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ORE 8:15:17


Dave97

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Si aprono i portelli di sgancio, con qualche cigolio.

La bomba è sempre saldamente trattenuta dalle dita d'acciaio di quattro robuste tenaglie.

Ma sotto, adesso, non c'è che lo spazio.

Fino alla nuda terra.

Ferebee si volge un attimo per lanciare uno sguardo a Tibbets, seduto dietro di lui, e lo assicura : - Tutto Ok -.

Poi torna, fulmineo, al mirino.

Il ponte non è ancora al centro della croce di mira, ma, poiché lo sgancio avverrà automaticamente, il puntamento a vista è stato anticipato di un minuto esatto.

Diciassette secondi dopo le 8.14.

Scocca il momento di Ferebee, ed egli preme istantaneamente il pulsante che sincronizza il lancio della bomba con il meccanismo d'innesco a tempo.

Quaranticinque secondi trascorrono in un silenzio quasi allucinato, poi un sibilo lacerante risuona fra le pareti metalliche di Enola Gay.

E' un segnale di Nelson, che annuncia agli altri componenti dell'equipaggio, a Great Artiste e a N. 91 che fra un quarto di minuto la bomba precipiterà su Hiroshima.

Questo urlo sinistro è captato anche a terra, dalle radio giapponesi della difesa.

Ufficiali e soldati si fissano l'un l'altro negli occhi, esterrefatti.

C'è un B-San su Hiroshima, il segnale viene da lì. Cos'è? Perché?

Ore otto, quindici primi, diciassette secondi.

Il segnale cessa di colpo e Little Boy si stacca da Enola Gay.

Per 51 secondi sarà solo un grave in caduta.

Eccolo!

Trascinato in avanti dalla forza d'inerzia ,nell'istante dello sgancio Enola Gay filava nel cielo a una velocità di 147 metri al secondo ,. sembra voglia seguire l'aereo-madre, ma presto assume un’ assetto diverso, la punta tende verso il basso, la coda pinnata si solleva, e la gravità ha ragione della spinta inerziale.

Sgravata all'improvviso da un peso di quasi quattro tonnellate e mezzo, Enola Gay ha compiuto intanto uno spettacolare balzo verso l'alto.

Tibbets ha immediatamente escluso il pilota automatico e, le mascelle contratte, s'è letteralmente gettato addosso alla cloche per far acquistare la massima velocità possibile all'apparecchio con un principio di picchiata, al limite del rischio per un quadrimotore. Contemporaneamente le ali sembrano schiantarsi, la sollecitazione della virata a 180 gradi è tormentosa.

Gli uomini si sentono schiacciare, ma non ci badano, guardano giù lo stesso e non sanno neppur essi se sono atterriti, affascinati o scettici.

Potrebbe essere un bluff, dopo tutto.

Ma no, sono sgomenti, qualcosa dice che sta per accadere l'inimmaginabile.

 

All'improvviso esplode una luce insostenibile

Da Great Artiste scendono pigramente tre paracadute che reggono gli strumenti di registrazione.

Su N. 91 le cineprese sono già in attività.

A Hiroshima, sulle piazzuole delle batterie contraetee, che tacciono, ufficiali e sottufficiali hanno seguito con i binocoli le bizzarre evoluzioni del B-San: un vistoso salto in verticale, poi una picchiata degna di un bombardiere leggero e una virata inconcepibile.

Sono impazziti gli yankees, questa mattina?

Little Boy sta precipitando e la sua traiettoria tende sempre più alla verticale, la velocità di caduta aumenta progressivamente obbedendo alla legge dell'accelerazione di gravità.

Enola Gay fugge con tutta la potenza dei suoi motori.

A Hiroshima si lavora, si parla, si ride.

- Ma perché non scoppia? - urla Morris Jeppson che ha contato troppo affrettatamente i secondi previsti fra lo sgancio e la deflagrazione.

Ore otto, sedici primi, otto secondi.

I detonatori proiettano l'uno contro l'altro i quattro blocchi di Uranio 235.

Si forma la massa critica, e all'istante Little Boy si disintegra: un nuovo sole artificiale, provocato dall'uomo, s'accende sulla Terra.

Un globo di luce intollerabile per le pupille degli uomini e degli animali terrestri, una emanazione di calore cinquemila volte più intensa di quella di una fiamma ossidrica che sprizzasse le sue scintille in un raggio di duemila metri, un pugno apocalittico sferrato dal cielo alla terra.

La pura dissoluzione della materia, nel delirio psichedelico di un mondo extra-galattico.

Centro focale della follia degli atomi, un punto nell'atmosfera situato a poco meno di 600 metri di altezza sul piano stradale della città di Hiroshima, Giappone, e 190 metri a nord-est dal ponte sul fiume Ota prescelto come bersaglio.

I calcoli degli scienziati e degli ingegneri sono stati maledettamente esatti.

Ora la luce è ovunque.

Una luce accecante, di ghiaccio, che in un attimo di attimo lo spettroscopio del cielo scinde in tutti i colori dell'iride .

Si espande fino ai limiti dei quartieri periferici e pare un ciclopico globo di magnesio, frangiato di rosa e di porpora.

 

Fin dal primo attimo 30.000 uomini dissolti nel nulla

In quest' attimo di attimo muoiono forse 30.000 persone.

Muoiono?

Finiscono di esistere, non solo come esseri umani, ma come entità materiali.

I loro agglomerati di cellule, in taluni casi le loro stesse strutture molecolari, svaniscono nel nulla assoluto.

Nessuna sensazione, nessuna sofferenza. Niente.

Uomini, animali, alberi, foglie, tutto ciò che c'è di organico a Hiroshima e che è sorpreso all'aperto in un raggio di mille metri dall'epicentro del pikadon – in giapponese, il «lampo-tuono» della bomba atomica - si volatilizza come un etere cosmico.

Il pikadon, in quella frazione di istante, schiarisce la corteccia esterna di tutte le sostanze resistenti che investe, come il granito.

Su quelle superfici, comuni in qualsiasi città dell'Oriente e dell'Occidente, i dissolti vivi lasciano impresse indelebilmente le loro ombre.

Ombre di uomini giovani e di uomini vecchi, di donne, di bambini, di cavalli, di cani, di polli, di mosche, di farfalle, di fiori.

Ombre di spettri.

Qui , entro un'area di 3-4 chilometri quadrati , c'è la fine dell'essenza intima di ogni cosa.

Ecco uno zoccolo di basalto, presso il vetusto tempio di Gokoku.

Sembra, adesso, un puntaspilli, perché è irto di migliaia di acutissimi aghi.

Sono cristalli mai visti, nati dalla fusione dello zoccolo.

Per un tempo non misurabile, ma dell'ordine di 1/10.000 o di 1/20.000 di secondo, il bagliore del pikadon lo ha raggiunto con la sua lingua di fuoco da 300-500.000 gradi.

I dissolti vivi sono di gran lunga i più fortunati, alle ore otto, sedici primi e otto secondi di questa mattina, a Hiroshima.

C'è poi un'altra specie di uomini quasi altrettanto fortunata nella inverosimile sciagura.

Questa, che si può definire la specie degli uomini-formica, in opposizione alla precedente specie di uomini-ombra, non svanisce in una frazione di istante, ma muore

- ecco, muore: è già più umano, più nell'ordine naturale delle cose - in due, tre, cinque secondi, massimo sette.

Mai visto , magari attraverso una lente , come muore una formica abbrustolita?

Lambito e avvolto dalla fiamma, il piccolo e laborioso insetto nero si rattrappisce, si contrae, rimpicciolisce, crepita, scoppietta, incenerisce, diventa fumo e poi zero.

Ecco, questa è la sorte di coloro che sono all'aperto in una fascia compresa fra i mille e i duemila - duemilacinquecento metri dallo l'epicentro dell'esplosione.

Anch'essi sono lambiti dall'alito rovente del pikadon per un tempo infinitesimale, ma è un alito già un po' meno rovente.

Chissà se s'accorgono di diventare cenere, due-sette secondi possono essere un'eternità. Comunque soffrono obiettivamente per poco.

Non conosceranno il massimo dell'orrore.

Se qualcuno si rende conto di quanto di inconcepibile gli capita, non ha il tempo di maledire.

Quanti sono gli uomini-formica?

Sommati agli uomini-ombra , in totale sono 80.000 gli abitanti di Hiroshima che rendono lo spirito a Budda o agli dei dello Shinto entro sette secondi dallo scoppio di Little Boy.

Ma il primo e il secondo girone dell'inferno atomico non hanno contorni perimetrali cosi esatti. Anche a poche centinaia di metri dal punto focale dell'emissione di luce ci sono gli sventuratissimi, destinati alle sofferenze più folli come quelli che se ne trovavano relativamente lontani.

Essere al coperto ma vicini, nel momento in cui si attiva la luce astrale del pikadon, equivale a essere esposti ma distanti, oltre i margini del secondo cerchio infernale, che ha un diametro approssimativo di cinque chilometri.

 

Dopo lo scoppio , una ventata immane spazza ogni cosa

Qui l'atrocità più assurda che la storia e la preistoria del pianeta Terra abbiano mai visto si svolge in una convulsione di sequenze e dissolvenze da teatro-verità agghiacciante, mostruoso, delirante.

Siamo oltre i limiti del credibile, tanto per il cervello, il cuore e i nervi degli uomini normali quanto per le menti malate dei pazzi.

Ed è un'atrocità che è tale proprio perché non dura una frazione di istante, né due-sette secondi.

Dura minuti, ore, giorni, settimane.

Può durare mesi e anni.

Per qualcuno, nel 1972, non è ancora finita.

Ma restiamo a quel tragico mattino.

Il soffio del pikadon, al di là del circolo di due chilometri e mezzo di raggio dall'epicentro dello scoppio, arriva sensibilmente attenuato.

Non ha più una temperatura stellare, e perciò gli manca l'energia termica sufficiente a volatilizzare gli esseri viventi e ad incancrenire gli aggregati delle sostanze dure.

E' però pur sempre rovente, e la sinistra vampa è pregna di letali particelle radioattive, i raggi gamma: almeno 90.000 abitanti di Hiroshima diventano uomini-carbone, uomini-mummia o uomini-cera.

Altre tre specie subumane create da Little Boy.

Uomini-carbone, ustionati cosi sconciamente da apparire simili a protoantropi nerastri, o addirittura a scimmie primordiali, di un'altra Età del mondo.

Uomini-mummia, legnosi e rinsecchiti, con gli abiti calcificati addosso, proprio come le bende delle mummie.

Uomini-cera, a tal punto piagati da vedersi sciogliere mollemente le carni, fino al biancheggiare delle ossa.

Come la bomba atomica esplode, Hiroshima è percossa da un colpo di maglio gigantesco.

Il centro della città è spazzato in un sol colpo; polverizzato dall'immane pressione.

Reggono per puro caso, qua e là, pochi muri e poche travi.

Masse di terra strappate perfino al sottosuolo, rottami, detriti, pezzi di corpi carbonizzati sono risucchiati verso l'alto e salgono vorticosamente verso la stratosfera nella colossale colonna di vapore, fumo e polvere che lo scoppio ha generato.

E' una colonna candida, attraversata da bagliori vulcanici.

Scurisce man mano che s'inerpica nel cielo.

In 48 secondi arriva a 3000 metri e già assomiglia a un curioso fungo perché, in cima, s'è dilatata.

In 3 minuti è a quota 9000.

Salirà gradualmente, sempre più sfaldandosi, fino al tetto vertiginoso di 17 chilometri.

Hiroshima è come un lago di magma ardente, sul quale il sole non splende più; la nube a forma di fungo lo ha completamente offuscato.

E' scesa la notte atomica.

Dopo il pikadon, il vento: una tempesta d'aria surriscaldata che imperversa sulle rovine alla velocità fantastica di 800 km/h, quattro volte maggiore di quella del più violento ciclone.

Ciò che non è crollato immediatamente, sotto la spallata tellurica dell'esplosione, si sfascia adesso nel turbinare pazzo di questo tornado senza precedenti.

Una polvere sabbiosa, minutissima; flagella Hiroshima da un capo all'altro.

Anche a 3 chilometri dal punto dov'è ,esploso Little Boy i pali del telegrafo si sono anneriti nella parte esposta al lampo.

Ma nemmeno i pali sono abbastanza sottili per sopportare la ventata ciclonica.

Si salvano solo gli oggetti filiformi, che offrono una resistenza irrilevante.

La pressione e il calore hanno già devastato 12 chilometri quadrati dell'area urbana di Hiroshima.

Sono saltate tutte le tubazioni sotterranee, le centrali elettriche e del gas.

Le acque del fiume Ota e dei canali, zeppe di cadaveri.

L'uragano non accenna a placarsi, e già s'annuncia una nuova calamità.

Folli di terrore, decine di migliaia di larve che hanno solo vaghe sembianze umane - le loro membra sono piagate, bruciate, dilaniate, talvolta squarciate in modo osceno, molti sono ciechi, tutti talmente annichiliti dall'orrore che quasi non percepiscono il dolore fisico - vedono scendere una pioggia fangosa, squallida, le cui gocce sono grosse come uova di piccione.

Non è l'acqua, fonte prima della vita, che cade dal cielo sulla Terra.

Il cielo di Hiroshima è maledetto, quest'acqua divora e corrode tutto ciò che tocca.

E' la pioggia di scorie radioattive, e cala come un triste sudario liquido.

E' accaduto che la naturale umidità atmosferica s'è vaporizzata nella sfera di fuoco, condensandosi poi nella nube a forma di fungo.

Alla prima sventagliata di raggi gamma s'aggiunge ora una più copiosa colata di sostanze altrettanto malefiche, capaci di ulcerare e avvelenare i tessuti organici, il sangue, il midollo delle ossa, e di dare una morte lenta - o lentissima - ai già stravolti sopravvissuti.

Non basta ancora.

Arriva il secondo vento che, a differenza del primo, affluisce sui rottami della città dall'estrema periferia, anzi, dalla campagna e dal mare.

Nell'enormità della catastrofe, è questo l'unico fenomeno non specificamente tipico dell'esplosione nucleare.

Per primi lo hanno conosciuto gli abitanti di Amburgo nella notte del 28 luglio 1943, mezz'ora dopo la fine di un duro bombardamento aereo convenzionale, e subito lo hanno battezzato Feuersturm, tempesta di fuoco.

Anche Tokyo, quando è stata attaccata da centinaia di B-San, ha vissuto una tragedia dello stesso genere, causata da un fenomeno fisico elementare.

Una forte emissione di calore provoca la rarefazione delle masse d'aria circostanti, e questo vuoto relativo attrae le correnti dall'esterno.

Ma le correnti, fatalmente, alimentano la fonte di calore, che così attrae altre correnti.

La tempesta di fuoco non si placa che quando tutto è combusto.

Il secondo vento non corre a 800 km all'ora come il primo, si accontenta di ringhiare a 250.

Ma è un vento infuocato, tesissimo e turbinoso al tempo stesso, che sradica gli alberi anche a molti chilometri di distanza e li proietta come stecchini in quella sterminata fornace che è ormai Hiroshima.

Con gli alberi, finiscono nella caldaia uomini e animali, a migliaia, magari rimasti fortunosamente incolumi fino a un minuto prima.

Nei canali si sollevano onde altissime e molti sventurati, alla lettera, vengono bolliti vivi.

 

Su Enola Gay non si è osservato nulla di tutto questo e non lo si è neppure immaginato, perché ciò che è avvenuto ha trasceso la più parossistica immaginazione umana.

 

L’Atomica di Hiroshima , Mondadori 1972

Modificato da Dave97
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Quoto al massimo....Ricordiamoci bene queste cose e questi racconti quando diciamo frasi "gli buttiamo sopra un'atomica ehehe".Non sto dicendo di volgerci dall'altra parte e calarci i pantaloni quando qualcuno ci minaccia con l'atomica ..Sto dicendo che per quanto spietata può essere la guerra e il mondo ricordiamo da che parte vogliamo stare e se arrivare a certi metodi non ci metta dalla parte di chi combattiamo.

 

Magari può apparirvi un bel racconto romanzato da qualche scrittore schierato...Ma non dimentichiamoci come l'atomica possa letteralmente annichilire persone,animali,cose che hanno la colpa di aver avuto leader sbagliati.Cerchiamo di immedesimarci perchè potrebbe accadere a noi.

 

La guerra alla lunga può portare a decisione drastiche.A maggior ragione ricordiamoci dove siamo finiti per ripetere gli stessi errori.Ricordiamo proprio adesso che il ricordo si affievolisce perchè è stato tutto vero e non si può capire quello che si è vissuto in quegli anni.La guerra la può capire solo chi l'ha combattuta sul serio..

 

Dico solo questo.Non dimentichiamo.

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La pura dissoluzione della materia, nel delirio psichedelico di un mondo extra-galattico.

 

Molto poetico ! :lol:

 

Sembra tratto da un libro che ho a casa, molto ben fatto anche se parecchio datato.

 

Fra l'altro ci ho letto anche delle curiosità che vorrei approfondire ...

 

Per esempio, è vero che tutti i cadaveri maschili trovati ad Hiroshima erano rivolti a testa in su, mentre le donne a testa in giù ?

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Mai sentito dire nulla a proposito della relazione fra sesso delle vittime, e posizione dei cadaveri.

 

@Draklor: si, hai ragione a dire così, e la mia non era una critica nei tuoi confronti. Praticamente sempre quando qui si parla della Seconda Guerra Mondiale, faccio appello alle generazioni affinchè si conservi una memoria forte di quegli eventi.

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Molto poetico !

Con tutto il rispetto possibile,personalmente di poetico non ci trovo niente, ed eviterei, sempre se possibile, il ricorso ai faccini sorridenti.

 

Sembra tratto da un libro che ho a casa, molto ben fatto anche se parecchio datato.

Probabilmente stiamo parlando dello stesso testo, del quale ho riportato titolo, casa editrice e data di pubblicazione.

 

Se riesco a trovarla, pubblicherò l’assurda storia di un personaggio giapponese, miracolato ad Hiroshima e deceduto a Nagasaki…

 

PS: Grazie Legolas .

Non era mia intenzione mettere in discussione l’uso delle armi atomiche nel caso specifico, tra l’altro già oggetto di discussione in un altro topic,ma ricordare l’altra parte che troppo spesso viene invece dimenticata…

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Se riesco a trovarla, pubblicherò l’assurda storia di un personaggio giapponese, miracolato ad Hiroshima e deceduto a Nagasaki…

Era un ingegnere che lavorava nelle Officine Mitsubishi di Hiroshima. Si chiamava Enemon Kawaguki...Sopravvisse anche a Nagasaki...per morire nel 1957 su un letto d'ospedale, ucciso dal cancro atomico...Ne parla anche Arrigo Petacco ne La Seconda Guerra Mondiale.

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Nagasaki la vittima dimenticata

 

I mille orrori di Hiroshima, la dichiarazione ufficiale del Governo degli Stati Uniti che la città è stata annientata dalla nuovissima e implacabile arma atomica, le agghiaccianti testimonianze sulla tragedia degli stessi inviati del Governo di Tokyo non sono bastati a smuovere la testarda ottusità della casta militare giapponese.

Hiroshima è una landa deserta, ma il Giappone non mostra alcuna intenzione di arrendersi.

A Tinian, base del 509° Gruppo , è già pronta la seconda bomba nucleare operativa.

E' diversa da quella che ha distrutto Hiroshima, che aveva una carica di Uranio 235, ed è della stessa specie, invece, della bomba sperimentale fatta esplodere nel New Mexico il 16 luglio 1945: la carica atomica è al plutonio, un elemento transuranico, che non esiste in naturà.

Ma la potenza distruttiva è pressappoco uguale, equivalendo in entrambi i casi a quella di 20.000 tonnellate di tritolo.

Il generale Carl Spaatz, Comandante in Capo delle Forze Aeree Strategiche americane nel settore del Pacifico, ha l'ordine. di far lanciare su una città giapponese la seconda bomba.

Alle 13 e 30 dell'8 agosto 1945, dall'isola di Guam, Spaatz invia a Tinian in cifrato, l'ordine di Operazione N. 39, relativo alla «Missione Speciale N. 16»: dice che l'obiettivo primario della bomba al plutonio è Kokura, l'obiettivo secondario è Nagasaki.

Il cappio si stringe attorno al Giappone, quello stesso giorno entra in guerra anche l'Unione Sovietica.

 

Il colonnello Tibbets, Comandante del 509° Gruppo Misto e pilota del B-29 « Enola Gay » che ha sganciato l'atomica all'uranio su Hiroshima, convoca gli equipaggi della « Missione Speciale N. 16» alle quattro del pomeriggio.

Stavolta decolleranno da Tinian cinque B-29 invece di sei.

Prima ne partiranno due che faranno da battistrada, cioè i ricognitori meteorologici: N. 91 del capitano Marquard, destinato a Kokura, e Straight Flush del maggiore Claude Eatherly, per Nagasaki.

Mezz'ora dopo i ricognitori meteorologici, spiccherà il volo la Superfortezza che recherà l'atomica al plutonio, accompagnata da altri due B-29, incaricati rispettivamente di lanciare gli strumenti di registrazione dello scoppio sulla città bombardata e di compiere i rilievi fotografici.

Il bombardiere vero e proprio è il Bock's Car e viene assegnato a Charles Sweeney.

La bomba al plutonio si chiama Fat Man perché ha forma tondeggiante e panciuta.

E' lunga 3 metri e 24, ha un diametro massimo di 1 metro e 35, pesa 4500 chilogrammi, è dipinta di giallo con le alette nere.

Contrariamente a Little Boy, partirà su Bock's Car già innescata.

A mezzanotte il colonnello Tibbets raduna nuovamente gli equipaggi per discutere gli ultimi dettagli. Tutto sembra procedere bene quando, nel pieno dei preparativi, si verifica un colpo di scena. Kuharek, il motorista di Sweeney, annuncia laconicamente: « Siamo nei guai! ». Una pompa ausiliaria di alimentazione non funziona, su Bock's Car.

Ciò significa che il carburante di riserva resterà bloccato nei serbatoi, e l'aeroplano, appesantito da «Fat Man», non ne avrà a sufficienza per compiere la missione e tornare alla base di Tinian.

Sweeney informa immediatamente Tibbets, Tibbets stringe i denti e dice, secco: «Decidi tu, Chuck!». E' un momento drammatico, perché la «Missione Speciale N. 16» non si può rinviare. Sweeney ci pensa un attimo, poi dichiara: « Vuol dire che, nel ritorno, atterrerò a Okinawa per rifornirmi»

Alle 2,30 del 9 agosto decollano da Tinian i battistrada meteorologici, N. 91, e Straight Flush. Alle 2,56 partono Bock's Car, Great Artiste e il terzo B-29.

Great Artiste trasporta una capsula speciale che sarà lanciata con gli strumenti di registrazione: contiene un accorato messaggio di un gruppo di scienziati atomici americani per un collega giapponese, il professor Sagane, affinché faccia udire la sua voce ,autorevole ai membri del Governo di Tokyo e li induca a porre fine a un massacro senza speranza.

Inoltre Great Artiste reca un passeggero in più, il giornalista William L. Laurence del New Y ork Times, futuro Premio Pulitzer.

Anche l'aereo fotografico del maggiore Hopkins ha a bordo due estranei, due inglesi.

Sono il professor Penney, fisico atomico di Londra, e il colonnello Leonard Cheshire, il più famoso pilota di bombardieri della Royal Air Force, entrambi inviati straordinari di Churchill.

Il Pacifico è in tempesta, soprattutto su Iwo Jima imperversa un autentico uragano.

Le Superfortezze lo attraversano con qualche difficoltà, perché per il momento volano piuttosto basse.

Presto spunta l'alba.

Su Bock's Car, Kuharek non fa che controllare e ricontrollare il livello del carburante.

E' preoccupatissimo.

Alle 6 del mattino c'è un nuovo evento da cardiopalma.

Fat Man dà segni di nervosismo, la luce rossa che fa da spia ai circuiti elettronici della bomba si accende all'improvviso.

Ashworth,Bames e Beser si precipitano per scoprire cos'è che non va, e sanno che possono disintegrarsi da un momento all'altro.

Due interruttori sono invertiti, per un incredibile errore di montaggio.

Bock' s Car e i due B-29 che ronzano nella sua scia l'hanno scampata per miracolo.

Gli aerei meteorologici raggiungono i loro obiettivi, Kokura e Nagasaki, verso le 8, ora giapponese.

Da Kokura, Marquard fa trasmettere che il cielo è chiaro, ma ci sono venti forti al suolo.

Da Nagasaki, Eatherly annuncia: «Cielo nebbioso, coperto per 2/8. Si prevede una rapida schiarita»

Le condizioni atmosferische, invece, stanno evolvendo in modo opposto.

E' in arrivo una burrasca dal Mar della Cina.

Sull'isoletta di Yaku Shima è stato fissato l'appuntamento a vista fra Bock's Car, Great Artiste e l'aereo del maggiore Hopkins.

Ma questo, andato alla deriva proprio nell'ultima ora di volo, non si vede.

Sweeney è furibondo, per via di quella brutta faccenda del carburante che brucia goccia a goccia.

Ma aspetta, girando in cerchio su Yaku Shima per quasi 45 minuti.

Poi non può più indugiare.

Abbassa il muso di Bock's Car in segno di intesa per Great Artiste.

il silenzio-radio è di obbligo – e i due apparecchi, insieme, riprendono il volo verso Kokura, situata a nord della grande isola di Kyushu, non curandosi di Hopkins.

Saranno raggiunti solo all'ultimo istante.

Alle 9,50 Bock's Car è in vista dell'obiettivo primario.

Il punto di mira è l'arsenale di Kokura.

Tutta la città è coperta dalla nuvolaglia, ma Beahan riesce ugualmente a inquadrare, attraverso le lenti del dispositivo di puntamento, un grande deposito ferroviario;

Ha studiato a perfezione la pianta topografica di Kokura e sa che l'arsenale non è distante.

« Pronto per lo sgancio, comandante » annuncia a Sweeney.

Ma un attimo dopo: «Maledizione! Le nubi! Non vedo piu niente! »..

La bomba è sulla corsia di lancio e gli uomini di Bock’s Car Bock's Car si sono già messi i polaroid che devono proteggere i loro occhi dal lampo dell'esplosione.

«Facciamo un secondo passaggio», dice Sweeney.

Bock's Car compie un ampio giro nel cielo a 9800 metri di quota, quindi torna sulla verticale di Kokura.

La visibilità è sempre pessima.

Terzo passaggio, con Beahan curvo sul congegno di mira, nervosissimo: lui, detto il «Grande Artista:. per la sua abilità di puntatore.

Buio pesto al suolo.

Sweeney e Ashworth decidono concor¬emente di lasciar perdere l'obiettivo primario e di attaccare quello di riserva: Nagasaki.

Kokura se l'è cavata per un capello.

Bock's Car vira a sinistra e punta a sud-ovest.

Nagasaki non è un bersaglio ideale.

Ha già subito cinque o sei attacchi aerei convenzionali, sia pure non molto pesanti e per di più ha una conformazione planimetrica assai accidentata.

Nell'insieme, vista dall'alto, la città sembra una forchetta a due rebbi disuguali.

il suo nome significa «Lunga Valle », in realtà l'abitato si stende su due valli quasi parallele, divise da una cresta collinosa al centro e circondate da altre colline.

Nella valle più corta , la valle di Nakashima ,c'è la parte vecchia della città, densamente popolata. In quella più lunga , la valle di Urakami , sorge prevalentemente la zona industriale. Gli abitanti di Nagasaki sono circa 250.000.

I punti di mira prefissati sono due, a scelta del puntatore secondo la visibilità: i cantieri Mitsubishi nel porto, oppure le fabbriche d'armi Mitsubishi in Urakami.

Le sirene dell'allarme aereo suonano alle 10 e 53, quando già Bock's Car è sull'obiettivo con Great Artiste.

L'ordine è di bombardare a vista, non a mezzo radar; ma bombardare a vista non si può perché le nuvole scorrono quasi senza interruzione sotto l'oculare di Beahan, che riesce a malapena a distinguere i contorni del porto.

Sweeney e Ashworth risolvono di contravvenire agli ordini e di usare il radar: sempre e ancora per colpa del carburante che scarseggia in altre parole per il pericolo di dover compiere un ammaraggio di fortuna con la bomba innescata nel ventre di Bock's Car.

E' questo che condanna Nagasaki!

 

Il lancio strumentale è un problema dell'ufficiale di rotta Van Pelt e del radarista Buckley.

Buckley controlla i punti di riferimento lungo la costa e Beahan segue la rotta di Van Pelt con il traguardo di mira.

Malgrado ogni suo sforzo, non è in grado di individuare la posizione dei cantieri.

Non importa.

Punterà su quella, approssimata, delle fabbriche d'armi. '

Portelli di sgancio aperti, lieve correzione di rotta, calcolo automatico delle cordinate di lancio.

Lunghi secondi di suspense, finché Beahan grida: «Bomba fuori »

Sweeney costringe l'aereo , come già Tibbets ha fatto su Hiroshima , a una strettissima virata e a una vera e propria fuga.

Sono.le 11,01 del 9 agosto 1945.

La bomba impiega esattamente 52 secondi e mezzo per attraversare gli strati di aria, di densità variabile, che separano il punto di sgancio da quello di scoppio, a 450 metri d'altezza dal suolo.

L'esplosione avviene per mezzo di un impulso elettronico.

Nel momento in cui Fat Man s'è staccato dall'apparecchio, una speciale «Scatola Nera» di Beser ha cominciato a inviare a terra dei segnali, che sono rimbalzati uno per uno sulla bomba in caduta.

Al diciannovesimo rimbalzo, come calcolato dagli scienziati, la reazione a catena: due blocchi di plutonio vengono proiettati l'uno contro l'altro dalle spolette esplosive e formano la «massa critica ».

Lo scoppio di Fat Man è terrificante quanto quello di Little Boy a Hiroshima.

Nessuna differenza.

Un lampo troppo vivido per essere sopportato dalle pupille dei mortali, una istantanea emanazione di calore stellare, una onda di pressione che polverizza qualsiasi ostacolo su un'aera di tre-quattro chilometri quadrati dal punto zero e danneggia gravemente le altre opere dell'uomo su una superficie tripla, poi una impetuosa tempesta di fuoco che tutto arde e incenerisce, mentre una colonna di fumo, di vapore, di scorie radioattive, di detriti, rottami e spoglie di animali carbonizzati sale velocemente verso il cielo.

Laurence, il giornalista imbarcato sul B-29 di Bock, scriverà:

«Dalla cima della colonna si diramò un fungo gigantesco che raggiunse la folle altezza di sedicimila metri, un fungo che sembrava anche più vivo della colonna e ribolliva furiosamente in una bianca schiuma cremosa, come se vi si agitassero dentro migliaia di geyser.

Sembrava scosso da una furia primordiale, simile a una creatura che tenti di divincolarsi dai ceppi che la tengono prigioniera. Quando ci apparve per l'ultima volta, aveva mutato forma: pareva un fiore, con i colossali petali rivolti verso il basso, di un bianco - panna all'esterno, color rosa all'interno. La colonna in ebollizione si era trasformata in una montagna di sovrapposti arcobaleni. Una notevole quantità di materia vivente era entrata in quegli arcobaleni ».

Fat Man è esploso nella valle di Urakami, per fortuna la meno densamente popolata, in un punto equidistante fra le acciaierie Mitsubishi e le due fabbriche d'armi a Ohashi e a Morimachi. Ora la valle. di Urakami è un deserto di sabbia ardente.

Le travi d'acciaio delle fabbriche appaiono piegate e contorte come se fossero di gelatina, i tetti degli edifici in cemento armato sfondati dal pugno tellurico della bomba, le case di legno e di carta letteralmente sparite.

Meno devastata la città vecchia, che lo sperone roccioso fra le due valli ha protetto.

I morti sono 60.000, forse, o 80.000.

Altri morranno in un futuro prossimo e in un futuro più lontano, corrosi dalle radiazioni.

Dopo l'orrore di Hiroshima, Nagasaki impressionerà assai meno la coscienza dell'umanità. Nagasaki sarà, subito, una vittima dimenticata, anzi la vittima dimenticata.

Non perché ha pagato uno scotto un po' inferiore in termini di morti e di devastazione materiale: solo perché è venuta dopo Hiroshima.

Ma l'orrore è stato uguale.

L'onda d'urto che colpisce Bock's Car sedici secondi dopo l'esplosione, poi, è molto più forte di quella che ha squassato Enola Gay in allontanamento da Hiroshima.

Anzi, qui le onde d'urto sono addirittura cinque, a causa della configurazione 0rografica del terreno su cui sorge , o meglio sorgeva, Nagasaki, e del conseguente gioco degli echi e dei rimbalzi.

Bock's Car resiste alle sollecitazioni quasi per miracolo.

Dopo, non c'è tempo per Sweeney di soffermarsi a osservare lo spettacolo della nuvola che sale dalla città atomizzata.

Il carburante è agli sgoccioli, Kuharek ammonisce che bisogna ridurre la velocità di crociera se non si vuole cadere in mare.

Spitzer invia un messaggio-radio a Tinian, che contiene una bugia: « Bombardata Nagasaki a vista. Nessuna azione da parte dei caccia e della contraerea. Effetti visibili quasi simili a quelli di Hiroshima. Noie a bordo in seguito al lancio ci obbligano a puntare su Okinawa. Carburante sufficiente per giungere solo a Okinawa ».

 

Intanto un idrovolante con a bordo tre aviatori giapponesi, temerari quanto ingenui,il tenente Komatsu, il sottotenente Tomimura e il sergente Umeda, è decollato dallo scalo di Sasebo e si dirige dritto nell'inferno del fungo atomico.

Komatsu vuole rendersi conto di persona della natura della nuova bomba,

tanto decantata dagli americani.

L'idro entra nel buio di pece della nuvola, che sta vertiginosamente salendo fino a ventimila metri, e ci resta per qualche minuto. Quando ne esce, i tre uomini sudano come se avessero fatto un opprimente bagno turco, hanno un mal di testa lancinante e una nausea atroce. Nessuno di loro si salverà dalle radiazioni, nelle quali si sono incautamente immersi.

Alle ore 13 Bock's Car atterra a Okinawa con un motore fermo, sussultando.

Gli sono rimasti da utilizzare 26 litri di benzina

 

L’Atomica di Hiroshima , Mondadori 1972

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Sadako

 

Si chiamava Sadako Sasaki e aveva quattordici anni.

Il soffio dell'atomica giunse appena a sfiorarla quando non aveva che un anno di vita.

Se riuscirò a costruire con le mie mani mille bianche ali di carta , diceva Sadako alle sue compagne, ripetendo le parole di un'antica leggenda giapponese , sono certa che non morirò.

La sua esistenza finì prima che le mille ali bianche potessero prendere il volo.

Oggi a Hiroshima, un monumento ricorda la storia di Sadako.

E le bambine delle scuole costruiscono ghirlande di fragili ali di carta che vengono inviate in tutto il mondo, agli uomini politici, agli scienziati, ai capi di stato.

Qualcuna di esse riesce a volare.

 

Pagina conclusiva di :

6 Agosto

Storia della bomba atomica

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La bomba all'idrogeno.

La bomba atomica è fondata su un processo di scomposizione (ossia la fissione) di un nucleo atomico complesso; ebbene, per la bomba all'idrogeno o bomba H, realizzata soltanto nel 1951, benchè ideata contemporaneamente a quella atomica, si impiega invece un processo inverso, ossia di sintesi; più particelle nucleari si uniscono per formare un nucleo composto, con una certa perdita di massa e conseguente liberazione di energia.

Questi due tipi fondamentali ma opposti di processi si verificano, con una certa similarità, nelle comuni reazioni chimiche: così, l'esplosione del tritolo avviene appunto a causa della scissione delle sue molecole in vari componenti; mentre un esempio comune di sintesi si verifica nella combinazione del carbonio con l'ossigeno, che dà luogo alla combustione; anche questa reazione è accompagnata dallo sprigionamento di energia.

È da notare però che questo secondo processo richiede, per l'innesco, una energia iniziale, atta a vincere la repulsione tra il carbonio e l'ossigeno; ebbene, altrettanto è necessario affinchè si manifesti la sintesi tra più particelle atomiche; occorre un calore iniziale elevatissimo, e perciò tali reazioni vengono dette termonucleari.

Nel caso della bomba all'idrogeno, detto calore è fornito dallo scoppio di una comune bomba atomica.

Mentre per le bombe atomiche non è possibile superare una certa potenza, correlativa alle dimensioni critiche; se queste venissero superate nell'accumulare il materiale fissionabile, se ne avrebbe lo scoppio spontaneo, con le conseguenze catastrofiche inerenti; invece, per le bombe termonucleari è possibile raggiungere delle potenze illimitate, ed è questa la caratteristica essenziale che le rende di tanto più temibili.

Per valutare l'energia prodotta dalle bombe termonucleari ,si assume come unità di misura il megaton, equivalente ad 1 milione di tonnellate di tritolo, mentre un chilogrammo di uranio 235 è equivalente a circa 20 mila tonnellate di detto esplosivo: dunque già il megaton, ossia l'unità di misura per la potenza delle bombe termonucleari, supera di cinquanta volte l'energia liberata da 1 chilogrammo di uranio.

 

La progettazione della bomba H

Nella progettazione e nella successiva realizzazione della bomba termonucleare, ebbe una parte preminente il dottor Edward Teller, della Università di California, il quale è stato talvolta definito «il padre della bomba all'idrogeno », sebbene, come di già per quella atomica, la complessa realizzazione sia stata il frutto di un lavoro collettivo reso possibile da una meravigliosa organizzazione, alle dipendenze del governo di un grande Paese, ma libera da ogni intralcio di carattere burocratico.

Ciò, del resto, è stato obiettivamente riconosciuto, con ammirevole lealtà, dallo stesso dottor Teller che ha voluto pubblicare qualche cenno intorno alla storia della grande impresa.

Si è venuti così a conoscenza che fu Enrico Fermi a suggerire per primo a Teller l'osservazione che, facendo esplodere una bomba a fissione (all'uranio),prima ancora che questa venisse costruita , si sarebbe sviluppato calore sufficiente per provocare la sintesi di più atomi di idrogeno, ossia la loro fusione.

E aggiunse ancora che l'idrogeno pesante o deuterio sarebbe stato, per tale processo, più adatto dell'idrogeno normale.

E queste osservazioni risalgono al 1942, allorchè quei due fisici si trovavano ancora alla Columbia University, ove era stato iniziato il lavoro per realizzare la bomba a fissione.

Tuttavia, per quanto quell'idea potesse sembrare attraente, non furono pochi i dubbi al riguardo, e un certo scetticismo perdurò sino al 1949.

Lasciata la Columbia, il Teller passò all'Università di Chicago, ove trovò il fisico Emil Konopinski, già noto negli ambienti scientifici, e pare sia stato proprio questi a formulare le teorie che, dimostrate infondate tutte le riserve, portarono alla realizzazione della bomba all'idrogeno.

Al Teller e al Konopinski si unì nelle ricerche il Bethe, autore di una famosa teoria ciclica della radiazione solare, ma fu il secondo di questa triade che ebbe l'idea originalissima di adoperare per quello scopo il tritio invece del deuterio.

Ma in quegli anni urgeva concludere il lavoro intorno alla bomba atomica, lavoro risultato molto più complesso del previsto, per le eccezionali difficoltà tecniche che fu necessario superare, e perciò non si potè lavorare, contemporaneamente anche nell' altra direzione; d'altra parte, si imponeva nel nuovo indirizzo la disponibilità iniziale di una elevatissima sorgente di calore che avrebbe potuto essere realizzata soltanto con la bomba a fissione.

Fu non prima del 1945, ormai al termine del conflitto, che gli studi relativi poterono essere ripresi.

Altri ricercatori abilissimi si unirono ai pionieri: fra essi Rolf Landshoff, i matematici Stan Ulam e Jack Calkin, lo stesso Enrico Fermi e John von Neumann che dalle vette sublimi dell'alta matematica sapeva abbassarsi , come scrisse il Teller , «al livello di un fisico».

Il risultato di quello sforzo collettivo fu la sicurezza tecnica conseguita della possibilità della pratica realizzazione della bomba H.

Si era ancora nell'estate del 1945.

Ma per passare sul terreno delle realizzazioni, s' imponeva un esperimento che presentava eccezionali difficoltà; l'esplosione provocata sarebbe durata soltanto una infinitesima frazione di secondo, e in quello stesso attimo gli strumenti destinati all'accertamento dei fenomeni correlativi sarebbero stati distrutti; si rendeva necessario escogitare un dispositivo atto a registrare cosa accadeva prima della vaporizzazione; ebbene, dopo estenuanti ricerche, venne costruito a Eniwetock un complicato laboratorio, nel quale l'esperimento sarebbe stato tentato; il risultato positivo della operazione definita «Greenhouse », compiuta nel 1951, dimostrò che le previsioni e i calcoli erano stati proficui; la combustione dell'idrogeno era anch'essa un fatto compiuto e dischiudeva all'uomo nuove possibilità, sia nel campo della capacità distruttiva che in quello delle possibilità applicative.

 

Le reazioni termonucleari

Di bombe all'idrogeno ne sono state costruite di più tipi, adoperando per la sintesi elementi leggeri diversi. Così, sembra che gli Americani ne abbiano sperimentate almeno di tre tipi differenti, a partire dal 1952, allorchè venne eseguito il primo lancio.

Il primo tipo è basato sulla sintesi di due deutoni, secondo la reazione:

D + D --> He4

 

che dà origine, dunque, ad un nucleo di elio, di massa atomica 4, mentre, come si ricorderà, la massa di ciascun deutone è uguale a 2 (un protone e un neutrone) .

Il tritio, altro isotopo dell'idrogeno, ha massa atomica 3 ed è costituito da un protone e da due neutroni.

Ebbene, con la sintesi di un tritio e di un protone è stato ottenuto un secondo tipo di fusione, secondo lo schema

H3 + H1 --> He4

 

che conduce, evidentemente, allo stesso risultato.

Infine sarebbe stata realizzata anche una bomba al litio, secondo la reazione:

L7 + H1 --> 2 He4

 

Ma sulla stessa strada hanno operato i Russi, e sembra con risultati ugualmente concreti.

Pare che essi abbiano ottenuto una bomba all'azoto, secondo la reazione:

N14 + D --> C12 + He4

 

È da rilevare però che, mentre le due prime reazioni, quella con due deutoni e l'altra, con un tritio e un protone, avvengono a temperature relativamente basse, per le altre due (cioè col litio e con l'azoto) si richiedono dai 20 ai 50 milioni di gradi.

Per tutte, si adopera come spoletta una bomba atomica, capace di fornire le temperature richieste.

Enormemente più elevati sono gli effetti distruttivi delle bombe termonucleari, rispetto a quelli provocati dalle bombe atomiche, e ciò per la loro inaudita potenza.

Esse raggiungono ormai i 12 megaton (ossia pari a 12 milioni di tonnellate di tritolo): perciò una potenza di circa seicento volte maggiore di quelle della bomba atomica adoperata alla fine della guerra.

La prima bomba termonucleare fu fatta esplodere nel 1952 dagli Americani.

La decisione della costruzione era stata presa dal Presidente Truman il 31 gennaio 1950, cioè sei mesi dopo che i Russi avevano fatto esplodere la loro prima bomba atomica (agosto 1949); l'ordigno tremendo fu allestito in uno dei più grandi stabilimenti atomici, nella Carolina del Sud, impiantato lungo il fiume Savannah, le cui acque provvedevano al raffreddamento dei reattori.

Ma i Russi, il 3 agosto 1953, ne sperimentarono una di maggiore potenza, la cui esplosione pare avvenisse in tre fasi (di cui la prima è rappresentata dallo scoppio di una normale bomba atomica: la bomba,grilletto, che dà l'innesco alla reazione termonucleare).

Ma il 10 marzo 1954 gli Americani sperimentarono a Bikini una più potente bomba all'idrogeno, alla quale ne seguirono altre due il 26 marzo e il 6 aprile, e pare che con esse abbiano riacquistato la superiorità atomica in fatto di bombe H.

Tuttavia non si può non rilevare che i Russi lavorano con maggiore riservatezza e che gli Occidentali vengono a conoscenza delle esplosioni effettuate soltanto analizzando le nubi radioattive prodotte dalle esplosioni stesse e trasportate dal vento sino al Giappone, ove in altre occasioni successive sono andate distrutte delle coltivazioni a causa del pulviscolo micidiale piovuto dal cielo.

Avrà termine, infine, questa gara tremenda?

Non lo si può prevedere.

Di certo vi è il fatto che si è giunti alla costruzione di bombe capaci di annientare, con lo scoppio, qualunque cosa in un'area di 15 chilometri di diametro (quella di una grande città) e di bruciar tutto, con la irrompente ondata di calore, in un'area di 5 mila chilometri quadrati.

Tali effetti devastatori sono dovuti alla enorme quantità di energia che è in gioco.

Un facile calcolo è possibile eseguire per la reazione H3 + H1 = He4: si sa che la massa del tritio è 3,0170 e quella del protone 1,0081: la loro somma darebbe 4,0251 mentre la massa atomica effettiva dell'elio è 4,0039: dunque si ha una perdita di massa atomica, la quale si trasforma in energia.

Eseguiti i calcoli, si prova che per ottenere una bomba mille volte più potente di quella atomica normale (una potenza forse già raggiunta), sarebbe sufficiente la formazione per fusione di 40 chilogrammi di elio: ammesso che il rendimento del processo sia del 5 per cento, sarebbero necessari allo scopo dagli 800 ai 1000 chilogrammi di una miscela di tritio e idrogeno come materia prima, di certo disponibilissimi.

È stato perfino calcolato , con una buona dose di cinismo , visto che tali bombe dovrebbero essere adoperate, essenzialmente, contro i grossi centri urbani, che non conviene costruire bombe più potenti di 20 megaton; una di queste già basterebbe per distruggere la più grande città ora esistente, provocando non meno di 11 milioni di morti: oltrepassando questo limite, una parte dell'energia verrebbe sciupata in quanto non sortirebbe un effetto utile ,e accrescerebbe il costo di ciascun individuo soppresso!

Tutto questo dimostra come e quanto sia augurabile che non si faccia una ben triste esperienza di tale inaudita potenza distruttiva, e come sia urgente raggiungere un accordo internazionale per la messa al bando di cosi spaventosi ordigni.

 

L'energia Atomica al servizio dell'umanità

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La bomba U

 

Sembra tuttavia che gli esperimenti di Bikini abbiano rappresentato un ulteriore passo innanzi verso la realizzazione di un nuovo tipo di bomba, designato come bomba U.

Infatti il 2 giugno 1955 il prof. Willard Libby, dell'Atomic Energy Commission degli Stati Uniti, parlando in un Congresso scientifico a Chicago , accennò all'esistenza di una bomba a fissione di 10 megaton, di tipo diverso dalla bomba H.

Essa comprenderebbe un meccanismo esplosivo che si svolge in tre fasi: si comincerebbe con una fissione nucleare, si continuerebbe con una fusione termonucleare del tipo della bomba H, si terminerebbe infine con una seconda fissione nucleare.

Nella bomba U un nucleo di plutonio funziona da miccia, e la sua esplosione produce l'altissima temperatura richiesta per provocare la reazione termonucleare , per fusione , di una miscela di deuterio e di litio che è disposta intorno al nocciolo; si ha perciò una seconda esplosione, del tipo H e in questa si ha, tra l'altro, la produzione di tutta una serie di neutroni ad alta energia, atti a provocare, dando origine ad una terza esplosione, la fissione di una certa quantità di uranio U238 che circonda a sua volta quella miscela.

Con dette esplosioni concatenate, si accresce notevolmente il rendimento della bomba; così mentre con ogni reazione di fusione si può avere una quantità di energia variante tra i 4 e i 17 MeV (a seconda del tipo di reazione impiegato), ciascun neutrone liberato da essa e producente la fissione dell'uranio 238, sprigiona una energia di ben 200 MeV.

Tra l'altro, da detto insieme di processi, vien fuori una grande quantità di fall-out.

La bomba U risulta altresì relativamente poco costosa per il fatto di adoperare, nella fase finale, soltanto dell'uranio 238, abbondante in natura.

 

 

Gli effetti delle esplosioni nucleari.

 

Con le esplosioni di appena 20 kiloton verificatesi sulle città giapponesi, il raggio delle scottature pericolose, da vampata, raggiunse i 3 chilometri ; ebbene, detto raggio sale ad oltre 20 chilometri per le bombe termonucleari.

Ma non meno temibile è il pericolo rappresentato dalla radioattività sia istantanea che residua; quest'ultima è dovuta soprattutto ai neutroni che vengono dispersi nell'esplosione.

Questa è accompagnata, infatti, dalla emissione di una radiazione abbastanza complessa, consistente di raggi gamma, neutroni, particelle beta ossia elettroni e, in piccola percentuale, particelle alfa.

Ora, mentre i neutroni e alcuni raggi gamma sono emessi nel processo iniziale di fissione, e perciò istantaneamente, i restanti raggi gamma e le particelle beta vengono liberati come decadimento dei prodotti di fissione, e perciò gradualmente.

Le particelle alfa, invece, provengono dalla radioattività del plutonio 239 e dell'uranio 235 rimasti indenni, ossia che non hanno subito fissione.

In linea di massima, si può considerare come radiazione istantanea quella emessa entro un minuto dalla esplosione; ma per il fatto che le particelle alfa e beta hanno un percorso brevissimo, le radiazioni istantanee, in pratica, consistono esclusivamente di raggi gamma e di neutroni: questi hanno un elevato potere penetrante e perciò producono effetti dannosissimi sugli organismi viventi.

Tuttavia, dei raggi gamma prodotti (il 3 per cento dell' energia totale), soltanto la terza parte perviene a notevole distanza dalla zona dello scoppio, ma vi provoca gli effetti più disastrosi per il fatto che a contatto con la materia vivente causa dei processi di alterazione per l'espulsione di elettroni dalle molecole che la costituiscono, ciò che produce la distruzione dei legami chimici che presiedono alla compagine delle molecole stesse e perciò la loro disgregazione; ne restano alterate le cellule e si hanno gravi danni fisiologici.

Questi raggi gamma emessi istantaneamente, provengono dal decadimento dei prodotti di fissione, o dalla diseccitazione di nuclei non fissionabili ma che hanno catturato qualche neutrone proveniente dal processo di fissione o, infine, dalla diseccitazione di nuclei eccitati per semplice urto da parte dei neutroni.

Ma oltre quelli, vi sono i gamma emessi successivamente, costituenti la radiazione residua: questa deriva, principalmente, dai prodotti di fissione, dai nuclei di plutonio e uranio 235 non fissionati, e dalla radioattività indotta provocata dai neutroni sui vari elementi colpiti sulla superficie terrestre o nel mare.

Ma ugualmente pericolosi, oltre i gamma, sono i neutroni, anch'essi raggiungenti, in proporzione dell'1 per cento, una distanza considerevole dalla zona colpita, e dai quali è ancora più difficile proteggersi.

Anch'essi provocano rilevanti danni fisiologici, ed è difficile proteggersene per il fatto che gli schermi eventualmente frapposti divengono a loro volta radioattivi allorchè ne vengono colpiti, emettendo nuovi raggi gamma altrettanto pericolosi.

Risponde bene come schermo protettivo il calcestruzzo perchè contiene l'idrogeno, il quale, come è noto, rallenta e cattura i neutroni, e contenendo altresì calcio, silicio e ossigeno, riesce ad assorbire i raggi gamma eventualmente prodotti per la cattura di neutroni.

L'enorme energia sprigionata da una esplosione nucleare genera un altro grave pericolo; essa provoca la trasformazione in vapore di una grande quantità di materiale polverulento, che viene lanciato e innalzato a velocità grandissima, formando il caratteristico, gigantesco fungo, che si eleva anche ad oltre 20 chilometri.

Anche detti materiali vengono resi fortemente radioattivi dagli stessi neutroni, e provocano le conseguenze più deleterie sugli organismi viventi allorchè ricadono, lentamente e anche in zone molto distanti, sulla Terra.

I neutroni che si disperdono allorchè si verificano dei processi di fissione, provocano la comparsa di grandi quantità di sostanze radioattive in zone che restano così contaminate.

A tale riguardo risultano molto più pericolose le bombe termonucleari che quelle atomiche, per il fatto che per queste v'è un limite per la massa del materiale impiegabile, mentre per le prime non v'è limitazione di sorta.

Specie le bombe al litio, liberano enormi quantità di neutroni.

Basta pertanto la cattura di neutroni da parte degli atomi dei gas atmosferici per avere l'accrescimento della radioattività complessiva dell' aria; soprattutto l' azoto ha grande attitudine a catturare detti neutroni, trasformandosi in carbonio radioattivo con l'espulsione di un protone.

I nuclei degli altri gas atmosferici non intervengono che in misura trascurabilissima nella cattura dei neutroni: l'ossigeno è quasi completamente inerte per detto processo, mentre è limitatissima la possibilità di formazione dell'idrogeno tre (tritio).

Resta dunque l'effetto sul.. l'azoto.

Il C14 prodotto è radioattivo, con un tempo di dimezzamento elevatissimo, ciò che gli consente di esercitare la sua influenza per lunghe e successive generazioni umane.

D'altra parte, esso si combina subito, nella libera atmosfera, con l'ossigeno, formando anidride carbonica radioattiva, la quale, insieme a quella ordinaria, interviene in tanti processi vitali.

La sua esistenza e il suo ciclo sarebbero le cause delle mutazioni spontanee sia per le radiazioni che emette nel disintegrarsi, sia perchè un atomo di carbonio radioattivo può essere incorporato in un gene, che si trasformerebbe così per radioattività propria.

Resterebbe spiegato in tal modo come un aumento della radioattività atmosferica porti ad un aumento della frequenza delle mutazioni spontanee.

 

Per gli effetti deleteri capaci di provocare, la più pericolosa è la bomba U, ossia una varietà di bomba H a tre stadi; anch'essa sfrutta le altissime temperature sviluppate dalla reazione di fissione del plutonio, per innescare una reazione di fusione di una miscela di deuterio e tritio, e utilizzando i neutroni generati in questa per provocare nuove reazioni di fissione nell'uranio. Ebbene, una di queste bombe, della potenza di 20 megaton (equivalente cioè a 20 milioni di tonnellate di tritolo), può provocare precipitazioni radioattive tanto gravi da causare danni seri e immediati alle persone, fino a qualche centinaio di chilometri dal punto d'esplosione.

 

L'energia Atomica al servizio dell'umanità

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  • 9 mesi dopo...
Ricordiamo anche che se le bombe provocarono morte e distruzione a Hiroshima e Nagasaki,fecero risparmiare le vite di centinaia di migliaia,forse milioni,di altri giapponesi e americani.

Fu un calcolo crudele da fare ma si rivelò dannatamente esatto.

 

No, guarda... l'unico calcolo che fu fatto fu quello di dare una dimostrazione di potenza (al Giappone, certo, ma soprattutto alla Russia), stop. Tutto il resto sono fandonie che ci inventiamo per giustificarci e pensare che i grandi americani siano sempre nel giusto. Si è ovvio che gli americani abbiano fatto il conto di risparmiare i propri soldati (mentre della popolazione giapponese, gliene fregava meno di zero), ed è anche plausibile che non tutti gli effetti fossero stati preventivati a questo livello (ma il Trinity Test ad Alamogordo cosa l'hanno fatto a fare, dico io?).

Ma al di la di questo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki furono delle atroci bestialità che fortunatamente non si sono più ripetute... ecco forse in questo senso sono serviti: a farci capire cosa vuol dire realmente "liberare il genio dalla bottiglia"... sono un monito.

 

Non sempre il fine giustifica i mezzi. E avrei voluto vedere quali sarebbero stati i nostri pareri se questo "atto necessario" fosse stato perpetrato su, diciamo, Bologna e Napoli, anziché su due ignote città lontane migliaia di chilometri...

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Sicuramente non amo fare ragionamenti di questo tipo, ma in questo caso dico solo che avremmo ragionato con una prospettiva ben diversa... magari errata in senso opposto naturalmente. No perché è facile parlare quando un evento avviene dall'altra parte del mondo e non ti coinvolge né coinvolgerà mai...

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Ospite intruder
Sicuramente non amo fare ragionamenti di questo tipo, ma in questo caso dico solo che avremmo ragionato con una prospettiva ben diversa... magari errata in senso opposto naturalmente. No perché è facile parlare quando un evento avviene dall'altra parte del mondo e non ti coinvolge né coinvolgerà mai...

 

 

È un discorso che può essere fatto a doppio senso.

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Ospite maxtaxi

Le due bombe risparmiarono la vita a milioni di giapponesi. Erano alla fame e uno scontro campale con tanto di invasione del territorio metropolitano si sarebbe trasformato in una enorme carneficina. 1milione di GI morti? Forse mezza popolazione giapponese avrebbe concimato il terreno con loro.

 

Molti studiosi sono concordi nel dire che le due bombe e i loro effetti devastanti con le foto delle città distrutte, furono un monito a non ripetere tale avvenimento durante le fasi alterne della guerra fredda.

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Le due bombe risparmiarono la vita a milioni di giapponesi. Erano alla fame e uno scontro campale con tanto di invasione del territorio metropolitano si sarebbe trasformato in una enorme carneficina. 1milione di GI morti? Forse mezza popolazione giapponese avrebbe concimato il terreno con loro.

 

Molti studiosi sono concordi nel dire che le due bombe e i loro effetti devastanti con le foto delle città distrutte, furono un monito a non ripetere tale avvenimento durante le fasi alterne della guerra fredda.

 

Sono ipotesi plausibili, ma comunque ipotesi non confermabili.

Non posso giustificare l'uccisione in modo atroce di 2 o 300 mila persone del tutto inconsapevoli e indifese, perché "se non l'avessi fatto, FORSE dopo sarebbe successo così e così". Il fatto di voler salvare la vita a molti giapponesi può suonare al più come una attenuante (falsa, perché al limite gli obbiettivi degli statunitensi erano - giustamente - di preservare la PROPRIA gente, non certo i jappo), non certo come una giustificazione.

 

Le bombe furono questo: una dimostrazione di forza, non un atto di carità.

Venirmi a dire che hai vaporizzato due mie città per il mio bene e per salvare la mia gente, mi suona tanto come una battuta di cabaret. Probabilmente, se l'atomica fosse stata usata dalle forze dell'Asse sul suolo americano, sarebbe stata bollata in modo unanime come crimine di guerra.

 

Sul fatto del monito per le generazioni future, posso anche concordare, e infatti l'ho sottolineato prima di te... ma anche in tal caso, sarebbe stato più che sufficiente Hiroshima (anzi sarebbe stato pure meglio, visto che con Nagasaki si è visto - e preso accuratamente nota - che la semplice protezione di una collina e una piccola imprecisione nello sgancio dell'arma, potevano penalizzare notevolmente l'efficacia dell'ordigno).

A dirla tutta, già ad Alamogordo sarebbe stato possibile rendersi conto di quel che si aveva per le mani...

 

 

EDIT:

Un'altra "attenuante" che riconosco agli statunitensi è che gli effetti a lungo termine dell'esposizione a intense radiazioni sul tessuto biologico non erano mai stati investigati sul campo ed erano per larga parte sconosciuti al momento dell'attacco atomico... in questo senso Hiroshima e Nagasaki hanno fornito moltissimi dati importanti. Però facendo passare questo concetto, è un po' come dire - passatemi il crudo accostamento - che i famigerati medici nazisti fecero dopotutto bene, a perpetrare i loro sciagurati "esperimenti" sugli ebrei nei campi di sterminio... dopotutto diverse informazioni scientifiche sono venute anche da lì...

Modificato da Andrew
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Ospite intruder
Sono ipotesi plausibili, ma comunque ipotesi non confermabili.

Non posso giustificare l'uccisione in modo atroce di 2 o 300 mila persone del tutto inconsapevoli e indifese, perché "se non l'avessi fatto, FORSE dopo sarebbe successo così e così". Il fatto di voler salvare la vita a molti giapponesi può suonare al più come una attenuante (falsa, perché al limite gli obbiettivi degli statunitensi erano - giustamente - di preservare la PROPRIA gente, non certo i jappo), non certo come una giustificazione.

 

Se vuoi possiamo discutere della crudeltà e dell'insensatezza della guerra, ma isolare un singolo episodio, atroce, dal contesto storico in cui avvenne, non ci aiuta.

 

 

Le bombe furono questo: una dimostrazione di forza, non un atto di carità.

 

In guerra si va a uccidere, non a fare carità. E comunque, senza le atomiche, il Giappone sarebbe stato, almeno parzialmente, invaso dalle truppe sovietiche. Cos'era peggio?

 

 

 

Venirmi a dire che hai vaporizzato due mie città per il mio bene e per salvare la mia gente, mi suona tanto come una battuta di cabaret. Probabilmente, se l'atomica fosse stata usata dalle forze dell'Asse sul suolo americano, sarebbe stata bollata in modo unanime come crimine di guerra.

 

Bomber Harris diceva, con tipico e greve humour British: se i tedeschi vincono la guerra mi processano come criminale di guerra, se prima gli inglesi non mi impiccano per averla persa...

 

 

Sul fatto del monito per le generazioni future, posso anche concordare, e infatti l'ho sottolineato prima di te... ma anche in tal caso, sarebbe stato più che sufficiente Hiroshima (anzi sarebbe stato pure meglio, visto che con Nagasaki si è visto - e preso accuratamente nota - che la semplice protezione di una collina e una piccola imprecisione nello sgancio dell'arma, potevano penalizzare notevolmente l'efficacia dell'ordigno).

 

 

Una non bastava, e addirittura dopo la seconda, i militari giapponesi tentarono un colpo di stato contro l'imperatore (che non era più dio, quando gli faceva comodo...) reo di volersi arrendere.

 

 

 

A dirla tutta, già ad Alamogordo sarebbe stato possibile rendersi conto di quel che si aveva per le mani...

 

Solo una bomba più grossa delle altre.

 

 

 

 

EDIT:

Un'altra "attenuante" che riconosco agli statunitensi è che gli effetti a lungo termine dell'esposizione a intense radiazioni sul tessuto biologico non erano mai stati investigati sul campo ed erano per larga parte sconosciuti al momento dell'attacco atomico... in questo senso Hiroshima e Nagasaki hanno fornito moltissimi dati importanti. Però facendo passare questo concetto, è un po' come dire - passatemi il crudo accostamento - che i famigerati medici nazisti fecero dopotutto bene, a perpetrare i loro sciagurati "esperimenti" sugli ebrei nei campi di sterminio... dopotutto diverse informazioni scientifiche sono venute anche da lì...

 

Mai sentito dell'Unità 731?

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Se vuoi possiamo discutere della crudeltà e dell'insensatezza della guerra, ma isolare un singolo episodio, atroce, dal contesto storico in cui avvenne, non ci aiuta.

Isolare un singolo episodio? Io non isolo un bel niente, partecipo semplicemente al dibattito - che dura da sessant'anni - se sia stato giusto o ingiusto usare i due ordigni. Se fosse così palese e lampante che è stato giusto, non ci sarebbe nessun dibattito, non credi?

 

In guerra si va a uccidere, non a fare carità.

Ma dai? E io che ho detto.

 

E comunque, senza le atomiche, il Giappone sarebbe stato, almeno parzialmente, invaso dalle truppe sovietiche. Cos'era peggio?

Certo, sarebbe stato peggio - per gli americani. Da qui l'uso della bomba.

 

Una non bastava, e addirittura dopo la seconda, i militari giapponesi tentarono un colpo di stato contro l'imperatore (che non era più dio, quando gli faceva comodo...) reo di volersi arrendere.

Io alludevo alla bomba come monito per le generazioni future - il discorso che ha tirato in ballo maxtaxi. Da quel punto di vista una bastava, anzi a quel punto - come già detto - era meglio non sapere delle limitazioni dell'arma, palesate a Nagasaki.

 

Solo una bomba più grossa delle altre.

Si si, un bel po' più grossa.

 

Mai sentito dell'Unità 731?

Sinceramente non ne avevo sentito parlare. Ho letto qualcosa su wikipedia tanto per capire di cosa parlavi, molto interessante. <_<

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Ospite intruder
Isolare un singolo episodio? Io non isolo un bel niente, partecipo semplicemente al dibattito - che dura da sessant'anni - se sia stato giusto o ingiusto usare i due ordigni. Se fosse così palese e lampante che è stato giusto, non ci sarebbe nessun dibattito, non credi?

 

Un elemento di rottura, come è stato l'impiego della Bomba, provocherà anni di dibattiti sulla sua legittimità, e ha comunque sempre diverse facce: la scoperta dell'America fu una rivoluzione benigna per l'Europa, catastrofica per le popolazioni native.

 

 

 

 

Ma dai? E io che ho detto.

 

Ho l'impressione che tu creda ancora al codice cavalleresco, che, per la cronaca, è un'invenzione della letteratura.

 

 

 

Certo, sarebbe stato peggio - per gli americani. Da qui l'uso della bomba.

 

Il Presidente degli Stati Uniti, che autorizzò l'uso dell'arma, e i suoi generali che quell'uso proposero, ha il dovere di pensare alla SUA parte, non a quell'altra, visto e considerato anche che l'America fu aggredita dal Giappone, e non vice versa. Questo NON è immorale, comunque tu voglia rigirare la frittata.

 

Nel lungo periodo, quali immensi benefici avrebbe tratto il popolo giapponese dall'occupazione sovietica? I medesimi che ne hanno avuto i felici Paesi del fu Patto di Varsavia, suppongo. Gli stessi della Cina: milioni e milioni di morti, molti più di quanti provocati da Little Boy e Fat Man. Solo che una lunga agonia non colpisce l'immaginazione come il pikadon, anche se produce danni moltiplicati per cento, mille.

 

 

 

Io alludevo alla bomba come monito per le generazioni future - il discorso che ha tirato in ballo maxtaxi. Da quel punto di vista una bastava, anzi a quel punto - come già detto - era meglio non sapere delle limitazioni dell'arma, palesate a Nagasaki.

 

E invece era meglio, perché ha convinto i generali che non avevano l'arma assoluta fra le mani.

 

 

 

 

Si si, un bel po' più grossa.

 

Torniamo daccapo. Noi continuiamo a ragionare col senno del poi. All'epoca forse, e lo sottolineo, f-o-r-s-e, solo gli scienziati sapevano cos'avevano fra le mani. I generali vedevano quell'ordigno solo come come town buster, con un colpo solo, un aereo solo, un solo equipaggio, risolvevi tutti i problemi, non dovevi più rischiare migliaia di uomini e di macchine, il lavoro te lo faceva uno solo.

 

 

 

 

 

Sinceramente non ne avevo sentito parlare. Ho letto qualcosa su wikipedia tanto per capire di cosa parlavi, molto interessante. <_<

 

Solo?

Modificato da intruder
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