Vai al contenuto

Guerra in Libia 2011 - Odissea all'alba


admin

Messaggi raccomandati

Ecco il link ad un articolo di Mario Arpino sulla Guerra in Libia http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1925

Vengono sommariamente conteggiate le sortite effettuate dalle varie nazioni della coalizione.

 

E visto che si continua a usare questo topic, senza leggere il primo post:

 

In questa discussione verranno riportate le ultime news sulla situazione libica attuale.

 

Commenti, approfondimenti, discussione forum

Per i commenti si rimanda alle discussioni

Operazione militare in Libia e Rivolte in medio oriente dove già da tempo se ne discute.

 

se l'articolo di Mario Arpino ha il crisma dell'ufficialità nel chiarire il ruolo dell'Italia durante le ultime operazioni, rimando anche a un altrettanto recente articolo pubblicato su la Stampa:

 

Libia, ombre e gelosie tra Usa e Italia Nuovi documenti inediti del 2007-2009 rivelano l’irritazione per gli accordi tra Berlusconi e Gheddafi

 

L’ amministrazione Bush era «gelosa» dei risultati ottenuti da Silvio Berlusconi in Libia, alla fine dell’estate 2008. Era anche sospettosa, perché temeva che l’accordo di pace firmato da Tripoli e Roma potesse danneggiare gli interessi economici degli Stati Uniti e quelli strategici della Nato, visto il precedente di Craxi che aveva avvertito Gheddafi del raid deciso da Reagan nel 1986. Lo dicono con chiarezza alcuni documenti riservati della diplomazia americana, di cui «La Stampa» è entrata in possesso nel rispetto delle leggi federali. Questi rapporti descrivono una specie di corsa alla realizzazione di affari con il Colonnello, che appare singolare alla luce della guerra scoppiata meno di tre anni dopo.

 

Mi sembra chiaro che il numero delle sortite ha un peso relativo rispetto a una politica che, ribadisco ancora una volta, mi sembra sia stata quanto meno ambigua nel corso degli anni.

 

Mario Arpino (e implicitamente tu che lo citi) blatera di un mancato ringrazimento per l'impegno dell'Italia.

 

Ma quale impegno?

A parte le lacrime di coccodrillo del premier italiano coevo alla caduta del suo sodale Khaddafi, non dimentichiamo che nell'86 si sarebbe potuto risolvere tutto se l'Italia no fosse intervenuta in senso avverso. L'operazione El Dorado Canyon prevedeva sole 45 missioni classificabili come combat nell'articolo di Mario Arpino da te citato a fronte delle 15.952 resesi necessarie 25 anni dopo per raggiungere lo stesso risultato:

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_El_Dorado_Canyon

 

Visto che parecchi non hanno orecchie anche per le cose più evidenti, cito dall'articolo di wikipedia in inglese:

 

 

 

Revelation of warning

In October 2008, Libyan Foreign Minister Abdel Rahman Shalgham revealed that Italian Prime Minister Bettino Craxi had warned Gaddafi two days before the attack that an American raid was coming. Italy had refused American use of its airspace for the strike. Giulio Andreotti, Italy's foreign minister at the time, and Margherita Boniver, foreign affairs chief of Craxi's Socialist Party, both confirmed Shalgham's statement.

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Mario Arpino (e implicitamente tu che lo citi) blatera di un mancato ringrazimento per l'impegno dell'Italia.

 

 

Caro Scagnetti,

ti ringrazio per la citazione, ma devi aver frainteso il senso del mio post. Chiarisco meglio:

l'articolo di Arpino (tra le altre cose) cita l'elenco dei paesi che hanno partecipato alla missione in Libia, elencando le rispettive sortite. Poi svolge considerazioni personali sul ruolo italiano.

Nel mio precedente post ho specificato che l'articolo veniva linkato per fornire alcuni dati riguardo alle sortite e, - se controlli - lo puoi trovare ben specificato; non ho affermato nè espicitamente, nè implicitamente, di condividere o meno le dichiarazioni del gen. Arpino. E' stata una tua arbitraria deduzione (errata).

 

Quanto al topic hai perfettamente ragione. Mi scuso e per il futuro posterò nel topic che mi hai segnalato.

Link al commento
Condividi su altri siti

Daily Telegraph: F15 americano cade in Libia, pilota salvo

22 marzo, 11.02

Un F15 americano si sarebbe schiantato al suolo in Libia a causa di una probabile avaria, il pilota è stato soccorso dai ribelli. La notizia è riportata dal sito del britannico Daily Telegraph

 

Fonti ufficiali dell'esercito Usa confermano la notizia di un jet Usa caduto in suolo libico. Le fonti affermano che un membro dell'equipaggio è salvo ed è già stato recuperato, l'altro è "in via di recupero". L'aereo, secondo le fonti, è precipitato per "cause tecniche", non perché colpito dal fuoco nemico

 

22 marzo, 12.03

Fonti militari americane hanno reso noto che anche il secondo pilota del caccia precipitato in Libia è stato soccorso con successo. Secondo quanto dichiarato da Nicole Dalrymple, portavoce dell"Africa Command" americano, entrambi i piloti si sono fatti espellere dal velivolo prima dello schianto e hanno riportato ferite di poco conto

Fonte: Repubblica.it

Fonte, The Telegraph, US fighter jet crash lands in field near Benghazi

Ricostruzione crash F-15E Strike Eagle

<object width="460" height="370">

<param name="movie" value="http://www.guardian.co.uk/video/embed"></param>

<param name="allowFullScreen" value="true"></param>

<param name="allowscriptaccess" value="always"></param>

<param name="flashvars" value="endpoint=http://www.guardian.co.uk/world/video/2011/mar/22/f15-fighter-jet-crashes-rebel-libya-video/json"></param>

<embed src="http://www.guardian.co.uk/video/embed" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="460" height="370" flashvars="endpoint=http://www.guardian.co.uk/world/video/2011/mar/22/f15-fighter-jet-crashes-rebel-libya-video/json"></embed>

</object>

 

E' stato reso noto il motivo dell'incidente avuto dall'F-15E. A farlo precipitare al suolo è stato un problema di bilanciamenti avuto dopo che è stata sganciata una bomba da uno dei piloni sotto l'ala sinistra per un problema di software. Il fatto che sotto l'ala destra ci fossero quattro bombe, mentre prima dello sgancio sotto l'ala sinistra, ce ne erano tre, e che i serbatoi sotto l'ala destra non si stavano svuotando come sarebbe dovuto accadere, ha fatto si che subito dopo lo sgancio, il pilota abbia avuto problemi di governo del velivolo, che precipitando in vite, ha portato i piloti all'eiezione coi seggiolini.

Link al commento
Condividi su altri siti

Riassunto dei mezzi e delle operazioni operative svolte dall'AMI e dalla MMI e altro ancora

 

 

13:24 - mercoledì

 

Trapani (2). Stato Maggiore Difesa su operazione "Unified Protector"

 

Trapani, Italia - Alla prima fase dell'intervento "Odyssey Dawn" partecipava l'Italia mettendo a disposizione aerei ed aeroporti

 

 

(WAPA) - "A partire dai primi scontri tra le forze di polizia e la popolazione nella città di Bengasi, sulla scia dei tumulti già accaduti nel mondo arabo e nord-africano (la così detta “Primavera araba”), la Libia suscitava le preoccupazioni della comunità internazionale al punto che l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America adottavano i primi “Pacchetti” di sanzioni contro il regime di Gheddafi.

 

Le Nazioni Unite si esprimevano ufficialmente il 26 febbraio 2011, con la risoluzione 1970, per bloccare le esportazioni di armi verso la Libia ed evitare che le stesse fossero utilizzate per la repressione della rivolta.

 

Il progressivo degradarsi della situazione, il susseguirsi di scontri e di vittime tra civili e militari spingeva le Nazioni Unite ad emanare, il 17 marzo, una ulteriore risoluzione, la 1973. Più incisiva della precedente, la nuova risoluzione chiedeva l’immediato cessate il fuoco al governo libico, definiva una zona d’interdizione al volo sopra il Paese ed autorizzava l’impiego di tutti i mezzi necessari per proteggere la popolazione.

 

Alla prima fase dell’intervento internazionale, denominato operazione "Odyssey Dawn", partecipava anche l’Italia mettendo a disposizione aerei ed aeroporti.

 

Il 28 marzo successivo la coalizione dei volenterosi impegnata in "Odyssey Dawn" veniva inquadrata sotto comando Nato con la denominazione di "Unified Protector". Il comando della operazione veniva assunto dal Jfc di Napoli (Joint Force Command). Gli aerei della Nato, comandati dal generale Ralph J. Jodice, decollavano dalle basi messe a disposizione dall’Italia per imporre la No–Fly Zone. Le unità della SNMG2 (Standing Nato Maritime Group 2), comandate dal contrammiraglio Gualtiero Mattesi, si schieravano nelle acque antistanti la Libia con il compito di far rispettare l’embargo.

 

Le operazioni, protrattasi per circa sette mesi, si concludevano alle 23:59 del 31 ottobre 2011.

 

L’impegno dell’Aeronautica militare nelle operazioni si è espresso in molteplici ambiti.

 

Primo tra tutti, la disponibilità di 7 basi aeree (segnatamente, Trapani, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria) a beneficio sia degli aerei italiani che di quelli alleati, che hanno fruito del supporto tecnico e logistico necessario alle singole missioni: assistenza tecnica a terra, rifornimenti, controllo del traffico aereo e servizio meteorologico. In termini prettamente operativi gli aerei italiani hanno effettuato 1182 missioni (ciascuna missione consiste in una o più sortite di vari velivoli) impiegando una rilevante gamma di assetti ed aeromobili, quali Tornado, F-16 Falcon, Eurofighter 2000, AMX, aerei a pilotaggio remoto Predator B, G-222VS, aerorifornitori KC-767 e KC-130J, velivoli Breguet BR-1150 Atlantic.

 

L’impegno della Marina militare, oltre alle missioni aeree dei velivoli AV-8B, si è evidenziato nelle operazioni di embargo navale, nelle attività di pattugliamento e rifornimento nonché nelle missioni di sorveglianza in prossimità delle acque tunisine, in applicazione dell’intesa tra Italia e Tunisia sull’emergenza immigrazione. Nel corso dell’operazione si sono alternate: la portaeromobili "Garibaldi"; il cacciatorpediniere "Andrea Doria"; la nave rifornitrice "Etna"; le navi anfibie "San Giusto", "San Giorgio" e "San Marco"; le fregate "Euro", "Bersagliere" e "Libeccio"; le corvette "Minerva", "Urania", "Chimera", "Driade" e "Fenice"; i pattugliatori d’altura "Comandante Borsini", "Comandante Foscari" e "Comandante Bettica"; i pattugliatori "Spica", "Vega", "Orione" e "Sirio"; i sommergibili "Todaro" e "Gazzana".

 

Nel campo della cooperazione umanitaria, la Difesa ha partecipato, in coordinamento con il ministero degli Affari Esteri, alla realizzazione di 11 missioni di trasporto aereo di materiale medico e di evacuazione di personale ferito, per successive cure in Italia, appartenente sia alle forze del Consiglio nazionale di transizione che a quelle lealiste (aereo C-130J AM). (Avionews)

 

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

13:27 - mercoledì

 

Trapani (3). L'Aeronautica militare nelle operazioni "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector"

Trapani, Italia - Fin dal 20 marzo 2011, data di inizio delle attività

 

 

(WAPA) - Sin dal 20 marzo 2011, data d’inizio delle operazioni finalizzate al raggiungimento dei principali obiettivi fissati dal Consiglio delle Nazioni Unite con le risoluzioni 1970 e 1973, ovvero stabilire una "No-fly zone" sui cieli libici e proteggere i civili e le aree maggiormente popolate del Paese nord-africano, l’Aeronautica militare (AMI) ha

partecipato attivamente alla “Coalizione dei volenterosi” nell’ambito dell’operazione "Odyssey Dawn".

 

Successivamente al passaggio del comando delle operazioni militari all’Alleanza Atlantica, avvenuto il 31 marzo 2011, l’AMI ha mantenuto e rinforzato la propria partecipazione contribuendo con i propri aerei e con la disponibilità di sette basi aeree al successo all’operazione Nato "Unified Protector".

 

Tutti gli obiettivi militari assegnati dalla Nato ai velivoli italiani sono stati preventivamente vagliati da un ufficiale generale responsabile del “Targheting” inserito nella catena di comando Nato –in gergo tecnico un red card holder- per verificarne la rispondenza alle indicazioni e limiti posti dall’Autorità politica italiana.

 

Le tecnologie in dotazione ai velivoli dell’Aeronautica militare, in perfetta integrazione con le forze aeree delle altre quindici Nazioni partecipanti, hanno consentito di raggiungere con altissima precisione i target militari assegnati, evitando qualsiasi tipo di danno collaterale per la popolazione.

 

Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici –cui hanno preso parte personale e mezzi aerei di sedici Nazioni- hanno rappresentato per l’Aeronautica militare l’impegno più imponente dopo il 2° conflitto mondiale.

 

L’AMI ha messo rapidamente in campo tutte le componenti e le capacità operative necessarie per assolvere in modo preciso e flessibile le missioni assegnate. Negli oltre sette mesi di operazioni gli assetti dell’Aeronautica Militare -velivoli caccia, aerei per il rifornimento in volo ed aerei a pilotaggio remoto- hanno effettuato missioni di pattugliamento, difesa aerea, rifornimento in volo, ricognizione e neutralizzazione di obiettivi militari. Gli aeromobili dell’AMI hanno svolto oltre il 7% delle missioni complessivamente condotte sui cieli libici, in un contesto che ha confermato il ruolo essenziale e strategico del potere aereo, sia in funzione di deterrente sia di capacità attiva, per il conseguimento rapido ed efficace degli obiettivi posti dall’autorità politica.

 

L’Italia, ed in particolare l’Aeronautica militare in quanto Forza Armata coinvolta a livello operativo, ha avuto un ruolo visibile e basilare, concorrendo in maniera determinante alla capacità di proiezione aero-spaziale della Nato ed al relativo sostegno tecnico-logistico. Ma il contributo dell’AMI alle operazioni, ed in particolare ad "Unified Protector", ha avuto anche risvolti meno evidenti anche se ugualmente rilevanti per il potere aero-spaziale. Si tratta dell’importante supporto di personale specializzato nel campo della pianificazione operativa offerto ai vari livelli della catena di comando e controllo Nato attivata per gran parte in Italia, nella sua articolazione interforze di livello operativo all’interno del Joint Force Command (Jfc) di Napoli ed in quella aerea di livello tattico all’interno del Combined Air Operation Center 5 (Caoc 5) di Poggio Renatico (Ferrara).

 

Gli assetti aerei coinvolti

 

Nell’ambito delle operazioni "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector" sono stati impiegati caccia F-16, Eurofighter, Tornado ed AMX, tutti schierati sulla base aerea di Trapani nell’ambito del Task Group Air Birgi, da cui dipendevano anche gli aerei a pilotaggio remoto Predator B, operanti però dalla base di Amendola (Foggia). All’operazione hanno preso parte anche i velivoli tanker KC-130J e KC-767A, di base rispettivamente a Pisa e Pratica di Mare (Roma), che hanno condotto missioni di rifornimento in volo.

 

Impiegato anche un G-222VS per la rilevazione ed il contrasto delle emissioni elettromagnetiche nell’area di operazioni. Il numero e la tipologia dei velivoli italiani di volta in volta impiegati –fino a 12 nella stessa giornata– sono stati modulati sulla base delle missioni e degli obiettivi militari specificatamente assegnati dal comando delle operazioni.

 

Le missioni svolte

 

Negli oltre sette mesi di operazioni in Libia i velivoli dell’AMI hanno condotto oltre 1900 sortite, per un totale di più di 7300 ore di volo, per missioni di:

- neutralizzazione delle difese aeree nemiche (Sead -Suppression of Enemy Air Defence);

- pattugliamento e difesa aerea (Dca -Defensive Counter Air);

- attacco al suolo contro obiettivi predeterminati (Oca -Offensive Counter Air);

- ricognizione armata ed attacco obiettivi di opportunità (Scar -Strike Coordination And Reconnaisance);

- sorveglianza e ricognizione (Isr -Intelligence Surveillance Reconnaissance);

- rifornimento in volo (Aar -Air-to-Air Refuelling);

- rilevazione e contrasto delle emissioni elettromagnetiche (Ecm -Electronic Counter Measure/EW –Electronic Warfare).

 

La neutralizzazione delle difese aeree nemiche, in gergo tecnico Sead (Suppression of Enemy Air Defense), è una capacità nella quale l’Aeronautica militare è tra le forze aeree maggiormente specializzate in campo internazionale, unici insieme agli americani ad aver effettuato questo genere di attività in Libia. Gli apparati di bordo dei Tornado Ecr (Electronic Combat Reconnaissance) del 50° Stormo di Piacenza sono in grado di rilevare le emissioni dei sistemi radar della difesa aerea avversaria, basata su sistemi missilistici spesso mobili e quindi più pericolosi e difficili da individuare, localizzare e se necessario neutralizzare attraverso l’impiego di missili aria-superficie AGM-88 Harm (High-speed Anti Radiation Missile). Tale attività, che costringe di fatto le forze avversarie a tenere spenti i propri radar per evitare che siano individuati e colpiti, costituisce un’attività fondamentale per proteggere gli assetti aerei che entrano in zona di operazioni.

 

I caccia F-16 del 37° Stormo di Trapani e gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle sono stati impegnati dal primo all’ultimo giorno dell’Operazione per missioni di pattugliamento e difesa aerea (Dca –Defensive Counter Air) nell’ambito della "No-fly zone" istituita sui cieli libici, finalizzate alla protezione dei velivoli “Amici” da minacce aeree pilotate e non, e quindi al mantenimento della superiorità aerea necessaria per portare a termine con successo la missione assegnata.

 

Le missioni di attacco al suolo per la neutralizzazione degli obiettivi militari assegnati dal Comando alleato sono state condotte dai caccia Tornado Ids (Interdiction/Strike) del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) e dai caccia AMX del 32° Stormo di Amendola (FG) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso).

 

Le missioni sono state pianificate e condotte contro obiettivi militari predeterminati e definiti (Oca -Offensive Counter Air), o contro target “Dinamici” nell’ambito di aree di probabile concentrazione di obiettivi nemici (Scar - Strike Coordination And Reconnaisance).

 

Più in particolare, i caccia dell’Aeronautica militare hanno sganciato oltre 550 (quasi l’80% dell’armamento di precisione a guida laser e GPS utilizzato dai velivoli italiani) tra GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e missili di crociera a lunga gittata Storm Shadow, questi ultimi usati per la prima volta in operazioni reali, con una percentuale di successo superiore al 96%.

 

Le attività di ricognizione e sorveglianza finalizzate all’acquisizione di immagini aeree, fisse ed in movimento, preziose per la condotta delle operazioni (Isr -Intelligence Surveillance Reconnaissance) sono state inizialmente condotte dai Tornado Ids e successivamente anche dagli AMX e dagli aerei a pilotaggio remoto Predator B. In particolare, sugli oltre 1600 target di ricognizione assegnati ai velivoli italiani, sono state realizzate oltre 340.000 foto ad alta risoluzione mediante il Pod elettronico Reccelite in dotazione a Tornado ed AMX e circa 250 ore di filmati trasmessi in tempo reale a terra dal Predator, l’ultimo assetto dell’Aeronautica militare messo a disposizione dal governo italiano alla Nato. Nell’occasione, controllati via satellite direttamente dalla base del 32° Stormo di Amendola, sono stati utilizzati per la prima volta in operazioni reali i Predator B, versione che rispetto al Predator A plus ha dimensioni e prestazioni più elevate ed è in grado di spingersi in zone non raggiungibili da altri assetti e di rimanervi in ricognizione per più tempo.

 

Per il rifornimento in volo degli assetti nazionali (Aar -Air-to-Air Refuelling) sono stati utilizzati un aereo tanker KC-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa ed un KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare.

 

Inoltre i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi hanno operato anche con funzioni di rifornimento in volo a favore di assetti analoghi (modalità buddy-buddy).

 

Supporto fornito dalle basi aeree impegnate

 

Trapani-Birgi, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria erano le sette basi dell’Aeronautica militare di cui il Governo italiano ha autorizzato l’uso da parte dei Paesi della coalizione per la condotta delle missioni aeree. Le prime cinque sono state quelle maggiormente coinvolte: in esse l’Aeronautica militare ha assicurato il supporto tecnico e logistico, sia per gli aerei italiani sia per i circa 200 velivoli di 11 Nazioni straniere (Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Usa, Svezia e Turchia). In particolare dalla base di Trapani-Birgi, da dove sono state effettuate circa il 14% delle sortite complessive di tutta la coalizione, sono transitati oltre 300 aerei cargo e circa 2 mila tonnellate di materiale. Dalla Forward Operating Base (Fob) di Trapani, uno dei quattro centri di cui dispone la Nato nello scacchiere europeo, hanno operato anche gli aerei radar Awacs, assetti essenziali nelle moderne operazioni aeree per garantire una efficace capacità di comando e controllo.

 

Complessivamente, sulle basi AMI coinvolte, sono stati impegnati in maniera continuativa circa 4800 i militari, tra quelli stanziali e quelli di supporto, per fornire una serie di servizi ed attività che includono l’assistenza tecnica a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, il servizio meteorologico, il servizio antincendio e l’assistenza sanitaria, oltre ovviamente all’alloggiamento del personale.

 

Rafforzamento del sistema di difesa aerea nazionale e del sistema Sar

 

Parallelamente alle missioni di volo previste nell’ambito di "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector", l’Aeronautica militare ha rafforzato il sistema di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nazionale, compito che la Forza Armata già normalmente assicura in maniera continuativa attraverso un sistema integrato di radar e velivoli intercettori. I caccia Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle e gli F-16 del 37° Stormo di Trapani sono infatti sempre pronti ad intervenire in caso di allarme dato dai centri di sorveglianza aerea, decollando in pochi minuti per intercettare il velivolo “Sospetto” e contrastare l’eventuale minaccia portata al territorio italiano. Con lo sviluppo della crisi libica il dispositivo è stato potenziato mettendo un maggior numero di velivoli in prontezza operativa.

 

Inoltre, sull’aeroporto di Trapani è stata schierata una batteria antiaerea “Spada”. Si tratta di una delle batterie in dotazione al 2° Stormo di Rivolto (Udine), reparto che assicura l'addestramento e l'efficienza dell'intero comparto missilistico della Forza Armata. Lo “Spada” è un sistema missilistico per la difesa antiaerea di punto, cioè di aree specifiche come ad esempio un aeroporto, in grado di intervenire contro minacce aeree a bassa e bassissima quota, andando ad integrare il sistema di difesa aerea svolto dai caccia intercettori.

 

Infine, sulle basi di Trapani, Decimomannu e Brindisi, dove già operano abitualmente gli elicotteri HH-3F e AB-212 del servizio di ricerca e soccorso nazionale, è stato rafforzato il livello di prontezza operativa per l’eventuale attività di ricerca e recupero di equipaggi di volo in difficoltà.

(Avionews)

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

14:02 - mercoledì

 

Trapani (4): la Marina militare italiana e la crisi libica

Trapani, Italia - La MMI ha svolto un ruolo fondamentale nel fronteggiarla

 

 

(WAPA) - La Marina italiana, insieme agli alleati, ha svolto un ruolo fondamentale nel fronteggiare tempestivamente e gestire con efficacia la crisi in Libia che ha caratterizzato questo 2011.

 

La partecipazione all’operazione sotto egida Nato "Unified Protector", con l’impegno prolungato di personale e mezzi, ha contribuito in maniera importante ad uno sforzo multi-nazionale coordinato che ha restituito la Libia al suo popolo.

 

Per 252 giorni, dal 22 febbraio al 31 ottobre 2011, 14 navi, 2 sommergibili, 4 aerei e più di 15 elicotteri, oltre ad elementi della Forza da sbarco e delle Forze speciali, si sono alternati in prossimità delle acque libiche nel contesto del dispositivo aeronavale alleato e di una serie di iniziative tese a salvaguardare gli interessi del Paese e dei nostri connazionali, messi a rischio da una guerra civile scoppiata a poca distanza dai confini dell’Italia.

 

L’intervento immediato della Marina militare

 

Fin dai primi giorni della crisi le unità della Marina militare hanno monitorato le acque del canale di Sicilia e dello spazio aereo sovrastante per i rischi di possibili attacchi provenienti dall’area del conflitto. È così stato messo in atto un dispositivo aeronavale composto dal cacciatorpediniere "Mimbelli" e dalla nave assalto anfibio "San Giorgio", con contestuale posizionamento ad Augusta della portaerei "Cavour", della rifornitrice di squadra "Vesuvio" e della nave assalto anfibio "San Marco". Il cacciatorpediniere "Doria", grazie ai suoi avanzati e moderni sistemi di scoperta elettronica, è stato dislocato nello stretto di Sicilia per integrare ed estendere il dispositivo di difesa aerea nazionale.

 

Evacuazione del personale civile

 

In tempi brevissimi, le navi assalto anfibio "San Giorgio" e "San Marco" ed il cacciatorpediniere "Mimbelli", hanno svolto operazioni di evacuazione di civili –556 tra connazionali e personale straniero che lavorava per ditte italiane- traendoli in salvo dalle zone a rischio.

 

Missioni umanitarie

 

Il pattugliatore "Libra", con la scorta del pattugliatore d’altura "Bettica" e della fregata "Euro", ha trasportato aiuti umanitari di prima necessità da Augusta a Bengasi a favore della popolazione civile libica, nel corso di due distinte missioni: il "Libra" è la prima unità navale ad attraccare in un porto libico dallo scoppio della crisi. Analoga missione è stata compiuta dalla nave assalto anfibio "San Giorgio".

 

Emergenza migranti

 

Le unità navali già in mare per le attività di controllo dei flussi migratori provenienti dal nord-Africa hanno incrementato le operazioni di sorveglianza e soccorso per l’emergenza derivante dalla fuga di extracomunitari provenienti dalle località al confine tunisino-libico, dove si era creata un’area di crisi umanitaria per l’afflusso massiccio dei profughi provenienti dalle aree di conflitto.

 

Protezione degli interessi nazionali

 

La nave assalto anfibio "San Marco", gli uomini del Comando subacquei ed incursori e quelli del Reggimento "San Marco" sono stati impegnati nella riattivazione dei siti petroliferi e gassiferi, in supporto dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni), nella zona delle piattaforme Sabratha e Bouri, che alimentano il gasdotto Greenstream, il maggiore del Mediterraneo. Gli elicotteri del tipo AB-212 e EH-101 imbarcati sulla nave anfibia hanno assicurato la ricognizione aerea, con il supporto dei tiratori scelti del Gruppo operativo incursori, pronti a reagire ad eventuali minacce, e degli artificieri del Gruppo operativo subacquei, impegnati nella ricerca e disinnesco di ordigni esplosivi.

 

Operazione "Unified Protector"

 

Il 24 marzo l’Italia ha aderito all’operazione "Unified Protector" in una coalizione di alleati della Nato, con l’obiettivo di intervenire per far rispettare le risoluzioni Onu 1970 e 1973, che prevedevano l’embargo delle armi, la "No-Fly Zone" e la protezione della popolazione libica da attacchi e minacce.

 

Comando in mare del dispositivo aeronavale Nato e nazionale

 

La nave comando e supporto logistico "Etna", già sede di Comando del Gruppo navale alleato SNMG1 (Standing Nato Maritime Group 1) all’insorgere dell’emergenza è stata impiegata quale prima piattaforma di Comando del Gruppo navale per le operazioni navali (Task Group 455.01).

 

Successivamente il ruolo di unità sede di Comando del Task Group è stato svolto dall’incrociatore portaeromobili "Garibaldi" e dalla nave assalto anfibio "San Giusto".

 

Operazioni aeronavali

 

Fin dai primi giorni della crisi l’incrociatore portaeromobili "Garibaldi" è stato inviato in Mar Libico per fornire supporto aeronavale. I velivoli e gli elicotteri imbarcati sono stati impiegati per l’implementazione della "No-Fly Zone" con missioni di riconoscimento, difesa aerea e condotta di attività a supporto dell’embargo navale.

 

Fino a tutto il mese di luglio 2011, jet AV-8B plus “Sea Harrier” decollati dal "Garibaldi" hanno svolto missioni di interdizione aerea e di attacco al suolo contro bersagli militari che costituivano minaccia per la popolazione civile nell’ambito delle operazioni Nato. Gli elicotteri SH-3D, EH-101 ed AB212 hanno svolto ruoli di ricerca e soccorso (Sar) e logistici. Elicotteri e personale specializzato hanno assicurato un dispositivo per l’eventuale immediato recupero di piloti dei velivoli della coalizione abbattuti sul suolo libico.

 

Le fregate "Euro" e "Libeccio", il pattugliatore di squadra "Bersagliere" ed i pattugliatori d’altura "Bettica" e "Borsini" hanno supportato a rotazione le operazioni di embargo navale ed interdizione marittima nei confronti del traffico mercantile da e per i porti libici.

 

Sorveglianza e raccolta informazioni

 

Le attività di intelligence, sorveglianza e riconoscimento in favore del dispositivo aeronavale sono state assicurate dal nuovo sommergibile "Todaro", del tipo U212A, e dal sommergibile "Gazzana", classe Sauro.

 

Supporto logistico continuativo

 

Durante l’intero periodo l’approvvigionamento in mare di combustibile e viveri è stato assicurato dal rifornitore di squadra "Vesuvio" e dall’"Etna" che, oltre al ruolo di unità sede di comando del Task Group 455.01, è stata impiegata per rifornire di combustibile le navi ed i mezzi aerei partecipanti al dispositivo Nato.

 

Difesa antiterrorismo

 

La capacità di garantire un’adeguata protezione alle unità impegnate in operazioni, in risposta al rischio di attacchi terroristici, è stata fornita da squadre di Fucilieri di Marina del Reggimento "San Marco" e da nuclei di artificieri del Gruppo operativo subacquei.

 

Con la risoluzione 2016 del 27 ottobre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità la rimozione della "No-fly zone" sopra la Libia e la fine dell'azione militare per proteggere i civili a partire dal 31 ottobre 2011.

 

"Quanto avete fatto deve essere d’esempio per la Nazione: avete dimostrato quanto strategicamente è importante uno strumento navale in grado di intervenire ovunque ed in poco tempo. Le operazioni in Libia hanno fatto chiarezza sulle reali capacità della Marina”. Ammiraglio Bruno Branciforte, capo di Stato Maggiore della Marina, 3 novembre 2011". (Avionews)

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

 

Da sottolineare che in tv si diceva che i nostri aerei non avrebbero mai usato armamento alla faccia: i caccia dell’Aeronautica militare hanno sganciato oltre 550 (quasi l’80% dell’armamento di precisione a guida laser e GPS utilizzato dai velivoli italiani) tra GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e missili di crociera a lunga gittata Storm Shadow, questi ultimi usati per la prima volta in operazioni reali, con una percentuale di successo superiore al 96%, che bella spesa in tempo di crisi in cui eravamo già caduti

Modificato da matteo16
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 9 mesi dopo...

la discussione resta aperta per focus e news di carattere strettamente militare, da comunica allo staff, che si occuperà di postare nel più breve tempo possibile.

 

gli approfondimenti, le discussioni e quant'altro, continuano qui: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/15480-operazioni-militari-in-libia/

 

buon proseguimento, lo Staff.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • vorthex rimosso da importante questa discussione
Ospite
Questa discussione è chiusa.
×
×
  • Crea Nuovo...