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Pilota Cinese stratosferico, 1980s.


Smersh

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Questo è il mio secondo, e ultimo, pilota d'altissima quota ricostruito in modo originale.

 

Rimarrà sempre un progetto proibito quello di un analogo pilota USAF o NACA equipaggiato con quelle favolose tuta 'a pressione parziale' che sanno tanto di science fiction anni '50 e che mi affascinano, alcuni articoli semplicemente non si trovano - e se sì, il tutto verrebbe a costare alla fine quasi come una bella utilitaria.

I Sovietici però avevano in pratica scopiazzato allegramente i progetti di massima americani per questo concetto di indumento (la VKK-6M russa è presente sul manichino di pilota di MiG-25 Sovietico), e la Cina ha fatto altrettanto con il materiale sovietico. Una differenza può essere che l'URSS ha ricalcato abbastanza fedelmente ma ha anche apportato modifiche contenenti peculiarità interessanti o addirittura ingegnose; i progettisti Cinesi hanno letteralmente copiato (stimerei fino al 95% di un dato oggetto, quasi una fotocopia) e nulla più.

 

In questo modo il pilota di MiG-25 era stato possibile, e lo è stato ancor più questo pilota d'alta quota appartenente all'Aviazione della Repubblica Popolare Cinese. Potrebbe essere un pilota di MiG-21 o del suo derivato J-7 fabbricato nella Cina stessa, e databile intorno al 1985 o giù di lì.

Magari sembra un'epoca piuttosto avanzata per usare ancora un simile concetto di equipaggiamento (somigliantissimo ad un pilota sperimentale di F-104 di trent'anni prima) ma d'altronde questo avevano e con questo volavano - casco e tuta sono in effetti quasi identici a ciò che un aviatore Americano di metà anni '50 portava in volo.

Gli articoli sono quattro: casco TK-1, tuta d'alta quota DC-3, stivaletti di volo e guanti di volo. Niente salvagente e/o imbragatura paracadute/seggiolino, che in questo caso avrebbero nascosto una buona parte della tuta DC-3.

Sicchè alla fine ne era uscito un pilota (per me) a basso costo; ho notato che ancora recentemente una tuta come questa, nuova di zecca nel suo imballaggio è trovabilissima su eBay dalla Cina a prezzi che scendono anche fino a € 55 - 65, mentre il casco può arrivare intorno € 125 - 135 se completo e in buon stato.

 

Posterò alcune foto. Thanks for watching..

 

 

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La tuta a Pressione Parziale, di qualunque modello o nazionalità, è indossata attillata sopra un semplice completo intimo in cotone, e diventerà super-attillata (come rimpicciolita di almeno tre taglie) quando i tubi 'capstan' esterni, normalmente flosci e piccolini si gonfieranno istantaneamente in caso di decompressione ad altissima quota.

Tirando brutalmente il tessuto sul corpo infatti dovrà essere la tuta stessa - tramite controbilanciamento meccanico - ad impedire che tessuti e liquidi del corpo si espandano e possano andare in ebollizione, dato il differenziale di pressione atmosferica esterna. La tuta è disponibile in 10 taglie (quelle Russe normalmente 10 - 12, quelle Americane quasi sempre 12) e ogni taglia è ulteriormente regolabile tramite lacci incrociati in stile corsetto femminile.

 

Farla indossare sul manichino stimando prima la teorica taglia giusta (più è attillata più rimane realistica) era stata un'impresa.. :huh: :huh:

 

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Il complicato e 'arcaico' casco Cinese TK-1, copia assoluta del Sovietico GSh-4M che era a sua volta ispirato all'Americano K-1 'Splitshell' . Composto in realtà da quattro distinte parti, la più appariscente è la complessa piastra facciale che porta il plexiglass trasparente, tubi per l'ossigeno e l'aria per la 'relief valve, e il cavo per lo sbrinatore elettrico del plexiglas stesso.

Telaio della piastra facciale e calotta vera e propria sono in metallo, verniciati di bianco e con una vernice trasparente (!!) che ingloba anche la stella rossa. La finitura è MOLTO superiore a quella dei caschi Sovietici d'alta quota.

 

 

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Il sistema di cavetti dell "hold down" che serve ad ancorare il casco ad una fettuccia regolabile, e fissata sull'addome tramite piccole clips, intesa a impedire il sollevamento improvviso del casco all'istante del gonfiaggio tuta.

Sulla schiena altri anelli tengono il tutto in tensione.

 

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Il complicato sistema di tubi "capstans" e i lacci incrociati di regolazione, una serie fittissima che assicura per ogni zona del corpo il perfetto grado di aderenza della tuta.

 

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Anche le gambe ovviamente, più il tessuto è aderente come una muta da sub più il realismo è maggiore.

 

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Il cavo della fonia radio non esce dalla piastra facciale (da cui escono i vari tubi e il cavetto dello sbrinatore plexiglas) bensì dal "cappuccio" in tessuto di nylon che è integrale al telaio del casco, e che avvolge l'intera testa.

All'interno il suddetto cappuccio è tutto rivestito in lattice di gomma per una perfetta tenuta, doveva essere una specie di tortura sopportarlo per qualche ora...

 

 

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Il casco o meglio, la parte anteriore sganciabile.

 

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L'oggetto in bakelite rossiccia è lo smistatore della rete di finissimi fili elettrici annegati nella plastica trasparente in funzione 'lunotto termico'. I fili sono visibili guardando con attenzione.

L'oggetto semi-cilindrico a sinistra della piastra è la grossa valvola 'relief valve' che assicura la tenuta del casco ad ogni esalazione del pilota. Il tubo per l'ossigeno è quello corrugato color verde, copiato al 100% da quello russo.

 

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All'interno, l'ossigeno arriva anche tramite una serie di forellini praticati nel "tunnel" in gomma che dà il giro completo al telaio. In questo modo esso contribuisce ad eliminare la condensa causata dal fiato del pilota che potrebbere dare un 'frosting effect' alla plastica trasparente.

Alcuni ideogrammi in caratteri Cinesi sono visibili, stampati in colore azzurro.

 

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La stella rossa è inglobata sotto uno strato di vernice trasparente incolore. La qualità della finitura è maggiore nel TK-1 che nei caschi Sovietici della serie GSh-6.

 

 

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Il visore scuro è la parte più semplice di tutto il complesso. Un sottile pezzo di plastica assicurato ad un arcone curvo che ha 5-6 scatti di regolazione.

E' esterno, mentre i caschi Sovietici della serie GSh-6 ne hanno uno più piccolo interno, a scomparsa totale.

 

Il microfono a staffa fa parte della cuffia interna dedicata esclusivamente alla fonia radio, in perfetto stile Sovietico - cuffia interna in tessuto ignifugo + casco esterno rigido in costruzione metallica.

 

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Infine i guanti di volo.... Tutte le mie ricerche hanno portato a questo risultato: anche se sembrano un perfetto paio di guanti generici da lavoro acquistabili in un ferramenta (e magari 'made in China', perchè no... ah ah, niente di più facile), questi sono davvero i guanti che i piloti militari indossa(va)no durante la missione, perlomeno più di una foto mi dà ragione.

 

Non sono riuscito, comunque, a trovare il perchè di questa insolita scelta di materiale. Sono ovviamente originali come articolo da aviatore - e non comprati dal suddetto ferramenta :whistling:, tuttavia se il pilota fosse stato più datato (diciamo dal 1958-59 a metà anni '70) indosserebbe guanti in pelle color marrone scurissimo, quasi nero.

Thanks for watching - Frank.

 

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Ancora qualche dettaglio, qui la cuffia interna indossata separatamente per prima.

Su questa verrà poi il "cappuccio" coprispalle, che è integrale col telaio del casco stesso. La cuffia è la copia di quelle che vanno coi caschi Sovietici della serie GSh-6, può cambiare il colore del microfono a staffa e la sensazione 'al tatto' del materiale della cuffia.

 

 

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Una differenza di rilievo delle tute pressurizzate Cinesi DC-3, DC-4, DC-6 rispetto alle precedenti DC-1 / DC-2 è il tubo "capstan" aggiuntivo orizzontale, che passa sopra lo stomaco e collega i capstans verticali di destra e sinistra (quelli che vanno dai polsi alle caviglie passando lungo tutto il corpo).

 

Dalla sempre scarsa documentazione disponibile quà e là ho ricavato la quasi-conferma che i Sovietici dopo le loro VKK-1 / VKK-2 / VKK-3 che non avevano il tubo orizzontale, erano arrivati alla VKK-4M (con 2 tubi orizzontali) - poi sono tornati ai soli tubi verticali con la definitiva VKK-6M che dura ancora oggi.

Evidentemente i Cinesi hanno continuato a ritenere che il tubo aggiuntivo è una miglioria di non poco conto e difatti le più recenti tute come la DC-6, appunto, sono in pratica vere copie della DC-3 di questo pilota. Il tubo orizzontale agisce con la trazione in senso verticale, ovviamente, gonfiandosi completamente sotto pressurizzazione e tirando a forza la parte inferiore della tuta verso l'alto, e quella superiore verso il basso.

Questo 'in più' si aggiunge alla trazione standar causata dai tubi verticali di destra e sinistra, aiutando a stringere ulteriormente l'indumento sul corpo dell'aviatore.

 

 

Se la documentazione sugli equipaggiamenti specifici per un pilota 'stratosferico' si trova a fatica e col contagocce, quà e là, nel caso di materiale Sovietico (parliamo almeno di documentazione che sia attendibile al 90%, diversamente non manca in giro tanta roba farcita di errori), figuriamoci nel caso del personaggio Cinese.

Non mi riferisco alla difficoltà con cui oggi ci si può procurare taluni precisi articoli del materiale di volo; tant'è vero che non c'è la minima difficoltà, anzi c'è proprio una grande facilità. Inoltre i prezzi che si possoino vedere su siti come eBay arrivano a valori così bassi da risultare quasi . ..sconcertanti, eppure si tratta di oggetti assolutamente originali e quasi sempre NUOVI.

Anche i prezzi di spedizione sono davvero ragionevoli.

 

Intendo piuttosto la disponibilità di documentazione che racconti delle origini, sviluppo, modifiche, uso lungo il tempo etc. e riesca a fare piazza pulita di troppi dubbi ed errori - d'altronde alcuni dei venditori di questo materiale sono i primi a non sapere le cose specifiche.

Così mi ero trovato a chiedermi se realmente quei non moltissimi piloti NordVietnamiti di MiG-21 che diverse foto (credo intorno al 1971-72) mostrano abbigliati quasi identici a questo personaggio, hanno addosso materiale Cinese come alcuni affermano. Altre fonti parlano invece di materiale originale Sovietico, e secondo me hanno ragione.

Purtroppo già le foto disponibili da poter osservare sono poche, queste poche sono di qualità scadente e tutte in bianco/nero, inoltre alcuni commenti descrivono i piloti come più che altro in posa per scatti 'pubblicitari' e comunque pesantemente propagandistici.

 

Secondo me potrebbe essere vero. Avevo anche usato la lente d'ingrandimento per meglio osservare i dettagli, con risultati scarsi ma l'impressione è che le tute pressurizzate e i caschi d'alta quota siano davvero quelli originali fatti in URSS (gli stessi che hanno poi direttamente ispirato i Cinesi), e non quelli fabbricati in Cina e poi dati ai NordVietnamiti.

Le tute d'alta quota sembrano a tutti gli effetti le VKK-6 sovietiche (con qualche rara VKK-4M dotata di tubo capstan orizzontale sull'addome) e i caschi sembrano i GSh-4M sovietici, piuttosto che i quasi identici TK-1 come quello del manichino.

Alla fine non sarebbe male - almeno per me visto che sono abbastanza addentro a queste cose - poter ottenere una conferma definitiva sulla storia di questi "cloni" fatti in Cina.

 

 

Ovviamente ho "dovuto" fare un tentativo di pressurizzare la tuta DC-3 dopo aver vestito il manichino,

l'ideale sarebbe poter bloccare in modo ermetico al 100% il tubo si alimentazione dei 'capstans' - quello più sottile dei due - visto che appena si toglie la fonte d'aria compressa il tutto si sgonfia velocemente. Ovviamente non c'è una cosa simile, per esempio, a una valvola di non ritorno (nessuno pensava a questi miei problemi quando progettavano questo tipo di indumenti, mi sa.. B-) ).

Già la fase di gonfiaggio è così-così in mancanza di un connettore a baionetta sul tubo del compressore che sia esattamente compatibile con quello della DC-3, quindi ci si accontenta di premere a forza le due estremità una contro l'altra; però non è un problema visto che entra più aria di quanta ne esce contemporaneamente dalla giunzione.

 

Piuttosto si tratta di tappare alla perfezione dopo il gonfiaggio, e questo è praticamente impossibile - in più, dovendo schiacciare su un corpo fatto di plastica dura che ovviamente non cede sotto la pressione, i tubi capstans che riescono a tirare un pò più di tessuto si gonfiano abbastanza; invece su quelle zone che hanno il tessuto già attillatissimo come una muta da sub (braccia e gambe specialmente) il tessuto non ha più nemmeno la minima tolleranza e non cedendo di un millimetro, non consente ai tubi di espandersi.

Era comunque solo per un pò più di effetto coreografico e nient'altro, quindi il 'problema'.. non è assolutamente un problema.

 

 

Anche se sono riuscito a contattare qualche (sparuto) collezionista che sappia un pò di queste cose non è servito a far luce su certi precisi dettagli, come invece era stato possibile per gli equipaggiamenti sovietici - qualche piccolissimo dubbio rimane ancora. Comunque:

la tuta a pressione DC-3 è una quasi-copia della più anziana VKK-4M Sovietica, però nel caso del pilota stratosferico URSS possiedo anche quel dispositivo che regola e fornisce:

ciò che serve per respirare, ciò che serve per gonfiare la parte 'anti-G' della tuta, e infine ciò che serve per pressurizzare il tutto quando scatta l'emergenza-decompressione.

Così abbiamo davvero accertato che arriva SOLTANTO aria compressa se c'è bisogno di effetto 'anti-G' (parte inferiore della tuta), e SOLTANTO ossigeno puro se c'è bisogno di pressurizzarla completamente (parte inferiore + parte superiore).

 

Verrebbe da intuire che lo stesso concetto si applica anche a questa controparte Cinese della VKK-6M Sovietica, oltretutto i piloti Cinesi hanno volato (anche) su MiG-21 sia pure prodotti in proprio - ma l'aereo è il medesimo aereo, con tutti i suoi sottosistemi identici a quelli dei MiG-21 fabbricati in URSS.

Quindi a questo punto anche se è praticamente inutile continuare a cercare (a meno di conoscere personalmente un pilota Cinese di MiG-21, ma non ci sono ancora riuscito B-) ), posso avere la quasi certezza che anche in questo caso i grossi 'capstan tubes' esterni della tuta si sarebbero istantaneamenta riempiti di ossigeno, dilatandosi al massimo - NON di aria.

 

 

Qui l'originale modello di guanto in pelle marrone-rossiccio. In dotazione dai primi anni '60 fino a un non meglio specificato periodo, forse metà anni '80 ma non sono certo di questo.

 

 

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A proposito dei guanti,

 

non risulta da nessuna parte che per gli aviatori della Cina Popolare le tute d'alta quota (DC-1, DC-3, DC-4, DC-6) arrivassero corredate di guanti a pressione, sia pure la variante cosiddetta 'a pressurizzazione passiva' che non richiedeva alcun tubo esterno aggiuntivo - tipica delle VKK-4M e VKK-6M sovietiche.

Questi qui in melle marrone assomigliano non poco, tra l'altro, ai classici B-3A dell'USAAF - USAF che sono stati i classici guanti di volo leggeri dal 1944 al 1970, nonchè ancora usati poi saltuariamente nel periodo dei moderni guanti ignifughi fatti di Nomex.

Modificato da vorthex
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  • 2 mesi dopo...

Come ultimo e definitivo 'sforzo' per questo personaggio è in arrivo l'imbragatura seggiolino-paracadute in stile "Torso Harness" ispirata ai modelli USAF, credo, talmente è evidente la somiglianza (quelle americane esistevano a partire dal 1963),

dopo essermi accertato che non è sbagliata se indossata su un pilota da caccia dell'Aviazione Popolare Cinese nella seconda metà degli anni '80. Ovviamente questo ha portato ad effettuare ulteriori ricerche, non facili, che però pensandoci bene sono la parte più interessante dell'intero discorso.

 

Non conosco la sigla, la targhetta in caratteri cinesi riporta i dati ma ne so quanto prima. Era (è?) in dotazione ai piloti di J-8II, e forse anche a quelli dei J-7 (MiG-21 fabbricati in Cina) ma non sono certo al 100%.

L'importante era che costasse una cifra pari a un pranzo fatto in un buon ristorante, non di più - che diventa due pranzi, includendo anche la spedizione.

Posterò altre foto, migliori, quando avrò l'oggetto.

 

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  • 2 settimane dopo...

Arrivata e messa a posto, questo è il look definitivo del personaggio.

 

Somiglia non poco all'imbragatura ex-sovietica IPS-72, differente in pochi dettagli. Gli agganci moschettone + anello sono quasi identici, e anche il sistema di rotazione delle cinghie inferiori che si infilano negli appositi ritegni "ad asola" per poi incontrarsi e agganciarsi sulla zona immediatemente sopra l'inguine.

Anche il colore, quasi identico. A questo punto si può cominciare un pensierino per il caccia J-8II, mica potrà costare più di qualche milione di Euro.. B-) B-)

 

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Le 'quick-release clips' piazzate subito sotto le spalle sono un concetto prettamente americano, risalente a fine anni '50 per merito dell'US Navy con le sue imbracature-paracadute modello MA-2, poi riprese e modificate pesantemente dall'USAF nel suo modello basico PCU-15/P.

Il sistema è poi stato ripreso dai Sovietici, e successivamente i Cinesi hanno in pratica clonato il tutto per le loro necessità.

 

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Modificato da Smersh
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Complimenti.. come sempre intervieni con delle belle chicche..

 

Toglimi una curiosità, se vuoi .. come "funziona" questo tuo hobby?

Compri/scambi i vari pezzi su siti dedicati? Te li prestano? Una volta completato i manichini lo conservi o li rimetti in giro?

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Grazie Roby per l'apprezzamento.

 

No, non c'è materiale imprestato. Cinque-sei piloti non più in collezione avevano fatto sia da pezzi di scambio, sia da materiale poi rivenduto - se ricordo bene, i soldi ripresi (o una parte di essi) sono tornati utili per altro materiale che col tempo, grazie a Internet è diventato più facile da trovare.

Oppure meno difficile, se vogliamo. I primi tempi erano balordi anche perchè senza il Web una massa notevole di informazioni ho dovuto cercarle su libri, riviste, scambio di infos con altri appassionati, visite a eventi di Militaria, ingrandimenti di foto usando una grossa lente per sviscerare (se possibile) i particolari piccoli ma importanti.

 

Per almeno quattro piloti, una volta assemblati sono passati anche 2-4 anni per avere accessori che era impossibile per me trovare. A meno di spendere cifre insensate, cosa che ho sempre evitato di fare.

Altri pezzi li ho avuti come scambio per alcuni miei lavori di aerografia, fatti per altri collezionisti. Altri ancora, 'ridondanti', li ho scambiati più o meno alla pari. Una tuta Partial Pressure MC-3A perfetta, che mi sognavo a occhi aperti (usata nel 1963 da un pilota USAF di U-2C) l'ho potuta avere coi proventi di 89 ore di straordinari, a fine anni '90. Quando l'ho ceduta anni dopo, il giorno seguente ero già pentito ma ormai era tardi.

Due manichini li ho recuperati in discariche, e le parti danneggiate le ho ricostruite con resine e stucco; le zone di plastica finite in bianco, oppure in una tinta pelle che non mi soddisfaceva come tonalità le ho riverniciate.

Per un visore di casco HGU-2/AP dorato a specchio (solo il visore), originale, alla fine mi sono rassegnato a dare via un completo casco US Navy APH-6A + maschera MBU-5/P. Per una tuta Partial Pressure polacca WUK-90 color beige chiaro, rarissima (quasi tutte sono azzurrine o verdastre) ho ceduto più di metà del materiale residuo sovietico che ancora possedevo, inclusi i manuali originali scritti in Cirillico.

 

Se penso oggi ad alcune corcostanze in cui l'impegno che mettevo sfiorava il 'preoccupante' (certe tirate micidiali sul lavoro per mettere da parte il necessario - o metà delle notti passate a smontare, riparare e riverniciare caschi di volo per altri appassionati) oggi mi chiedo chi me lo faceva fare.

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Aggiungo,

in almeno un paio di occasioni mi è stato proposto il pilota completo e già assemblato sul manichino. Per coincidenza si trattava di personaggi che mi avrebbero pure interessato (e infatti, ho poi ripreso il progetto del pilota sovietico di MiG-25 stratosferico) ma per come intendo io queste cose, non avrebbe avuto tanto senso.

Al di là della cifra - più o meno ragionevole - che non possedevo sul momento, il bello sta piuttosto nella ricerca e nel modo di eseguirla, nel contattare persone, nel 'tribolare' anche un pò per mettere su il progetto e portarlo a compimento.

 

Le due persone in questione, per dirla tutta, avevano anche commesso errori scegliendo il materiale - alcuni davvero grossolani - e il risultato era un personaggio anche piacevole da ammirare in senso generico, ma non per me (se mi si passa l'immodestia). Troppa fretta, pochissimo lavoro di rifinitura e adattamento del manichino, poca ricerca dei dettagli corretti.

Non era facile, ma loro non si erano sforzati neanche un pò.

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Sì, penso sia così.

 

Piccolo OT ma solo per dare un'idea: quelle della foto erano le scarpe per il manichino di un pilota da caccia US Navy di F6F Hellcat (ma poteva essere anche di F4U 'Corsair', cambiava nulla), completissimo di tutto, che avevo fino a qualche anno fa. Era rimasto semplicemente strepitoso, ambientato nei primi mesi del 1945 - quindi con dettagli diversi da quelli che si vedono sui più 'classici' aviatori imbarcati, in così tante foto.

Per esempio la tuta di volo monopezzo era il modello definitivo M-668 in nylon verde, poco conosciuta, entrata in servizio già nell'Ottobre 1944. Per farla breve: di norma i piloti navali, quindi ufficiali (NON gli altri membri di equipaggio) indossavano calzature rigorosamente di color marrone-rossiccio. Il più delle volte in operazione bellica si trattava di stivaletti originariamente previsti per le truppe dei Marines (i cosidetti 'roughout boots'), alti sulla caviglia e robusti, ottimi per 'tuttofare'.

Però hanno prezzi spaventosi se sono in buone condizioni - ma più semplicemente, proprio si trovano col contagocce.

 

Sapendo che comunque i piloti dell'US Navy in tempo di guerra usavano anche delle vere e proprie scarpe di foggia civile, basse, sovente acquistate privatamente (ma sempre marrone-rossiccio) avrei potuto per una volta infischiarmene di fare il pignolo paranoico del ca**o, e di conseguenza prendere un paio di qualsiasi scarpe un pò retrò magari trovate ad un qualunque mercatino di anticaglie.

Ho preferito invece cercare su Internet e ho scovato un'asta eBay negli USA per un paio di scarpe in vendita, originali marca 'FLORSHEIM High Quality', datate circa 1944-45, in ottime condizioni. Me le sono aggiudicate per 19,50 Dollari, più una manciata di altri dollari per la spedizione.

 

Risultato: splendide, e soddisfazione aggiunta.

 

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Modificato da Smersh
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Belle, vero?

 

Se non della cresima, magari ci somigliavano.. proprio così, andavano in volo (anche) con scarpe di questa fattura: più veloci da slacciare se ce n'era bisogno in acqua, e comunque adatte a fare della strada a piedi dopo un eventuale abbattimento su territorio nemico.

Soltanto l'esempio che con ricerche sufficientemente serie e meticolose - prima in fase di 'apprendimento', poi con pazienza per procurarsi l'articolo - si arriva a risultati notevoli e non raffazzonati, i quali sovente invece sono il rischio se si vuole tutto velocemente.

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  • 3 settimane dopo...

Questo casco dall'aspetto quasi astronautico è l'ultimo grido in fatto di caschi di volo made in Cina (si parla sempre di Repubblica Popolare Cinese, ovviamente, non di Taiwan la cui aviazione militare è in pratica Occidentale), è il TK-4A.

Dovrebbe risalire a non prima del 1998 circa, perlomeno così ho dedotto dalle mie ricerche - comunque il libro "Jet Age Flight Helmets" di A. Wise e G. Breuninger, aggiornato all'incirca a metà 1996 non lo riporta. E' un casco aeronautico d'altissima quota, in ogni caso, e non veramente astronautico; si tratta però di un oggetto di aspetto suggestivo e contiene alcune soluzioni 'strane' e funzionali.

 

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Il visore interno scuro è ovviamente abbassabile a scelta. Quello esterno ermetico in tipico stile di casco spaziale è, in realtà, soltanto per uso protettivo in caso di eiezione di emergenza. NON è quindi un visore che sigilla per un ambiente pressurizzato con ossigeno puro.

Per questo scopo c'è un'apposita maschera interna al casco, che si aggancia ad un'apposita cuffia in tessuto che il pilota indossa per prima cosa. La maschera ha il suo tubo corrugato che fora la mentoniera, esce fuori e si connette tramite una tipica connessione a baionetta identica a quelle di tutti i caschi Cinesi e Russi/Sovietici (questi ultimi, pesantemente copiati o addirittura quasi-clonati lungo gli anni dai Cinesi).

 

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Con i due visori abbassati, l'aspetto è davvero di un casco per uso astronautico:

 

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Il visore esterno oltre che funzionare manualmente, ha la possibilità di abbassarsi in modo automatico un attimo prima dell'eiezione in emergenza. I due innesti (uno per parte) che qui sono sigillati da un apposito 'tappo' in gomma nera, quando il casco sarà indossato dal pilota a bordo dell'aereo si connetteranno ai rispettivi tubicini che arrivano dal seggiolino di bordo e che condurranno un getto d'aria ad alta pressione.

In questo modi il pilota avrà la testa totalmente protetta dal micidiale impatto col vento di volo, tipico di quando ci si catapulta fuori ad alta velocità.

 

I sottili fili elettrici (guaina bianca) che vanno al visore esterno, sono per disappannarlo in emergenza. Il plexiglass trasparente infatti contiene 'annegati' numerosi microscopici filamenti elettrici che fanno da lunotto termico.

 

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Il tipico 'cappuccio' coprispalle ovviamente copre anche l'intero collo, il quale è isolato dal resto tramite un vero e proprio diaframma di gomma in cui il pilota deve far passare strettamente la testa al momento di indossarlo.

Una zip posteriore chiude il tutto. Due piccoli moschettoni si agganciano a rispettivi anelli cuciti sul dorso della tuta pressurizzata modello DC-8, e in caso di emergenza-decompressione obbligheranno i cavetti metallici a 'tirare' verso il basso facendo stare il casco forzatamente sulla testa del pilota.

 

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Qualche ulteriore dettaglio.

 

Questa cuffia da indossare per prima, serve esclusivamente da sistema di ancoraggio per la maschera ossigeno che è interna al casco. NON porta nessuna fonia radio, gli auricolari sono integrali al casco e il microfono è nella suddetta maschera.

In questo, un cambiamento rispetto al casco che è indossato dal manichino - anche quel modello più anziano necessitava di una cuffia interna a parte, la quale però comprende sia gli auricolari che il microfono (a staffa).

 

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Qualche ultimo close-up della maschera per la respirazione a 'pressione forzata'.

 

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Una vista del TK-4A montato su 'display' testa + spalle.

La cuffia interna qui non è presente, la maschera è comunque in posizione corretta - la taglia piuttosto piccola del casco la mantiene nel giusto assetto.

 

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messaggio sbagliato, non so come eliminarlo..

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  • 1 mese dopo...

La tuta d'alta quota DC-3, visibile nelle precedenti foto, e la DC-4 (praticamente identica) entrambi di colore verde, esistono anche in una variante di colore totalmente Arancione vivo, siglata DC-6.

 

E' in effetti la stessa tuta, con l'aggiunta di 'maniche' che racchiudono e nascondono completamente i tubi esterni gonfiabili addetti alla pressurizzazione in emergenza. Il motivo potrebbe essere l'utilità di riparare questi tubi 'capstans' di per sè magari delicati (una lacerazione con conseguente perdita di pressione, significherebbe guai grossi per il pilota mentre si trova ad altissima quota in un ambiente ostile e rarefatto) da urti, abrasioni, o il pericolo di rimanere agganciati in qualche sporgenza. Perlomeno, credo sia questo - finora non ho trovato conferma nè smentita.

Queste maniche, floscie, sono apribili con una zip che corre per l'intera lunghezza dei capstans; anche il corto tubo che passa sull'addome ne è coperto. Quanto al colore smagliante ovviamente si adegua (magari con parecchio ritardo) al classico 'Indian Orange' o anche 'International Orange', colore standard per indumenti da aviatore che richiedono di essere visibili in condizioni di emergenza/soccorso: in mare, sui ghiacci, e cose simili.

Mi è stato promesso di poter avere a breve termine una DC-6, temporaneamente, per esaminarla da vicino e fare qualche foto. Posterò qualche dettaglio interessante appena possibile.

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Qui le foto della DC-6:

 

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In pratica la DC-6 è basilarmente una DC-3 o DC-4; cambia il colore da Verde ad Arancione (alta visibilità) e sono state aggiuntre le menzionate 'maniche' protettive che racchiudono i grossi tubi gonfiabili, i quali danno il giro all'esterno del corpo, dai polsi fino alle caviglie passando lungo fianchi e gambe.

I tubi (e i laccetti incrociati di regolazione per far aderire attillatissima la tuta sul corpo) sono visibili aprendo le protezioni tramite apposite zip.

 

 

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Un'altra serie di foto della DC-6, non 'inquinate' dal flash.

 

 

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DC-6 è la sigla della tuta, tradotta come standard nei caratteri dell'alfabeto latino.

# 2 è la taglia (vanno dalla # 7 alla # 1, cioè dalla più piccola alla più grande).

# 050084 è il numero di serie.

# 30/10/2005 è la data di accettazione.

# 46 all'interno del circolo è.. non lo so.

 

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Il 46 circolettato sembra il classico timbrino di riconoscimento del Controllo Qualità..

 

Sì, potrebbe essere.

 

btw, magari non è casuale che su indumenti e/o equipaggiamenti militari (le tute di volo, i caschi, etc.) sia presente addirittura un numero di serie quando si tratta di materiale Cinese, o Sovietico.

Probabilmente la mentalità e il rigid(issimo) sistema burocratico richiedono che sia possibile, se nocessario, risalire addirittura alla singola persona in caso i destinatari abbiano da lamentarsi di qualsivoglia pecca o trascuratezza? Non mi stupirebbe - niente di questo è presente su analoghi equipaggiamenti USA o comunque occidentali.

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  • 3 settimane dopo...

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La 'torso harness' per il seggiolino eiettabile è di colore azzurro, ma a quanto sembra ce ne sono ache - identiche - in grigio chiaro.

 

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In effetti, questa a bordo di un J-10 è di un grigio chiaro.

 

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e per finire, niente di meglio che una foto di gruppo... quattro personaggi 'stratosferici' del Blocco dell'Est (o ex- blocco, non ha importanza) per uno scatto di ricordo.

I due Cinesi sono al centro. A sinistra il pilota di MiG-21 Polacco, a destra il pilota di MiG-25 Sovietico.

 

Neppure da pensare di poter avere l'equivalente, o molto simile, con un aviatore d'altissima quota USAF o US Navy, o comunque occidentale. Perlomeno, non io.

 

 

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  • 5 mesi dopo...

I Sovietici, come forse già fatto notare, avevano in pratica copiato dagli Americani intorno a metà anni '50 il concetto esclusivo delle tute d'altissima quota a Pressurizzazione Parziale e dei relativi caschi - quindi è assolutamente sbagliato il 'mito' (duro a morire) secondo cui l'abbattimento dell'U-2C di Francis G. Powers il 1° Maggio 1960 ha anche regalato un set completo di questi oggetti.

Nel 1956 le prime tute sovietiche di questa famiglia, abbinate al casco d'alta quota modello basico GSh-4, esistevano già; il tutto ottenuto tramite spionaggio o roba simile. Ma tecnici e progettisti d'oltrecortina hanno anche immesso qualcosa di proprio tramite modifiche ingegnose, o aggiunte che miravano a prolungare il comfort dell'aviatore nonchè le prestazioni ad alta quota. Questo va detto per imparzialità.

Viceversa in Cina hanno effettuato un'incredibile clonazione, a loro volta, del materiale Sovietico fin dagli anni '60. Si tratta di vere fotocopie al 100% di caschi e tuta stratosferiche; neppure una piccola vite diversa, o qualche millimetro di differenza in una data curvatura del telaio del casco - niente nel modo più totale.

 

Qui sotto una super- rara tuta Partial Pressure di fabbricazione Cinese, la DCF-1, un esemplare datato addirittura 1962. E' la copia assoluta della Sovietica VKK-3 (M), la quale seguiva la VKK-2 e precedeva la VKK-4 (dopo la VKK-4 è arrivata la VKK-6, tuttora prodotta in Russia nella sottovariante M).

Qui stra-nuova di zecca, ha accostamenti di colori che risultano davvero accattivanti; forse l'unica vera novità nei confronti di quel deprimente verdaccio monotono, così tipico dell'indumento sovietico.

 

 

 

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Ovviamente il discorso fatto sopra ne guadagnerebbe dall'avere la tuta Cinese e quella Sovietica comparate assieme in fotografia, cosa che farò al più presto appena rimetto le mani sulla VKK-3M.

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