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Effetti della Brexit sul settore aeronautico civile inglese


zander

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Il governo britannico ha annunciato che la Gran Bretagna si ritirerà dall'EASA e che la britannica CAA tornerà ad acquisirne le funzioni. In quanto tempo? A quali costi? Nessuno lo sa.

L'associazione delle industrie aerospaziali, che rappresenta 1100 aziende, ha affermato che la decisione potrebbe mettere in pericolo il loro lavoro, e il posto di 111000 persone.

Il governo britannico è consapevole che molte delle expertise dell'ente appartengono a personale britannico ed è convinto che dopo l'uscita dall'ente, molte persone tornerebbero a lavorare in Gran Bretagna per la CAA.

Dopo l'uscita dall'EASA, il governo britannico però punterebbe a un accordo bilaterale tra CAA e EASA.

https://www.theguardian.com/world/2020/mar/07/uk-withdraw-eu-aviation-safety-regulator

https://www.caa.co.uk/News/Statement-on-future-relationship-with-the-European-Union/


In conferenza, all'alba di una probabile emergenza sanitaria da COVID-19, il primo ministro britannico ha dichiarato che molte famiglie perderanno i loro cari (sic!), ovvero una dichiarazione che lascia intendere che l'NHS, il servizio sanitario britannico, non sarà in grado di fronteggiare questo virus. D'altra parte, dopo anni di tagli perpetrati dai governi conservatori al servizio sanitario e la fuga di medici e infermieri del continente a seguito della Brexit, è altamente probabile che l'NHS non reggerà l'urto della virulenza. Ma questo primo ministro è uno che procede come un bulldozer senza riguardi per nessuno, come difensore del liberismo più estremo: in economia e nella vita, che sopravvivano i più forti, a discapito dei più deboli.

Questo è il modo di gestire gli affari di BJ e questo è il modo in cui il governo britannico sta gestendo i vari compartimenti dell'economia britannica, in attesa e in preparazione di una possibile rivoluzione economica, quando saranno alle spalle le trattative del periodo di transizione di uscita dall'UE.

Modificato da zander
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  • 1 anno dopo...

Purtroppo come prospettato mesi fa, le tensioni in Irlanda del Nord sono diventate scontri. Militanti lealisti, fedeli al governo di Londra, hanno incendiato auto, mezzi della polizia e autobus, come forma di protesta verso gli accordi UE-GB che, spostando il confine UE-GB sul mare, hanno creato una spaccatura all'interno del Regno Unito, anche se sul mare. I lealisti si sentono traditi da Londra. La polizia ha affermato che erano decenni che non si vedevano scontri di tale violenza.

I filmati nell'articolo della BBC linkato qui sotto ne sono una dimostrazione:

https://www.bbc.co.uk/news/uk-northern-ireland-56664868

Il governo britannico sta gestendo molto bene la campagna di vaccinazione contro il Covid19. Vediamo se sarà altrettanto bravo a sedare le proteste. Comunque a marzo il governo ha dichiarato di posticipare unilateralmente l'introduzione sui controlli tra i porti dell'Irlanda del Nord e il resto della Gran Bretagna dal 1 aprile al 1 ottobre, provocando la reazione piccata dell'UE, e aprendo un ulteriore fronte di scontro.

Modificato da zander
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  • 1 anno dopo...

Il 6 maggio si sono tenute nel Regno Unito le elezioni politiche locali dove il partito di governo ha subito una pesante sconfitta. Ma la sconfitta più cocente è stata subita per il rinnovo del parlamento dell'Irlanda del Nord, dove per la primo volta nella storia ha vinto lo Sinn Fein, il partito repubblicano. Preciso che lo Sinn Fein ha vinto per numero di seggi ma non è sicuro che riuscirà a garantire l'elezione del primo ministro. La sconfitta è stata così bruciante che le implicazioni politiche sono immediatamente arrivate a Londra, dove il governo da tempo incolpa il protocollo firmato con l'UE come principale causa del malessere nord irlandese. A questo punto settimana prossima il governo potrebbe proporre una legge per stralciare unilateralmente la parte del protocollo UK-UE che impone i controlli doganali tra Irlanda del Nord e resto della Gran Bretagna. L'azione sarebbe del tutto unilaterale ed illegale e l'UE ha ammonito che la reazione sarebbe una guerra commerciale a colpi di dazi su prodotti britannici, proprio durante una crisi economica che sta colpendo duramente la popolazione britannica, uscita dalla pandemia ma alle prese con l'aumento dei beni a seguito della guerra Russia Ucraina. Sembra che il Regno Unito volesse già a febbraio / marzo stralciare una parte del protocollo, ma lo scoppio della guerra ha fatto desistere il governo, che si era reso conto di avere bisogno del supporto dell'UE per fronteggiare la Russia. Ora, se il governo di Londra decidesse di stralciare una parte del trattato nel bel mezzo della guerra, che cosa accadrebbe?

https://www.theguardian.com/uk-news/2022/may/10/liz-truss-preparing-to-tear-up-northern-ireland-protocol-reports

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  • 10 mesi dopo...

Riprendo questo thread per un breve aggiornamento sulla situazione industriale britannica.

La lobby industriale britannica Make UK in un rapporto appena pubblicato ha rilevato che le aziende manifatturiere si affidano maggiormente ai fornitori locali di fronte alle enormi difficoltà logistiche, sollevate dalla Brexit, dal Covid e dalle incertezze geopolitiche.

Le conseguenze negative della Brexit sull'economia britannica sono state ampiamente documentate. E alcuni effetti positivi? La lobby del settore Make Uk riferisce che le aziende manifatturiere britanniche, colpite dall'aumento dei costi e dalle conseguenze della Brexit, stanno intensificando il ritorno delle loro catene di approvvigionamento optando maggiormente per i fornitori locali.

Infatti lo studio di Make UK deplora "la pressione incessante sulle catene di approvvigionamento delle aziende a causa dell'aumento dei costi e dell'incertezza geopolitica", che porta a tempi di consegna "inaccettabili".

L'aumento dei costi, in particolare con l'aumento dei prezzi delle materie prime, ma anche dei trasporti e dell'energia, sembra essere il primo fattore di interruzione delle filiere. Ma anche la carenza di manodopera, in particolare nel personale logistico, e i ritardi ai valichi di frontiera per le merci provenienti dall'UE (principalmente il porto di Dover) complicano notevolmente e interrompono le catene di approvvigionamento.

In risposta, i produttori continuano a rilocalizzare i propri fornitori, il 40% lo ha fatto nell'ultimo anno e un numero simile prevede di farlo nei prossimi dodici mesi, che conferma una tendenza già citata in un precedente rapporto di maggio.

Molto preoccupate per le loro difficoltà logistiche, le aziende britanniche stanno anche investendo in strumenti tecnologici per gestire le loro forniture e adeguare il numero dei loro fornitori.

Allo stesso tempo, i fornitori dell'UE sono meno disposti di prima della Brexit a rifornire le aziende del Regno Unito, aggiunge Make UK, che sottolinea in particolare "le difficili relazioni politiche" tra Londra e Bruxelles, mentre il 20% dei fornitori del Regno Unito è con sede nell'UE, secondo Make UK.

Stephen Phipson, direttore generale di Make UK, accoglie con particolare favore il compromesso tra Londra e Bruxelles, annunciato a fine febbraio, riguardante le disposizioni post-Brexit in Irlanda del Nord, e vuole vedere in esso "l'inizio di un nuovo capitolo" tra Regno Unito e Ue.

Infatti, dopo mesi di tensioni, Rishi Sunak e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno presentato a fine febbraio un nuovo accordo modificando il protocollo nordirlandese, che dovrebbe proporre soluzioni pratiche alle difficoltà di approvvigionamento e alle preoccupazioni politiche create dal vecchio compromesso.


https://www.latribune.fr/economie/international/quand-le-brexit-pousse-les-entreprises-britanniques-a-relocaliser-leurs-fournisseurs-954273.html

https://www.makeuk.org/insights/reports/no-weak-links-building-supply-chain-resilience

 

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