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SM.93


Dave97

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Uno degli ultimi progetti della Savoia Marchetti, nati durante la seconda guerra mondiale fu l'interessantissimo SM.93.

Velivolo che, purtroppo a seguito delle vicende armistiziali non superò lo stadio di prototipo.

Classificato dalla ditta quale "mono-motore biposto per combattimento a tuffo o siluramento" fu generato dalla necessità di disporre finalmente di un efficace bombardiere a tuffo di produzione nazionale e di un aerosilurante progettato per il compito specifico che non fosse venuto fuori dall'adattamento di un velivolo ideato, in via primaria, per altri compiti.

Notoriamente, i velivoli utilizzati per il bombardamento a tuffo furono principalmente, se non esclusivamente, gli JU87 Stuka forniti alla Regia Aeronautica in due versioni e in svariati esemplari.

Il numero di Stuka ceduti dai tedeschi, alla nostra aeronautica, però, non fu mai sufficiente a soddisfare le esigenze operative sui vari scacchieri.

La soluzione nazionale al problema, rappresentata dal SM.85, originaria proposta della Savoia Marchetti, fu un vero e proprio fallimento.

Il velivolo, conosciuto tra i piloti con il nomignolo di "banana volante", dopo pochi e inutili tentativi di utilizzo bellico finì ai bordi dei campi di volo a far da aereo civetta per il bombardamento nemico.

Per quanto riguarda, invece i velivoli destinati all'aerosiluramento, basterà ricordare che tutto il peso del conflitto fu sostenuto dal SM.79 "Sparviero", essendosi rivelato il SM.84, l'aereo destinato a sostituirlo, un vero fallimento avendo caratteristiche di volo e di manovrabilità chiaramente inferiori allo Sparviero.

Il SM.93 fu un monoplano biposto a struttura lignea con rivestimento in compensato e tela, avente fusoliera ellittica con struttura a guscio.

Aveva un carrello retrattile, a scomparsa totale, con chiusura verso l'interno e un ruotino di coda non retrattile ma orientabile.

Il castello motore, costituito da un traliccio in tubi d'acciaio, ospitava un motore Daimler Benz 605 che muoveva un'elica tripala metallica Alfa Romeo.

I serbatoi per il carburante erano alloggiati nel piano centrale dell'ala.

Era dotato di apparecchiatura radio ricetrasmittente B30 T Bis, interfonico, goniometro e apparecchiatura fotografica.

L’armamento era costituito da due mitragliatrici fisse calibro 12,7 alari, con tiro fuori dal disco dell'elica con 600 colpi, una mitraglia brandeggiabile da 12,7 con 300 colpi, per la difesa posteriore, utilizzata dal radiotelegrafista armiere e, infine, da un cannone Mauser cal. 20 con 150 colpi, sparante attraverso il mozzo dell'elica.

L’armamento di caduta prevedeva la possibilità di trasportare agganciata sotto la fusoliera una bomba da 820 kg oppure da 480 o, infine, una da 420 kg.

Agganciate alle ali era possibile trasportare quattro bombe da 100 kg.

Infine sotto la fusoliera vi era possibilità di scelta, nel trasporto, tra la seguente tema di siluri: CNA da 530 kg, SB da 580 kg e W da 650 kg.

L'aereo con un'apertura d'ali di mq 13,90 ed una superficie alare di 31,1. aveva un peso a vuoto di 3.450 kg e un carico utile di 2.050 kg.

La velocità massima a 7.000 m, prevista dalla ditta, era di 560 km/h, mentre i tempi di salita erano di 7'30" a 4.000 m e di 12'2" a 6.000 m. Il velivolo raggiungeva in affondata la velocità di 950 km/h.

Autonomia prevista, infine, a quota 7.000, con 695 kg di benzina era di 1.400 km.

Il SM. 93 prevedeva un equipaggio di due persone: un radio telegrafista armiere deputato all'uso della mitragliatrice dorsale, seduto posteriormente, e un pilota in posizione prona (praticamente sdraiato a pancia sotto) su di un lettino posto sopra il castello motore. Il pilota veniva fissato per le gambe al lettino di pilotaggio per evitare che in affondata scivolasse contro il parabrezza.

La posizione anomala, o quanto meno inusuale del pilota era particolarmente scomoda in quanto costringeva ad un continua tensione dei muscoli facciali e del collo, cosa alla quale fu tentato di porre rimedio predisponendo delle imbottiture al lettino di pilotaggio ed un particolare poggiamento che consentiva al pilota di guardare in avanti senza tenere i muscoli del collo in continua tensione.

La Regia Aeronautica ordinò alla SIAI la realizzazione di due prototipi, il cui costo sarebbe stato di circa 2.800.000 lire ciascuno.

Nessuno dei due fu però completato prima dell'8 settembre 1943.

La commissione tedesca di vigilanza permise la realizzazione del primo prototipo, in avanzato stato di costruzione alla data dell'armistizio.

Il velivolo, terminato a fine gennaio 1944, fu provato dal collaudatore Rosei che, accompagnato dal motorista della SIAI Giuseppe Ceratti, effettuò 16 voli per un totale di 6 ore e 40 minuti fino al 29 marzo.

In tale data i tedeschi decretarono che il velivolo non aveva interesse per loro e pertanto ne sospesero definitivamente le prove.

In volo l'aereo dimostrò un buon comportamento evidenziando stabilità e doti di manovrabilità.

La grossa novità del velivolo consistette sicuramente nel posizionamento del pilota.

Nato principalmente per compiti di aero-siluramento, era pilotato da un pilota che nella conduzione del mezzo e dell'azione aveva l'asse del proprio corpo parallelo a quello del velivolo e del siluro.

Una posizione che integrava perfettamente il "manico" con il sistema d'arma accorpandolo integralmente ad esso.

Posizione preferenziale per chi, nell'esecuzione di un attacco siluro, veniva ad essere contemporaneamente pilota e puntatore.

Se è vero, però, che la sistemazione del pilota era uno dei punti di forza nell'attività di aero-siluramento, è facile pensare che la stessa posizione avrebbe di gran lunga inficiato le possibilità di reazione nel volo manovrato in caso di attacco da parte della caccia avversaria. Problema che avrebbe trovato facile soluzione con una forte scorta di caccia all'aero-silurante durante le missioni.

Purtroppo la storia e i tedeschi non consentirono all'Aeronautica Nazionale Repubblicana di avvalersi di un velivolo che sicuramente avrebbe sostituito degnamente i vecchi e stanchi Sparvieri che furono in servizio fino al'ultimo giorno del conlitto.

 

AERONAUTICA , Giugno 1998

 

sm93-i.jpg

Modificato da Dave97
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  • 10 mesi dopo...
  • 1 anno dopo...

Su Dimensione Cielo l'avevo trovato descritto come bombardiere a tuffo con la configurazione di pilotaggio studiata per evitare l'effetto G al pilota. L'uso come aerosilurante avrebbe dovuto essere secondario

Effettivamente, in certe fonti, si parla di "bombardiere a tuffo"; mentre, in altre, lo si definisce quale "aerosilurante". Mah !!!

A mio avviso, comunque, poteva essere sviluppato su entrambi i fronti, magari dotandolo di propulsore ulteriormente potenziato (cioè, l'ultima evoluzione del Daimler Benz invertito).

Modificato da sorciverdi58
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  • 2 settimane dopo...

La posizione prona, nonostante sia molto gradita per alcune piacevoli attività, alla lunga si rivela anti-ergonomica, perchè costringe a scaricare il peso del corpo dove esso è meno "predisposto", ostacolando la respirazione, obbligando ad iperstendere il collo- mentre il movimento più naturale sarebbe la flessione dello stesso- e rendendo i movimenti degli arti disagevoli. Sull'He-132- almeno secondo alcune ricostruzioni documentali- il pilota avrebbe dovuto pilotare supino, più o meno come gli antichi romani stavano nei "triclinii"

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  • 3 settimane dopo...

La posizione prona, nonostante sia molto gradita per alcune piacevoli attività, alla lunga si rivela anti-ergonomica, perchè costringe a scaricare il peso del corpo dove esso è meno "predisposto", ostacolando la respirazione, obbligando ad iperstendere il collo- mentre il movimento più naturale sarebbe la flessione dello stesso- e rendendo i movimenti degli arti disagevoli. Sull'He-132- almeno secondo alcune ricostruzioni documentali- il pilota avrebbe dovuto pilotare supino, più o meno come gli antichi romani stavano nei "triclinii"

 

...evitando però di suonare la cetra.

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