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Difesa: una poltrona contesa...


Dominus

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ROMA - Il ministero della Difesa è ormai uno dei tasselli-chiave del prossimo governo. Due i candidati che vi aspirano e con due personalità e storia politica che più agli antipodi non si potrebbe: Emma Bonino e Clemente Mastella. Lasciata cadere la prudenza i due vengono allo scoperto e rivendicano pubblicamente - e con toni non proprio diplomatici - la stessa poltrona.

 

Incomincia Emma Bonino dai microfoni di Repubblica Radio: "La Rosa nel pugno ha proposto per la mia persona il ministero della Difesa, questo è quello che abbiamo proposto e che diremo oggi nell'incontro con Romano Prodi". E poi aggiunge: "Se Romano Prodi dovesse scegliere Mastella al mio posto dovrà spiegarlo a noi e all'opinione pubblica. Senza arroganza io mi ritengo più qualificata del leader dell'Udeur".

 

A scanso di equivoci la leader radicale risponde così a chi le chiede se non sia disponibile per il ministero delle Politiche comunitarie: "E' un ministero tutto da inventare e poi è senza portafoglio. Io ho vissuto bene senza fare il ministro... se posso dare un contributo molto volentieri. Non siamo abituati a ricattare ma abituati a convincere e credo che ci siano i margini di convinzione".

 

Passano tre ore e Mastella replica: "Ho stima di Emma Bonino, ma da gentiluomo del sud certe sue espressioni non mi sono piaciute", premette parlando a Sky. E affonda: "Per un cattolico come me il mese di maggio è il mese dei fioretti. Per questo non parlo di ministeri o quant'altro". E in merito alle proprie credenziali per un eventuale incarico da ministro della Difesa, il leader Udeur osserva: "Conoscete bene la mia familiarità con gli Stati Uniti, e sapete da quanto tempo ho incontri con rappresentanti di questo Paese".

 

(2 maggio 2006) da Repubblica.it

 

 

Ma perchè siamo scaduti così in basso? La difesa contesa tra un poltronaro di Benevento e una pseudoliberalpacifista che sarebbe anche una persona molto inteliggente e molto adatta a ricoprire cariche come il ministero degli Esteri ma che nel suo programma scrive questo

 

DEMOCRAZIA GLOBALE Sostegno alla promozione globale della democrazia; basta soldi ai dittatori! conversione delle spese e strutture militari in spese e strutture civili; moratoria universale sulla pena di morte; eliminazione delle barriere ai prodotti agricoli dei paesi in via di sviluppo

 

dico solo dove siamo finiti!

E io che speravo seriamente che ci andasse Minniti

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io verso mastella ho dei seri pregiudizi poichè i suoi ricatti scocciano notevolmente alla coalizione di sinistra.

é poi un cattolico come ministro della difesa mi suona veramente male.

Meglio un radicale.

Apparte i miei odi per mastella la bonino per i suoi numerosi anni al servizio dell'italia poenso meriti un riconoscimento come questo.

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La Bonino a mio parere è un politico serio che porta avanti buone iniziative e che a livello internazionale ha molto prestigio visto il lavoro portato avanti in commissione, ma non è tagliata per il ministero della difesa.

Poi i radicali hanno cambiato idea troppe volte perchè io capisca qualcosa, pensate che ai tempi dell'intervento Iracheno erano l'unica forza politica Italiana ad appoggiare gli Americani.

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Infatti la Bonino è ancora d'accordo con la missione in Afghanistan, è la posizione della RnP che non mi piace: smilitarizzare e affidarsi alla NATO manco fossimo l'islanda.

Comunque almeno è un politico a posto ed è ben considerata a livello internazionale, oltre ad essere una buona conoscitrice di politica estera, personalmente la vedrei meglio agli esteri però meglio di Mastella è.

Personalmente continuo a sperare nella coppia Minniti-Forcieri.

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Mi sono sbagliato, anche sull'Iraq ha una visione coerente

 

 

 

ROMA — Onorevole Bonino, e ora ritiro immediato?

 

"Nient'affatto. Il ritiro dall'Iraq dovrà essere nè immediato nè, soprattutto, un unilaterale".

 

Ma Prodi è incalzato dai super-ritiristi della sua maggioranza.

 

"Sta a lui fermare quegli ardori. Esercitando la leadership in maniera autorevole e responsabile. Serve un ritiro graduale, concordato - come c'è scritto nel programma dell'Unione - con le autorità irachene per quanto attiene ai tempi e ai modi".

 

Quale può essere l'exit strategy?

 

"Più che la "exit strategy", bisognerebbe definire in generale la "strategy". Senza considerare l'Iraq qualcosa di isolato rispetto a tutte le molte altre aree di tensione e di terrorismo. Serve una strategia per l'Iraq, così come per l'Iran, la Palestina, l'Afghanistan, l'Egitto...".

 

Sennò?

 

"Sennò rischiamo di abbandonare l'Islam pacifico e democratico al proprio destino, proprio come paventato da Shirin Ebadi e da altri, favorendo l'unione dei diversi spezzoni di terrorismo fondamentalista che finora sono rimasti separati".

 

Ma il governo Prodi sarà all'altezza di queste sfide?

 

"Proprio perchè il mondo va così, non bisogna perdere tempo. Va formato, subito, un governo forte. Senza applicare il Manuale Cencelli e senza cedere alle tecniche dilatorie, messe in campo dal centro-destra".

 

Voi ci sarete in questa compagine?

 

"La Rosa nel Pugno ha proposto, a Prodi, la mia persona come ministro detta Difesa. Stiamo negoziando. E sono pronta per questo ruolo che significa occuparsi anche dì peace keeping e di sostegno ai processi democratici, spesso minacciati dal terrorismo".

 

Non crede che il governo, prima ancora di nascere, può scoppiare per la politica estera?

 

"lo trovo miope chi parla di ritiro immediato ogni volta che ci sono vittime italiane, per le quali soffro come tutti. Miope perché non mette a fuoco che il terrorismo fondamentalista non solo è globalizzato. Ma si traduce in un movimento tutt'altro che statico, con una varietà di tattiche e di obiettivi che non mettono nessuno al riparo".

 

Neppure ritirandoci in Occidente?

 

"L'Occidente è ormai diventato un avamposto del terrorismo di matrice islamica e una fucina di attentatori. Come ripete Magdi Allam, la verità è che il terrorismo non è la conseguenza ma la causa dei mali che affliggono i palestinesi, gli iracheni e il resto del mondo!".

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No, non l'ha sbagliato visto che di liberale a destra c'è ben poco, comunque questo pezzo fa capire bene quello che pensa.

 

Polemizza ferocemente con Rutelli sulla laicità, e poco dopo l’applaude in politica estera. Fa critiche pesanti al governo Berlusconi, come chiunque nel centrosinistra, ma poi placida gli riconosce meriti che i suoi compagni dell'Unione non si sognerebbero nemmeno di pensare. E quando le si domanda come si troverebbe da capo dello Stato, lei senza scomporsi risponde: “Non male, grazie”. Ma il suo non è un ondeggiare civettando per la politica: tutt’altro. È che Emma Bonino è una «signorina» radicale e ora, con la rosa nel pugno, s'esercita a fare la spina dell'Unione prodiana. Spina lealmente nel fianco, ben inteso. Perché, tra difficoltà e new entry diessine, pensa che «attorno alla Rosa nel pugno si stia formando qualcosa di duraturo», che potrebbe concorrere a non fare del partito democratico «una riedizione del compromesso storico in versione bonsai». In quel progetto ci sarà un frammento di «anima liberale», come ha scritto Pierluigi Battista sul Corriere? ”Speriamo!”, risponde Bonino. Ma se con la Rosa vien fuori “la parte davvero liberale laica e riformista della sinistra”. quali sono i temi di stampo radical-liberista che, con l'iniezione di Pannella e Boselli, dovrebbero passare dalla destra alla sinistra? Bonino ne ha indicato uno quando s'è detta d'accordo con Rutelli sull'opportunità di continuare le buone relazioni con Israele avviate da Berlusconi. «E’ una delle poche cose di politica estera in cui il centrodestra ha dato un segnale positivo», ha detto al Corriere. E le altre? «La valorizzazione del ruolo dell'Italia nelle attivita di peacekeeping in Kosovo, Afghanistan e Iraq», spiega al Magazine. "So che a sinistra c'e chi non ne condivide la filosofia di fondo, ma bisogna avere l'onestà intellettuale di dare atto che quella linea politica, in alcuni casi, ha mantenuto una certa coerenza».

 

Politica estera a parte, i temi che vorrebbe iniettare a sinistra non son pochi. Salta agli occhi, per la convergenza, quello che è uno dei punti più forti del programma della Cdl: la separazione delle carriere tra giudici e pm «Ah, certo, siamo d'accordo», sbotta lei, «ma perché Berlusconi la ripropone ora dopo che non l'ha fatta per cinque anni, e avendo boicottato il referendum radicale?», Su questo tema, però, con l'Unione va anche peggio: “La sinistra è da sempre contraria, pensiamo di superare questa sua posizione non nel programma, ma nel Paese”.

 

In realtà, osserva, «in termini di politica liberale, dal governo Berlusconi c'è poco da riprendere... Speravamo in Tremonti ma abbiamo scoperto che è colbertista, che vuole i dazi: doveva prendersela Bertinotti, come no global sarebbe perfetto». Da traslocare all'Unione c'è però la legge Biagi: «La salvo, rifiutarla è sbagliato. E, ancora di più, bisogna recuperare alcuni aspetti del Libro Bianco di Biagi, che prevedeva flessibilità e mercato non solo per i lavoratori, ma anche per le professioni e i servizi. Occorre rivedere con coraggio il sistema degli ammortizzatori sociali, dire no alla cassa integrazione e sì alla logica blairiana del "welfare to work"». Ancora Blair? «E un modo diverso di stare a sinistra. E non mi pare abbia prodotto sconquassi: in Italia, solo il 18 % di chi perde il lavoro gode di qualche ammortizzatore, in Inghilterra siamo al 60». Altro da iniettare nella sinistra? «La cosiddetta "agenda Giavazzi", cioè l'esigenza di tramutare in priorità alcune misure di liberalizzazione, come l'abolizione del valore legale dei titoli di studio, l'eliminazione degli ordini professionali…». Ma questa è già una cosa di sinistra: ne parlò anche D'Alema, al Senato, nel '98. «Ma ancora qui stiamo. Su questo, il programma dell'Unione è troppo prudente. E a volte, l'approccio graduale è mortifero. Perché intanto ci si continua a chiedere: a che scopo pagare un notaio per comprare l'auto usata, invece che spendere tre sterline all'Automobil club come in Inghilterra?». Pensa che Prodi le darà una risposta soddisfacente? «La verità è che questi temi di liberalismo, uno non li trova con sufficiente determinazione nè a destra nè a sinistra. E infatti, ad annacquare la direttiva Bolkenstein difendendo il corparativismo ci si è messa la santa alleanza di Ppe e Pse, la convergenza di Margherita e Ds con Forza Italia, An e Udc. Quindi, certo, sarà dura. Ma sono determinata». A proposito: da anni si invoca Bonino come capo dello Stato. Ora è spuntata anche la presidenza della Camera. Come ci si vedrebbe? «Be'. Senza essere arrogante, sono una signorina con qualche consapevolezza di sé. E questo è un momento di vitalità: nel mondo ci sono donne al potere che fanno cose notevoli. Sarei spaventata come sempre, però non mi vedo male. Ci vorrebbero però delle primarie: bisogna scegliere il capo dello Stato, non farlo decidere dai corridoi della politica».

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