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Giusto lasciare che l'Iran continui il programma nucleare?


dread

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Equo o no, L'Iran ha firmato quel trattato e come tu dici, sono in grado di prendersi le loro responsabilità no?

 

Ho visto come!

 

Dread ti ha risposto correttamente dal punto di vista dell'ultimo dei tre punti che hai portato, annullando la tua indignazione sul presupposto che "ad altri è stato concesso"...

 

Per risponderti al primo, siccome non ho tempo e voglia di ripetermi, vai a leggerti i miei interventi in questo topic, ed in particolare il quartultimo a pag. 3 di Gianni, molto azzeccato, con la nota personale che mi ricordo benissimo di quando in Europa la religione mandava al rogo le streghe, ma chi ha avuto la forza e il coraggio di cambiare, non sono stati certo i Mussulmani, ecco perchè oggi finisci di rischiare la pena di morte, per un diritto che in occidente è scontato, il diritto di religione.

 

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Al secondo punto nemmeno ti rispondo, se volevi capire hai capito, senò continua a far finta di niente.

Modificato da -{-Legolas-}-
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Partecipanti più attivi

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ho spostato parte della discussione, mi sembrava la cosa più giusta da fare, ho deciso di tagliare dal mio post visto che mi sembrava che da li fosse nato l'enorme OT di 4 pagine

 

scusate i disagi ma è la prima volta che fo un'operazione del genere, contattemi via MP se pensate che vada fatta una suddivisione migilore

 

continuate pure

Modificato da dread
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per Mirgal.

 

Conosco bene Bonsignore, non c'era bisogno del link alla Monch.

 

E lo conosco da prima ancora che scrivesse su RID.

Lo apprezzo molto, e di certo non è mai stato eccessivamente tenero con gli americani, ed ha disapprovato l'intervento in Irak.

Posizioni che rispetto, perchè le porta avanti con coerenza ed equilibrio, secondo un ragionamento che si può non condividere ma sul quale si può discutere.

 

Però Bonsignore non è un economista, e la "sua" ipotesi non è sua.

Per questo non dico che lui dica baggianate, dico che è una baggianata il concetto che ha riportato: che appartiene al dott. Krassimir Petrov, insegnante di Macroeconomia e di Finanza in Bulgaria.

La sua teoria è stata pubblicata nel gennaio di quest'anno da un giornale francese.

 

E' proprio la tesi di Petrov, che non condivido, così come non la condividono molti altri macroeconomisti nel mondo.

Che Bonsignore ne sia stato più o meno influenzato, è altro paio di maniche.

Non è l'unico: altri hanno ripreso quelle teorie e si è dato vita a una specie di catena di S. Antonio.

 

Sostenere che l'economia americana dipende dai petroldollari è assurdo.

Il dollaro è stata ed è tuttora la moneta di riferimento nel mondo, l'Euro potrebbe tranquillamente insidiarne il monopolio ma come qualsiasi macroeconomista può confermare, questo non è possibile nè auspicabile.

 

Non ci possono essere due monete di riferimento, se non si vuole danneggiare seriamente il meccanismo degli scambi internazionali, per cui o si sceglie l'Euro e si sostituisce del tutto il dollaro, o si sceglie di lasciare il dollaro.

Non ci sono vie di mezzo.

 

Questo però non si significa che non si possa comprare in Euro! Già si può fare, già si fa (sono anni che l'Iran vende anche in Euro).

Ma se devo comprare valuta "pregiata", secondo voi cosa mi conviene comprare? Una valuta deprezzata (e quindi conveniente) o una valuta forte (e quindi costosa?)

 

Oggi il 70 % delle riserve di denaro nel mondo è costituito da dollari.

Sicuramente la domanda di dollari ne mantiene il prezzo a un valore più alto di quello effettivo.

Se il dollaro dovesse essere sostituito dall'Euro, il valore del dollaro diminuirebbe ulteriormente e gli americani sarebbero in difficoltà con le importazioni, ma agevolati nelle esportazioni.

Di converso, la diminuzione dei dollari circolanti avrebbe il matematico effetto di ridurre l'inflazione in USA, e questo porterebbe a una compensazione del deprezzamento: il dollaro si deprezzerebbe per la caduta di domanda, ma si rafforzerebbe per il calo dell'inflazione.

 

Alla fine, gli americani si troverebbero certamente in difficoltà, ma non così grandi come ipotizza Petrov: gli USA esportano per 1 trilione di dollari, importano per 1,7 trilioni di dollari. Se il dollaro si deprezza, la botta si sente, su questo non ho dubbi.

Però, superata la fase immediata, poi entrano in gioco i meccanismi di naturale compensazione del mercato: gli USA importerebbero di meno, esporterebbero di più.

E a questo punto, se andiamo a vedere chi resta danneggiato maggiormente, sono quei paesi per i quali le esportazioni verso gli USA costituiscono un parte molto ampia della propria bilancia commerciale: Canada, Messico, Giappone, Inghilterra e Cina.

Ora, sul Canada e Messico possiamo anche sorvolare.

Ma Giappone, Cina e Inghilterra sono paesi che tirano l'economia mondiale, e dubito che abbiano la minima intenzione di andare in crisi perchè qualcuno ha deciso di pagare in euro anzichè in dollari.

Peraltro questi paesi, proprio grazie alle loro esportazioni in USA, hanno sempre un'ampia disponibilità di dollari e non hanno la minima intenzione di farsi pagare in Euro nè di acquistare in Euro.

Fate affari con i cinesi (in Cina), vedete se accettano i vostri euro o non pretendono di essere pagati in dollari.

 

In definitiva, Petrov fa un quadro che complessivamente appare credibile (è vero che se il dollaro deprezza troppo gli USA entrano in crisi), ma alcuni fondamentali tasselli non sono corretti (e in particolare il dollaro deprezzerebbe pochissimo).

1-Innanzitutto non è detto che ci sia vera convenienza a passare da dollari in euro.

2-Non è vero che tutti anelino di farlo.

3-Ammesso che sia così, l'impatto economico sugli USA sarebbe inferiore a quello da lui ipotizzato.

4-Ammesso che la sua ipotesi è corretta, non sarebbero solo gli USA a finire in crisi, ma anche altri paesi molto influenti sul mercato economico, e ciò indurrebbe una crisi che colpirebbe l'intero mondo occidentale (che già non naviga bene): ED E' PROPRIO QUESTO CHE VUOLE L'IRAN.

 

In finale, è stato calcolato che oggi gli americani risparmiano circa 10-15 miliardi di dollari all'anno per via della scelta del dollaro come moneta di scambio.

Una bella cifretta.

Ma per un paese con un PNL di 13.000 miliardi di dollari, che solo di spese militari ne spende 400, pensate davvero che 10-15 miliardi di dollari siano qualcosa da compromettere l'economia al punto da fare addirittura una guerra? (che costa molto, molto, molto di più).

Solo di aiuti ai paesi poveri gli americani versano 10 miliardi di dollari all'anno. Basterebbe eliminare quelli e alla fine gli americani non ci rimettono nulla, e i poveri ci rimettono molto di più

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ma ne abbiamo gia parlato in esercito. Perchè ripetere le stesse cose?

dread questa discussione viene dalla sezione bombardieri giusto?

è quante discussioni sull'IRAN ci sono?

 

Credo di non aver capito bene che taglio incolla hai fatto.

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@Mirgal: ti riferivi percaso a queste righe del rapporto?

 

53. As indicated to the Board in November 2004, and again in September 2005, all the declared

nuclear material in Iran has been accounted for. Although the Agency has not seen any diversion of

nuclear material to nuclear weapons or other nuclear explosive devices, the Agency is not at this point

in time in a position to conclude that there are no undeclared nuclear materials or activities in Iran.

The process of drawing such a conclusion, under normal circumstances, is a time consuming process

even with an Additional Protocol in force. In the case of Iran, this conclusion can be expected to take

even longer in light of the undeclared nature of Iran’s past nuclear programme, and in particular

because of the inadequacy of information available on its centrifuge enrichment programme, the

existence of a generic document related to the fabrication of nuclear weapon components, and the lack

of clarification about the role of the military in Iran’s nuclear programme, including, as mentioned

above, about recent information available to the Agency concerning alleged weapon studies that could

involve nuclear material.

54. It is regrettable, and a matter of concern, that the above uncertainties related to the scope and

nature of Iran’s nuclear programme have not been clarified after three years of intensive Agency

verification. In order to clarify these uncertainties, Iran’s full transparency is still essential. Without

full transparency that extends beyond the formal legal requirements of the Safeguards Agreement and

Additional Protocol — transparency that could only be achieved through Iran’s active cooperation —

the Agency’s ability to reconstruct the history of Iran’s past programme and to verify the correctness

and completeness of the statements made by Iran, particularly with regard to its centrifuge enrichment

programme, will be limited, and questions about the past and current direction of Iran’s nuclear

programme will continue to be raised. Such transparency should primarily include access to, and

cooperation by, relevant individuals; access to documentation related to procurement and dual use

equipment; and access to certain military owned workshops and R&D locations that the Agency may

need to visit in the future as part of its investigation.

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  • 1 anno dopo...

Le regole che gli impone una comunità internazionale che non può sopportare le continue minacce di questo paese.

Tanto se non agirà la comunità internazionale tutta prima o poi si muoverà israele da solo (come biasimarli) e lo farà senza il minimo preavviso...

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Le regole che gli impone una comunità internazionale che non può sopportare le continue minacce di questo paese.

Che io sappia, non esiste alcuna regola imposta dalla "comunità internazionale" (a proposito, cosa si dovrebbe intendere per "comunità internazionale"?) che impedisca ad una nazione di creare energia elettrica per il suo uso interno nella maniera e con le tecnologie che più le aggradano.

 

Potrei sapere, quindi, per quale motivo e secondo quali presupposti giuridici non è mai stato applicato lo stesso severo metro di valutazione ad altre nazioni mediorientali :whistling: che la tecnologia nucleare l'hanno utilizzata per dotarsi di armamento atomico senza che nessuno, in Occidente, si sia mai sognato di protestare?

 

Se invece ti riferisci al TNP entrato in vigore il 5 marzo 1970, posso far osservare che allo stato attuale non vi è ancora alcuna prova che le attività iraniane (paese che ha aderito al TNP) nel campo nucleare siano finalizzate a scopi bellici?

 

EDIT: aggiungo, ad ogni buon fine, il testo integrale del TNP firmato e ratificato dall'Iran.

 

Trattato di non proliferazione nucleare

Conchiuso a Londra, Mosca e Washington il 1° luglio 1968

 

Gli Stati firmatari di questo Trattato, d’ora in poi chiamati «Parti» del Trattato,

considerando la catastrofe che investirebbe tutta l’umanità nel caso di un conflitto nucleare e la conseguente necessità di compiere ogni sforzo per stornarne il pericolo e di prendere le misure atte a garantire la sicurezza dei popoli;

 

ritenendo che la proliferazione delle armi nucleari accrescerebbe seriamente il pericolo di conflitto nucleare; attenendosi alle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che auspicano la conclusione di un accordo per prevenire l’ulteriore disseminazione delle armi nucleari;

 

impegnandosi a collaborare nel facilitare l’applicazione delle garanzie dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica nel campo dell’utilizzazione dell’energia nucleare a scopi pacifici;

 

esprimendo il loro appoggio alla ricerca, allo sviluppo e agli altri sforzi per promuovere l’applicazione, nel quadro del sistema di garanzie dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, del principio di un efficace controllo del flusso delle materie prime e dei materiali fissili speciali mediante l’impiego di strumenti e di altre tecniche in determinati punti strategici;

 

affermando il principio secondo cui i benefici dell’applicazione pacifica della tecnologia nucleare, compresi i derivati di ogni genere, che le Potenze nucleari possono ricavare dallo sviluppo di congegni nucleari esplosivi, devono essere resi accessibili per scopi pacifici a tutte le Parti, siano esse o meno militarmente nucleari;

 

convinti che, nell’applicare questo principio, tutte le Parti hanno il diritto di partecipare allo scambio quanto possibile ampio di informazioni scientifiche e di contribuire, sia unilateralmente sia in cooperazione con altri Stati, all’ulteriore sviluppo delle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare;

 

dichiarando la loro intenzione di porre termine, il più presto possibile, alla corsa agli armamenti nucleari e di prendere misure efficaci sulla via del disarmo nucleare;

 

sollecitando la cooperazione di tutti gli Stati nel perseguimento di questo obiettivo;

 

ricordando che le Parti del Trattato del 1963 sull’interdizione degli esperimenti nucleari nell’atmosfera, nello spazio e sott’acqua, hanno espresso, nel preambolo di Traduzione Fa fede il testo della Gazzetta Ufficiale detto atto, la loro decisione di cercare d’assicurare l’arresto definitivo di tutte le esplosioni sperimentali delle armi nucleari nonché di continuare i negoziati a questo fine;

 

desiderando promuovere la distensione internazionale ed il rafforzamento della fiducia tra gli Stati allo scopo di facilitare l’arresto della produzione di armi nucleari, la liquidazione di tutte le riserve esistenti e l’eliminazione delle armi nucleari, coi loro vettori, dagli arsenali nazionali mediante un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale;

 

richiamando che, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, gli Stati devono astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza, sia volgendola contro l’integrità territoriale o contro l’indipendenza politica di ognuno, sia in ogni altra forma incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite, e che è necessario promuovere l’instaurazione ed il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali destinando agli armamenti la minore quantità possibile delle risorse umane ed economiche mondiali,

hanno concordato quanto segue:

 

Art. I

Ciascuno degli Stati militarmente nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non assistere, né incoraggiare, né spingere in alcun modo uno Stato militarmente non nucleare a produrre o altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi o congegni esplosivi.

 

Art. II

Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi.

 

Art. III

1. Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna ad accettare le garanzie fissate in un accordo da negoziare e concludere con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, conformemente allo Statuto della medesima ed al suo sistema di garanzie, al solo scopo di accertare l’adempimento degli impegni assunti sulla base del presente Trattato per impedire la diversione di energia nucleare dall’impiego pacifico alla produzione di armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi. Le modalità d’applicazione delle garanzie richieste dovranno essere seguite per le materie prime e i materiali fissili speciali, sia che vengano prodotti, trattati o impiegati in un grande impianto nucleare, sia che esistano al di fuori di esso. Le garanzie richieste dal presente articolo saranno applicate ad ogni materia prima o materiale fissile speciale in tutte le attività nucleari pacifiche svolte nel territorio di uno Stato, sotto la sua giurisdizione, o intraprese, sotto il suo controllo, in qualsiasi luogo.

2. Ogni Parte si impegna a non fornire: a) materie prime o materiali fissili speciali, o b) strumenti o materiali appositamente progettati o preparati per la lavorazione, l’impiego o la produzione di materiali fissili speciali, a qualsiasi Stato militarmente non nucleare che intenda servirsene per scopi pacifici, qualora tali materie prime o materiali fissili speciali non siano soggetti alle garanzie richieste dal presente articolo.

3. Le garanzie contemplate nel presente articolo vanno applicate in modo conforme all’articolo IV del presente Trattato e non devono ostacolare lo sviluppo economico e tecnologico delle Parti o la cooperazione internazionale nel campo delle attività nucleari pacifiche, soprattutto gli scambi internazionali di materiali nucleari e di attrezzature per la lavorazione, l’impiego o la produzione di materiale nucleare per scopi pacifici, giusta le disposizioni del presente articolo e il principio di garanzia enunciato nel Preambolo.

4. Gli Stati militarmente non nucleari, che siano Parti del Trattato, concluderanno, in ottemperanza alle esigenze del presente articolo, sia individualmente sia congiuntamente con altri Stati, accordi con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica in conformità con lo Statuto della medesima. I negoziati per tali accordi avranno inizio entro 180 giorni dall’entrata in vigore del presente Trattato. Per gli Stati che depositeranno i loro strumenti di ratificazione o d’adesione dopo detto periodo, i negoziati avranno inizio appena essi depositeranno detti strumenti di ratificazione o di adesione. Tali accordi dovranno entrare in vigore non più tardi di 18 mesi dall’avvio dei negoziati.

 

Art. IV

1. Nessuna disposizione del presente Trattato deve essere considerata come pregiudizievole per il diritto inalienabile delle Parti di promuovere la ricerca, la produzione e l’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare, senza discriminazione e conformemente alle disposizioni degli articoli I e II qui innanzi.

2. Tutte le Parti si impegnano a facilitare lo scambio più intenso possibile di attrezzature, materiali ed informazioni scientifiche e tecnologiche, per l’uso pacifico dell’energia nucleare, ed hanno diritto a partecipare a tale scambio. Le Parti, in condizioni di farlo, debbono anche collaborare contribuendo, sia individualmente sia assieme ad altri Stati od organizzazioni internazionali, all’ulteriore sviluppo delle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare soprattutto nei territori degli Stati non nucleari, che siano Parti del Trattato, tenendo debitamente conto delle necessità delle regioni in via di sviluppo.

 

Art. V

Ciascuna Parte si impegna ad adottare misure atte ad assicurare che, conformemente al presente Trattato, sotto adeguato controllo internazionale e mediante idonee procedure internazionali, i vantaggi potenziali derivanti da qualsiasi impiego pacifico delle esplosioni nucleari siano resi accessibili alle Parti militarmente non nucleari, su base non discriminatoria, e che i costi addebitati a queste Parti per i congegni esplosivi impiegati vengano tenuti quanto possibile bassi e siano escluse le spese per la ricerca e la messa a punto. Le Parti militarmente non nucleari potranno ottenere tali vantaggi in base ad uno o più accordi internazionali particolari, oppure tramite un idoneo organismo internazionale, con adeguata rappresentanza degli Stati non nucleari. Negoziati in tal senso avranno inizio il più presto possibile dopo l’entrata in vigore del Trattato. Le Parti militarmente non nucleari potranno anche, se lo desiderano, ottenere tali vantaggi mediante accordi bilaterali.

 

Art. VI

Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale.

 

Art. VII

Nessuna clausola del presente Trattato pregiudica il diritto di qualsiasi gruppo di Stati a concludere accordi regionali al fine di assicurare l’assenza totale di armi nucleari nei loro rispettivi territori.

 

Art. VIII

1. Qualsiasi Parte può proporre emendamenti al presente Trattato. Il testo di ogni progetto di emendamento sarà sottoposto ai governi depositari i quali dovranno portarlo a conoscenza di tutte le Parti. Qualora un terzo almeno delle medesime lo richiedesse, i governi depositari convocheranno una conferenza cui saranno invitate tutte le Parti per studiare tale emendamento.

2. Ogni emendamento al presente Trattato dovrà essere approvato dalla maggioranza delle Parti, comprese quelle militarmente nucleari nonché quelle che, al momento della presentazione dell’emendamento, siano membri del Consiglio dei Governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. L’emendamento entrerà in vigore, per ogni Parte che avrà depositato il relativo strumento di ratificazione, non appena risulterà depositata la maggioranza di tali strumenti, compresi quelli delle Parti militarmente nucleari e di quelle che, al momento della presentazione dell’emendamento, siano membri del Consiglio dei Governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Per ciascuna altra Parte l’emendamento entrerà in vigore all’atto del deposito dello strumento di ratificazione dell’emendamento. Fa fede il testo della Gazzetta Ufficiale

3. Cinque anni dopo l’entrata in vigore del presente Trattato, avrà luogo a Ginevra (Svizzera) una conferenza delle Parti per esaminare il funzionamento del Trattato al fine di accertare se le finalità del suo Preambolo e le sue disposizioni si stiano realizzando. Successivamente, ogni cinque anni, una maggioranza delle Parti potrà ottenere, presentando all’uopo una proposta ai governi depositari, la convocazione di altre conferenze aventi lo stesso obiettivo, cioè l’esame del funzionamento del Trattato.

 

Art. IX

1. Il presente Trattato è aperto alla firma di tutti gli Stati. Qualsiasi Stato che non abbia sottoscritto il presente Trattato prima della sua entrata in vigore, conformemente al paragrafo 3 del presente articolo, potrà accedervi in ogni momento.

2. Il presente Trattato sarà sottoposto alla ratificazione degli Stati firmatari. Gli strumenti di ratificazione e di adesione saranno depositati presso i governi dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli Stati Uniti d’America, che sono qui designati come governi depositari.

3. Il presente Trattato entrerà in vigore non appena sarà stato ratificato dagli Stati i cui governi sono designati come depositari e da quaranta altri Stati firmatari del presente Trattato e dopo il deposito dei loro strumenti di ratificazione. In questo Trattato viene definito «militarmente nucleare» uno Stato che ha fabbricato e fatto esplodere un’arma nucleare o un altro congegno esplosivo innanzi il 1° gennaio 1967.

4. Per quegli Stati che depositeranno i loro strumenti di ratificazione o d’adesione dopo l’entrata in vigore del presente Trattato, questo entrerà in vigore alla data in cui verranno depositati gli strumenti di ratificazione o d’adesione.

5. I governi depositari informeranno prontamente tutti gli Stati, che avranno sottoscritto il presente Trattato o vi avranno aderito, sulla data di ciascuna firma, di ciascun deposito di strumento di ratificazione o d’adesione, sulla data dell’entrata in vigore del presente Trattato, nonché sulla data di ricevimento di ogni richiesta di convocazione di una conferenza o di ogni altra comunicazione. 6. Il presente Trattato sarà registrato da parte dei governi depositari conformemente all’Articolo 102 della Carta delle Nazioni Unite.

 

Art. X

1. Ciascuna Parte, nell’esercizio della propria sovranità nazionale, avrà il diritto di recedere dal Trattato qualora ritenga che circostanze straordinarie, connesse ai fini di questo Trattato, abbiano compromesso gli interessi supremi del suo paese. Essa dovrà informare del proprio recesso tutte le altre Parti ed il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con tre mesi di anticipo. Tale comunicazione dovrà specificare le circostanze straordinarie che la Parte interessata considera pregiudizievoli ai suoi interessi supremi.

2. Venticinque anni dopo l’entrata in vigore del Trattato, sarà convocata una conferenza la quale deciderà se il Trattato può restare in vigore a tempo indeterminato, Fa fede il testo della Gazzetta Ufficiale oppure se potrà essere rinnovato per uno o più periodi di tempo di durata stabilita. Questa decisione sarà adottata alla maggioranza delle Parti.

 

Art. XI

Il presente Trattato, i cui testi in inglese, russo, francese, spagnolo e cinese fanno ugualmente fede, sarà depositato negli archivi dei governi depositari. Copie conformi debitamente autenticate del presente Trattato saranno consegnate dai governi depositari ai governi degli altri Stati firmatari e aderenti.

 

In fede di che, i sottoscritti, debitamente autorizzati all’uopo, hanno firmato il presente Trattato.

Modificato da windicator
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Che io sappia, non esiste alcuna regola imposta dalla "comunità internazionale" (a proposito, cosa si dovrebbe intendere per "comunità internazionale"?) che impedisca ad una nazione di creare energia elettrica per il suo uso interno nella maniera e con le tecnologie che più le aggradano.

 

Potrei sapere, quindi, per quale motivo e secondo quali presupposti giuridici non è mai stato applicato lo stesso severo metro di valutazione ad altre nazioni mediorientali :whistling: che la tecnologia nucleare l'hanno utilizzata per dotarsi di armamento atomico senza che nessuno, in Occidente, si sia mai sognato di protestare?

 

Se invece ti riferisci al TNP entrato in vigore il 5 marzo 1970, posso far osservare che allo stato attuale non vi è ancora alcuna prova che le attività iraniane (paese che ha aderito al TNP) nel campo nucleare siano finalizzate a scopi bellici?

 

Nel Diritto Internazionale per Comunità Internazionale si intende l'insieme di stati sovrani che hanno ottenuto il riconoscimento da parte delle altre nazioni e che hanno chiesto di far parte delle Nazioni Unite.

Non è affatto vero che non ci siano prove dell'attività sospetta Iraniana: gli esperti dell'agenzia per l'energia atomica delle NU hanno chiaramente detto che le istallazioni iraniane per dimensioni e tipologia fanno apertamente pensare ad un uso militare di esse.

Gli stati che hanno ratificato il TNP (fra cui l'Iran) si sono impagnati a: rinunciare all'uso per scopi militari del'energia atomica, sviluppare energia atomica per scopi civili sotto il controllo e la guida degli esperti delle NU. E' una limitazione della sovranità? Sì!....ma i trattati internazionale pare vadano rispettati.

Non è inoltre affatto vero che le nazioni occidentali siano venute meno agli obblighi imposti dal TNP...L'arsenale nucleare è stato sviluppato solo da quelle nazioni a cui il trattato lo consentiva.

Modificato da paperinik
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Ok, non ci sono prove ecc ecc, però sta il fatto che si sta parlando di uno stato che rifiuta tutte le soluzioni proposte, come di arricchire l'uranio in russia, scegliendo una via antieconomica nazionale nonostante questo comporti sanzioni, per poi installare un impianto di centrifughe costosissime e fare ostruzionismo ai controlli internazionali.....

Se solo questo fosse il problema ci sarebbe da essere quasi da essere ottimisti, me se poi, guarda caso, lo stesso stato minaccia la distruzione totale di un altro e comincia a produrre e testare in maniera aggressiva tipologie di armamento dall'esclusivo utilizzo strategico chiaramente volti a porre un certo tipo di minaccia per supportare le proprie ambizioni a livello nazionale ecco che la situazione si fa quantomeno equivoca.

 

Quanto alle leggi internazionali, anche se non esistesse il NPT l'Iran verrebbe bloccato comunque per motivi di buonsenso.

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Nel Diritto Internazionale per Comunità Internazionale si intende l'insieme di stati sovrani che hanno ottenuto il riconoscimento da parte delle altre nazioni e che hanno chiesto di far parte delle Nazioni Unite.

Fra cui l'Iran.

Il che vuol dire che anche per l'Iran (piaccia o no a George Bush jr) vale il principio del rispetto del diritto all'integrità e alla sovranità nazionale fino a quando non sia l'ONU stessa ad autorizzare misure di qualsiasi tipo che ne possano ledere i suddetti diritti.

 

Non è affatto vero che non ci siano prove dell'attività sospetta Iraniana: gli esperti dell'agenzia per l'energia atomica delle NU hanno chiaramente detto che le istallazioni iraniane per dimensioni e tipologia fanno apertamente pensare ad un uso militare di esse.
Secondo te la frase "fanno apertamente pensare" ha un qualsivoglia valore giuridico? :rotfl:

Qui non stiamo parlando di valutazioni politiche: qui stiamo parlando dell'esistenza o meno di PROVE, ovvero di quegli incontrovertibili presupposti giuridici necessari perché l'ONU possa autorizzare sanzioni politico/economiche o misure alternative di tipo militare nei confronti di uno Stato sovrano.

 

Gli stati che hanno ratificato il TNP (fra cui l'Iran) si sono impagnati a: rinunciare all'uso per scopi militari del'energia atomica, sviluppare energia atomica per scopi civili sotto il controllo e la guida degli esperti delle NU. E' una limitazione della sovranità? Sì!....ma i trattati internazionale pare vadano rispettati.
Sono d'accordo con te. I trattati vanno rispettati. Ma le violazioni ai trattati vanno accertate, non presunte per motivi di comodo. Altrimenti ci troviamo nell'ambito della politica (...delle cannoniere) e non nell'ambito del diritto internazionale.

 

Non è inoltre affatto vero che le nazioni occidentali siano venute meno agli obblighi imposti dal TNP...L'arsenale nucleare è stato sviluppato solo da quelle nazioni a cui il trattato lo consentiva.
Io mi riferivo a Israele, che non ha mai aderito al TNP e che ha sviluppato tecnologia e armi nucleari, senza provocare alcuna reazione preoccupata in Occidente.

E' naturale che, se una nazione non aderisce al TNP, nessuno può formalmente contestarle di aver sviluppato armi nucleari. Ma un pizzicuccio di preoccupazione, almeno? :rolleyes:

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Secondo te Israele in quale modo minaccerebbe la comunità internazionale?

Per contro ti sentiresti sicuro con un Iran armato di armi nucleari?

Sinceramente mi sembra che tu stia facendo discorsi di carattere puramente speculativo, ma che all'atto pratico decadono, penso che nessuno al mondo (salvo forse chavez, la siria e un pugno di altre persone raccomandabili) voglia vedere uno stato intrinsicamente pericoloso come l'Iran con un arma di distruzione di massa, a maggior ragione con l'arma nucleare.

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Ok, non ci sono prove ecc ecc, però sta il fatto che si sta parlando di uno stato che rifiuta tutte le soluzioni proposte, come di arricchire l'uranio in russia, scegliendo una via antieconomica nazionale nonostante questo comporti sanzioni, per poi installare un impianto di centrifughe costosissime e fare ostruzionismo ai controlli internazionali.....

Se solo questo fosse il problema ci sarebbe da essere quasi da essere ottimisti, me se poi, guarda caso, lo stesso stato minaccia la distruzione totale di un altro e comincia a produrre e testare in maniera aggressiva tipologie di armamento dall'esclusivo utilizzo strategico chiaramente volti a porre un certo tipo di minaccia per supportare le proprie ambizioni a livello nazionale ecco che la situazione si fa quantomeno equivoca.

 

Quanto alle leggi internazionali, anche se non esistesse il NPT l'Iran verrebbe bloccato comunque per motivi di buonsenso.

La situazione iraniana è sicuramente equivoca, almeno in prospettiva. La tecnologia per l'arricchimento di uranio a livello "reactor grade" non è certamente la stessa che serve per l'arricchimento "weapon grade", ma ottenuta la prima è in linea di principio possibile arrivare alla seconda.

 

Fra l'altro, l'Iran sta sviluppando vettori balistici di portata sempre maggiore (anche se di credibilità operativa tutta da discutere).

 

Però qui il punto è se questo stato di cose sia sufficiente per innescare reazioni concrete da parte dell'ONU. Finora a me non sembra che dal punto di vista del diritto internazionale ve ne siano i presupposti, e in ogni caso non può essere messo in discussione il principio secondo il quale l'Iran ha tutto il diritto di costruirsi le sue centrali da elettrogenerazione nucleare nel numero che gli parrà opportuno.

La tesi della diplomazia americana, invece, è che l'Iran non dovrebbe fare nemmeno quello, così noi potremmo dormire sonni tranquilli... :rolleyes:

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Secondo te Israele in quale modo minaccerebbe la comunità internazionale?

Per contro ti sentiresti sicuro con un Iran armato di armi nucleari?

Sinceramente mi sembra che tu stia facendo discorsi di carattere puramente speculativo, ma che all'atto pratico decadono, penso che nessuno al mondo (salvo forse chavez, la siria e un pugno di altre persone raccomandabili) voglia vedere uno stato intrinsicamente pericoloso come l'Iran con un arma di distruzione di massa, a maggior ragione con l'arma nucleare.

Secondo me Israele è impegnatissimo a cercare di sopravvivere, quindi il suo potenziale nucleare è esclusivamente di tipo deterrente, quindi non credo proprio che la comunità internazionale debba sentirsi minacciata dalle atomiche israeliane.

 

A oggi.

 

E anche per il prevedibile prossimo futuro.

 

Ma questa è una valutazione esclusivamente politica.

 

Il mio discorso è invece di carattere prettamente giuridico, e lo pongo su un livello eticamente ben superiore a quello politico. Con la politica si può arrivare a giustificare qualsiasi cosa (vedasi l'Olocausto, o il genocidio in atto in Tibet), ed è con giustificazioni di carattere politico che gli Stati Uniti hanno compiuto un atto assolutamente illegittimo quale è stato l'attacco all'Irak e la distruzione del regime di Saddam Hussein.

 

No, grazie.

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Fra l'altro, l'Iran sta sviluppando vettori balistici di portata sempre maggiore (anche se di credibilità operativa tutta da discutere).

 

Sono proprio queste le considerazioni che fanno dubitare.

 

Unite al fatto che, con ogni probabilità, una ipotetica centrale nucleare costruita oggi, finirebbe la sua vita operativa prima che l'IRAN finisca le sue riserve di petrolio...

Il che rende l'opzione "elettricità dal nucleare" diciamo "sospetta"?

 

Detto ciò, spezzo una lancia a favore della scelta iraniana.

E' chiaro che, oggi, stretta tra un Afghanistan e un Iraq in mano ai suoi nemici d'oltreoceano, può avere la tentazione di seguire la strada nordcoreana, e tentare di usare l'arma nucleare, in senso diplomatico.

 

 

Però qui il punto è se questo stato di cose sia sufficiente per innescare reazioni concrete da parte dell'ONU. Finora a me non sembra che dal punto di vista del diritto internazionale ve ne siano i presupposti,

 

Infatti non mi pare che l'ONU abbia autorizzato reazioni concrete (leggasi armate).

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Secondo te la frase "fanno apertamente pensare" ha un qualsivoglia valore giuridico? :rotfl:

Qui non stiamo parlando di valutazioni politiche: qui stiamo parlando dell'esistenza o meno di PROVE, ovvero di quegli incontrovertibili presupposti giuridici necessari perché l'ONU possa autorizzare sanzioni politico/economiche o misure alternative di tipo militare nei confronti di uno Stato sovrano.

 

Se proviene dal rapporto degli esperti dell'Agenzia per l'Energia Nucleare SI! HA MOLTO VALORE GIURIDICO!!!!

 

Caro Windicator, e allora mettiamolo sul piano giuridico....sul piano del Diritto Internazionale.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, come ben sai, è l'unico che può autorizzare l'uso della forza nelle relazioni internazionali (anzi teoricamente avendo tutti gli stati membri delegato alle NU l'uso della forza il Consiglio dovrebbe agire di prima persona, ma come tutti ben sappiamo l'ONU non si è mai dotato di un suo esercito).

Tuttavia stai dimenticando il principio della legittima difesa, riconosciuto dal Diritto Internazionale e dalla Carta delle NU. Uno stato può intervenire in legittima difesa qualora vi sia una minaccia seria e reale....ebbene Israele ha motivo di agire in legittima difesa, poichè il governo attualmente a capo dell'Iran ha pubblicamente giurato di azzerarlo!

 

 

 

 

 

Nota: Brain_use, non è che l'embargo sia una sanzione leggera....alla lunga pesa più di un bombardamento!

Modificato da paperinik
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Se proviene dal rapporto degli esperti dell'Agenzia per l'Energia Nucleare SI! HA MOLTO VALORE GIURIDICO!!!!

Beh, allora direi che questo taglia la testa al toro, almeno per il momento (se poi ci saranno nuovi sviluppi, ne prenderemo atto):

 

4 December 2007 | IAEA Chief on New U.S. Intelligence Estimate on Iran.

 

IAEA Director General Mohamed ElBaradei received with great interest the new U.S. National Intelligence Estimate about Iran´s nuclear program which concludes that there has been no on-going nuclear weapons program in Iran since the fall of 2003.

 

Fonte: http://www.iaea.org/NewsCenter/Focus/IaeaIran/index.shtml

 

Caro Windicator, e allora mettiamolo sul piano giuridico....sul piano del Diritto Internazionale.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, come ben sai, è l'unico che può autorizzare l'uso della forza nelle relazioni internazionali (anzi teoricamente avendo tutti gli stati membri delegato alle NU l'uso della forza il Consiglio dovrebbe agire di prima persona, ma come tutti ben sappiamo l'ONU non si è mai dotato di un suo esercito).

Tuttavia stai dimenticando il principio della legittima difesa, riconosciuto dal Diritto Internazionale e dalla Carta delle NU. Uno stato può intervenire in legittima difesa qualora vi sia una minaccia seria e reale....ebbene Israele ha motivo di agire in legittima difesa, poichè il governo attualmente a capo dell'Iran ha pubblicamente giurato di azzerarlo!

Le minacce non hanno mai ammazzato nessuno, le bombe sì.

Il che vuol dire che una eventuale reazione militare israeliana in risposta alle spacconate del presidente iraniano sarebbe - a oggi - del tutto ingiustificata.

Se la IAEA - producendo tutte le prove necessarie - dovesse deferire l'Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (come la prassi prevede), sarebbe il Consiglio stesso a dover adottare tutte le opportune misure necessarie. E solo se ciò non avvenisse, Israele (o chiunque altri ritenesse di essere seriamente e realmente minacciato) potrebbe sentirsi costretto ad agire di propria iniziativa.

 

Ovviamente, la portata di questa azione preventiva andrebbe valutata e determinata con criteri di massima ragionevolezza (ed è qui che terminano le valutazioni giuridiche e si passa all'ambito politico). Ricordo che Israele, anche in caso di attacco nucleare da parte di una potenza straniera, possiede sia una credibile capacità antimissile sia la capacità di "second shot", ovvero la possibilità di reagire restituendo il colpo con tutti gli interessi. Questo naturalmente non vuol dire che dovrebbe restarsene in attesa dei missili iraniani, ma che il pericolo di un attacco resta comunque fortemente ridimensionato da questa capacità, che agli strateghi e ai politici iraniani è perfettamente nota.

 

Questo per quanto riguarda Israele, che in caso di attacco nucleare iraniano avrebbe tutta la mia personale solidarietà (per quel poco che essa vale).

 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti e la loro politica nel Golfo Persico, mi sembra appena il caso di ricordare che uno scenario che li dovesse vedere attaccare militarmente l'Iran sarebbe un vero e proprio disastro per gli interessi europei (e italiani). I rapporti commerciali fra USA e Iran sono praticamente nulli, ma non così si potrebbe dire dell'Europa: basti pensare a cosa significano per noi le forniture iraniane di gas e petrolio. E teniamo presente che, in caso di guerra Iran/Stati Uniti, la conseguenza più immediata sarebbe il blocco totale del traffico mercantile marittimo nel Golfo Persico, sia perché la marina iraniana è in grado di bloccare Hormuz e sia perché non vi sarebbe più alcuna insurance company disposta ad assicurare una nave che dovesse transitare lì. :helpsmile:

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Unite al fatto che, con ogni probabilità, una ipotetica centrale nucleare costruita oggi, finirebbe la sua vita operativa prima che l'IRAN finisca le sue riserve di petrolio...

Il che rende l'opzione "elettricità dal nucleare" diciamo "sospetta"?

Non tanto.

L'Iran non è uno staterello popolato da quattro beduini in ciabatte e cammello, ma una nazione industrializzata con un prodotto interno lordo in rapido aumento e con una popolazione che cresce di pari passo.

Il che vuol dire che anche le sue esigenze energetiche interne sono in aumento.

Ma l'economia iraniana ha come primo business proprio l'esportazione di gas e idrocarburi: è recentissima la notizia dell'accordo con il Pakistan per la creazione di una pipeline che dall'Iran attraverserà il territorio pakistano per giungere fino in India, e approvvigionare quindi sia lo stesso Pakistan (che non disdegnerà) sia la nazione indiana (che ha addirittura FAME di petrolio).

 

Proprio per questo motivo, io - se fossi al posto dei governanti iraniani - mi butterei a capofitto sul nucleare da elettrogenerazione per le esigenze energetiche interne, al fine di distrarre sempre meno greggio possibile dall'export.

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Beh, allora direi che questo taglia la testa al toro, almeno per il momento (se poi ci saranno nuovi sviluppi, ne prenderemo atto):

 

4 December 2007 | IAEA Chief on New U.S. Intelligence Estimate on Iran.

 

IAEA Director General Mohamed ElBaradei received with great interest the new U.S. National Intelligence Estimate about Iran´s nuclear program which concludes that there has been no on-going nuclear weapons program in Iran since the fall of 2003.

 

Fonte: http://www.iaea.org/NewsCenter/Focus/IaeaIran/index.shtml

Decisamente

Per il momento nessuna obiezione da muovere....non ero a conoscenza di questo recente rappporto. Immagino -e spero- che la US National Intelligence Estimate sia un ente governativo e non qualche agenzia indipendente.

 

 

Le minacce non hanno mai ammazzato nessuno, le bombe sì.

Il che vuol dire che una eventuale reazione militare israeliana in risposta alle spacconate del presidente iraniano sarebbe - a oggi - del tutto ingiustificata.

Se la IAEA - producendo tutte le prove necessarie - dovesse deferire l'Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (come la prassi prevede), sarebbe il Consiglio stesso a dover adottare tutte le opportune misure necessarie. E solo se ciò non avvenisse, Israele (o chiunque altri ritenesse di essere seriamente e realmente minacciato) potrebbe sentirsi costretto ad agire di propria iniziativa.

 

Su questo sono meno d'accordo, le minaccie, specie in ambito internazionale, hanno una valenza non secondaria.

Pensa solo a come si ripercuotono sugli scamabi nei mercati azionari o in particolare sul prezzo del petrolio.

Inoltre non è vero che per agire in legittima difesa occorre una risoluzione favorevole del Consiglio di Sicurezza. E' diritto sacrosanto di ogni stato difendersi qualora subista un attacco o tale attacco sia imminente (nel post di prima ho dimenticato di elencare il requisito dell'imminenza della minaccia).

 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti e la loro politica nel Golfo Persico, mi sembra appena il caso di ricordare che uno scenario che li dovesse vedere attaccare militarmente l'Iran sarebbe un vero e proprio disastro per gli interessi europei (e italiani). I rapporti commerciali fra USA e Iran sono praticamente nulli, ma non così si potrebbe dire dell'Europa: basti pensare a cosa significano per noi le forniture iraniane di gas e petrolio. E teniamo presente che, in caso di guerra Iran/Stati Uniti, la conseguenza più immediata sarebbe il blocco totale del traffico mercantile marittimo nel Golfo Persico, sia perché la marina iraniana è in grado di bloccare Hormuz e sia perché non vi sarebbe più alcuna insurance company disposta ad assicurare una nave che dovesse transitare lì. :helpsmile:

 

Si farà come nella crisi Iran-USA degli anni '80....le petroliere verranno scortate dalla flotta americana. E non sarei così sicuro fra l'altro delle capacità iraniane di inibire il passaggio nello stretto.

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Immagino -e spero- che la US National Intelligence Estimate sia un ente governativo e non qualche agenzia indipendente.
Il "National Intelligence Estimate Key Judgments: Iran: Nuclear Intentions and Capabilities" è uno studio commissionato ad un ente governativo americano, il National Intelligence Council ( http://www.dni.gov/nic/NIC_home.html ) dal Director of National Intelligence Mike McConnell ( http://www.odni.gov/index.htm ). Per chi fosse interessato a scaricarlo in formato .pdf, il link al documento è:

 

http://www.odni.gov/press_releases/20071203_release.pdf

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A quanto pare però a questo SNIE non crede nessuno, neanche gli stessi americani, per non parlare degli Israeliani, hanno ragione ad essere paranoici con quello che hanno passato, e neanche i Francesi.

Questa soluzione si può risolvere solo in due modi: o l'Iran decide di arricchire il suo uranio altrove o di comprarlo, scelta tra l'altro economicamente vantaggiosa, oppure gli verrà proibito, o dalla comunità internazionale o da israele stesso, di continuare questi suoi programmi.

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A quanto pare però a questo SNIE non crede nessuno, neanche gli stessi americani, per non parlare degli Israeliani, hanno ragione ad essere paranoici con quello che hanno passato, e neanche i Francesi.
Ah beh, quando non si ha interesse a credere a qualcosa, è chiaro che non ci si crede. Molto semplice.

Già successo nel "caso Irak", del resto... Hans Blix disse chiaro e tondo che di armi di distruzione di massa non ve n'era nemmeno l'ombra, ma l'esimio presidente americano George W. Bush jr. decise che invece le armi c'erano eccome.

Come no. <_<

 

In ogni caso, il National Intelligence Council non è una versione americana degli italici "enti inutili", ma è un organismo di livello molto elevato che raccoglie e classifica in modo organico le informazioni provenienti da TUTTE le fonti di intelligence americane (CIA, FBI, NSA, ecc...). Il National Intelligence Director, al cui ufficio fa diretto riferimento il NIC, inoltre, è uno dei più importanti consiglieri del Presidente degli Stati Uniti. E scusate se è poco.

 

Per inciso, il contenuto del rapporto sull'Iran è ciò a cui si riferiva il presidente iraniano quando - alcuni giorni fa - pretese le "scuse pubbliche" degli Stati Uniti, rapporto che gli organi di stampa italiani hanno - peccando di precisione - riportato come un documento partorito dalla CIA (ma non era la CIA, era il NIC, che aveva tratto quelle conclusioni basandosi anche sulle informazioni raccolte tramite la CIA).

 

E ri-scusate se è poco.

 

Questa soluzione si può risolvere solo in due modi: o l'Iran decide di arricchire il suo uranio altrove o di comprarlo, scelta tra l'altro economicamente vantaggiosa, oppure gli verrà proibito, o dalla comunità internazionale o da israele stesso, di continuare questi suoi programmi.
Tutto si può fare, volendo. Basta ammettere chiaramente che certe soluzioni sono legittime dal punto di vista del diritto internazionale e altre invece no. E assumersene poi anche le conseguenti responsabilità di fronte alla comunità internazionale e alle sue istituzioni.

 

Cosa che - per la cronaca - George W. Bush jr non ha minimamente fatto, nonostante sia stato abbondantemente dimostrato che l'invasione irachena, con tutto ciò che ha comportato, fu decisa dalla Casa Bianca con motivazioni del tutto pretestuose.

 

E quindi, se mi si consente, la stessa diffidenza che Israele (per ragioni del tutto plausibili) nutre nei confronti dell'Iran può essere altrettanto legittimamente nutrita dall'Iran nei confronti degli Stati Uniti, visti i precedenti...

Modificato da windicator
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il problema windicator e che la situazione irakena è molto diversa da quella iraniana, li avevamo un regime che diceva di non avere nulla, qua abbiamo un presidente che dice di non voler costruire nulla ma immediatamente si dichiara in favore della distruzione di israele.

 

Ma dai a me non sembra così strano essere contrari ad un regime che minaccia la distruzione totale di un altro stato sovrano, forse gli americani dovrebbero veramente tirarsi fuori da questa faccenda, in modo che il giorno che succederà qualcosa, la patata bollente se la sbroglieranno gli altri...la verità è che l'europa manca di carattere, mentre gli alleati d'oltreoceano hanno le palle quadrate....

 

Windicator come puoi fidarti dell' IRAN?

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Windicator come puoi fidarti dell' IRAN?

Ma io NON mi fido dell'Iran (o meglio, non mi fido dell'attuale leadership iraniana), e in linea di principio comprendo benissimo le preoccupazioni israeliane riguardo la possibilità che l'Iran possa dotarsi di armamento nucleare.

 

Del resto, l'Iran ha firmato l'accordo di non proliferazione nucleare, il che vuol dire che ha il DOVERE di rispettare questo accordo e non può far finta di niente.

 

Ma i doveri e gli impegni internazionali valgono per tutti, non solo per l'Iran. E qui ci troviamo di fronte a una situazione nella quale l'IAEA (ovvero l'autorità che ha il compito di controllare il rispetto del TNP da parte delle nazioni firmatarie) non ha ancora portato di fronte al suo referente (ovvero il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) alcuna prova concreta della violazione del TNP da parte iraniana.

Se poi aggiungiamo anche il contenuto del documento ufficiale dell'intelligence americana a cui ho fatto cenno in precedenza, le perplessità aumentano.

A me starebbe benissimo qualsiasi iniziativa ONU (anche di tipo militare, all'occorrenza) contro un Iran nei confronti del quale vengano portate prove inconfutabili di violazioni del TNP, ma non avendo l'anello al naso mi rifiuto di credere in linea di principio alle tesi di un'amministrazione (Bush & soci...) che già con l'Irak ha agito mentendo spudoratamente al mondo intero, e senza farsi il benché minimo scrupolo, al solo fine di portare avanti il proprio disegno geostrategico.

 

Allo stato attuale delle cose, quindi, sono dell'opinione che le accuse americane nei confronti dell'Iran siano del tutto pretestuose.

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