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Pilota di MiG-25 - full size!


Smersh

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Posto il topic in questa sezione anche se il soggetto non è il MiG-25 in sè (un topic c'è già), ma potrebbe essere quella più adatta forse.

 

Penso non dispiaceranno alcune immagini fatte come si deve, di un pilota intercettore d'altissima quota Sovietico fatto...altrettanto bene (...spero :D - ma ne sono pressochè certo).

Ricostruito al meglio in modo completo con non pochi sforzi di ricerca, contatti e ancora ricerca puntigliosa. Non manca niente di niente, anche se alcuni particolari non si notano bene in fotografia per essere apprezzati; posso dire che "Ivan" così com'è adesso potrebbe veramente andare in volo a 23.000 metri per intercettare un B-52. E' tutto originale e funzionante, qualcosa già usato e altro invece nuovissimo.

Certamente (e con un pò di immodestia) potrebbero essere tra le foto più particolareggiate che esistano su tutta Internet, su cui 'studiare' come si presentava un simile...tizio - notoriamente, foto veramente decenti prese dal vero di piloti stratosferici della I.A - P.V.O. quasi non ce n'è.

 

Sono graditi commenti e domande. Frank.

 

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SEGUE

 

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Ho ambientato 'Ivan' ai primi anni '80, ovviamente c'è della tolleranza.

Intanto potrebbe anche essere un pilota di Su-15 e, credo, di MiG-21 della variante (mi sfugge la sigla) da intercettazione. I vari interfaccia pilota - seggiolino non cambiavano, dico questo perchè a differenza di quanto c'era sui caccia intercettori USAF, qui tutto (ma proprio TUTTO) ciò che collega il pilota all'aereo fa capo ad una ingegnosa soluzione che rimane raccolta in un'unico blocco-connessioni situato a sinistra, sul telaio inferiore dal KM-1 - KM-1M.

Quindi

* comunicazioni,

* disappannamento visore del casco GSh-6A

* ossigeno per respirare,

* ossigeno (non aria) per gonfiare i tubi "capstan" della Partial Pressure Suit VKK-6M

* aria per il tubicino secondario che chiude ad intermittenza la 'relief valve' del casco,

* aria compressa per la tuta anti-G (meglio, soltanto la parte inferiore della VKK-6M che fa da anti-G),

* flusso d'aria ventilata/riscaldata per la sovra-tuta VK-3M

 

tutto confluisce in un solo blocco scollegabile che se ne va via assieme al pilota in caso di eiezione.

 

 

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Il nome scritto in caratteri cirillici con la classica vernice rossa (a pennello, mi sembra ovvio..) suona I. Pushkìn

 

 

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L'imbragatura per il seggiolino KM-1M si chiama PSU-36 .Simile più o meno alle americane MA-2 dell'US Navy, le due clips per sgancio rapido accolgono le corrispondenti clips all'estremità delle due cinghie-paracadute.

Il sistema di blocco-sblocco è il classico inconfondibile di stile Russo e Cinese.

 

Il salvagente è il mod. ASZh-58.

 

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Il casco GSh 6A non ha fonia radio. Questa è contenuta in una vera e propria cuffia in tela robusta, che si indossa per prima e che comprende auricolari, cavo di collegamento (interno) e microfono a staffa regolabile.

 

 

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I guanti a pressione "passiva", diversi come concetto da quelli che si usavano con Partial Pressure Suits simili a questa VKK-6M. Pressurizzati ma senza tubicini che li collegano alle maniche.

 

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Il blocco-connettori, col piedistallo ORK-2 e il riduttore ossigeno RSD-3 . Di norma starebbe sull'aereo, qui è più che altro per 'coreografia'.

 

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Superfluo precisare che il tutto ha richiesto non poco tempo e sforzi. I guanti per esempio sono arrivati dopo un pò, gli stivali (di un modello ben preciso) anche.

 

Idem per il salvagente, ancora non tantissimo tempo fa non era come oggi che Internet (più una bottarella di 'lato B') può farti avere oggetti relativamente difficili da trovare.

Prima di mettere le grinfie su questo ASZh-58 color arancione vivo (in servizio probabilmente dal 1959, ma per molti articoli Sovietici non c'è la certezza assoluta) ho montato quello più recente detto ASP-74 che ha due pacchetti indipendenti colore blu-azzurro, sospesi sui fianchi uno per ciascuna parte - più o meno come per i modelli "underarm" dell'USAF negli anni '60 e '70.

 

Qualche altra immagine se riesco, un'altra volta. Thanks for watching!!

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Il casco GSh-6A ha 6 'spine' che si innestano in appositi recessi del collare-ricevente, dopodichè un'apposita flangia trattenuta in tensione da una molla blocca saldamente le suddette spine. Il successivo ma pressochè identico GSh-6LP ha 8 spine invece di 6, la differenza è tutta lì.

 

A destra e a sinistra del collare, due 'carrucoline' in teflon (più una all'incirca sul torace del pilota) di forma ovalizzata fanno parte del sistema di ritegno che comprende anche il classico cavetto metallico e un piccolo moschettone; il tutto è messo in tensione dopo che il casco è indossato, ed è il classico sistema (in inglese pulleys & cable hold-down system) che si è cominciato a vedere a fine anni '50 per i caschi pressurizzati d'alta quota - ma anche molti caschi astronautici veri e propri.

L'oggetto vagamente a forma di stella in bakelite rossastra permette, svitandolo, di togliere/rimettere la prolunga della fonia radio che entra nel "cappuccio" coprispalle e si innesta all'altro cavetto della cuffia-radio ( il casco di per sè infatti, non possiede impianto di fonia).

 

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Qui si vede la suddetta prolunga che esce da sotto la gola, a sinistra, e si innesta nell'apposita sezione che già fa parte dell'insieme ORK-2 (il tutto sarà poi parte integrale e amovibile del seggiolino eiettabile).

 

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La prominente "relief valve" a sinistra sul casco, così tipica di tutti i caschi stratosferici e maschere ossigeno di progetto Russo e Cinese (alla fine, questi ultimi hanno tirato fuori lungo i decenni alcune vere e proprie copie del materialr russo).

Il tubicino di gomma nero più piccolo, che in questo modello passa dietro al casco e va poi in parallelo al tubo dell'ossigeno verde e corrugato, porta l'aria (non ossigeno) che ad ogni inalazione/esalazione del pilota apre/chiude un diaframma in lattice. Questo assicura la tenuta ermetica nell'istante che l'oosigeno sotto pressione entra dentro il casco.

 

La levetta subito davanti alla valvola alza/abbassa il visore scuro interno. Sulla 'mentoniera' c'è il sistema di bloccaggio/sbloccaggio del collare, tenuto in tensione da una molla.

 

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I tubi esterni detti capstans, che gonfiandosi in emergenza da decompressione tirano spietatamente la tuta sul corpo del pilota - tuta che di per sè era già stata indossata attillatissima.

Ben visibili specialmente sulle più note tute Partial Pressure dell'USAF (delle quali non mancano letteralmente dozzine e dozzine di foto quà e là), che in definitiva hanno ispirato quelle russe - su questo non c'è il minimo dubbio, è così ovvio, anche se non manca chi nega la cosa.

 

 

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Il salvagente ASZh-58

 

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Immagine d'epoca (circa 1967) con piloti di Su-15 che indossano il diretto predecessore del casco GSh-6A , cioè il GSh-6M.

 

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Una vista più ampia dell'insieme ORK-2 / RSD-3M.

Le tre connessioni che arrivano sul RSD-3M sono: ossigeno per respirare, ossigeno per gonfiare i "capstans tubes", e aria per la "relief valve" del casco. Altre tubazioni portano poi al piedistallo vero e proprio.

 

 

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Il riduttore ossigeno / aria vero e proprio:

 

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Il cosciale-'notepad' tipico degli aviatori - Russi, ma anche di altri Paesi ex-Patto di Varsavia.

Qui è stato usato da un pilota Sovietico. Ancora in buono stato, e tutto originale.

 

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I tubi esterni detti capstans, che gonfiandosi in emergenza da decompressione tirano spietatamente la tuta sul corpo del pilota - tuta che di per sè era già stata indossata attillatissima.

Ben visibili specialmente sulle più note tute Partial Pressure dell'USAF (delle quali non mancano letteralmente dozzine e dozzine di foto quà e là), che in definitiva hanno ispirato quelle russe - su questo non c'è il minimo dubbio, è così ovvio, anche se non manca chi nega la cosa.

 

 

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Va da sè che la tuta indossata da Powers in quel fatidico 1° Maggio è stata la fonte principale di tale 'ispirazione' .....

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L'avrei scommesso anch'io, eppure non è così. Le prime serie di tute basate su questo concetto, magari primitive ma chiaramente ispirate alla T-1 dell'USAF (VKK-1 / VKK-2M) esistevano già intorno al 1956.

Piuttosto, spionaggio o roba simile.

 

p.s. Per essere onesti comunque, una cosa va detta: anche se in termini di tempo di esposizione a decompressione la VKK-6M non offre la protezione della "mitica" Partial Pressure modello D. Clark MC-3 (per intenderci, la variante che Powers e tutti i piloti di U-2 indossavano a partire dal tardo 1957), la tuta sovietica è però l'unica al mondo di questo tipo che usa i "capstans" anche in funzione Anti - G .

Quando il tubo più corto manda ossigeno ad alta pressione (non aria) nei grossi Capstans, istantaneamente il pilota si ritrova super-strizzato in quell'involucro che già indossava attillatissimo. Lungo l'intera estensione, i tubi si espandono del triplo e tirano senza pietà (sono collegati da fettucce 'interlocking' alla tuta stessa) quindi, letteralmente, è come se riducessero la tuta di almeno tre taglie.

Questa controbilanciatura puramente meccanica obbliga i tessuti e i muscoli a non espandersi quando il pilota viene esposto improvvisamente all'atmosfera esterna, a quote di 18.000 - 23.000 metri.

 

Quando invece il tubo più lungo (e floscio) manda aria compressa, si gonfiano soltanto i Capstans dall'anca in giù nonchè una bladder interna che spinge sullo stomaco, ma non si gonfiano gli altri.

Questo provoca un normale effetto Anti-G che simula, bene o male la protezione di un più comune pantalone Anti-G standard. Ed è una cosa che neppure bestemmiando si può trovare spiegata in alcun libro o testo o altro tipo di fonte... io l'ho sperimentata collegando un compressore alla mia VKK-6M.

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Qui "Ivan" si trova in foto-ricordo assieme a "Sergej", pilota di Su-24 Fencer della VVS.... un altro dei miei sforzi, ma anche l'ultimo.

 

Pilota tattico e quindi equipaggiato diversamente dall'intercettore stratosferico. Ammetto che ha richiesto meno tempo e meno ricerca, nel senso che sapevo alla perfezione quei non moltissimi articoli di equipaggiamento necessari.

Come tuta di volo indossa una combinazione giacca/pantaloni separati, alla maniera molto diffusa tra gli aviatori Soviet/Russi. La mimetica è il classico TTsKO in tre colori che DOVREBBE (come al solito, sempre pochissime informazioni certe) essere stato adottato dall'Aviazione nel 1987.

 

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Per questo pilota di Su-24 della VVS ambientato circa nel 2006-2007, il casco è un ZSh-7A e la maschere una KM-34D (Series 2)

 

 

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Un paio di dettagli del salvagente mod. ASZh-58

Consultando alcune fonti di origine sovietica mi sono fatto un'idea (quasi) certa che il numero sta ad indicare l'anno di entrata ufficiale in servizio (1958), visto che poi dall'anno seguente ha cominciato a sostituire poco per volta il modello precedente.

 

 

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Questo invece il successivo mod. ASP-74.

Se tanto mi dà tanto dovrebbe essere entrato in servizio nel 1974-75, ancor meglio qualche tempo dopo. Certamente non ha scalzato fin da subito il predecessore.

 

 

 

 

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Il massiccio casco d'altissima quota GSh-6A - come il precedente -6M e il successivo -6LP - ha la struttura principale in lega di duralluminio (!!!...) e stando a ciò che avevo letto da una fonte sovietica, questa è imparentata con le leghe con cui si costruiscono alcune parti del caccia Su-15. Affascinante, direi.

 

La ditta produttrice è sempre stata la 'Tieploobmiennìk' con sede nella città di Nizhnij-Novgorod, e attualmente produce soltanto la più recente sottovariante, appunto, la -6LP.

La Cina ha in pratica clonato (se non al 100%, almeno al 96% questo sì) non pochi articoli Russi tra caschi di volo e maschere ossigeno, cominciando col loro TK-1 che era la copia del GSh-4M russo.

Russi e Cinesi sono gli unici, mi risulta, ad aver fabbricato caschi di volo con struttura metallica. Pesanti e angosciosamente claustrofobici, hanno comunque diverse peculiarità molto interessanti che gli Occidentali non hanno mancato di snobbare... non sarebbe una novità.

 

Interessante notare però che quelli prodotti in Cina hanno finiture esterne che sono capolavori, se paragonati a quelli Russi - perlomeno in più di un dettaglio. Questo bisogna precisarlo.

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Ancora un pensiero sui caschi di volo Russi o Sovietici che dir si voglia,

 

L'ultima sottovariante -6LP della stirpe GSh-6 d'alta quota pressurizzato non differisce nel progetto basico dai primi prototipi usciti più o meno nel 1961, e tutt'oggi è fabbricato principalmente in duralluminio - con poche inevitabili parti in silicone, plexiglass, acciaio inox, ovviamente la parte imbottitura interna, plastica fumèè per il visore scuro, gomma telata per il tubo-ossigeno.

Dopo una fase che ha visto grande uso di caschi-cuffia in pelle stile 2°G.M., il trio di caschi "jet age" più convenzionali come il ZSh-3 (1960-61), ZSh-5 (forse 1965), l'odierno ZSh-7 (1986-87) hanno tutti la 'shell' fatta di derivati dal fiberglass - ma gli stratosferici GSh-6 sono in metallo.

Non sono riuscito a capire il perchè, pur facendo ricerche (e traducendo più o meno faticosamente) da stralci di archivi della ditta "Zhvezhdà" che si possono trovare sul Web.

 

Invece negli Stati Uniti le due serie di caschi d'altissima quota in stile astronautico - la serie "MK" per l'US Navy, e la serie "AP-22S " per l'USAF / NASA sono usciti fuori fin dal principio fabbricati in fiberglas o simili. Cioè, esattamente come per le due serie di caschi 'jet age' convenzionali americani: gli "APH" per gli aviatori dell'US Navy e i celeberrimi

" HGU " per quelli dell'USAF.

Frank.

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Ti ringrazio...ah ah, ma allora tu sei ottimista.

 

Io in realtà, sono già deceduto B-) B-)

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Un confronto tra i due 'interfaccia' pilota-aereo, il gruppo ORK-2 / RSD-3M (Su-11, Su-15, MiG-21, MiG-25, forse MiG-23) e il successivo ORK-11U / KP-52M (MiG-29, MiG-31, Su-27, Su-24, MiG-27 etc)

Entrambi si trovano sulla sinistra del seggiolino eiettabile KM-1 / KM-1M (per i modelli di caccia più datati) e K-36 / K-36D per quelli successivi. Tutte le connessioni vitali per il pilota arrivano lì dagli impianti di bordo.

 

Questo l' ORK-2 + RSD-3M

 

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Questo invece l' ORK-11U + KP-52M

 

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Qui invece tempo fa, quando la collezione era diversificata. "Ivan" si trova a tu per tu con "John", un pilota di F-16 (qui con uniforme e distintivi dello Squadron 'experimental' di Edwards AFB).

Magari la Guerra Fredda era già finita... :D :D

 

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... e qui invece è assieme a 'Jack', pilota di F-14 del VF-111.

 

 

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  • 2 settimane dopo...

Una variante della classica tuta a pressione parziale Sovietica/Russa VKK-6M è la W.U.K. 90, prodotta in Polonia nei primi anni '90 per i piloti di quei non moltissimi MiG-21 teoricamente assegnati anche all'intercettazione stratosferica.

Basilarmente quasi identica all'originale, è forse semplificata in piccoli dettagli ma il concetto di partenza è il medesimo. Una cosa 'carina' è il contrasto di alcuni diversi colori - non male rispetto a quella tonalità di verde tecnicamente conosciuta come "deprimente verdastro monotono" B-) tipica delle VKK-6M (specialmente quelle fino a metà anni '90).

 

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Questo esemplare è datato Febbraio 1990.

 

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Qui la "bladder" addominale che dà l'effetto anti-G quando il tubo più lungo (e meno rigido) dei due presenti sul fianco sinistro, immette aria compressa.

Una diramazione di questa bladder porta l'aria anche alla parte inferiore - ma SOLO quella - dei due grossi tubi "capstan" esterni sulle gambe. In questo modo addome e gambe vengono fortemente premuti per contrastare il deflusso di sangue verso il basso.

 

E' questa la differenza principale di queste Partial Pressure Suits, in confronto a quelle (visivamente quasi identiche) progettate negli USA e che avevano chiaramente ispirato le tute Sovietiche : quelle made in URSS possono sdoppiare la funzionalità protezione da decompressione ad altissima quota + capacità 'anti-G'.

 

 

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Qui i due tubi di alimentazione, quello più grosso e floscio immette l'aria nella bladder addominale. Dopodichè i due segmenti di tubo corti e obliqui che si trovano sulle anche, si incaricano di portarla istantaneamente dalla bladder verso la parte inferiore - ma solo quella, in questo caso - dei grossi capstans esterni (foto più sotto).

 

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Russi e Cinesi sono gli unici, mi risulta, ad aver fabbricato caschi di volo con struttura metallica. Pesanti e angosciosamente claustrofobici, hanno comunque diverse peculiarità molto interessanti che gli Occidentali non hanno mancato di snobbare... non sarebbe una novità

 

Quali sono queste peculiarità ?

O stai parlando del sistema di puntamento ottico successivo?

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No assolutamente - i sistemi di puntamento applicati ai caschi quasi certamente sono successivi a ciò che l'Occidente ha realizzato in questo particolare settore. Mi riferivo piuttosto ad altre soluzioni, tipo:

* uso del casco-cuffia in pelle completo di fonia radio, da portare in volo quando la situazione lo richiede ma pronto ad accogliere il 'guscio' rigido, in metallo, che si porta integrato il visore scuro anti-abbagliamento.

 

* uso di una sacca (bladder) gonfiabile, inserita nella nuca del casco-cuffia e collegata da un tubo supplementare alla maschera-ossigeno, che gonfiandosi all'occorrenza obbliga il casco in un certo senso a 'ridursi' in taglia e tira, quindi, la maschera ancor più sul volto serrandola al massimo.

Questo a cominciare dai primi anni '60 (!!!) mentre l'Occidente soltanto verso metà anni '90 è arrivato a questa soluzione - il cosiddetto "Combat Edge System" dell'USAF.

 

* uso del sistema automatizzato che abbassa automaticamente il visore esterno del casco all'attimo dell'eiezione... questo, sinceramente, è una cosa fantastica e mi risulta che nessuna Aviazione dei paesi occidentali può disporne.

Almeno un paio di diversi modelli di casco Russo/Sovietico ne sono stati dotati, il tutto è funzionale al 100% e si basa ovviamente su sensori che 'passano' al visore l'informazione riguardante l'attimo dell'espulsione.

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Semplicemente eccezionale !

 

 

Non siamo di fronte ad un qualsiasi collezionista di reperti. E neppure ad un semplice appassionato.

 

 

Non ho mai visto una tale ricerca spasmodica anche del più piccolo dettaglio, dell’elemento raro. Una ricerca maniacale unita ad una sovrabbondante quantità di dati, reperiti sicuramente in anni e anni di ricerche. E senza contare le difficoltà che tutto questo avrà comportato…

 

 

E’ una passione che meriterebbe uno spazio a se’, un sito esclusivo.

 

Non possiamo aggiungere nulla di nuovo a questa rassegna di immagini. Non possiamo perché questo “studio” è completo.

 

 

Complimenti davvero !

 

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Gian Vito,

sono quasi (quasi ;)..) atterrito dai tuoi complimenti e ti ringrazio. Seriamente, mi fanno piacere in modo abnorme - metto giù questo tipo di topics perchè mi diverto a farlo e so di aver sudato le proverbiali sette camicie, o se preferiamo le sette tute di volo, cavandomi gli occhi in tempi quando non era tutto così facile (o comunque meno difficile) come oggi.

La ricerca c'è stata (e vale anche per alcuni altri "personaggi" che ho realizzato) e anche qui vale la stessa cosa di prima, cioè oggi sarebbe già diverso accumulare un pò più di infos circa il materiale più esotico.

 

Thanks again !!!!!

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* uso del sistema automatizzato che abbassa automaticamente il visore esterno del casco all'attimo dell'eiezione... questo, sinceramente, è una cosa fantastica e mi risulta che nessuna Aviazione dei paesi occidentali può disporne.

Almeno un paio di diversi modelli di casco Russo/Sovietico ne sono stati dotati, il tutto è funzionale al 100% e si basa ovviamente su sensori che 'passano' al visore l'informazione riguardante l'attimo dell'espulsione.

 

questo perchè durante l'espulsione se non abbassi la visiera con il vecchio casco, la aria entra tra casco e testa con altissima velocità, non puo uscire più, il casco diventa come un'ala e rompe il collo del pilota. Oggi esistono i fori sul casco per fare uscire l'aria. Non sempre il pilota ricorda di abbassare la visiera durante una emergenza, anche perchè lui può essere ferito o in coma, quindi era necessario un sistema automatico.

Stessa cosa poer sistemi di serramento attorno al corpo della maschera, per espulsione ad altissima velocità a Mach3.

Modificato da dimitrydonskoy
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Sì è vero, a partire dal casco modello ZSh-7 (credo entrato in servizio attorno al 1986) vi sono cinque fori sulla nuca. Non so bene fino a che punto possono essere veramente efficaci, è ovvio che tutto va a braccetto con la velocità.

Se questa è davvero alta o troppo alta, probabilmente anche un casco dotato di fori per lo 'sfiato' farà ciò che può..

 

Credo invece che il discorso della maschera che si stringe ancor più sulla faccia abbia un'altra origine, che non ha a che fare con la velocità dell'eiezione. La "bladder" che si gonfia d'ossigeno (non aria) si trova nella parte posteriore dei caschi rigidi integrali ZSh-5 e ZSh-7, questo è vero, ma già esisteva all'epoca del più vecchio modello ZSh-3 - collaudato nel 1960 e arrivato in servizio nel 1961.

Ora, questo era solo una calotta nuda e cruda da mettere obbligatoriamente sopra il casco/cuffia in cuoio mod. ShL- 58 (che portava la fonia-radio, gli agganci per la maschera e altro), ed era questa cuffia morbida in cuoio ad avere la bladder gonfiabile - NON la calotta rigida.

Quindi se già nel 1960 i Sovietici pensavano a queste cose per piloti di MiG-17 e MiG-19 (e anche MiG-21) il motivo è piuttosto quello dei carichi di "G" che possono spostare la maschera sotto sforzo, che non la velocità di espulsione.

 

In pratica, hanno anticipato di 32-33 anni il "Combat Edge System" americano.

Modificato da Smersh
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