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battaglia di kursk


davide96

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Ho cercato nel forum ma non ho trovato nessun topic che parli di questa immensa battaglia.

Ciao,

dai una occhiata ad una mappa multimediale su fronte orientale di II GM: http://english.pobediteli.ru/flash.html?DR=0

Contiene tanti mappe interattivi, foto, documenti e testimonianze.

Se ti interessa la battaglia di Kursk, fai un forward sulla timeline per Giunio 1943.

 

Saluti,

Debugger.

Modificato da Debugger
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Grazie la mappa è molto dettagliata.

I russi usavano il T34/75 o il T34/85 a Kursk?

 

Era il T34/75, variante 85 è comparso sul fronte nel marzo 1944. Era una modifica ispirata proprio dai scarsi risultati della battaglia a Kursk del T-34/75 originale, che era inferiore agli T-IV tedesche con cannone 75mm lungo e sopratutto a T-VI Tigr, con cannone 88mm e corazzatura di 100mm.

 

Saluti,

Debugger

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Mi sembra che all contrattacco russo nella 5 armata corazzata fece la sua prima apparizione il SU-85 un cannone semovente costruito sul telaio del T34/75 ma armato con un cannone da 85mm in casamatta e a quanto ricordo fece un ottimo esordio riuscendo a ridurre la minaccia del tiger e del panzer 5 soprattutto di quest ultimo.

Modificato da davide96
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  • 1 mese dopo...
Era il T34/75, variante 85 è comparso sul fronte nel marzo 1944. Era una modifica ispirata proprio dai scarsi risultati della battaglia a Kursk del T-34/75 originale, che era inferiore agli T-IV tedesche con cannone 75mm lungo e sopratutto a T-VI Tigr, con cannone 88mm e corazzatura di 100mm.

 

Saluti,

Debugger

era il T-34/76 no 75 con cannne da 76.2mm

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Mi sembra che all contrattacco russo nella 5 armata corazzata fece la sua prima apparizione il SU-85 un cannone semovente costruito sul telaio del T34/75 ma armato con un cannone da 85mm in casamatta e a quanto ricordo fece un ottimo esordio riuscendo a ridurre la minaccia del tiger e del panzer 5 soprattutto di quest ultimo.

in realtà la vera sorpresa per i tedeschi fu l'ISU 152 che si poteva dire pari come cacciacarri, badate bene, al ferdinand che all'epoca rappresentava il caccia di prima linea più pesante e meglio armato/corazzato mai costruito

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non gli sono riuscito assolutamente ne Elephant ne Ferdinand.

in verità, i due mezzi (che poi sono lo stesso mezzo con l'Elephant che rappresenta la versione migliorata del Ferdinand) erano ottimi e fecero un buon lavoro, compiendo la solita strage di carri russi. la mistificazione di tale mezzo è data dalla temporanea assenza della Mg frontale (che mancava, d'altronde, anche ai cannnoni d'assalto russi), durante i fatti di Kursk, oltre a vari problemi delle parti dinamiche, tipici, però, di tutti i carri pesanti dell'epoca.

http://www.achtungpanzer.com/pz6.htm

During the Kursk offensive until November of 1943, Ferdinands from sPzJagAbt 653 destroyed some 320 Soviet tanks and lost 13 Ferdinands, while entire 656 sPanzerjager Regiment destroyed some 502 Soviet tanks and 100 other vehicles. Ferdinands proved to be very effective when employed behind the lines.

 

bisognerebbe aprire un topic sul diverso modo di vedere e costruire i cacciacarri tra tedeschi e alleati.

se n'è già parlato :P

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Si, i cacciacarri in se non erano niente male, a Kursk ad esempio hanno avuto un po di sfortuna,perchè insieme ai corazzati tedeschi si sono ritrovati a combattere i carri russi "corpo a corpo" dove i Tedeschi non davano il meglio di se.

Ma non funzionarono sopratutto per malfunzionamenti meccanici,sia dovuti alla malprogettazie, sia sopratutto alla scarsità di materie prime.

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  • 1 anno dopo...

Salve a tutti ho un problema di fonti contrastanti:secondo paul carell la vittoria russa nella battaglia di Kursk fu dovuta in parte all'ordine di hitler di ritirare le truppe a causa dello sbarco in Sicilia ,e in parte al contrattacco russo a Orel, seguito da quello a Bjelgorod che paralizzarono i tedeschi, costringendoli ala ritirata , secondo invece altre fonti (richard overy, martin gilbert, e mi pare liddle hart) i tedesci erano stati fatti a pezzi a nord e a sud erano stati fermati a Prokhorovka, e i contrattacchi a orel ecc.. furono una conseguenza della battaglia non un elemento decisivo della stessa,( mi spiego meglio:che orel sia stata una parte importante della battaglia di Kursk, e abbia messo in difficoltà Model è un fatto condiviso da tutti,ma non che fu cosi decisiva come descritto da carell),e hitler ordinando di spostare le divisioni non fece che prendere atto di una battaglia persa(una delle rarissime volte).

Ora credo che un fatto inequivocabile sia la netta sconfitta dei tedeschi sul lato nord di Kursk, quello che non mi è chiaro è se a Prokhorovka i tedeschi ebbero gravissime perdite ma erano comunque nelle condizioni di andare avanti, poi fermati dalla controffensiva rusa a nord (in effetti quasi mai si può continuare una battaglia con metà fronte paralizzato) , oppure con l'immane scontro di carri armati erano stati bloccati e avevano subito danni tali da non poter più combattere.

 

ps so che questo post riguarda un argomento diverso da quelli trattati nei precedenti ma siccome l'ultimo risale a più di un anno fà ho pensato che non fosse ot parlare di un altro aspetto della battaglia mi scuso se non è così

Modificato da lotus89
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io sapevo che i tedeschi hanno perso principalmente per colpa della loro esitazione,durante la quale i russi hanno fortificato le loro postazioni,minato decine di chilometri di fronte e preparato centinaia di trappole per carri davanti alle trincee(i panzer tedeschi venivano bloccati in fossati mentre avanzavano verso le quasi indifese trincee,che erano quasi esche),non da ultimo,mentre le forze russe si facevano massacrare per guadagnare tempo,intanto era stato radunato un secondo esercito,che poi approfitterà dei tedeschi sfiancati per ataccare e vincere

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"Chi pensate che sappia dove si trova Kursk ?"

Il generale Guderian al generale Keitel.

 

 

"... avanzavamo sotto il fuoco dellartiglieria russa, [...] arava il terreno tutto intorno a noi.

- Sblam! Sbam! -

Per quattro volte il nostro bravo Ronzinante sussultò sotto un colpo diretto e noi ringraziammo il Fato per la resistenza del nostro buon acciaio Krupp.

Appoggiai nuovamente la fronte sudata alla gomma del periscopio. Tutto larco dellorizzonte era invisibile, coperto da una nube nera nella quale vedevo le vampe arancioni dei cannoni russi. Sembrava come se avanzassimo in un anello di fuoco, tutta la linea del fronte era una girandola di lampi...".

Il radiotelegrafista di un Tiger.

 

 

4 Luglio 1943: sul fronte meridionale russo, nella sterminata pianura appena ondulata tra Dnepr e Don, tutta a campi di segala e fiori di girasole a perdita docchio in quella ristretta zona che passerà alla storia come saliente di Kursk quasi a metà strada tra Mosca e Rostov sul Don a poche miglia dal Mar dAzov, ha inizio con fragore di tuono la più grande battaglia di mezzi corazzati che il mondo abbia mai visto; uno scontro frontale tra due eserciti, la Wehrmacht e lArmata Rossa, che si contendono in ultima analisi il dominio del pianeta Terra.

E una lotta spietata e implacabile, che vede, dopo il tragico inverno del 41-42 alle porte di Mosca e di Leningrado e laltrettanto drammatico inverno del 42-43 con i disastri germanici a Stalingrado e nel Caucaso, lestremo sussulto della gigantesca macchina bellica hitleriana.

Rispetto agli anni precedenti, cè una grossa differenza: questa volta non cè il fango autunnale a impantanare i carri, non cè il gelo siberiano a congelare i lubrificanti e a bloccare le mitragliatrici.

Stavolta è piena estate, la superiorità tecnica e di addestramento dei tedeschi è ancora indiscutibile, la volontà di Hitler imperiosa, larmamento rinnovato e potenziato dal nuovo ministro della Produzione Bellica Albert Speer, appena promosso da architetto di corte a supremo artificiere del Terzo Reich in una misura che stupirà gli studiosi del dopoguerra.

Nella sola prima ondata offensiva, Manstein e Kluge lanciano contro i due lati del saliente almeno duemila panzer mentre i bombardieri con la grande croce nera colpiscono a tappeto la prima linea nemica davanti ai carri che avanzano...

 

Da Una Storia di Uomini La Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV.

E. Biagi; 1980-1986.

Modificato da Hobo
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Lucerna è una città piacevole, specie quando il sole e la luce della primavera alle porte mitigano i venti freddi che ancora scendono dai monti, lungo le rive scoscese del Vierwaldstättersee.

In una bella mattinata daprile, un uomo di mezza età si reca, come fa ogni giorno ormai da quattro anni, ad aprire la sua libreria, al numero 5 di via Kappelgasse.

Herr Rudolf Roessler è un uomo di 46 anni, colto ed educato, di origine tedesca. Di professione fa il libraio, ma è stato anche un buon giornalista.

Ben vestito, ma con abiti poco costosi, capelli grigi, cappello, occhiali cerchiati di nero, corporatura media. A Lucerna ha messo su la Vita Nova Verlag, una piccola casa editrice, con sede nella libreria, al numero 5 della Kappelgasse. Tutti lo reputano il vicino di casa perfetto, silenzioso, educato e gentile con tutti ed anzi, quasi timido ed impacciato a detta di alcuni.

Roessler ha per tutti il tipico aspetto del tranquillo impiegato.

Quella mattina daprile, il libraio Roessler apre la sua libreria come fa sempre, alle otto e trenta precise.

Chissà cosa penserebbero di lui i suoi amici e vicini di casa svizzeri, se sapessero che la libreria non è una libreria, la casa editrice non è una casa editrice e leditore è una delle più grandi spie di tutti i tempi.

Sono quattro anni ormai, dallo scoppio della guerra, che Roessler trasmette dalla Svizzera messaggi cifrati che risultano di valore incalcolabile per gli alleati e quel mese di aprile 1943, il libraio di Lucerna, che fa parte della rete di spionaggio antinazista Lucy, inizia a trasmettere a Mosca i piani tedeschi riguardanti limminente offensiva di primavera sul fronte orientale, a cominciare da "Zitadelle", il massiccio attacco a tenaglia al saliente russo a occidente di Kursk.

In questo modo, ancora prima dellinizio della battaglia di Kursk, i sovietici sanno già tutto.

Roessler trasmetterà da Lucerna dal primo allultimo giorno di guerra, come ha promesso nel 1939 ai suoi ignoti collaboratori in Germania, qualcosa come dodicimila pagine dattiloscritte, pari a sessanta libri di duecento pagine ognuno.

Con una semplice triangolazione, i tedeschi dalla Francia riuscirono a individuare le trasmettenti svizzere di Lucy. Le SS e la Gestapo misero su una gigantesca caccia alluomo per uccidere Roessler in Svizzera, ma non ci riuscirono. Alla fine, molto probabilmente per proteggerlo, furono proprio gli svizzeri ad arrestare Roessler e ad internarlo in carcere, da dove poteva continuare a dirigere Lucy lontano dai sicari della Gestapo.

Si è a conoscenza di almeno dieci ufficiali di Stato Maggiore della Wehrmacht che collaborarono attivamente con Roessler nella rete Lucy. Tre capitani, un maggiore, un colonnello e cinque generali, tutti con incarichi di responsabilità ai massimi livelli. Tutti di religione cattolica protestante, con profondi studi filosofici alle spalle e tutti antinazisti. I loro nomi e quelli degli altri collaboratori di "Lucy" ancora non sono mai stati rivelati.

Modificato da Hobo
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Come ha scritto Hobo, i russi sapevano dell'offensiva tedesca ed avevano fortemente trincerato il saliente di Kursk. Vi erano tre linee di fortificazione, zeppe di cannoni anti carro e di campi minati. Contro queste opere e contro la massa di corazzati sovietici andarono a cozzare i panzer tedeschi.

Nè i nuovi modelli, come il Panther e il Ferdinand, poternono molto dato che erano entrambi afflitti ancora da problemi di messa a punto.

Questo non vuol certo dire che per i russi fu una passeggiata, tutt'altro, ma di fatto con Kursk i tedeschi persero definitivamente l'iniziativa sul fronte orientale, da lì iniziò un a ritirata che si concluse solo a Berlino.

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Kinderlied – Hanschen Klein

Canzone per bambini – Il piccolo Hans

 

 

Hänschen klein geht allein

In die weite Welt hinein.

Stock und Hut steht ihm gut,

Er ist wohlgemut.

Doch die Mutter weinet sehr,

hat ja nun kein Hänschen mehr

Da besinnt sich das Kind,

kehrt nach Haus' geschwind…

 

Il piccolo Hans se ne va da solo

là, fuori per il grande Mondo

sguardo da grande, berretto e bastone

egli si sente benone

ma sua Madre sta piangendo a non finire

niente più piccolo Hans per Lei

e allora il piccolo cambia idea

e torna subito a casa...

 

 

 

 

Faccio indegnamente mio il secondo me geniale accostamento musica/immagini di Sam Peckinpah in “Cross of iron”, 1977. Per proporre la giusta colonna sonora al trhead. Secondo me, da meditare.

 

 

 

 

 

[... Io volevo raggiungere il Volga in un punto determinato e in una determinata città. Il caso vuole che questa città porti il nome di Stalin. [...]

Stalingrado costituisce un centro di primissima importanza.

Là si smistano trenta milioni di tonnellate di traffici, di cui nove milioni sono le tonnellate di petrolio.

Là si riversano, per poi prendere la strada del nord, i cereali provenienti delle sterminate regioni dell’Ucraina e del Kuban.

Da lì parte il manganese.

E’ un immenso incrocio di movimenti immensi!

Volevo prenderla e, poiché sono modesto e non faccio promesse avventate, Io vi dico: “L’ho presa!”

Questa città l’abbiamo conquistata ad eccezione di due o tre insignificanti sacche di resistenza.

Mi si domanda: “Perché non la facciamo finita al più presto? Perché non avanziamo più veloci?”

Io rispondo: “Perché non voglio una seconda Verdun!”

Lo stesso risultato Io posso ottenerlo con piccoli elementi mobili d’assalto, cui lascio il compito di completare la conquista di Stalingrado.

Dove volevo arrivare sono arrivato!

Non una sola chiatta di rifornimenti russa riesce più a risalire il Volga!....]

 

Adolf Hitler nel suo discorso agli “Alte Kaempfer” del partito per l’anniversario del fallito putch di Monaco del 1923.

Monaco di Baviera; novembre 1942.

 

 

(Riassunto secondo me, quindi non è Bibbia)

 

Fronte Orientale, fine inverno 1942- ‘43.

L’impensabile è accaduto.

A Stalingrado, dove in gennaio ormai morivano la cifra folle di quasi tremila soldati tedeschi al giorno, ciò che rimane della sesta armata del generale Paulus, duecentocinquantamila uomini stremati, più armi pesanti senza più munizioni e materiali vari, si arrende ai vincitori russi.

Contro ogni aspettativa di Hitler, che si aspettava il finale nibelungico, il feldmaresciallo Paulus, fresco di nomina, anziché suicidarsi si consegna vivo ai russi (e vorrei vedere...).

Saputo questo, Hitler si lascia andare ad una delle sue pazzesche scenate: “... Ma com’è possibile! Un feldmaresciallo tedesco si uccide con l’ultima cartuccia! Così invece il sacrificio di molti valorosi è infangato dalla codardia di uno solo!” E via su questo tono per un pezzo...

Caduta Stalingrado, per i colleghi di Paulus e primo fra tutti il generale Kleist, che invece si sono spinti, secondo gli ordini ricevuti, sulla destra di Paulus e a sud, puntando sul Caucaso, si profila ora una catastrofe.

Macellata la sesta armata a Stalingrado infatti, i vincitori sovietici hanno letteralmente tritato anche il fianco sinistro dell’avanzata tedesca (in mezzo al quale si trova anche il nostro disgraziato ARMIR) e il vincitore Zhukov cerca ora di non perdere l’iniziativa, puntando con estrema decisione verso occidente e verso l’istmo di terra che separa il Volga dalla grande ansa orientale del Don.

La spallata russa che risale da Stalingrado è costituita in un modo molto semplice: è una marea corazzata che corre inarrestabile sopra la steppa gelata senza incontrare resistenza degna di nota e schiacciando tutto quello che trova sul suo percorso.

Gli italiani, i tedeschi e i rumeni in ritirata verso ovest non tardano a trovarsi affiancati e superati dai mezzi corazzati sovietici, che letteralmente li sorpassano e li precedono.

I numerosi corsi d’acqua tra cui lo stesso Don, che dovrebbero ostacolare il nemico, non sono invece un problema per i padroni di casa: sono gelati e i T-34 dipinti di bianco e carichi di soldati russi ci passano sopra senza neanche accorgersene, usando i fiumi come autostrade!

Il generale List e il generale Kleist, che si sono spinti a meridione, fino ai lontani monti del Caucaso e fino all’Asia (rive del Caspio), si vedono ora letteralmente tagliati fuori da tutto.

Caduta la sesta armata di Paulus sul loro fianco sinistro, i due generali tedeschi persi in profondità nel Caucaso vedono la loro possibilità di ritirata ridursi quasi a zero quando i russi provenienti da Stalingrado si dirigono verso il Don e verso Rostov.

I sovietici scattano verso occidente. Una loro offensiva partita ai primi di gennaio da Elista in direzione ovest, oltre la riva sud del lago Manych, minaccia di tagliare a Kleist la via della ritirata.

I russi arrivano a ottanta chilometri da Rostov sul Don: sono quasi settecento chilometri alle spalle di Kleist, quando questi riceve l’ordine di ritirarsi!

E’ una situazione tragica, ma incredibilmente il generale tedesco non perde la testa e si rende l’ artefice di una ritirata che ha dell’incredibile e, aprendosi la strada combattendo armi in pugno, riesce a riportarsi a occidente della strozzatura di Rostov e al sicuro, sulla riva ovest del fiume Dniepr, trasportando in salvo con lui anche i rumeni e buona parte dei cannoni e dell’equipaggiamento pesante. Una volta ripresisi, i tedeschi sono addirittura in grado di sferrare ora una controffensiva locale e di riconquistare addirittura Kharkov, che era appena ricaduta in mani russe e dove la Wehrmacht deve assistere con le mani legate a un'orrenda rappresaglia delle SS sulla popolazione locale che aveva festeggiato i liberatori sovietici. E' l’ultima vittoria tedesca sul fronte russo.

Questo pone fine alla grande offensiva invernale russa partita con la travolgente vittoria di Stalingrado.

All’inizio del disgelo e della primavera 1943, il fronte orientale appare quindi di nuovo come in stasi.

A nord, da Leningrado a Orel il fronte è praticamente rimasto immobile.

Ma da Orel a Rostov e al Mar d’Azov si è combattuto per tutto l’inverno e le linee sono scompigliate e frastagliate.

In particolare, tra Orel a nord (in mano al gruppo d’armate centro del generale Von Kluge) e Kharkov a sud (tenuta dal gruppo d’armate sud, generale Von Manstein), i russi appaiono profondamente incuneati tra i tedeschi in un “saliente” proteso per un centinaio di chilometri verso occidente, davanti alla città di Kursk.

Modificato da Hobo
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Primavera 1943.

L'inverno è finito. Il fronte meridionale russo appare immobile. Sotto la pioggia.

I cannoni vengono sistemati in piazzola, si scavano profonde trincee in cui gli uomini cercano riparo come meglio possono in mezzo all’acqua, i cecchini iniziano a fare strage di chiunque si lasci sorprendere allo scoperto. L’equipaggiamento marcisce. Russi e tedeschi si sorvegliano a vicenda, chiedendosi chi farà la prima mossa.

I sovietici sono stati i protagonisti di una strabiliante vittoria invernale. Essi hanno liberato Stalingrado sul Volga e hanno ricacciato i tedeschi verso occidente per più di seicento chilometri, oltre l’ansa del Don e fino alla riva occidentale del Donetz.

I tedeschi in ritirata hanno distrutto tutto, facendo terra bruciata per non lasciare nulla ai russi, né cibo, né riparo e hanno fatto saltare tutti i ponti sui fiumi.

La perdita di Stalingrado è stata un colpo micidiale per i tedeschi, che con la sesta armata hanno perso un vero e proprio esercito, ma è anche vero che i russi sono stati costretti a concentrare sul Volga la gran parte delle loro risorse; in questo modo, la forza della loro offensiva a occidente è stata inferiore al desiderato e, nonostante essi siano i vincitori indiscussi, non sono però riusciti a fare una cosa; i sovietici non sono stati in grado di tagliare in tempo la strozzatura di Rostov sul Don: Kleist ha così potuto ritirarsi dal Caucaso con tutto il suo esercito e con i rumeni, infilandosi nel collo di bottiglia di Rostov prima che i russi lo chiudessero il 14 di febbraio e ora i sovietici se lo ritrovano davanti sul Dniepr.

Dal 1942, i tedeschi sono avanzati e si sono ritirati di ottocento chilometri. I russi sono riusciti a ricacciarli in dietro, ma non sono riusciti a sfondare, come la riconquista tedesca di Kharkov dimostrerà.

Come se non bastasse, le linee di rifornimento russe si sono enormemente allungate verso ovest ed anche questo è un fattore che concorre ora al loro arresto, sulla riva occidentale del Donetz.

Consci di tutto questo, i tedeschi si sono riorganizzati e addirittura hanno lanciato in marzo una controffensiva locale: partendo dai dintorni di Dnepropetrovsk, Manstein si dirige a nord e riconquista Kharkov, respingendo i russi sulla riva orientale del Donetz, oltre Izium e Belgorod.

Il gelo lascia andare la sua presa sull'Ucraina, ma nessun comandante si sognerebbe di intraprendere alcunché: i tedeschi si trovano in URSS da due anni, hanno imparato a conoscere a loro spese lo strapotere della natura russa. E' tempo di disgelo.

Ad aprile, le cateratte dei cieli si aprono sulla fertile terra nera d’Ucraina; piove ininterrottamente per settimane. La neve ed il ghiaccio si sciolgono, scoprendo gli orrori della guerra. Migliaia e migliaia di cadaveri di uomini e animali, liberati dalla morsa dei ghiacci, vengono catturati dalla furia dei torrenti e iniziano a scendere la corrente in piena dei grandi fiumi, che, gonfi di un’acqua nera in cui cozzano tra loro immensi lastroni di ghiaccio, diventano ora altrettante barriere insormontabili che si succedono regolarmente da ovest ad est: Dniester, Bug, Dniepr, Donetz, Don.

Acqua e fango sommergono tutto, i cavalli vi affondano fino ai fianchi, la mota fa deragliare i cingoli dei carri che sprofondano sotto il loro stesso peso, le strade si tramutano in fiumi.

E’ il disgelo che letteralmente separa Wehrmacht e Armata Rossa.

 

SS_mud.jpg

 

Russi e tedeschi approfittano per riorganizzarsi.

Per Hitler si pone ora il dilemma più grande: prendere per primo l’iniziativa, oppure lasciare che i russi facciano la prima mossa?

Il dittatore tedesco si rende conto di non disporre più, dopo Stalingrado, della forza necessaria per intraprendere un attacco su larga scala come quello del '41, ma i tedeschi sono ancora forti in Russia e il loro addestramento è superiore. Tuttavia Hitler si rende conto anche che ora ha solo forze limitate per tenere un fronte gigantesco. Di conseguenza, il fronte orientale andrebbe accorciato. Questo comporterebbe un parziale ritiro delle truppe germaniche verso ovest, sulla riva occidentale del Dnepr e della Duma, abbandonando Leningrado, la Russia centrale e la maggior parte dell’Ucraina.

In questo modo, la Wehrmacht avrebbe vie di rifornimento più razionali e soprattutto più brevi e sarebbe ancora in grado di tenere a bada i russi, ma ciò equivarrebbe ad abbandonare tutte le risorse agricole e minerarie di quelle immense regioni, risorse di cui i tedeschi hanno bisogno come il pane e soprattutto significherebbe dimenticarsi per sempre del petrolio del Caucaso.

Hitler sa anche che oramai è tardi per proporre ai russi una pace separata che mantenga lo status quo, infatti, primo, Hitler ha scoperto ormai le sue carte, dimostrando che è in Russia solo per sterminare i popoli slavi e conquistarsi lo “spazio vitale” e, secondo, i russi fiutano la vittoria e questo li rende pericolosi, non gli si può lasciare l’iniziativa.

Ma c’è un altro fattore che alla fine impedirà ad Hitler di venire a più miti consigli ed è che il ritirarsi come Napoleone e soprattutto il perdere la faccia con i “subumani” slavi davanti al mondo intero è contrario alla dottrina militare nazista.

Così, Hitler rilancia e, contro il parere di molti suoi generali dell’OKW, primo fra tutti Guderian (i quali però non conoscono anche le motivazioni macroeconomiche e geopolitiche del dittatore nazista), prepara ora la nuova offensiva d’estate sul fronte orientale.

Per prima cosa, Adolf preme sulla produzione di panzer, specie dei carri di nuovo tipo, come i Panther, i Tiger e i mostruosi “Ferdinand” del signor Ferdinand Porsche, della Wolksvagen.

La produzione andava a rilento, ma Hitler le dà nuovo impulso e nomina Guderian, da lui mandato in “vacanza” nel dicembre del ’41 per il fallimento di Mosca (di cui Guderian non era responsabile), nuovo ispettore generale della produzione dei carri armati; per Guderian è una specie di paradiso.

Si arriva così al 10 maggio ’43, quando il dittatore nazista convoca tutti i più alti gradi della Wehrmacht alla Reichskanzlei. Per decidere il da farsi.

Guderian quasi dà i numeri quando gli parlano di Kursk: “Chi credete che sappia dove si trova Kursk? Il mondo se ne frega se noi teniamo o non teniamo Kursk...”.

Keitel lo interrompe: “Dobbiamo attaccare per motivazioni politiche”.

Hitler chiuse la diatriba dicendo che ancora ci deve pensare, ma in realtà accelera i preparativi dell’operazione Zitadelle: l’offensiva a tenaglia contro il saliente russo di Kursk.

Come gli arrivano gli ordini d'operazione, Roessler da Lucerna li passa ai russi.

Modificato da Hobo
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  • 2 settimane dopo...

Da quel che so, i maggiori protagonisti alla battaglia di Kursk furono due:

 

 

1) Generale di Corpo d’Armata Nicolaj Fiodrovic Vatutin, Eroe dell’Unione Sovietica.

 

Cepukino (Voronez) 1901 – Kiev, 1944.

 

vatutin_fotobn3.jpg

 

 

Il 29 febbraio 1944, una Chapaev a quattro ruote motrici diretta al comando supremo del generale Cerniakovskij si immette a tutta velocità sulla strada che, uscendo da Miliatin, arriva fino a Rovno.

L’auto solleva fontane di neve e di fango dietro di sé, mentre accelera derapando sulla neve.

Gli uomini a bordo, quattro alti ufficiali, sono tutti veterani smaliziati: sanno che la zona è infestata dai cecchini fascisti e chi rallenta o si ferma diventa un bersaglio.

Poco fuori Miliatin però, accade il peggio. Una squadra di partigiani ucraini apre a bruciapelo il fuoco, crivellando di colpi il fuoristrada russo che sbanda e va fuori strada.

A bordo, tre uomini muoiono sul colpo, il quarto invece, seppur gravemente ferito, dimostra di non aver perso la testa. Il generale Nicolaj Fiodrovic Vatutin, titolare dell’Ordine di Lenin e della Bandiera Rossa, strappa il mitra dalle mani del suo autista morto, poi salta giù dall’auto, si butta nella neve e inizia a rispondere al fuoco, vendendo cara la pelle nell’unico modo che conosce: con le armi in pugno.

Da Miliatin intanto, udita la sparatoria, arrivano rinforzi. I partigiani ucraini vengono spazzati via.

Il generale viene subito soccorso e portato all’ospedale da campo di Rovno; le sue condizioni appaiono da subito molto gravi. Sarà trasferito a Kiev, dove si spegnerà a quarantatre anni, il 15 aprile, dopo una lunga agonia. Nel 1963 verrà proclamato Eroe dell’Unione Sovietica.

La città di Kiev gli dedica una statua, che ancora oggi guarda le rive del Dniepr (se non l'hanno tirata giù nel '91).

 

 

2) Fritz Erich Von Lewinski Von Manstein.

 

Berlino, 24 novembre 1887 – Monaco di Baviera, 9 giugno 1973.

 

manstein8.jpg

 

E’ il decimo figlio di un aristocratico prussiano, il generale d’artiglieria Eduard Von Lewinski, di origini polacche, molto ben introdotto alla corte imperiale germanica.

Appena nato, Erich viene da subito adottato dalla zia materna, moglie del tenente generale Georg Von Manstein, che non riesce ad avere figli.

Combatte nella prima guerra mondiale, dove si dimostra coraggioso (viene quasi ammazzato sul fronte orientale nel 1914) e soprattutto datato di quelle qualità che gli permettono di essere ammesso nello stato maggiore del generale Von Lossberg, che propugna una nuova, strana idea: la “guerra di movimento” o “Blitzkrieg”.

Dopo la prima guerra mondiale si sposa e ha tre figli (il più grande morirà sul fronte russo nel ‘42) e si arrabatta come meglio può in mezzo allo sfacelo della Germania e della Repubblica di Weimar. L’avvento di Hitler dà nuovo impulso alla carriera dei militari e anche Manstein ne approfitta.

Von Manstein è a detta di amici e nemici il miglior feldmaresciallo tedesco della guerra; ha solo un suo peccato originale: non sopporta i nazisti (grazie ai quali però ha avuto occasioni irripetibili).

Hitler stesso lo usa perché gli è impossibile fare a meno di un generale come Manstein, ma in almeno un’occasione il dittatore nazista sarebbe stato udito dire: “Manstein è uno che sa il fatto suo, ma quest’uomo non fa per me”.

E non potrebbe essere diversamente, Von Manstein è un aristocratico prussiano: non ha alcun punto in comune con i nazisti e in realtà li disprezza, cosa che alla fine e forse per fortuna gli costerà il posto.

Inoltre, Manstein è un cane sciolto, un fuoriclasse che rischia di mettere in ombra i suoi stessi superiori, che anzi lo odiano cordialmente e non sanno più dove trasferirlo per levarselo di torno.

A lui si devono quel “Blitzkrieg”, o “guerra-lampo”, che per poco non cambiò il mondo e cosette come la conquista della Francia (con la storica offensiva delle Ardenne del 1940 e l’aggiramento della Maginot) e la conquista di Sebastopoli e della Crimea. Non riesce a liberare Paulus a Stalingrado.

A Kursk comanda il Gruppo d’Armate Sud e la branca meridionale dell’offensiva “Zitadelle”.

A causa dei suoi crescenti dissensi sul modo di fare la guerra tra lui e i nazisti, Hitler lo silura e lo manda a riposo nel 1944 insieme con il generale Kleist (sostituiti da due obbedienti nazisti: Schorner e Model).

Von Manstein si ritira a Celle, esclusiva località di villeggiatura, fino alla fine della guerra.

Verrà incriminato a Norimberga, a causa di una brutta storia di Einsatzgruppen che sterminavano ebrei in Ucraina. Alcuni ordini portano la sua firma, ma cosa avrebbe dovuto o potuto fare nella sua posizione, questo i giudici non l’hanno detto. Verrà condannato e sconterà quattro anni in carcere militare.

La moglie morirà nel ’66. Da quell’epoca e fino alla sua morte, il vecchio generale si stabilirà in una bella casa a Irschenhausen, in Baviera, dove trascorrerà i suoi ultimi anni in compagnia di una giovane ed avvenentissima segretaria.

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  • 2 settimane dopo...

Stai facendo una bellissima ricostruzione del contesto della battaglia e della stessa, con questo e gli altri post complimenti!

Tra i protagonisti sono d'accordo su Manstein e Vatutin, ma secondo me andrebbero aggiunti anche: Zukov, che decise il piano nel suo complesso(possente difesa statica abbinata a abili contrattacchi strategici, allo scopo di indebolire i tedeschi in maniera che non si potessero più riprendere , mentre l'armata rossa avrebbe potuto facilmente ripianare le perdite, e passare all'attacco contro un nemico menomato), Rotmistorov, che fu decisivo a Prokhorovka, con l'ordine di combattere a distanza ravvicinata i carri tedeschi, annullando l'effetto della maggiore portata dei tiger, e sfruttando la migliore manovrabilità dei T-34,

Rockossovskij, che con la sua difesa imbrigliò i tedeschi a nord; infine Model che comadava le armate tedesche in quel settore

Modificato da vorthex
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  • 5 mesi dopo...

La cosa incredibile è che a Kursk- certamente non il centro di Santa Madre Russia- di questa battaglia veramente storica non c'è praticamente nessuna traccia. Ti aspetteresti musei, monumenti magari non quello a Volgograd ma qualcosina, ed invece nulla. Un paio di carri e qualche cannone su di un boulevard, un simil arco di trionfo come se ne trovano in 1000 città italiane, due bassorilievi di marmo alla stazione ferroviaria e finita li...

Modificato da Maramaldo
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Grazie della puntualizzazione e della replica. Hai ragione, ma credimi, è un buco abbandonato (museo... meno di un piccolo memoriale), dove non c'è nessuno (non dico visitatori, ma nemmeno personale) ed ignoto alla maggior parte degli stessi "kurskiani". :)

Modificato da Maramaldo
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  • 2 mesi dopo...

in verità, i due mezzi (che poi sono lo stesso mezzo con l'Elephant che rappresenta la versione migliorata del Ferdinand) erano ottimi e fecero un buon lavoro, compiendo la solita strage di carri russi. la mistificazione di tale mezzo è data dalla temporanea assenza della Mg frontale (che mancava, d'altronde, anche ai cannnoni d'assalto russi), durante i fatti di Kursk, oltre a vari problemi delle parti dinamiche, tipici, però, di tutti i carri pesanti dell'epoca.

http://www.achtungpanzer.com/pz6.htm

During the Kursk offensive until November of 1943, Ferdinands from sPzJagAbt 653 destroyed some 320 Soviet tanks and lost 13 Ferdinands, while entire 656 sPanzerjager Regiment destroyed some 502 Soviet tanks and 100 other vehicles. Ferdinands proved to be very effective when employed behind the lines.

Il Ferdinand/elephant era una idiozia totale: due motori a benzina che facevano funzionare due generatori di corrente che pilotavano due motori elettrici che azionavano i cingoli. Il tutto per risparmiare un cambio. Lo chassis era stato progettato per il concorso di quello che poi diventerà il Tigre. Come ogni concorso di sviluppo era già prevista una preserie (la Germania era corrottissima e gli appalti si facevano in funzione delle pressioni dei Gauleiter - Leggere Memorie del III Reich di Speer per capire), per non mettere in campo di concentramento gli idioti che avevano ordinato e poi costruito la preserie del Tigre Porsche ci misero su una casamatta con un altro fallimento: l'88 mod 41 lungo 70 calibri che doveva sparare granate a 14.000 metri di altezza (alla fine della guerra ne vennero costruiti meno di 200 pezzi). Man mano che la meccanica o il cannone si rompeva i ferdinand erano abbandonati perchè non vi erano pezzi di ricambio

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