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Giornalista di "La Repubblica" rapito


Berkut

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8 marzo 2007

 

«Mastrogiacomo sta bene»: lo affermano due giornalisti pakistani

 

Daniele Mastrogiacomo, l'inviato di Repubblica sequestrato domenica scorsa in Afghanistan, sarebbe «sano e salvo» e i talebani dovrebbero dare presto sue notizie: lo ha dichiarato oggi, giovedì 8 marzo, a Rai International il giornalista pakistano Hamid Mir, che ha riferito di avere avuto notizie sul collega italiano. Hamid Mir ha indicato che i sequestratori sospettano che Mastrogiacomo sia una spia perchè «l'interprete non lo ha difeso e anzi ha espresso la sua disapprovazione con i talebani che così si sono fatti una cattiva idea del giornalista». Hamid Mir ha aggiunto nell'intervista a Rai International di aver inviato alcuni messaggi ai leader talebani per convincerli che il giornalista non è una spia, ma un professionista che lavora per uno dei più rispettabili quotidiani italiani e dunque non devono fargli del male.

 

Sempre oggi, in mattinata, che Mastrogiacomo sta bene e che i Taleban starebbero negoziando lo detto all'Ansa anche un altro giornalista pakistano, Rahimullah Yousefzai, che ha avuto stamani dei contatti con i rapitori. «Sta bene, non gli hanno fatto del male», ha detto Yousefzai, secondo il quale i Taleban si rendono conto che Mastrogiacomo non è una spia «anche se non lo ammettono pubblicamente».

 

La manifestazione a Roma. «Manifestare per la liberazione degli ostaggi non basta ma può aiutare a creare un clima di dialogo». Così il sindaco di Roma, Walter Veltroni, spiega il senso della manifestazione che si è svolta in Campidoglio, in collaborazione con l’Associazione Stampa Romana, che con l’obiettivo di ribadire che Daniele Mastrogiacomo «è solo un giornalista che fa il suo mestiere». Intervistato da Repubblica Veltroni ha ribadito che «altri rapiti mi hanno detto che l'eco di queste manifestazioni, a volte anche le immagini, li aveva raggiunti in qualche modo. E che era stato un conforto sapere che c'era qualcuno in piazza per loro». Il sindaco Veltroni si dice anche disponibile «a tornare in moschea e a lanciare appelli per la liberazione di Mastrogiacomo alle tv arabe».

 

Tutta la giornata di mercoledì ieri è stata caratterizzata da un'intensa attività (politica e sul terreno) da parte della diplomazia italiana, al lavoro sui fronti più variegati per ottenere la liberazione del giornalista rapito. Mastrogiacomo sarebbe stato sequestrato dagli uomini di uno dei più noti capi taleban, il mullah Dadullah, che presumibilmente si nasconde nella provincia di Helmand, dove la Nato ha lanciato una dura offensiva.

 

Iniziative della Farnesina. Fonti della Farnesina hanno ribadito che si stanno esplorando tutti i canali possibili per arrivare al suo rilascio. «Non siamo stati contattati da nessuno per una richiesta di riscatto od altro», ha dichiarato l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che ha precisato: «Stiamo cercando di chiarire la dimensione di questa vicenda».

 

Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema continua a seguire personalmente gli sviluppi della situazione, in costante contatto oltre che con Sequi, anche con l'unità di crisi del ministero. Roma ha attivato gli strumenti diplomatici a disposizione: da quelli "classici" dei rapporti con gli alleati, a quelli che vedono impegnati i servizi di intelligence operativi sul terreno, oltre ai costanti contatti con il governo centrale afghano e con i governatori delle province di Kandahar e Helmand. Ai carabinieri del Ros di stanza a Kabul è stato poi affidata una missione chiave, e cioé portare avanti tutti gli accertamenti per conto della procura di Roma. Gli specialisti dell'Arma sono stati già presenti operativamente in territorio afghano, nel quadro delle indagini sul sequestro del freelance Gabriele Torsello e della volontaria Clementina Cantoni.

 

L'agenzia Afp aveva diffuso un presunto audio del mullah Dadullah, in cui il capo taleban - diventato ormai quasi un portavoce ufficiale dei ribelli afghani - affermava che Mastrogiacomo (e i due afghani che si trovavano con lui al momento del sequestro) hanno «confessato di essere spie al lavoro dei britannici», tesi che in realtà i talebani avevano fatto già circolare. Oltre ad affermare che l'obiettivo di Mastrogiacomo era quello di segnalare la posizione dei taleban per permettere alle forze britanniche di bombardare il luogo, nel suo presunto messaggio il mullah accusava anche i «media occidentali, che danno la libertà solo ai loro mezzi di comunicazione, non ai nostri»

 

Visto che nessuno aveva postato posto io.

 

Spero che venga liberato al più presto, perchè un semplice giornalista non deve essere rapito, visto che non è lì per uccidere o catturare nessuno, ma semplicemente per informarci dei fatti che accadono.

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Pensare che l'hanno accusato di avere un designatore laser nascosto dentro una bottiglia di shampoo, pensate che idioti quelli del RRAO che si portano dietro più di 15 kg di trabiccolo quando un misero giornalista-spia può permettersi sta roba.

Sono pazzi sti talebani...

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