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In difesa della neutralità ....


TT-1 Pinto

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A parer mio le montagne e la completa inutilità dal punto di vista strategico ne hanno impedito l'occupazione (nonostante Mussolini abbia richiesto un piano per occuparla, subito cancellato). per quanto riguarda i generi alimentari, credo che un cesto di ringraziamento da parte dei detentori di conti in svizzera sia bastato a sfamarli per tutta la guerra! :rotfl:

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"Piano Tannenbaum (abete)" era il termine della Wehrmacht per l'invasione della Svizzera. Venne studiato, ritardato, poi non attuato in seguito all'invasione dell'URSS. Nella Confederazione si è sempre vantata la "volontà di difesa" piuttosto che le capacità del pur gigantesco Esercito svizzero (quasi un milione di uomini/donne). Occorre poi dire che la "Svizzera tedesca" non è mai stata "Germania" e i vicini del nord chiamati in modo sprezzante "Dumme Schwobe, cioè "stupidi svevi". Non vi è mai stata simpatia per il Reich nonostante la presenza (arrogante) dei suoi cittadini in Svizzera agli ordini di un Gauleiter. Men che meno simpatie al sud delle Alpi (Ticino e valli Grigioni italiane) per l'Italia presente con uno sparuto gruppo di irredentisti capeggiati da Teresina Colombi creatrice del "Gruppo Adula".

Sopra Frencio cita genericamente (e forse in modo un po' troppo sintetico) le "montagne". Arrischio di interpretare male il suo pensiero. In realtà attraverso il massiccio del San Gottardo vi è il maggiore asse di collegamento fra il nord e il sud dell'Europa, asse che... più strategico di così! Strategico al punto che la maggior parte delle forze difensive svizzere si concentrava nel "ridotto del San Gottardo", strategico ancora fino a pochi anni fa, con ben 11'000 istallazioni militari il cui smantellamento risulta problematico per via dei costi. Poi occorre dire che i rapporti economici fra Svizzera e Reich sono stati intensi fino alla fine del conflitto. C'erano state critiche alla Svizzera da parte degli alleati perché avrebbe allungato di vari mesi, con i suoi rifornimenti industriali alla Germania, la durata del conflitto. Si erano poi citati i rapporti fra la Reichsbank di Berlino e la BNS di Berna, attivi ancora nel mese di aprile 1945.

Interessante l'osservazione di Simone circa il "non impoverimento" del Paese. Effettivamente gli svizzeri dovevano in buona parte "tirare la cinghia" ma non c'è mai stata fame. L'organizzazione della Confederazione, il mantenimento in perfetta efficienza dell'importante industria hanno contribuito a salvaguardare un tenore di vita per lo meno dignitoso.

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Mi riferivo più alle mirabolanti azioni italiane sul fronte orientale, in cui abbiamo dato prova delle nostre "capacità" di combattimento in terreni montuosi.

Comunque quì la situazione svizzera è ben trattata e se mi fosse permesso mi piacerebbe postarne alcuni tratti:

 

http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/bellicach.htm

 

da Parte Tedesca:

"Saltiamo quasi un secolo per arrivare alla vigilia della seconda guerra Mondiale. Hitler è già al potere da anni e le sue esternazioni sulla confederazione e su quei tedeschi (di lingua oltre a quella Francese, Italiana, nonché Romancia, il Ladino dei Grigioni) che la abitano non sono delle più affettuose " La Svizzera possiede il popolo più miserabile e il più disgustoso sistema politico. Gli svizzeri sono i nemici mortali della nuova Germania" La neutralità a parole è un valore, nei fatti vedremo che Hitler non esitava ad ignorarla. A poco quindi valgono le certezze del presidente della Confederazione Giuseppe Motta (1937), e dei diplomatici Hans Frölicher e Carl J. Burckhardt; in molti in Svizzera considerano Hitler un pazzo ma non si fa nulla per contrastarlo. Il nuovo capo dello S.M. Generale svizzero Jakob Huber cercò l'alleanza con l’unico possibile sicuro confinante, la Francia. Il progetto comune di difesa, elaborato nel più assoluto riserbo, non servì a nulla e venne anche scoperto dai tedeschi a Digione al termine della Blitz Krieg. Un altro punto a favore di Hitler per considerare superata o nulla la neutralità. Il casus belli era belle confezionato e si trattava solo di stabilire tempi e metodi. Gli uomini di Von Leeb, 15 divisioni, sarebbero pronte a sferrare l'attacco. Le grandi città sono tutte sui margini del confine e cadrebbero in pochi giorni. Quando il fronte si avvicinò al confine occidentale, Henry Guisan (Mézières (Vaud) 1874 - Pully 1960 ), comandante in capo dell'esercito svizzero spostò le truppe dalla posizione della Limmat nel Giura, fra Basilea e Ginevra. Da quel momento l'esercito si preoccupò di difendere, in uno schieramento chiuso, l'intero territorio da eventuali violazioni dirette ad aggirare la Maginot come in Belgio. Le truppe svizzere non avrebbero però potuto resistere a lungo a un ipotetico attacco tedesco in forze. Alla metà di giugno del ’40 la VII armata tedesca, che aveva superato il Reno superiore, e la Panzergruppe comandata da Heinz Guderian, proveniente dall'altopiano di Langres, attaccarono le forze francesi dislocate a Belfort. Ai francesi non restava che sconfinare in Svizzera consegnando gli armamenti e accettando l’internamento. Dopo l'armistizio fra la Francia e la Germania (25/6/40) la Svizzera, salvo una piccola porzione di territorio sul lago di Ginevra che la collegava alla Francia di Vichy, era interamente circondata dalle potenze dell'Asse. Il fatto degli aerei abbattuti non andava giù a Hitler che diede disposizione di allestire un piano di invasione, che dall'autunno del 1940 prese il nome di "operazione Tannenbaum". Fece inoltre schierare al confine occidentale, secondo il piano, la 12a armata comandata da Wilhelm List che avrebbe dovuto annientare il grosso dell'esercito svizzero nell'Altopiano, mentre gli Italiani avanzavano da Sud (vedi sopra piantina). Divergenze di opinione fra Hitler e Mussolini sulla spartizione (alla Catena Mediana più la ex Savoia all’Italia, ma questa era in Francia) rallentarono il progetto. Assorbito dalla battaglia d'autunno contro la Gran Bretagna e dai piani di conquista di spazio vitale nell'Europa orientale, messo in pericolo dalle sfortunate mosse di Mussolini in Grecia, Hitler rimandò a sine die l'ordine di attacco, come del resto facemmo noi. Tutti i piani contavano anche su una massiccia propaganda, una rete di spionaggio sulle frange estreme naziste e fasciste presenti in Confederazione che non risposero minimamente alle aspettative culturali di omogeneità letteraria e scientifica del pangermanesimo. Il lavoro di trinceramento nel ridotto centrale, un anno dopo la riunione su prato del Grütli, era quasi terminato. Dopo i Balcani sappiamo che per Hitler ci fu l'Egeo (Creta) poi la Russia (per noi l'Africa sia Libica che Orientale), e la questione svizzera perse di importanza."

 

e da parte Italiana:

"I forti ITALIANI verso l'Austria erano stati rinforzati e lo saranno anche quando i rapporti Italo tedeschi miglioreranno. Il 20 agosto 1935 quindi nella zona di Lecco giungono 55 treni carichi di soldati, carri armati, autoblindo, cannoni e sono effettuate grandi manovre per esercitare le truppe ad un'eventuale attacco contro la Svizzera. Con la campagna di Eritrea poi di Spagna questo fronte viene dimenticato fino all'estate del 1940 quando il nostro esercito è schierato al confine Francese e si aspetta una eventuale mossa di Hitler verso la Svizzera da compensare con una nostra per i cantoni confinanti. Al confine svizzero è schierato il Corpo di Osservazione Svizzera, costituito dai settori della GAF di Varese e di Sondrio, rinforzati da 1 battaglione di alpini e da 5 battaglioni di camicie nere da montagna. Questo non era un esercito bensì la sua ombra. Il 7 luglio l'Ufficio Operazioni dello S.M.R.E. prepara un piano per "l'occupazione del saliente Ticinese" anche detto Piano Vercellino nell'ipotesi di un'azione di guerra concordata tra Germania e Italia; questo prevede la rivendicazione, oltre a quello ticinese, dei salienti minori del Sempione, di Val Bregaglia, di Val Poschiavino, di Val Monastero, nonchédell'intera Engadina. Nel piano italiano d'invasione erano state individuate alcune unità come le divisioni Tridentina (alpina), Puglie, Trieste, Marche, Brennero ed Ariete corazzata (all’attacco dei valichi svizzeri !!!). Gli svizzeri erano pronti a difendersi a cerchi concentrici dopo aver trasferito molte risorse, compreso le industrie, sotto i tunnel alpini che aprivano i loro portoni corazzati e dai cui uscivano caccia che si alzavano dalla vicina strada (ora Autostrada) come oggi. Il 28 ottobre 1940 inizia la Campagna di Grecia e, pochi giorni dopo, le unità destinate ad occupare il Ticino sono dirottate, alcune verso l'Albania, altre in Africa Settentrionale dove la situazione sta divenendo critica. L'occupazione italiana della Svizzera resta pertanto solo un castello di carta"

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