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LA SECONDA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (chiamata anche di "ALAM HALFA" o definita come la "CORSA DEI 6 GIORNI").


sorciverdi58

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Tanto si scrisse su questa e altre battaglie nel Nord Africa.

Ora, dopo essere venuti a conoscenza dei segreti di "ULTRA" (Bletchley Park), mi domando e dico:

ma Rommel (già molto provato fisicamente, minato da un principio di depressione, sofferente di difterite nasale, con disturbi gastroenterici e il volto piagato dal tremendo sole dell’Africa settentrionale; nonchè messo un po' in sub ordine, rispetto alla ben maggiore importanza dell'Operazione Barbarossa) realmente credeva in quello che faceva, considerando che, già il 22 agosto, aveva marcato visita, chiedendo di essere sostituito nel comando, per motivi di salute ???;

ma Rommel veramente conosceva l'esatta consistenza delle truppe (relativamente fresche, ben pasciute e rifornite di ogni ben di Dio) dell'8^ Armata Britannica ???;

Certamente, mi sento di affermare, la "Volpe del Deserto" si accorgeva come la sua Panzer-Armeè "Afrika" si andava - giorno dopo giorno - vieppiù indebolendo, sia quanto a morale dei suoi uomini, sia quanto a grave carenza nei rifornimenti.

E quando - il 30 agosto 1942 - diede inizio all' aggiramento delle difese britanniche, in cuor suo, forse pensava che, piuttosto che cedere il Comando al sostituto designato (il... "nemico" Albert Kesserling), valeva la pena di effettuare un ultimo, disperato tentativo di sfondamento.

Voi, ragazzi, cosa ne pensate ???

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Tanto si scrisse su questa e altre battaglie nel Nord Africa.

Ora, dopo essere venuti a conoscenza dei segreti di "ULTRA" (Bletchley Park), mi domando e dico:

ma Rommel (già molto provato fisicamente, minato da un principio di depressione, sofferente di difterite nasale, con disturbi gastroenterici e il volto piagato dal tremendo sole dell’Africa settentrionale; nonchè messo un po' in sub ordine, rispetto alla ben maggiore importanza dell'Operazione Barbarossa) realmente credeva in quello che faceva, considerando che, già il 22 agosto, aveva marcato visita, chiedendo di essere sostituito nel comando, per motivi di salute ???;

ma Rommel veramente conosceva l'esatta consistenza delle truppe (relativamente fresche, ben pasciute e rifornite di ogni ben di Dio) dell'8^ Armata Britannica ???;

Certamente, mi sento di affermare, la "Volpe del Deserto" si accorgeva come la sua Panzer-Armeè "Afrika" si andava - giorno dopo giorno - vieppiù indebolendo, sia quanto a morale dei suoi uomini, sia quanto a grave carenza nei rifornimenti.

E quando - il 30 agosto 1942 - diede inizio all' aggiramento delle difese britanniche, in cuor suo, forse pensava che, piuttosto che cedere il Comando al sostituto designato (il... "nemico" Albert Kesserling), valeva la pena di effettuare un ultimo, disperato tentativo di sfondamento.

Voi, ragazzi, cosa ne pensate ???

 

...Credo che Rommel conoscesse benissimo sia la "sua" situazione che quella degli inglesi....è sempre stato consapevole fin dall'nizio dell'inferiorità quantitativa della sua Afrika Korps e da sempre "elemosinava" di avere anche solo una divisione in più da impiegare in Africa....ma gli hanno sempre risposto picche dalla Germania (salvo poi quando la situazione era ormai persa fargli arrivare quegli aiuti di mezzi e uomini che se fossero arrivati prima avrebbero potuto fare la differenza, invece così andarono inevitabilmente persi).........quindi si mosse al meglio di quello che poteva e sapeva fare............insomma cercò di ribaltare una situazione disperata e gli andò male (come secondo logica doveva accadere)........penso che a quel punto della campagna Rommel sapesse benissimo che la battaglia era persa.....poteva farci poco ormai...se non" un ultimo disperato tentativo " come hai detto tu...

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I rifornimenti dell'Afrika Korps e degli italiani in nordafrica non dipendevano da Rommel, ma dalla Royal Navy.

A parte questo, se io salgo sul ring conosco perfettamente il mio peso e quello del mio avversario, il problema è se mi fanno combattere come dico io, o no e se mi mettono in condizione di avere una possibilità o no.

Modificato da Hobo
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I rifornimenti dell'Afrika Korps e degli italiani in nordafrica non dipendevano da Rommel, ma dalla Royal Navy.

A parte questo, se io salgo sul ring conosco perfettamente il mio peso e quello del mio avversario, il problema è se mi fanno combattere come dico io, o no e se mi mettono in condizione di avere una possibilità o no.

Si, Hobo: in un certo senso è proprio così.

E mi spiego meglio.

Da qualche lustro, noi tutti sappiamo il segreto di ULTRA; ma, all'epoca, sia Rommel e sia il General der Panzertruppe Walter Nehering (Comandante il DAK) sospettavano concretamente solamente della presenza di spie - presso Supermarina - che, regolarmente, avvisavano gli Inglesi tanto della partenza e composizione dei ns. convogli (diretti a Tripoli), quanto della loro rotta e velocità !!!

Comunque sia, il concetto non cambia: i ns. piroscafi venivano, sistematicamente, attaccati, sia dai sottomarini o da altre unità della Royal Navy, sia dagli aerosiluranti Inglesi; e questo a prescindere dal porto di partenza dei ns. convogli.

Aggiungo, poi, un'ulteriore precisazione, di NON poca importanza, a mio giudizio: a partire dal 12 agosto 1942, l'Armata italo-tedesca, agli ordini del Maresciallo Rommel, passò alle dirette dipendenze del Comando Supremo italiano; e per i contatti con l'Armata venne creata una Delegazione, che prese il nome di Delease (Delegazione Africa Settentrionale-Egitto). Come ricorda il Maresciallo Bastico, che era anche Governatore Generale della Libia, l'unico risultato fu che Rommel assunse piena autonomia e fu libero di agire come meglio credeva. Da quel momento, infatti, gli organi italiani in Africa funzionarono come semplici uffici di collegamento con il Comando tedesco; mentre, per i rapporti con il Comando supremo a Roma, Rommel si servì soltanto del Generale von Rintelen (addetto militare tedesco a Roma). E, infatti, quando la "Volpe del deserto", parlando con il Gen. Cavallero, aveva esplicitamente richiesto, quale riserva minima per l'offensiva, 6.000 tonnellate di carburante, aggiungendo: "la battaglia dipende dall'arrivo tempestivo di quella benzina", Cavallero aveva allora comunicato: "lei può cominciare la battaglia, il carburante è in viaggio": Rommel si fidò della... parola di Cavallero, commettendo un grave errore.

Ma, ex post, è facile giudicare, poichè - lo ribadisco - nel 1942 NESSUNO sospettava che ogni comunicazione cifrata italo/tedesca veniva - regolarmente - intercettata e tradotta.

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Infatti tanto valeva per Rommel fare domanda direttamente all’Ammiragliato a Londra.

 

Rommel si trovò fin dall’inizio in una situazione sfavorevole.

Primo, Hitler (sbagliando enormemente) giudicava il teatro africano poco più che una seccatura e centellinava i rinforzi per l’Africa.

E secondo, Mussolini, Badoglio e Graziani non sopportavano di essere affiancati dai tedeschi, perché così loro passavano in secondo piano, mentre volevano tutta per loro la gloria di conquistare la valle del Nilo.

Nonostante tutti questi assurdi problemi, Rommel divenne quel che divenne e arrivò incredibilmente ad un soffio dal cacciare gli inglesi da Suez!

Gennaio 1941, l’armata coloniale di Graziani è a un passo dalla disfatta totale ad opera dell’offensiva inglese sferrata a dicembre da O’Connor su ordine di Wavell (comandante delle Forze Armate del Commonwealth in Medio Oriente). O’Connor, con una sola divisione corazzata e un’altra di fanteria, entrambe con equipaggiamenti incompleti, riesce a respingere gli italiani, più numerosi, ma equipaggiati ancora peggio degli inglesi, ricacciandoli per più di 800 chilometri verso ovest, da Sidi El Barrani in Egitto, a El Agheila in Libia.

O’Connor ha capito bene i concetti della guerra corazzata di movimento, il “Blitz” tedesco e li applica in Africa, ma soprattutto dimostra di aver capito gli italiani. Le forze italiane sono sulla carta più numerose di quelle inglesi, ma sono un esercito “coloniale” organizzato con criteri ottocenteschi e secondo concezioni basate sull’uso di grandi masse di fanteria. Le truppe non sono meccanizzate, ma vanno a piedi (cosa che davanti ai carri nemici le inchioda letteralmente sul terreno), i carri degni di questo nome sono pochi e usati male, l’uso della radio per coordinare gli attacchi con i carri e gli aerei è limitatissimo, le trasmissioni non funzionano. Capito questo, O’Connor risponde con criteri moderni: carri con la radio, aerei in collegamento con le truppe a terra, fanterie ampiamente e diffusamente dotate di veicoli e vince.

Vista la quasi disfatta italiana, nel gennaio ‘41 Hitler manda in Africa alcuni suoi fidi per vedere che si può fare. Uno di questi è il generale Wilhelm Von Thoma, grandissimo esperto di guerra corazzata (Spagna, Polonia, Francia ed, in seguito, Russia).

Von Thoma arriva in nord africa, esamina gli italiani e quello che comunica ad Hitler ve lo risparmio.

Hitler chiede a Von Thoma che dimensione dovrebbe avere un ipotetico contingente tedesco per essere in grado di arrivare dalla Libia alla valle del Nilo.

Von Thoma non ha dubbi, si fa due conti e fissa in quattro divisioni corazzate tedesche, costituite da elementi scelti, la dimensione ideale che dovrebbe avere un’armata tedesca in Africa per fare ciò che ipotizza di fare Hitler (che per fortuna non gli ha dato retta!).

Von Thoma infatti giudica indispensabile una grande massa corazzata che penetri le difese inglesi in Egitto, ma allo stesso tempo vede chiaramente che quattro divisioni complete sono il contingente massimo che si può rifornire attraverso il canale di Sicilia dominato dalla Royal Navy.

Hitler si stizzisce: non vuole stornare divisioni corazzate dal piano “Barbarossa” e dice che in fondo ci sono anche gli italiani e che qualcosa possono fare anche loro e che lui (il Fuhrer) può mandare al massimo una divisione corazzata, non quattro.

In tal caso, risponde Thoma, è meglio lasciar perdere.

Hitler si arrabbia; Thoma se ne frega: gli è stato richiesto un parere tecnico e lui l’ha dato e dice anche di aver aggiunto riguardo all’armata italiana in Africa (e sapendo che Hitler amava la compagnia dei generali italiani durante le serate di gala a Berlino): “... io li ho visti sul campo di battaglia e non soltanto alla mensa ufficiali”.

Nessuno sa se veramente Thoma si rivolse così ad Hitler, ma, visto il tipo, è probabile che il generale lo vece per davvero, soprattutto dopo essersi reso finalmente conto che il nocciolo di tutta la situazione era politico e non “tecnico”: non si poteva lasciare che gli inglesi facessero fare agli italiani una figuraccia simile, ma nello stesso tempo non bisognava far sfigurare gli italiani esautorandoli del loro ruolo in Africa.

Mussolini stesso non vede di buon occhio i tedeschi in Libia, teme (e fa bene) che gli portino via la gloria, ma sa che non può fare senza di loro e quindi tutta la situazione è “fragile”. Insomma, per riassumere con un concetto molto azzeccato espresso dai tedeschi: “... forse a Mussolini sarebbe piaciuto comandare soldati tedeschi in uniformi italiane”.

Ecco quindi che Rommel si ritrovò in una situazione malata fin dall’inizio.

Fin dal principio l’Afrika Korps ebbe effettivi che in verità erano insufficienti per il compito assegnatogli e fin dall’inizio Rommel seppe che sarebbe stato difficilissimo arrivare al Nilo, specie con un Hitler che (per fortuna) non si rendeva conto dell’importanza del teatro africano e guardava invece alla Russia e con un Mussolini che non sopportava i tedeschi in Africa, mentre la Royal Navy continuava a strangolargli i rifornimenti dall’Europa attraverso il Mediterraneo.

Nonostante questo, come ho già scritto, Rommel divenne quel che divenne e arrivò dove arrivò (a un pelo dal Cairo).

 

Il generale dei panzer Wilhelm Von Thoma, che finì prigioniero ad El Alamein:

250px-Bundesarchiv_Bild_146-1972-083-25,_Wilhelm_Ritter_von_Thoma.jpg

 

 

 

 

AAF-II-6.jpg

Modificato da Hobo
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Hobo, quello che tu scrivi è verissimo: il fronte africano fu SEMPRE subordinato a quello orientale !!!

Concedimi, peraltro, una piccola precisazione, circa il General der Panzertruppe Wilhelm Ritter Von Thoma (ex comandante della 20^ Panzer Division, in Russia; e - durante la guerra di Spagna - tenente colonnello, comandante delle 4 compagnie Panzer della Legione Condor, il celebre Pz. Abt. 88): egli sostituì il povero Walter Nehring (rimasto gravemente ferito, proprio all'inizio della battaglia di Alam Halfa, mentre si trovava in un blindato, in compagnia del fido capo di Stato Maggiore Col. Fritz Bayerlein) nel comando del DAK. Von Thoma venne fatto prigioniero, durante la terza Battaglia, il giorno 4 Novembre 1942, nella zona posta ad ovest di El Alamein (esattamente, a Tel el Mansra), da una compagnia del 10° Reggimento Royal Hussars, inquadrato nella 1^ Divisione Corazzata britannica.

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Eh eh eh esatto, il generale Von Thoma venne fatto prigioniero dagli inglesi il pomeriggio del 2 novembre 1942 nel bel mezzo della battaglia di El Alamein.

Comandante delle forze corazzate dell’Afrika Korps, egli riceve da Rommel l’ordine assurdo di Hitler: combattere fino all’ultimo uomo.

Spazientitosi, Von Thoma si decide: si mette l’alta uniforme, prende con sé il suo pastrano di generale e la semplice sacca di tela con i documenti e i pochi effetti personali, poi con il suo aiutante di campo Hartdegen, che ha una radio, montano su un carro comando e per tutto il pomeriggio vanno avanti e indietro per il fronte in mezzo alla battaglia, coordinando i carri armati.

Verso sera, al comando tattico del generale Bayerlein ricompare Hartdegen con la radio: “Signor generale, il generale Von Thoma mi ha rimandato con questa, dicendo che ormai è del tutto inutile: tutti i nostri carri sono distrutti”.

Bayerlein preoccupato salta su una piccola autoblindo e si mette sulle tracce di Thoma. Ben presto si ritrova nel bel mezzo della mischia, sulla strada per Tel El-Mampsra, dove riesce a vedere il carro di Thoma. I colpi inglesi volano dappertutto. Lo stesso Bayerlein è costretto a saltare giù dall’autoblindo e a trovare riparo nel cratere di una granata, da dove segue gli ultimi atti della battaglia.

Il carro di Von Thoma prende diversi colpi, l’ultimo dei quali lo incendia. Con il carro in fiamme, l’equipaggio si precipita fuori. Il generale Wilhelm Ritter Von Thoma abbandona il suo panzer, salta giù e rimane ritto impalato lì vicino, in mezzo ai proiettili nemici e alle fiamme che lo lambiscono, con la sacca di tela in mano e il cappotto da soldato su un braccio, pare invulnerabile.

Arrivano gli inglesi del 10° Ussari con gli Sherman e i Crusader. Lo squadrone dei carri ricognitori del maggiore Milbanke compare sulla cresta delle dune, Von Thoma pare una statua di sale.

Il carro osservatorio del 10° Ussari si avvicina e vede la figura immobile del generale accanto al panzer in fiamme.

Di sicuro gli inglesi capiscono subito che si tratta di qualcuno importante, perché le mostrine rosse ed oro del generale tedesco brillano come un faro e le sue spalline riflettono la luce delle fiamme, inoltre il generale ha ancora con sé un enorme binocolo che gli pende sul petto: i carristi britannici pensano che deve trattarsi di un pezzo grosso e così è.

Il capitano Grant Washington Singer (che morì il giorno dopo) raggiunge il generale tedesco con una Daimler Dingo, salta giù, si mette sull’attenti e saluta. Von Thoma risponde al saluto e si consegna ai nemici.

"Sentii che era un finale degno", racconterà Von Thoma. Gli inglesi portano subito il generale tedesco direttamente da Montgomery, che lo invita subito a cena.

Von Thoma dirà che: “Invece di chiedermi informazioni, Montgomery disse che lui mi avrebbe precisato lo stato delle nostre forze, i loro approvvigionamenti e il loro dispositivo.

Io restai sbalordito per l’esattezza delle sue informazioni, particolarmente per quel che riguardava le nostre deficienze e le nostre perdite di naviglio. Mi parve che lui conoscesse la nostra situazione tanto quanto la conoscevo io”.

 

Von Thoma si rammaricò di aver potuto partecipare "solo" a 24 grandi combattimenti di carri in Polonia, in Francia, in Russia e in Africa, mentre nella guerra di Spagna egli aveva preso parte a ben 192 battaglie di carri.

 

 

1942%2Bnorthafrica%2B16.jpg

Modificato da Hobo
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Hobo, non odiarmi, ma, nella tua mirabile descrizione della resa di Von Thoma, vi è un piccolo errore: Fritz Bayerlein era, durante tutte e tre le Battaglie di El Alamein, "solamente" Colonnello, sibbene Capo di Stato Maggiore del Felmaresciallo Rommel.

Infatti, quando, nel 1941, Rommel lo chiamò direttamente in A.S.I., egli era un semplice ten. col., capo dell'uffico operazioni del II Panzer Group di Heinz Guderian.

Pervenuto in Nord Africa, Bayerlein assunse il prestigioso compito di Capo di stato Maggiore dell'Africa Korps, agli ordini del Generale Cruwell.

Solamente nel Aprile 1942, egli venne promosso al grado di Colonnello. Il suo prestigio (e la stima di Rommel nei suoi confronti), intanto, cresceva, giorno dopo giorno.

Tant'è che quando, a fine Agosto 1942, la Panzer-Armeè "Afrika" rimase priva sia del Comandante il DAK (Nehring), sia del Comandante la 21^ Panzer Division (il povero Georg Von Bismark, saltato in aria, assieme al suo Panzer IV, proprio nelle primissime ore della 2^ Battaglia), fu Bayerlein in persona (e NON il Generalmajor von Vaerst, comandante della 15^ Panzer Division) a dirigere le operazioni, sul Campo di battaglia !!!

Nel Marzo 1943, in Tunisia, Bayerlein - finalmente - venne promosso Generalmajor.

Nell'autunno 1943, poi, assunse il Comando della 3^ Panzer Division, sul fronte orientale.

Successivamente, gli venne affidata la prestigiosa Panzer Lehr Division; e, indi, divenne Comandante del LIII Panzer Korps, partecipando, in Belgio, alla Battaglia di Bulge.

Negli ultimi giorni di guerra, Bayerlein raggiunse il definitivo grado di Lieutenant General.

Modificato da sorciverdi58
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Hobo, ciao.

Perdonami, ma mi è sorto un dubbio; e, cioè, se tu abbia o meno letto la mia precisazione circa i 2 Dorchester/Mammut, utilizzati da Ervin Rommel. Questo - in particolare - perchè posizionai il mio post proprio in calce alla tua splendida discussione, afferente l'Operazione Market - Garden: probabilmente, avendo tu terminato il resoconto delle operazioni militari, non te ne sarai avveduto !!!

Ricopio, pertanto, quanto da me scritto:

Hobo, la notizia che il primo "Mammut", utilizzato da Rommel, fosse - in realtà - UN NS. DONO, la puoi rintracciare nel bel libro di Arrigo Pettacco "L'Armata nel deserto - Il segreto di El Alamein", edito da Mondadori.

Il secondo "Dorchester- Mammut", invece, venne catturato dal DAK, a Mechili, in Cirenaica, nell'Aprile del 1941, durante la prima celeberrima controffensiva della "Volpe del Deserto", ai danni della Western Desert Force (comandata dal gen. Richard O'Connor).

Un abbraccio.

Modificato da sorciverdi58
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[...]

E secondo, Mussolini, Badoglio e Graziani non sopportavano di essere affiancati dai tedeschi, perché così loro passavano in secondo piano, mentre volevano tutta per loro la gloria di conquistare la valle del Nilo.

[...]

 

Piccola precisazione: Mussolini accettò l'intervento diretto dei tedeschi alle condizioni "d'immagine" alle quali hai corettamente accenato mentre Badoglio e Graziani si opposero fortemente all'offerta tedesca di un contingente tedesco in A.S.I.. Probabilmente quest'ultimi pensavano di ripetere le "eroiche" gesta e parate "in differita" in AOI.

 

OT on

Vado a memoria ma prima dell'inizio delle ostilità in ASI Balbo si era adoperato per trovare i mezzi corazzati di cui aveva bisogno per l'offensiva in Egitto anche a Berlino. Ottenne infatti dalla Germania 250 panzer III, se non ricordo male, in un periodo in cui con questi mezzi si sarebbe potuto entrare al Cairo praticamente in parata. Badoglio venuto al conoscenza dell'iniziativa di Balbo bloccò tutto e non se ne fece più nulla.... "entrare al cairo con carri tedeschi sia mai!"

Appena ho sotto mano la fonte, se interessati, riporterò dati più precisi.

OT off

Modificato da Hicks
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Piccola precisazione: Mussolini accettò l'intervento diretto dei tedeschi alle condizioni "d'immagine" alle quali hai corettamente accenato mentre Badoglio e Graziani si opposero fortemente all'offerta tedesca di un contingente tedesco in A.S.I.. Probabilmente quest'ultimi pensavano di ripetere le "eroiche" gesta e parate "in differita" in AOI.

 

OT on

Vado a memoria ma prima dell'inizio delle ostilità in ASI Balbo si era adoperato per trovare i mezzi corazzati di cui aveva bisogno per l'offensiva in Egitto anche a Berlino. Ottenne infatti dalla Germania 250 panzer III, se non ricordo male, in un periodo in cui con questi mezzi si sarebbe potuto entrare al Cairo praticamente in parata. Badoglio venuto al conoscenza dell'iniziativa di Balbo bloccò tutto e non se ne fece più nulla.... "entrare al cairo con carri tedeschi sia mai!"

Appena ho sotto mano la fonte, se interessati, riporterò dati più precisi.

OT off

Hicks, ricordo qualcosa di simile io pure, per quanto attiene il Maresciallo dell'Aria Italo Balbo.

In particolare, di sicuro ricordo che egli era alla disperata ricerca di autoblinde, visto che mentre la Western Desert Force ne disponeva a iosa (sippur di vecchio modello), noi, invece, ne eravamo quasi del tutto sprovvisti.

 

P.S.: leggo, sulla torretta del... tuo M 14, la celebra scritta, caratteristica dei carri dellla 132^ Divisione Corazzata "Ariete": A COLPO SICURO.

Complimenti.

Modificato da sorciverdi58
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Hicks, ricordo qualcosa di simile io pure, per quanto attiene il Maresciallo dell'Aria Italo Balbo.

In particolare, di sicuro ricordo che egli era alla disperata ricerca di autoblinde, visto che mentre la Western Desert Force ne disponeva a iosa (sippur di vecchio modello), noi, invece, ne eravamo quasi del tutto sprovvisti.

Già. In merito alle autoblinde la vicenda è ancora più triste. Vado sempre a memoria.

 

Durante le prime fasi dell'offensiva Italo Balbo intuito il potenziale della strategia inglese spinse per procurasi autoblinde veloci, armate e di grande autonomia. Gli italiani riuscirono a catturne molte dagli inglesi, funzionanti e non. Vennero sistemate e riutilizzate contro i loro vecchi proprietari. Per evitare che venissero scambiate per veicoli nemici dalla R.A. fu ordinato di dipingere sul tetto il tricolore e fu lo stesso Balbo a dare il nome a questi reparti che combattevano come gli inglesi con i mezzi degli inglesi, le Batterie Volanti.

 

Quando i tedeschi arrivarono in ASI però non erano al corrente di questi reparti... al primo raid aereo tedesco le Batterie Volanti furono le prime ad essere distrutte.

Morris CS9

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4ccnn%27.JPG

Humber Mk II (qui si possono notare bene il tricolore e la croce sabauda dipinti sul veicolo)

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PS Grazie. Si dovrebbe trattare di un M13 se non erro. Ho un dubbio sul motto: anch'io sapevo fosse dell'Ariete ma alcuni lo danno come di proprietà del LI Batt. della Div.Littorio(QUI).

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guardate se vi puo interessa la storia sui panzer III rifiutati dagli italiani in nord africa l'ho letta pochi giorni fa nel libro rommel di david faser.

Capperi, Chafee79, conosco la celebre biografia di David Fraser "Rommel - l'ambiguità di un soldato".

Il tomo, con la traduzione di Andrea Buzzi, venne pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore, nel 1995, nella collana "Le scie".

Grazie, peraltro, per la tua puntuale e precisa informazione.

Appena in grado, inoltre, leggerò detta biografia: la "Volpe del Deserto" è un personaggio che appassiona chiunque !!!

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guardate se vi puo interessa la storia sui panzer III rifiutati dagli italiani in nord africa l'ho letta pochi giorni fa nel libro rommel di david faser.

Io sarei molto curioso di sapere i particolari di quella vicenda. Se ce li puoi sottoporre, qui o in un topic ad hoc, sarebbe molto interessante.

 

PS Non conosco questa pubblicazione. Spero che sia più onesta di quella di Desmond Young.

Modificato da Hicks
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Io sarei molto curioso di sapere i particolari di quella vicenda. Se ce li puoi sottoporre, qui o in un topic ad hoc, sarebbe molto interessante.

 

PS Non conosco questa pubblicazione. Spero che sia più onesta di quella di Desmond Young.

Infatti, Hicks.

Anni fa, lessi la biografia, scritta da Young: la trovai alquanto... faziosa, essendo pervasa da slogan e insulti contro i soldati italiani, indistintamente. Cosa che - come sai - NON è punto vera !!!

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Infatti, Hicks.

Anni fa, lessi la biografia, scritta da Young: la trovai alquanto... faziosa, essendo pervasa da slogan e insulti contro i soldati italiani, indistintamente. Cosa che - come sai - NON è punto vera !!!

Io l'ho evitata appunto per questo. Ho però letto il diario del Maresciallo Bastico e di certo lui e le sue memorie vennero meno strumentalizzate rispetto a quelle del Feld. Rommel, partendo già dal nome che gli diedero gli inglesi "la Volpe del deserto".

 

In attesa di una biografia obiettiva ho letto questo DIARIO di ROMMEL, lo so non è molto, dicono essere le trascrizioni pari-pari del suo diario ma lo prendo con le pinze comunque.

Modificato da Hicks
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Io l'ho evitata appunto per questo. Ho però letto il diario del Maresciallo Bastico e di certo lui e le sue memorie vennero meno strumentalizzate rispetto a quelle del Feld. Rommel, partendo dal nome che gli diedero gli inglesi "la Volpe del deserto".

 

In attesa di una biografia obiettiva ho letto questo DIARIO di ROMMEL, lo so non è molto, dicono essere le trascrizioni pari-pari del suo diario ma lo prendo con le pinze comunque.

Ti ringrazio, caro "carrista", per la tua gentile precisazione, che condivido, soprattutto circa Bastico e le sue memorie.

Darò una... vorace occhiata al "Diario di Rommel", in versione elettronica.

Saluti.

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Hobo, non odiarmi, ma, nella tua mirabile descrizione della resa di Von Thoma, vi è un piccolo errore: Fritz Bayerlein era, durante tutte e tre le Battaglie di El Alamein, "solamente" Colonnello, sibbene Capo di Stato Maggiore del Felmaresciallo Rommel.

Infatti, quando, nel 1941, Rommel lo chiamò direttamente in A.S.I., egli era un semplice ten. col., capo dell'uffico operazioni del II Panzer Group di Heinz Guderian.

Pervenuto in Nord Africa, Bayerlein assunse il prestigioso compito di Capo di stato Maggiore dell'Africa Korps, agli ordini del Generale Cruwell.

Solamente nel Aprile 1942, egli venne promosso al grado di Colonnello. Il suo prestigio (e la stima di Rommel nei suoi confronti), intanto, cresceva, giorno dopo giorno.

Tant'è che quando, a fine Agosto 1942, la Panzer-Armeè "Afrika" rimase priva sia del Comandante il DAK (Nehring), sia del Comandante la 21^ Panzer Division (il povero Georg Von Bismark, saltato in aria, assieme al suo Panzer IV, proprio nelle primissime ore della 2^ Battaglia), fu Bayerlein in persona (e NON il Generalmajor von Vaerst, comandante della 15^ Panzer Division) a dirigere le operazioni, sul Campo di battaglia !!!

Nel Marzo 1943, in Tunisia, Bayerlein - finalmente - venne promosso Generalmajor.

Nell'autunno 1943, poi, assunse il Comando della 3^ Panzer Division, sul fronte orientale.

Successivamente, gli venne affidata la prestigiosa Panzer Lehr Division; e, indi, divenne Comandante del LIII Panzer Korps, partecipando, in Belgio, alla Battaglia di Bulge.

Negli ultimi giorni di guerra, Bayerlein raggiunse il definitivo grado di Lieutenant General.

 

A mi pareva, dev'essere un errore di stampa allora: mi sembrava strano che un generale abbandonasse il suo comando nel bel mezzo di una battagliuccia come El Alamein per andarsene in cerca di qualcuno.

 

 

Hobo, ciao.

Perdonami, ma mi è sorto un dubbio; e, cioè, se tu abbia o meno letto la mia precisazione circa i 2 Dorchester/Mammut, utilizzati da Ervin Rommel. Questo - in particolare - perchè posizionai il mio post proprio in calce alla tua splendida discussione, afferente l'Operazione Market - Garden: probabilmente, avendo tu terminato il resoconto delle operazioni militari, non te ne sarai avveduto !!!

Ricopio, pertanto, quanto da me scritto:

Hobo, la notizia che il primo "Mammut", utilizzato da Rommel, fosse - in realtà - UN NS. DONO, la puoi rintracciare nel bel libro di Arrigo Pettacco "L'Armata nel deserto - Il segreto di El Alamein", edito da Mondadori.

Il secondo "Dorchester- Mammut", invece, venne catturato dal DAK, a Mechili, in Cirenaica, nell'Aprile del 1941, durante la prima celeberrima controffensiva della "Volpe del Deserto", ai danni della Western Desert Force (comandata dal gen. Richard O'Connor).

Un abbraccio.

 

Si si lo lessi, avevo anche risposto che non lo sapevo che era un nostro dono.

 

 

Proprio così, caro Hicks:

Incredibile dictu, ma gli Stukas della Luftwaffe fecero stragi - sippur incosapevolmente - dei mezzi, da noi requisiti con tanta fatica !!!

Quale atroce e perfido destino !!!

 

Beh se non altro significava che i piloti degli Stuka ci vedevano molto bene e sapevano cosa cercare: mica è da tutti andare a caccia di autoblindo nemiche, riconoscerle e beccarle mentre fanno i 100 all'ora. Tre giorni di punizione per aver distrutto mezzi alleati con gli alleati dentro, meno quattro giorni di premio per aver capito che erano autoblindo nemiche, fa un giorno di permessi speciali!

 

 

 

 

guardate se vi puo interessa la storia sui panzer III rifiutati dagli italiani in nord africa l'ho letta pochi giorni fa nel libro rommel di david faser.

 

Interessa eccome.

Modificato da Hobo
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Ti ringrazio, caro "carrista", per la tua gentile precisazione, che condivido, soprattutto circa Bastico e le sue memorie.

Darò una... vorace occhiata al "Diario di Rommel", in versione elettronica.

Saluti.

Merita comunque una bella lettura in quanto sembra riportare proprio i pensieri di Rommel "nudi e crudi" e del suo aiutante Moser con note di redazione utili all'inserimento di questi nell'intero scenario/conflitto. Interessante anche i vari inserti in merito: le lettera a Young da parte di reduci e di P.C. Dominioni

 

Buona lettura

 

Beh se non altro significava che i piloti degli Stuka ci vedevano molto bene e sapevano cosa cercare: mica è da tutti andare a caccia di autoblindo nemiche, riconoscerle e beccarle mentre fanno i 100 all'ora. Tre giorni di punizione per aver distrutto mezzi alleati con gli alleati dentro, meno quattro giorni di premio per aver capito che erano autoblindo nemiche, fa un giorno di permessi speciali!

Non mi ricordo se le beccarono mentre erano in movimento o meno, strano che però riconobbero i mezzi ma non le bandiere che di certo piccole non erano.

Fattostà che come il mezzo civetta di Rommel era utile e prezioso per avvicinarsi alle line nemice, anche quei mezzi erano altrettanto utili ai nostri compiere manovre veloci sulle e dietro alle linee nemiche con gli stessi vantaggi del Moritz . Peccato che allora non lo capirono e/o che la vita degli alleati contasse così poco.

Modificato da Hicks
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Merita comunque una bella lettura in quanto sembra riportare proprio i pensieri di Rommel "nudi e crudi" e del suo aiutante Moser con note di redazione utili all'inserimento di questi nell'intero scenario/conflitto. Interessante anche i vari inserti in merito: le lettera a Young da parte di reduci e di P.C. Dominioni

 

Buona lettura

Confido nel tuo giudizio, Hicks.

Moser, se ben ricordo, era il suo attendente personale.

Importantissimo, poi, quanto scrive l'Ing. Paolo Caccia Dominioni, ex Comandante di mio nonno, nel battaglione del Genio dei "Guastatori d'Africa".

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beh ragazzi sto quasi alla fine, vi posso dire che la prima parte mi è stata pallosa perche avevo appena finito di leggere fanteria al attacco. Per il resto (da quel che dice frasser) Rommel gia nel 42 aveva capito che la guerra era perduta, rommel ammirava i fanti italiani ma non capiva gli ufficiali, e sopratutto durante la battaglia di el alamein non capiva se hitler e mussolini stavano sulla luna o sognavano.

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