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La Pou du ciel


Ospite galland

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LA PULCE DEL CIELO

 

Henri Mignet, iniziatore del movimento francese dei costruttori amatori, ha fornito un determinante contributo all'aviazione `popolare'

 

 

Henri Mignet nasce nel 1893 a Saintes, sulla Charente, tipico rampollo di una tipica famiglia della tipica provincia francese: famiglia peraltro dai notevolissimi trascorsi, un avo avendo militato con particolare risalto nelle file dei combattenti della grande rivoluzione, mentre nei medesimi anni un'ascendente materna è una delle guide più energiche della rivolta realista nella Vandea. Più tardi è ancora un Mignet a distinguersi nel campo della tecnica, con un nonno ingegnere capo dei Ponts et Chaussées — cui tra l'altro si devono dei fari che si ergono sulle coste atlantiche della Francia —, mentre un bisnonno è stato ammiraglio, il padre è un pittore di talento e un cugino e un prozio sono rispettivamente — entrambi académiciens — romanziere e storico.

 

Il discendente di questa dinastia è un ragazzo intelligente e sensibile, amante della natura e del bello e della libertà delle distese marine, come lo sarà poi di quelle aeree: ed è al decenne Mignet, certo con un po' di ritardo, che arriva l'elettrizzante notizia dell'impresa dei Wright.

 

 

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La Pou du ciel costruita da Bouland de Stains e che, secondo Mignet, “Chiunque sapesse mettere insieme una cassa da imballaggio era in grado di fabbricare”.

 

Nell'irripetibile atmosfera dei primi anni del secolo, sul finire della belle époque, anche il volo non è — dopo tutto — che un'ennesima conferma di quello che l'intelligenza e la scienza, e la tecnica che da queste discende, potranno realizzare in un'apoteosi che sa molto di ballo Excelsior. C'è però da pensare che, almeno agli inizi, le macchine volanti non interessino che superficialmente Henri Mignet, che infatti si dedica agli studi tecnici uscendone ingegnere nella neonata specialità della radioelettricità: conferma, se non altro, di un'intelligenza agile e aperta ai problemi d'avanguardia.

 

Il richiamo dell'aviazione deve però essere appena sopito, poiché già negli anni che precedono il primo conflitto mondiale Mignet realizza — pressappoco da perfetto autodidatta — i primi semplici libratori su cui tenta, ancorché con scarso successo, le prime esperienze di pilotaggio: ma la Francia non avrà un altro personaggio da inserire in quella nutrita famiglia di vulcanici pionieri nelle cui file figurano Béchereau, Blériot, Bréguet, i fratelli Farman, Potez, i fratelli Voisin e tanti altri, poiché la sanguinosa catastrofe che, nell'estate del 1914, sembra dover travolgere l'Europa impone una dura battuta d'arresto all'attività del giovane costruttore, che però accumula una preziosa esperienza servendo come montatore nelle file dell'Aviation Militaire francese.

 

Come inevitabile, nella turbolenta ma accesa atmosfera del dopoguerra, Mignet torna a dedicarsi con tutto l'entusiasmo di cui è capace alle sue macchine volanti, realizzando a ritmo accelerato — ma ahimé ancora senza cogliere troppi allori — altri libratori, qualche aereo e addirittura un elicottero: poi, nel 1920, ridimensionando le proprie velleità indiscutibilmente troppo vulcaniche, Mignet finalmente realizza un aereo di formula tradizionale — l'HM 8 - con cui può infine coronare il vecchio sogno di volare sulla 'sua' macchina.

 

Fin qui la carriera del costruttore francese non si differenzia troppo da quella di tanti pionieri, molti dei quali sono oggi dimenticati soprattutto perché mancò loro l'occasione fortunata per imporsi, ma è sostanzialmente a causa del talento letterario della famiglia — già manifestatosi in prozio e cugino — che Mignet sta per affermarsi clamorosamente.

 

È così che su un famoso settimanale francese di aviazione — Les Ailes — cominciano ad apparire negli anni venti degli articoli, scritti da Mignet in uno stile spigliato e vivacissimo, da cui trabocca una vivissima passione per il volo, con cui il costruttore francese comincia la sua battaglia a favore di un'aviaziòne 'popolare'. Se il primo conflitto mondiale ha infatti determinato un vistoso progresso nelle costruzioni aeronautiche — nel giro di poco più di quattro anni l'aeroplano, da giocattolo per pochi spericolati, è diventato un mezzo bellico il cui peso si è fatto sentire — e ha portato alla formazione di una falange di piloti e di specialisti e alla costituzione di industrie specializzate anche di ragguardevoli proporzioni, questa metamorfosi è stata pagata.

 

L'ha pagata lo spirito entusiastico dei primi due lustri della storia dell'aeroplano, ormai svanito, nei quali la nuova macchina volante era sostanzialmente solo un mezzo sportivo, sportivamente realizzato poco più che artigianalmente da piccole imprese, spesso su base familiare: ora invece l'aeronautica sta diventando una cosa seria, strumento per esercitare pressioni economiche e politiche e anche se queste nuove prospettive sono un poderoso movente per il progresso dell'ormai adolescente macchina volante è inevitabile che attorno a essa si vada formando un mondo sempre più specializzato, che va sempre più isolandosi dalla partecipazione e dall'interesse popolare, pur essendo costantemente utilizzato per fornire spettacolo e accendere entusiasmi, dedicati però a una ristretta schiera di semidei.

 

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Una foto che ha quasi dell’incredibile: una Pulce del cielo di costruzione inglese trasvola a bassissima quota le acque della Manica ripetendo in senso inverso l’impresa di Blériot.

 

A Henri Mignet, che ha respirato l'atmosfera del mondo aeronautico dell'anteguerra, questa metamorfosi non può certo riuscire gradita e ha così inizio la sua tenace fatica per giungere a un aereo che sia veramente alla portata dell'uomo della strada. Il costruttore francese — anche se probabilmente pecca di una certa dose di ottimismo, data la formazione tecnica che inevitabilmente lo porta a sottovalutare le difficoltà in cui potrà imbattersi chi è all'oscuro di certe raffinatezze — sostiene così che si può benissimo volare costruendosi il proprio aeroplano e quando nel 1928 compare il suo primo libro, Come ho costruito il mio aeroplanetto, in cui narra come è arrivato a mettere assieme l'HM 8, Mignet ha la gioia di constatare che le sue idee suscitano un vigoroso interesse: due edizioni del libro, che diventa il vademecum per una prima schiera di appassionati costruttori amatori, vanno esaurite in meno di un anno.

 

Non è comunque che Mignet imposti il problema del volo popolare con incosciente faciloneria, se fra l'altro afferma che «imparare a pilotare un aeroplano è imparare a pilotarlo bene, è una serie di cose che sono il contrario di quel che ci sembra di dover fare, di correzioni di cui bisogna valutare la dosatura e il ritardo, di cose da non fare, di educarsi a riflessi che sono il contrario di quelli istintivi. Bisogna raggiungere la sicurezza di un'ala viva e un razionale sistema 3i controllo della macchina».

 

A questa sana impostazione del problema Mignet fa seguire lo studio e la realizzazione del suo aeroplano più celebre: partendo dalla constatazione della dolorosa verità della massima 'la perdita di velocità uccide' — e infatti non ci sono molte speranze di uscire vivi da uno stallo a bassa quota, soprattutto sulle ancora assai perfettibili macchine volanti dell'epoca — e basandosi sui risultati ottenuti nella soffieria di Saint-Cyr sull'ala Nenadovic — una cellula biplana con le due ali fortemente scalate, in modo che la fessura tra le due ritardi lo stallo fino a incidenze estremamente elevate — Mignet si dedica all'HM 14.

 

Quello che, al termine della costruzione casalinga a Vailly-sur-Aisne, presso Soissons, vola il 2 settembre 1933 è, se si deve essere sinceri, un brutto aeroplano: con una fusoliera squadrata lunga 3,64 m alla cui estremità anteriore, in dispregio a qualsiasi dettame relativo alla finezza aerodinamica, sta orgogliosamente esposto al vento un motore motociclistico a due cilindri Aubier et Dunne, da soli 18 CV, che termina posteriormente con un vistoso timone. Ma non è finita, poiché l'aereo non ha impennaggio orizzontale, forte delle sue due ali dal diedro curvilineo, di cui una — di 5,18 m di apertura — disposta anteriormente e superiormente al piccolo abitacolo monoposto e l'altra applicata invece al dorso della fusoliera, alle spalle del pilota.

 

L'HM 18, che segue il 14, è sprovvisto di alettoni e i suoi comandi si riducono al timone e all'ala anteriore, la cui incidenza è controllata dal pilota mediante gli spostamenti longitudinali della barra, le rotazioni del timone essendo invece governate dagli spostamenti laterali della stessa. La mancanza degli alettoni e la disposizione delle due ali rende praticamente impossibile la vite e assicura una ripresa automatica dallo stallo e non è poi eccessiva l'affermazione del costruttore che sostiene che chiunque può costruirsi l'aeroplano e imparare da solo a volarci.

 

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La Pou du ciel messa in bella mostra a un’esposizione aeronautica: Henri Mignet contribuì moltissimo, con la pubblicazione di due libri divulgativi sull’argomento, allo sviluppo delle costruzioni amatoriali.

 

Anche questa volta si tratta, in definitiva, di un episodio del tutto analogo a tanti altri del medesimo periodo, che vede la realizzazione di un'abbondante congerie di macchine volanti spesso di formula inconsueta, quali ad esempio i tuttala e i primi delta di Lippisch: ma anche questa volta la vera rivoluzione viene scatenata da un libro di Mignet - Le Sport de l'Air — che appare nel 1934 e che è la bibbia, dapprima in Francia e poi un po' in tutto il mondo, di un travolgente fiorire di costruzioni amatoriali. E c'è da capirlo, poiché dalle pagine profusamente illustrate emergono non solo i consigli per chi vuole costruirsi la nuova macchina volante — presto battezzata Pou du ciel, la Pulce del cielo — e per chi vuole imparare a volarci, ma anche un entusiasmo per il mondo del volo popolare che galvanizza una larga massa di appassionati, cui il problema degli alti costi — poiché il Pou du ciel è estremamente economico, costando a chi se lo costruisce poche migliaia di lire dell'epoca — e l'atmosfera `da élite' che si respira nel mondo aeronautico, quello tradizionale, hanno fino ad allora impedito di avvicinarsi all'aeroplano.

 

«Se sapete mettere assieme una cassa da imballaggio, potete costruire una Pulce del cielo» afferma Mignet e sono in molti ad ascoltarlo: un migliaio di Pou du ciel volerà in Francia nella seconda metà degli anni trenta, un'ottantina in Inghilterra, uno solo in Italia — dove il volo non è, ahimé, per nulla popolare — e altri un po' in tutto il mondo, scatenando un fenomeno di dimensioni che neppure Mignet poteva prevedere: una lettera proveniente dal Brasile, col sintetico indirizzo «Henri Mignet — Francia», viene regolarmente recapitata al costruttore.

 

Purtroppo anche la popolarizzazione a oltranza del volo ha i suoi inconvenienti, poiché più d'un costruttore va troppo in là nel tentativo di semplificare all'estremo e di ridurre il costo dell'aereo e non mancano diversi incidenti mortali, che si aggiungono a quelli dovuti all'impossibilità di riprendere la Pulce del cielo — che d'altra parte, Mignet non ha certo concepito per esibizioni acrobatiche — da affondate abbastanza marcate. Il nome di Mignet viene quindi osannato da alcuni, vituperato da altri, ma che la formula elaborata dal costruttore francese sia sana lo prova inequivocabilmente la copiosa fioritura di aerei leggeri `alla Mignet' assieme al costante favore che la Pulce del cielo e i suoi derivati incontrano presso i costruttori amatori di tutto il mondo.

 

Poi vengono gli anni del secondo conflitto mondiale e la paralisi dell'aviazione leggera: ma la Pou du ciel per poco non avrà le coccarde dell'Armée de l'Air in una piccola serie di esemplari — gli Avions-Maquis (aerei guerriglia) HM 280 — ordinati per l'esecuzione di attacchi di sorpresa contro speciali obiettivi tra cui il Nido d'aquila di Berchtesgaden: ma la fine delle ostilità impedirà l'attuazione di questo programma.

 

Nel 1944, alla Liberazione della Francia, Mignet preferisce lasciare il paese, trasferendosi in Argentina, poiché uno dei suoi familiari più stretti è sospettato di collaborazionismo con gli occupanti tedeschi: ma anche oltre Atlantico continua la sua battaglia per un'aviazione popolare. La semente che ha sparso in patria è però caduta in terreno fertile e quando, nel 1947-48, rimarginate le più dolorose ferite della guerra, in Francia il movimento dei costruttori amatori ricomincia a muoversi il suo nome è presto trovato: dal secondo libro di Mignet si chiamerà Réseau du Sport de l'Air e qualche anno più tardi Mignet, rientrato in patria, aggiunge nuovi aerei formula Pou du ciel al glorioso HM 14 e ai suoi successori.

 

Minato da un male incurabile Mignet si spegnerà nel sonno il 31 agosto 1965, lasciando una preziosa eredità ai costruttori amatori di tutto il mondo. Scriverà il presidente del Réseau du Sport de l'Air: «Qualunque sia l'avvenire del Pou du ciel, tutti noi costruttori amatori e, penso, anche tutta l'aviazione leggera — che i costruttori amatori hanno già servito in passato e servono ancor oggi — dobbiamo a Henri Mignet la nostra riconoscenza e la nostra amicizia».

 

 

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La Pou du ciel, costruita e pilotata un ingegnere francese, che ha partecipato all’avioraduno a Santa Severa dell’11 ottobre 2008.

 

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Ospite intruder

Devo rinnovare i miei complimenti al nostro Galland, senza la sua pazienza, la sua biblioteca, il suo scanner, questo forum sarebbe molto più povero. E questa della "pulce" è davvero una chicca, perché, se di altri aerei ed argomenti bene o male abbiamo (ho) sentito parlare anche magari solo di sfuggita, questo, almeno a me, arriva davvero nuovo.

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Ospite galland
Devo rinnovare i miei complimenti al nostro Galland, senza la sua pazienza, la sua biblioteca, il suo scanner, questo forum sarebbe molto più povero. E questa della "pulce" è davvero una chicca, perché, se di altri aerei ed argomenti bene o male abbiamo (ho) sentito parlare anche magari solo di sfuggita, questo, almeno a me, arriva davvero nuovo.

 

Ringrazio Intruder, per me condividero quanto - tanto o poco, non so - conosco dell'aeronautica e della storia militare e contemporanea è una gioia. Anche io ho appreso per mezzo del forum cognizioni, eventi, vicende che prima mi erano ignote.

Vorrei, però, a mia volta ringraziare una colonna di questa sezione del forum: Blu Sky, che tanto ha fatto e farà per dare cognizioni su una stagione dell'aeronautica!

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  • 7 mesi dopo...

QUALCUNO MI SAPREBBE DIRE QUALCOSA IN PIÙ SU QUESTO AEREO "POU DU CIEL" VORREI SAPERE QUALCOSA IN PIÙ SULLE CARATTERISTICHE DI VOLO E CIOÈ VELOCITA DI STALLO, SPAZIO DI ATTERRAGGIO E DECOLLO SE HA LE ALI RIPIEGABILI ECC. NON HO TROVATO NIENTE SU INTERNET. AIUTATEMI!!!!

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