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Le Forze Disarmate Italiane


wingrove

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L'armata dimenticata. Che continua a marciare e sparare, ma da anni non riceve più direttive dal governo e non sa se al Parlamento e al popolo importi il suo destino. Intanto le scorte diminuiscono e gli impegni aumentano, mentre i generali rimasti senza interlocutori decidono da soli come organizzarsi. Non è un racconto fantastico di Dino Buzzati, ma la realtà italiana: le forze armate mandate a combattere in Afghanistan, a pacificare la frontiera libanese, a presidiare le tregue balcaniche, a raccogliere la spazzatura campana, a pattugliare le città e spalare la neve, senza che nessuno si chieda cosa devono realmente fare i militari....

 

Un'armata senza indicazioni politiche - l'ultimo libro bianco sulla Difesa è stato concepito prima dell'11 settembre 2001 - che va avanti nel disinteresse delle Camere e dell'opinione pubblica, salvo animare feroci polemiche quando i caduti in missione finiscono sulle prime pagine. E in questa disattenzione gli stati maggiori si sono abituati a tacere, conquistando però grande autonomia nelle scelte operative. Oggi però è difficile che si possa proseguire lungo questa rotta: i costi e gli impegni rischiano di fare andare in crisi quello che resta della nostra Difesa. L'unica strada è riformarla e rivedere ambizioni, numeri, capacità: il tutto aprendo il dibattito nel Paese e non lasciando che il futuro di un settore così delicato delle istituzioni resti chiuso in pochi circoli tecnici.

 

'L'espresso' è in grado di anticipare le linee guida di un documento unico, elaborato per animare la discussione sul futuro delle forze armate: un dossier completo, senza reticenze né tabù, sulla situazione attuale, sui problemi e sulle ipotesi per modernizzare l'organizzazione militare. È stato realizzato dalla Fondazione Icsa, il primo think tank italiano sui temi della sicurezza che ha radunato gli esperti più qualificati tra ufficiali, prefetti, ambasciatori e professori. Una realtà bipartisan che ha come presidente onorario Francesco Cossiga e come presidente Marco Minniti, deputato pd, ex sottosegretario a Palazzo Chigi con D'Alema e viceministro degli Interni con Prodi. La segreteria operativa è affidata al generale Leonardo Tricarico, ex numero uno dell'Aeronautica, responsabile delle operazioni aeree sul Kosovo con il governo D'Alema e poi consigliere militare del premier Berlusconi. Il documento è stato curato da Andrea Nativi, analista e direttore di Rivista Italiana Difesa, e sottoposto al consiglio scientifico della Fondazione, che comprende sei ex comandanti generali. A dispetto della parata di alti gradi, il dossier non ha niente di burocratico, né di retorico: è diretto, quasi spietato, nel sottolineare tutti i problemi. Come aveva promesso Minniti nel presentare la Fondazione: "Saremo scomodi".

 

I NUMERI Oggi le forze armate schierano 188 mila uomini e donne, più i carabinieri: oltrefrontiera ne abbiamo mandati circa 8.500, ma si può arrivare fino a un massimo di 12 mila. L'esercito ha 111 mila militari ma può contare solo su 11 brigate operative e un numero ancora più esiguo di reggimenti per le spedizioni a rischio. Contrariamente agli altri paesi, noi preferiamo usare in missione più soldati che mezzi. Così i 200 carri armati pesanti Ariete, i cingolati da combattimento Dardo, i semoventi d'artiglieria restano sempre più spesso in patria. La Marina, che ha 33.600 persone, in genere impegna 4-5 navi lontano dai nostri mari. L'Aeronautica, con 43.500 militari, invece deve garantire i collegamenti per l'Afghanistan, mentre di tutte le squadriglie di caccia e bombardieri solo 4 jet Amx sono all'estero, limitandosì però alla ricognizione.

 

I COSTI I bilanci della Difesa sono complessi. Includono, tra l'altro, i fondi per i carabinieri, che per l'80 per cento si occupano di sicurezza interna: 5,6 miliardi di euro. Questo fa sì che dei 20 miliardi stanziati nel 2010 solo 14 vadano all'attività delle forze armate. E, come sottolinea il dossier, vengono spesi maluccio: il 65 per cento finisce in stipendi, il 12 serve per far funzionare l'armata, il 22 si usa per comprare e progettare nuovi sistemi. Una proporzione ideale vorrebbe che solo metà delle risorse finisse nelle buste paga, un quinto per far marciare i reparti e il 30 per cento in materiali. In realtà, sono disponibili anche finanziamenti extra. Circa un miliardo lo tira fuori il ministero dello Sviluppo industriale per comprare fregate, jet ed elicotteri sofisticati. Un altro miliardo e mezzo viene dagli stanziamenti per le missioni. Eppure i conti non tornano. Secondo le valutazioni del governo, la Difesa avrebbe bisogno di 20,5 miliardi; invece lo stato maggiore limita la stima a 17,5 miliardi. Rispetto ai soldi in cassa, mancano comunque 3,2 miliardi. Il rapporto Icsa non lascia illusioni: inutile reclamare altre risorse, bisogna rivedere le nostre ambizioni e pensare a un'armata più piccola e con meno sogni di gloria.

Modificato da wingrove
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Ora non esageriamo!Disarmate! :rotfl:

C'è da dire che dovremmo ridimensionare l'esercito perchè non è possibile avere un esercito grande se poi ci vorrebbero 20 miliardi e ne sono stanziati 17.

L'unica cosa da fare è interrogarsi se all'italia serve un grande esercito e quindi riempire i 3 miliardi di differenza o dire che per ora non è necessario e quindi ridimensionare l'esercito e togliere i 3 miliardi di troppo.

P.s. ho detto esercito ma intendevo aeronautica, marina, esercito, carabinieri.

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L'unica cosa da fare è interrogarsi se all'italia serve un grande esercito

no. la domanda è: cosa vuole fare l'Italia nel mondo?

se l'Italia vuole avere un ruolo di primo piano, allora, per forza di cose dovrà avere un esercito "grande"... se si accontenta di avere un ruolo marginale o nullo, allora può anche abolirlo l'esercito.

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L'armata dimenticata. Che continua a marciare e sparare, ma da anni non riceve più direttive dal governo e non sa se al Parlamento e al popolo importi il suo destino. Intanto le scorte diminuiscono e gli impegni aumentano, mentre i generali rimasti senza interlocutori decidono da soli come organizzarsi. Non è un racconto fantastico di Dino Buzzati, ma la realtà italiana: le forze armate mandate a combattere in Afghanistan, ......................

 

I NUMERI Oggi le forze armate schierano 188 mila uomini e donne, più i carabinieri: oltrefrontiera ne abbiamo mandati circa 8.500, ma si può arrivare fino a un massimo di 12 mila............................

 

I COSTI I bilanci della Difesa sono complessi. .............dei 20 miliardi stanziati nel 2010 solo 14 vadano all'attività delle forze armate. E, come sottolinea il dossier, vengono spesi maluccio: il 65 per cento finisce in stipendi, il 12 serve per far funzionare l'armata, il 22 si usa per comprare e progettare nuovi sistemi. Una proporzione ideale vorrebbe che solo metà delle risorse finisse nelle buste paga, un quinto per far marciare i reparti e il 30 per cento in materiali. In realtà, sono disponibili anche finanziamenti extra...............La Difesa avrebbe bisogno di 20,5 miliardi; invece lo stato maggiore limita la stima a 17,5 miliardi. Rispetto ai soldi in cassa, mancano comunque 3,2 miliardi. Il rapporto Icsa non lascia illusioni: inutile reclamare altre risorse, bisogna rivedere le nostre ambizioni e pensare a un'armata più piccola e con meno sogni di gloria.

 

Con tutto il rispetto, non mi sembra che sia questa rappresentazione de L'Espresso la realtà oggettiva delle nostre Forse Armate. D'altro canto la professionalità e modernità delle nostre forze armate ci viene riconosciuta da tutto il mondo. C'è di più: i nostri soldati vengono subito riconosciuti dalle popolazioni straniere (in particolare in Afghanistan) per l'umanità tipica italiana. I nostri soldati (esercito, aeronautica, marina e carabinieri) sono presenti da 8 anni in Afghanistan e si sono sempre distinti per professionalità, spirito di sacrificio e alto senso del dovere. Stanno rendendo un buon servizio sia alle popolazioni Afghane che al loro Paese (l'Italia). L'articolo del giornalista dell'Espresso pertanto non mi sembra oggettivo.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, è evidente che sono sempre poche!

Inoltre, mi sembra pretestuoso dire che una ripartizione ideale delle stesse dovrebbe prevedere un 50% per stipendi (contro il 65% rilevato nelle nostre forze armate), il 20% per far funzionare i reparti (contro il 12% riscontrato) e il 30% per l'equipaggiamento (contro il 22%)!!... Si sa che la perfezione non esiste!

Ma da qui ad esprimere giudizi negativi sul livello qualitativo e di professionalità delle nostre forze armate e sulle capacità organizzative dei nostri Generali e sulle scelte dei nostri politici.....mi sembra che ne corra!

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scusa max, ma come non si fa ad essere negativi quando la nostra classe politica non sa che pigliare in tema di difesa?

 

Che senso ha comprare mezzi e non usarli?

 

Ci sono molte discussioni in questo forum dove si parla delle nostre forze armate, a chi le vuole come quelli canadesi olandase o australiani o chi le vuole come gli usa o uk.

 

Tocca che i nostri politici decidano cosa vogliono fare da grandi, con un piccolo problema, gia siamo grandi.

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L'armata dimenticata. Che continua a marciare e sparare, ma da anni non riceve più direttive dal governo e non sa se al Parlamento e al popolo importi il suo destino.

 

A proposito di presunta "indifferenza" verso le nostre Forze armate presenti in Afghanistan, so per certo che il Sottosegretario di Stato, On. Guido Crosetto e altri rappresentanti del Governo, si recano frequentemente presso le forze armate lì presenti e trascorre molte ore a diretto contatto con i comandanti e con i soldati per ascoltare le loro testimonianze, esigenze e per sostenerli.

Il 20 aprile scorso, dopo 6 mesi di operatività la Brigata "Sassari" ha lasciato il comando alla Brigata Alpini "Taurinense" al comando del generale Claudio Berto.

 

http://www.difesa.it/SMD/

 

http://www.difesa.it/Templates/Structured/ImagesViewer.aspx?ContentTypeID=3&ContentID=6838

 

 

Molto significativa anche l'intervista fatta circa un anno fa da Riccardo Romano, giornalista di SKY 24, al Generale Marco Bertolini, Capo di Stato Maggiore della missione Nato in Afghanistan: emerge chiaramente tutto il significato umanitario e di sicurezza della missione, di aiuto alle popolazioni civili e di assistenza al neo governo afghano, ma anche la consapevolezza da parte dei nostri militari sugli obiettivi della missione Nato, una missione multinazionale e interforze:

 

http://www.youtube.com/watch?hl=it&v=qS7K3BaIaOM

Modificato da maxweber
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scusa max, ma come non si fa ad essere negativi quando la nostra classe politica non sa che pigliare in tema di difesa?

 

Che senso ha comprare mezzi e non usarli? .......................................

 

Tocca che i nostri politici decidano cosa vogliono fare da grandi, con un piccolo problema, gia siamo grandi.

 

Si, capisco Chaffee79, ma il problema non è se usare oppure no i mezzi di cui le nostre Forze armate dispongono! Intanto non si può restare indietro agli altri Grandi e quindi bisogna sempre stare al passo con le altre forze Nato sul piano tecnologico, della competenza professionale e specialistica. E l'Italia lo è senz'altro. Ha uomini, mezzi e organizzazione militare di altissimo livello. Non vanno dimenticate le Scuole di specializzazione di cui noi disponiamo e la formazione continua che oggi viene praticata all'interno delle nostre Forze armate (che sono diventate professionali, avendo rinunciato alla leva obbligatoria).

 

Quanto alla nostra industria bellica, l'Italia è in grado di produrre tutte le armi sofisticatissime oggi a disposizione dei grandi Paesi (aerei, navi, missili, carri, elicotteri, ecc.ecc.); naturalmente questo non vuol dire che le deve usare...sul campo.....Le usa in missioni di pace..... nel rispetto dei Trattati internazionali di cui fa parte e dell'art. 11 della Costituzione........di cui si è già ampiamente discusso in altra discussione di questo forum.

 

L'industria bellica peraltro è una componente non trascurabile della nostra economia: le nostre imprese cioènon producono solo "burro", ma anche "cannoni" (per le proprie Forze armate e per altri Paesi accreditati) e ciò non può essere trascurato per i profili di crescita della nostra economia. E' lavoro di altissima competenza e specializzazione: ingegneri, meccanici, informatici, fisici, matematici, ecc. ecc.

 

Mi rendo conto che la discussione è complessa, ma permettimi di fermarmi qui.

 

.

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Intanto non si può restare indietro agli altri Grandi e quindi bisogna sempre stare al passo con le altre forze Nato sul piano tecnologico, della competenza professionale e specialistica. E l'Italia lo è senz'altro.

e questo non è vero. in Italia mancano i soldi e la volontà politica di passare da una forza armata di "figurine" ad una di "fatti". i due fattori sono strettamente collegati e si ritorna alla domanda originaria: cosa vuole fare e/o essere l'Italia?

quando si troverà una risposta a questo quesito, allora le cose fileranno meglio, ma fino a quel momento avremo sempre una situazione disfunzionale (un paese che vuole la botte piena e la moglie ubriaca) con kit soldato futuro e mezzi senza i cablaggi necessari, con navi futuristiche come i Doria e con l'impossibilità di fare un addestramento adeguato, con una liena da combattimento aereo basata, addirittura, su due modelli e che non ha alcun assetto "logisitco" in grado di supportarli al meglio.

 

 

L'industria bellica peraltro è una componente non trascurabile della nostra economia: le nostre imprese cioènon producono solo "burro", ma anche "cannoni" (per le proprie Forze armate e per altri Paesi accreditati) e ciò non può essere trascurato per i profili di crescita della nostra economia. E' lavoro di altissima competenza e specializzazione: ingegneri, meccanici, informatici, fisici, matematici, ecc. ecc.

indubbiamente, ma non è un fattore che possa influenzare il bilancio delle nostre FF.AA.

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L'articolo postato è stato redatto da Gianluca di Feo, giornalista de L' Espresso, e riportato dal sito NSD (News Sicurezza e Difesa)

Il mio intento non è certo quello di discriminare le forze armate max, l'articolo l'ho inserito a puro titolo informativo. Per mettere in evidenza ciò che si scrive e che si pensa e che probabilmente succede nei reparti dediti alla nostra sicurezza.

Ciò che più mi da fastidio è, invece, l'alone di disinformazione e pregiudizio che aleggia attorno a tali forze. Gli appelli (insensati e pleonastici) all'articolo 11, i commenti verso il ministro dell' "attacco" La Russa, le maldicenze verso i connazionali in uniforme, sentir definire persone che intraprendono questa carriera come sfigate o senza alcuna prospettiva futura, che hanno scelto le FF.AA. come attività di ripiego perchè hanno fallito nella vita di tutti i giorni. Queste sono le cose che mi urtano, in primis perchè infondate. Solo qui dentro e in pochi altri luoghi si è certi che un buon ufficiale, sottufficiale o chicchessia non ha nulla da invidiare ad un brillante manager aziendale il quale molto probabilmente dovrebbe prendere lezioni dal primo.

Dei concetti salienti che ho evidenziato nel testo il più amaro si rivela essere il disinteresse delle Camere e dell'opinione pubblica. Ovviamente è più importante sapere che è in vendita un gelato per cani piuttosto ricevere notizie dal "fronte" italiano. Per l'italiano medio le forze armate sono come la peste: da evitare a tutti i costi. Tranne che il 2 Giugno, ovviamente.

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...... la domanda è: cosa vuole fare l'Italia nel mondo?

se l'Italia vuole avere un ruolo di primo piano, allora, per forza di cose dovrà avere un esercito "grande"... .

 

Caro Vorthex, è giusto quello che tu dici, ma la questione è che le scelte di politica militare del nostro Paese ,...per quanto ambiziose o limitate..., devono fare i conti con il ruolo che il nostro Paese ha nella geopolitica mondiale. E poichè il nostro Paese è ........settima, ottava, nona.... potenza mondiale........non potrà mai assumere la leaderschip in campo militare; quella ce l'hanno gli americani, i russi, la germania, francia, inghilterra, ecc. ecc.....................e il nostro ruolo sarà sempre di... leale alleato ....all'interno di trattati internazionali.............Così, dovremo continuare a prestare le nostre basi agli armamenti degli alleati, ad addestrare i nostri uomini all'uso dei sofisticati armamenti degli USA, ecc. Di più è difficile poter pensare.......e questo, a prescindere dalle scelte di politica militare fatte dal Governo.

Inoltre, da non dimenticare che abbiamo più di 1.756 miliardi di euro di debito pubblico (pari al 117% del nostro Pil).......e quello sì che influenza il bilancio delle nostre Forze Armate, e non solo.

Comunque, sul piano degli auspici posso essere d'accordo con te, mentre su di un piano più realistico dobbiamo prendere atto che si fa quel che si può. Siamo un Paese dalle grandi capacità e potenzialità, ma dalle non enormi risorse finanziarie.

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un momento... io non ho detto che l'Italia debba diventare la prima potenza mondiale. ho detto che ci deve essere coerenza tra il ruolo a cui aspira ed i mezzi necessari per attuarlo.

la domanda di prima, in realtà, una risposta la ha già ed è: l'Italia vuole contare qualcosa nel mondo.

tuttavia, a questo "dire" non è seguito un "fare" coerente, ma è seguito un "fare" davvero comico con l'acquisto di assetti di elite (quanti paesi hanno sviluppato in loco corazzati, elicotteri e navi? contateli... vi basterà una mano) i quali non si riescono a supportare (vuoi per mancata allocazione di fondi, vuoi per mancanza di volontà politica), con la conseguenza di avere un esercito, una marina ed un aeronautica di "figurine".

 

il tuo ragionamento (che condivido pienamente, sia ben chiaro), dunque, fila alla perfezione, ma solo in via teoria, perchè l'Italia non fa "quel che si può per essere un buon alleato", ma strafa, facendo il passo più lungo della gamba, creando una situazione come è quella odierna con un allocazione di fondi che è davvero misera, rispetto all'onere da supportare.

 

bene sarebbe se il nostro governo guardasse in faccia la realtà, adeguandosi di conseguenza, senza sognare di riempire un inutile album di figurine, come tu hai giustamente esperesso.

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Salve, avrei una domanda, forse non è del tutto in-topic ma non saprei dove altro postarla, pero' mi piacerebbe sapere cosa pensano gli esperti del fattore tempo, voglio dire: partendo dalla situazione nostra attuale, ipotizzando che si rendesse necessario un rapido e sostanziale incremento dell'operatività delle nostre forze armate, almeno fino a un livello analogo a quello attuale del'UK (mi rendo conto che le nostre necessità sarebbero diverse, è solo un esempio per tentare di quantificare), fermo restando che la situazione diplomatica generale non vada a subire grossi cambiamenti (o quantomeno che gli alleati di oggi siano anche gli alleati di domani), ponendo inoltre che vi fosse la volontà politica di fare quanto possibile per venire incontro alle necessità espresse dalle forze armate, materialmente quanto tempo occorrerebbe (+ o -) per raggiungere questo obiettivo? Ad avere parecchia fretta quanto sarebbe il tempo minimo necessario ipotizzabile (sempre + o -)? Soldi a parte potremmo incontrare difficoltà insormontabili?

 

Grazie a tutti

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Salve, avrei una domanda, forse non è del tutto in-topic ma non saprei dove altro postarla, pero' mi piacerebbe sapere cosa pensano gli esperti del fattore tempo, voglio dire: partendo dalla situazione nostra attuale, ipotizzando che si rendesse necessario un rapido e sostanziale incremento dell'operatività delle nostre forze armate, almeno fino a un livello analogo a quello attuale del'UK (mi rendo conto che le nostre necessità sarebbero diverse, è solo un esempio per tentare di quantificare), fermo restando che la situazione diplomatica generale non vada a subire grossi cambiamenti (o quantomeno che gli alleati di oggi siano anche gli alleati di domani), ponendo inoltre che vi fosse la volontà politica di fare quanto possibile per venire incontro alle necessità espresse dalle forze armate, materialmente quanto tempo occorrerebbe (+ o -) per raggiungere questo obiettivo? Ad avere parecchia fretta quanto sarebbe il tempo minimo necessario ipotizzabile (sempre + o -)? Soldi a parte potremmo incontrare difficoltà insormontabili?

 

Grazie a tutti

 

 

 

Con 500 miliardi di euro ( gestiti bene ) si potrebbe raggiungere un livello simile a quello attuale degli UK in circa una decina di anni.

 

Il punto è... per fare cosa ?

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L'articolo postato è stato redatto da Gianluca di Feo, giornalista de L' Espresso, e riportato dal sito NSD (News Sicurezza e Difesa)

...........Ciò che più mi da fastidio è, invece, l'alone di disinformazione e pregiudizio che aleggia attorno a tali forze. ........le maldicenze verso i connazionali in uniforme, sentir definire......... che hanno scelto le FF.AA. come attività di ripiego perchè hanno fallito nella vita di tutti i giorni. Queste sono le cose che mi urtano, in primis perchè infondate................

 

Caro Wingrove, quello che tu dici mi vede perfettamente d'accordo: stiamo dicendo la medesima cosa. Credo che siano pochi quelli che pensano che la carriera nelle forze armate (esercito, aeronautica, marina, carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato) sia una carriera di ripiego e di poco conto. E se ci sono, si tratta di persone disinformate o superficiali.

La realtà, come giustamente tu dici e che mi trova pienamente concorde, è che le Forze Armate richiedono ormai persone sceltissime, con un buon livello di scolarità e con ottime attitudini spico-fisiche, dal momento che sis tratta di persone che devono occuparsi ed affrontare problematiche e situazioni le più complesse ed interdisciplinari, che richiedono doti elevate e competenze a volte anche sofisticatissime. Solo questo li aiuterà nel momento in cui dovranno prendere le decisioni in situazioni difficili e di pericolo. Naturalmente questo discorso vale sia per il semplice soldato, aviere, marinaio, carabiniere, finanziere, poliziotto, sia per tutti gli altri gradi e responsabilità.

D'altro canto, oggi l'accesso alle Forze Armate avviene mediante bandi di concorso nei quali si richiedono ai giovani ottime conoscenze scolastiche di base; poi, le Accademie militari e le Scuole di Specializzazione ne completano la formazione, con il conseguimento di lauree e specializzazioni nelle discipline le più variegate (ingegneria, giurisprudenza, commissiariato, veri e propri manager, ecc.).

Hai ragione, c'è poca informazione tra i civili sul mondo delle Forze armate e forse si dovrebbe chiedere di più in tal senso a chi si occupa di informazione.

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un momento... io non ho detto che l'Italia debba diventare la prima potenza mondiale. ho detto che ci deve essere coerenza tra il ruolo a cui aspira ed i mezzi necessari per attuarlo.

...............il tuo ragionamento (che condivido pienamente, ........ fila alla perfezione, ma solo in via teoria, perchè l'Italia non fa "quel che si può per essere un buon alleato", ma strafa, facendo il passo più lungo della gamba, .......... con un allocazione di fondi che è davvero misera, rispetto all'onere da supportare............

 

Caro Vorthex, ho compreso perfettamente che entrambi vorremmo che il Governo e l'Italia assumesse un maggiore impegno verso le Forze armate (impegno sia finanziario sia di partecipazione emotiva e di condivisione delle importantii e impegnative missioni intraprese all'estero, in linea con il ruolo di un grande Paese).

Lo auspico e lo spero. Naturalmente la crisi economica che ha investito tutti i Paesi (USA compresi) finisce per condizionare qualsivoglia volontà politica.

Tuttavia, credo sia importante che i mezzi di informazione (e chi ha responsabilità istituzionali) facciano comprendere meglio alla popolazione l'importanza delle missioni di pace e di sicurezza internazionale che la Nato ha affidato all'Italia. E se le nostre Forze Armate non avessero le competenze e le dotazioni di mezzi necessari, non credo proprio che la Nato ci avrebbe affidato compiti di così alta responsabilità in rappresentanza dell'intero Organismo internazionale.

Comunque, concordo con quanto tu dici.

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Con 500 miliardi di euro ( gestiti bene ) si potrebbe raggiungere un livello simile a quello attuale degli UK in circa una decina di anni.

 

Il punto è... per fare cosa ?

 

grazie x la risposta, quanto al perchè farlo ... non vorrei mettermi a fare ipotesi + o - campate in aria, rischierei di dire castronerie, la mia domanda nasceva dalla curiosità di sapere quale sarebbe "l'entità del problema" di fronte ad eventuali emergenze oggi non prevedibili; pero' ad esempio penso non sia cosi pazzesco immaginare che un domani gli USA potrebbero anche voler ridurre la loro esposizione materiale ed economica in termini di apparato militare dislocato in giro per il mondo, in quel caso per vari paesi abituati a trovarsi sotto l'ombrello USA (come penso possa essere il caso dell'europa occidentale nel suo insieme) si tratterebbe non tanto di "diventare grandi potenze", quanto di arrangiarsi oppure ritrovarsi a dover subire gli eventi, quali che siano. Tanto per dire: come ci saremmo ritrovati noi se all'epoca della guerra nella ex-Yugoslavia gli americani avessero deciso di NON farsi coinvolgere?

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grazie x la risposta, quanto al perchè farlo ... non vorrei mettermi a fare ipotesi + o - campate in aria, rischierei di dire castronerie, la mia domanda nasceva dalla curiosità di sapere quale sarebbe "l'entità del problema" di fronte ad eventuali emergenze oggi non prevedibili; pero' ad esempio penso non sia cosi pazzesco immaginare che un domani gli USA potrebbero anche voler ridurre la loro esposizione materiale ed economica in termini di apparato militare dislocato in giro per il mondo, in quel caso per vari paesi abituati a trovarsi sotto l'ombrello USA (come penso possa essere il caso dell'europa occidentale nel suo insieme) si tratterebbe non tanto di "diventare grandi potenze", quanto di arrangiarsi oppure ritrovarsi a dover subire gli eventi, quali che siano. Tanto per dire: come ci saremmo ritrovati noi se all'epoca della guerra nella ex-Yugoslavia gli americani avessero deciso di NON farsi coinvolgere?

 

 

In quel caso penso che ci convenga spingere politicamente per l' esercito comune europeo, che bene o male ci costerà quanto ci costa l' attuale assetto.

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un domani gli USA potrebbero anche voler ridurre la loro esposizione materiale ed economica in termini di apparato militare dislocato in giro per il mondo, in quel caso per vari paesi abituati a trovarsi sotto l'ombrello USA (come penso possa essere il caso dell'europa occidentale nel suo insieme) si tratterebbe non tanto di "diventare grandi potenze", quanto di arrangiarsi oppure ritrovarsi a dover subire gli eventi, quali che siano.

 

non vedo l'ora che arrivi quel momento, così finalmente (si spera) i nostri politici si daranno una svegliata.

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ma perchè al posto di chiederci se è meglio avere un'esercito grande o meno perchè non ci poniamo delle domande su come migliorare le forze armate cercando di tagliare tutti gli sprechi possibili e immaginabili e le cose inutili che potrebbero esserci?

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Si è infatti parlato di privatizzazione delle Forze Armate (almeno dell'esercito) ossia mettere a capo un'azienda privata incaricata di gestire i finanziamenti giunti dal ministero e soprattutto controllare e catalogare le merci in magazzino, il loro effettivo uso, il reale bisogno che ne ha la FF.AA.

In tal modo si potrebbe avere un bilancio accurato e pubblicato. Se ci sono buchi si saprebbe con certezza da cosa sono derivati. Invece qui pare che vengono eprsi i mld senza neanche sapere il perchè.

Ovviamente il senso è stato volutamente travisato facendo passare il messaggio all'opinione pubblica quale: "forze armate comandate da una società privata"...quasi dei mercenari insomma....e qui ci si ricollega alla disinformazione.

Modificato da wingrove
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Si è infatti parlato di privatizzazione delle Forze Armate (almeno dell'esercito) ossia mettere a capo un'azienda privata incaricata di gestire i finanziamenti giunti dal ministero e soprattutto controllare e catalogare le merci in magazzino, il loro effettivo uso, il reale bisogno che ne ha la FF.AA.

In tal modo si potrebbe avere un bilancio accurato e pubblicato. Se ci sono buchi si saprebbe con certezza da cosa sono derivati. Invece qui pare che vengono eprsi i mld senza neanche sapere il perchè.

Ovviamente il senso è stato volutamente travisato facendo passare il messaggio all'opinione pubblica quale: "forze armate comandate da una società privata"...quasi dei mercenari insomma....e qui ci si ricollega alla disinformazione.

 

Come mai hanno preso posizione, a ripetizione, i politici ma non le forze armate su questa cosa che dopotutto le riguarda direttamente? Sono io che sono disinformato, sono i media che stranamente latitano oppure effettivamente c'e' stato silenzio o quasi?

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  • 3 settimane dopo...

L'Italia dovrebbe seguire la sua vocazione di nazione pacifica che commercia con tutti e non fa la guerra a nessuno se non per autodifesa: rifutare l'invio di truppe al di fuori dei nostri confini e assumere di fatto uno status neutrale pur rimanendo nella NATO per comodità e per evitare pericolose ritorsioni USA ma appellandoci alla natura difensiva della NATO e alle difficoltà economiche come scusa per non partecipare alle missioni internazionali.

Una volta stabilito che le nostre forze armate sono solo per autodifesa, sarà possibile razionalizzarle per questo compito facendo buon uso delle limitate risorse finanziarie disponibili.

Attualmente siamo una nazione che ha difficoltà a pagare gli straordinari al personale di marina o a procurare mezzi adeguati alle 3 armi ma che spende miliardi di euro per missioni in giro per il mondo che non hanno nessun legame con i nostri interessi nazionali di nazione pacifica e mercantile ma molto con quelli imperiali statunitensi. Facciamo l'errore di sopravvalutare le nostre risorse nazionali come fece il Fascismo con l'aggravante che mentre i fascisti avevano ambizioni imperiali proprie, l'Italia repubblicana di oggi ha solo l'obiettivo di contribuire alle ambizioni imperiali altrui e di ottenere lo status di "cane preferito" in competizione con gli altri cagnolini (NATO e non) "alleati" degli USA.

 

Dovremmo copiare i giapponesi: anche loro hanno perso la Seconda Guerra Mondiale, anche loro sono occupati dalle forze americane, anche loro sono vassalli degli USA ma tuttavia non partecipano quasi per nulla a missioni all'estero (con il vantaggio di non crearsi nemici, eccetto quegli imbecilli di nord-coreani) ed avendo focalizzato le loro forze armate esclusivamente sull'autodifesa hanno delle eccellenti forze difensive (è vero che hanno più soldi di noi) senza sprecare soldi per avventure militari inutili o addirittura controproducenti per i loro interessi di nazione mercantile.

 

I Jap hanno perso la voglia di fare le guerre e sono diventati pacifisti ma non disarmati; sarebbe saggio che seguissimo il loro esempio.

Modificato da AIP
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I giapponesi per non partecipare a missioni internazionali hanno dovuto sopportare di tutto, si ritrovano statunitensi anche sotto gli zerbini, hanno dovuto comprare solo ed esclusivamente statunitense e farlo diventare il loro partner commerciale preferito.

 

rifutare l'invio di truppe al di fuori dei nostri confini e assumere di fatto uno status neutrale pur rimanendo nella NATO per comodità e per evitare pericolose ritorsioni USA.

 

Non è la NATO a farti il piacere di entrare nelle sue fila bensì il contrario. O sei dentro o sei fuori. Se sei fuori devi vedertela da solo, se dentro devi sottostare alle decisioni dell'alleanza (essendo l'Italia uno dei paesi fondatori credo che l'abbia voluta fortemente questa organizzazione).

 

ma appellandoci alla natura difensiva della NATO e alle difficoltà economiche come scusa per non partecipare alle missioni internazionali

 

Se sei furbo non significa che gli altri siano necessariamente stupidi.

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