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Ue: gasparri fuori legge


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5 anni di disastri del centro destra più illiberale che mai portano ad un'ulteriore gatta da pelare per i poveri italiani

 

Dopo anni di sentenze arriva da Bruxelles la parola definitiva sulle frequenze vinte da Europa 7 e usate da Rete 4. La Corte europea di giustizia ha condannato infatti il sistema italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione televisiva, nella sentenza sulla causa che opponeva l'emittente privata Centro Europa 7 al Ministero delle Comunicazioni. Secondo la Corte il regime di assegnazione delle frequenze non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.

 

La sentenza coinvolge direttamente Mediaset e la sua Rete 4 che da anni trasmette utilizzando, abusivamente stando a quanto stabilito dalla Corte, le frequenze che nel 1999 erano state acquistate ad un'asta dall'emittente Centro Europa 7. In una nota l'azienda televisiva di proprietà di Berlusconi sostiene che la sentenza «non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nelle disponibilità delle reti Mediaset», puntando sul fatto che «il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato Italiano». Sulla vicenda, in realtà, era intervenuta anche la Corte costituzionale italiana che aveva fissato al 31 dicembre 2003 la data ultima entro la quale la rete berlusconiana avrebbe dovuto lasciare le frequenze. Ma un provvidenziale decreto legge preparato dal duo Gasparri-Berlusconi bloccò tutto.

 

«Sono soddisfattissimo», ha commentato Francesco Di Stefano, patron di Europa7, «Ma anche amareggiato perché ci è voluto così tanto tempo per una cosa chiara. Comunque siamo fiduciosi e lo siamo sempre stati sempre stati: ecco perché abbiamo resistito tutti questi anni». Ma la faccenda si fa seria per Mediaset. Per Ottavio Grandinetti, il legale che assiste Di Stefano, ora si apre la strada sia dell'assegnazione di frequenze che di un risarcimento dei danni da parte dello Stato italiano. «Non è vero, come affermato da Mediaset in una nota, che in gioco non c'è la riassegnazione di frequenze televisive. Mediaset dice una cosa doppiamente sbagliata - afferma il legale di Europa 7 - Prima di tutto non è vero che la domanda di Europa 7 è solo di risarcimento danni. Noi vogliamo le frequenze e in più il risarcimento. Il secondo motivo di errore è il fatto che non siamo né Mediaset né noi né la Corte di giustizia a decidere, ma il Consiglio di Stato. E questa sentenza europea peserà, eccome. Noi siamo andati davanti al Consiglio di Stato per far condannare l'Italia a darci una rete nazionale. Il Consiglio ha ritenuto che le giustificazioni addotte dal Governo per negare a Centro Europa 7 la consegna delle frequenze ponessero un problema di compatibilità di principio con le leggi comunitarie. E siccome questo accertamento lo fa la Corte di Giustizia ha rimandato tutto all'Europa. Che, alla fine, ci ha dato ragione».

 

Si delineano anche i passi futuri. «Ora la questione torna davanti al Consiglio di Stato, che deciderà in un senso o nell'altro. Se ci danno le frequenze il danno è quantificato in centinaia di milioni di euro... Avevamo detto 600 milioni ma è passato del tempo, quindi ora bisogna ricalcolare tutto. Invece se dovesse dare ragione a Mediaset, che dice che esiste solo la possibilità di un risarcimento, allora la richiesta è quantificabile in miliardi di euro».

 

Ora però anche il mondo politico chiede con forza di restituire le frequenze a Europa 7. Lo dicono Ferrero, Cuillo, Giulietti e Tana de Zulueta. «Finalmente si può portare un po’ di legalità», ha detto il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero. «Adesso bisogna consentire a Di Stefano e ad Europa7 di trasmettere», ha detto il deputato del Pd Giuseppe Giulietti. «Sarebbe davvero grave se qualcuno stesse già pensando ad una nuova legge porcata, bisognerebbe piuttosto accettare -prosegue il deputato- i rilievi della Corte di Strasburgo per superare il duopolio. C'è per caso nel centro destra qualcuno che voglia fare qualche passo in questa direzione? La legge Gentiloni cercava di rimediare in qualche modo a questa situazione, ma devo con dispiacere constatare che fin dall'inizio nel centro sinistra hanno lavorato dei basisti che ne hanno impedito l'approvazione». «Dopo più di 8 anni la Corte di giustizia europea indica a parole chiare la strada per uscire dall'anomalia italiana – dice Roberto Cuillo, del Partito Democratico -. Europa 7 aveva e mantiene il diritto a trasmettere e questo diritto le deve essere restituito». «La sentenza della Corte europea di giustizia ha certificato inequivocabilmente che la legge Gasparri viola il diritto comunitario e che ai danni di Europa 7 vi è stata una espropriazione di diritti acquisiti». Lo dichiara, in una nota, Tana de Zulueta, presidente del Comitato per un’AltraTv.

 

Un percorso lungo 8 anni

La sentenza fa riferimento ad una causa intentata da Centro Europa 7, società attiva nel settore delle trasmissioni radiotelevisive che nel 1999 aveva ottenuto dalle competenti autorità italiane un'autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere, in mancanza di assegnazione di radiofrequenze. Una domanda della Centro Europa 7 diretta all'accertamento del suo diritto ad ottenere l'assegnazione di frequenze, nonché il risarcimento del danno subito, è stata respinta dal giudice amministrativo.

 

Il Consiglio di Stato, dinanzi al quale la causa pende attualmente, ha quindi interrogato la Corte di giustizia delle Comunità europee sull'interpretazione delle disposizioni di diritto comunitario relative ai criteri di assegnazione di radiofrequenze al fine di operare sul mercato delle trasmissioni radiotelevisive. Il giudice del rinvio ha sottolineato che in Italia il piano nazionale di assegnazione delle frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni, nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni. Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l'effetto di non liberare le frequenze destinate ad essere assegnate ai titolari di concessioni in tecnica analogica e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale.

 

Nella sentenza pronunciata oggi, la Corte rileva che l'applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa nazionale a favore delle reti esistenti «ha avuto l'effetto di impedire l'accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze». Questo effetto restrittivo è stato consolidato «dall'autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi». Per i giudici della Corte, «tali regimi hanno avuto l'effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali.

 

Il limite al numero degli operatori sul territorio nazionale potrebbe essere giustificato da obiettivi d'interesse generale, ma - contestano i giudici - esso dovrebbe essere organizzato sulla base di «criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati», così come stabilisce il nuovo quadro normativo comune per i servizi di comunicazione elettronica. Di conseguenza, la Corte conclude che l'assegnazione in esclusiva e senza limiti di tempo delle frequenze ad un numero limitato di operatori esistenti, senza tener conto dei criteri citati, è contraria ai principi del Trattato sulla libera prestazione dei servizi.

 

www.unita.it

 

Super mega multa in arrivo per l'ulteriore legge a personal salva rete4

 

ma i tg propagandistici (5 su 7) delle tv nazionali ne hanno parlato?

la7 sicuro, l'ho vista

 

ah giusto anche l'europa è governata da comunisti in combutta con diablolik e l'anima di Stalin

 

"Reti eccedenti". Così sono definite Retequattro e Tele+ Nero in seguito al piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive del 1999, che vede l'imprenditore tv Francesco Di Stefano ottenere due concessioni per Europa7 e 7plus e soprattutto vincere una concessione per la stessa Europa7 al posto di Retequattro, la quale così perde il diritto di trasmettere.

 

Comincia da qui la lunga battaglia politica e giudiziaria per Di Stefano: dopo la gara pubblica di assegnazione delle frequenze tv nazionali, infatti, Retequattro e Telepiù nero continuano le trasmissioni utilizzando le frequenze di cui non avrebbero più diritto.

 

Europa 7 si prepara così a iniziare le trasmissioni entro il 31 dicembre 1999 come prevede la licenza: il piano prevede 700 assunzioni, un centro di produzione a Roma di 20mila metri quadrati, composto da otto studios e un importante library di programmi (nella graduatoria Europa 7 è prima in programmazione).

 

Ma il ministero, contravvenendo al risultato della gara pubblica non libera le frequenze, che continuano ad essere impiegate - appunto - dalle "reti eccedenti". Con una autorizzazione ministeriale del 1999 permette la prosecuzione delle trasmissioni analogiche a Rete 4. Il ministero comunque, in una nota del 22 dicembre 1999, si impegna con Centro Europa 7 perché in breve tempo si arrivi «di concerto con l'Autorità, alla definizione del programma di adeguamento al piano d'assegnazione delle frequenze». Europa 7 ricorrerà contro questa nota, e il Tar, nel 2004, gli darà ragione, sostenendo che il Ministero doveva assegnare subito le frequenze una volta deciso di dargli la concessione, e non rimandare la cosa senza una apparente motivazione.

 

Nel 2002, interviene la Corte costituzionale, a cui viene chiesto di valutare la costituzionalità della legge del 1997 e che permettono a chi ha un numero di reti superiore alle due massime previste di prorogare le trasmissioni in analogico.

 

La Corte, conferma, come già affermato nel 1994, che nessun privato può possedere più di due frequenze televisive e le reti eccedenti, devono cessare la trasmissione in via analogica terrestre.

 

Nell'estate del 2003, l'allora ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri presenta un disegno di legge per il riordino del sistema radiotelevisivo italiano e l'introduzione della trasmissione digitale terrestre. La legge (nota come legge Gasparri) verrà approvata dal Parlamento nel dicembre 2003: permette a Retequattro di continuare a trasmettere in via analogica terrestre in netto e palese contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale che fissava inderogabilmente al 31 dicembre 203 la cessazione delle trasmissioni sulle frequenze terrestri.

 

Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rifiuta di firmare la legge come incostituzionale e la rinvia alle Camere, facendo esplicito riferimento al concetto di un termine certo per il regime transitorio introdotto dalla sentenza della Corte costituzionale. Così, per poter garantire a Retequattro di continuare a trasmettere via etere, il 24 dicembre 2003 il governo Berlusconi vara un decreto noto come "decreto salva Rete 4". La Gasparri si approva definitivamente nell'aprile 2004, anch'essa senza prendere in considerazione la sentenza 466/2002 della Corte Costituzionale.

 

Nel luglio 2005 il Consiglio di Stato, dopo il ricorso di Centro Europa 7, ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di rispondere a 10 quesiti, dove si mettono in discussione le leggi italiane in materia di televisioni ed è in ballo una richiesta sempre da parte di Europa 7 per risarcimento danni da parte dello Stato di 3 miliardi di euro per la mancata attività televisiva. Dopo vari rinvii, ora la sentenza definitiva della Corte.

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72548

 

 

http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/e...-frequenze.html

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davvero ne hanno parlato non me l'aspettavo seppi la notizia da La7 voglio vedere fede che lo dice :D :D

 

 

A Chaffe79 prliamo di una questione importantissima che ci conferma la repubblica delle banane se vuoi apri un altro topic

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torna al consiglio di stato la palla...

Lo stato italiano sarà sicuramente costretto a dare 4 miliardi di euro di danni a DiStefano (patron di europa7) e le frequenze.

E chi paghera quei soldi? noi chiaramente

 

"torna alla ribaltà i motivi per cui il cavaliere entro in campo nel 1994: difendere le televisioni da una qualsiasi legge antitrust (e il suo aprtito poi si definisce liberale) e proteggere se stesso dai suoi processi (iniziano i processi per i fondi neri fininvest, Corruzione con David Mills, concussione ad Agostino Saccà e tentata corruzione di alcuni senatori dell'ulivo)

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Francesco Di Stefano, il proprietario di Europa7, ha denunciato, nella sua intervista concessa a l´Unità, la condizione di solitudine nella quale è stato lasciato in questi anni da quasi tutte le forze politiche ed anche dal governo. Il ministro Gentiloni ha rivendicato invece la sua azione e ha ricordato come le stesse istituzioni comunitarie abbiano riconosciuto la bontà delle sue proposte e ne abbiano sollecitato l´approvazione. Purtroppo hanno ragioni entrambi. Il ministro fa bene a rivendicare la sua diversità di comportamento rispetto al passato. Con grande fatica e passione civile Gentiloni, con parte della maggioranza, ha tentato di portare all´approvazione una moderatissima proposta di riforma per aprire un sistema tv chiuso e di liberare la Rai dalla morsa dei governi e dei partiti. Contro quella proposta si è scatenata una micidiale offensiva politica e mediatica. Abbiamo archiviato con troppa superficialità «l´editto di Roccaraso». Allora Berlusconi, con la consueta brutalità, aveva condizionato persino il dialogo sulla legge elettorale alla cancellazione della legge Gentiloni bollata come «una proposta criminale». La medesima espressione «uso criminale della tv» era stata usata per cacciare dalla Rai Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro. Sarà un caso, ma qualche giorno dopo la crisi di governo è precipitata e i titoli Mediaset hanno conosciuto un´impennata. A far mancare i voti al governo sono stati quei parlamentari centristi che avevano già preannunciato che avrebbero ostacolato e persino bloccato l´iter delle proposte Gentiloni. Ai sabotatori dichiarati va aggiunto un ampio e non meno insidioso fronte trasversale che ha sempre considerato il conflitto di interessi un randello da sfoderare a giorni alterni nell´illusione di fare un po´ di paura a Berlusconi e di indurlo a più miti consigli. Gentiloni, dunque, ha ragione quando rivendica la sua trasparenza e capacità progettuale.

 

Per le ragioni che abbiamo esposto, tuttavia, Francesco Di Stefano e il suo avvocato Ottavio Grandinetti hanno assolutamente ragione quando denunciano di essere stati lasciati soli. Ho seguito passo dopo passo la vicenda e posso confermare che quella di «Europa 7», non è mai stata percepita come una grande battaglia per la legalità, ma quasi un fastidioso fardello. Sembrava che Di Stefano ed Europa 7 fossero dei rompiscatole, delle persone un po´ strane che non volevano rassegnarsi all´anomalia italiana, al duopolio eterno, alla legalità violata e calpestata dalle leggi porcata. Quando Rete4 organizzava la sua campagna contro il presunto esproprio comunista, decine e decine di parlamentari, e non solo di destra, si precipitavano a difendere le ragioni della libertà. Quando invece Europa 7, ma anche tante altre radio, tv, piccoli editori, denunciavano l´esproprio già subito ed il furto di legalità, molti, troppi, hanno preferito guardare altrove. Tra qualche settimana, forse, si tornerà al voto.

 

L´Associazione Articolo21 darà il suo appoggio a chi si proporrà di ripristinare la legalità anche in questo campo. Proponiamo anzi una sintetica formulazione di programma: «I sottoscritti si impegnano ad affermare il principio di legalità e di trasparenza anche nel settore del media attraverso il pieno recepimento delle sentenze della Corte Costituzionale, delle sentenze della Corte di Giustizia Euorpea, delle direttive della Commissione europea». Meno di così... ci farebbe piacere se, almeno su questo punto, moderati e radicali, credenti e non credenti, flessibili e rigidi, volessero correre insieme e sotto le stesse bandiere.

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