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Quando il paracadute NON dovrebbe aprirsi


Smersh

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Lungo gli anni mi è capitato di leggere aneddoti apparentemente incredibili che vertono sul mancato funzionamento di certi dispositivi, o su un'incorretta procedura (sempre involontaria) per cui un aviatore riesce a salversi - a volte senza neppure riportare inconvenienti fisici - anche se il paracadute teoricamente non avrebbe dovuto/potuto spiegarsi correttamente.

Il che invece è accaduto in quei casi, e la persona ha potuto raccontarlo.

 

Senz'altro super-eclatante quello del Gennaio 1966 quando un SR-71 in volo sulla California a 24.000 metri e Mach 3.18 si frantumò, letteralmente, con l'equipaggio che si ritrovò fuori senza avere modo di cominciare la sequenza di eiezione. Il pilota si salvò praticamente incolume, pur a quote e velocità da brivido; il suo collega rimase ucciso dall'eccessiva accelerazione che gli ruppe il collo, tuttavia entrambi i paracadute si sfilarono in modo incredibile depositando a terra gli aviatori - non avrebbe potuto accadere, in via teorica.

Sono andato a ricercare un episodio della 2°G.M. accaduto il 14 Gennaio 1945 dove un pilota di P-51 del 357th Fighter Group si salvò (finendo prigioniero per gli ultimi quattro mesi di guerra in Europa) dalla disintegrazione del proprio caccia, abbattuto da un Me-109 un attimo dopo che l'americano aveva abbattuto a sua volta un Me-109.

Il pilota arrivò a terra ancora legato al seggiolino completo (con tanto di corazza dorsale...!!) e il paracadute dorsale B-8, che si era aperto pur trovandosi chiuso tra pilota e schienale. L'episodio è meritevole di lettura..

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il 1st Lt. William Dunlop del 357th F.G. (basato a Leiston, reparto dove vi era anche il ben più celebre "Chuck" Yeager) era in missione di scorta ai quadrimotori B-17 sulla Germania il 14/01/45 :

 

"... sganciai i serbatoi subalari e cominciai una salita a tutto gas fino a 9.200 metri. Da lassù potevo vedere bene il gruppo principale di nemici, una grande formazione di Me-109 e FW-190 che attraversai arrivando in picchiata... sparai senza colpire niente, lo stesso fecero loro con me. Quindi arrivai a tiro di un gruppo di circa 30 Me-109 a circa 6.000 metri.

" persi di vista le squadriglie 'Blu 3 e Blu 4, ma pensavo che almeno Blu 2 fosse ancora con me. Cominciai a sparare contro il Me-109 più arretrato e lui si gettò in ripida picchiata mentre derapava con violenti colpi del timone... dovetti togliere gas per non superarlo, pur continuando a sparare ogni volta che mi attraversava il parabrezza. Riuscii a colpirlo ripetutamente lungo tutta l'apertura alare che era un continuo lampeggiare di proiettili a segno..

"... il tettuccio del 109 volò via e subito dopo il pilota si lanciò fuori, dalla parte destra. Mancò di pochissimo la mia ala, mentre io sfilavo tra lui e il Me-109 in fiamme.

 

" Mezzo secondo più tardi ebbi la sensazione che le mie mitragliatrici sparassero senza che io premessi il grilletto, e di colpo tutti i comandi di volo andarono fuori uso.

Guardai a sinistra in tempo per vedere una delle mitragliatrici uscir fuori dalla lamiera alare squarciata, mentre il serbatoio di fusoliera situato dietro di me prendeva fuoco. Il P-51 era in picchiata quasi verticale... l'accelerazione mi teneva bloccato contro la parte destra della cabina ed era tale da non poter alzare la mano per sganciare il tettuccio, eppure la leva per lo sgancio in emergenza era proprio lì sulla console di destra.

Quindi, il tutto si spaccò letteralmente - ali, fusoliera, tettuccio e sezione di coda si staccarono e sembrò che schizzassero via in differenti direzioni. Il tettuccio dev'essersi staccato per primo perchè sentii le fiamme subito risucchiate in cabina, mi ustionai la fronte ma di colpo arrivò l'aria esterna freddissima quando mi trovai nel vuoto. Atterrai... e mi resi conto di essere ancora seduto nel seggiolino perfettamente integro, con la blindatura dorsale e le cinture perfettamente a posto..."

 

" Il motore e una delle ali giacevano raggruppati assieme, forse a una quindicina di metri da me; altri pezzi più leggeri del P-51 stavano ancora arrivando a terra quà e là attorno a me... neanche cento metri più in là c'era il Me-109, con le munizioni che ancora crepitavano violentemente..."

 

Dunlop si trovava probabilmente a circa 1.500 metri di quota sopra il terreno quando l'aereo si spezzò in tanti tronconi scagliandolo al di fuori - forse ancor meno, se egli poteva vedere rottami minori e più leggeri arrivare a terra dopo di lui. Pur disorientato e dolorante per le ustioni appena ricevute riuscì a trovare la maniglia di apertura del paracadute e la tirò, e pochi secondi dopo già toccava terra.

La cosa notevole è che pur ancora seduto e legato al seggiolino e con le cinture ben tese, la calotta si sfilò apparentemente senza troppa difficoltà in quel minimo spazio tra schiena e schienale - con un modello di paracadute a sedile (come l'S-1 o l'S-2) non sarebbe mai accaduto.

Il pilota si allontanò di poco prima di venire catturato e mandato il giorno dopo al campo d'aviazione di Stendal. Di lì andò poi a finire al definitivo Stalag Luft XIII di Nuremburg dove tra l'altro, incontrò alcuni altri piloti del 357th che erano stati abbattuti nelle settimane precedenti.

Sopravvisse ai restanti quattro mesi di prigionia.

Modificato da Smersh
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  • 2 settimane dopo...

Personalmente ritengo che esiste una spiegazione logica ad ogni cosa (riserverei il termine 'miracoloso' quando quella perla del vicino di casa si degnerà di provare, almeno, a far desistere il maledetto cane dall'abbaiare tutta quanta la notte... B-) ),

 

le forze che entrano in ballo durante certe anomale situazioni sono ben più grandi di quanto verrebbe da immaginare. Il 22 Febbraio 1955 il collaudatore George. Smith della North American Aviation sopravvisse ad un'eiezione dall' F-100 Super Sabre in picchiata verticale di 90° e velocità di Mach 1,06 a bassissima quota, finendo in mare pochi secondi dopo che la calotta del paracadute (semi-strappata quà e là) si era aperta.

E si trattava di un seggiolino ancora primitivo rispetto a quelli odierni, eppure riuscì a separarsi correttamente dal pilota che da parte sua era svenuto immediatamente al contatto col 'muro' d'aria densa a 1.200 Km/h. Quindi non aveva fatto niente per aprire il paracadute il quale era stato azionato dallo strattone che il seggiolino, allontanandosi, fisicamente impartisce al meccanismo che lo vincola alla cintura di sicurezza ventrale.

Meriterebbe una storia a parte - non fosse altro per menzionare la sopravvivenza di Smith che si ritrovò seminudo e fracassato quà e là, semi-cieco, tenuto a galla dai suoi stessi intestini riempiti d'aria che facevano da salvagente, pieno di ferite e con organi interni spappolati oltre misura..

 

...un momento che ho tempo cercherò di mettere giù la storia se non è stata ancora trattata nel Forum.

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.. approfitto per una dettaglio riguardo all'episodio di cui sopra,

Smith si ricordava dei seguenti parametri prima di azionare l'eiezione: quota 6.000' (1.820 metri) e velocità Mach 1,06 (circa 1.200 km./h a quella quota). Ma attenzione, con l'aereo esattamente verticale, a 1.200 Km./h si percorrono circa 335 metri al secondo verso il basso - in pratica, 1 Km. ogni 3 secondi. Questo significa che:

 

* sarà forse trascorso almeno 1,5 - 2 secondi dall'ultima occhiata al cruscotto, al momento vero e proprio dell'uscita all'esterno;

* per almeno un altro secondo Smith deve aver viaggiato alla medesima velocità dell'aereo, ovviamente;

* dopodichè l'apertura della calotta lo ha rallentato, ma con diversi pannelli di nylon strappati quà e là non può averlo rallentato come doveva, tutt'altro:

* quindi, certamente più di 1 Km. è stato ancora percorso da quei (teorici) 1.820 metri notati visivamente dal pilota prima di avere lui appeso all'ombrello del paracadute, il tutto in veloce discesa verso il mare.

 

Infine pilota e paracadute hanno pesantemente avuto il contatto con lacqua - a quale rateo di discesa non si potrà mai sapere, ma la botta decisamente molto violenta ha aggiunto ulteriori lesioni al corpo dell'aviatore.

Smith è comunque sopravvissuto.

Modificato da Smersh
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A questo punto perchè non raccontare per sommi capi la storia.

 

George Smith, collaudatore civile e 'ferry pilot' per la N.A.A. prelevò un caccia F-100A il 26 Febbraio 1955 per un volo d'accompagnamento ad altri due F-100 che dovevano partire dal Los Angeles International Airport. Per la verità si trattava di un volo 'fuori programma' visto che per lui era giorno di riposo dal lavoro - quindi il cambiamento di programma vedeva lui in abbigliamento 'casual'. Neppure tuta di volo vera e propria; soltanto salvagente, paracadute dorsale, casco + maschera, e guanti di volo, il tutto su camicia e pantaloni 'normali'.

 

Già in fase di rullaggio i comandi di volo ebbero un inceppamento sull'asse di pitch (cabrata/picchiata), poi si sbloccarono e lui potè decollare. L'inconveniente si ripresentò di nuovo mentre Smith virava verso il mare, e di nuovo si risolse da solo; il pilota considerò per un momento il ritorno o perlomeno parlarne con la torre di controllo ma decise di continuare.

A circa 10.600 metri di quota sopra Laguna Beach vide finalmente le scie degli altri due F-100 e stava per iniziare la virata per raggiungerli, quando l'inconveniente ritornò ma stavolta si faceva sul serio: l'aereo si mise da solo in picchiata di circa 50° aumentando la velocità. Non c'era modo di raddrizzare il muso, tutto sembrava inchiodato e in pochi secondi Smith si trovava catapultato verso Mach 0,85 e poi 0,9.

Da terra e dagli altri F-100 arrivarono frenetici inviti ad eiettarsi, cosa che Smith si decise a fare pur pensando a quanto era sensazionale e ...terrificante la cosa. Il tempo di un ultimo pensiero e un'ultima esitazione, e l'F-100A era già a Mach 1 e la picchiata era di 85° sul mare.

 

Giù in posizione bloccata il pesante visoreesterno del casco P-3. Ancora un ulteriore secondo di tempo e il pilota notò Mach 1,06 e 6.000' (1.820 metri) di quota - poi tirò entrambi i braccioli che facevano partire la sequenza e il tettuccio saltò via mentre un rumore pazzesco gli riempiva la testa. Smith perse conoscenza all'istante mentre urtava il muro d'aria densa alla velocità di quasi 340 metri al secondo.

Casco e maschera volarono via danneggiandogli la faccia con ciò che di metallico sbatteva quà e là - occhi quasi strappati via, il naso tagliato di netto dal labbro superiore, orecchie lacerate. L'intestino si gonfiò all'istante per l'aria che entrava a pressione, i guanti si sfilarono istantaneamente assieme ad anello, orologio, scarpe e calze, il salvagente (imprigionato dall'imbragatura-paracadute) non potè sfilarsi intero e quindi si strappò in tante strisce. I vari 'pacchetti' con accessori e torcia elettrica agganciati al salvagente sparirono all'istante, così come la camicia e i pantaloni si ridussero in strisce che sembravano sforbiciate.

 

Il paracadute B-15 riuscì, incredibilmente, ad aprirsi per lo strattone che il seggiolino gli impartì staccandosi dal pilota; all'istante alcuni pannelli di nylon si strapparono e la calotta si ritrovò con una superficie minore, facendo così scendere Smith con un rateo di caduta micidiale. L'ultima 'botta' fu quella con l'acqua, e si aggiunse a tutto il danno precedente..

 

(segue)

Modificato da Smersh
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(segue)

 

Smith galleggiava, svenuto, a pancia in sù con gli intestini gonfiati al massimo che facevano da salvagente. La sua fortuna fu un'imbarcazione da diporto che passava lì vicino, i cui occupanti sentirono la spaventosa collisione dell'F-100A che impattò l'acqua dietro la barca, non lontano da essa - in pratica nella sua scia, quindi l'aveva mancata di poco... l'onda d'urto spense i due motori (!!!) e sollevò la chiglia fuori dall'acqua.

I tre a bordo erano certi di essere stati bombardati per sbaglio da qualche aereo in corso di esercitazioni, tale era stata la violenza di 11 tonnellate di metallo entrate in mare a 1.250 Km./h. Smith fu soccorso e liberato dalle cinghie del paracadute, poi mentre si filava verso Newport Beach la barca incontrò un panfilo di maggiori dimensioni che portò il pilota verso il più vicino ospedale.

Smith rimase in coma per 6 giorni, e praticamente cieco per quattro settimane. Gli fu asportata la milza, troppo spappolata, nonchè 5 metri di intestino lacerato - inoltre, reni e fegato avevano anch'essi la loro parte di danni. Ogni articolazione di gambe e braccia era in pratica rotta o slogata.

Dopo circa 13 mesi Smith potè tornare a pilotare gli F-100, e questa è la cosa più strabiliante. Anche i rottami dell'aereo furono per la maggior parte recuperati e risultarono d'aiuto nel ricostruire la dinamica e le cause dell'incidente.

 

 

p.s. Anche se negli anni '90 due piloti di F-15 sono sopravvissuti a due incredibili incidenti con velocità d'uscita anche maggiori di quella di Smith (uno di loro, specialmente), il fatto che sedessero sui super-sofisticati seggiolini ACES II ha senz'altro avuto la sua parte. Quello di Smith potrebbe risultare ben più impressionante per via del paracadute dorsale che i piloti del tempo usavano, e quindi con tempi di reazione e apertura maggiori - più, una serie di altre considerazioni.

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discussione molto interessante.

 

Come non ricordare anche il caso di Vesna Vulovic'; hostess si volo che si trovava in un aereo di linea della ex Jugoslavia esploso a 10.160m di quota. Lei rimase incastrata nel cono di coda che fece le veci di paracadute fino ad impattare al terreno con un'angolazione talmente favorevole da salvarle la vita.

 

.

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Vero.

 

E che dire di quell'aviatore del Bomber Command nella 2° G.M. che precipitò al di fuori di un quadrimotore Lancaster con addosso soltanto l'imbragatura del paracadute - all'interno dell'aereo per motivi di spazio disponibile, il pacco vero e proprio rimaneva a parte. In emergenza (se si era fortunati) lo si agganciava ad anelli appositi situati sulle cinghie verticali della suddetta imbragatura.

Lui fu scaraventato fuori (mi pare fosse un mitragliere di coda) senza avere addosso il pacco, ma sopravvisse all'incredibile incidente. Se ricordo bene l'aereo era relativamente basso e lui andò a finire su un bosco di altissimi abeti carichi di neve; i vari "ingredienti" - pesanti indumenti di volo invernali e ben imbottiti + caduta su rami flessibili con sopra uno strato di neve + l'effetto 'trampolino' da un ramo all'altro giù verso il basso + uno strato spesso di neve a terra + un'enorme dose di fortuna,

 

gli permisero di sopravvivere, forse con qualche frattura neppure grave. Finì prigioniero dei Tedeschi ma riuscì a tornare a casa dopo la guerra.

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