocollo costa agli italiani 5 milioni di euro al giorno e dal 1° gennaio abbiamo accumulato una sovraspesa di 244 milioni: un allarmante conteggio aggiorna istante per istante questa stima sulla pagina web www.kyotoclub.org. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ieri ha spiegato l'adesione del Parlamento alle iniziative di risparmio energetico affermando che «non applicare il Protocollo di Kyoto ci costa 63 euro al secondo». Cgil, Cisl e Uil chiedono in un documento che la Ue assicuri ai consumatori energia competitiva, concorrenziale, equa ed efficiente.

Chi paga e come

I costi di Kyoto e dei programmi europei che vi sono correlati non si pagano come una tassa. Sono i costi che dovranno sostenere le aziende italiane dell'elettricità e di altri settori ad alte emissioni per adeguarsi ai limiti internazionali. Avranno tre strumenti: cambiare tecnologia per essere più efficienti, fermare gli impianti oppure comprare a caro prezzo i crediti di carbonio sui mercati nazionali e internazionali. La conseguenza saranno bollette elettriche più alte e produzioni più care per i settori più esposti, come la siderurgia o le cartiere. Con una perdita di competitività per chi non riesce a stare al passo.

Il dibattito è ancora in corso. È di mercoledì un intervento a Bruxelles dell'industria energìvora europea, mentre nascono moltissime attività correlate: oltre alle Borse dei certificati verdi e delle emissioni del Gestore del mercato elettrico, hanno aperto in Italia il Sendeco e la Metonline, piazze internazionali delle emissioni e del trading ambientale.

 

ilsole24ore.it

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