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DA WIKIPEDIA

 

 

Golpe Borghese

 

Con golpe Borghese (o golpe dei forestali o golpe dell'Immacolata) si indica un tentativo di colpo di Stato avvenuto in Italia nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (chiamata anche notte di Tora Tora, in ricordo dell'attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941) ed organizzato da Junio Valerio Borghese, sotto la sigla Fronte Nazionale, in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale.

 

Borghese, conosciuto anche come il principe nero, era l'ex comandante della Xª Flottiglia MAS che dopo l'8 settembre 1943 aveva aderito alla repubblica di Salò.

 

Il piano

Il golpe era stato progettato nei minimi particolari: dal 1969 erano stati formati gruppi clandestini armati con stretti rapporti con le Forze Armate. In accordo con diversi vertici militari e membri dei Ministeri, il golpe prevedeva l'occupazione del Ministero dell'Interno, del Ministero della Difesa, delle sedi RAI e dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel Parlamento.

 

Nei piani c'erano anche il rapimento del capo dello stato Giuseppe Saragat e l'assassinio del capo della polizia Angelo Vicari. A tutto questo sarebbe stato accompagnato un proclama ufficiale alla nazione, che Borghese stesso avrebbe letto dagli studi RAI occupati:

 

« Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo [...]. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della nazione sono con noi; mentre, d'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli che per intendersi, volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi [...]. Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso tricolore, vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d'amore: Italia, Italia, Viva l'Italia! »

(Proclama dittatoriale - in forma breve[senza fonte])

 

 

Attuazione e annullamento

Il piano cominciò ad essere attuato tra il 7 e l'8 dicembre 1970, con il concentramento nella Capitale di diverse centinaia di congiurati, con azioni simili in diverse città italiane, tra cui Milano.

 

All'interno del Ministero degli Interni iniziò anche la distribuzione di armi e munizioni ai cospiratori; il generale dell'Aeronautica militare italiana Giuseppe Casero e il colonnello Giuseppe Lo Vecchio presero posizione al Ministero della Difesa, mentre un gruppo armato della Guardia Forestale, di 187 uomini, guidato dal maggiore Luciano Berti si appostò non lontano dalle sedi televisive della RAI. A Milano, invece, si organizzò l'occupazione di Sesto San Giovanni tramite un reparto al comando del colonnello dell'esercito Amos Spiazzi.

 

Il golpe era in fase di avanzata esecuzione quando, improvvisamente, Valerio Borghese ne ordinò l'immediato annullamento.

 

Le motivazioni di Borghese per questo improvviso ordine a poche ore dall'attuazione effettiva del piano non sono ancora certe ed esenti da una possibile smentita.

 

Secondo la testimonianza di Amos Spiazzi[1], il golpe sarebbe stato in realtà fittizio: immediatamente represso dalle forze governative tramite un piano che sarebbe stato chiamato Esigenza Triangolo, sarebbe stato ideato come scusa per consentire al governo democristiano di emanare leggi speciali.

 

Borghese, tuttavia, si sarebbe reso conto (o sarebbe stato avvertito) della trappola e si sarebbe dunque fermato in tempo. Il movimento di Amos Spiazzi a Sesto San Giovanni non è da confondersi: esso faceva parte della legittima operazione Esigenza triangolo, non del golpe. Egli testimoniò di aver incrociato durante il tragitto in autostrada quella notte numerose autocolonne militari oltre la sua. Oltre a lui, altri militari avvisarono Borghese del piano di ordine pubblico.

 

Colpi di stato di questo tipo sono avvenuti in altri paesi: il più famoso è il colpo di stato spagnolo del 1981.

 

Recentemente in un programma di Giovanni Minoli si è presentata la documentata visione dello stop del golpe come di un ordine proveniente dai servizi americani, che avrebbero dato il loro beneplacito al proseguimento del colpo di mano solo nel caso che al vertice del nuovo assetto politico fosse stato posto Giulio Andreotti (che invece avrebbe rifiutato). Questa ipotesi, ovviamente, non esclude la precedente, ma piuttosto la integra. [2]

 

 

Le indagini

Gli italiani scoprirono il tentato golpe tre mesi dopo.

 

Paese Sera titolò: "Piano eversivo contro la repubblica, scoperto piano di estrema destra". Il 18 marzo 1971 il sostituto procuratore di Roma Claudio Vitalone firmò i mandati di arresto con l'accusa di usurpazione dei poteri dello stato e cospirazione per il costruttore edile Remo Orlandini, Mario Rosa, Giovanni De Rosa, Sandro Saccucci, Giuseppe Lo Vecchio e Junio Valerio Borghese.

 

In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove rimase fino alla morte, avvenuta a Cadice il 26 agosto 1974, non rientrando in Italia neanche dopo che, nel 1973, fu revocato l'ordine di cattura spiccato nei suoi confronti dalla magistratura italiana.

 

 

Il ruolo del SID, della mafia e della P2

Il 15 settembre 1974 Giulio Andreotti, all'epoca Ministro della Difesa, consegnò alla magistratura romana un dossier del SID diviso in tre parti che descriveva il piano e gli obiettivi del golpe, portando alla luce nuove informazioni.

 

Il dossier fu redatto dal numero due del SID, il generale Gianadelio Maletti, che avviò un'inchiesta sulle cospirazioni mantenendolo nascosto anche a Vito Miceli, direttore del servizio. Aiutato dal capitano Antonio La Bruna, furono registrate le dichiarazioni di Remo Orlandini, quest'ultimo coordinatore per Borghese verso collegamenti all'estero e in Italia.

 

Durante un colloquio, Orlandini fece il nome di Vito Miceli, come una figura coinvolta direttamente come Borghese. A questo punto Maletti fu costretto a scavalcare Miceli e a parlare direttamente con Andreotti.

 

Miceli si giustificò affermando che doveva acquisire delle informazioni. Venne subito destituito insieme ad altri 20 generali e ammiragli, senza particolari spiegazioni.

 

La Magistratura fece partire altri 32 arresti, tra cui anche quello di Adriano Monti. Nel 1974 Monti negò tutto e, scarcerato per motivi di salute, fuggì all'estero e vi rimase latitante per 10 anni.

 

Nel 1991 si scoprì che le registrazioni consegnate nel 1974 da Andreotti alla magistratura non erano la versione integrale.

 

In origine, Remo Orlandini faceva il nome di numerosi personaggi di spicco in ambito politico e militare, ma Andreotti ha recentemente dichiarato che ritenne di dover tagliare quelle parti per non renderle pubbliche, in quanto tali informazioni erano «inessenziali» per il processo in corso e, anzi, avrebbero potuto risultare «inutilmente nocive» per i personaggi ivi citati.

 

Le parti cancellate includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981; inoltre venivano fatti riferimenti a Licio Gelli e alla loggia massonica P2, che si doveva occupare del rapimento del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Infine si facevano rivelazioni circa un "patto" stretto da Borghese con alcuni esponenti di Cosa nostra secondo cui alcuni sicari della mafia, in effetti presenti a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970, avrebbero ucciso il capo della polizia Angelo Vicari.

 

L'esistenza di tale patto sarebbe poi stata confermata da vari pentiti di mafia tra i quali Tommaso Buscetta. Grazie alle rivelazioni di Buscetta e di Antonino Calderone sono emersi anche i legami tra il progetto golpista e l'organizzazione mafiosa. I due collaboratori hanno rievocato la vicenda nel corso del cosiddetto processo Andreotti.

 

La loro audizione è stata riassunta in questi termini nella requisitoria dei Pubblici Ministeri Scarpinato e Lo Forte:

 

« Il primo a riferire la vicenda di queste trattative (già in data 3 dicembre 1984) è stato Tommaso Buscetta, il quale - anche in questo dibattimento, all'udienza del 9 gennaio 1996 - ha precisato che:

nel 1970 — nello stesso periodo di tempo in cui si svolgevano i campionati mondiali di calcio in Messico — egli si era recato a Catania insieme a Salvatore Greco "ciaschiteddu" (giunto appositamente dal Sud-America, ove soggiornava) per incontrare Giuseppe Calderone e Giuseppe Di Cristina. Nell'occasione, entrambi avevano preso alloggio in casa di "Pippo" Calderone, il quale frattanto - in una villetta di San Giovanni La Punta - ospitava il latitante Luciano Leggio. Oggetto di questo incontro era la discussione della proposta di partecipazione ad un "golpe", avanzata dal principe Borghese; il progetto di "golpe" prevedeva un ruolo attivo degli affiliati all'organizzazione Cosa Nostra, a cui Tommaso Buscetta sarebbe stata affidata la "gestione" del territorio ricompreso nel mandamento di ciascuna famiglia mafiosa, per «calmare e far vedere al popolo siciliano che noi eravamo d'accordo, ognuno per la sua sfera di influenza che avevamo nelle nostre terre»; in contropartita del ruolo attivo di Cosa Nostra, il principe Borghese aveva offerto la revisione di molti processi in corso a carico di esponenti dell'organizzazione criminale, facendo un particolare riferimento al "processo Rimi" (si rammenti che, in quel momento, i due Rimi erano già stati condannati all'ergastolo anche in Appello). al progetto di "golpe" era interessata la Massoneria, e l'allora Capitano dei Carabinieri Giuseppe Russo — anch'egli massone — era informato del tentativo insurrezionale ed avrebbe avuto, anzi, il compito di arrestare il Prefetto di Palermo; il principe Borghese — in caso di accettazione della proposta di partecipazione al "golpe" da parte del vertice di Cosa Nostra — avrebbe richiesto un elenco di tutti gli uomini d'onore partecipanti alle operazioni golpiste o — in subordine — avrebbe voluto che durante l'insurrezione armata gli uomini d'onore si rendessero riconoscibili agli altri golpisti mediante una fascia di colore verde da portare al braccio; proprio queste ultime richieste del principe Borghese avevano indotto i partecipanti alla riunione di Catania (Buscetta, Leggio, Giuseppe Calderone, Salvatore Greco) a diffidare della proposta e ad esprimere disinteresse; tuttavia, poiché una delle contropartite all'intervento di Cosa Nostra offerte dal principe Borghese riguardava proprio la revisione del "processo Rimi", i convenuti avevano deciso di coinvolgere nella decisione definitiva Gaetano Badalamenti, ben consapevoli di quanto egli avesse a cuore la sorte del cognato Filippo e del di lui padre, già condannati all'ergastolo. Per questo motivo avevano stabilito di incontrare il Badalamenti a Milano, nei cui pressi egli si trovava in soggiorno obbligato; in occasione dell'incontro di Milano — al quale, insieme a Buscetta, avevano partecipato Salvatore Greco "Ciaschiteddu", Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone — pure Riina aveva apertamente espresso il proprio dissenso. Al termine dell'incontro — nel quale si era convenuto di rifiutare l'offerta — alcuni dei partecipanti, tra cui lo stesso Buscetta, si erano allontanati con una vettura ed erano stati fermati ed identificati dalla Polizia, sfuggendo all'arresto perché muniti di documenti falsi (25 giugno 1970); tuttavia, la famiglia Rimi aveva autonomamente continuato ad interessarsi del progetto di "golpe", tanto che Natale Rimi — figlio di Vincenzo Rimi, a cui premeva la revisione del processo a carico del padre — era tra coloro che nella notte tra il 7 e l'8 dicembre del 1970 si erano recati a prendere le armi in una caserma militare di Roma; questo dettaglio era stato riferito al Buscetta da Gaetano Badalamenti; egli aveva saputo, comunque, del fallimento del tentativo insurrezionale, bloccato in extremis perché in quel giorno o in quel periodo c'era una flotta russa nel Mediterraneo ed agli americani questo non piaceva. Quindi era stata rimandata a nuova data, senza che poi più si fece, perché la flotta russa era presente nel Mediterraneo:

 

Le circostanze esposte da Tommaso Buscetta circa la connessione tra il "processo Rimi" e le trattative riguardanti l'eventuale partecipazione di Cosa Nostra al "golpe Borghese", sono state pienamente e analiticamente confermate dal collaboratore di giustizia Antonino Calderone, il quale — all'udienza del 17 settembre 1996 — ha riferito che: vi erano state varie riunioni tra gli esponenti di vertice di Cosa Nostra per valutare la proposta del principe Valerio Borghese di una partecipazione dell'organizzazione mafiosa al golpe (ci sono state tante riunioni... c'è stato anche il discorso del golpe Borghese, ne hanno parlato... Valerio Borghese voleva parlare con delle persone, esponenti della mafia della Sicilia... ne hanno parlato, ne hanno discusso e poi si è arrivato alla determinazione che qualcuno ci andava a parlare); suo fratello Giuseppe Calderone, all'uopo prescelto dall'organizzazione, si era quindi incontrato a Roma con il principe Borghese; questi voleva conoscere i nomi degli affiliati all'organizzazione, ed offriva in cambio la revisione dei processi di Rimi e di Luciano Leggio (Volevano i nomi... si è chiesto in contropartita che si dovevano fare la revisione dei processi di Rimi e di Luciano Liggio... E questo è stato accordato, dice: noialtri... facciamo la revisione dei processi; però, dopo che ci insediamo, non è che dovete continuare a fare dei reati, perché poi vi arrestiamo noialtri...); Quello che spingeva fortissimo era Gaetano Badalamenti (Gaetano Badalamenti avrebbe fatto il patto con il diavolo per potere risolvere questo processo di suo cognato e del padre di suo cognato... avrebbe fatto la "qualunque", ha schiacciato tutti i bottoni, voleva risolvere questo processo in qualsiasi modo e in qualsiasi maniera); ma anche tutta Cosa Nostra si muoveva intorno al processo Rimi;

 

Le trattative non avevano avuto esito positivo; e tuttavia Natale Rimi aveva continuato a muoversi, aveva toccato tutte le pedine, si era fatto trasferire a Roma, ed aveva avuto un ruolo personale nel fallito golpe. »

 

 

 

Il processo e l'assoluzione di tutti gli imputati

Il 30 maggio 1977 cominciò il processo per il golpe a 68 imputati.

 

Remo Orlandini dichiarò che la notte dell'8 dicembre, dopo l'avvio dell'operazione, ricevette una telefonata da Borghese il quale gli ordinava di rientrare, ma il motivo del contrordine era rimasto sconosciuto.

 

Il ruolo di Adriano Monti fu invece quello di fare da "mediatore" per accertare il gradimento o meno del golpe in ambienti esteri.

 

Grazie al Freedom of Information Act, nel 2004 si è scoperto infatti che il piano di Borghese era noto al governo degli Stati Uniti; Monti era in collegamento con l'ambasciata americana attraverso Ugo Fenwich, il quale, subito dopo l'arresto di Monti, fuggì negli USA con un aereo appositamente predisposto.

 

Monti, inoltre, si recò a Madrid per incontrare il tedesco Otto Skorzeny, amico di Borghese, che aveva preso parte alla liberazione di Mussolini il 12 settembre 1943.

 

L'incontro fu necessario per confermare l'"avallo" statunitense al golpe, che fu dato, a condizione però che fosse assicurato il coinvolgimento di un personaggio politico italiano "di garanzia". Il nome indicato fu quello di Giulio Andreotti, che sarebbe dovuto diventare una sorta di presidente "in pectore" del governo post-golpe. Monti tuttavia non seppe se Andreotti fosse al corrente dell'indicazione statunitense.

 

Venne accertato che la colonna delle guardie forestali, comandata dal capitano Berti, da Rieti si diresse verso Roma, arrestandosi sulla via Olimpica. Questa marcia venne in seguito giustificata come «una coincidenza».

 

Il processo per il fallito golpe si concluse in secondo grado in Corte d'Assise d'appello il 29 novembre 1984 con una complessiva assoluzione. I giudici disposero l'assoluzione di tutti i 46 imputati dall'accusa di cospirazione politica («perché il fatto non sussiste»), aggiungendo che tutto ciò che era successo non era che il parto di un «conciliabolo di 4 o 5 sessantenni».

 

La sentenza, riformando completamente la decisione di primo grado, si limitava per il resto a ridurre le condanne che erano state inflitte nel luglio del 1978 ad alcuni imputati minori per il reato di detenzione e porto di armi da fuoco.

 

 

ho fatto cerca scrivendo "golpe borghese" ma non ho trovato nulla,se gia se ne parla chiudete basta che non mi alzate l'allerta.

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Ospite intruder

Non lo so se esiste già un topic, ma spero di no. Questa storia, che, data la mia non più verde età conoscevo piuttosto bene, è patetica, specchio perfetto di un'Italia che non vuole crescere né decidere cosa farà grande.

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Dai resoconti successivi pare che il buon borghese sia stato usato per lanciare un messaggio alle parti politiche e poi lasciato in mutande.

Infatti gli erano stati promessi finti appoggi importanti da parte delle forze armate Italiane che poi si rivelarono falsi all'ultimo, quindi niente di più dell'ennesimo complottino nostrano con un vecchio nostalgico finito in mezzo all'ingranaggio.

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salve

mio padre mi racconta che quando seppe la notizia dalla tv disse tutto concitato a mio nonno (che era compagno di corso del principe) - babbo babbo le forze armate tentano il colpo di stato- mio nonno chiese -chi?-

-borghese!-

-allora non c'è da preoccuparsi...-

 

:asd:

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salve

mio padre mi racconta che quando seppe la notizia dalla tv disse tutto concitato a mio nonno (che era compagno di corso del principe) - babbo babbo le forze armate tentano il colpo di stato- mio nonno chiese -chi?-

-borghese!-

-allora non c'è da preoccuparsi...-

 

:asd:

Potrebbe anche essere che quel "allora non c'è da preoccuparsi" fosse inteso in un'altro modo.

 

Durante l'8 settembre e i successivi giorni Borghese fece una scelta coerente, secondo i suoi punti di vista, e controcorrente. Si dimostrò integro nell'onore e nella dignità.

 

Gli americani lo fecero uscire da un loro campo di prigionia dal cancello principale e da li diventò un italiano al loro servizio, convinto di fare il bene dell'Italia è stato usato e come ha detto qualcuno...lasciato in mutande.

 

Non voglio scadere nel complottismo italico (Gladio/Stay behind, P2, ecc...) ma questo è quello che sò e vorrei saperne di più.

 

Quindi se qualcuno conosce meglio i fatti e magari correggermi sono molto curioso di ascoltarlo e capire la bene la vicenda in oggetto, senza però liquidare questa cosa con 2 parole inutili e qualche faccina.

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La risposta che ha dato Dominus non mi sembra sia da disdegnare. E' succinta, ma non priva di significato.

Infatti non sto criticando la risposta di Dominus che tra l'altro è,seppur breve, la più esaustiva, ma ad altri interventi.

Modificato da Hicks
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Grazie Legolas.

 

Penso che nessuno possa conoscere a fondo questa intricata vicenda se non i protagonisti principali (forse uno solo... a vita). Ritengo che ci sia molto di più da dire in merito rispetto al materiale riportato su Wikipedia.

 

Alcune mie considerazioni

Cosa sarebbe accaduto se il Golpe fosse andato avanti? Sicuramente sarebbe fallito

Allora Borghese ha evitato un'inutile spargimento di sangue? Io penso di si

Se ci fosse continuato il nemico sarebbe stato individuato nell'estrema destra? A seguito di questo si sarebbero rinforzate le forza di sinistra?

Ma allora chi era il nemico e chi era l'amico?

Si è detto tutto di quella storia? No, perchè?

Siamo cresciuti da quella esperienza? sappiamo cosa fare da grandi oggi? Io penso di no

Siamo in democrazia oggi?

 

Penso che quando ti scopri pedina tutti i tuoi ideali e credi cadano come un castello di carte, in quel momento scopri che in tutti quei anni non hai servito il tuo paese (vedi Borghese).

 

Queste sono solo mie personalissime considerazioni naturalmente.

Modificato da Hicks
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Potrebbe anche essere che quel "allora non c'è da preoccuparsi" fosse inteso in un'altro modo.

 

Durante l'8 settembre e i successivi giorni Borghese fece una scelta coerente, secondo i suoi punti di vista, e controcorrente. Si dimostrò integro nell'onore e nella dignità.

 

Gli americani lo fecero uscire da un loro campo di prigionia dal cancello principale e da li diventò un italiano al loro servizio, convinto di fare il bene dell'Italia è stato usato e come ha detto qualcuno...lasciato in mutande.

 

Non voglio scadere nel complottismo italico (Gladio/Stay behind, P2, ecc...) ma questo è quello che sò e vorrei saperne di più.

 

Quindi se qualcuno conosce meglio i fatti e magari correggermi sono molto curioso di ascoltarlo e capire la bene la vicenda in oggetto, senza però liquidare questa cosa con 2 parole inutili e qualche faccina.

 

mio nonno fu direttore del tiro sul montecuccoli fino ed oltre la battaglia di pantelleria, decorato da mussolini, poi comandante di torpediniera nel duro servizio di scorta nel canale di sicilia, e non perse mai una nave di un suo convoglio. dopodichè vicecomandante della piazza di livorno fino all'8 settembre, quando firmò il foglio di via a tutti e gli permise di tornare a casa e di non essere catturati dai tedeschi. nel '45 fu al comando del carabiniere nell'oceano indiano quando fu inviato a collaborare con gli inglesi in previsione del mai avvenuto invio della flotta in estremo oriente. fu decorato dagli inglesi, che gli donarono un orologio con 67 brillanti. lui barattò i brillanti con 67 prigionieri di guerra italiani che tornarono col carabiniere. successivamente comandò il garibaldi durante la conversione in missilistico. era considerato uno dei massimi esperti di artiglieria della marina. dopo il congedo venne assunto dall'oto melara dove partecipò alla realizzazione del 76 mm e del 127 mm (era anche un grande sostenitore del potente 135 mm che fu scartato). si congedò da contrammiraglio poichè riteneva l'ambiente degli ammiragli del tempo "troppo politico".

conosceva bene borghese, di cui ebbe una bassa opinione dall'8 settembre in poi e non lo riteneva un personaggio abbastanza carismatico per guidare un colpo di stato delle forze armate. e i fatti gli hanno dato ragione.

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Ospite intruder
Grazie Legolas.

 

Penso che nessuno possa conoscere a fondo questa intricata vicenda se non i protagonisti principali (forse uno solo... a vita). Ritengo che ci sia molto di più da dire in merito rispetto al materiale riportato su Wikipedia.

 

Alcune mie considerazioni

Cosa sarebbe accaduto se il Golpe fosse andato avanti? Sicuramente sarebbe fallito

Allora Borghese ha evitato un'inutile spargimento di sangue? Io penso di si

Se ci fosse continuato il nemico sarebbe stato individuato nell'estrema destra? A seguito di questo si sarebbero rinforzate le forza di sinistra?

Ma allora chi era il nemico e chi era l'amico?

Si è detto tutto di quella storia? No, perchè?

Siamo cresciuti da quella esperienza? sappiamo cosa fare da grandi oggi? Io penso di no

Siamo in democrazia oggi?

 

Penso che quando ti scopri pedina tutti i tuoi ideali e credi cadano come un castello di carte, in quel momento scopri che in tutti quei anni non hai servito il tuo paese (vedi Borghese).

 

Queste sono solo mie personalissime considerazioni naturalmente.

 

Nella mia famiglia, sia da parte paterna che materna, erano presenti tutte le tipologie di italiano della Seconda Guerra: cobelligerante, partigiano, deportato, repubblichino. Eppure tutti, seppur con sfumature diverse, consideravano Borghese un pagliaccio. Detto questo appare evidente come l'ipotesi di Dominus sia la più sensata, lo hanno usato, come spesso si fa in Italia, per lanciare un messaggio trasversale, quindi starsi a chiedere cosa sarebbe successo se non ha molto senso.

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mio nonno fu direttore del tiro sul montecuccoli fino ed oltre la battaglia di pantelleria, decorato da mussolini, poi comandante di torpediniera nel duro servizio di scorta nel canale di sicilia, e non perse mai una nave di un suo convoglio. dopodichè vicecomandante della piazza di livorno fino all'8 settembre, quando firmò il foglio di via a tutti e gli permise di tornare a casa e di non essere catturati dai tedeschi. nel '45 fu al comando del carabiniere nell'oceano indiano quando fu inviato a collaborare con gli inglesi in previsione del mai avvenuto invio della flotta in estremo oriente. fu decorato dagli inglesi, che gli donarono un orologio con 67 brillanti. lui barattò i brillanti con 67 prigionieri di guerra italiani che tornarono col carabiniere. successivamente comandò il garibaldi durante la conversione in missilistico. era considerato uno dei massimi esperti di artiglieria della marina. dopo il congedo venne assunto dall'oto melara dove partecipò alla realizzazione del 76 mm e del 127 mm (era anche un grande sostenitore del potente 135 mm che fu scartato). si congedò da contrammiraglio poichè riteneva l'ambiente degli ammiragli del tempo "troppo politico".

conosceva bene borghese, di cui ebbe una bassa opinione dall'8 settembre in poi e non lo riteneva un personaggio abbastanza carismatico per guidare un colpo di stato delle forze armate. e i fatti gli hanno dato ragione.

Non ho nessuna intenzione di screditare le parole di tuo nonno che anzi visto il suo passato merita tutto il mio e nostro rispetto.

Probabilmente dal suo punto di vista aveva ragione su Borghese.

 

Ma bisogna anche ammettere che il curriculum del Principe dimostrava una certa propensione al comando e in forza al suo carisma e ascendente sugli uomini; poi i buoni e cattivi comandanti sono ovunque anche tra i principi ma di certo non è solo dal carisma che lo si misura.

 

@ Intruder

Secondo te, visto che c'eri, questa pagliacciata è servita? cosa è cambiato dopo la notizia del tentato Golpe(a gennaio)?

 

Provo a rispondermi: come dici Borghese con tutti quei militari (sacrificabili) erano solo dei messaggeri spediti da un potente ad altri potenti. Quindi direi che è inutile spenderci altre parole in merito, perchè nulla è cambiato da quell'evento. Giusto?

Modificato da Hicks
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Ospite intruder

Be', se è per questo anche Hitler aveva del carisma (che vuol poi solo dire "dono divino"). Non è dal carisma che si misura un buon generale, Ned Almond ne aveva vendere, ma il fallimento della campagna di Corea dopo Inchon è quasi esclusivamente opera sua (oltre che di MacArthur, del quale era protégé).

Modificato da intruder
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Non è dal carisma che si misura un buon generale

Infatti è quello che ho scritto sopra

 

Ma bisogna anche ammettere che il curriculum del Principe dimostrava una certa propensione al comando e in forza al suo carisma e ascendente sugli uomini; poi i buoni e cattivi comandanti sono ovunque anche tra i principi ma di certo non è solo dal carisma che lo si misura.
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@ Intruder

Secondo te, visto che c'eri, questa pagliacciata è servita? cosa è cambiato dopo la notizia del tentato Golpe(a gennaio)?

 

Provo a rispondermi: come dici Borghese con tutti quei militari (sacrificabili) erano solo dei messaggeri spediti da un potente ad altri potenti. Quindi direi che è inutile spenderci altre parole in merito, perchè nulla è cambiato da quell'evento. Giusto?

 

 

Provo a rispondere io: prima cosa non c'erano quasi militari immischiati, erano quasi tutti forestali e nostalgici amici di borghese.

 

La cosa sicura è che il golpe era partito in ordine e, ad un certo punto, borghese ha ricevuto una telefonata da parte di qualche alto ufficiale delle FFAA Italiane, probabilmente AMI, che lo spinse a fermare tutto istantaneamente perchè il supporto da parte dei militari non ci sarebbe stato.

 

Questi diciamo sono i fatti.

 

Quanto al messaggio è mia opinione personale che in un momento di crisi politica, c'erano già stati 3 governi durante l'anno, si sia voluto un messaggio della serie "sbrigatevi o guardate che succede", allo stesso modo di quanto successo sei anni prima con De Lorenzo come protagonista.

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  • 1 anno dopo...

DA WIKIPEDIA

 

 

Golpe Borghese

 

Con golpe Borghese (o golpe dei forestali o golpe dell'Immacolata) si indica un tentativo di colpo di Stato avvenuto in Italia nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (chiamata anche notte di Tora Tora, in ricordo dell'attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941) ed organizzato da Junio Valerio Borghese, sotto la sigla Fronte Nazionale, in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale.

 

 

 

Scusate se riapro questo vecchio post, ma so per certo che mio nonno, faceva parte di quel gruppo che doveva andare a Roma, per partecipare al Golpe Borghese, per occupare la sede Rai della capitale.

Aveva il grado di Maresciallo, e prestava servizio nella Guardia Forestale.

Quella notte doveva eseguire il piano "Esigenza Triangolo".

Soltanto che all'ultimo ci fu il contrordine, e tornarono indietro nella caserma di appartenenza.

Ma secondo voi, chi partecipava quella notte, facevano tutti parte di Gladio, oppure erano semplici pedine comandate da qualche forza oscura ?

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Il piano esigenza triangolo non c'entra niente, era un piano dell'esercito che fu attivato per contrastare il golpe, non per aiutarlo.

 

Fu proprio l'attivazione dell'esigenza triangolo, spifferata da più fonti, di cui alcune confermate, a borghese a far recedere il principe dai suoi propositi.

 

Probabilmente nelle intenzioni di chi aveva spinto per il golpe ci dovevano essere un pò di forestali e congiurati fatti fuori dall'esercito per dare un segnale forte alla politica e sbloccare l'empasse.

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  • 3 mesi dopo...

Credo proprio se ne parlo' nel programma di Minoli, o forse da altre fonti comunque informate e dentro l'esercito, i movimenti di militari visti quella notte erano in gran parte, appunto inseriti nel contesto 'esigenza" che mirava ad impedire il Golpe e non aiutarlo.

 

Credo anche io sia stata una mossa un po teatrale giusto per tenere alta l'attenzione. E non mi stupirei se anche Borghese ne fosse stato a conoscenza fin dall'inizio e avesse avuto assicurazioni su un eventuale trattamento "di favore" a cose fatte.

Lui poi scappo in Spagna forse perche' non si fidava delle garanzie. Ma il sospetto che fosse tutta una cosa abilmente organizzata, anche nella sua "abortion", ce l'ho

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  • 1 mese dopo...

borghese non pensava di assumere il potere direttamente , lo avrebbe passato a un democristiano ''conservatore'' ,qualcuno crede che si trattasse di Andreotti, è stata la mancata partecipazione all ultimo di questo personaggio a far fallire il golpe .

 

che poi dubito che la cosa sarebbe stata presa in considerazione anche da costui ,nemmeno nella Grecia dei colonnelli fu fatto , piuttosto avrebbero pensato al pericolo rosso interno

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borghese non pensava di assumere il potere direttamente , lo avrebbe passato a un democristiano ''conservatore'' ,qualcuno crede che si trattasse di Andreotti, è stata la mancata partecipazione all ultimo di questo personaggio a far fallire il golpe .

 

che poi dubito che la cosa sarebbe stata presa in considerazione anche da costui ,nemmeno nella Grecia dei colonnelli fu fatto , piuttosto avrebbero pensato al pericolo rosso interno

 

 

Il fallimento era previsto dall'inizio, nè andreotti nè nessun altro democristiano avrebbe tradito la repubblica e la costituzione, semplicemente serviva uno spauracchio per far muovere le forze dell'arco costituzionale a governare e il povero junio valerio fu usato per questo. Fortunatamente si accorse in tempo e smobilitò, perchè con l'esigenza triangolo avrebbero sloggiato lui e i suoi forestali a cannonate.

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