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Cina - Topic Ufficiale


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Intanto .... a nord dell'India ....

 

China deploys Su-27 fighters in Tibet, can target key Indian air bases ....

 

China’s all-weather fighter base in Tibet is now widening its range of options in the event of a conflict with India. Intelligence intercepts and satellite monitoring has confirmed that China may have to some extent overcome Tibet’s extreme altitude and temperatures to operationalise an all-weather airfield near the Tibetan capital Lhasa.

 

The airfield is Gonkar, where China has deployed Su-27 fighters.

 

Fonte .... http://stratrisks.com/geostrat/12672

 

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Tra l'altro in italia non se ne e' parlato, credo, ma da 2 settimane e' terminato il bizzarro, ma non tanto, stand off tra cina e india in una remotissima posizione sul confine

 

http://www.reuters.com/article/2013/05/07/us-india-china-idUSBRE9460S320130507

 

http://www.indiatimes.com/news/india/story-behind-the-indochina-standoff-76689.html

qui video (fonte indiana)..

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  • 2 settimane dopo...

Che la Cina stia facendo i suoi passi per contrastare la presenza USA nel Pacifico è palese, un pò meno che stia usando lo stesso modello americano per influenzare indirettamente i vicini USA, ovvero a suon di contratti milionari in Canada e nel "giardino americano", ovvero il Sud America.

 

Fonte The Washinghton Times

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Nicaragua gives Chinese firm contract to build alternative to Panama Canal

 

http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/06/nicaragua-china-panama-canal

 

The president of the country's national assembly, Rene Nuñez, announced the $40bn (£26bn) project, which will reinforce Beijing's growing influence on global trade and weaken US dominance over the key shipping route between the Pacific and Atlantic oceans.

Modificato da cloyce
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In relazioni alla guerra cibernetica tra gli USA e la Cina anche con gli scandali che coinvolgono l'attuale amministrazione un interessante articolo sul presunto ruolo del TAO una segretissima task force interna alla NSA.

 

http://www.foreignpolicy.com/articles/2013/06/10/inside_the_nsa_s_ultra_secret_china_hacking_group

 

 

TAO even has its own small clandestine intelligence-gathering unit called the Access Technologies Operations Branch, which includes personnel seconded by the CIA and the FBI, who perform what are described as "off-net operations," which is a polite way of saying that they arrange for CIA agents to surreptitiously plant eavesdropping devices on computers and/or telecommunications systems overseas so that TAO's hackers can remotely access them from Fort Meade.

 

 

 

Per capire che certe "imprese" hanno bisogno di "umanoidi" in carne ed ossa.

Modificato da holmes7
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  • 2 settimane dopo...

Come volevasi dimostrare, lavorano in maniera diversa.......

 

Adnkronos – Dal 2003 gli Stati Uniti e i loro alleati hanno combattuto la guerra e attraversato un sanguinoso periodo di occupazione, ma è la Cina a trarre i benefici maggiori dall’Iraq post Saddam Hussein. Pechino è il principale cliente del petrolio iracheno -il Paese è ora uno dei maggiori produttori mondiali con quasi 1,5 milioni di barili al giorno- acquistando circa la metà della produzione. Ora la Cina, scrive il New York Times, vuole aggiudicarsi una quota ancora più grande, con un’offerta per partecipare allo sfruttamento di uno dei più importanti giacimenti del Paese, attualmente in mano alla Exxon Mobil. “I cinesi sono i maggiori beneficiari del boom del petrolio in Iraq”, dice Denise Natali, esperta di Medio Oriente alla National Defense University di Washington. “Hanno bisogno di energia e vogliono entrare nel mercato”. Dopo la caduta di Saddam Hussein e la fine delle sanzioni internazionali contro l’Iraq, la Cina ha iniziato a investire nel Paese oltre 2 miliardi di dollari l’anno. Non solo, Pechino si è mostrata disponibile ad accettare le regole imposte dal nuovo governo iracheno, accettando anche margini di profitto inferiori pur di aggiudicarsi i contratti. “Abbiamo perso”, ammette Michael Makovsky, ex funzionario della Difesa durante l’amministrazione Bush, impegnato all’epoca nella questione del petrolio iracheno. “I cinesi non hanno avuto nulla a che fare con la guerra, ma da un punto di vista economico ne stanno beneficiando e la nostra Quinta Flotta e le nostre forze aeree li aiutano ad assicurarsi le loro forniture”.La presenza cinese in Iraq e’ evidente, sia nella portata del loro investimento, che nei dettagli che lo compongono. Nel deserto al confine con l’Iran, la Cina recentemente ha costruito un proprio aeroporto per trasportare i lavoratori cinesi nei giacimenti dell’Iraq meridionale. Si sta pensando anche a collegamenti aerei diretti da Pechino e Shanghai con Baghdad. Negli hotel di lusso di Bassora, i manager cinesi impressionano i loro interlocutori iracheni sfoggiando una perfetta padronanza dell’arabo. Non solo, lo parlano con l’accento iracheno. Quello che i cinesi non fanno, invece, e’ altrettanto notevole agli occhi degli iracheni: i cinesi non si lamentano. Al contrario dei dirigenti delle grandi compagnie petrolifere occidentali, come la Exxon Mobil, i manager cinesi sono felici di accettare i rigidi termini imposti dagli iracheni nei contratti petroliferi, accontentandosi di minori profitti. Cio’ che interessa alla Cina e’ l’energia necessaria a far funzionare la propria economia, non arricchire le proprie aziende petrolifere. Le aziende cinesi non devono dare conto agli azionisti, pagare dividendi o generare profitti. Sono strumenti della politica estera di Pechino volta ad assicurare le forniture necessarie ad una popolazione sempre più ricca e sempre più affamata di energia. “Non abbiamo alcun problema con loro”, dice Abdul Mahdi al-Meedi, un funzionario del ministero del Petrolio di Baghdad incaricato della gestione dei contratti con le compagnie straniere. I cinesi, spiega, “sono molto collaborativi. C’è una grossa differenza. Le compagnie cinesi sono aziende di Stato, mentre la Bp, la Exxon o la Shell sono diverse”. La Cina si sta ora muovendo in maniera aggressiva per espandere il proprio ruolo, mentre in Iraq cresce il malumore verso le aziende che hanno siglato accordi petroliferi separati con il Kurdistan semi-autonomo. I curdi offrono condizioni piu’ vantaggiose rispetto a quelle del governo centrale, anche se Baghdad e gli Stati Uniti considerano quegli accordi illegali. Alla fine dello scorso anno la China National Petroleum Corporation ha lanciato un’offerta per acquisire il 60 per cento dei diritti del ricco giacimento di West Qurna I, una partecipazione che la Exxon Mobil potrebbe essere costretta a lasciare in conseguenza dei suoi interessi nel Kurdistan iracheno. Finora, la Exxon Mobil ha resistito alle pressioni e a marzo la compagnia cinese ha annunciato l’interesse a entrare in partecipazione con l’azienda americana per lo sfruttamento del giacimento. Se dall’invasione e occupazione Usa ha finito per trarne vantaggi la Cina, gli esperti americani di energia ritengono che questo imprevisto sviluppo degli eventi non finirà necessariamente per danneggiare gli interessi degli Stati Uniti. L’aumentata produzione irachena, in gran parte ottenuta con l’impiego di addetti e operai cinesi, ha anche messo il mondo al riparo da un aumento del prezzo del petrolio causato dalle sanzioni internazionali contro le esportazioni iraniane. Con il boom della produzione interna verificatosi negli ultimi quattro anni negli Stati Uniti, la dipendenza dal petrolio mediorientale è molto diminuita. Questo ha reso i gacimenti iracheni meno vitali per gli Stati Uniti. Non solo, gli interessi cinesi in Iraq potrebbero anche contribuire a stabilizzare il Paese in una fase di nuove e crescenti violenze.

 

http://www.analisidifesa.it/2013/06/in-iraq-la-guerra-lhanno-vinta-i-cinesi/

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Anche l'ENI prima della privatizzazione lavorava in modo simile: ovvero con una vision finalizzata allo sviluppo economico e sociale del paese e non per il solo successo dell'azienda. Altri tempi.

 

Comunque articolo veramente interessante!

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  • 2 settimane dopo...

Rapporti di buon vicinato:

 

 

Reduci dalle più grandi esercitazioni navali di sempre, Russia e Cina si lasciano da amici fraterni, giurandosi reciprocamente che in futuro la cooperazione militare nei mari e nei cieli sarà sempre più estesa e approfondita. È questo l’esito più significativo di “Mare Unito 2013”, la sei giorni di manovre nel golfo di Pietro il Grande, presso Vladivostok, in quello che la geografia chiama “mar del Giappone”. E il Giappone è avvertito.

I due partner anticipano «esercitazioni più complesse e diversificate in altre parti del Pacifico e con la formazione congiunta di ufficiali di marina», dice Leonid Sukhanov, vicecapo della marina russa. Poco meno di un’alleanza stretta e di una promessa di nuovo protagonismo, da player veramente globali.

Appaiono lontani i tempi in cui Nikita Chruscev definiva Mao Zedong «nazionalista, avventuriero e deviazionista», mentre l’altro, a sua volta, gli dava del «revisionista, patriarcale, arbitrario e tirannico» (1960), così come i giorni in cui i due Paesi socialisti arrivarono a combattersi sul confine del fiume Ussuri/Wusuli, in una guerricciola che tenne però il mondo con il fiato sospeso (1968).

Oggi vanno d’amore e d’accordo, alla ricerca di una rinnovata grandezza post socialista. Grande enfasi è stata data all’evento sui media di Pechino, che hanno seguito le manovre in diretta in tutto il loro svolgimento. È l’esaltazione dello spirito patriottico su cui punta molto la nuova leadership di Xi Jinping e Li Keqiang. Bisogna far capire al mondo la propria riscoperta grandezza, ma soprattutto trasmettere orgoglio ai cinesi, cioè senso di comune appartenenza. Lo richiede la delicata fase politico-economica, con una crescita che rallenta proprio mentre si cerca di traghettare la totalità dei cinesi nella dimensione del benessere. Cosa c’è di meglio di una spruzzatina di orgoglio patrio, per continuare sulla strada del “sogno cinese”?

Non è la prima volta che Russia e Cina svolgono manovre congiunte, ma la novità e l’importanza di quelle appena terminate sta nel fatto che Pechino non aveva mai spedito una così considerevole forza militare all’estero «per partecipare a esercitazioni in un'area marittima sconosciuta», come scrive China Daily. Di fatto, hanno preso parte a “Mare unito 2013” dodici navi russe e sette cinesi, più un numero imprecisato di aerei da combattimento. Una parata navale congiunta, con 13 navi da guerra e tre aerei, ha infine chiuso trionfalmente le manovre. Dopo di che, secondo le fonti, la flotta cinese ha fatto ritorno a casa, sparacchiando qua e là lungo il tragitto per tenersi allenata.

Nota di colore: «Le due marine hanno attuato anche una politica delle “porte aperte” sulle rispettive navi, con una serie di eventi sportivi e spettacoli culturali», riportano le cronache.

Mentre le esercitazioni congiunte del 2012 erano basate esclusivamente su strategie antiterrorismo e antipirateria, queste hanno incluso «la difesa aerea della flotta, la guerra antisommergibile e la guerra di superficie», riportano i media cinesi. È quindi evidente l’ampliamento della capacità operativa.

Anche dal punto di vista tecnologico, tutto lascia intendere una rinnovata partnership volta al potenziamento reciproco. Yin Zhuo, direttore della sezione informazioni della Marina cinese, ha detto che in particolare le esercitazioni congiunte antisommergibile evidenziano un approfondimento della fiducia reciproca «perché le informazioni relative ai sommergibili sono raramente condivise».

Ce n’è abbastanza da innervosire parecchi. In primis il Giappone, si intende, che vede sfilare navi e volteggiare aerei al largo delle proprie coste e probabilmente legge l’intera faccenda come un messaggio esplicito sull’irrisolto conflitto strisciante con Pechino a proposito delle isole Senkaku/Diaoyu.

Ci sono poi ovviamente gli Stati Uniti, il cui “pivot to Asia” - la strategia di allargamento della propria sfera di interessi e di presenza sempre maggiore in quell'area di mondo - è avversata esplicitamente da Pechino, che la considera una forma di containement nei propri confronti.

Proprio in questi giorni l’agenzia Bloomberg cita un rapporto del Pentagono secondo cui la Cina ha il «programma più attivo e diversificato al mondo per quanto riguarda i missili balistici» e un crescente arsenale di testate nucleari in grado di raggiungere gli Stati Uniti.

Il sito The Diplomat cita l’ammiraglio russo Alexander Fedotenkov, secondo cui la Russia riceverà nel 2013 un’inedita dotazione di 36 navi da guerra. Da parte sua – riporta Defence News - la Cina starebbe rafforzando la propria «strategia aerea anti accesso», ampliandola da 250 a 400 chilometri dai propri confini, grazie all’acquisto di sistemi missilistici terra-aria S-400 e di caccia multiruolo Sukhoi Su-35. Il tutto made in Russia, naturalmente.

Per la Cina appare infatti fondamentale l’aspetto legato all’innovazione tecnologica. A “Mare Unito 2013” ancora in corso, Wang Ling, un alto ufficiale della task force cinese, aveva infatti dichiarato che eventuali inaspettate situazioni di «emergenza» durante le esercitazioni, «come per esempio problemi meccanici, possono contribuire a rafforzare le capacità di problem solving».

È proprio lì, nella capacità di creare sperimentando, di dare risposte inedite a problemi inediti, che la Cina sconta ancora i maggiori ritardi in tutto il suo sistema industriale; e, come naturale prolungamento di quello, nell'apparato militare. La Russia, con il suo know how militare, appare il partner giusto per risolvere il problema. E per la Russia, la Cina è il mercato più ghiotto.

Le relazioni tra i due grandi Paesi sono state corroborate nello scorso marzo dalla visita di Xi Jinping a Mosca – il suo primo viaggio all’estero da presidente della Repubblica Popolare – e da una serie di accordi commerciali che sembrano andare nella direzione della grande “Eurasia” voluta da Vladimir Putin. I colloqui iniziati a Mosca tra i due presidenti sono infatti sfociati a giugno in un affare da 270 miliardi dollari per Rosneft, la compagnia petrolifera statale russa, che raddoppierà le proprie forniture di petrolio alla Cina.

Jeffrey Mankoff, un esperto di studi eurasiatici, scrive sul New York Times che in realtà la cooperazione tra le due potenze è puramente “tattica”, poiché diverse sono le condizioni interne e quindi anche le agende politiche. La Russia sarebbe in questo senso una ex grande potenza decadente, mentre la Cina è la potenza in ascesa, che cerca di “placare Mosca” con l’ostentazione di amicizia. In realtà – osserva Mankoff - i due Pesi sarebbero di fatto rivali nello scacchiere dell'estremo Oriente, prova ne sia il sostanziale silenzio russo sulle dispute territoriali che vedono Pechino protagonista nel mar Cinese Meridionale e Orientale.

C’è poi la questione del gasdotto centroasiatico, quello che collega Pechino al Turkmenistan, ma che si dirama in pressoché tutti gli “Stan” dell’Asia centrale. Amplia la sfera d’influenza cinese a occidente e, in questo, entra in concorrenza con le politiche energetiche della Russia, che apre e chiude i rubinetti del gas e del petrolio anche per ragioni politiche.

Inoltre – secondo l’analista – la Russia teme soprattutto una sorta di «conquista demografica» della propria immensa e semideserta periferia orientale da parte dei cinesi. In base a queste valutazioni, il maggior collante tra Cina e Russia sarebbe quindi proprio la comune opposizione al ruolo da dominus svolto dagli Stati Uniti. Il nemico del mio nemico è il mio amico.

 

ricordo una canzone che faceva: "i tuoi problemi, sono anche i miei, e non c'è nulla che io non farei per te, se stiamo uniti, scoprirai che c'è un vero amico in me, di più di un amico in me!" :whistling:

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La questione del Mar del Giappone non è di secondaria importanza soprattutto tenendo conto che la Cina tecnicamente non si affaccia su questo mare, a differenza di Russia, Giappone e le due Coree (anche se solo per una sottile striscia di terra di una manciata di chilometri).

 

Questo tipo di esercitazioni, al di là della ritrovata pacificazione diplomatica tra Russia e Cina, indica un modo di fare politica estera piuttosto aggressivo della Cina. Sono le navi cinesi che hanno fatto armi e bagagli e sono andate a nord a trovare i loro nuovi-vecchi amici per la pelle e l'esercitazioni infatti è stata chiamata "Mare unito". Viene da domandarsi perché la Cina si debba esercitare proprio in questa zona geopolitica calda se non per mostrare i muscoli.

 

Fossi Corea del sud e Giappone non sarei tanto felice di vedere tutte queste manovre militari ai confini, senza contare i numerosi sconfinamenti dei bombardieri russi degli ultimi tempi.

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Fossi Corea del sud e Giappone non sarei tanto felice di vedere tutte queste manovre militari ai confini, senza contare i numerosi sconfinamenti dei bombardieri russi degli ultimi tempi.

 

 

 

La flotta giapponese potrebbe affondare gran parte del naviglio cinese nell'arco di 72 ore riportando danni minimi.

 

Vede, il popolo cinese come sappiamo e' piuttosto nazionalista, ma non hanno la minima idea di come il loro paese sia vulnerabile. Sono convinti di poter spaventare i samurai, che i nipponici arretreranno....non hanno ancora capito con chi hanno a che fare.

 

Costruire, pardon comprare una vecchia portaerei, non significa avere un aviazione navale. Sono due concetti ben diversi.

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La flotta giapponese potrebbe affondare gran parte del naviglio cinese nell'arco di 72 ore riportando danni minimi.

 

Vede, il popolo cinese come sappiamo e' piuttosto nazionalista, ma non hanno la minima idea di come il loro paese sia vulnerabile. Sono convinti di poter spaventare i samurai, che i nipponici arretreranno....non hanno ancora capito con chi hanno a che fare.

 

Costruire, pardon comprare una vecchia portaerei, non significa avere un aviazione navale. Sono due concetti ben diversi.

Tu stai prendendo in considerazione un'aggressione senza preavviso? Se si ti rendi conto che i cinesi potranno(secondo il diritto internazionale) rispondere con qualsiasi mezzo?

Altro che naviglio vedremo sparire meta`della popolazione giapponese e di certo non in 72 ore.

Se invece non si prende in considerazione un'aggressione senza preavviso non credo che i cinesi si farebbero far fuori la flotta cosi` facilmente.

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Tu stai prendendo in considerazione un'aggressione senza preavviso? Se si ti rendi conto che i cinesi potranno(secondo il diritto internazionale) rispondere con qualsiasi mezzo?

Altro che naviglio vedremo sparire meta`della popolazione giapponese e di certo non in 72 ore.

Se invece non si prende in considerazione un'aggressione senza preavviso non credo che i cinesi si farebbero far fuori la flotta cosi` facilmente.

 

In un confronto convenzionale i giapponesi affonderebbero buona parte del naviglio cinese in pochissimi giorni, perche i nipponici sono dotati di una professionalita decisamente superiore oltre che un hardware militare mediamente migliore di quello che i cinesi possono mettere in campo oggi.

 

Tra una decina di anni e' possibile che i rapporti di forza possano cambiare qualora la Cina decidesse di continuare a spingere nel settore degli investimenti militari, ma la cosa non e' garantita, perche la loro economia sta rapidamente declinando.

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per me già adesso sono ad armi pari, i cinesi possono supplire alle differenze tecniche col numero. come addestramento per me oramai siamo li..

Un eventuale quanto improbabile comflitto lascerebbe i due stati con le ossa rotte e non converebbe a nessuno

 

e poi a livello di aviazione la cina dispone di un enorme enorme di aerei che partono da basi sicure che il giappone non potrà mai colpire...

questo è un aspettto da valutare in un conflitto navale

Modificato da nik978
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assolutamente . qualcuno ha fatto i conti di eventuali ripercussioni sulle economie dei due paesi e le cifre, per quanto siano delle approssimazioni, sono imbarazzanti.

Ma su quelle 4 isole devo dire che la retorica spesso è oltre i livelli di guardia e in certi casi basta poco per rompere gli equilibri.

va anche detto che ci sono die problemi di consenso interno per entrambi i paesi e la cosa non aiuta.

 

ma si parla di una eventualità assolutamente remota

Modificato da nik978
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Tu stai prendendo in considerazione un'aggressione senza preavviso? Se si ti rendi conto che i cinesi potranno(secondo il diritto internazionale) rispondere con qualsiasi mezzo?

Altro che naviglio vedremo sparire meta`della popolazione giapponese e di certo non in 72 ore.

Se invece non si prende in considerazione un'aggressione senza preavviso non credo che i cinesi si farebbero far fuori la flotta cosi` facilmente.

Secondo me, i cinesi non potranno rispondere con qualsiasi mezzo, il giappone è sotto l'ombrello atomico USA.

Quindi un attacco nucleare per sterminare la popolazione giapponese è fuori discussione.

 

Il Giappone è uno stato con una politica estera piuttosto pacifista imposta dalla costituzione post guerra, difficilmente la vedremmo in una guerra contro la Cina, a meno che sia la Cina ad attaccare per primo.

 

Comunque, allo stato attuale, in un ipotetico conflitto convenzionale se la giocherebbero alla pari.

In quanto alla capacità di proiezione della forza, nessuna delle due parti è messa bene.

Il Giappone ha solo 4 aviocisterne KC767J, la Cina ne ha un'pò di più anche se meno moderne.

Un vantaggio cinese potrebbero essere i bombardieri H-6M/H6K dotati di missili a crociera CJ-10K (2500km di gittata) capaci attaccare le basi giapponesi da una distanza maggiore del combat radius dei caccia giapponesi.

Modificato da cloyce
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@Holmes chi ha parlato di guerra? Si stava analizzando le implicazioni di questo genere di esercitazioni.

 

E dove devono andare? E' un mare adiacente al loro territorio, si addestrano coi russi, o scendono i russi o salgono loro.....

 

Non è tecnicamente adiacente al loro territorio, però rientra tra gli interessi nella LORO idea di "sfera di influenza" quale potenza regionale, che è cosa ben diversa tenendo conto che ci sono altri paesi (parliamo del Giappone) che si affacciano direttamente su quel mare.

 

Dall'articolo postato da fabio-22:

 

Ce n’è abbastanza da innervosire parecchi. In primis il Giappone, si intende, che vede sfilare navi e volteggiare aerei al largo delle proprie coste e probabilmente legge l’intera faccenda come un messaggio esplicito sull’irrisolto conflitto strisciante con Pechino a proposito delle isole Senkaku/Diaoyu.

Suvvia.

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per me già adesso sono ad armi pari, i cinesi possono supplire alle differenze tecniche col numero. come addestramento per me oramai siamo li..

Un eventuale quanto improbabile comflitto lascerebbe i due stati con le ossa rotte e non converebbe a nessuno

 

e poi a livello di aviazione la cina dispone di un enorme enorme di aerei che partono da basi sicure che il giappone non potrà mai colpire...

questo è un aspettto da valutare in un conflitto navale

 

 

Ma manco per sogno!

 

La marina nipponica in termini di professionalita e addestramento e' avanti a quella cinese. I Giapponesi dispongono di aerei da combattimento molto moderni.

 

 

Gli ultimi sviluppi nelle loro complesse relazioni diplomatiche

 

http://www.csmonitor.com/World/Asia-Pacific/2013/0719/Hot-summer-for-Japan-and-China-disputes

Modificato da holmes7
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