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Concetto Strategico Italiano


Andrea75

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... segnalo questo lungo paper VERSO UN’EUROZONA DELLA DIFESA Sviluppo delle flessibilità istituzionali nelle politiche europee di sicurezza e difesa.

 

Il tema della differenziazione/flessibilità nel campo della difesa non è certamente nuovo né si applica alla sola Unione Europea. Esso ha cominciato ad essere dibattuto all’interno della Nato all’inizio degli anni Ottanta. Ad avviare le discussioni su questo concetto sono state le cosiddette operazioni fuori area, che la Nato ha cominciato a prendere in considerazione

con riferimento ad interventi militari nel Medio Oriente1 e, successivamente, nel Golfo Persico. A parte le disquisizioni dell’epoca sulla legittimità dell’estensione dei compiti Nato al di fuori della regione europea, il vero problema da affrontare era quello dell’adesione di tutti i membri di un’alleanza multilaterale come la Nato ad una concreta iniziativa militare.

Non tutti infatti si trovavano nelle condizioni politiche ed operative per potere agire militarmente: nasce da qui il principio dei “Willing and Able” che di fatto si estenderà a tutta una serie di interventi occidentali, fino a quelli più recenti in Afghanistan e in Iraq. In quest’ultimo caso la formula adottata è stata quella di “Coalition of the Willing”.

Ben più difficile è stato lo sforzo di inserire questo concetto nel quadro comunitario.

...

Solo con il Trattato di Lisbona il concetto di differenziazione/flessibilità entra a pieno titolo nella sezione 2 del Titolo V relativa alle disposizioni sulla politica di sicurezza e difesa comune, tanto da prefigurare perfino la possibile creazione di una “Eurozona della Difesa”, attraverso il meccanismo della cooperazione strutturata permanente. Fino ad oggi, al momento della pubblicazione del presente quaderno, questo ambizioso traguardo è rimasto sulla carta e malgrado la buona volontà di alcuni paesi, fra i quali la Polonia al tempo del suo semestre di presidenza, l’argomento è stato accantonato. La spiegazione ufficiosa è che la crisi finanziaria e dell’Euro hanno completamente assorbito l’agenda del Consiglio europeo. In realtà manca la volontà politica a muoversi con decisione in questa direzione, pur comprendendo perfettamente che, in tempi di ristrettezze di bilancio per i paesi dell’Euro, una condivisione delle risorse in ambito difesa potrebbe in prospettiva portare ad un consistente risparmio per i bilanci nazionali. Il costo della Non‐Europa della‐Difesa diventa quindi il tema dei prossimi anni.

 

Il Trattato di Lisbona. Le cooperazioni rafforzate e la difesa

Le disposizioni in materia di flessibilità, previste dal Tratttato di Lisbona in ambito sicurezza e difesa, rappresentano il punto di approdo della nostra analisi. I nuovi strumenti e le nuove procedure introdotte dal Trattato di Riforma nel 2009 sanciscono infatti la ricomposizione, all’interno dell’architettura istituzionale, del frastagliato quadro della flessibilità ora formalmente anche al servizio della sfera difesa. L’introduzione delle cooperazioni rafforzate nella nuova PSDC rappresenta quindi il completamento di quel percorso di riforma istituzionale volto a riportare all’interno dell’area sicurezza e difesa il concetto di flessibilità/ differenziazione.

Dal punto di vista della flessibilità istituzionale e della difesa europea, il Trattato di Lisbona è al contempo la fine di un tabù che aveva caratterizzato i dibattiti sulla riforma istituzionale per tutti gli anni ’90 ed è l’inizio di una nuova fase della storia dell’integrazione. Fra le diverse forme di flessibilità disposte dalla lettera del Trattato emerge infatti una nuova forma di cooperazione rafforzata: la Cooperazione Strutturata Permanente (CSP), potenziale preludio alla realizzazione di una “eurozona” della difesa, importante chance per l’intero percorso di integrazione.

...

Le cooperazioni rafforzate nelle disposizioni di TUE e TFUE

Il Trattato di Lisbona introduce quindi, attraverso disposizioni specifiche,

diverse forme di flessibilità istituzionale nella PSDC:

a) art. 44,1 TUE: consente la costituzione di una coalizione di volenterosi per lo svolgimento delle missioni UE su delega del Consiglio (risultante da un voto all’unanimità);

b) art. 42,3 – art. 45 TUE: delinea compiti e funzioni dell’Agenzia Europea per la Difesa (closer cooperation a tutti gli effetti);

c) art. 42,6 TUE: introduce il nuovo concetto di “cooperazione strutturata permanente”.

...

Missioni e flessibilità: il ritorno dei “willing and able”

Una prima forma di cooperazione rafforzata introdotta nel campo della sicurezza e difesa è rappresentata dalla possibilità per un gruppo di Stati membri, di portare avanti a nome dell’intera Unione, le missioni regolate dagli artt. 42‐43‐44 del nuovo TUE. ... l’approvazione di un nuovo Haedline Goal nel 2004 inerente le capacità militari dell’UE e di un corrispondente Civilian Headline Goal attinente alle cd capacità in ambito civile (polizia, stato di diritto, amministrazione civile e protezione civile) da parte del CAGRE (Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne), rappresentano alcune delle tappe fondamentali nel processo di dotazione di una reale capacità operativa per l’azione esterna dell’Europa; una capacità che si è quindi manifestata

attraverso il varo di missioni (civili e/o militari) rappresentazione concreta sulla scena internazionale dell’UE in quanto attore globale

...

All’interno dell’Headline Goal del 2004, veniva inoltre sviluppato il concetto di battlegroups (o gruppo tattici). L’idea prendeva le mosse da un’iniziativa franco‐britannica (il vertice di Le Touquet del 2003) tesa a promuovere nel quadro PESD, lo sviluppo di gruppi tattici costituiti da circa 1.500 uomini, schierabili in 15 giorni per operazioni di durata non superiore ai tre mesi. Sotto il profilo operativo, il concetto di Battlegroup prevede la strutturazione di unità altamente specializzate e flessibili, capaci di poter essere inpiegate velocemente in missioni ad alta intensità condotte in ambienti ostili e teatri lontani dal continente europeo. I Battlegroups possono essere costituiti da una coalizione multinazionale di Stati od essere il risultato dell’azione di un’unica nazioneguida alla quale possono associarsi altri paesi. Dal gennaio 2007, l’UE può quindi disporre di due gruppi tattici in stand‐by pronti all’impiego.

...

Quanto disposto dagli artt. 42.5‐44.1, ci riporta immediatamente al concetto dei “willing and able” nella sua formulazione originale. ... Con il Trattato di Lisbona, il concetto di “willing and able” dopo aver ispirato nei decenni precedenti altre forme di cooperazione istituzionale, torna nella sua accezione originaria, ad essere quindi impiegato all’interno dell’ambito sicurezza e difesa per quanto riguarda la realizzazione di missioni militari. I capaci e volenterosi possono quindi, attraverso l’autorizzazione del Consiglio ed in associazione con l’Alto Rappresentante, operare nell’interesse generale dell’Unione e quindi degli altri Stati membri.

Il paragrafo 2 dell’art. 44 delinea dunque le modalità con le quali i volenterosi devono rapportarsi con le istituzioni comuni. Secondo le disposizioni del suddetto articolo, gli Stati membri che partecipano alla realizzazione della missione sono tenuti ad informare periodicamente il Consiglio sull’andamento della missione stessa. Ogni modifica dell’obiettivo, della portata, delle modalità della missione, stabiliti al momento del varo dell’operazione, deve essere disposta dal Consiglio che ai sensi dell art. 43 paragrafo 2 adotta ogni decisione relativa alle missioni i cui aspetti operativi saranno gestiti dal COPS di concerto con l’Alto rappresentante.

Sotto il profilo del meccanismo decisionale è opportuno ricordare che le decisioni relative alla politica di sicurezza e difesa comune, comprese quelle relative all’avvio di una missione sono adottate dal Consiglio che delibera all’unanimità su proposta dell’Alto rappresentante o su iniziativa di uno stato membro. ... I paesi in a position to do so possono ora, con l’approvazione unanime del Consiglio (e quindi dei paesi partner), rappresentare l’intera UE operando nelle aeree di crisi in suo nome e salvaguardandone gli interessi.

 

L’Agenzia europea per la difesa e la cooperazione nel campo degli armamenti

Il progetto di costruzione di una politica di difesa comune efficiente è da sempre legato alla realizzazione di una più stretta cooperazione nel campo degli armamenti e più in generale alla collaborazione nei settori industriali legati al tema della difesa.

Nella “classifica” dei fondi stanziati nel campo della difesa, gli stati europei, nel loro complesso, si aggiudicano il secondo posto dietro solo agli Stati Uniti d’America, tuttavia il comparto industriale europeo non è nelle condizioni di poter sfruttare al meglio queste risorse «a causa della limitata integrazione delle attività di procurement dei singoli Stati, detentori

delle decisioni e delle capacità di spesa».

Una ricerca del Centre for Defence Economics dell’Università di York ha stimato che l’integrazione delle decisioni di investimento dei sei paesi più industrializzati dell’Unione garantirebbe un risparmio annuo pari all’11% degli stanziamenti complessivi (dato riferito al 2007) quantificabile con una cifra vicina ai sei miliardi di euro

 

La Cooperazione Strutturata Permanente(CSP)

La principale innovazione del Trattato di Lisbona in tema di difesa flessibile è lo strumento della CSP prevista dall’art. 42.6 e disciplinata dall’art. 46 del nuovo TUE.

Questo nuovo strumento disposto dal trattato si applica esclusivamente al settore della difesa ed è rivolto agli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia. Dal punto di vista della flessibilità è importante rilevare l’assenza di una soglia minima di partecipanti, (al contrario delle cooperazioni rafforzate il cui requisito minimo di partecipazione è fissato a un terzo dei partecipanti) e il ricorso al voto a aggioranza qualificata per la sua attivazione. Dell’importanza sotto il

profilo istituzionale oltre che politico della CSP e del suo essere prodromo potenziale di una possibile Eurozona della difesa parleremo più nel dettaglio nel prossimo capitolo

 

La clausola di mutua difesa e la fine dell’UEO

L’art. 42.7 stabilisce che:

Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito dell’Organizzazione del trattato del Nord‐Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza di attuazione della stessa.

 

Le cd forze multinazionali al servizio della PSDC

Ai sensi dell’art. 42 paragrafo 3, sostitutivo dell’ex art. 17 TUE, «gli Stati membri che costituiscono tra loro forze multinazionali possono mettere anche tali forze a disposizione della politica di sicurezza e di difesa comune».

...

Fra i principali esempi di forze multinazionali possiamo ricordare:

‐ Eurofor: operativa dal 1998, si tratta di una forza terrestre a rapido schieramento in grado di intervenire in missioni umanitarie. All’iniziativa partecipano Francia, Italia, Spagna e Portogallo.

‐ Eurmarfor: come l’Eurofor è il risultato della cooperazione di Francia, Italia, Spagna e Portogallo. Si tratta di una forza marittima non permanente, ma pre‐strutturata con capacità aeronavali e anfibie poste al servizio dell’UE.

‐ Eurogendfor: trattasi di una Gendarmeria Europea nata con l’obiettivo di intervenire in missioni di sicurezza civile in autonomia o a supporto di un’operazione militare. Nel 2009 la Romania

si è aggiunta ai cinque paesi fondatori (Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna).

‐ Eurocorps: acquartierata a Strasburgo, l’Eurocorps è una forza multinazionale indipendente che comprende reparti militari provenienti da Francia, Germania, Belgio, Spagna e Lussemburgo.

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... non riguarda l'ambito strettamente militare, ma l'approvvigionamento energetico è comunque strategico http://www.iai.it/pdf/DocIAI/iai1207.pdf

 

 

Una rivoluzione tecnologica sta cambiando il mondo dell'energia. In discussione è la capacità dell’Europa di cogliere le opportunità aperte in termini di sviluppo industriale, sicurezza degli approvvigionamenti, diversificazione delle fonti, miglioramento dell’impatto
ambientale e crescita economica, che già si prospettano per gli Stati Uniti dopo la crescita straordinaria dello shale gas e dei mercati del gas liquefatto. La maggior parte dei commentatori attribuisce infatti all’Europa una debolezza strutturale e comportamenti conservativi e inerziali che costituirebbero ostacoli insormontabili a questi sviluppi. In direzione opposta, l’autrice identifica numerosi tasselli di cambiamento che, se ricomposti in uno scenario dinamico delineato da nuove regole, nuovi fondamentali e nuovi meccanismi di formazione dei prezzi, mostrano che l’Europa sta reagendo nei mercati energetici alla rottura degli equilibri consolidati nei
decenni trascorsi. L’esito di questa dinamica non è scontato e si delineano i rischi di una transizione complessa.

 

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  • 2 anni dopo...

 

Ma davvero...? quindi dovremmo prendere bombe atomiche e spendere il 30% del PIL nella difesa...? Dovremmo prepararci a conquistare il mondo quando agiamo solamente sotto mandati ONU?

Mi dispiace dirtelo, ma questa tua idea non è condivisa da nessuno, ne qua ne da altre parti.

Quello che proponi tu è ciò che più di destabilizzante possa esserci...

Il Regno Unito sta tagliando in modo spaventoso i fondi per le forze armate, quindi la situazione è un po diversa, da noi non è tutto rose e fiori, ma ciò che dici tu francamente non ha senso.

Intervengo solo per dire che questa e' una idiozia, non perche' falsa, ma perche' ovvia.

Ebbene si, un paese degno dovrebbe essere dotato di missili balistici e testate nucleari mirv.

L''Onu, lo abrogassero domattina se ne accorgerebbe nessuno.

Destabilizzante per chi poi non si capisce

Ma difendersi da chi? Dato che paragoni la marina italiana alle marine orientali, dici che dovremmo prepararci ad attaccarle? Il fatto che le nazioni con un pil in crescita abbiano spesso spese miliari in crescita è corretto, ma aumentando le spese militari non farà crescere il PIL (non prendermi per un pacifista please).

La GB ha fatto un errore nel ridurle così tanto, non a causa di un cambio dall'oggi al domani

Per difendersi da tutto il resto del pianeta Terra. Se hai vissuto tutta la tua brevissima e effimera esistenza senza imbracciare un fucile e aver visto una bomba esplodere sulla capa e' per il mero fatto che nessun altro paese e' in grado di farlo. E' un concetto geopolitico molto semplice: nessuno democraticizza col tritolo l'occidente perche' nessuno attualmente e' in grado di farlo.

Le spese militari sono un INVESTIMENTO redditizio da prima di Cristo.

Sono intervenuto perche' certe cose nel 2015 non si possono piu' leggere. Buon proseguimento

 

Modificato da SvartJugend
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le spese militari, se sproporzionate, sono redditizie solo se consentono espansioni economiche di ritorno. Subito dopo Cristo se ne sono accorti i Romani quando non avevano niente ancora da conquistare

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le spese militari, se sproporzionate, sono redditizie solo se consentono espansioni economiche di ritorno. Subito dopo Cristo se ne sono accorti i Romani quando non avevano niente ancora da conquistare

L'impero romano non e' crollato perche' "non aveva niente da conquistare". L'occupazione militare o politica di un territorio e' una fonte di guadagno costante, tra dazi, imposte piu' o meno occulte, decisioni politiche. Quando l'impero romano crollo' (che avvenne in un lasso di tempo di qualche secolo comunque), Roma era ampiamente la citta' piu' ricca e prospera probabilmente del mondo di allora.

A segnare la fine dell'impero non fu un tracollo economico, ma un'oligarchia dominante (l'allora aristocrazia) che perse del tutto la sua primaria ragion d'essere. Tant'e' che il primo ruolo e DOVERE dell'aristocrazia era proprio la Guerra, come da sempre nell'ideologia tripartitica dei popoli indoeuropei poi ripresa in un ottimo libro di Dumezil. La storia di Roma e' molto complessa e dura l'arco di quasi mille anni. La perdita di identita' in un impero sempre piu' eterogeneo, la ricchezza e il lusso sfrenato, il meticciato tra popolazioni e la diffusione di malcostumi gia' evidenziata e condannata da Tacito qualche secolo prima segno' il lento declino dell'impero Romano fino alla complete disgregazione.

La stessa cosa in piccolo avvenne durante la Rivoluzione Francese. Con l'aristocrazia francese ridotta a mignotte e festini che si lascio' ghigliottinare da una borghesia sempre piu' ricca e agguerrita (ma piu' vuota e stupida) da cui venne difatto sostituita.

In ogni ambiente diplomatico, in qualsiasi accordo commerciale, qualsiasi disputa internazionale, qualsiasi contratto industriale estero la potenza militare viene soppesata. Questo accade da sempre e per sempre. E' inutile fingere di cascare dalle nuvole in una sorta di pacifismo stupido piu' o meno inculcato dal dopoguerra in avanti. La verita', verificabile da chiunque, e' questa. Ed e' proprio per questo motivo che gli USA INVESTONO nel settore militare tre volte i paesi dell'unione europea messi assieme.

Modificato da SvartJugend
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Intervengo solo per dire che questa e' una idiozia, non perche' falsa, ma perche' ovvia.

Ebbene si, un paese degno dovrebbe essere dotato di missili balistici e testate nucleari mirv.

L''Onu, lo abrogassero domattina se ne accorgerebbe nessuno.

Destabilizzante per chi poi non si capisce

 

Per difendersi da tutto il resto del pianeta Terra. Se hai vissuto tutta la tua brevissima e effimera esistenza senza imbracciare un fucile e aver visto una bomba esplodere sulla capa e' per il mero fatto che nessun altro paese e' in grado di farlo. E' un concetto geopolitico molto semplice: nessuno democraticizza col tritolo l'occidente perche' nessuno attualmente e' in grado di farlo.

Le spese militari sono un INVESTIMENTO redditizio da prima di Cristo.

Sono intervenuto perche' certe cose nel 2015 non si possono piu' leggere. Buon proseguimento

 

Da tutto il resto del pianeta terra??? Neanche hitler si è messo contro tutto il pianeta terra e guarda che fine ha fatto.

Dotarsi di armi atomiche ci garantirebbe solo un embargo da tutto l'occidente.

Ti assicuro che sono tutt'altro che pacifista ma le spese militari hanno un limite, questo limite imposto dagli obiettivi strategici e dai vicini di un paese, e l'Italia è abbastanza tranquilla su questo punto.

Tanto per sapere, te le hai mai sentite le bombe sulla testa?

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Da tutto il resto del pianeta terra??? Neanche hitler si è messo contro tutto il pianeta terra e guarda che fine ha fatto.

Dotarsi di armi atomiche ci garantirebbe solo un embargo da tutto l'occidente.

Ti assicuro che sono tutt'altro che pacifista ma le spese militari hanno un limite, questo limite imposto dagli obiettivi strategici e dai vicini di un paese, e l'Italia è abbastanza tranquilla su questo punto.

Tanto per sapere, te le hai mai sentite le bombe sulla testa?

Ah si, tu sei tranquillo. Allora non credo tu abbia capito bene che per esempio si e' sfiorato il terzo conflitto in Ucraina. Vista la crisi economica in atto simile a quella del 29, sostituendo Hitler con Putin e la Danzica con la Crimea e avremmo avuto un bel remake. Il mondo varia e si modifica in maniera sempre piu' veloce. E' impossibile capire cosa ci aspetta da qui a 10 anni, figurati su cosa puoi stare sicuro. Mi avessero detto 10 anni fa che un gruppo di beduini su dei SUV avrebbero ribaltato mezzo medio oriente e fondato un califfato mi sarei messo a ridere, eppure. Inoltre tu dai per scontato che l'ombrellino Americano resti per molto tempo ancora a proteggere le nostre testoline in cambio della continua genuflessione in temi di politica estera (anche se suicidi economicamente come le sanzioni alla Russia). Ti riporto una frase di Seneca. In politica estera non esistono alleati, ma solo vassalli e sudditi. Con le conseguenze che ne seguono, saluti.

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Ma sono molto cosciente di cosa sta accadendo in Ucraina ed in altri punti caldi del mondo, ma trovo le tue affermazioni eccessivamente esagerate. Non basterebbe il doppio del pil per poter contrastare da soli la Russia.

I miliziani dell'isis continuano ad avanzare perché nessuno glielo impedisce, non certo perché si temono qualche pickup e alcuni carri catturati

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Quindi tu mi vuoi far credere che dotarsi di qualche bomba atomica nazionale non sia un buon deterrente e un buon messaggio a chiunque interpretabile come segue: non scassate troppo le palle nei nostri affari? Non credi?
Gli equilibri si sposterebbero, certo che si sposterebbero. Ma non vedo perche' debba essere un male sinceramente, o dobbiamo continuare a vivere in un eterno dopoguerra, una specie di corda al collo per aspiranti impiccati per sempre?

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Certo significherebbe quello, ma per quanto su alcune cose ti possa far ragione non stai considerando una piccola cosa, il popolo italiano, che non permetterà mai cioè che dici. ( non rispondo alla domanda se sia un bene o un male)

Possiamo discutere finché vogliamo, ma non è effettuabile, sia per volontà politica, sia per periodo di vacche magre, sia per un ripudio estremo per tutto ciò che riguardi le armi del popolo italiano.

 

 

Edit: mi rendo conto solo ora che siamo un filo fuori tema, è possibile spostare questi messaggi in una discussione più appropriata?

Modificato da Umberto
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  • 5 mesi dopo...

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