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AVIO (Propulsione aerospaziale)


Andrea75

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La Cassa Depositi e Prestiti (alias lo Stato Italiano) starebbe per comprare una quota dell'azienda nazionale AVIO. Questo per evitare che un "campione" italiano venga acquistato dalla Francia o da qualche altro paese.

 

Italy Eyes Protective Stake in Avio

 

Lo Stato italiano deve davvero comprare AVIO?

 

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  • 1 mese dopo...
  • 6 mesi dopo...

... vince il libero mercato GE Close To Buying Avio For $4 Bln

 

Diversified conglomerate General Electric Co. is close to finalizing a deal to buy Italian aerospace company Avio SpA for up to 3 billion euros or $4 billion, according to media reports on Monday. GE and Avio’s owner British private equity firm Cinven are expected to announce a deal on Thursday. The acquisition of Avio is expected to enable GE to bolster its commercial jet business.
Modificato da Andrea75
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GE buys Avio aviation in €3.3bn deal

 

General Electric has agreed to buy the aviation business of Italian aerospace company Avio for €3.3bn ($4.3bn), or 8.5 times Avio’s 2012 ebitda, the companies said on Friday.

Avio will strengthen GE’s global supply chain capabilities as its engine production rates continue to rise to meet growing customer demand, GE said in a statement.

High quality global journalism requires investment. Please share this article with others using the link below, do not cut & paste the article. See our Ts&Cs and Copyright Policy for more detail. Email ftsales.support@ft.com to buy additional rights. http://www.ft.com/cms/s/0/bd14b20e-4b66-11e2-887b-00144feab49a.html#ixzz2Fh7a8E8y

The US conglomerate will invest $1.1bn in the next ten years in the aviation assets it acquired from Avio, GE Aviation’s chairman and chief executive David Joyce confirmed.

Avio, which supplies engine parts for the Eurofighter Typhoon and engine makers GE and Rolls-Royce Holdings Plc, was acquired in 2006 by Cinven in a deal that valued the company at about 2.6 billion euros.

The deal will not include Avio’s aerospace unit.

Italy’s Finmeccanica said it earned €260m from the sale of its 14.3 per cent stake in the aviation business of Avio.

Italy’s second-largest industrial group by sales said that it will use the funds to reduce debt.

Avio’s revenues in the aviation sector were €1.7bn in 2011, with more than 50 per cent derived from components for GE and GE joint venture engines.

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  • 2 settimane dopo...

... considerazioni sul futuro ruolo di AVIO post-vendita http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2213

 

 

General Electric (GE), uno dei più grandi gruppi transnazionali di base negli Stati Uniti, ha acquisito il controllo di Avio, il principale gruppo italiano nel settore della propulsione aeronautica civile e militare, oltre che spaziale, erede della centenaria tradizione di Fiat in questo settore.
Avio fattura oggi più di due miliardi di euro, di cui il 90% esportato, con circa 5200 dipendenti, quasi tutti in Italia, ma con una piccola presenza anche in Europa e Sud America. Per la terza volta in meno di dieci anni Avio subisce così un cambiamento di proprietà: dopo un fondo americano e uno inglese, arriverà finalmente un partner industriale in una logica non più finanziaria, ma di strategia globale.
Potrebbe sembrare l’ennesima sconfitta italiana nel mantenimento delle capacità tecnologiche e industriali, ma la realtà è invece molto diversa. Avio diventa parte di un grande attore mondiale, rispetto al quale svolgerà una sua precisa missione. Il programma presentato da GE è molto ambizioso e accattivante: se sarà rispettato, Avio risulterà rafforzata dalla nuova collocazione. Continuerà, infatti, le sue attuali attività, ma diventerà anche un centro di eccellenza internazionale dell’intero gruppo GE, oltre che la sua base nell’Unione europea.

Il vero fatto nuovo è che, per la prima volta, il governo sembra essere riuscito a coniugare le esigenze dell’impresa (rafforzare la sua base tecnologica e industriale) e degli attuali azionisti (valorizzare l’investimento) con quella del paese (tutelare gli interessi nazionali mantenendo le capacità strategiche).

...

A questo fine, sulla base della nuova normativa sulla “golden power” approvata recentemente, il governo ha fissato una serie di impegni che GE ha formalmente accettato: mantenimento della produzione e manutenzione dei motori militari; protezione degli investimenti pubblici nella ricerca e sviluppo; tutela delle informazioni classificate; nessun cambiamento di proprietà senza autorizzazione; etc. Ottenute queste garanzie, la scommessa è che gli impegni siano mantenuti: è in questo campo che il governo, e in particolare il ministero della difesa, dovranno costruire nuove specifiche capacità di sorveglianza, in linea con un moderno paese industriale.
Nello stesso tempo, ma solo secondariamente, è stato previsto lo scorporo della parte spaziale, che continuerà a mantenere, per ora, la stessa struttura proprietaria (il fondo inglese Cinven con l’85% e Finmeccanica col 15%). Si potranno studiare differenti ipotesi in ambito europeo, non dimenticando che il principale programma è quello del lanciatore Vega, finanziato dall’Esa per completare la famiglia dei lanciatori europei nella fascia inferiore, e che l’intero settore dei lanciatori europei richiede da tempo una razionalizzazione e un efficientamento anche attraverso la riorganizzazione della sua governance.
L’aver riconosciuto che le attività di Avio sono considerate strategiche e, quindi, vanno particolarmente tutelate non può, comunque, limitarsi a considerare l’assetto proprietario. La “strategicità” deve riflettersi in azioni di sostegno dell’innovazione di prodotto e di processo, della partecipazione ai programmi internazionali (e, in particolare, quello del motore F135 del JSF), della manutenzione e supporto logistico, delle esportazioni. In un mercato globalizzato sono soprattutto questi i fattori che garantiscono il mantenimento delle capacità tecnologiche e industriali sul territorio nazionale.
Dalla nuova normativa sul controllo degli investimenti nei settori chiave potrà svilupparsi una strategia complessiva per rafforzare il sistema della difesa, concentrando le risorse umane e finanziarie sulle aree di eccellenza tecnologica e industriale e rimanendo, così, un player nel mercato internazionale della difesa.

 

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... un altro parere http://www.analisidifesa.it/2012/12/avio-che-finisce-agli-usa-e-un-rovescio-per-litalia/ Avio che finisce agli Usa è un rovescio per l’Italia

 

 

Senza strategia È l’ennesima azienda di eccellenza che cediamo all’estero. Senza avere alcun ritorno
L’Italia è da molto tempo senza una politica industriale che si rispetti sia sul versante dei settori merceologici da incentivare, sia sul recupero di produttività favorendo investimenti privati su ricerca e innovazione sia, infine, sul terreno della reciprocità nei processi di internazionalizzazione (e l’agenda Monti ne parla genericamente come vedremo nei prossimi giorni). Lasciando da parte, per il momento, le prime due affermazioni ci ha colpiti la notizia dell’ acquisizione dellaAvio da parte degli americani della General Electrics. Con l’Avio, infatti, parte un’altra società innovativa ricca di brevetti nel settore aeronautico e capace di stare sui mercati internazionali tanto da fatturare lo scorso anno ben 2 miliardi di euro di cui 1’80% all’estero con un margine operativo lordo di 380 milioni di euro e con oltre 5 mila dipendenti. La vicenda Avio è l’espressione più tipica del fallimento delle privatizzazioni e del pressappochismo, per non dire altro, della seconda Repubblica. Pochissimi cenni di storia. Nel 1991 la Fiat (leggi Luca di Montezemolo) sollecitò il governo ed il sottoscritto nella qualità di ministro del bilancio perché dessero l’ autorizzazione a fondere Fiat-Avio e Alfa-Avio. L’autorizzazione fu negata perché l’Alfa-Avio era già una società innovativa e ricca di brevetti mentre la Fiat-Avio boccheggiava sui mercati internazionali. In parole semplici il settore aeronautico non era quello in cui la Fiat primeggiava e consegnandogli l’Alfa-Avio avremmo destinato quest’ultima ad un destino decadente. Arrivò il cataclisma del ’92-’93 e subito dopo l’Alfa-Avio fu messa nelle mani della Fiat. Sette anni dopo e precisamente nel 2003 la Fiat di Montezemolo si arrese e vendette la società Avio, nata dalla fusione, al fondo Carlyle con una quota, però, a Finmeccanica che tornò ad essere, così, il socio industriale di cui c’era bisogno. Tre anni dopo, ne12006, Carlyle vendette al fondo Cinven l’intera società con l’assenso di Finmeccanica realizzando la bellezza di una plusvalenza di 1 miliardo di euro. Subito dopo l’acquisto, Cinven chiese ed ottenne da questa meravigliosa classe di governo che Finmeccanica ricomprasse di nuovo una quota di Avio perché c’ era il solito problema del socio industriale, cioè di quelli che sapevano fare il prodotto. Oggi il fondo Cinven rivende l’Avio alla General Electrics per 3 miliardi e più, facendo così anch’esso una ricca plusvalenza (quasi un miliardo di euro) e la Finmeccanica ne esce definitivamente. Insomma 16 anni di privatizzazione dell’Alfa-Avio son serviti a far fare plusvalenze miliardarie a due fondi di investimento e chissà a chi altri per approdare, poi, alla vendita agli americani. E nel frattempo da un lato il governo e dall’ altro la nostra Cassa depositi e prestiti con il suo fondo strategico retto da un finanziere tal Maurizio Tamagnini della nota Merril-Lynch, andata in default e salvata dalla Bank of America, stanno a guardare il passaggio di mano di una grande azienda innovativa come l’Avio mentre acquistano dalla Banca d’Italia il4 % delle Generali. Ma l’interesse del Paese era più quello di mantenere in mani italiane quel 4 % delle Generali già peraltro controllata saldamente da Mediobanca e da investitori nazionali o quello di recuperare il controllo italiano di un’azienda a tecnologia avanzata e fortemente in utile? La risposta la sanno dare anche i bambini che, però, essendo innocenti non sanno guardare a tutta la vicenda Avio con quella malizia che merita per capire se si è trattato, in questi anni, di stupidità o di altro. Una cosa ci sembra certa. In vent’ anni l’Italia ha svenduto aziende pubbliche a mani straniere senza alcuna reciprocità, senza, cioè, garantire quel processo di internazionalizzazione attiva del nostro sistema economico e finanziario avviando, di fatto, il paese a diventare, come spesso diciamo, solo un mercato di consumo e un produttore per conto terzi. È questa la radice del crollo di credibilità e di autorevolezza dell’Italia a fronte di paesi come la Francia e la Germania che hanno tenuto saldamente in mani pubbliche parti importanti del settore produttivo strategico e del sistema finanziario senza che fossero accusati di rigurgiti statalisti. D’altro canto non ci si poteva aspettare altro vistala scomparsa della politica vera e nel contempo la numerosa presenza nei governi di questi anni di consulenti delle grandi e chiacchierate banche d’affari a cominciare dalla Goldman Sachs in un silenzio attonito di un parlamento di dilettanti della politica.
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