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Mozione su stanziamenti per la Difesa e blocco programma aerei F-35 JSF


matteo16

Messaggi raccomandati

se leggiamo la notizia, e le motivazioni, si parla esattamente di quello che, anche su questo forum, viene spesso descritto come fonte di sprechi eccetera, ovvero le FFPP DUPLICATE.

 

http://www.articolotre.com/2012/01/carabinieri-larma-verso-lo-scioglimento/55080

 

In sostanza, viene valutato che la militarizzazione, ad oggi totalmente inutile, e la duplicazione del 90% del lavoro, come si diceva anche prima, sono lussi inutili.

 

O n0?

 

e comunque di questa storia se ne parla da una vita, senza ovviamente cavarne un ragno dal buco (chissà perchè).

 

http://www.militariforum.it/forum/showthread.php?19172-Accorpamento-delle-FF-PP-e-abolizione-della-connotazione-militare-i-vostri-pareri

Modificato da madmike
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Vero! E' per questo che c'è "la Crisi": perchè tradizionalmente abbiamo le duplicazioni delle nostre forze di Polizia. Sono loro che divorano i nostri soldi e che hanno creato 1900 mld di debito pubblico da spalmare sui nostri figli fino alla fine dei tempi in saeculorum saecula. Italy she's gone baby, gone! E il motivo è che abbiamo troppe forze di Polizia, le quali sottraggono miliardi alla spesa militare.

Vieni grande Crisi! Vieni! E spazza via tutto, affinchè le nuove generazioni possano provare a ripartire da zero.

Modificato da Vultur
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Ma facciamo pure a spanne: risparmiamo 400 milioni all'anno.

 

Che ci comperiamo? Gli F35?

Beh, oddio, 400 milioni all'anno per 12 anni fanno quasi 5 miliardi che è grossomodo 1/3 o 1/4 della spesa attualmente prevista dal programma di acquisizione...

In ogni caso non sarebbero di sicuro bruscolini...

Comunque certo, concordo pienamente che al di là di questo, il Parlamento pesa solo per una frazione minima del bilancio statale e che sarebbe solo un segnale il cominciare a calare sia gli stipendi (poco probabile, temo) che il numero di parlamentari e in generale di politici nelle varie amministrazioni locali (con il relativo strascico di commessi, stenografi, portaborse, auto blu, benefit e via discorrendo)...

L'evasione fiscale è la nefasta conseguenza di un clima generale assurdo che si è venuto a creare in questo paese, dove da un lato le tasse elevate e dall'altro la consapevolezza degli insufficienti controlli e degli elevati sprechi che ci sono a valle, tende ad favorire il sommerso sia da parte dei soliti italici furbi, che di coloro che in un mercato di furbi non riuscirebbero a sopravvivere e furbi diventano...sempre che non chiudano le aziende e vadano a produrre all'estero, contribuendo comunque pesantemente all'impoverendo del paese...

 

Penso che a questo punto serva un segnale, che è effettivamente ben oltre il risparmio relativamente modesto (se rapportato a buchi di bilancio miliardari), ma serve per cominciare ad invertire una tendenza che ci sta portando sempre più in basso e questo segnale deve partire da chi ci governa.

Infatti quello che serve non è togliere qualche milione qua e metterlo là e quindi anche togliere 15000 euro a un parlamentare e darli ad un asilo serve relativamente: bisogna far ripartire un sistema che si sta inceppando per tutta una serie di motivi e che non è in grado né di produrre né di distribuire ricchezza in modo efficiente.

 

Anche gli stessi costi del Parlamento possono essere visti in due modi.

Male e in modo demagogico, facendo vedere che la spesa pro capite del parlamento italiano è fuori da ogni grazia (recentemente è stato fatto mostrando un solo grafico di uno studio brasiliano in un TG nazionale)...

 

costoperabitante1.jpg?w=594&h=322

 

Oppure in modo più equilibrato e meno sensazionalistico rapportandola alla ricchezza di un paese, mostrandone anche un altro di grafico...

 

percsalariominimo.jpg?w=594&h=350

 

Da cui si capisce che l'Italia in Parlamento ha comunque un grosso problema di sprechi, ma è solo uno dei tanti che quei parlamentari devono contribuire a risolvere, invece di dimostrare troppo spesso la bassa qualità del lavoro svolto e in questo sono in buona compagnia dei giornalisti che hanno il compito di informare l'opinione pubblica...che poi fa discorsi da bar in un forum...

Modificato da Flaggy
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concordo nel fatto che l'italia ha troppe forze di polizia oggi giorno stanno nascendo come i funghi polizie provinciali,regionali e chi ne a più ne metta e vanno tutte in giro con le 16 o addirittura come mi è capitato di vedere con le 159! ma stiamo scherzando ! ma cosa se ne fa la forestale con la 159 me lo spigate??!

per non parlare della finanza poi che basta andare a pratica di mare e vedere che gli è stato costruito il nuovo hangar perchè quello che avevano prima era troppo piccolo perchè hanno ricevuto gli elicotteri nuovi! ma anche tutte le motovedette che hanno che fra un pò sono di più di quella della guardia costiera! ultima una motovedetta consegnata nel 2010 con 2 motori da 1500 cavalli l'uno! fino a prova contraria la guardia di finanza non dovrebbe sono fare indagini appunto sulle questioni finanziarie o comunque su questioni di bilanci e cose varie!! che se ne fanno di duemila elicotteri?? perchè ne hanno più loro che tutta la polizia e i carabinieri messi insieme! altro fattore sono i generali nell'Arma come diceva marco9023 mi sembra, sono molti di più della media europea e pensano che invece di andare in pensione convenga più stare ancora in serivizio tanto vanno in giro con l'elicottero loro!!questo confort dopo in "pensione "(se la vogliamo chiamare cosi perchè prendono più di prima dopo) non ce l'hanno più ehhe!

 

scusate ho confuso marco9023 con madmike -.-""

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Resta un dato di fatto, che se si tagliassero gli sprechi, e si combattesse l'evasione fiscale, ci sarebbero fondi per F-35, sanità, e tutte le forze di polizia che pensiamoci, devono poter combattere le mafie efficacemente.

 

concordo pienamente

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I Carabinieri non verranno mai sciolti, almeno finché esisterà lo stato italiano, se tra 200 anni ci sarà uno stato totalitario europeo tutto può darsi. Vanno però ridimensionati, questi sì, e seppur, per tradizione, si vuole mantenere la militarizzazione, essi devono essere drasticamente staccati dal bilancio della Difesa, al massimo si divideranno in due tronconi, uno dell'ordine pubblico a totale carico del ministero dell'interno, e uno, molto più piccolo, che svolga funzioni di polizia militare e brigate operative da impiegare all'estero, sotto il diretto controllo del ministero della difesa.

Infine, è un bene e la norma che un paese democratico abbia più di una forza dell'ordine che si controlli a vicenda, l'anomalia italiana semmai è la guardia di finanza e la miridia di polizie regionali e provinciali che svolgono compiti diversi da quelli opportuni della polizia municipale.

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Nel bel mezzo dell'infuriare della campagna di stampa anti F-35 .... c'è anche chi ha il coraggio di dichiararsi a favore ....

 

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=08-01-2012&pdfIndex=11

 

 

Andando alle origini ....

 

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=06-01-2012&pdfIndex=9

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I Carabinieri non verranno mai sciolti, almeno finché esisterà lo stato italiano, se tra 200 anni ci sarà uno stato totalitario europeo tutto può darsi. Vanno però ridimensionati, questi sì, e seppur, per tradizione, si vuole mantenere la militarizzazione, essi devono essere drasticamente staccati dal bilancio della Difesa, al massimo si divideranno in due tronconi, uno dell'ordine pubblico a totale carico del ministero dell'interno, e uno, molto più piccolo, che svolga funzioni di polizia militare e brigate operative da impiegare all'estero, sotto il diretto controllo del ministero della difesa.

Infine, è un bene e la norma che un paese democratico abbia più di una forza dell'ordine che si controlli a vicenda, l'anomalia italiana semmai è la guardia di finanza e la miridia di polizie regionali e provinciali che svolgono compiti diversi da quelli opportuni della polizia municipale.

 

In uno stato notoriamente dittatoriale come gli USA, infatti, esiste la polizia locale, mentre lo FBI, che e' l'unico esempio di polizia nazionale, ha tutt'altri compiti.

 

Si vede che noi siamo sempre piu avanti, o forse il compito dei Carabinieri non e' quello di controllare la Polizia o la Finanza, o viceversa.

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ecco appunto: visto che Giacalone scrive (come tanti)

 

Mentre noi tutti dovremmo imparare a raccontare le nostre missioni all’estero non solo sotto la luce del coraggio individuale, o del buon rapporto costruito con le popolazioni locali, o, infine, sotto quella luttuosa degli scontri che portano via vite umane, dovremmo raccontare meglio il contributo che quelle missioni danno alla difesa dei nostri interessi nazionali. Anche lontano dallo specifico teatro d’intervento.

 

cominciasse lui, invece di scrivere pistolotti che sono la versione speculare pro-militari di quelli anti-militari dei pacifisti ad oltranza, a dirci cosa sono, e dove guadagniamo, nella difesa dei nostri 'interessi nazionali'

 

 

Altrimenti siamo sempre i soliti guelfi e ghibellini che si arrabattano per partito preso, e mai sviscerando veramente il problema, per poi prendere una decisione meditata.

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Ogni discussione sulle forze di polizia italiane secondo me c'entra come i cavoli a merenda: mi pare ovvio che non c'entra un bel nulla con le spese militari, anzi, secondo me di Polizia in Italia ce n'è troppo poca. Incominciamo a prendere i 15 miliardi dell'F-35 e diamone 5 ai Carabinieri e altrettanti a Polizia e GDF, sono sicuro che non sbaglieremmo. I Carabinieri una spesa militare (una spesa???) solo perchè hanno le stellette?

 

La credibilità italiana non è legata a navi o aerei, nè alle figuracce barbine fatte da certi suoi esponenti di governo (che comunque di sicuro non hanno aiutato).

 

La credibilità italiana (come quella di chiunque) è legata alla capacità o meno di onorare i debiti contratti. E qui siamo veramente messi male. Gli investitori scappano dai nostri titoli, cioè non li comprano, non ci danno più i loro soldi perchè ci giudicano troppo indebitati e incapaci di ridargli i loro soldi con gli interessi e qua abbiamo ancora qualcuno che vorrebbe spendere altri miliardi pubblici in aerei e portaerei?

 

Io questa logica non la capisco: cioè io sono indebitato fino al collo, vado in giro con il cappello in mano, sempre meno gente mi da qualcosa e io che faccio? Mi indebito ulteriormente?

 

L'unica risposta logica che mi viene è che allora qui ci sia qualcuno, o qualcosa, che trae vantaggio dall'aumento del debito italiano (e di quello di altri paesi), perchè altre spiegazioni logiche io non ne vedo.

 

Iniziamo a comportarci da paese di gente cresciuta: privatizzare, liberalizzare, concorrenza, eliminazione di caste, castucole e feudi, espulsione della politica e dei suoi servi da tutti gli ambiti che impropriamente e proditoriamente hanno infiltrato come un cancro negli ultimi quarant'anni almeno e poi ne riparliamo...

 

Riducete le tasse, riducete le dimensioni favolose assunte da un apparato statale pachidermico e ottocentesco. Iniziamo a trattare ogni ambito per i fini cui è per sua natura preposto e NON come ammortizzatore sociale concepito solo per distribuire posti, stipendi e pensioni inventati in cambio di voti e poi magari ne riparliamo....

 

Solo quando gli investitori torneranno ad avere fiducia nell'Italia torneranno anche a darci i loro soldi, non prima. Solo allora e solo dopo aver ricolmato il buco pazzesco scavato dai nostri pardi e nonni, noi e i nostri filgli avremo una qualche possibilità di ricominciare a parlare anche di navi e aerei, oltre che spero anche di altre cose un pochino più importanti.

Modificato da Vultur
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Gli F35 e il futuro della difesa italiana

 

Francamente si fatica a comprendere le ragioni della martellante campagna in atto contro la produzione e l’acquisizione dei velivoli da combattimento che, in numero drasticamente ridotto, dovranno sostituire ben tre tipi di sistemi che sono in servizio da decenni e il cui mantenimento in decorose condizioni di prontezza operativa sta diventando sempre più oneroso e problematico. Si parla del Joint Strike Fighter F35 Lightening II, che dovrà prendere il posto di Tornado, AM-X e AV8-B (circa 250 velivoli) in numeri quasi dimezzati rispetto alle dotazioni iniziali complessive.

La campagna contro l’F35 risulta poco comprensibile per due motivi: in primo luogo perché appare sotto esame uno solo dei programmi di investimento della difesa, mentre coerenza vorrebbe che gli ambienti antimilitaristi e pacifisti, di qualsiasi matrice, sia cattolica che di sinistra, considerassero ed eventualmente mettessero in discussione anche altri tipi di spesa militare; in secondo luogo perché l’argomento finanziario - “con quei 15 miliardi il peso della manovra per il risanamento potrebbe essere quasi dimezzato” - si basa sull’assunto, totalmente infondato, che ci siano oggi da qualche parte nelle casse della Difesa 15 miliardi accantonati per lo F35, che potrebbero essere dirottati verso programmi socialmente più appetibili, che si chiamino servizio civile, sanità, scuola.

 

Proprio gli avvenimenti dell’anno scorso dovrebbero fare attentamente riflettere chi sosteneva l’inutilità e la non impiegabilità dei mezzi militari ad alta tecnologia, in un contesto internazionale in cui l’unico utilizzo delle forze armate appariva quello delle missioni di peacekeeping più o meno intense, ma senza dover ricorrere alle forme di impiego definite ad alta intensità. La realtà è che dobbiamo essere pronti a qualunque evenienza e che non possiamo illuderci che il domani sia uguale all’oggi, rischiando così di perdere la guerra futura con gli strumenti che hanno consentito di vincere quella passata.

 

Io ritengo che si possa discutere su tutto, e quindi anche su eventuali riduzioni o cancellamenti del programma JSF. Però la discussione deve avere come base un ragionamento pertinente ed una logica: per discutere di un programma di acquisizione di caccia militari non si possono prendere a pretesto le contingenti esigenze di bilancio, o almeno, non esclusivamente quelle.

Le reali domande da porsi (ad almeno quelle che mi sovvengono in questo istante) dovrebbero essere:

- perché l'Italia acquista armamenti?

- esistono potenziali minacce per l'Italia? Potrebbero esisterne in un prossimo futuro? Come evolverà il contesto internazionale?

- a quale ruolo ambisce l'Italia in Europa e nel contesto internazionale?

- è utile per l'Italia rimanere nella NATO? E' utile rimanervi come membro attivo con un livello di dotazioni "decoroso"? Come impostare il nostro sistema di alleanza internazionale?

- i nostri sistemi d'arma sono adeguati alle sfide per il futuro, in relazione alla nostra politica estera e di difesa?

 

Queste sono solo alcune delle domande che tutti noi, dai membri del Parlamento ai cittadini contribuenti, dovremmo porci. E su di esse divremmo confrontarci, discutere e quindi decidere.

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il motivo per cui l'italia acquista armamenti l'ha spiegato camporini nell'articolo da te postato, in maniera semplice e chiara, inoltre dobbiamo difendere i nostri interessi nazionali quali le navi in transito nel corno d'africa.

al momento non esistono potenziali minacce per l'italia, ma basta pensare come è cambiato il mondo dagli anni '60-70 (cioè la durata di vita di un aereo) ad adesso per capire come non si possano fare previsioni accurate.

dato che siamo membri della nato e dell'onu dobbiamo anche rispondere alle chiamate di queste organizzazioni internazionali come la guerra del golfo per liberare il kuwait, in jugoslavia per fermare i suprusi e in libia per proteggere i civili (anche se le cose sono evolute).

Modificato da meason
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Gen. Tricarico: "Il JSF non è un lusso, ma una necessità per operare in coalizione".

 

di Leonardo Tricarico *

 

Nel dibattito sul caccia F-35 Joint Strike Fighter politici e giornalisti sono scivolati su temi militari con i quali hanno poca dimistichezza. Ciò ha fatto dilagare tesi fondate su superficialità e pregiudizio, facendo apparire uno dei pilastri della difesa italiana nel XXI secolo come un lusso o un costoso sfizio. Niente di più sbagliato.

Per il ruolo che allora rivestivo ricordo bene come nel 1999, quando si trattò di partecipare alla coalizione contro Milosevic, dovemmo imporci per far accettare i nostri F-104 agli alleati che, molto semplicemente, non li ritenevano all’altezza. L’episodio suggerisce che una valutazione più equilibrata avrebbe sentito anche le voci di quanti sono chiamati a garantire la sicurezza del territorio e degli interessi nazionali nei delicatissimi contesti in cui viviamo. Ne sarebbero scaturiti elementi che in troppi fingono di ignorare.

Il primo, come ha chiarito in questi giorni lo stesso presidente Obama, è che ormai neppure gli USA vogliono o ritengono politicamente opportuno andare da soli; il secondo è che il nostro eventuale abbandono del JSF toglierebbe miliardi di lavoro a una settantina di aziende italiane, dai giganti a molte PMI, il tutto con presenze anche significative oltre che nel Nord Italia anche in Campania, Puglia, Lazio, Umbria, Campania e persino Sicilia.

Partiamo da qui. Nei piani di partecipazione industriale al programma F-35 sono oggi inserite 40 ditte nazionali, di cui 17 grandi, 15 PMI ed 8 di Finmeccanica e Fincantieri. Altre 32, prevalentemente PMI, sono coinvolte in attività conoscitive o gare legate al progetto. Quando si parla dell’impegno finanziario, si lanciano cifre omettendo di dire che riguardano un arco molto lungo e che rientrano nei bilanci ordinari. Ma soprattutto si omettono i ritorni già realizzati (circa 539 milioni di dollari) e quelli previsti.

Ebbene, la valutazione prudenziale sottoscritta formalmente dagli statunitensi indica le opportunità per l’industria italiana in poco più di 13 mld di dollari nell’arco di programma, senza contare il salto di qualità tecnologica, e quindi di competitività futura. Un vantaggio immateriale ma non meno importante per l’industria italiana. C’è da chiedersi se gli improvvisati esperti sappiano questo e, se lo sanno, come pensino di rispondere a chi li ha eletti anche per proteggere il mondo del lavoro ed i livelli occupazionali. È fin troppo facile scoprire che ogni altra soluzione (compresa quella dell’Eurofighter) sarebbe più costosa e meno vantaggiosa sotto il profilo del ritorno industriale complessivo così come di capacità operativa.

Nei mesi scorsi gli Harrier della Marina, i Tornado e gli AMX dell’Aeronautica Militare hanno dato un contributo importante all’intervento delle Nazioni Unite in Libia. Sulla loro utilità meglio di noi potrebbero argomentare i cittadini di Bengasi o Tripoli, consapevoli più degli improvvisati commentatori militari di casa nostra della capacità determinante del potere aereo. Ebbene, tra breve questi aerei saranno nella stessa situazione degli F-104 ai tempi del Kossovo, non fosse altro che per termine vita operativa.

Senza un aereo tattico credibile, domani potremmo essere costretti a chiamarci fuori se un altro dittatore dovesse massacrare il proprio popolo. Perché, sia chiaro, negli ultimi 20 anni abbiamo imparato che gli impegni militari si affrontano solo in coalizione, ma anche che all’appuntamento ci si deve presentare con mezzi che garantiscano standard minimi di interoperabilità. Siamo sicuri che l’Italia voglia lasciare il contesto internazionale per rimanere agganciata al quale tanti sacrifici ha fatto?

La critica montante all’F-35 sembra però mirata a recidere definitivamente gli artigli alle nostre Forze Armate, rendendole di fatto disarmate. Se così fosse, la questione andrebbe affrontata da una prospettiva più profonda e - mi si consenta - più seria.

Rimettere in discussione i compiti delle Forze Armate non è argomento da affrontare in subordine alla scelta di un sistema d’arma. Semmai è vero il contrario: prima decidiamo cosa l’Italia vuole dal suo strumento militare, poi individuiamo i mezzi necessari. È la solita equazione la cui soluzione cui nessuno, da troppi anni, vuole dare soluzione.

Un ultimo pensiero, credo non insignificante. Se finora l’Italia ha mantenuto un minimo di presentabilità internazionale, lo dobbiamo in gran parte alle nostre Forze Armate. A causa della sostanziale assenza di cultura militare, la percezione di ciò è poco diffusa. Siamo sicuri di voler gettare alle ortiche ciò che il sacrificio e l’abnegazione di molti soldati ha con tanta fatica costruito e di cui dobbiamo essere orgogliosi, mantenendo invece i veri sprechi di cui dobbiamo vergognarci, soprattutto in ambito internazionale? Non è "benaltrismo" rispetto alle sfide che ci attendono: è il semplice auspicio di mettere i problemi nella giusta sequenza, operazione inevitabile di fronte a scelte importanti.

In conclusione, la discussione pressoché unilaterale sul JSF non ha messo a fuoco alcuni punti essenziali, senza i quali c’è il serio rischio di decisioni errate e forse, anzi certamente, irreversibili per lo strumento militare, la politica di sicurezza e quella estera. Anche su questo la politica è chiamata a dare una risposta. Non tanto agli elettori quanto in termini di coerenza con gli interessi dell’Italia.

* segretario amministrativo della Fondazione ICSA, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare (2004-2006)

 

Dedalonews

 

 

 

e un precedente articolo...

 

3/1/2012 - 5:20 am

 

Rinunciare al JSF? Un falso risparmio, un vero danno

 

«E sommessamente lo pensiamo anche noi». Così Enrico Mentana ha concluso l’edizione serale del suo telegiornale, commentando un servizio che chiedeva di rinunciare agli F-35 Joint Strike Fighter da tempo pianificati per l’Aeronautica Militare e la Marina Militare. L’assunto di fondo era quello di rinunciare ai 2,5 miliardi di euro già investiti nello sviluppo per risparmiare i 13 necessari alla produzione. L’argomento non è nuovo e rimbalza da tempo su internet, trovando eco in diverse posizioni politiche. È un punto di vista lecito ma sbagliato, per motivi aritmetici, industriali e operativi che nel servizio televisivo non hanno trovato spazio. Proviamo a passarli in rassegna, partendo dall’aritmetica.

Il risparmio che non c’è

Diversamente da quanto potrebbe sembrare, cancellare il JSF non si tradurrebbe in un risparmio di 10,5 miliardi. Sulla "Cavour" i JSF dovranno andarci comunque, per il semplice motivo che la portaerei che la Marina insegue da oltre 75 anni è troppo piccola per ospitare aerei a decollo convenzionale e che nel mondo non esistono altri aerei da combattimento a decollo verticale. Se l’Italia uscisse dal programma industriale dovrebbe comunque spendere 2-2,5 miliardi per sostituire gli attuali AV-8B Harrier II+. L’Aeronautica ha in teoria più scelta, ma quando si tratterà di sostituire gli AMX - presto - e i Tornado - tra una decina d’anni - avrà comunque bisogno di un centinaio di macchine. Per avere una linea unica dovrebbe scegliere l’Eurofighter, il cui costo non è certo inferiore al JSF: ecco altri 10-11 miliardi. Sorpresa: 12-13,5 miliardi da spendere comunque, più del risparmio di 10,5 sponsorizzato da Mentana.

L’industria

Passiamo al lato industriale. Uscendo dal JSF scomparirebbero i contratti più importanti, a partire dai cassoni alari di competenza Alenia Aeronautica (da ieri Alenia Aermacchi) che di questo programma ha fatto non più tardi di due mesi fa un punto chiave per l’intera attività militare che fa capo a Torino. Bene: quel lavoro sparirebbe e la ripartenza di Alenia sarebbe ancora più difficile. A compensarlo potrebbero non bastare eventuali Eurofighter in più, perché la quota italiana della cellula è di circa il 20%. Finmeccanica ha un ruolo molto maggiore nella parte elettronica, in particolare il radar, ma molto di questo lavoro avviene negli stabilimenti inglesi. Se per il JSF Mentana ha lamentato che «la manutenzione non sarebbe tutta in Italia», anche qui c’è da andare con i piedi di piombo. Restare fuori dal JSF avrebbe un immediato impatto occupazionale ed in poco tempo porterebbe ad un drastico ridimensionamento dell’industria aeronautica, magari per vederla acquistare dai concorrenti (sì, concorrenti) franco-tedeschi.

Le operazioni

E arriviamo agli aspetti operativi. Gli scenari operativi sono oggi fatti di coalizioni alle quali ciascun fornisce quantità di mezzi che - per la loro efficacia crescente, ma anche per il loro costo - sono sempre minori. In questo quadro è già un problema scegliere un sistema che, per quanto prestante, non sia allo standard della propria alleanza. Bene: non c’è dubbio che il JSF sarà l’aereo degli Stati Uniti e di molti loro alleati, dal Regno Unito che è "socio fondatore" del programma al Giappone che è salito a bordo proprio in questi giorni. Né si può pensare di andare avanti per sempre con il Tornado. L’aereo è stato un grande successo, ed ha operato con efficacia anche sulla Libia. Ma è stato concepito nel 1968, volato nel 1974 ed entrato in servizio in Italia nel 1982: esattamente 30 anni fa. (Tra l’altro i costi di manutenzione crescono con l’età dei mezzi, anche per la difficoltà di reperire componenti oramai fuori produzione da decenni). Rinunciare ad un successore - fosse pure un Eurofighter - comporterebbe una inesorabile perdita di capacità e, in definitiva, un declassamento delle forze armate e - in diretta conseguenza - della nazione che rappresentano brillantemente nei più difficili contesti operativi.

Tutto questo non vuol dire, naturalmente, che l’F-35 sia perfetto e che il programma non abbia la sua dose di problemi. Ma sono problemi dovuti al salto tecnologico in sé, alla discutibile moda della "concurrency" (da cui non sono esenti neppure i programmi civili) o sono unici al JSF? La lista dei programmi con ritardi, degli extra costi e dei problemi è molto lunga ed ha toccato da vicino persino dei banali quadrimotori da trasporto: il JSF è in ottima compagnia …

Il precedente F-104

Dietro la scelta di prendere o non prendere il JSF c’è tutto questo. Senza dimenticare la responsabilità morale di chi tra qualche anno dovrà mandare in operazioni reali - quelle che si scrivono in rosso, nelle quali "gli altri" sparano addosso - uomini e donne con equipaggiamenti non all’altezza della situazione e degli alleati. Magari, facendo gli scongiuri, per dover poi spiegare di averlo fatto spendendo di più per una soluzione rabberciata a servizio di qualche impuntatura ideologica o di una visione più da ragioniere che da economista.

È un discorso lungo e non vogliamo abusare ancora della pazienza dei lettori. Per spiegare a Mentana quanto sia errato ridurre la questione ad una di "risparmio" dovrebbero però bastare poche date.

Per "risparmiare", nel 1975 l’Italia non aderì al "contratto del secolo", come fu battezzata la scelta del caccia americano F-16 per sostituire gli obsoleti F-104 Starfighter, dei quali acquistò nel 1976 altri 40 esemplari.

Negli anni successivi furono necessari due programmi di ammodernamento (ASA e ASA-M), comunque insufficienti a mettere lo Starfighter in grado di difendere i cieli italiani durante l’emergenza nei Balcani, comprese le operazioni in Bosnia e Kosovo (1994-1999). Di fronte ai ripetuti ritardi dell’Eurofighter fu necessario l’oneroso noleggio dei Tornado ADV (1995-2004), seguito da quello… degli F-16, dei quali il primo arrivato nel 2003 e l’ultimo destinato a partire nel 2012.

Un bel risparmio davvero, che speriamo di non dover ripetere. Per l’efficienza delle forze armate, ma anche per le casse dello Stato.

 

Dedalonews

 

Spero proprio che non accadrà di nuovo una cosa simile successa già nel nostro passato!!

Modificato da matteo16
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vero, però ha supportato la propria posizione con fatti chiari e concisi.

 

e quali sarebbero?

 

Partiamo da qui. Nei piani di partecipazione industriale al programma F-35 sono oggi inserite 40 ditte nazionali, di cui 17 grandi, 15 PMI ed 8 di Finmeccanica e Fincantieri. Altre 32, prevalentemente PMI, sono coinvolte in attività conoscitive o gare legate al progetto. Quando si parla dell’impegno finanziario, si lanciano cifre omettendo di dire che riguardano un arco molto lungo e che rientrano nei bilanci ordinari. Ma soprattutto si omettono i ritorni già realizzati (circa 539 milioni di dollari) e quelli previsti.

 

Ebbene, la valutazione prudenziale sottoscritta formalmente dagli statunitensi indica le opportunità per l’industria italiana in poco più di 13 mld di dollari nell’arco di programma, senza contare il salto di qualità tecnologica, e quindi di competitività futura. Un vantaggio immateriale ma non meno importante per l’industria italiana. C’è da chiedersi se gli improvvisati esperti sappiano questo e, se lo sanno, come pensino di rispondere a chi li ha eletti anche per proteggere il mondo del lavoro ed i livelli occupazionali. È fin troppo facile scoprire che ogni altra soluzione (compresa quella dell’Eurofighter) sarebbe più costosa e meno vantaggiosa sotto il profilo del ritorno industriale complessivo così come di capacità operativa.

 

questa roba qui, che da anni si chiede di chiarire in dettaglio, visto che le cifre sono sparate a casaccio (tipo i 10.000 posti di lavoro nell'indotto...)

 

 

Senza un aereo tattico credibile, domani potremmo essere costretti a chiamarci fuori se un altro dittatore dovesse massacrare il proprio popolo

 

o questa, che sembra scritta da un Travaglio di destra?

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In uno stato notoriamente dittatoriale come gli USA, infatti, esiste la polizia locale, mentre lo FBI, che e' l'unico esempio di polizia nazionale, ha tutt'altri compiti.

 

Si vede che noi siamo sempre piu avanti, o forse il compito dei Carabinieri non e' quello di controllare la Polizia o la Finanza, o viceversa.

 

Se è per questo negli USA hai:

-City Police

-County Police o County Sheriff

-State Police(o State Trooper)

-Law Enforcement(non ho mai capito a cosa servisse)

-FBI(federale)

-DIA(federale antidroga)

-Customs and Border Protection(federale in servizio ai confini).

 

Giusto per info buona parte di questi enti ha i suoi mezzi aerei...

 

Comunque come già detto in ambito europeo la vera anomalia è la Guardia di Finanza,e non i Carabinieri.

Del resto la Gendarmerie francese e la Guardia Civil spagnola cosa sono??

 

Tra l'altro ricordatevi bene del ruolo che hanno Carabinieri e Polizia di Stato.

I Carabinieri sono una Forza Armata e come tale ricadono sotto il controllo del Presidente della Repubblica.

La Polizia è invece sotto il controllo del Ministero dell'Interno e quindi del Presidente del Consiglio.

 

Storicamente la presenza di entrambi è dovuta a evitare possibili colpi di stato da entrambe le parti.

I Carabinieri inoltre hanno anche il compito specifico di Polizia Militare.

 

Non credo quindi che si arriverà mai al loro scioglimento.

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e quali sarebbero?

 

Partiamo da qui. Nei piani di partecipazione industriale al programma F-35 sono oggi inserite 40 ditte nazionali, di cui 17 grandi, 15 PMI ed 8 di Finmeccanica e Fincantieri. Altre 32, prevalentemente PMI, sono coinvolte in attività conoscitive o gare legate al progetto. Quando si parla dell’impegno finanziario, si lanciano cifre omettendo di dire che riguardano un arco molto lungo e che rientrano nei bilanci ordinari. Ma soprattutto si omettono i ritorni già realizzati (circa 539 milioni di dollari) e quelli previsti.

 

Ebbene, la valutazione prudenziale sottoscritta formalmente dagli statunitensi indica le opportunità per l’industria italiana in poco più di 13 mld di dollari nell’arco di programma, senza contare il salto di qualità tecnologica, e quindi di competitività futura. Un vantaggio immateriale ma non meno importante per l’industria italiana. C’è da chiedersi se gli improvvisati esperti sappiano questo e, se lo sanno, come pensino di rispondere a chi li ha eletti anche per proteggere il mondo del lavoro ed i livelli occupazionali. È fin troppo facile scoprire che ogni altra soluzione (compresa quella dell’Eurofighter) sarebbe più costosa e meno vantaggiosa sotto il profilo del ritorno industriale complessivo così come di capacità operativa.

 

questa roba qui, che da anni si chiede di chiarire in dettaglio, visto che le cifre sono sparate a casaccio (tipo i 10.000 posti di lavoro nell'indotto...)

 

 

Senza un aereo tattico credibile, domani potremmo essere costretti a chiamarci fuori se un altro dittatore dovesse massacrare il proprio popolo

 

o questa, che sembra scritta da un Travaglio di destra?

Già .... ma chi le ha a suo tempo "sparate" tali fantasmagoriche cifre ?

 

Se non lo hai fatto prima .... per cortesia .... leggi questo ....

 

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=06-01-2012&pdfIndex=9

 

http://www.defense.gov/utility/printitem.aspx?print=http://www.defense.gov/speeches/speech.aspx?speechid=1122

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