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l'Italia salvò Gheddafi


-{-Legolas-}-

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Ospite intruder
Io ho visto il film anni fà in versione sottotitolata, è un peccato che abbiano aspettato 30 anni(!) per farlo uscire in Italia; tra l'altro l'esercito italiano ne usciva più dignitosamente che in quella schifezza di "il mandolino del cap. corelli", ecco, questo era un film da censurare.

 

 

Se qualcuno decidesse che sei tu da censurare, saresti contento?

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Partecipanti più attivi

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Se qualcuno decidesse che sei tu da censurare, saresti contento?

 

Io sono contro la censura, ma non capisco perchè censurare il leone del deserto, dove il nostro esercito non viene ridicolizzato, mentre ci sono dei film dove i nostri soldati appaiono come degli incapaci, senza che questo susciti nessuna reazione.

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Ospite intruder
Io sono contro la censura, ma non capisco perchè censurare il leone del deserto, dove il nostro esercito non viene ridicolizzato, mentre ci sono dei film dove i nostri soldati appaiono come degli incapaci, senza che questo susciti nessuna reazione.

 

La reazione non è la censura, nè per Il Leone né per il Mandolino (non ho visto nessuno dei due per la cronaca, e sto bene così).

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  • 3 mesi dopo...
  • 1 mese dopo...

Gli accordi tra Italia e Libia qualcosa hanno fruttato, in tempi difficili come questi sono oro direi:

 

Libia, un “cantiere” da 150 miliardi di euro. Tornano gli italiani con le pmi e la sanità

“Una miniera d’oro a un passo dall’Italia altro che la Cina”.

 

L’avvocato Antonio de Capoa, bolognese, presidente della Camera di commercio Italo Libica, ne è più che convinto. Ha partecipato all’inaugurazione a Tripoli della seconda edizione della “Fiera italo-libica per le infrastrutture, la meccanica e le tecnologie“, durata fino al 5 novembre e che ha visto oltre 50 imprese partecipanti. Gli obiettivi sono ambiziosi. “Siamo vicini alla conclusione di commesse per le aziende italiane per almeno 1,5 miliardi di euro“, dichiara de Capoa a Panorama.it.

 

Il paese, infatti, è al centro di grandi interessi internazionali e non solo per l’energia (dalla Libia, per esempio, arriva Greenstream, il terzo gasdotto per importazioni in Italia, che termina a Gela, gestito da una joint venture tra Eni e la libica National Oil Corporation). Tripoli, infatti, ha messo sul piatto 150 miliardi di euro di investimenti entro i prossimi 5 anni per ridisegnare il paese.

 

Un’occasione da cogliere al volo. E l’Italia avrà un ruolo determinante, oltre nella costruzione di nuove vie di comunicazione, anche per la riorganizzazione sanitaria del paese. Secondo fonti della camera di commercio Italo Libica, in questi mesi è allo studio un programma di collaborazione tra strutture sanitarie italiane e quelle libiche, che prevede l’arrivo di pazienti libici in due ospedali del Nord Italia (si parla ottimisticamente di cifre a quattro zeri), mentre il personale medico libico potrà seguire dei corsi di aggiornamento nelle università del nostro paese.

 

Inoltre, una fonte di Confidustria ha confermato a Panorama.it l’esistenza di un progetto per la costruzione di quattro strutture ospedaliere in Libia, tramite un progetto di finanziamento che fa capo a un importante istituto di credito nazionale.

 

La concorrenza è dura: i maggiori cantieri nella capitale, riferiscono alcuni imprenditori italiani a Panorama.it, sono per la gran parte in mano ad imprese asiatiche, soprattutto cinesi e malesi, in grado di costruire interi nuovi quartieri nel giro di pochi anni. E dove non si riesce a competere con i grandi colossi asiatici, c’è sempre spazio per le Pmi italiane.

 

Come nelle infrastrutture ferroviarie: due linee di 6.500 chilometri, il cui appalto è stato vinto da imprese russe, che costruiranno la linea costiera, e cinesi, che costruiranno la linea verso Sud per connettersi, attraversando il deserto, coi paesi Sub-Sahariani. “Anche in questo importante progetto un’impresa italiana veneta si è aggiudicata un appalto per la fornitura di materiali e supporto ai lavori”, aggiunge de Capoa.

Tra le opportunità da cogliere, poi, ci sono gli 11,8 miliardi di euro messi a disposizione dal governo libico per la free zone dedicata interamente alle imprese italiane.

 

E gli affari vanno, nonostante la crisi. Durante la scorsa edizione della fiera italo - libica il 95% delle aziende partecipanti è tornata in Italia con in tasca un affare. Il dato fa ben sperare anche per questa seconda edizione, assicurano gli organizzatori, anche se quest’anno i dati di interscambio (Gti elaborati dall’Ice) hanno messo in evidenza gli effetti della crisi: nei primi 6 mesi del 2009 le esportazioni verso la Libia sono state pari a 1.507 milioni di dollari, contro i 1.780 milioni dello stesso periodo del 2008.

 

Le importazioni sono crollate: da 11.343 milioni di dollari di gennaio-giugno 2008 a 6.470 milioni del primo semestre 2009, dovuto in gran parte al calo delle forniture energetiche (gas e petrolio).

Di queste, la Camera Italo-Libica di Roma, da gennaio a settembre 2009 ha registrato 2.627 fatture, per un valore di più di 357 milioni di euro di export, più di un terzo dei quali nel settore impiantistica e macchinari.

 

Insomma, anche se il 2009 non ha certo brillato, gettare più ponti con l’altra sponda del Mediterraneo secondo molti operatori conviene. Investire in Libia significa aprirsi una porta anche nei paesi limitrofi, spiegano quelli della camera di commercio Italo -Libica, visto che il paese sta investendo milioni di euro nei paesi confinanti.

 

E una cosa è certa: il ritorno degli italiani in quella che fu una loro ex colonia, dopo lunghe trattative culminate nel trattato di amicizia e collaborazione firmato quest’estate da Berlusconi e Gheddafi, sarà di sicuro sotto il segno degli affari.

da Panorama.it

Modificato da Hicks
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in questi mesi è allo studio un programma di collaborazione tra strutture sanitarie italiane e quelle libiche, che prevede l’arrivo di pazienti libici in due ospedali del Nord Italia (si parla ottimisticamente di cifre a quattro zeri)

 

ah ecco, il vantaggio e' che curiamo qualche migliaia di libici in Italia anzichè da loro. Poi magari sentiamo Borghezio che ce l'ha coi magrebini.

 

 

allora, facciamo due conti:

 

- come stato Italiano, gli diamo 5 miliardi di dollari, al cambio poco più di 3 mld di euro

 

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...36063girata.asp

 

- pero' nostre aziende hanno, ad oggi, 1,5 mld di euro di CONTRATTI.

 

- mi viene da pensare che potevamo dare 3 mld di euro di contratti a nostre aziende, e ci guadagnavamo. Ma forse per me la matematica e' una opinione.

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in questi mesi è allo studio un programma di collaborazione tra strutture sanitarie italiane e quelle libiche, che prevede l’arrivo di pazienti libici in due ospedali del Nord Italia (si parla ottimisticamente di cifre a quattro zeri)

 

ah ecco, il vantaggio e' che curiamo qualche migliaia di libici in Italia anzichè da loro. Poi magari sentiamo Borghezio che ce l'ha coi magrebini.

allora, facciamo due conti:

 

- come stato Italiano, gli diamo 5 miliardi di dollari, al cambio poco più di 3 mld di euro

 

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...36063girata.asp

 

- pero' nostre aziende hanno, ad oggi, 1,5 mld di euro di CONTRATTI.

 

- mi viene da pensare che potevamo dare 3 mld di euro di contratti a nostre aziende, e ci guadagnavamo. Ma forse per me la matematica e' una opinione.

Mad, tutto è discutibile son d'accordo. Non si farà mai nulla di completamente giusto e mai di completamente sbagliato.

 

Non sono un esperto di economia aziendale ma penso che dare aria e rilancio all'economia del paese stimolando gli investimenti sia una buona cosa... e poi se il governo dava 3 mld di contratti alle aziende italiane, come suggerisci, era assistenzialismo, il che non era di certo segno di ripresa economica.

 

Il fatto che in Libia ci sono le risorse naturali che in Italia mancano, ritengo quindi che incoraggi quegli investimenti che di certo qui non si farebbero per una questione di costi di mantenimento.

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Madmike non per polemizzare ma se "Tra le opportunità da cogliere, poi, ci sono gli 11,8 miliardi di euro messi a disposizione dal governo libico per la free zone dedicata interamente alle imprese italiane"

e se noi diamo 5 miliardi e se la matematica non è un opinione 11.8-5=+6.8 quindi significa che le nostre imprese possono portarsi a casa 6.8 miliardi di euro.

 

Ti sembra una cosa a cui rinunciare???

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Non e' proprio cosi':

 

www.sprintlazio.it/downloads/edicola/free-zone-libia-20-10.../download

 

http://www2.unitn.it/minirass/immagini/201...09102031512.pdf

 

intanto si parla di FONDI DI DOTAZIONE di 11,6 mld, del governo LIBICO (non per le imprese italiane, ma a contribuire all'impianto, in libia, di nuove industrie italiane). Tutto il vantaggio (da verificare) consiste nell' avere agevolazioni fiscali ed importare-esportare a dazio zero. Che questo sia un vantaggio, e' tutto da verificarsi, e non vorrei che consistesse nello spostare semplicemente aziende italiane in libia, con manovalanza libica (il che e' esplicitamente detto negli accordi).

 

Il fatto che si parli di 'Nuova Timisoara' mette un poco i brividi, almeno a me.

 

poi, come si legge nell'articolo, le aziende italiane avanzano un credito di 600 mil di dollari, riconosciuto dai libici per 400, che nessuno e' intenzionato a pagare (o meglio, i libici vogliono come interlocutore il GOVERNO, non le singole aziende... e qui qualcosa mi insospettisce: hai visto mai che sono convinti, visti i precedenti, di portare a casa qualcosa?).

 

ps: a tutt'oggi, non vedo la coda. La maestranza libica mi sa che non e' il massimo, per i nostri imprenditori. :rolleyes:

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  • 3 mesi dopo...

Più che altro non gli dice nulla nessuno nemmeno di qua. Non ricordo particolari urla quando l'anno scorso presentò, sempre in ritorsione all'affaire del figlio, un progetto all'ONU per la spartizione della Svizzera agli stati confinanti, il Ticino a noi e cosi' via (progetto ovviamente giudicato irricevibile e mai discusso).

 

E' matto e si sa,ed e' a capo di una dittatura basata su di un rigoroso antisionismo e sulla retorica antimperialista, con una ideologia di estrazione beduina.

 

Ma si e' deciso che fa comodo: quindi lo si sopporta. Un po come lo zio scemo.

 

Solo che è più pericoloso dello zio.

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ma una volta che morirà il colonnello, cosa succederà alla libia? si faranno delle elezioni oppure uno dei suoi bracci destri prende il potere? quali sono i vostri pareri? io sono più propenso alla seconda opzione.

 

 

Ha già nominato un suo figlio come successore, monarchia ereditaria stile nord korea

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Lo salveremo anche stavolta?

Lo abbiamo già fatto! Ecco qua...

 

L'Italia si schiera con la Libia

 

La cosa triste è che lui è consapevole del potere che ha grazie alla sua (ricca di materie prime) nazione.

 

Ha messo in mezzo quelle nazioni che hanno tutto l'interesse ad aiutarlo, ovvero l'UE tranne l'Inghilterra.

Modificato da Hicks
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  • 1 mese dopo...

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