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italia e guerra nucleare


Sergetto75

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per essere sicuri di azzerare anche i bersagli induriti. alla fine, 1kmq (personalmente non ricordo l'ampiezza del cratere) non è tanto...

Senz'altro, solo che la mia mente trova inconcepibile un tale scempio in spazi così ristretti, qui si trattava di distruggere bersagli che già erano già distrutti decine di volte, per me (nel mio piccolo)non è neanche possibile far esplodere tutta quella roba nello stesso posto, qui ad esempio dice che il NORAD avrebbe ricevuto una carica di 20 megatoni, mentre l'area di Mosca addirittura 500! (!), 500 megatoni per una città? Ma dai!

 

http://www.johnstonsarchive.net/nuclear/nuclearwar1.html

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Ma perché 100 megatoni proprio a noi (sic)???

Allora facciamo solo 50? Pensi che con 50 megatoni la cosa sarebbe stata più "sopportabile"?

Mi viene in mente una frase di Woody Allen:

"Oh lui dice che se non te la finisci, ti mette una palla in testa!" e Woody: "Oh cacchio! Ha specificato il calibro??".

Il Norad a quanto mi risulta, cioè dal bellissimo "Wargames" del 1983, a questo ammonta e risale la mia esperienza sul NORAD, è un punto sprofondato nel ventre delle Montagne Rocciose del Colorado. Mosca non solo era la capitale dell'Impero del Male di reaganiana memoria, ma era anche il centro del comunismo.

Cinquecento megatoni per una città? Una volta, parlando con un moscovita (che sa benissimo l'italiano), ebbi il coraggio di lamentarmi che dovevo fare 69 Km per recarmi al lavoro e altrettanti per tornare. Lui mi consolò al solito modo russo. "Sai?", mi disse, "a Mosca, con 69 Km neanche usciresti di città ...", non so se mi sono spiegato. Il distretto di Mosca ha un diametro di circa 180 Km, chilometro più, chilometro meno. Pensa tu quanta roba ci puoi mettere, anche nel sottosuolo.

Detto questo, a me mi pare tutta un'assurdità e meno male, perché se non lo fosse stato non saremmo qui a parlarne.

Modificato da Vultur
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Premetto che secondo me la storia non la fanno solo i comandi di bombardamento strategico e i generali, ma anche i fantaccini, e i civili, e le dinamiche economiche di questi ultimi.

 

Una discussione o un tentativo di storicizzare la guerra fredda da parte di non accademici (o anche di accademici qualificati) non può riguardare solo le testate nucleari, i vettori nucleari, i piani di invasione, gli effetti delle testate da teatro o strategiche, ma deve prendere in considerazione anche, ad es. i fantaccini, i VAM - sentinelle silenziose a guardia di missili nucleari, di cui scopriamo qualche prezioso particolare sul vissuto, ad esempio, in questa discussione: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/12985-mim-14-nike-hercules/, e gli effetti sociologici della guerra fredda presso i civili, ad esempio il boom della costruzione di rifugi antiatomici: http://it.wikipedia.org/wiki/Rifugio_antiatomico

 

In Svizzera una legge degli anni '60 obbliga ogni cittadino ad avere un posto in un rifugio antiatomico. Per legge i bunker devono avere i solai di 40 cm di spessore e i muri di trenta, ed essere autosufficienti per almeno sei mesi per quello che riguarda cibo, acqua e aria. Chi non dispone di un bunker, che può essere condominiale o relativo alla singola abitazione, deve pagare un contributo sostitutivo (l'ammontare è fissato in base al numero di posti protetti) nonché una tassa (calcolata sulla base del valore dell'investimento per la costruzione dell'immobile). La Protezione civile assicura che ci sono "270 mila rifugi e 3500 impianti, che garantiscono un posto al 95% della popolazione".
E i rifuggi antiatomici si diffondevano anche in Italia, non erano solo uno status symbol, ma espressione di angoscia reale, per i quali molti spendevano significativi milioni di lire dell’epoca, spesso stornando fondi necessari al bilancio di famiglie/imprese in modo improduttivo.

 

 

Probabilmente espressione della stessa angoscia che ha portato Sergetto a vedere "The Day After" (film bruttino assai) a 8 anni, o me a leggere, a 18 anni, mattoni come
Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare di Luigi Cortesi
e ad andarmi a seguire le lezioni della buonanima di Cortesi all’Orientale, malgrado il suo esame non fosse all'epoca nel mio corso di laurea (era dedicato a studenti il cui cognome era compreso tra A-I, il mio cognome inizia con R).

Certo, come scrive Vultur, negli anni '80 non tutti erano interessati a questi temi.
Mi guardo bene dal discriminare, dallo stabilire una scala di valori tra diciannovenni.
A diciannove anni, puoi scegliere di andare a manifestare a Comiso contro la dislocazione dei cruise USA, guardare film o leggere libri contro l'equilibrio del terrore, cercare di entrare in accademia aeronautica o sottoscrivere la ferma come volontario, iscriverti al Fronte della Gioventù per contrastare il comunismo strisciante in occidente, dedicarti ad escursioni o allo sport, fregartene altamente e pensare solo agli articoli di abbigliamento più cool e alle compagne di liceo/università più esteticamente apprezzabili/incantevoli.

A 19 anni puoi fare una qualsiasi di queste scelte o anche altre, nessuno dovrebbe biasimarti, e il vissuto personale che spinge verso un lato o l'altro è appunto personale, dettato dalla propria sensibilità e dal proprio vissuto specifico.

 

Comunque, tornando al tema strettamente specifico: "perché tante testate destinate ad aree relativamente piccole?", anticipo la risposta del mio ragionamento, espressa meglio nell’ulltima riga di questo post:

"Just because of MADness".

 

Pur riconoscendo a Vorthex anni di interesse e di letture sul tema, che emergono dagli interventi sui più svariati thread di questo forum, non mi trovo d'accordo con la sua ultima affermazione:

per essere sicuri di azzerare anche i bersagli induriti. alla fine, 1kmq (personalmente non ricordo l'ampiezza del cratere) non è tanto...

 

 

Nah, Vothex, quelle destinate a Napoli (ad esempio) non in prima linea sulla linea del Friuli/Veneto, non erano testate tattiche. Sarebbero state testate strategiche e ognuna di esse avrebbe prodotto devastazione molto maggiore di un mero cratere di 1 kmq; nel discutibile report di Radio Radicale, si parla di numeri di kiloton non proprio bassi.

Senza dover andare a fare calcoli sulla potenziale distruttività delle bombe destinateci, dovremmo prendere atto che ci sarebbero cadute in testa, se non Tzar (o Czar o Zar) bomb, almeno ordigni diversi da quelli da teatro. Ordigni che avrebbero fatto devastazione totale ben oltre 1 kmq (1 km quadro quanto avrebbe come raggio tra l’altro, strettissimo credo? No i kiloton ammassati qui o in altre aree sensibili dell’emisfero occidentale o sovietico, avrebbero fatto devastazioni non chirurgiche ma di massa).

 


Gli obiettivi potenziali attorno a Napoli degli anni ’70 e ’80 probabilmente li conosci meglio di me.
A parte quello che ho estrapolato dal report sopra, sai che la tripla termonuclearizzazione di Napoli, contrassegnata da asterisco, riguardava principalmente Capodichino e Nisida, ovvero da un capo all’altro della nostra città. Bagnoli/Agnano era a parte, come da dati riportati dal partito di Pannella, a parte era Grazzanise dove all’epoca c’era il 9° stormo coi suoi F-104. A Giuliano in Campania non ricordo cosa ci fosse.
Mi sembra strano che non fossero inclusi tra gli obiettivi Licola e Lago Patria (prima del trasferimento del comando da Bagnoli a Lago Patria, era da decenni attiva una grossa struttura di comunicazione, mi pare).
Soprassediamo sulle Accademie dell’Esercito e dell’Aeronautica e sulle caserme di marmittoni a Miano/Secondigliano dismesse da qualche anno. E, soprassediamo anche sul porto di Napoli.

 

Ma insomma a quanto ne sapevo io alle prime nuke tattiche rilasciate dalla NATO sul presunto confine Nord-Est, a Napoli (in via esemplificativa) sarebbero dovute arrivare secondo le regole dell’escalation, tra 70 e 200 confetti strategici ben più potenti, solo attorno alla nostra provincia.

 

Anche abbracciando il pensiero comune di questo forum, che generalmente considera i vettori sovietici meno affidabili e precisi delle controparti occidentali, e quindi ci sarebbe stato bisogno di 10 colpi da xx (xxx?) kiloton per imbroccare Bagnoli, e anche considerando che in un tale tipo di situazione sarebbe stato difficile valutare i danni delle testate precedenti prima di spedire nuovi confetti, la domanda con risposta implicita, è la seguente, la stessa posta da Sergetto:

 

Ma che senso avrebbero avuto tanti megatoni per un bombardamento dell’area di Napoli che prevedeva tra 6 e 200 testate (a seconda delle stime) strategiche, credo, e non tattiche?
A parte distruggere gli obiettivi militari, fino all’ultima caserma dei CC, non è che tale bombardamento si sarebbe potuto limitare all’ambito tattico e non avrebbe preso connotazioni strategiche.

Ma anche in questo ambito, 70 bomboloni strategici hanno secondo me senso solo se inquadriamo l’ambito generale, riassunto in una parola che spiega tutto secondo me, anche nelle sue maiuscole: MAD.

Modificato da Scagnetti
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in primo luogo, trovo 200 un numero piuttosto insensato: il tanto vituperato Square Leg (http://en.wikipedia.org/wiki/Square_Leg) inglese prevedeva 131 confetti per tutto il Regno Unito. sarà stata anche una previsione incorretta, ma si nota subito l'abissale differenza tra numero di testate e superfice da colpire, rispetto ai 200 confetti campani.

tuttavia, una cosa interessante della cartina allegata a tale piano (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/c/c4/Square_leg.gif), solo le zone dove le armi cadono: nelle zone a più alto contenuto militare, le testate sono sempre più di una.

tale accadimento non è dovuto alla follia dei capoccioni, ma al sapere che un arma nucleare, per quanto devastante, non ha quell'effetto da "ordignuo fine di moundo" a cui siamo stati abituati a pensare.

 

infatti, per avere la certezza di distruggere un obiettivo puntiforme e rinforzato (anche da noi c'erano le strutture sotterranee ed i comandi alternati) bisognava letterlamente inondare l'area di bombe (o utilizzando delle forme di caduta a triangolo, come il Polaris americano, con 3 testate attorno all'obiettivo... credo che il cluster dell'articolo sia una cosa simile). ad esempio, nel 1968, per distruggere la rete di difesa ABM della sola area di Mosca, gli americani avevano colcolato di utlizzare 70 testate nucleari.

non parliamo poi, delle tecniche per colpire i lanciatori mobili... per questo la Sicilia si beccava un diluvio di ordigni.

ovviamente, poichè tale profusione di energie era, tendenzialmente, uno spreco, tutti gli attori interessati si sono impegnati nel creare vettori più precisi, ma con testate meno potenti, fino ad arrivare ai Pershing II, ai Trident ed ai B-2, in modo da utilizzare meno forza per ottenere il medesimo risultato: per questo oggi molte testate nucleari sembrano dei petardi, se confrontate alle vecchie armi.

 

quello che bisogna capire è che non era e non è la follia a muovere tali piani, ma l'assoluta e matematica certezza di vetrizzare totalmente l'avversario, di farlo letterlamente scomparire dalla faccia della terra... che poi è uno dei concetti alla base del M.A.D.

senza cogliere questo aspetto, non si riesce a capire perchè ci fosse organizzati a lanciare così tante armi.

 

per quanto riguarda i film sull'argomento, io consiglio sempre "The War Game" (1965) e "Threads" (1984): sono dei documentari della BBC (trasmessi, forse, una volta in Italia) che mostrano cosa accedrebbe all'amata albione, in caso di guerra nucleare... altro che "The Day After" (che non è poi così male dai) o il russo "Lettere da un uomo morto", sono documentari (si torvano interi anche sul tubo), soprattutto il secondo, che lasciano davvero sconvolti.

Modificato da vorthex
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Avete rarione, o torto, tutti e due.

 

Nessuno ha mai pensato di lanciare 100\200 atomiche su Napoli (ma perchè poi???) o sulla Sicilia, e francamente non so questi numeri da dove saltano fuori, se non appunto da interviste di personaggi non del settore.

 

I Cruise a Comiso non è che, in caso di problemi, sarebbero andati chissà dove: esattamente come quelli in UK, erano ospitati i9n shelter corazzati, e da li sarebbero usciti per spostarsi, al ,massimo, pochi chilometri. Perchè tutti sapevano che in caso di guerra ci sarebbero state 'vedette' pronte a segnalarne uscita, direzione e probabilmente anche la locazione dove si sarebbero fermati.

 

Non pensiate che avrebbero fatto 200 km per andare a trovarsi un posto dove lanciare. Non era questa la missione.

 

Gia il fatto di essere a 10 km da Comiso avrebbe consentito di sfuggire, con ragionevole certezza, ad un attacco SU Comiso: ed era questa la logica del sistema mobile. Esattamente come i russi con lo SS20.

 

Ma la contromisura non poteva, come nel nostro caso, essere di intelligence (o di ricognizione, se preferite) non certo quello di lanciare 200 atomiche su tutta la Sicilia, per evitare di riceverne una sessantina (che poi ne sarebbe arrivata, comunque, una scarica di qualche centinaio da altrio vettori, non ultimo gli SSBN in mediterraneo che avevano eminentemente compiti tattici, oltre che strategici).

 

Per Napoli, si può ragionevolmente presumere un numero inferiore alla decina: aeroporti e porto, non c'era altro da colpire (e il porto, leggasi base USA, solo se ci fossero navi in rada). Stessa cosa per La Maddalena e Santo Stefano, a cui magari sarebbe stato riservato qualcosa di 'pesante' (anche se i depositi sotterranei sono sempre stati poco induriti per la minaccia N).

 

Considerate che i Russi avevano 20.000 testate: se i numeri fossero quelli citati, ne sarebbero servite un migliaio solo per l'Italia, che francamente non era in cima alle priorità: e agli USA, allora, quante ne destinavano.

 

Poi, concordo che anche 50 sono un numero pazzesco: ma erano tempi in cui si ragionava su questi ordini di grandezza.....

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Greenham Common e Comiso erano praticamente presidiati da pacifisti e simili. Specie in caso di tensione, avrebbero di certo segnalato, se non seguito, i mezzi.

 

Parliamo di centinaia e a volte migliaia di persone, un problema che evidentemente i russi non avevano.

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Per Napoli, si può ragionevolmente presumere un numero inferiore alla decina: aeroporti e porto, non c'era altro da colpire (e il porto, leggasi base USA, solo se ci fossero navi in rada). Stessa cosa per La Maddalena e Santo Stefano, a cui magari sarebbe stato riservato qualcosa di 'pesante' (anche se i depositi sotterranei sono sempre stati poco induriti per la minaccia N).

 

 

No, non era proprio così. Malgrado Napoli sia sede del quartier generale della della sesta flotta USA, al porto vero e proprio di strutture militari (e di navi) ce ne erano/sono relativamente poche (le CV stanno in rada fuori quando si fermano), perché il Comando della NSA si trova invece all’aeroporto di Capodichino.

Invece a Nisida, lontano dal porto e dall’altra parte della città rispetto a Capodichino, c’è stato per 40 anni il Comando Marittimo Alleato. Inoltre, non lontanissmo da Nisida, a Bagnoli c’era fino a poco fa l’Aliled Joint Force Command (precedentemente Allied Forces Southern Europe (AFSOUTH)) recentemente trasferitosi a Lago Patria/Giugliano in Campania, Lago Patria era già sede di un’imponente Naval Satellite Communications Facility. A Grazzanise (CE), c’era il 9° strormo, come detto, mentre a Mondragone, sempre provincia di caserta c’era iul bunker della base Proto, dove presumibilmente si sarebbero dovute trasferire diverse strutture di comando, in caso di conflitto.

In tutto questo, per rispondere a Vorthex, non sono sicuro di quante testate sarebbero state necessarie per avere la ragionevole certezza di "vetrificare" tutte queste strutture. Non sono esperto di ICBM, testate nucleari, chilotoni e megatoni ma mi sembra che gli SS-9 e gli S-18 portassero ordigni mooolto più potenti dei 16 chilotoni di Little Boy.

Ovvio che sono contento di non aver provato quante e quali testate ci sarebbero cadute in testa, e di provare se fossimo stati "fortunati" ;) ed essere vaporizzati istantaneamente oppure saremmo stati investiti dal fallout.

Modificato da Scagnetti
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Non sono esperto di ICBM, testate nucleari, chilotoni e megatoni ma mi sembra che gli SS-9 e gli S-18 portassero ordigni mooolto più potenti dei 16 chilotoni di Little Boy.

è vero, ma bisogna considerare che Hiroshima e Nagasaki erano città con costruzioni, nella maggior parte dei casi, in legno e carta. l'effetto su di una città di palazzi in muratura e cemento armato, è minore.

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Devo dire che, anche se l'argomento non è dei più gioiosi, è veramente un piacere leggervi!

Qui una lezione - mattone (solo audio e lunga tre ore!)

Del professor Andrea Ottolenghi su gli "Effetti di un attacco nucleare sull'Italia"

Per me è impossibile sentirlo tutto!

 

http://www.radioradicale.it/scheda/13576

Modificato da Sergetto75
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io non riesco a vederlo. Comunque sarebbe interessante sapere qual'è il paese europeo che più di tutti di è dotato di una capillare rete di rifugi antiatomici.

A giudicare dalla diffusione di tali rifugi in Italia, da quel che ho visto io, la cosiddetta "minaccia nucleare" non è stata molto recepita nell'italica penisola.

Da quel che so è invece la Svizzera che si è dotata di rifugi antiatomici, anche in molte abitazioni private costruite ab initio (fin dall'inizio) con il loro bravo rifugio nel seminterrato, diventato poi un'eccellente cantinetta abbondantemente rifornita di ottima birra per i giorni bui della terza guerra mondiale.

Ma che ci facevano gli svizzeri con un rifugio antiatomico? Boh.

Attaccare con la bomba atomica la Svizzera è per me qualcosa di più insondabile degli oceani di cabernet di Marte. E' come segare il ramo su cui si è seduti, manco una scimmia arriverebbe a tanto.

La metà della Svizzera sono montagne, che avrebbero smorzato o ridotto le esplosioni atomiche; quindi incredibile a dirsi la Sizzera ci batterebbe pure nella sopravvivenza post-nucleare, cioè sarebbero stati loro a ripopolare il mondo del giorno dopo.

L'unico motivo che mi viene in mente è che gli svizzeri sono così previdenti che, in previsione di un attacco atomico all'Europa, volevano tutelarsi pure dalle radiazioni provenienti dai paesi circostanti, ridotti in cenere dai russi.

Gli svizzeri pensano perfino alle radiazioni, per così dire, "indirette", cioè a quella fetta di raggi gamma provenienti da fuori del loro territorio e noi quanti rifugi atomici avevamo sotto casa nostra?

E' importante manifestare, ma per me mentre gli altri manifestavano contro gli equilibri del terrore, magari ai piedi del Vesuvio, uno dei più pericolosi vulcani attivi della Terra, sarebbe stato altrettanto importante scavare, cosa che nessuno che io conosca ha mai fatto!

Sono quindi cresciuto in mezzo (nella migliore delle ipotesi) a degli imprevidenti!! Oppure a gente che non credeva molto ai rappresentanti di rifugi antiatomici porta a porta? Boh.

Modificato da Vultur
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Forse non lo vedi perché è solo audio :-), ma ti ripeto è un mattone pesantissimo. Sui rifugi antiatomici, mi domando l'effettiva utilità in zone colpite con tutta quella roba dei post sopra, mi domando che temperatura si avrebbe in superficie, i rifugi non diventerebbero dei forni a microonde?.... Mosca 500 megaton...

Modificato da Sergetto75
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No, non era proprio così. Malgrado Napoli sia sede del quartier generale della della sesta flotta USA, al porto vero e proprio di strutture militari (e di navi) ce ne erano/sono relativamente poche (le CV stanno in rada fuori quando si fermano), perché il Comando della NSA si trova invece all’aeroporto di Capodichino.

Invece a Nisida, lontano dal porto e dall’altra parte della città rispetto a Capodichino, c’è stato per 40 anni il Comando Marittimo Alleato. Inoltre, non lontanissmo da Nisida, a Bagnoli c’era fino a poco fa l’Aliled Joint Force Command (precedentemente Allied Forces Southern Europe (AFSOUTH)) recentemente trasferitosi a Lago Patria/Giugliano in Campania, Lago Patria era già sede di un’imponente Naval Satellite Communications Facility. A Grazzanise (CE), c’era il 9° strormo, come detto, mentre a Mondragone, sempre provincia di caserta c’era iul bunker della base Proto, dove presumibilmente si sarebbero dovute trasferire diverse strutture di comando, in caso di conflitto.

In tutto questo, per rispondere a Vorthex, non sono sicuro di quante testate sarebbero state necessarie per avere la ragionevole certezza di "vetrificare" tutte queste strutture. Non sono esperto di ICBM, testate nucleari, chilotoni e megatoni ma mi sembra che gli SS-9 e gli S-18 portassero ordigni mooolto più potenti dei 16 chilotoni di Little Boy.

Ovvio che sono contento di non aver provato quante e quali testate ci sarebbero cadute in testa, e di provare se fossimo stati "fortunati" ;) ed essere vaporizzati istantaneamente oppure saremmo stati investiti dal fallout.

Un po quello che dicevo: 7\8 testate, non certo le decine di cui si parlava.

 

Con 'porto', inytendevo ovviamente anche la rada, perchè le CV ormeggiavano a circa 1 miglio dalle banchine: piu che sufficenti per una testata nucleare......

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Non ne ho idea. Avranno sperato che la bomba non gli esplodesse direttamente sulla testa. Sono sicuro che quelli che le bombe atomiche ordinano di lanciarle si ritroverebbero sotto almeno un chilometro di roccia viva molto prima del vero bang finale. A chi frega se i rifugi antiatomici dei comuni mortali funzionano per davvero o no? Se funzionano, la gente che ne uscirebbe (dopo mesi, se non anni) avrebbe ben altri problemi che fare causa a qualcuno per il gran fracasso; se invece non funzionavano, chi ritornerebbe in dietro a protestare??

Modificato da Vultur
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  • 1 mese dopo...

Un po quello che dicevo: 7\8 testate, non certo le decine di cui si parlava.

 

Con 'porto', inytendevo ovviamente anche la rada, perchè le CV ormeggiavano a circa 1 miglio dalle banchine: piu che sufficenti per una testata nucleare......

stavo rileggendo questo topic e mi e sorto un dubbio: in che senso 1 miglio e sufficente per una testata nucleare?

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più che sufficente a far danni, ovviamente a seconda dei kt/mt in gioco, anche se comunque le portaerei in rada stanno a circa 3-5km dal porto (http://www.globalsecurity.org/military/facility/images/naples2.gif la posizione effettiva è la specualare di X2, spostata ancora verso sinistra http://www.aereimilitari.org/forum/topic/3461-qui-napoli/). comunque, in caso di crisi la rada sarebbe stata vuota ma, non per questo, ci avrebbero graziato.

Modificato da vorthex
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più che sufficente a far danni, ovviamente a seconda dei kt/mt in gioco, anche se comunque le portaerei in rada stanno a circa 3-5km dal porto (http://www.globalsecurity.org/military/facility/images/naples2.gif la posizione effettiva è la specualare di X2, spostata ancora verso sinistra http://www.aereimilitari.org/forum/topic/3461-qui-napoli/). comunque, in caso di crisi la rada sarebbe stata vuota ma, non per questo, ci avrebbero graziato.

 

La posizione speculare di X2 sarebbe la posizione X4, a sud della Y4 nella gif postata da Vorthex. http://www.guardiacostiera.it/Napoli/ordinanze/Napoli_103_12Oct2012.zip per chi volesse approfondire.

Quindi in rada a Napoli (come detto, in caso di crisi spinta difficile le portaerei USA sarebbero state ferme in qualche porto di appoggio intermedio a fare da bersaglio) significherebbe non proprio in rada nel porto di Napoli.

Comunque nel 2013 tutti questi sono dettagli, e secondo me in definitiva è un esercizio sterile domandarsi oggi quanti megaton avrebbe dovuto avere un ordigno diretto al porto per investire anche un’ipotetica PA ferma a 3-5 km o sarebbe stato più conveniente per i russi usare un maggior numero di testate per colpire tutti i bersagli in una determinata area.

 

E godiamocelo ancora per qualche anno il dividendo della caduta del muro di berlino...

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  • 1 anno dopo...
  • 8 mesi dopo...

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