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I Lavoratori della Innse ce l'hanno fatta!


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Innse, accordo raggiunto nella notte Gli operai scendono dalla gru

Il sì in prefettura a Milano: la proprietà alla Camozzi di Brescia

 

Nella notte raggiunto in prefettura a Milano l'accordo per il passaggio della fabbrica occupata. Accordo tra le parti per 4 milioni di euro, la Camozzi acquisisce area e attività, l'ingresso nello stabilimento fissato per ottobre. Sì anche alle richieste del sindacato, che ha posto fine alla protesta iniziata otto giorni fa: i cinque operai sono scesi dalla gru. Intesa tra lavoratori e azienda sul reinserimento di 49 lavoratori in mobilità dal maggio 2008, piano industriale, ammortizzatori sociali e cassa integrazione.

 

Intesa raggiunta nella notte in prefettura a Milano per la vendita della Innse, l'azienda metalmeccanica milanese protagonista di una serrata lotta durata 14 mesi per evitarne lo smantellamento, culminata negli ultimi otto giorni nell'occupazione di un carro-ponte da parte di quattro operai e un rappresentante sindacale. La proprietà passa dall'imprenditore Silvano Genta a una cordata lombarda guidata dalla Camozzi di Brescia che rileva, oltre alle attività, anche l'area su cui sorge la fabbrica, grazie a un accordo raggiunto con la società immobiliare che ne deteneva la proprietà. L'intesa è stata siglata con l'assenso della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil.

 

Una trattativa estenuante, che ha vissuto momenti critici durante la giornata di martedì, tanto che in serata la possibilità che tutto potesse saltare è stata molto vicina: la distanza tra le posizioni sembrava incolmabile, si è detto che tre milioni di euro separavano l'offerta della cordata di imprenditori lombardi dalla richiesta del proprietario Genta, intenzionato ad uscirne nel miglior modo possibile. All'esterno dello stabilimento di via Rubattino, dove centinaia di operai si raccolti in attesa del buon esito della trattativa, la tensione ha raggiunto livelli altissimi. Ma alla fine la mediazione del prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi e l'ultimatum fissato dalla Camozzi per la mezzanotte, il gap è stato ridotto. In precedenza era stato definito anche il passaggio di consegne del terreno dove sorge lo stabilimento con la società immobiliare Aedes. In totale l'operazione è costata 4 milioni di euro, di cui 3 milioni e 150 mila versati a Genta dal quale vengono rilevate attività e macchinari.

 

Dopo l'accordo tra le parti è stata la volta dei sindacati. Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini, il segretario nazionale Giorgio Cremaschi e la rappresentantemilanese Maria Sciancati hanno presentato al tavolo la bozza di piattaforma sindacale approvata dai lavoratori Fiom e dalle Rsu della Innse, che prevedeva controproposte e modifiche all'accordo proposto dalla Camozzi: il documento comprendeva richieste sul piano industriale, la riassunzione di 49 operai in cassa integrazione dal maggio 2008, il piano di ammortizzatori sociali e sulla cassa integrazione. Alla notizia dell'assenso della nuova proprietà gli operai sono scesi dalla gru: «Ora ci sentiamo bene, la riapertura della Innse non sarà semplice, ma ora non ci fa paura più niente», ha detto uno dei lavoratori in lacrime dopo aver riabbracciato la moglie pronto a brindare con gli altri operai fuori i cancelli. Soddisfazione anche in ambiente sindacale, con Giorgio Cremaschi che ha parlato di successo «frutto della lotta eccezionale dei lavoratori».

 

Secondo gli accordi tra azienda e sindacato, le attività della fabbrica riprenderanno in ottobre. Attilio Camozzi, patron dell'omonimo gruppo e nuovo proprietario dell'azienda si è detto convinto che «non sarà difficile riportare in auge questa azienda», soprattutto grazie al contributo degli lavoratori: «Noi abbiamo garantito i 49 posti di lavoro, perché questi operai sono una grossa risorsa e hanno un grande know-how», ha detto Camozzi, annunciando anche la possibilità in futuro di ampliare ulteriormente il numero di dipendenti.

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L'ex tornitore che guiderà la nuova Innse

Un'azienda di famiglia alle spalle: siamo in 11, tutti uniti. La produzione della fabbrica riprenderà a novembre

 

MILANO - Attilio Camozzi è uno che la fabbrica la cono­sce bene. Fino a 29 anni ha in­dossato la tuta blu («Ero un bravo tornitore, sa!»). Cono­sce bene anche il sindacato. Dal di dentro: nel suo passato c’è la tessera di sindacalista della Fiom. Poi nel ’64 si è mes­so in proprio. Ed è stato un cre­scendo. Uno stabilimento inau­gurato dopo l’altro, reparti che sembrano cliniche. «Vedrà, an­che la Innse diventerà così - assicura adesso Camozzi indi­cando la foto di una delle sue aziende modello -. Noi bre­sciani facciamo sul serio». Ma come è nata l’operazio­ne? «Giovedì scorso questo si­gnore ha bussato al mio uffi­cio (Maurizio Zipponi, ex se­gretario generale della Fiom di Milano, oggi responsabile La­voro dell’Italia dei valori, ndr). Mi ha detto: 'Attilio, qui c’è una cosa che solo tu puoi concludere. Ci ho pensato. Ho deciso. E ora eccomi qui».

 

Eccolo qui il cavalier Camoz­zi a ricevere gli osanna delle tu­te blu e il peana delle istituzio­ni. Cavaliere sì (del Lavoro, dal 2005), ma senza pretese da benefattore: «Guardi che con questa operazione noi qui vo­gliamo fare industria. Econo­mie di scala. E’ così che compe­tiamo in giro per il mondo». La tripla C di Camozzi rap­presenta un gruppo da oltre 300 milioni di fatturato, con dodici aziende attive dalla Rus­sia agli Stati Uniti nella produ­zione di pneumatici, macchi­ne utensili, tessili ed energia. Il gruppo si è impegnato a con­tinuare l’attività della Innse fi­no al 2025. Se qualcosa doves­se andare storto l’area sarà ri­venduta al prezzo a cui è stata comprata. Ma la Innse non era decotta? «I marchi contano, ne abbiamo già distrutti fin trop­pi. E quelle macchine non so­no certo da buttare».

 

Camozzi non si dilunga sul costo dell’operazione (si parla di 3,8 milioni per rilevare l’atti­vità a cui bisogna aggiungere il valore dei 40 mila metri qua­drati dell’area). «Dettagli - ri­sponde a chi gli chiede quanto ha pagato -. Faremo ben altri investimenti per trasformare l’Innse nello stabilimento che abbiamo in mente». Il cavalie­re parla sempre al plurale per­ché la sua è l’azienda di fami­glia per eccellenza. Undici i Ca­mozzi coinvolti nell’attività, in testa il figlio Lodovico con il ruolo di amministratore de­legato. E l’imprenditore sa be­ne che «le aziende prosperano quando la famiglia è unita». Il rapporto con maestranze determinate a farsi valere non preoccupa l’imprenditore. «Ba­sta saper dialogare. Credo che la capacità di cooperare vada a vantaggio di tutti. In fasi di cri­si, poi, condividere gli obietti­vi diventa indispensabile. In­contrerò al più presto i cinque che erano sulla gru».

 

Ora l’obiettivo per la Innse è tornare produttiva intorno a fine novembre (l’azienda pas­serà a Camozzi dal primo otto­bre ma serve il tempo per far ripartire gli impianti). Nella trattativa un ruolo importante è stato svolto dal prefetto di Milano. «Il risultato ottenuto mercoledì ha un valore ancora più importante in un momento di crisi», commenta ora Gian Va­lerio Lombardi. L’operazione ha potuto con­tare sui buoni uffici del sotto­segretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Dal canto suo Aedes, proprietaria dell’area, ha fatto un passo in­dietro riguardo ai 3,5 milioni di euro di crediti vantati nei confronti del venditore di Inn­se, Stefano Genta. Ma a regio­ne Lombardia e comune di Mi­lano l’amministratore delega­to della società immobiliare, Nicola Cinelli, manda un mes­saggio chiaro: «O gli enti loca­li mantengono le promesse e si trova una compensazione per la perdita subita con que­sta operazione o siamo pronti a fare un passo indietro».

 

http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...662736041.shtml

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Dal mio punto di vista (oltre, ovviamente, alle famiglie coinvolte) buona anche perchè risulta che ci sia ancora qualche imprenditore disposto a fare l'imprenditore, e non il finanziere (ovvero, fare un prodotto e venderlo).

 

In bocca al lupo a tutti, con la disoccupazione al 10% ogni posto salvato|creato e' oro.

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Mi associo,esprimendo tutta la mia solidarietà,in barba a certa letteratura quotidiana,riferendomi a Libero,in versione cartacea,diretto da Vittorio Feltri,che di questa vicenda ha scritto peste e corna,ma non mi meraviglio più di tanto,visto che da quella testata vedono i Sindacati col fumo negli occhi,anche se non capisco il perchè...anzi,lo capisco,ma qui non è la sede per parlarne....

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Mi associo,esprimendo tutta la mia solidarietà,in barba a certa letteratura quotidiana,riferendomi a Libero,in versione cartacea,diretto da Vittorio Feltri,che di questa vicenda ha scritto peste e corna,ma non mi meraviglio più di tanto,visto che da quella testata vedono i Sindacati col fumo negli occhi,anche se non capisco il perchè...anzi,lo capisco,ma qui non è la sede per parlarne....

Ha definito lavoratori e sindacati come "le forze del male"? :rotfl: :rotfl:

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