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Ansaldo-Fiat C.V.33 (L3)


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ANSALDO - FIAT CV 33 (L 3)

 

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CARATTERISTICHE

 

Tipo: L3/38 (ultima versione della serie L3)

 

Peso: t 3,2

 

Rapporto potenza-peso: (HP/t) 13,43

 

Lunghezza: m 3,20

 

Larghezza: m 1,46

 

Altezza: m 1,3

 

Luce libera: m 0,25

 

Protezione: mm 12

 

motore HP 43

 

velocità massima: km/h 43

 

Autonomia massima: km 120

 

Equipaggio: 2

 

Armamento: 2 x 8 mm (Breda)

 

Munizionamento: 2.400 cartucce

 

Trincea: m1,60

 

Gradino: m 0,60

 

Pendenza max superabile: 45°

 

Guado: m 0,70

 

 

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Il carro armato L 3 è conosciuto con molti nomi, con quelli ufficiali di carro veloce, di carro d'assalto, di carro leggero e con le relative sigle: è noto anche come "bara semovente'; "cassa da morto", "scatoletta di sardine", "barattolo" o "ferro vecchio", attributi che gli sono stati dati durante il suo impiego. L'uso di tale carro era talmente esteso che durante le operazioni in Africa Settentrionale l'ordine di spostamento a un reparto corazzato, trasmesso via radio e quindi soggetto all'eventualità di un'intercettazione avversaria, fu dato chiamando i carri armati "Arrigoni"; il riferimento alla nota industria produttrice di alimenti in scatola era chiaro per chi era abituato a usare la salsa di pomodoro per condire gli spaghetti, mentre poteva suscitare molte perplessità negli avversari. L'esemplare riprodotto nel disegno appartiene al 1° Battaglione del 32° Reggimento Corazzato della Divisione Ariete impiegato nella primavera del 1941 durante la prima controffensiva italo-tedesca in Africa Settentrionale. Carri erano giunti dall'Italia con la verniciatura continentale avevano la piastra posteriore verniciata in bianco per facilitare l'identificazione e per distinguerli dai Carden-Loyd, che all'epoca erano ancora in servizio nell'esercito britannico. Il disco bianco sulla casamatta era invece il contrassegno di identificazione dall'alto, regolamentare per i mezzi corazzati italiani. Su molti L 3 dell’"Ariete" venne successivamente montato un fucilone anticarro Solothurn al posto delle mitragliatrici.

 

 

Nel 1928, sottosegretario alla guerra il generale Cavallero, venne presa in esame, per la prima volta dopo la Grande Guerra, l'opportunità di studiare un tipo di carro armato leggero e veloce che potesse assolvere il compito di esplorazione e accompagnamento delle fanterie.

 

Su indicazione dello stesso Cavallero, i tecnici dell'ispettorato Automobilistico fermarono l'attenzione sul carro Carden-Loyd Mk.VI, alcuni campioni del quale furono importati in Italia.

 

L'Ansaldo fu interessata all'eventuale riproduzione. Dai risultati delle prove derivò la necessità di progettare e costruire un carro più rispondente alle esigenze italiane e l'Ansaldo, auspice l'Ispettorato, raggiunse un accordo con la Fiat per la costruzione di un "Carro armato da accompagnamento per la fanteria", che fu sottoposto a esperimento nel 1931.

 

Il veicolo, che aveva dato risultati soddisfacenti e al quale, secondo il parere della Commissione della Motorizzazione, erano state apportate alcune modifiche, fu denominato "Carro Armato Veloce Ansaldo". Nel 1932 lo Stato Maggiore iniziò le trattative per la provvista di un lotto di tali carri.

 

Tale fornitura, però, fu preceduta dall'esame con esperimenti a oltranza di un piccolo numero di esemplari, sui quali furono introdotte tutte le varianti meccaniche costruttive necessarie alla definizione del modello definitivo, che prese il nome di "Carro Veloce 33", dalle ultime due cifre dell'anno di adozione.

 

Avendo avuto tali esperimenti esito favorevole, nel 1933 ne fu pertanto disposto l'acquisto di un primo lotto e già alla metà del 1934 il carro veniva distribuito al Reggimento Cavalleggeri Guide. II prezzo unitario era di 89 890 lire e al 1° gennaio 1935 ne erano già disponibili 273 esemplari.

 

Sempre nel 1934, intanto, era apparso il primo perfezionamento della macchina. Denominato inizialmente C.V. 33 II Serie e poi "Carro Veloce Ansaldo" tipo C.V, 35, in quanto era entrato in servizio nella prima metà di quell'anno, era caratterizzato da un più potente armamento, passato dall'unica mitragliatrice Fiat mod. 14 tipo Aviazione cal. 6,5 a un abbinamento di mitragliatrici Fiat mod. 35 cal. 8 e da alcune piccole modifiche, tra le quali quella del tendicingolo.

 

Il modello definitivo (Carro Veloce Ansaldo-Fiat tipo CV. 35), con torretta fissa imbullonata di disegno leggermente diverso, fu approvato sempre nel 1935, ma pare entrato in distribuzione solo all'inizio dell'anno dopo. Contemporaneamente, il nuovo armamento dei modelli 35 fu esteso a tutti i carri veloci "Ansaldo-Fiat tipo C.V.33" della I Serie.

 

II programma Baistrocchi del 1933-'36 prevedeva l'introduzione di 1 300 carri veloci, 200 dei quali con armamento speciale. Ma con i nuovi impegni militari in Spagna e le vendite all'estero, la produzione proseguì fino alla fine del 1938. Gli ultimi esemplari prodotti per il Regio Esercito avevano un abbinamento di mitragliatrici Breda anziché Fiat, mentre gli esemplari esportati montavano le armi richieste dal committente (Schwarzlose per i carri austriaci e bulgari, Màvag per quelli ungheresi, Madsen per quelli brasiliani ecc.).

 

Il prezzo del Carro Veloce 35, con armamento, ma senza dotazione individuale, era intanto aumentato a 93.750 lire (si trattava dei modelli della V Serie, con numero di motore da 1762 in poi).

 

 

LA TECNICA

 

Il Carro Veloce Ansaldo-Fiat era un veicolo dall'aspetto basso e compatto. Lo scafo era formato da lamiere di acciaio rigidamente connesse in modo da costituire un complesso indeformabile e da assicurare all'equipaggio un'efficace protezione dai proiettili comuni e perforanti di fucile e di mitragliatrice, dalle schegge di granata e dalle pallette delle artiglierie di piccolo calibro.

 

Presentava due fiancate laterali, una parete anteriore, una posteriore, un fondo e una torretta fissa. Due paratie suddividevano il suo interno in tre camere che, procedendo dalla prua assumevano il nome di camera di combattimento, camera motore e camera degli organi di raffreddamento. Nella prima trovavano posto l'equipaggio (capocarro/mitragliere e pilota alla sua destra), l'armamento, gli organi di trasmissione e di comando e il serbatoio del carburante, nella seconda il motore e nella terza il radiatore.

 

La torretta comprendeva diverse lamiere piane: in una delle anteriori era praticato l'alloggiamento di una casamatta per le armi e in un'altra un'apertura, chiusa da sportello, per la visuale in avanti del pilota. La superiore presentava due aperture, per l'entrata e l'uscita dei due uomini, chiudibili con appositi sportelli dotati di lucernario. In quella posteriore erano ricavate due aperture con sportelli e una griglia per l'aerazione. Le lamiere laterali superiori recavano ciascuna uno sportello con feritoia.

 

L'armamento era generalmente costituito da 2 mitragliatrici Fiat cal. 8 abbinate (oppure 1 sola mitragliatrice Fiat cal. 8 e un lanciafiamme), sistemate in casamatta mobile, con due orecchioni per l'incavalcamento su orecchioniere portate dalla torretta. Le armi erano fissate a un supporto con perno di ritegno e venivano caricate e manovrate dall'interno.

 

Nel 1938 i carri furono armati con un abbinamento di mitragliatrici Breda 38 cal. 8 anziché Fiat, In entrambi i casi l'installazione consentiva un discreto settore di elevazione (27° con le Fiat, 36° con le Breda) e di direzione (rispettivamente 24° e 28°).

 

Il motore, Spa tipo C.V. 3, era a 4 cilindri verticali (84 x 130), monoblocco, a 4 tempi e sviluppava a regime nor in folle su di un perno; l'azione di un manicotto permetteva di variare la posizione del perno delle ruote stesse e quindi di regolare la tensione dei cingoli. Questi erano composti di 72 maglie principali e 72 ausiliarie, di acciaio stampato e collegate da perni e piastrine. Ogni maglia principale presentava una finestra, nella quale penetravano i denti della ruota motrice e due alette che servivano di guida ai rulli portanti per evitare lo scingolamento. Ciascuna maglia principale inoltre era dotata di due nervature per l'aggrappamento del cingolo al terreno e, lateralmente, di tre appendici forate per il passaggio del perno di unione. Le maglie ausiliarie erano sprovviste delle nervature esterne e della finestra.

 

Le longarine reggicingolo, di legno di acacia, a sezione trapezoidale e destinate a sostenere superiormente il cingolo, erano fissate alle due fiancate del carro,

 

I carrelli portanti costituivano, unitamente a mezze molle a balestra, la sospensione del carro ed erano due per fiancata, collegati da longheroni rigidamente connessi ai fianchi dello scafo. Ogni carrello era munito di tre rulli portanti gommati. Vi erano infine due rulli ausiliari (uno per fiancata) collegati alle ruote di rinvio. I carrelli ripartivano in modo uniforme il peso del carro sui rulli portanti; permettevano la sospensione dello scafo e consentivano al cingolo di adattarsi alle ineguaglianze del terreno.

 

Gli organi di comando comprendevano due leve di comando e di direzione (che, situate a destra e sinistra de! pilota, comandavano ciascuna due ceppi di bloccaggio del meccanismo di sterzo), un pedale del freno (che intensificava l'azione di bloccaggio dei ceppi), un pedale e leve di comando della frizione, leve comando del cambio e del riduttore, acceleratore e apertura sportello anteriore aerazione freni,

 

II Carro Veloce 33 e 35 fu ribattezzato, nel 1938, L33 e L35 e dal 1940 L3/35 o più semplicemente L3.

 

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Prototipo sperimentale del carro armato da accompagnamento per la fanteria a casamatta scoperta e privo armamento (Stabilimenti Ansaldo, Genova 1931).

 

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Primo prototipo del carro armato da accompagnamento la fanteria dopo la modifica a sospensioni e al treno di rotolamento. Sul cofano c'è il treppiede per la mitragliatrice bordo che poteva essere montata a terra.

 

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L 3 con armamento Breda, impiegato nell'Africa Settentrionale dalla Divisione Ariete.

 

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Carro Veloce C.V.35 radio, presente alla parata conclusiva delle grandi manovre del 1937 a Piana dei Greci.

 

 

L'EVOLUZIONE

 

Nel 1937 il C.V. 35 subì alcune modifiche studiate per prolungarne la vita operativa. Il prototipo, caratterizzato da una nuova sospensione con carrelli portanti a due ruote di maggior diametro e con cingoli più robusti, era anche armato con una mitragliatrice Breda da 13,2 mm. Questa versione rimodernata, omologata nel 1938, fu ricavata da carri di tutte le serie, che conservarono tuttavia l'armamento di origine. Non mutò invece, rispetto al prototipo, la sospensione a barre di torsione. Fu aggiunto un iposcopio. Maggiore interesse però rivestono i numerosi derivati con armamento e attrezzature particolari, quali:

 

- L 35/lf (prodotto in notevole numero a partire dal 1935 e impiegato per la prima volta in Somalia il 17 aprile 1936 nella battaglia dell'Uadi Kossak. Il liquido infiammabile era contenuto in un normale fusto cilindrico sistemato sul motore o in un rimorchietto blindato a due ruote, della capacità di 520 litri. Più tardi furono sperimentati anche serbatoi corazzati di forma prismatica sistemati al di sopra del compartimento motore, di capacità media o piccola. Vi fu persino un modello nel quale il liquido infiammabile era contenuto in un piccolissimo serbatoio all'interno della camera di combattimento:

 

- L 35/r (con apparecchiatura radio, dapprima del tipo RF 3 CV, poi Siemens e infine RF 1 CA) con mansioni di carro comando e, a volte, sprovvisto d'armamento;

 

- L 35 zappatore (o passerella), dotato appunto di una passerella atta a consentire il passaggio di carri veloci sui ostacoli orizzontali fino a 7 m di larghezza o verticali fino a 4 m di altezza, che il carro poteva porre in opera e ripiegare automaticamente senza che l'equipaggio do vesse uscire all'esterno;

 

- L 35 con attrezzatura di soccorso e recupero, realizzato, come il precedente, in limitatissimo numero di esemplari.

 

Durante i primi mesi della seconda Guerra Mondiale, alcuni L 35 operanti in Africa Settentrionale furono armati con un fucilone controcarri da 20 mm tipo Solothurn. Fu questa l'ultima variante di rilievo, mentre altri derivati, come il semovente da 47/32 su scafo L 3 modificato, il carro L 35 teleguidato per demolizioni, lo L 35 aviotrasportabile (agganciato alla stiva di un trimotore S.82) non superarono lo stadio di prototipo.

 

I carri veloci furono anche impiegati come trattori per rimorchietti di vario tipo (nebbiogeno, portamunizioni, portacarburante) o pezzi controcarri da 37 o 47 mm.

 

 

L'IMPIEGO

 

Le possibilità di un carro armato variano, com'è noto, a seconda della situazione, strategica o tattica, la natura del terreno e quella del nemico. Così, il Carro Veloce Ansaldo-Fiat, che davanti a un esercito europeo ben equipaggiato con armi anticarro e fuori da una zona montagnosa avrebbe dovuto certamente limitarsi alle necessità della ricognizione della presa di contatto, ebbe la possibilità, in Etiopia, di giocare il ruolo di un mezzo di notevole potenza.

 

Infatti, già nell'imminenza della campagna per la conquista dell'Impero, erano stati inviati in Eritrea 92 nuovi carri e altri 45 in Somalia, dove già nel dicembre 1934 ebbero l'occasione di farsi valere a Ual-Ual. Altri 138 erano stati destinati in Libia, mentre in Africa Orientale il loro numero fu ancora aumentato durante il conflitto (ancora 5 inviati in Eritrea e altri 30 in Somalia). Essi parteciparono a tutte le principali operazioni belliche sui due fronti, riscuotendo maggiori successi nelle più inospitali zone della Somalia.

 

Nel frattempo venivano costituiti tre gruppi carri veloci di cavalleria e 12 squadroni per i reggimenti a cavallo della stessa arma. Ai battaglioni coloniali (4) e ai due gruppi di squadroni coloniali si aggiunsero altri 12 battaglioni, seguiti poi da altri due. Inoltre, già dal 1936 i carri veloci erano stati distribuiti anche ai bersaglieri, che ne equipaggiarono alcune compagnie e si cominciò a considerare il mezzo al di sopra delle sue effettive capacità.

 

E infatti, quando, seguendo l'esempio tedesco, il 1°giugno 1936 fu costituita una brigata motomeccanizzata l'elemento corazzato era rappresentato appunto da ur battaglione di tali carri e anche quando l'anno seguente l'unità si trasformò in brigata corazzata e i battaglioni divennero tre, uno rimase armato con lo stesso materiale Si arrivò al punto di equipaggiare con lo L 35 anche le nuove divisioni corazzate e solo nel 1941 il mezzo, orma inadeguato, fu eliminato dalle unità di prima linea.

 

Eppure, già dall'esperienza della Guerra di Spagna, alla quale aveva partecipato nel 1936-'39 un Raggruppamento Carristi con 149 carri L 35, era risultata la necessità d disporre di un mezzo più potente e in particolare armato di cannone. Ma la notevole disponibilità di questi veicoli leggeri e il loro prezzo fece sì che nonostante la loro insufficienza si insistesse non soltanto nella loro produzione, ma anche in un impiego a loro non congeniale.

 

Sta di fatto che dal 1940 al 1943 operarono, su tutti fronti, ben 28 battaglioni, 4 gruppi squadroni, 14 compagnie, 1 squadrone e 1 plotone equipaggiati con L 3 delle varie serie, oltre ai reparti della polizia metropolitana (che aveva ricevuto i carri sin dal 1935) e di quella coloniale.

 

Ogni battaglione era formato da 2 o 3 compagnie (cia scuna con 1 plotone carri lanciafiamme); Il gruppo squadroni di cavalleria era su 4 squadroni, con 61 carri.

 

Tuttavia, verso il 1943, lo L 3 andò gradualmente scomparendo dalla linea.

 

Dopo l'armistizio i pochi carri superstiti al Sud non furono più utilizzati, mentre quelli in dotazione ai neo-costituiti reparti della Repubblica Sociale Italiana (Gruppo "Leonessa", "San Giusto" ecc.) trovarono impiego unicamente in operazioni di polizia di controguerriglia.

 

È difficile dare un giudizio sul carro leggero Ansaldo-Fiat. Di materiale leggerissimo e relativamente veloce era certo più adatto all'esplorazione che al combattimento. L'armamento (mitragliatrici) era efficace al massime entro i 400 m purché si sparasse a bassa velocità e la mancanza di torretta girevole rendeva il carro particolarmente vulnerabile agli attacchi da tergo. La visibilità era scarsa la blindatura non resisteva al tiro delle mitragliere con munizionamento perforante. L'uscita dell'equipaggio da carri colpiti, a causa della posizione degli sportelli, era praticamente impossibile durante il combattimento.

 

Dal punto di vista della mobilità, è da rilevare che il carro, anche se maneggevole, non sempre riusciva ad affrontare terreni difficili. Scarsa era l'autonomia, il che costrinse, in Libia, nel 1941, a ricorrere ai soliti fustini da 2 litri (il mezzo ne portava tre sulla corazza anteriore). Soli pochi esemplari, infine, avevano il supporto per l'impiego contraereo della mitragliatrice.

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