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elezioni 2006


Leviathan

chi votate (solo per maggiorenni)  

51 utenti hanno votato

  1. 1. chi votate (solo per maggiorenni)

    • schieramento centro destra
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Si ma ammettendo che Berlusconi dica quello che pensa, non puo giustificare le sue affermazioni.

Bertinotti facendo entrare certa genete nel RPC lo fa solo per incrementare il consenso popolare. Poi quando si fa sul serio penso faccia di tutto per metterli da parte.

 

Seppur di sinistra dubito che daranno un'assegno finoa 18 anni per i figli...

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berlusconi ha detto una balla riguardo l ici?

beh, vediamo allora se prodi poi darà soldi alle famiglie per ogni figlio sino ai diciotto anni d età.

Ma non cambia niente, è questo che voglio dire!

 

Se Berlusconi avesse tolto l'ICI, da qualche parte i soldi per compensare doveva pur prenderli.

Se Prodi dà i soldi fino ai 18 anni, da qualche parte dovrà prenderli!

 

Non avete idea di quante cose siano state fatte semplicemente accorpando o rinominando cose che già c'erano.

 

Basti pensare al giochetto "detrazioni" + "assegni familiari".

 

Se ti dò un assegno fino ai 18 anni, ma poi rivedo le detrazioni per i figli a carico e rivedo le aliquote per gli assegni familiari (che anzi ritengo sparirebbero del tutto, a questo punto) alla fine non faccio altro che darti, con un altro nome, quello che già prendevi.

 

Se ti tolgo l'ICI per la prima casa e poi rivedo le rendite catastali, in concreto non cambia nulla. Peraltro già oggi in moltissimi comuni la prima casa è esentata dall'ICI (c'è un'apposita detrazione per cui se la prima casa non è una megavilla di lusso in pratica l'ICI non la paghi).

 

Non fatevi ingannare da queste operazioni di facciata che hanno un valore demagogico.

 

Spero che quanto prima, quando qualcuno di voi avrà studiato economia politica, e i vari coefficienti che si applicano in questi casi (che ormai sono precisissimi: in 100 anni di esperienza pratica si sa bene cosa succede in relazione a un intervento di tipo economico) , capirete bene cosa intendo dire.

 

Non si può migliorare la qualità di vita di un paese, se non si migliora la sua produttività.

 

Se la mia risorsa umana è pari a 100, e produco 90, indebitandomi di 10, posso inventarmi tutte le magie di questo mondo, ma alla fine il risultato non cambia.

 

Nel libero mercato, tutte le forze che agiscono producono reazioni contrarie, e in qualche caso esse sono addirittura amplificate rispetto all'azione che le ha originate.

 

Se aumento di 100 euro lo stipendio degli operai, provoco un aumento della domanda di beni.

Sulla base di quell'aumento di domanda, le cose sono due: o aumenta la produzione per far fronte all'aumento della domanda, o aumentano i prezzi.

Se la produzione non può aumentare, è chiaro che aumentano i prezzi.

Aumentando i prezzi, non solo alla fine non ho ottenuto l'aumento di potere d'acquisto che mi ero proposto, ma ho aumentato l'inflazione e ho reso meno competitive le esportazioni ed ho aumentato il costo del lavoro.

 

Alla fine uno si dice: ma come, aumentano lo stipendio di 100 euro e si sta peggio?

E certo.

 

L'economia di mercato è fatta di meccanismi complessi, che interagiscono tra loro, ma la chiave di volta è sempre quella che sta nell'equilibrio tra domanda e offerta.

Se l'offerta supera la domanda (eccesso di produzione) il costo della vita cala, le esportazioni aumentano, la bilancia dei pagamenti migliora, il debito pubblico cala.

 

Capirete bene che per ottenere questo si può lavorare solo in una direzione: aumentare e migliorare la produzione, quindi l'imprenditoria.

Ma non l'imprenditoria che produce virtualmente (anche un'impresa di pulizie è un'impresa, ma di fatto la sua produzione è solo virtuale) ma l'imprenditoria che produce in termini reali (ossia che produce beni che puoi toccare: prodotti agricoli e industriali, per intenderci) e quella che attira capitali finanziari dall'estero (turismo, attività finanziarie, ecc...).

 

Da questo punto di vista, le ricette per giungere a questi risultati sono poche e precise: ridurre la spesa pubblica senza ridurre la qualità e quantità dei servizi pubblici (ossia migliorare l'efficienza del lavoro pubblico) e dirottare i risparmi ottenuti in incentivi per le imprese reali; ridurre il costo del lavoro (per aumentare la competitività delle imprese).

 

Noterete che in entrambi i casi, stringi stringi, è sul lavoratore che incombe il sacrificio.

Il lavoratore pubblico dovrà lavorare di più e meglio, affinchè la struttura pubblica costi meno e sia più efficiente.

Il lavoratore privato dovrà sacrificare parte dei suoi benefici e lavorare di più e meglio senza ottenere immediati riscontri stipendiali.

 

E' per questo che il pensiero marxista vede il libero mercato come un nemico del lavoratore proletario: perchè sa bene che nel libero mercato è lo sfruttamento della forza lavoro che produce ricchezza (di qui la teoria che il capitale è un furto, perchè il capitalista si arricchisce sfruttando la forza lavoro e pagandola meno di quanto produca).

 

Il pensiero capitalista, invece, ritiene (e oggettivamente molti decenni di esperienza testimoniano che questo pensier è giusto) che la forza lavoro deve essere coordinata e valorizzata e qui entra in gioco l'imprenditore, i cui ricavi costituiscono il prezzo del rischio che si accolla e delle capacità che egli sviluppa, e alla fine ciò produce un innalzamento della qualità di vita generale che nel medio lungo termine beneficia anche il lavoratore per il suo sacrificio.

 

Infatti se cent'anni fa il "livello minimo di sussistenza" era un tozzo di pane, un bicchiere d'acqua e una coperta, oggi questo livello minimo è considerato ben diversamente (tre pasti regolari, una casa dignitosa, un'autovettura, una vacanza, un impianto stereo, una televisione ecc... ecc... ecc...).

 

Una volta che si comprendono queste cose, solo allora si comprende il perchè di certe scelte economiche e di governo, e si comprende perchè un politico serio (e preparato) deve saper fare economia e demagogia nello stesso tempo.

E solo così si distingue chi ha fatto solo il politico (accontentare tutti ma non introdurre alcun miglioramento strutturale) e chi ha fatto il politico-economo (cercare di incidere sui miglioramenti strutturali tenendo a bada il popolo con contentini di natura demagogica).

 

Nel valutare il governo Berlusconi, o nel valutare il prossimo governo Prodi, sono queste le cose che analisti ed economisti vanno a vedere, non l'ICI nè l'assegno fino ai 18 anni, credetemi.

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E solo così si distingue chi ha fatto solo il politico (accontentare tutti ma non introdurre alcun miglioramento strutturale) e chi ha fatto il politico-economo (cercare di incidere sui miglioramenti strutturali tenendo a bada il popolo con contentini di natura demagogica).

Sono d'accordo con il tuo post, ed in particolare con questo punto.

 

Sono certo che converrai con me, che la figura del Presidente del Consiglio uscente, ha bucato questa convenzione, abusandone dal principio.

 

Avere il privilegio di essere alla Presidenza del C. e contemporaneamente avere le mani in pasta nell'economia e nell'informazione, non è però implicita nella considerazione che hai giustamente fatto: il politico-economo non è più tale, in quanto è economo-politico quando conviene, e il contrario quando conviene altrimenti.

 

E non mi sembra corretto che nelle proporzioni di Berlusconi, secondo me, ci sia più l'applicazione della demagogia, piuttosto che della politica, o della politica economica.

 

Capisci, Berlusconi si è bruciato. Ogni volta che si sente puzza di bruciato, c'è Berlusconi.

 

Luttazzi, Santoro, Biagi, vengono licenziati? A parer mio perchè facevano satira sul governo.

 

C'è puzza di Berlusconi.

 

E qui c'è il diritto della libertà di pensiero in gioco, mica briciole.

 

La legge Gaparri resuscita rete 4?

 

C'è puzza di Berlusconi.

 

E quante altre ancora...

 

Ultime fra tutte, la faccia da incantatore : "Toglieremo L'ICI"

 

Va bene la demagogia, ma essere presi per fondelli oltre ancora, no eh.....

 

D'altronde l'aveva detto Montanelli : "Basta lasciarlo parlare, si brucia da solo."

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In argomento fiscale ritengo la sinistra più credibile nei progetti (eccetto l'assegno ai figli).

COmunque quoto gianni065 ma c'è da dire una cosa, bisogna aumentare i consumi ma anche la produzione.

Come si fa?

Oltre a come ha detto Gianni065 ad migliorare quello che serve alle industrie.

Quali sono i veri problemi che bloccano l'economia?

 

Sono:

1- il caro petrolio incremenato fin troppo da accisse e iva;

2 (in parte subordinato) il prezzo dell'energia in genere.

3- un sistema ferroviario che invece di puntare tutto sulla affidabilita punta tutto

l'alta velocita

4- la burocrazia.

5-lavoro nero e evasione in genere.

 

 

5on parlatemi Dell'Irap voluta dalla sinistra, questi sono i problemi.

Non possiamo ridurre le accise ma almeno L'IVA.

E poi il 20% dell'energia che usiamo viene dalla Francia (ed è di origine nucleare).

Aver detto no al nucleare (apro una discussione a breve) è stato un'errore.

Solo perchè in Bierlorussia alcuni tecnici hanno giocato con il sistema di sicurezza e ne persero il controllo non vuol dire che è pericoloso.

Con la tecnologia di adesso poi ancor meno...

Sul sistema ferroviario i treni merci sono sempre meno usati (pochi anni fa le poste italiane accusarono notevoli ritardi e disservizi e abbandonarono il trasporto ferroviario per notevoli e continui ritardi e disservizi.

La burocrazia è in fondo il problema minore.

Un'altro grave è l'evasione (difficile da combattere) e il lavoro nero.

 

Il governo Berlusconi puntava sulle nuove opere (stretto di Messina e Tav e roba varia) mancando cio che si ha bisogno veramente: di migliorare cio che abbiamo.

 

La sinistra molti progetti li chiudera (il ponte sopratutto) ma spero rimettino in sesto le ferrovie.

è sopratutto l'evasione...

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Montanelli è una persona di cui si sente, purtroppo, poco la mancanza vista la sua genialità e la sua sagacia.

Secondo me aveva ragione quando ha detto che la caduta di berlusconi nel 95 è stata la cosa peggiore che potesse succedere all'italia, speriamo che anche la sua teoria sul vaccino funzioni.

 

Gianni quando tu parli del lavoro pubblico colpisci un tasto dolente, forse il più grosso problema dell'economia Italiana: il fatto che il clientelismo è il più grande datore di lavoro del paese.

Nessuno toccherà mai gli impiegati pubblici, il cui numero, a mio parere, potrebbe essere tranquillamente ridotto ad un terzo, per non toccare le reti clientelari.

Finchè non si supererà questo molti problemi rimarranno.

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Sicuramente serve una mentalità diversa al sud.

 

Perchè lo stato non incentiva la formazione di nuove industrie tessilii, automoblistiche, militari ecc??

 

In fondo se quello che serve è un paese altamente industrializzato per rilanciare l'economia si potrebbe anche rialzare provvisoriamente il debito pubblico, si da vita a nuove aziende fiorenti, banche che agiscano pure sul mercato internazionale e si rilancia il paese

 

Non credo che sia così difficile come sembra...se ci pensate un attimo facendo questo discorso si ottengono queste conseguenze

 

1) Aumenta l' occupazione, molti lavoratori, anche stranieri, che ora lavorano in nero si trasferiscono nelle nuove imprese e diventano regolari, questi lavoratori consumano beni e pagano le tasse, quindi provocano un aumento della domanda e un aumento delle entrate da parte dello stato

 

2)Le nuove imprese che vendono i loro prodotti s trovano davanti ad un aumento delle richieste, così aumentano la produzione assumendo nuovi operai e tecnici che precedentemente erano o disoccupati o lavoratori in nero

 

3) Tutti qusti processi portano dunque a nuove entrate per lo stato, che con questi nuovi soldi possono inizialemnte risanare il debito pubblico, poi migliorare i servizi e infine usarli per costruire grandi opere (che portano ricchezza) o per incentivare ancora imprese

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Si, nei parametri che regolano il rapporto deficit/PIL (in teoria 3% ma ormai il limite è molto nebuloso)

Pochi lo rispettano ormai in europa.

 

La depressione economica è mondiale.

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  • 1 anno dopo...

Maverick1990 il problema delle industrie italiane non è che sono poche. Il problema è che sono troppo piccole per poter competere adeguatamente nel mercato globale.Molte lavorano nell'ambito di un qualche indotto. Questo perchè i piccoli imprenditori piuttosto che unirsi ai propri concorrenti (piccoli) per creare un impresa di maggiori dimensioni e quindi contrattualmente + forte e + competittiva, preferiscono restare piccoli ma comprare il porsche, perchè il loro soldi vogliono gestirseli loro. Ma non si rendono conto che a lungo andare restando un impresa di 10 dipendenti vieni schiacciato dalla concorrenza. + che incentivare nuove imprese bisognerebbe incentivare l'aggregazione di quelle esistenti.

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