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L'aggressione indonesiana alla Nuova Guinea


Valerio Viaggi

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Copio e incollo da http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=31302

 

Non sapevo nulla di questa storia, mi sono brevemente documentatato, e, purtroppo, è vera. Lascio la parola all'autore del topic:

 

Tutti preoccupati e informati per Cecenia, Tibet e Turkestan cinese, ma perché nessuno parla mai del dramma della Nuova Guinea invasa dall'Indonesia nel 1962? Colonia olandese dalla fine del Settecento, la parte occidentale della grande isola fu preparata all'indipendenza da Amsterdam per il 1° Dicembre 1961, ma Giacarta, spalleggiata dall'URSS e grazie all'appeasement dell'Amministrazione Kennedy, invase il territorio, i cui abitanti, per nulla intenzionati a farsi islamizzare (sono in massima parte dediti ai culti naturali e il maiale è la base della loro alimentazione), hanno subito violenze e soprusi di ogni genere. Si stima che oltre centomila di loro siano stati massacrati dagli scherani di Giacarta.

 

Perché nessuno ne parla? Non sono cristiani, sono oppressi da musulmani, in qualche caso praticano ancora il cannibalismo, ma hanno diritto alla loro terra e alle loro tradizioni. Perché nessuno ne parla e si mobilita per questo popolo aggredito? Abbiamo paura di non essere abbastanza politicamente corretti?

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tutto vero, diciamo che l'Indonesia è un produttore di petrolio ed è la più popolosa nazione islamica... due caratteristiche che, per diverse ragioni, la rendono immune da qualsivoglia critica in Occidente.

 

L'indonesia negli stessui anni cercò di invadere anche il Brunei e il Sarawak (borneo malese), ma venne respinta con gravi persite dai locali supportati dall'SAS britannico

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Della crisi malese prima e della konfrontasi poi non si parla quasi per niente, eppure sono importanti a livello storico e, soprattutto, militare visto l'estensivo impiego di forze speciali, il SAS e, soprattutto, il SASR, ma anche di bombardieri come i vulcan, i victor e i canberra o caccia come il Lightining e gli Hunter.

 

Anche gli stessi americani avrebbero dovuto imparare molto dalle esperienze Britanniche e Australiane, che tra l'altro impiegarono quelle stesse unità subito dopo in Vietnam, per gestire il conflitto in indocina.

 

A riguardo ho letto "The genesis of konfrontasi : Malaysia, Brunei and Indonesia, 1945-1965" di poulgrain, non so se sia disponibile in italia nè se ne sia stata mai fatta una traduzione.

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Tutto questo non c'entra granchè con la Nuova Guinea, in fondo il Confronto nel Borneo fu solo un episodio della guerra fredda, la longa manus dell'URSS che aggrediva per procura un alleato dell'Occidente, la Malaysia, Paese che oggi, francamente, non è molto presentabile per via della sua esasperata islamizzazione esattamente quanto non lo è più l'Indonesia.

 

Il problema secondo me è un altro: non si parla della situazione in Nuova Guinea perché non è figo, se mi è concesso il termine: i papuasi, dopo tutto, non sono cristiani, e, peggio ancora, si sono sempre dimostrati piuttosto refrattari a ogni tentativo di conversione (apprezzavano i missionari solo dal punto di vista culinario, pare), insistono a praticare le loro religioni tradizionali (il termine "animista", se mi permettete, puzza di razzismo, anni fa un indio dell'Amazzonia chiese senza tanti giri di parole che differenza ci fosse fra adorare un albero e un cadavere appeso al patibolo, e la sua domanda cadde nel vuoto), hanno usanze e costumanze quanto meno insolite ed inquietanti (l'incesto non è tabù nella maggior parte delle popolazioni della Nuova Guinea, ma, come fa notare Jared Diamond, ci sono meno rapporti tra consanguinei nelle tribù papua della Nuova Guinea che nelle società occidentali, con l'improtante differenza che qui si tratta di una violenza, psicologica se non fisica, là di una libera scelta), e, spesso, sono decisamente brutti, oltre che neri. Appartengono al passato senza avere la forza del petrolio o del miliardo e più di persone che stanno dietro certi altri retrogradi (non solo, non necessariamente islamici), pure sono esseri umani come voi e me, hanno diritto a vivere nella loro terra secondo i loro usi e costumi (il cannibalismo è stato abbandonato ormai da tempo, "da quando ci avete portato la Simmenthal", secondo le parole di un vecchio papuaso citato da Diamond), hanno diritto di pregare quello che gli pare, se gli pare e quando gli pare, hanno diritto a sfruttare le risorse del loro territorio e ad averne i frutti non a mandarli alla burocrazia corrotta giavanese (l'Indonesia è essenzialmente un impero giavanese, e come tutti gli imperi tende a perdere i pezzi, Molucche, Aceh, Borneo, eccetera).

 

Scusate lo sfogo, ma trovo disgustoso il silenzio dell'Occidente.

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