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Italia nel mondo


Rick86

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Apro un nuovo topic sperando di concentrare qui tutte le discussioni su quale dovrebbe essere la politica estera del nostro paese.

 

Incomincio con un bell'articolo di Carlo Jean (il Messaggero di ieri). Ne condivido l'impostazione iniziale e quasi tutti i casi esaminati (Libia a parte).

 

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L’ITALIA ha iniziato ad essere un produttore di sicurezza. Tutela così i propri interessi e concorre a quelli dei suoi alleati, talvolta in modo originale e creativo. Il suo spazio di manovra è aumentato con la fine sia della guerra fredda che dell’unilateralismo della prima amministrazione Bush. È stata riscoperta la geopolitica degli Stati pre-unitari, soprattutto quella delle repubbliche marinare in Mediterraneo. Nell’immediato dopoguerra, l’Italia a cui il Trattato di pace aveva tolto le colonie aveva approfittato del collasso degli imperi francese e britannico, ma doveva muoversi nell’ombra degli Usa. Più recentemente ha visto aumentare il proprio spazio per l’anti-americanismo diffuso nel mondo islamico.

 

Gli interessi italiani nel Mediterraneo non sono solo economici, legati alla ricchezza energetica dell’Africa settentrionale e del Golfo. Sono anche di sicurezza, ad esempio contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina. La politica italiana nella regione è così intermedia fra quella europea, che dà preminenza all’economia, e quella americana, centrata sulla sicurezza. Inoltre, con il suo impegno in Mediterraneo e Medio Oriente, l’Italia si rafforza in Europa. Il sacro egoismo degli interessi nazionali vale anche per il nostro Paese. Beninteso, gli obiettivi devono essere compatibili con le risorse disponibili, non solo militari ed economiche, ma anche di sostegno politico interno.

I risultati raggiunti sono stati generalmente positivi in tutte e tre le aree in cui va suddivisa la regione geopolitica: l’Africa settentrionale; il Medio Oriente fino al Golfo e l’Afghanistan.

 

In Africa settentrionale, si è finalmente chiuso il contenzioso con la Libia. Siamo stati favoriti dalla decisione libica del 2003 di abbandonare la sua condizione di pariah e dalla sua necessità di garantire una tranquilla transizione nel dopo-Gheddafi. Le tensioni esistenti nella “vecchia guardia del regime” fra apparati di sicurezza, comitati rivoluzionari, tribù e tecnocrati della nuova elite economica potrebbero rivelarsi esplosive. La Libia necessita poi di investimenti e di tecnologie, per modernizzare l’infrastruttura petrolifera colpita da vent’anni di sanzioni occidentali.

 

Nel Medio Oriente, l’azione italiana è incentrata soprattutto sul Libano. La nostra partecipazione prima alla Forza multinazionale a Beirut nel 1982-84 ed oggi all’Unifil 2 è un fiore all’occhiello sia delle nostre capacità militari che della nostra politica estera. Lo dimostra il fatto che l’Onu abbia chiesto che non fosse avvicendato il comando militare italiano, retto dal brillante generale Graziano. Eppure, nel 2006, molti avevano espresso dubbi sulla capacità italiana di guidare una missione miliare tanto delicata e complessa. Per il conflitto più irrisolvibile almeno a breve termine quello fra Israele e i palestinesi, la posizione italiana è apprezzata per la sua imparzialità. Ha anticipato quella del presidente Obama. Lo si è visto nella conferenza dei donatori per Gaza, tenutasi il 1° marzo a Sharm-al Sheik. La diplomazia italiana ha poi svolto un utile lavoro sotterraneo a sostegno della mediazione turca fra la Siria ed Israele. Un accordo di pace fra i due Paesi potrebbe sbloccare la situazione nell’intero Medio Oriente.

 

Isolando l’Iran, potrebbe anche costituire una premessa per il successo dei negoziati con Teheran per il nucleare e per l’Iraq.

Grande interesse ha ultimamente suscitato l’iniziativa del ministro Frattini di invitare l’Iran alla riunione sull’Afghanistan, che si terrà a Trieste il prossimo giugno, a margine del Summit di agosto del G-8 a La Maddalena. Essa è in linea con il programma di politica estera di Obama, di avere negoziati diretti con l’Iran. L’Italia era stata esclusa dalle trattative sul nucleare iraniano, condotte dall’Eu-3 (Francia, Germania e Regno Unito), nonché da Javier Solana, con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza. Il nostro Paese aveva chiesto di parteciparvi, anche perché

è quello europeo con il maggior interscambio con l’Iran (6 mld. di euro contro i 4 della Germania). Ma la sua richiesta era stata respinta anche un po’ bruscamente, un anno fa. L’invito dell’Iran a Trieste intende non solo sostenere quella che sembra essere la nuova politica americana, ma anche facilitare la stabilizzazione dell’Afghanistan (i Tagiki, 30% della sua popolazione, è di etnia persiana; gli Hazara, il 18%, sono sciiti). Inoltre, mette almeno indirettamente l’Italia in gioco, nei negoziati sul nucleare iraniano. Nuove sanzioni inciderebbero sui nostri interessi economici, senza darci una voce in capitolo. Sull’invito all’Iran sta creandosi un po’ di confusione. Non da noi, ma fra gli americani. Il segretario di Stato Hillary Clinton, smentendo Obama, ha affermato che non vi è alcuna possibilità che l’Iran risponda positivamente alle aperture americane. Ha aggiunto che una risposta negativa di Teheran verrà usata come pretesto per nuove sanzioni. All’iniziativa italiana sarebbe invece favorevole l’ambasciatore Holbrooke, inviato speciale di Obama per l’Afghanistan ed il Pakistan. Egli sa benissimo quanto grande sia l’opposizione di Teheran ai Talebani ed ai Jihadisti, che appartengono alle sette sunnite più rigoriste, e quanto l’Iran potrebbe essere utile per stabilizzare l’Afghanistan.

 

Gli Usa non possono opporsi all’iniziativa del ministro Frattini. Egli, dal canto suo, non può rimangiarsela. È difficile dire a che cosa porterà la venuta degli iraniani a Trieste. Domina l’imprevedibilità. A giugno, in Iran, si svolgeranno le elezioni presidenziali. Gli Usa hanno poi annunciato che definiranno entro la fine di marzo la loro nuova strategia per l’Afghanistan. Il presidente afgano Karzai ha infine dato un vero e proprio schiaffo agli Usa, anticipando a fine aprile prima cioè dell’arrivo dei rinforzi americani le elezioni che si sarebbero dovute tenere ad agosto. Non mancheranno quindi le sorprese!

Modificato da Rick86
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Ospite intruder

Non capisco le tue riserve sulla Libia. Gheddafi non sarà da Nobel per la Pace, ma ci garantisce una Libia laica e libera da terroristi.

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