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Stalingrado


Leviathan

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Hobo, però, sarebbe stato preferibile inquadrare la battaglia di Stalingrad all'interno della poderosa "Operazione Blu" (in tedesco: Fall Blau), lanciata da Hitler quale seconda offensiva estiva tedesca in Russia, limitata al solo settore meridionale dell'immenso fronte orientale, nell'estate del 1942. Gli obiettivi avrebbero dovuto essere: la distruzione del raggruppamento sovietico sul fiume Donec; la conquista del Donbass; la invasione del Kuban e del Caucaso; il raggiungimento del Don e del Volga; la "neutralizzazione" (strategica ed economica) dell'importante centro manifatturiero di Stalingrado.

In ogni caso, si tratta di un punto basilare nell'evoluzione delle sorti della Seconda Guerra mondiale !!!

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Hobo, però, sarebbe stato preferibile inquadrare la battaglia di Stalingrad all'interno della poderosa "Operazione Blu" (in tedesco: Fall Blau), lanciata da Hitler quale seconda offensiva estiva tedesca in Russia, limitata al solo settore meridionale dell'immenso fronte orientale, nell'estate del 1942. Gli obiettivi avrebbero dovuto essere: la distruzione del raggruppamento sovietico sul fiume Donec; la conquista del Donbass; la invasione del Kuban e del Caucaso; il raggiungimento del Don e del Volga; la "neutralizzazione" (strategica ed economica) dell'importante centro manifatturiero di Stalingrado.

In ogni caso, si tratta di un punto basilare nell'evoluzione delle sorti della Seconda Guerra mondiale !!!

 

A per me ci possiamo mettere tutto quello che vi pare, non so però se dopo è qualcosa di doppio.

 

 

Pochi giorni fa mi sono rivisto il nemico alle porte.

Ma è vero che i tedeschi giravano con i mezzi blindati che parlando in russo dicevano che stalin era il cattivo e che loro capivano le loro sofferenze?

 

Certo, in guerra questo ed altro. L'idea era buona. Di sicuro sarà venuta a qualche onestuomo dell' Esercito tedesco: un puro di cuore che evidentemente non era ancora al corrente delle atrocità che i nazisti compivano per sport sulle popolazioni "liberate dal giogo comunista" dietro le linee del fronte e che pensava ancora in buona fede che a qualche ragazzo russo stanco della guerra e dei comunisti potesse anche saltargli in mente di passare al nemico. Gli orrori di cui si macchiarono gli hitleriani in Russia furono uno dei motivi più importanti per cui i russi, anche i non comunisti, si coalizzarono tutti in un' enorme coalizione patriottica, disposta a qualsiasi sacrificio pur di sconfiggere l'invasore.

In ultima analisi, si dimostrò stupido e controproducente maltrattare, saccheggiare, uccidere e deportare milioni di russi caduti in mano tedesca: queste atrocità generarono nel popolo russo la volontà ferrea di combattere fino all'ultimo e di non cadere mai vivi in mani tedesche, così i russi "non chiedevano pietà, nè la concedevano".

Gli orrori hitleriani in Unione Sovietica fecero quindi in modo che il soldato tedesco si trovasse di fronte un russo risoluto a ad ucciderlo o ad essere ucciso.

Quindi l'idea di cercare di convincere qualche russo a disertare era inevitabilmente fallimentare.

(A questo non è che ci sono arrivato io: era l'opinione di molti alti ufficiali tedeschi, che a causa della crudeltà di pochi si ritrovavano giorno per giorno a che fare con un esercito nemico e con un popolo il cui fanatismo antifascista era proporzionale alle crudeltà delle SS).

 

“Signor colonnello, qual è la forza del suo reggimento?”

 

Il 18 febbraio 1942 il generale Model, 9° armata, gruppo di armate Centro, così si rivolge al tenente colonnello Kumm; la cui risposta è da brivido:

 

“Signor generale, il mio reggimento è radunato lì fuori in attesa di ordini”

 

Il giovane generale si affaccia alla finestra e guarda attraverso i vetri: sull’attenti con i piedi nella neve del cortile sono schierati trentacinque uomini.

Questo episodio, riferito da Paul Carell, serve a mettere meglio in luce a quale prezzo i tedeschi resistettero alla controffensiva sovietica scatenatasi il 6 dicembre 1941 davanti a Mosca e poi propagatasi velocemente a tutto il fronte orientale. I risultati di questa offensiva furono del tutto imprevisti, rappresentarono la base su cui poi si sviluppò l’affondo tedesco dell’estate 1942 e per poco non portarono l’Unione Sovietica (e il mondo) sull’orlo della catastrofe.

Modificato da Hobo
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“Lei ha pesato bene quel che intraprende attaccando la Russia?”

 

Il feldmaresciallo Von Rundstedt a Hitler. Febbraio 1941.

 

E’ la prima volta in questa guerra che prescrivo un movimento di ritirata comprendente una vasta zona del fronte. Mi aspetto che tale ritirata si effettui in maniera degna dell’esercito tedesco. Il sentimento di superiorità provato dalla nostra truppa nei confronti del nemico e la volontà fanatica di arrecargli tutto il danno possibile devono egualmente ispirare questa manovra di ripiegamento…”.

 

Adolf Hitler consente a Von Kluge di mettere in atto tutte le misure necessarie alla rettifica del fronte di Mosca, per ricongiungere il fianco destro della 4° armata con l’ala sinistra del 2° Gruppo corazzato di Schmidt (che ha sostituito Guderian).

Il Fuhrer sembra quasi volersi scusare con il soldato tedesco, quel “Landser da cui è lecito aspettarsi qualunque impresa”. Dicembre 1943.

 

 

Il 14 ottobre 1941 accadono due cose apparentemente insignificanti, ma che avranno ripercussioni enormi: un certo Georgij Kostantinovic Zukov viene nominato capo del fronte sovietico occidentale e scende la prima neve sul fronte orientale.

L’inverno è arrivato e Hitler non ha ancora sconfitto la Russia bolscevica; il sogno di quel “ ... Feldzug in Russland dinnanzi al quale il mondo avrebbe trattenuto il respiro” ed in cui le forze armate germaniche avrebbero sbaragliato le armate russe con un fulmineo blitz ad occidente del Dniepr si sta rivelando una costosa utopia.

<< Quando Mosca rimase fuori tiro e l’inverno scese sul fronte orientale con tutti i suoi rigori, fra le truppe tedesche si diffuse la paura. Con l’inverno cresceva il pericolo di un crollo spaventoso quanto quello che aveva sgretolato la Grande Armée di Napoleone.

Fu la decisione di Hitler – “nessun ripiegamento” – che scongiurò il panico in quell’ora tetra. Sembrò una manifestazione di ferreo coraggio, benché probabilmente fosse dovuta a pura e semplice cocciutaggine. Infatti egli la prese contro il parere dei suoi generali.

Ma il suo successo nel superare questa crisi fu, alla fine, la sua rovina. In primo luogo, lo indusse ad addentrarsi ancor più in territorio russo l’estate successiva, quella del 1942 ... >>.

 

Il generale inverno è arrivato. La Wehrmacht, per la prima volta nella guerra, si impantana e poi si arresta definitivamente, sprofondando in tre metri di neve, i cavalli vi affondano fino al ventre; rimanere all’aperto la notte significa morte certa, il gelo riempie le canne delle armi, i soldati devono frantumare con le pale la carne e la birra congelate, mentre il termometro oscilla tra i 15 ed i 50 sottozero.

La notte sul 6 dicembre 1941 Zukov scatena una poderosa controffensiva davanti a Mosca che poi si propaga a tutto il fronte orientale: i tedeschi sono a meno di un passo dal baratro. Tutto il settore centrale del fronte inizia ad oscillare pericolosamente e poi ad incurvarsi, sotto l’insopportabile pressione dell’artiglieria sovietica e delle ondate di T-34, stracarichi degli spietati fanti siberiani dagli occhi a mandorla, che prediligono il loro micidiale pugnale di corno di cervo al mitra. E’ una lotta tremenda; combattuta con la neve che arriva al petto, nel buio e nel gelo invernali.

La 4° armata di Kluge, che puntava su Mosca, si ritrova presto isolata. I russi sono riusciti a sfondare sui suoi fianchi. A sud, il 2° corpo corazzato di Guderian è bloccato dalla neve molto lontano, a Tula, mentre l’ala nord, il 4° Gruppo corazzato di Hoeppner, sta lottando per sopravvivere a cavallo dell’autostrada Minsk-Mosca, ritirandosi da Mozajsk-Volokolamsk verso Vyazma.

La 4° armata a questo punto si ritrova isolata in una posizione avanzata, con il pericolo di essere accerchiata. Kluge vede chiaramente la catastrofe ed avverte immediatamente il comando supremo del gruppo d’armate Centro della necessità di un ripiegamento generale sull’ Ugra, tra Kaluga e Vyazma, lungo una linea di difesa già in parte approntata. Questa ritirata strategica era appena iniziata, quando giunse l’ordine di Hitler, l’ haltenbefehl, la difesa ad oltranza. Ognuno deve restare e combattere dove si trova!

Nel settore meridionale Von Rundstedt, che aveva abbandonato Rostov sul Don ritirandosi in buon ordine con tutto l’equipaggiamento pesante a occidente del Mius viene destituito. Gli succede Reichenau, il quale arriva, studia la situazione e telegrafa ad Hitler che Rundstedt aveva fatto benissimo, ma Hitler è irremovibile. La 1° SS Leibstandarte Adolf Hitler rientra a Rostov e per poco, a causa di un disguido mai accertato, non ne esce più: oltre ai russi, la città e i suoi ponti saltano letteralmente sotto i piedi dei tedeschi: Rostov era stata completamente minata dai genieri della 17° armata in ritirata!

Hitler per poco non si fa venire un colpo apoplettico, tribunale di guerra per tutti, il sangue tedesco scorre a fiumi.

 

Nonostante tutto questo però, la pazzia dell’ haltenbefehl, decisa da Hitler contro il parere dei suoi generali, incredibilmente funzionò, anche se al prezzo di atroci sacrifici e perdite terribili tra i tedeschi.

La controffensiva russa rigettò i tedeschi indietro, impedendo la conquista di Mosca, ma contrariamente a quanto sperava Stalin e a quanto pensavano i generali di entrambi gli schieramenti, i russi non riuscirono a portare la Wehrmacht al collasso.

Nonostante le privazioni e le condizioni meteo proibitive, in sostanza << ... i tedeschi ne sono usciti vincitori, perché hanno resistito bene, perché il loro fronte non è crollato mai, perché il ripiegamento davanti alla capitale sovietica, di cui alcune pattuglie avanzate germaniche erano arrivate a scorgere le cupole del Cremlino, non è andato al di là mediamente di un centinaio di chilometri, che è una distanza irrisoria all’epoca delle automobili d degli aerei.

Non solo, ma i reparti accerchiati, come per esempio quelli della sacca di Demyansk, hanno potuto tener duro fino a primavera (grazie anche ai rifornimenti paracadutati da stormi di aerei della Luftwaffe, che non sarebbero più stati disponibili a Stalingrado) e poi sono stati liberati >>.

 

Ed è proprio questo che faranno i tedeschi. Si aggrapperanno con le unghie e con i denti ai nodi stradali e ferroviari russi, chiudendovisi “a riccio” come a Demyansk ed aspettando la primavera. La controffensiva russa dell’ inverno 1941/’42 si rivela un pericoloso colpo a vuoto. I sovietici si insinuano profondamente tra i capisaldi tedeschi, ma finiscono con il disperdersi nella steppa gelata dove non c’è nulla, non ci sono ripari contro il vento e dove non ci sono “appigli” degni d’importanza cui appoggiarsi e trincerarsi, di conseguenza, esaurita la loro spinta iniziale, devono ritirarsi per non allungare le loro linee di rifornimento.

Questa è la situazione del fronte orientale all’inizio della primavera 1942. Le linee hanno una conformazione che ricorda i fiordi norvegesi. In diversi punti i russi sono profondamente incuneati in profondità tra i tedeschi.

Le perdite tedesche sono state gravissime, due uomini su tre sono morti, feriti o congelati, l’equipaggiamento è in uno stato pietoso, la Luftwaffe si è rovinata nel rifornimento delle sacche tedesche accerchiate (e i suoi Ju-52 non saranno più disponibili a Stalingrado), ma il fronte sostanzialmente ha tenuto e questo grazie alla cocciutaggine spietata di Hitler, che ora si è convinto di essere assolutamente infallibile (nonostante abbia già capito, almeno stando a Jodl, che la guerra come l’intendeva lui è già perduta).

Stalin, a dispetto dei suoi generali, crede già che i tedeschi siano ormai in ginocchio ed ordina di pianificare un’offensiva di primavera: sarà l’errore più madornale da lui commesso da quando il Fuhrer dei nazisti l’ha sorpreso con le braghe calate domenica 22 giugno 1941.

 

"Una storia di uomini - La Seconda Guerra Mondiale". E. Biagi; Vol III. 1980-1986.

"The other side of the hill - Storia di una sconfitta". Liddell Hart; 1979.

Modificato da Hobo
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