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Politica degli Stati Uniti


Bisness

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Mah sinceramente non credo nei brogli nè in america nè in italia, si è trattato principalmente di errori oltreoceano, mentre da noi non c'è stato nulla salvo nelle menti di Berlusconi, che non ci crede davvero, e Deaglio, che invece ci crede eccome.

 

Erano provocazioni. Si si trattò di errori di conteggio, accettati comunque con stile dalla parte lesa.

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No proprio brogli (anche se si può avere qualche sospetto, visto il cognome del Governatore dello Stato in questione, la Florida), ma errori nel conteggio dei voti.

 

Dei giornali acquistarono le schede elettorali, le riconteggiarono e si resero conto che Al Gore aveva vinto. Ma il leader Democratico affermò semplicemente che il risultato ufficiale era quello che contava e che la presidenza non spettava certo a lui. Che stile. Qui da noi invece...

 

se non sbaglio le cose furono più complicate e dovettero intervenire le due Corti Supreme (quella della Florida E quella Federale)...

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se non sbaglio le cose furono più complicate e dovettero intervenire le due Corti Supreme (quella della Florida E quella Federale)...

 

L'ultima parola credo che la ebbe la Corte Suprema della Florida. Ad ogni modo il riconteggio da parte dei media avvenne mesi dopo l'ufficializzazione del risultato.

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Hillary Clinton

La senatrice di New York Hillary Clinton ha vinto le primarie democratiche del Nevada. Col 90 per cento delle schede scrutinate, il margine di vantaggio di Clinton, favorita dei sondaggi della vigilia, su Barack Obama è all'incirca del cinque per cento. Il Nevada potrebbe rappresentare la fine della campagna elettorale dell'ex senatore della Carolina del Nord John Edwards, fermo al cinque per cento dei voti.

 

Come era già successo in New Hampshire, Clinton è stata la candidata più votata dalle donne, che in Nevada rappresentano il sessanta per cento degli elettori registrati democratici. È la seconda vittoria per la senatrice, battuta da Obama in Iowa, il primo confronto nella lunga sfida per la nomination presidenziale. La vittoria dell'ex first lady, che si profila di misura, non è tale da mettere fuori gioco Obama alla vigilia di un altro importantissimo appuntamento, quello delle primarie della Carolina del Sud, sabato prossimo.

 

Per i Republicani, l'ex governatore del Massachussets Mitt Romney, ha raccolto il 52%, oltre 39 punti dal favorito repubblicano John McCain, che insieme agli altri big repubblicani si è concentrato sulle decisive primarie in South Carolina. Qui malgrado la neve i sostenitori del Gop stanno votando in massa e dal 1980 chi vince nel primo Stato del sud conquista la nomination repubblicana. Secondo alcuni analisti Romney ha investito milioni di dollari per conquistare i 34 «facili» delegati del Nevada ammortizzando un probabile terzo posto in South Carolina. Per Romney si tratta della terza vittoria, dopo le primarie a senso unico del Wyoming, dove nuovamente era di fatto da solo, e quelle autentiche in Michigan.

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Guarda che non è che il candidato che arriva al secondo posto diventa vicepresidente, anzi!

Il ticket lo sceglie il candidato presidente a seconda degli appoggi politici che vuole ottenere, e comunque si tratta di una personalità con identità di vedute rispetto al suo capo, sennò avremmo avuto da 8 anni vicepresidente mccain!

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Il cammino verso l'elezione del 44esimo presidente degli Stati Uniti d'America riprende con le votazioni primarie del partito democratico in Carolina del sud, dove i sondaggi della vigilia danno come favorito il senatore dell'Illinois Barack Obama.

 

Le urne si apriranno alle 7 (le 13 in Italia) e gli elettori potranno recarsi alle urne fino alle 19 (l'una del mattino in Italia). I primi exit polls dovrebbero essere disponibili già pochi minuti dopo la chiusura dei seggi.

 

Dopo una settimana caratterizzata da un inasprimento dei toni del dibattito, soprattutto tra Hillary Clinton (che ha ottenuto l'appoggio del New York Times assieme a Mc Cain tra i repubblicani) e Barack Obama (appoggiato invece dal Washington Post), gli ultimi sondaggi condotti da Mason Dixon danno il senatore dell'Illinois al 37 per cento delle preferenze, in vantaggio di otto punti sulla ex first lady, con il 30 per cento. John Edwards, virtualmente l'unico altro democratico a essere rimasto in corsa, non andrebbe oltre il 19 per cento. Per la campagna di Edwards la Carolina del sud, il suo Stato di nascita, è una sorta di ultima spiaggia per rilanciare la propria candidatura alla nomination, visto che non è riuscito a convincere in nessuna della votazioni precedenti.

 

Ma forse il voto di oggi è un appuntamento fondamentale soprattutto per il senatore Barack Obama, che dopo l'iniziale vittoria in Iowa è stato battuto due volte consecutive - in New Hampshire e Nevada - dalla senatrice di New York Hillary Clinton.

 

Obama ha bisogno di una vittoria per rimettersi in parità e dare prova di potersela giocare fino in fondo. Inoltre in Carolina del sud, con una popolazione composta per poco meno del 30 per cento da neri, l'esito del voto darà un'indicazione molto importante sull'orientamento della comunità afroamericana, che sembrerebbe essersi spostato verso Obama. Se Clinton un tempo era la beniamina della popolazione di colore, secondo un sondaggio della settimana scorsa le preferenze sembrano essersi ribaltate a favore di Obama.

 

Nell'opinione di molti analisti il cambiamento di preferenza deriva dalla mutata percezione, dopo il successo dell'Iowa, sulla prospettiva che un afroamericano possa arrivare alla Casa Bianca.

 

Se prima veniva visto come un bel sogno difficilmente realizzabile, agli occhi di molti afroamericani questa appare ora come una possibilità realistica. Ma questa percezione potrebbe cambiare ancora, se Obama dovesse continuare a perdere.

 

www.unita.it

 

 

aggiornamenti: Obama vince in soth carolina

 

Barack Obama, il senatore nero dell'Illinois, ha vinto con il 55 per cento delle preferenze le primarie democratiche della South Carolina, schiacciando i suoi due rivali, Hillary Clinton, seconda con un povero 27 per cento, mentre John Edwards, arrivato terzo con il 18 per cento soltanto nel suo Stato natale, è virtualmente fuori gara.

 

Poco prima che Obama prendesse la parola di fronte ai suoi sostenitori, nel Convention Center di Columbia, la capitale dello Stato, la Cnn ha annunciato che Caroline Kennedy, la figlia del presidente assassinato cui Obama viene spesso paragonato, ha deciso di sostenere la sua corsa alla Casa Bianca, come spiega la signora al New York Times.

 

Poco dopo avere ricevuto la telefonata di congratulazioni da Hillary Clinton, da Nashville, nel Tennessee, accolto dalle note di It's a Beautiful Day degli U2, Obama ha spiegato ai suoi elettori che in South Carolina il «futuro ha vinto sul passato» . «La scelta in questa elezione non è di razza, religione, sesso», ha spiegato Obama scatenando gli applausi, «non è di ricchi contro poveri, neri contro bianchi. È di passato verso futuro».

 

Nonostante il terzo posto nello Stato dove è nato, Edwards ha detto che resterà in gara, almeno fino al Super Martedì del 5 febbraio, quando si voterà in una ventina di Stati. «Sono qui per restare», ha detto l'ex senatore della North Carolina rassicurando i suoi sostenitori. Il 5 febbraio vanno al voto una ventina di Stati, tra cui i popolosi California e New York, per un totale di circa 1.600 delegati alla Convention del Partito democratico che a fine agosto investirà il candidato per la corsa alla Casa Bianca.

 

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72432

 

Edward è praticamente fuori

Modificato da Leviathan
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Arrestato uno dei principali finanziatori della campagnia elettorale di Obama Barack, certo Tony Rezko. Si tratta di un noto imprenditore americano che è coinvolto in un procedimento per frode aggravata. L'arresto è scattato per la violazione della libertà vigilata. Rezko conosce da anni il candidato democratico e lo ha sempre appoggiato devolvendogli migliaia di dollari per le sue attività politiche,

Potrebbe essere una pesante arma in mano a Hillary Clinton, che sicuramente non rinuncierà a usare (già in un confronto l'altro giorno ha rinfacciato al candidato di colore la dubbia provenienza dei fondi che finanziano la sua campagna....da par suo Obama ha accusato la Clinton di difendere -Hillary è un noto avvocato- gente accusata di reciclaggio di denaro sporco).

Modificato da paperinik
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  • 2 settimane dopo...
E intanto romney si ritira.

McCain è ormai candidato designato dei repubblicani.

Se non sopravvengono scandali penso che possa riuscire a battere il candidato democratico che otterrà la nomination

 

Caro Dominus cosa ti fa pensare che il candidato Repubblicano (si presume ormai McCain) avrà vita semplice alle urne?

 

Io sinceramente l'unico elemento che vedo a suo favore è che per l'elettore medio americano l'idea di avere un presidente donna o di colore potrebbe non essere facile da accettare.

Ma per il resto penso proprio che i democratici siano favoriti. Le guerra in Iraq, Bin Laden (o chi per lui) ancora libero di minacciare gli USA, la recessione che avanza, i problemi dell'immigrazione....insomma non mi pare che il governo Bush stia lasciando una buona eredità a McCain.

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riporto da "la repubblica"

 

NEW YORK - Barack Obama ha vinto nettamente e con distacchi clamorosi anche le primarie del Potomac, così chiamate dal nome del fiume che attraversa le aree dove si è votato ieri: Virginia, Maryland e il Distretto di Columbia dove c'è la capitale Washington. La notte scorsa per Hillary Clinton la sconfitta ha preso i caratteri della disfatta: a Washington è riuscita a racimolare solo il 24 per cento dei voti e in Virginia - dove contava di arrivare ad un testa a testa - si è fermata al 36 per cento. Queste tre vittorie, unite alle quattro del weekend portano il risultato dell'ultima settimana ad un sonoro sette a zero in favore di Obama che ha consolidato il vantaggio aggiudicandosi la maggioranza dei 168 delegati in palio ieri.

 

In campo repubblicano John McCain è sempre nettamente in testa e ha vinto tutte e tre le sfide anche se ha dovuto lottare fino all'ultimo in Virginia con Mike Huckabee. Uno scenario che conferma come una parte della base repubblicana rifiuti di votare per il senatore dell'Arizona: secondo un'analisi del voto fatta dalla Cnn, tra i cristiani evangelici e i conservatori Huckabee prende il doppio dei voti di McCain.

 

"Il cambiamento - ha detto Obama parlando a Madison, la città universitaria del Wisconsin, dove si voterà martedì prossimo - è corso lungo il Potomac ed è arrivato anche nel cuore di Washington". Il senatore ha parlato della guerra di Bush-McCain sottolineando che deve finire al più presto, ma riferendosi al suo avversario repubblicano ha detto: "John McCain è un eroe americano e rispettiamo quello che ha fatto per il suo Paese, ma le sue politiche non sono quelle di cui l'America ha bisogno e la guerra di Bush-Cheney come i tagli fiscali ai ricchi che lui sostiene saranno al centro del voto di Novembre".

 

A favore di Obama non ha giocato solo la demografia - a Washington quasi il 60 per cento della popolazione è afroamericano - visto che questa volta ha conquistato oltre al 90 per cento dell'elettorato nero, anche la metà di quello bianco e la maggioranza delle donne, dei giovani e questa volta perfino degli anziani, dimostrando di essere capace di prevalere in tutti i segmenti della società. E, dato allarmante per Hillary, ha cominciato a fare breccia anche tra gli ispanici che non lo avevano mai votato.

 

La Clinton aveva sperato di resistere in Virginia ma i suoi strateghi si erano già concentrati sul 4 marzo quando andranno alle urne due Stati popolosi come Texas e Ohio dove hanno concentrato tutte le energie e i soldi. "Dovrà vincerli largamente entrambi, altrimenti la sua campagna sarà finita", ammetteva ieri al New York Times uno dei fedelissimi. Ieri sera Hillary era già a a El Paso in Texas alla conquista del voto dei latini: ha evitato accuratamente di parlare delle nuova sconfitte ed è tornata a dire che bisogna scegliere un presidente che conosca già il lavoro e sia pronto a governare fin dal primo giorno, ovvero lei e non il giovane Obama.

 

A confermare l'entusiasmo che la sfida sta diffondendo tra gli elettori democratici ci sono state fino a sera lunghe code ai seggi, nonostante l'ondata di gelo che ha investito tutta l'area della foce del Potomac, che in Maryland ha spinto a chiudere i seggi con un ora e mezzo di ritardo per permettere il voto a tutti quelli che erano rimasti bloccati dalla neve e dal gelo.

 

Dall'inizio delle primarie sono andati alle urne 13 milioni di repubblicani e 19 milioni di democratici. Una mobilitazione e una differenza di atteggiamenti che erano ben fotografati nel sondaggio pubblicato ieri da Usa Today, secondo cui due terzi dei democratici affermano che entrambi i loro candidati sono "eccezionali", mentre solo un terzo dei repubblicani lo pensa di John McCain, che sconta appunto la fronda dei cristiani fondamentalisti e dell'ala conservatrice del partito. Dal sondaggio emerge inoltre che per la prima volta in un anno Obama batte Clinton anche a livello nazionale (47 a 44) e a differenza di Hillary viene dato vincente di quattro punti anche su McCain.

(13 febbraio 2008)

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Grazie Dominus, mi ci voleva un link così chissa perchè non avevo pensato a Wiki. Bè non ho letto tutto il suo programma, ma in generale su Iraq e Russia e Iran non mi spiace.

 

Continua così Lev con i tuoi riferimenti alle ultime notizie sulla campagna, tengono aggiornati tutti sull'andamento della campagna, e alla fine serviranno come storico.

 

Ottimo lavoro. :adorazione:

 

Devo dire però che Obama mi piace. Mi piace l'idea del cambiamento.

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Caro Dominus cosa ti fa pensare che il candidato Repubblicano (si presume ormai McCain) avrà vita semplice alle urne?

 

Io sinceramente l'unico elemento che vedo a suo favore è che per l'elettore medio americano l'idea di avere un presidente donna o di colore potrebbe non essere facile da accettare.

 

L'incognita è proprio quella, se andiamo a vedere l'unico candidato non WASP ad essere stato eletto è stato Kennedy.

E ovviamente non c'è stato nessun presidente donna fin'ora.

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Beh entrambi i giornali, un pò come tutta la stampa italiana, non ci capiscono un' acca di politica americana anche se tutti si scoprono americanisti in tempo di elezioni.

 

Quanto al candidato repubblicano non è così complesso per lui vincere.

Infatti partiranno più o meno pari visto che il "nocciolo duro" di oltre l'80% dei voti (più di 40 per parte) vota per partito preso.

Per il resto McCain è più presidenziale, ha idee più condivisibili ed è sufficentemente lontano dal suo predecessore.

L'unico che vedo in grado di contrastarlo ormai è Obama che riesce davvero ad infiammare gli entusiasmi, cosa che Hillary purtroppo non riesce a fare pur giudicandola più adatta e a livello programmatico e a livello personale a governare il paese.

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Io Hillary proprio non riesco a vedercela alla presidenza.

Se ci andasse temo che sarebbe il marito a governare, così c'è rischio di incertezza dei ruoli. - Opinioni personali, a livello di pelle.

 

Obama o McCain non fa alcuna differenza, posso dire che il secondo mi pare più prevedibile, il primo può riservare sorprese (in meglio o in peggio).

 

La politica estera e quella interna americana hanno dei binari tracciati dai quali il prossimo presidente non potrà discostarsi molto, perchè ci sono cose che vanno fatte e basta, a prescindere da come la si pensi.

 

La situazione in Iraq va risolta, ma di sicuro non la si risolve togliendo via i militari prima del tempo.

E quanto tempo servirà perchè si creano sufficienti condizioni di stabilità, è qualcosa che temo non dipenda dal presidente.

 

La crisi economica interna che si affaccia va contrastata, ma va contrastata adesso. Il prossimo presidente la troverà già avviata per la soluzione oppure del tutto irrecuperabile, non c'è alternativa.

 

C'è necessità di avviare un dialogo con i paesi dell'area medio-orientale, Siria e Iran soprattutto, ma le cose non sono così semplici e nessun presidente americano offrirà fiorellini di campo a un presidente iraniano che promette di distruggere Israele e inveisce ogni volta che può contro gli USA e l'Occidente, accarezzando l'idea di nuclearizzarsi.

 

Bush ha continuato a governare senza particolari intoppi pur con un Congresso di colore opposto.

 

Questo significa che al di là delle enunciazioni di facciata, la situazione richiede scelte obbligate, e in quanto tali condivise.

 

Ipotesi non ne azzardo.

La presidenza in USA si gioca ormai sul filo dei voti, e sugli umori di una relativamente piccola percentuale di "indecisi".

 

Il margine di incertezza sarà alto fino all'ultimo.

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Signori, vi assicuro che per l'elettore medio bianco americano dare il voto a un candidato di colore non è così scontato come dite voi. Non si parla delle elezioni primarie, dove chi va a votare ha già un partito di riferimento, ma si tratta delle presidenziali dove è fondamentale quella fetta di elettori (stimata intorno al 20-25%) che tradizionalmente viende definita come "indecisi".

Dunque questa fetta di elettorato si troverà a dover decidere se assegnare il voto a un democratico donna/nero o un repubblicano bianco....credetemi che per un popolo che da oltre 200 anni vede solo presidenti maschi bianchi (43), la scelta non verrà operata considerando dolo i programmi politici.

Programmi che, come correttamente ricordava Gianni, non differiscono poi in modo eccessivo (salvo alcuni punti quali la politica sull'immigrazione).

Possono differire (molto) in materia di poliica estera, ma l'elettore americano (eccetto situazioni straordinarie come durante il 2° conflitto mondiale o dopo l'11 settembre) tende a trascurare questo aspetto. In america si assegna il voto al candidato che offre più garanzie per l'economia interna, e su questo punto il secondo mandato Bush sta lasciando una brutta eredità a McCain. La recessione che avanza (per un'economia trainante come quella americana è una cosa gravissima), la crisi dei mutui sub-prime, la disgregazione della classe media...insomma in materia di politica economica interna Bush non si è fatto apprezzare. Aggiungiamo poi il mal contento diffuso per il conflitto Iracheno: il pubblico americano non ha ben digerito il conflitto, che ha prodotto molte più vittime del previsto e non fa intravedere una fine positiva a breve termine. Ma a differenza di ciò che succede nel nostro Paese, hanno continuato a supportare il loro governo (good or bad, it's my country!), la riprova è che l'amministrazione repubblicana ha potuto continuare il suo lavoro pur avendo perso la maggioranza alla camera.

Saranno proprio le valutazioni che faranno gli elettori sull'operato del 2° mandato Bush che potrebbero riequilibrare la situazione e neutralizzare la diffidenza verso un candidato donna o di colore. Se Bush avesse operato meglio nella politica interna, a mio modo di vedere, McCain avrebbe avuto la strada spianata verso la White House.

Modificato da paperinik
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